Articoli e testi di P.Giovanni Cavalcoli

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P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

29 settembre, 2023

Sul problema dei migranti

 

Sul problema dei migranti

Occorre discernimento

È evidente che noi Italiani dobbiamo essere disposti ad accogliere l’arrivo di persone che hanno bisogno di aiuto[1]. È chiaro che se vediamo che sono stremate di forze e bisognose di tutto, dobbiamo soccorrerle per quanto possiamo. Si tratta ormai da trent’anni, di un flusso continuo in aumento quasi sempre di uomini di età giovanile o adulta, soprattutto africani, che giungono, come è noto, stipati in barconi malsicuri, viaggio scomodissimo, provenienti soprattutto dalla Libia o dalla Tunisia, col rischio di fare naufragio durante la traversata, persone in grandissima parte senza chiara identità o titoli di lavoro, spesso musulmani.

Essi pagano somme altissime a organizzazioni clandestine ed illegali, le quali per sete di guadagno, sfruttano la credulità e l’estremo bisogno o il desiderio di avventura di questa povera gente non sempre benintenzionata illudendola di trovare da noi lavoro, o chissaquale successo o benessere o vita comoda alle nostre spalle.

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Grave problema da risolvere con urgenza è quello di fermare l’attività criminosa delle associazioni illegali che organizzano i viaggi scriteriati dei migranti estorcendo da essi somme altissime e mettendo a serio rischio la loro vita col farli viaggiare in imbarcazioni assolutamente inadeguate. 

Immagine da Internet

27 settembre, 2023

Il Papa ricorda la santità della Chiesa russa

 

Il Papa ricorda la santità della Chiesa russa

La pace si costruisce con l’ecumenismo

Sappiamo come il Santo Padre nell’agosto scorso si è collegato con i ragazzi russi riuniti a San Pietroburgo in occasione del decimo incontro nazionale dei giovani cattolici della Russia[1]. Il tema scelto per l’evento era lo stesso della Giornata mondiale della Gioventù tenutasi a Lisbona a inizio agosto e il discorso del Pontefice, apparso sul sito ufficiale del Vaticano, è una summa di quanto già detto in Portogallo.

Il Pontefice prima della benedizione finale ha pronunciato le seguenti parole, che poi sono state pubblicate sul portale dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca:

«Non dimenticare mai l’eredità. Siete gli eredi della grande Russia: la grande Russia dei santi, ...

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Occorre che il Papa, con ogni saggezza e prudenza, ma anche con coraggio, si adoperi o trovi la via per far leva sulle risorse morali cristiane del popolo russo, delle quali ha fatto l’elogio, senza scavalcare le sue autorità civili e religiose, deve andare direttamente al cuore del popolo. Da questo punto di vista, ottimo è quanto ha detto ai ragazzi russi. Deve procedere su questa linea. Così pure ottima fu l’idea di consacrare alla Madonna di Fatima la Russia insieme con l’Ucraina e quella di far portare la croce nella processione del Venerdì Santo da una donna russa e da una donna ucraina. È questa la strada giusta.

Stupisce, pertanto, e amareggia la reazione di Zelensky, che pur dovrebbe riconoscere il valore anche per l’Ucraina delle radici storiche cristiane della Russia nei suoi originari legami con l’Ucraina.

 

Avrebbe dovuto compiacersi del fatto che il Papa abbia rievocato un passato di comune pratica della vita cristiana. Il suo timore che il Papa volesse in qualche modo giustificare l’imperialismo russo, come ha successivamente spiegato il Papa il 4 settembre, era del tutto infondato, benchè il Papa, per ricordare le glorie passate della Russia, avrebbe fatto meglio a ricordare piuttosto i Santi, come pure ha fatto qualche tempo fa rendendo omaggio a San Sergio di Radonez.


Immagini da Internet:
- Papa Francesco, in video conferenza - agosto 2023
- San Sergio di Radonez

26 settembre, 2023

Infangata la santità di San Tommaso - Totale incomprensione della sapienza dell’Aquinate da parte di uno studioso del suo pensiero

 

Infangata la santità di San Tommaso

Totale incomprensione della sapienza dell’Aquinate

da parte di uno studioso del suo pensiero


Un’idea infelice

Il Santo Padre nei mesi passati è venuto più volte a parlare di San Tommaso d’Aquino presentandolo come «Dottore comune della Chiesa» e modello di santità per i teologi, della quale tanto abbiamo bisogno, perché oggi abbiamo sì molti teologi e teologhe, ricchi di parlantina e abili propagandisti, che purtroppo combinano guai e suscitano divisioni, perché non attratti dalla santità ma sedotti dalla gnosi e dall’astrazionismo, maestri di esibizionismo e vittime del narcisismo e del protagonismo.

Amara è stata la mia sorpresa nel leggere ne Il Foglio del 18 settembre scorso un indecente articolo Vita, passioni, tormenti (e pure eresie) di Tommaso, sommo teologo, a firma di Giovanni Ventimiglia, affermato filosofo da decenni conoscitore del pensiero dell’Aquinate, autore, fra l’altro, di uno studio approfondito della metafisica tomista della pluralità, che ho letto con gusto e profitto, benché non condividessi la sua tesi secondo la quale per Tommaso «l’orizzonte del principio di non contraddizione non coincide con quello stesso dell’essere», quasi che l’essere possa essere oltre questo principio, quando invece Tommaso dice che il principio di non contraddizione «si fonda sulla ragione di ente e non ente»

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Tommaso ci fa comprendere più di ogni altro teologo l’importanza vitale e salvifica del rapporto fra santità e teologia. 

Un Papa lo definì argutamente come «il più santo di tutti i dotti e il più dotto di tutti i santi».

 

 

 

 


Lacerati e divisi tra tormentose contraddizioni, insanabili ed ostinati conflitti di idee e comportamenti, ci interroghiamo continuamente con angoscia, salvo che siamo degli incoscienti, su quale dev’essere il rapporto fra unità e diversità, fra verità e carità, fra sapere e volere, fra sapere e amare, fra teoria e prassi, fra pensiero e azione, fra pastorale e dottrina. 

Ebbene, ecco in Tommaso un eccelso esempio teorico e concreto di come operare queste sintesi essenziali, senza false contrapposizioni ed esiziali confusioni, della vita morale e dello spirito, della persona, della società e della Chiesa.

Foto, Monastero di Roccasecca

25 settembre, 2023

Sulla questione del limbo - Seconda Parte (2/2)

 

Sulla questione del limbo

Seconda Parte (2/2)
 

Nel fuoco della discussione

 

Il documento della CTI afferma che “occorre riconoscere chiaramente che la Chiesa non ha conoscenza certa della salvezza dei bambini che muoiono senza battesimo. … In generale la sorte dei bambini non battezzati non ci è stata rivelata, e la Chiesa insegna e giudica in relazione a ciò che è stato rivelato” (n.79). D’altra parte però è evidente che tutta la linea del documento propende per la negazione del limbo.  Così similmente, da una parte simpatizza per la teologia del Padri greci, i quali non osano indagare il mistero, ma dall’altra tutto il documento è uno sforzo per dimostrare la tesi della salvezza di questi bambini. Si notano delle incoerenze che denotano la presenza di mani diverse. Che dire su questo punto?

 

Se posso esprimere un mio parere, secondo me questa salvezza è un rivelato virtuale, dato comunissimo nella storia del dogma e della teologia: non abbiamo, su questa questione, affermazioni esplicite né della Scrittura né della Sacra Tradizione né del magistero. Tuttavia la tesi del paradiso per i bambini morti senza battesimo sembra potersi ricavare per logica conseguenza (metodo tipico che conduce alle verità “prossime alla fede”) dal tema fondamentale della possibilità data a tutti di salvarsi. Se poi la Chiesa ritiene di dover definire solennemente una tal verità, essa diventa senz’altro di fede.

 

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Questa nobile controversia ricorda altre storiche discussioni, tenutesi per secoli, o fra Domenicani e Gesuiti sul rapporto tra la grazia e libero arbitrio, o tra Francescani e Domenicani sullo scopo dell’Incarnazione o sull’Immacolata Concezione di Maria, o tra Carmelitani e Domenicani sulla natura dell’esperienza mistica.

 

Nella comune ed assoluta fedeltà al magistero è possibile e doveroso, su alcuni punti di dottrina, laddove il magistero non si è ancora infallibilmente pronunciato e quindi concede la discussione, dibattere assieme in fraterno confronto e in comune ricerca i punti non ancora chiariti, nella certezza che un giorno si farà luce definitiva. 

 

Il disaccordo in tali questioni, espresso in termini garbati e rispettosi dell’avversario, non dev’essere di scandalo a nessuno, ma è il segno normale della limitatezza dell’intelligenza di tutti, anche se illuminata dalla fede, è un fenomeno normale nella ricerca comune della verità, fornisce un aiuto allo stesso magistero della Chiesa ed è espressione di un sano pluralismo e di una sana libertà di pensiero.

 

 

Per questo, concludendo, faccio mie le parole dello Harrison, esse pure a conclusione del suo studio: “affermo la mia ferma lealtà e obbedienza alla Santa Madre Chiesa, al cui infallibile giudizio, se si pronunciasse in tale materia, io molto volentieri sottometterei il mio proprio”.



Foto, Roma

24 settembre, 2023

Sulla questione del limbo - Prima Parte (1/2)

 

Sulla questione del limbo

Prima Parte (1/2)

Premessa

Questo articolo l’ho pubblicato nel 2010 nella Rivista Fides Catholica dei Francescani dell’Immacolata. In quegli anni ferveva la discussione tra teologi se il Limbo fosse o non fosse un dato di fede. Infatti esso era presente nel Catechismo di San Pio X. Tuttavia il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1261, esprime la speranza che i bambini morti senza essere battezzati possono essere salvi.

Ora, è evidente che mentre una nostra speranza personale può andare delusa, la speranza della Chiesa non può non realizzarsi. Nel frattempo si è chiarito che la dottrina del limbo non è mai stata definita come dogma di fede, ma è stata una dottrina che la Chiesa ha sempre accettato nelle scuole teologiche come opinione legittima. Tuttavia, in questo articolo io cito la posizione della Commissione Teologica Internazionale, la quale si mostra favorevole al superamento del limbo. 

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Tutto ciò suppone nella Chiesa il potere infallibile di insegnarci la verità circa la via della salvezza. 

Ora, che cosa ci insegna la Chiesa con questa beatificazione? Che questo bimbo è andato in paradiso. 

Da ciò deduciamo con sicurezza che ormai, in base all’insegnamento stesso della Chiesa, la questione dibattuta da tanto tempo se l’esistenza del limbo è o non è di fede, è stata risolta da Papa Francesco con la beatificazione di quel bambino.

 

 

 

 

In base a questa chiarificazione dogmatica, possiamo essere sicuri che tutte le vittime dell’aborto sono in paradiso e intercedono per noi secondo il dogma della comunione dei santi.



Foto, Roma

23 settembre, 2023

Chi ha creato Dio? - L’interesse metafisico si manifesta sin dall’infanzia

 

Chi ha creato Dio?

L’interesse metafisico si manifesta sin dall’infanzia

 

Lasciate che i bambini vengano a me

Mc 10,14

Occorre più attenzione ai piccoli

Il Giornale di Brescia nell’edizione del 22 settembre scorso, ha dato notizia che una bambina di 7 anni in provincia di Brescia, Maddalena Morandi, ha scritto una lettera al Papa dal tono che ci sorprende tutti per la profondità metafisica del problema che pone, profondità che pare quasi incredibile nella mente di una fanciulla la cui ragione ha cominciato a funzionare supponiamo solo da un anno poco più.

Eppure, casi come quelli di questa bambina esistono. Questo dimostra il legame necessario che esiste fra l’esercizio della ragione e la conoscenza metafisica. La ragione umana sin dal primo sorgere della sua attività, concepisce l’ente nelle cose dell’immediata esperienza infantile e quindi nella luce dell’ente, inconsapevolmente concepito, si pone subito i problemi fondamentali dell’esistenza e, riflettendo sul fatto che le cose non possono essersi fatte da sé, giunge a sapere che esiste uno che le ha fatte, ma a sua volta non è fatto da nessuno, sennò non spiegherebbe niente. E costui è Dio.

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La cosa interessante è che – chi lo direbbe? - anche il grande filosofo Emanuele Kant si pose la domanda e non riuscì a cavarsela rimanendone angosciato fino a parlare, lui, il grande apologeta della ragione, di «baratro della ragione».


 

La ragione ha un bisogno vitale di Dio, l’assolutamente necessario ed incondizionato; ma è in suo potere far sparire nell’immaginazione Dio e la totalità delle cose in un nichilismo assoluto, ponendoci la domanda: chi ha creato Dio?

 

Dunque fuggiamo queste morbose immaginazioni, recuperiamo l’assolutamente necessario, Dio, del quale la nostra ragione ha assolutamente bisogno come del suo ultimo sostegno creatore, e ci libereremo dalla disperante sensazione che tutto sparisca nel nulla. Maddalena, sei in compagnia di Kant, ma non te ne vantare. Su questo punto è meglio non seguire Kant.

 Immagini da Internet

 

21 settembre, 2023

Aspetti contrastanti del pensiero di Teilhard de Chardin

 

Aspetti contrastanti del pensiero di Teilhard de Chardin

Il Santo Padre, nell’omelia dell’ultima Messa in Mongolia, ha ricordato brevemente Teilhard de Chardin, citando alcune sue parole in forma di preghier circa l’Eucarestia, che denotano un grande fervore religioso, espresso in termini poetici in quello stile che gli era proprio.

Mi è gradito riportare le parole che Papa Francesco ha detto a proposito di Teilhard de Chardin:

“La Messa è azione di grazie, “Eucaristia”. Celebrarla in questa terra mi ha fatto ricordare la preghiera del padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin, elevata a Dio esattamente 100 anni fa, nel deserto di Ordos, non molto lontano da qui. Dice così: «Mi prostro, o Signore, dinanzi alla tua Presenza nell’Universo diventato ardente e, sotto le sembianze di tutto ciò che incontrerò, e di tutto ciò che mi accadrà, e di tutto ciò che realizzerò in questo giorno, io Ti desidero, io Ti attendo». 

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Le leggi della natura su questa terra, oggetto della scienza, dato che regolano una natura ostile, dannosa e pericolosa per noi, benchè leggi poste dal Creatore, accanto a leggi benefiche, rappresentano chiaramente, agli occhi della fede, una natura decaduta dalla condizione edenica, come castigo del peccato (Gen 3, 17-19). Teilhard sembra non tener conto di questo fatto testimoniato dalla Bibbia.

Le sofferenze della vita presente e l’ostilità della natura nei nostri confronti non sono momenti necessari al procedere dell’evoluzione, non sono semplici occasioni per portarla avanti, ma sono conseguenze del peccato originale ed anche dei nostri peccati, che servono ad unirci alla croce redentiva di Cristo.

Uno potrebbe chiedere: ma se Teilhard è stato così severamente censurato, come mai Papa Francesco lo ha ricordato in toni così elogiativi? La risposta non è difficile, basta leggere le parole del famoso Gesuita, davanti alle quali non possiamo non restare commossi, per cui ci viene spontaneo il pensiero che ora in paradiso possa godere del frutto delle sue fatiche, libero dalle voci maligne, che lo hanno fatto soffrire.

Che contributo teologico può dare oggi Teilhard de Chardin? Esso consiste nello sviluppare la cristologia e l’ecclesiologia nel loro orientamento escatologico, in una visuale che incoraggia a progredire con fervore sulle vie del Regno di Dio, mossi dalla grazia e dallo Spirito Santo.

 

Immagini da Internet: Teilhard de Chardin

20 settembre, 2023

Il valore universale del battesimo

 

Il valore universale del battesimo

Oggi abbiamo compreso che la grazia della salvezza va più lontano

di quanto pensavamo in passato

Il sito L’ancora online del 12 settembre scorso riporta le seguenti parole di Raphael Schutz, Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede:

«In un’emozionante cerimonia tenutasi il 10 settembre nel loro villaggio natale di Markowa, in Polonia, Jozef e Wiktoria Ulma e i loro sette figli sono stati beatificati, riconoscendo così il loro grande atto umano di protezione verso gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, un atto che costò loro tragicamente la vita. La beatificazione arriva 28 anni dopo il riconoscimento dei coniugi Ulma come giusti tra le nazioni nel 1995 da parte dello “Yad Vashem”, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah a Gerusalemme».

Papa Francesco, intervenendo all’Angelus, ha elogiato l’eroismo della famiglia Ulma:

«Questa famiglia polacca, che rappresentò un raggio di luce nell’oscurità della seconda guerra mondiale, sia per tutti noi un modello da imitare nello slancio del bene e nel servizio di chi è nel bisogno». 

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L’idea inaudita del Santo Padre di beatificare un bambino ucciso ancora nel seno della madre, essa pure beatificata, è la conferma pontificia della scoperta fatta di recente dalla Chiesa che i bambini che muoiono senza battesimo non vanno nel limbo, come per lungo tempo ha creduto una certa opinione teologica, ma vanno in paradiso.

Immagine da: https://www.causesanti.va/it/santi-e-beati/jozef-e-wiktoria-ulma-e-sette-figli.html

Così, mentre comprendiamo come nella vicenda umana ultraterrena i beati si distinguono dai dannati, perchè qui gioca la scelta di ognuno, perché qui c’è chi dice di sì e chi dice di no, nel mondo degli embrioni e dei bambini morti nati o non nati, tutti vanno in paradiso, perché Dio li dispensa da una scelta che senza loro colpa non sono in grado di fare, perché tutti vuol salvare.

Quindi vediamo come, se da una parte nella storia il diavolo suscita forme di crudeltà sempre più odiose per esempio col moltiplicarsi degli aborti, la misericordia divina dall’altra parte opera prodigi sempre più grandi mandando in paradiso coloro che un tempo pensavamo andassero nel limbo.

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19 settembre, 2023

Tutte le cose hanno lo stesso valore - Una proposta per evitare la sopraffazione ed attuare il rispetto del diverso

 

Tutte le cose hanno lo stesso valore

Una proposta per evitare la sopraffazione

ed attuare il rispetto del diverso

 

Se ciò che uno dice o pensa è l’essere,

di tutte le cose uno sarà il concetto, l’essere

Simplicio

 

Una buona esposizione dell’ecologia,

ma un malinteso senso dell’uguaglianza delle creature davanti a Dio

La teologa americana Elizabeth Johnson il 18 maggio scorso ha pubblicato sulla rivista America dei Gesuiti americani l’articolo What does it mean to believe in an ecological God? dedicato al tema della provvidenza divina e della nostra responsabilità nei confronti del creato, ossia del nostro dovere di rispettarlo, svilupparlo, conservarlo, proteggerlo ed utilizzarlo saggiamente e con amore, senza violentare, distruggere o sciupare o sperperare.

Nel detto articolo la Johnson si rifà all’enciclica del Santo Padre Laudato si’ illustrandone il valore. Essa al riguardo fa ottime osservazioni. Sottolinea con chiarezza la trascendenza di Dio Signore e creatore, del Dio «Altissimo», giusto e misericordioso, per cui la sua visione metafisica, di carattere egualitario, che essa presenta, appare, come vedremo, in contrasto con la sua dichiarata fede nella trascendenza di Dio su tutti gli enti del creato, a qualunque grado ontologico appartengano, dai sassi agli angeli.

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Elizabeth A. Johnson
 

L’istanza ecologistica della Johnson di una condotta umana rispettosa della natura e della vita animale e vegetale è giusta

Il Papa, nella sua predicazione in tema di ecologia, chiarisce bene che l’uomo non è affatto a livello della natura, ma creato ad immagine di Dio


La Johnson afferra certamente il valore della diversità, sulla quale anche il Papa insiste, come principio di comunione e fratellanza nella libertà. 

Ma la diversità non è un principio sufficiente per distinguere in modo essenziale e specifico le cose fra di loro. 

Occorre una gerarchizzazione, perché l’ente è gerarchico. 

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17 settembre, 2023

La sinodalità della Chiesa

 

La sinodalità della Chiesa

«Sinodo» significa «cammino-insieme» (syn-odos). La Chiesa è un popolo in cammino, a somiglianza di Israele nel deserto in cammino verso la terra promessa e dove il nostro Mosè è il Papa. Il Concilio Vaticano II ha molto sviluppato la dottrina del popolo di Dio, del laicato, del fatto che siamo tutti, in quanto battezzati, fratelli discepoli di un solo Maestro, nella diversità e varietà dei doni e delle qualità propri di ciascuno, del sacerdozio comune dei fedeli, della funzione profetica laicale e della spiritualità dei laici, delle associazioni e dei movimenti laicali, dei ministeri laicali, della chiamata universale alla santità, dei doni carismatici concessi ai laici, dello spazio dell’iniziativa laicale, della missione del laico nella Chiesa e nella società, della responsabilità di tutti di annunciare il Vangelo, della facoltà di rivolgere filiali osservazioni ai pastori per aiutarli a servire meglio il gregge. 

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Novità istituita dall’attuale Pontefice è il sinodo del popolo di Dio, che è quello attualmente in corso. Qui i Vescovi restano le guide le quali raccolgono le voci dei laici e dei religiosi, del popolo di Dio, delle organizzazioni ed associazioni laicali, i quali formulano voti e proposte, avanzano richieste, esprimono auspici e speranze, timori e preoccupazioni, formulano domande ai Vescovi e al Papa. È chiaro che anche qui l’ultima parola spetta al Papa, il quale segue i lavori tenendosi da parte e, terminati i lavori e letti i documenti finali, assume, accoglie, conferma, approva, sviluppa, disapprova, corregge, esclude, come ritiene meglio.

Sappiamo come da varie parti si siano espressi timori ed anche forti preoccupazioni per gli esiti di questo sinodo, paragonato da Roberto De Mattei all’Assemblea costituente francese del 1789, che portò alla Rivoluzione Francese. 

Ora però è grave confondere la Chiesa con l’ancien régime ed il manipolo dei modernisti con gli autori della Rivoluzione. Immaginarsi cose del genere vuol dire non sapere qual è la potenza della Chiesa contro le forze di Satana. Se Gesù ha detto «non praevalebunt», ci vogliamo credere sì o no?

 
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15 settembre, 2023

Il ministero del Confessore - Quarta Parte (4/4)

 Il ministero del Confessore

Quarta Parte (4/4) 

Lutero non nega la storicità dei dodici apostoli con a capo Pietro. Solo che tutto è finito lì. Secondo Lutero si è presa sì l’abitudine di dare a Pietro e agli apostoli dei successori, ma l’essenziale della volontà di Cristo non era questo. L’importante era che ci fosse la fedeltà al Vangelo; ma questa si poteva realizzare anche senza che fosse necessaria una catena di successori degli apostoli lungo tutto il corso della storia.

Anzi questo fatto, secondo Lutero, ha provocato nei Papi un progressivo aumento della propria considerazione e del proprio potere, fino ai suoi tempi, nei quali tale esorbitante pretesa nel Papa era diventata scandalosa, inaccettabile e antievangelica. 

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Bisogna ammettere che un aspetto buono della moderna prassi del Confessionale è dato dal fatto che i Confessori aggiornati sanno tener conto delle conoscenze della psicologia moderna, la quale meglio di quella del passato, di tendenza volontarista e rigorista, ci rivela quanto è oscuro il fondo della psiche umana e quanto forti sono i condizionamenti psichici, consci ed inconsci, nel bene come nel male, della nostra condotta morale. Ecco perché oggi c’è più misericordia che per il passato.

Ho preso in considerazione la questione della Confessione in chiave ecumenica. Essa dovrebbe esser messa a tema dei dialoghi ecumenici, ma ho l’impressione che non lo si faccia. Indubbiamente è un tema nel quale i nostri fratelli luterani dovrebbero recuperare i valori che Lutero respinse, ma nel contempo ho cercato di evidenziare che su questo punto Lutero avanzò anche istanze giuste, che sono state accolte dalla riforma della prassi promossa dal Concilio Vaticano II. Il problema è che oggi spesso si fa un ecumenismo che non corrisponde in pieno a quanto è chiesto dal Decreto Unitatis redintegratio. Esso infatti si muove su due linee: quella della verità e quella della carità.

La pratica della carità vale in tutti gli aspetti della vita cristiana e non solo nei nostri rapporti con i luterani. Ciò che invece qualifica e caratterizza l’attività ecumenica è la questione della verità, ossia il fatto, come dice il Decreto, della permanente esistenza, nella dottrina dei nostri fratelli, di «impedimenti che si oppongono alla piena comunione ecclesiastica» (n.3) e di «carenze» (ibid.). E il Concilio logicamente prosegue affermando che «tutti quelli che già in qualche modo appartengono al popolo di Dio» - quindi anche i fratelli luterani - «bisogna che siano pienamente incorporati» (ibid.). E come questo si potrà ottenere? Nella carità reciproca e nel comune amore per la verità.

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14 settembre, 2023

Il ministero del Confessore - Terza Parte (3/4)

 

 Il ministero del Confessore

Terza Parte (3/4) 

Come fare per essere perdonato?

Lutero invece sentiva supremamente un bisogno irrefrenabile di certezza di essere perdonato, di essere gradito a Dio, di certezza di sapere che i suoi peccati erano perdonati, un bisogno di sentire la tenerezza di Dio, un desiderio certamente nobile e segno di un’anima religiosa; una prospettiva giusta ma in fin dei conti insufficiente, perché rischia di spingere il soggetto a ripiegarsi su se stesso con la conseguenza di abbracciare proprio quel pelagianesimo che, al seguito di Agostino,  volle combattere per tutta la vita, cadendo anzi nell’eccesso opposto di sottovalutare l’apporto del libero arbitrio e della ragione. Eppure egli, da buon occamista, non si accorse di lasciarsi sedurre dal pelagianesimo di Ockham, il quale aveva concepito il soprannaturale non come necessario alla figliolanza divina, ma come semplice volontà di Dio, il quale, se avesse voluto, poteva accordarci visione beatifica anche senza la grazia. 

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Finché infatti siamo quaggiù, a causa dell’inclinazione a peccare conseguente al peccato originale (la «concupiscenza»), spesso pecchiamo: ma non dobbiamo scoraggiarci perché ogni volta Dio è pronto a perdonarci.

Ora è vero che Dio può perdonarci direttamente, anche senza la Confessione; e siamo anche liberi di rifiutare un Confessore che non ci ama, non ci capisce e ci maltratta. Il Confessore dev’essere esigente, ma anche comprensivo. Ma niente e nessuno può giustificarci nel respingere il sacramento della penitenza come tale. Questa è stata l’eresia di Lutero. 

Occorre ricordare che Dio ha creato la natura umana fatta in un certo modo, cosicchè, per conservare quella identità, è necessario che essa abbia quelle caratteristiche e sia regolata da quelle date leggi, leggi universali, perché si tratta di doveri che vincolano tutti gli uomini, e che sono immutabili, altrimenti la natura cambierebbe l’uomo, per cui non sarebbe più uomo, ma un’altra cosa. Il fatto è purtroppo, come si sa, che Ockham non ammette la realtà degli universali, che per lui sono semplici astrazioni mentali. Da qui le conseguenze sono gravissime sia per quanto riguarda la teologia che l’antropologia e la morale.

Nel creato per Ockham non c’è niente di universale, necessario ed immutabile. Dio non ha doveri verso nessuno, non deve render conto a nessuno e non è legato a nessun patto con l’uomo

Bisogna osservare ad Ockham che la fedeltà di Dio ai patti non va considerata un porre limite alla sua libertà e alla sua onnipotenza. E neppure il fatto che Egli comandi solo il bene e non il male pone un limite alla sua onnipotenza. E neppure è un limite alla sua onnipotenza se è bene solo ciò che comanda. Nel contempo non bisogna dimenticare che Egli vuole una cosa in quanto è buona.


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13 settembre, 2023

Il ministero del Confessore - Seconda Parte (2/4)

 

Il ministero del Confessore

Seconda Parte (2/4) 
 

Dalla riforma del Confessionale alla riforma della Chiesa

Una domanda che ci poniamo è come dal problema del confessionale è sorta in Lutero l’idea di operare per la riforma della Chiesa. Egli allargò il suo sguardo dalla cattiva esperienza del confessionale alla situazione della Chiesa. Avvertì il problema dei cattivi pastori. Come in confessionale non aveva trovato conforto nel confessore, così notò che tanti fedeli erano mal guidati dai pastori, a cominciare dalla Curia Romana e dal Papa.

Papa Francesco afferma che Lutero nella sua volontà di riforma fu mosso da buone intenzioni. Infatti egli da giovane monaco insorse contro la mondanità, il lusso e l’abuso del potere ecclesiastico in Germania e a Roma e fu apprezzato anche da santi uomini. Ma all’inizio non pensò di mettere in discussione l’istituzione divina del sacerdozio. Con tono profetico si scagliò contro i pastori che sfruttano le pecore e pascono se stessi per richiamarli al loro dovere, non per negare legittimità al loro ufficio. 

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Peccando, la nostra volontà si torce e si inclina al peccato, in modo tale che da sola non riesce a riaddrizzarsi, a convertirsi al bene: occorre che sia il divino Motore della nostra volontà, Dio stesso, a raddrizzarla riorientandola al bene e liberandola dalla colpa. Inoltre, per la Bibbia col peccato è come se l’uomo precipitasse in una fossa, dalla quale non riesce più a venir fuori: occorre una forza divina. Ebbene, il sacerdote, in forza del suo ministero, partecipa di questa forza e in tal senso il confessore ha il potere di rimettere i peccati.

La grazia del perdono divino lava l’anima e la purifica dal peccato. Il peccatore resta peccatore nel senso che conserva la concupiscenza; ma nel momento in cui si confessa, è purificato, salvo poi a ricadere successivamente; ma ha sempre la possibilità di rialzarsi ogni volta che cade.

Ora noi non siamo davanti a Dio un sacco di rifiuti, per quanto peccatori, ma siamo immagini di Dio. Non siamo un nulla, ma un qualcosa, anche se è vero che Egli ci ha tratti dal nulla.

Esiste un sano interesse personale; esiste anche un sano amore di sé. Questo sano amore di sé è la misura in base alla quale dobbiamo amare il prossimo; si dà anche una sana confidenza nelle proprie forze, un sano contare su se stessi, perché siamo creati ad immagine di Dio.

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