Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di Lui? (Is 53,5)
Secondo i buonisti, non è andata proprio così
Spunti di meditazione per la Settimana Santa tratti
dalla dottrina dei buonisti
Il buonismo è una finta bontà, ma in realtà è un arrendersi al male ed una coonestazione del male. Il grande ispiratore del buonismo è Hegel. Per lui infatti è impossibile volere puramente il bene senza volere anche il male. Non c’è bene senza male. Quindi il buonismo è una maschera, sotto la quale si nasconde la malvagità.
Le tesi dei buonisti
Il buonismo vorrebbe dare una risposta rassicurante e ragionevole a chi, venendo a conoscenza della profezia isaiana sul Servo sofferente, chiarita poi dagli insegnamenti e dalla vita e morte di Cristo e in modo definitivo dal dogma della Redenzione, così come è presentato dal Concilio di Trento fino all’attuale Catechismo della Chiesa Cattolica[1], messo a contatto con la tesi cristiana della sofferenza e del castigo come princìpi di salvezza, di redenzione, di saggezza, di gioia, di pace, di consolazione e di speranza, prova un forte senso di scandalo e quasi di orrore, ha l’impressione di trovarsi di fronte a un’idea contro natura, stolta, ripugnante ed assurda. Ha come l’impressione di un malato, che ricevesse dal medico un veleno come medicina per guarire.
Eppure, se riflettesse con calma a quanto avviene nella natura stessa, troverebbe delle analogie, a cominciare da quella stessa offerta di Gesù, quando parla del «chicco di grano che muore» (Gv 12,24), fino all’azione del vaccino che contiene lo stesso virus dal quale l’organismo deve andare immune, fine che l’organismo raggiunge proprio attivando le sue risorse immunitarie, che lo rendono capace di uccidere il virus.
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Il buonismo è una finta bontà, ma in realtà è un arrendersi al male ed una coonestazione del male.
Il buonismo vorrebbe dare una risposta rassicurante e ragionevole
Eppure, se riflettesse con calma a quanto avviene nella natura stessa, troverebbe delle analogie, a cominciare da quella stessa offerta di Gesù, quando parla del «chicco di grano che muore» (Gv 12,24),
fino all’azione del vaccino che contiene lo stesso virus dal quale l’organismo deve andare immune, fine che l’organismo raggiunge proprio attivando le sue risorse immunitarie, che lo rendono capace di uccidere il virus.
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