Il valore universale del battesimo

 

Il valore universale del battesimo

Oggi abbiamo compreso che la grazia della salvezza va più lontano

di quanto pensavamo in passato

Il sito L’ancora online del 12 settembre scorso riporta le seguenti parole di Raphael Schutz, Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede:

«In un’emozionante cerimonia tenutasi il 10 settembre nel loro villaggio natale di Markowa, in Polonia, Jozef e Wiktoria Ulma e i loro sette figli sono stati beatificati, riconoscendo così il loro grande atto umano di protezione verso gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, un atto che costò loro tragicamente la vita. La beatificazione arriva 28 anni dopo il riconoscimento dei coniugi Ulma come giusti tra le nazioni nel 1995 da parte dello “Yad Vashem”, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah a Gerusalemme».

Papa Francesco, intervenendo all’Angelus, ha elogiato l’eroismo della famiglia Ulma:

«Questa famiglia polacca, che rappresentò un raggio di luce nell’oscurità della seconda guerra mondiale, sia per tutti noi un modello da imitare nello slancio del bene e nel servizio di chi è nel bisogno».

Durante la cerimonia di beatificazione, il card. Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, ha detto: «Il gesto di Józef e Wiktoria è stato un segno di obbedienza al comandamento di Dio».

L’idea inaudita del Santo Padre di beatificare un bambino ucciso ancora nel seno della madre, essa pure beatificata, è la conferma pontificia della scoperta fatta di recente dalla Chiesa che i bambini che muoiono senza battesimo non vanno nel limbo, come per lungo tempo ha creduto una certa opinione teologica, ma vanno in paradiso.

Questa scoperta s’inquadra nella conoscenza sempre migliore che la Chiesa nel corso della storia acquista dell’estensione dell’azione misericordiosa divina in vista della salvezza di tutti gli uomini. Il battesimo è l’atto divino col quale Cristo cancella la colpa del peccato originale, dona la grazia della vita eterna e rimette in peccati. Questo atto ordinariamente richiede la strumentalità di un ministro umano il quale battezza nella forma del sacramento un soggetto umano venuto al mondo.

Siccome l’azione divina non è legata ai sacramenti, ma ad essi sopperisce in casi straordinari quando questi non possono essere amministrati senza colpa del beneficiario del sacramento, e siccome d’altra parte Dio vuole che tutti abbiano la possibilità di salvarsi mediante la grazia, ecco che l’azione divina battezzatrice agisce anche in quei casi di mancanza del sacramento, affinchè quei soggetti che per i motivi suddetti non possono riceverlo, possano essere salvi.

È questo il caso del bambino non ancora nato, nel seno della madre. Possiamo quindi pensare che, immediatamente dopo la formazione dello zigote, intervenga la grazia battesimale di Cristo a liberare il soggetto dalla colpa originale rendendolo figlio di Dio, erede della vita eterna. Il che è come dire a farlo santo, poiché l’essere in grazia, l’essere cristiani e l’essere santi sono la stessa cosa. Da qui l’idea del Papa di beatificare quel bambino. La Chiesa oggi più che mai comprende le commoventi parole di Cristo: «lasciate che i fanciulli vengano a me» (Mc 10,14).

Certo, uno può essere battezzato, ma aver perso la grazia col peccato mortale. Da qui la necessità del sacramento della penitenza, che gli consenta di riacquistare la grazia. Quindi il semplice battesimo nell’adulto non è sufficiente per la remissione dei peccati per tutta la vita, come credeva Lutero, che così giudicava inutile il sacramento della penitenza.

Ma il bambino non nato o non ancora giunto all’età di ragione e quindi non ancora in grado di esercitare il libero arbitrio, non è ancora in grado di peccare, per cui non può neppure perdere la grazia.

Come mai il Papa giudica Martire quel bambino di cui sopra? Se ancora non poteva optare coscientemente e liberamente per Cristo, come facciamo a dire che è testimone di Cristo? Per lo stesso motivo per il quale la Chiesa ha istituito la memoria liturgica dei «Santi Innocenti», ossia i bambini uccisi da Erode.

 Il martirio è l’essere uccisi a causa di Cristo e in odio a Cristo, non importa se il soggetto permette questo fatto coscientemente o incoscientemente. Se il soggetto è in grado di esercitare il libero arbitrio, Dio esige giustamente che il soggetto faccia la sua scelta, ossia esige un atto cosciente e libero. Ma se il soggetto non è ancora in grado di esercitare l’atto, Dio lo dispensa dal compierlo.

La grazia infatti non è un prodotto dell’uomo, non è effetto dell’iniziativa del soggetto, non è meritata da semplici meriti naturali, come credevano i pelagiani, ma è un dono divino immeritato, soprannaturale e gratuito. è effetto dell’iniziativa divina, benché essa, per essere efficace, richieda il consenso del soggetto;  essa non è qualcosa che dipenda dal soggetto, così che la sua presenza sia causata da un atto previo del soggetto, ma scende nel peccatore, gli cambia il  cuore e muta la sua volontà da cattiva a buona, causando l’atto stesso del libero arbitrio operante il bene.

La grazia non è qualcosa che Dio per donarcelo aspetti il nostro consenso o a condizione che noi acconsentiamo, come credeva Molina. Dio ce la dona indipendentemente dalla posizione previa della nostra volontà, mutando il nostro no in sì, anche se lascia libero di dire no a chi vuol dire no. In tal modo Dio di sua iniziativa a chiunque che non dica di no, fa grazia (grazia preveniente), dall’embrione al vecchio di 100 anni e oltre, così come la mamma allatta il figlio senza aspettare che glielo chieda, perché essa è comunque sicura di dargli un bene vitale.  Al bambino basta la grazia preveniente perché non è in grado di farsi meriti. Al vecchio occorre la grazia conseguente, frutto dei meriti soprannaturali.

Certo, se il peccatore non vuole riceverla, non la riceve; allora il suo atto libero di riceverla è causato da Dio e diversamente non potrebbe essere, dato che i nostri atti buoni, atti finiti, sono causati e mossi da Dio. Solo del peccato noi siamo totalmente gli autori e lì Dio non c’entra per nulla, se non nel causare l’atto solo sotto l’aspetto ontologico.  Ma l’aspetto morale biasimevole dipende solo da noi.

Così, mentre comprendiamo come nella vicenda umana ultraterrena i beati si distinguono dai dannati, perchè qui gioca la scelta di ognuno, perché qui c’è chi dice di sì e chi dice di no, nel mondo degli embrioni e dei bambini morti nati o non nati, tutti vanno in paradiso, perché Dio li dispensa da una scelta che senza loro colpa non sono in grado di fare, perché tutti vuol salvare.

Quindi vediamo come, se da una parte nella storia il diavolo suscita forme di crudeltà sempre più odiose per esempio col moltiplicarsi degli aborti, la misericordia divina dall’altra parte opera prodigi sempre più grandi mandando in paradiso coloro che un tempo pensavamo andassero nel limbo.

C’è chi ha paragonato la testimonianza di questo bambino a quella dei Santi Innocenti, che tuttavia, secondo il racconto evangelico, avevano dai due anni in giù. In questo caso non possiamo neppur dire che fosse nato del tutto, giacchè, nella ricognizione della salma della madre, risultò che solo la testa del bambino sporgeva dal seno della madre.

Ma quello che sorprende ancor più è che questo bambino sia stato proclamato Martire dalla Chiesa. Riporto la dichiarazione in merito del 5 settembre scorso del Dicastero per le Cause dei Santi:

«In riferimento a notizie recentemente diffuse su alcuni organi di stampa in relazione al martirio della famiglia Ulma, di cui sarà celebrato il rito di beatificazione domenica 10 settembre 2023 a Markowa, in Polonia, questo Dicastero delle Cause dei Santi precisa quanto segue:

1. Al momento dell’eccidio la Sig.ra Wiktoria Ulma era in stato di avanzata gravidanza del settimo figlio.

2. Questo figlio è stato partorito nel momento del martirio della madre.

3. Questi, pertanto, è stato aggiunto nel numero dei figli, martiri anche loro. Di fatti, nel martirio dei genitori egli ha ricevuto il battesimo di sangue».

I Santi sono nostri modelli, ci sono di esempio sulle vie del Vangelo, ci fanno da guide. Se sono adulti, hanno esercitato le virtù eroiche.  Se tuttavia non sono ancora giunti all’età di ragione, in essi risplende solo la grazia. Questo è il caso nel quale vale il sola gratia luterano. Ma che beneficio ne trae la nostra ragione? Non siamo forse portati a vedere la santità in un San Giovanni Evangelista, in un San Paolo, in un Sant’Agostino, in un San Paolo?

La grazia suppone un soggetto ragionevole, ma non suppone necessariamente l’esercizio effettivo della ragione. La grazia chiede la nostra collaborazione. E per questo bisogna dire contro Lutero che non possiamo salvarci senza meriti, supponendo che siamo in grado di ragionare, giacchè certamente chi è in grado di ragionare, ma non usa volontariamente la ragione, si lascia vincere dalle passioni o la usa male, per cui non potrà certo essere in grazia e salvarsi.

La santità dei non nati ci dice qual è la misericordia di Dio, che si piega a beneficare il piccolo e il nulla per sollevarlo accanto a Sé. Essa ci mostra la gratuità della grazia, che si dona senza essere richiesta, senza essere meritata, senza essere programmata, oltre ogni bisogno, oltre ogni capacità, oltre ogni esigenza, oltre ogni speranza, oltre ogni immaginazione.

Ad essi Dio risparmia le pene di questa vita, la trafila esasperante dei peccati, i fallimenti, gli insuccessi, gli affanni, le angosce, i lutti, i sogni infranti, le umiliazioni, le desolazioni, gli smarrimenti, i progetti sbagliati, le imprese non riuscite, le ricerche a vuoto.

Certo potevano venir fuori dei Tommaso d’Aquino, dei Galilei, dei Giulio Cesare. Ma che è tutto questo a confronto della grazia, della remissione dei peccati, dei doni dello Spirito, della comunione dei santi, della vita eterna, della gloria celeste, della visione beatifica?

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 14 settembre 2023

 

L’idea inaudita del Santo Padre di beatificare un bambino ucciso ancora nel seno della madre, essa pure beatificata, è la conferma pontificia della scoperta fatta di recente dalla Chiesa che i bambini che muoiono senza battesimo non vanno nel limbo, come per lungo tempo ha creduto una certa opinione teologica, ma vanno in paradiso.

Immagine da: https://www.causesanti.va/it/santi-e-beati/jozef-e-wiktoria-ulma-e-sette-figli.html

Così, mentre comprendiamo come nella vicenda umana ultraterrena i beati si distinguono dai dannati, perchè qui gioca la scelta di ognuno, perché qui c’è chi dice di sì e chi dice di no, nel mondo degli embrioni e dei bambini morti nati o non nati, tutti vanno in paradiso, perché Dio li dispensa da una scelta che senza loro colpa non sono in grado di fare, perché tutti vuol salvare.

Quindi vediamo come, se da una parte nella storia il diavolo suscita forme di crudeltà sempre più odiose per esempio col moltiplicarsi degli aborti, la misericordia divina dall’altra parte opera prodigi sempre più grandi mandando in paradiso coloro che un tempo pensavamo andassero nel limbo.

Immagini da Internet 

41 commenti:

  1. Fammi vedere se ho capito bene. Stai dicendo che un bambino non nato è un ideale di salvezza e di santità? Sono sbalordito.

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    1. Caro Anonimo,
      il bambino non ancora nato non ha ancora gli organi di senso attivi, all’infuori del senso del tatto e dell’udito. In queste condizioni il soggetto non è ancora in grado di esercitare le potenze sensitive, ossia quelle potenze che consentono l’attività conoscitiva sensitiva, come per esempio il senso della vista, il quale non è ancora in funzione.
      Inoltre l’attività cerebrale non è ancora in grado di produrre le funzioni fisiologiche necessarie per la elaborazione delle rappresentazioni. Questo significa che il soggetto non è ancora in grado di esercitare il libero arbitrio.
      Questo però non impedisce alla grazia divina di illuminare l’intelletto e di muovere la volontà verso il bene soprannaturale e quindi verso la santità.
      Inoltre la grazia lo purifica dalla colpa originale.
      Come può questo bambino essere modello di santità, così da poter ricevere l’onore degli altari? Che interpretazione diamo al gesto del Papa?
      Possiamo dire che questo bambino è modello di santità nel senso che in lui si manifesta in maniera straordinaria ed esemplare l’immensa misericordia di Dio, la quale si piega sui più piccoli, sui più deboli e sui soggetti ancora incapaci di esercitare le attività spirituali e capaci soltanto di un piccolo inizio dell’attività sensitiva.
      Tuttavia bisogna ricordare che il bambino è una persona, la cui anima spirituale è creata immediatamente da Dio al momento del concepimento. In quanto tale il bambino è capace di ricevere la vita soprannaturale e di fatto la riceve.
      Infatti il bambino è concepito con la colpa del peccato originale, ma la grazia di Cristo interviene immediatamente a togliere la colpa, in modo tale che il bambino diventa subito cristiano.
      Per questi motivi possiamo affermare con certezza che questi bambini, ricevuta la grazia e terminata la loro vita, godono immediatamente della visione beatifica e quindi diventano santi del paradiso che intercedono per noi.
      Si può dire inoltre che questi bambini vengono battezzati. In che modo? Vengono “battezzati”, cioè purificati, direttamente da Cristo, il quale, come ho detto, dona ad essi, immediatamente dopo il concepimento, la grazia santificante che li introduce alla vita eterna.
      I bambini concepiti e non nati, sono modelli per noi in un senso passivo, cioè nel senso che in essi ammiriamo la grandezza immensa della grazia divina, che essi ricevono, in un soggetto assolutamente povero e ci ricordano le parole di Gesù: “Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3).
      Ricordiamo al riguardo l’enciclica Hauretis aquas di Pio XII del 1956, dove il Papa parla di Gesù allo stato embrionale. Lì il Papa ricorda i privilegi del Signore, che sono la visione beatifica, la scienza infusa e l’immunità dalla colpa.
      Invece, come ho detto, Gesù, in questo inizio della sua vita, è vicino a noi perché possiede la grazia santificante, la quale, come ho detto, è possesso anche dell’embrione umano.

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  2. "Il progresso della teologia, e in particolare una conoscenza migliore della misericordia di Dio, ha indotto la Chiesa, con il nuovo Catechismo...".
    Caro p. Cavalcoli: Temo che con questo tipo di affermazioni storiciste e la difesa di azioni dubbie, esposte in diversi post che ho letto su questo sito, che sembrano attaccare la Tradizione o il Magistero, tu sia pericolosamente vicino alla corrente modernista. Prego per voi, per il Papa e per me.
    M.A.

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    1. Caro M.A.,
      in quello che dico non c’è nessun storicismo. Infatti lo storicismo consiste nel sostenere la mutabilità dei dogmi nel corso della storia. Quando parlo della misericordia divina, che ci appare più chiara oggi di ieri, non muto affatto il concetto di misericordia, ma al contrario lo confermo e mostro come essa oggi si mostri più ampia e comprensiva di quanto ci è apparsa nel passato.
      Se di mutamento io parlo, non mi riferisco quindi al concetto di misericordia, ma al miglioramento della nostra conoscenza di questo grande mistero di Dio per noi.
      Se lei per azioni dubbie si riferisce alla decisione della Chiesa di superare la dottrina del limbo, non si tratta di nessuna azione dubbia, ma di una azione che rispecchia la sapienza della Chiesa nel mostrarci sempre meglio la ricchezza della misericordia di Dio.
      C’è inoltre da considerare che, per quanto riguarda la divina misericordia, non esiste soltanto un nostro progresso nel conoscerla sempre meglio, ma Dio stesso nel corso della storia diventa sempre più misericordioso mediante la sua Chiesa.
      Per quanto riguarda la Sacra Tradizione, la nuova dottrina del CCC circa il limbo, non è affatto un attacco alla Tradizione, ma è semplicemente una sua migliore conoscenza, perché, come ho già detto e ripetuto, la dottrina del limbo non è mai stata riconosciuta dalla Chiesa come un dato della Tradizione, ma era sempre stata considerata semplicemente come una dottrina teologica, che poteva essere insegnata nelle scuole. Non è mai stata dottrina della Chiesa.
      Io attaccherei il Magistero? Ma il Magistero di Papa Francesco non è Magistero?

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  3. Caro M.A.,
    in quello che dico non c’è nessun storicismo. Infatti lo storicismo consiste nel sostenere la mutabilità dei dogmi nel corso della storia. Quando parlo della misericordia divina, che ci appare più chiara oggi di ieri, non muto affatto il concetto di misericordia, ma al contrario lo confermo e mostro come essa oggi si mostri più ampia e comprensiva di quanto ci è apparsa nel passato.
    Se di mutamento io parlo, non mi riferisco quindi al concetto di misericordia, ma al miglioramento della nostra conoscenza di questo grande mistero di Dio per noi.
    Se lei per azioni dubbie si riferisce alla decisione della Chiesa di superare la dottrina del limbo, non si tratta di nessuna azione dubbia, ma di una azione che rispecchia la sapienza della Chiesa nel mostrarci sempre meglio la ricchezza della misericordia di Dio.
    C’è inoltre da considerare che, per quanto riguarda la divina misericordia, non esiste soltanto un nostro progresso nel conoscerla sempre meglio, ma Dio stesso nel corso della storia diventa sempre più misericordioso mediante la sua Chiesa.
    Per quanto riguarda la Sacra Tradizione, la nuova dottrina del CCC circa il limbo, non è affatto un attacco alla Tradizione, ma è semplicemente una sua migliore conoscenza, perché, come ho già detto e ripetuto, la dottrina del limbo non è mai stata riconosciuta dalla Chiesa come un dato della Tradizione, ma era sempre stata considerata semplicemente come una dottrina teologica, che poteva essere insegnata nelle scuole. Non è mai stata dottrina della Chiesa.
    Io attaccherei il Magistero? Ma il Magistero di Papa Francesco non è Magistero?

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  4. Simone17 ottobre 2023 alle ore 21:35

    Caro Padre Giovanni Cavalcoli: Innanzitutto grazie per questi articoli sugli argomenti relativi al limbo, con buone informazioni. Se non sbaglio, il Papa ha beatificato un martire, non un bambino qualsiasi, sia esso feto o pluriennale, senza l'uso di ragione. Credo che questa beatificazione, quindi, non abbia alcun rapporto con la controversia sull'esistenza o meno del limbo. Questo caso mi sembra molto più vicino a quello dei Santi Innocenti, che morirono al posto di Gesù e per questo la Chiesa li considera santi.
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  5. Caro Padre: qualcosa è andato storto, perché hai semplicemente copiato il mio commento.

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  6. Caro Simone,
    la beatificazione proclamata dal Papa ha rapporto con il limbo, inquantoché è evidente che, se può essere beatificato un bambino, ancora nel seno della madre e in via di nascere, ciò significa che il limbo non esiste, perché non può andare nel limbo un bambino beatificato.
    Il paragone con i Santi Innocenti è certamente valido, perché il bambino è stato dichiarato martire.
    Il fatto però che il bambino sia stato proclamato martire, non toglie il fatto che tutti i bambini, che muoiono prima di nascere, o uccisi o per morte naturale, vadano in paradiso. Perché vanno in paradiso? Perché dal gesto compiuto dal Papa si deduce, con conclusione teologica, che la grazia santificante, che conduce alla salvezza, giunge nel bambino al momento del suo concepimento.
    Questa grazia ha una funzione battesimale, ossia purificatrice. Essa toglie la colpa originale, alla pari del Battesimo sacramentale. Questo atto divino entra nell’azione salvifica che va al di là dell’esecuzione del piano ordinario della salvezza, che prevede i Sacramenti.
    Posso aggiungere che questo accesso alla grazia santificante, fin dal momento del concepimento, avviene secondo quanto già avvenne in Gesù stesso al momento del suo concepimento. Pio XII, nell’enciclica Haurietis aquas del 1956, ricorda questo fatto, insieme con i privilegi del Signore che consistono nel possesso della visione beatifica, della scienza infusa che consiste nella infusione da parte di Dio nella mente di Gesù uomo delle idee di tutte le cose, e nell’esenzione dalla colpa originale.
    Il gesto di Papa Francesco ci ricorda in maniera commovente l’importanza delle parole di Cristo, quando ci avverte che se vogliamo entrare nel regno dei cieli dobbiamo essere come i bambini.
    Potremmo chiederci in che cosa consiste l’esemplarità di quanto è avvenuto in questo bambino, il quale per la verità non ha esercitato nessun atto, che dipende dal libero arbitrio, in quanto non era ancora in grado di esercitarlo.
    Quello che allora è mirabile in questo bambino è l’azione straordinaria in lui della divina misericordia che si piega sui piccoli tra i piccoli, perché mi chiedo che cosa possa esserci di più piccolo e di più povero di un semplice zigote umano, che pur tuttavia è già persona e che quindi, dotato della grazia divina, diventa figlio di Dio, erede della vita eterna.
    È interessante la differenza tra quanto è avvenuto nella Madonna e quanto avviene in ogni zigote umano, e cioè che, mentre Maria è stata concepita in uno stato di esenzione dalla colpa originale, tutti gli altri zigoti si formano in uno stato di colpa originale, ma subito dopo la concezione, secondo una buona deduzione teologica, vengono purificati dalla grazia di Cristo e sono diventano cristiani.
    Che differenza c’è con i famosi cristiani anonimi di Rahner? Anche Rahner riconosce che tutti gli zigoti vengono vivificati dalla grazia di Cristo. La differenza consiste nel fatto che, secondo Rahner, ogni uomo in età di ragione tende verso Dio volontariamente, anche se non se ne rende conto, e quindi anche se non è cristiano nominalmente ed esplicitamente. Ma il suo grave errore è dato dal fatto che egli non riconosce che alcuni accolgono la grazia e altri la rifiutano, sicchè non tutti si salvano. Egli invece ritendo che tutti accolgano la grazia, sostiene una tesi che è contraria alla verità di fede.
    Un’altra cosa da tenere presente è che comunque il conferimento del Battesimo ai neonati è obbligatorio per volontà di Cristo e rientra nel piano ordinario della salvezza, mentre il fatto della salvezza dei bambini non nati entra nel piano straordinario, perché Dio può salvare anche senza i Sacramenti, come insegna esplicitamente la Chiesa.

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  7. Caro padre Cavalcoli, grazie per la sua spiegazione!
    Se non ho frainteso il suo argomento, allora la soluzione a questa questione del limbo era già virtualmente contenuta nell'affermazione di Pio XII sulla grazia de Gesù Cristo-uomo al momento del suo concepimento in Maria Santissima. Oppure Pio XI, nella Haurietis aquas, ha già risolto la questione dell'esistenza o meno del limbo? Se è così: che sorpresa per chi crede che il Magistero della Chiesa sia terminato con Pio XII! (In tal caso sarebbero talmente fondamentalisti da non riuscire nemmeno a comprendere Pio XII...!).
    Ma no. Se ho capito bene, la questione, come conclusione teologica, si risolve con il gesto compiuto da papa Francesco quando ha beatificato il bambino Ulma.
    Grazie ancora!

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  8. Caro Simone,
    l’enciclica di Pio XII parla di privilegi unici di Nostro Signore, soprattutto la scienza infusa, la visione beatifica e l’esenzione della colpa originale. Quello che poteva far pensare ad un eventuale superamento del limbo è il fatto che lo zigote di Gesù possedeva la grazia santificante. Probabilmente qualche fedele o teologo avanzato avrà pensato a questa eventualità; tuttavia all’epoca di Pio XII molto probabilmente l’esistenza del limbo era una convinzione generale, perché era presente nel Catechismo di San Pio X.
    Ad ogni modo, a parte queste considerazioni storiche, bisogna dire che di per sé l’enciclica non tocca la questione del limbo.
    Io credo che al superamento del limbo si sia arrivati approfondendo il famoso versetto della volontà salvifica universale di Dio, tema che è stato molto sviluppato dal Concilio Vaticano II.
    Momento definitivamente risolutivo della questione fu il n. 1267 del CCC. Poi, nel 2007, il documento della Commissione Teologica Internazionale dal titolo “LA SPERANZA DELLA SALVEZZA PER I BAMBINI CHE MUOIONO SENZA BATTESIMO”, ci ha offerto un approfondimento teologico dell’articolo del Catechismo.
    L’avvento poi di Papa Francesco ha dato l’impulso definitivo per questo superamento, grazie alla sua ben nota esaltazione della misericordia divina.
    https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_con_cfaith_doc_20070419_un-baptised-infants_it.html

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  9. Grazie, ancora una volta, padre Cavalcoli.
    Credo di aver capito bene, anche se mi rimane una piccola difficoltà, che sollevo con lei, forse abusando della sua generosità.
    Nello stesso tempo in cui consideri il n. 1267 del CIC un "momento definitivamente risolutivo della questione", ci ricordi che un precedente Catechismo, il Catechismo di San Pio X, ufficiale quanto l'attuale Catechismo, insegnava esplicitamente la dottrina del limbo. Perché allora il diverso valore autorevole della verità che sembri evidenziare nei due Catechismi?
    So che un Catechismo, anche se ufficiale della Santa Sede, non costituisce di per sé Magistero.
    Ma so anche che un fedele cattolico non può accusare di errore un Catechismo della Santa Sede.
    Tuttavia, alla luce di quanto chiarito oggi da Papa Francesco, va detto che la dottrina del limbo è un errore nel Catechismo di San Pio X.
    O mi sbaglio?

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  10. Caro Simone,
    il Catechismo di San Pio X, col termine “limbo” intende, in modo generale, quelli che nel Simbolo degli Apostoli si chiamano gli “inferi”. Che cosa sono gli “inferi”? Gli “inferi” erano la condizione delle anime dei defunti, sia di quelli che attendevano il Messia e sia di quelli che non lo volevano, prima della venuta di Cristo. Di esso parla l’Antico Testamento.
    Nei tre giorni nei quali il corpo di Gesù era nel sepolcro, la sua anima discese negli inferi e portò in paradiso i giusti che attendevano il Messia, compresi Adamo ed Eva. In quel momento le anime, che avevano rifiutato il Messia, sono precipitate nell’inferno, che Gesù chiama Gehenna. Da quel momento gli “inferi” hanno cessato di esistere e sono stati sostituiti o dal paradiso (e purgatorio) o dall’inferno.
    D’altra parte il Catechismo di San Pio X dice effettivamente che gli uomini che nascono col solo peccato originale vanno nel “limbo” e sono privi della visione beatifica. Quindi noi vediamo come col termine “limbo” il Catechismo intende sia la vita ultraterrena dei bambini morti senza il Sacramento del Battesimo, sia la vita di coloro che erano morti prima della venuta di Cristo.
    Lei domanda: come mai questo contrasto tra il Catechismo di San Pio X e quello attuale, a proposito del “limbo”?
    La risposta l’ho già data in precedenza, quando ho detto che la Chiesa non ha mai definito come dogma l’esistenza del limbo per i bambini non battezzati. Tuttavia un Catechismo può contenere anche delle credenze, che non sono veri e propri dati di fede, ma opinioni teologiche comunemente accettate dalla Chiesa.
    Ora, ad un’opinione teologica possono capitare due cose: o che viene abbandonata, perché la Chiesa si accorge che non è il caso di mantenerla, oppure l’opinione teologica viene confermata dal dogma, come per esempio è accaduto per la dottrina dell’Immacolata Concezione. La sorte della dottrina del “limbo” appartiene al primo caso.
    Come mai tanto tempo per arrivare a capire che il “limbo” non esiste? Perché la Chiesa, nella conoscenza della Parola di Dio, e qui in particolare della sua misericordia, progredisce lungo i secoli, nel senso che capisce sempre meglio che cos’è la divina misericordia e che Dio stesso, nel corso della storia, aumenta continuamente la sua misericordia.
    Il superamento della dottrina del limbo è appunto segno di questo progresso, in quanto abbiamo capito che anche i bambini non nati sono oggetto della volontà divina della salvezza universale. Da qui questa nuova convinzione della Chiesa che anche questi bambini sono battezzati, intendo il battesimo in un senso lato, come atto di Cristo che libera l’anima dal peccato originale e rende il soggetto figlio di Dio.

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  11. Scusate ma vedo una contraddizione. Se Pio X capì nel suo Catechismo che il "limbo" erano "gli inferi" del Credo degli Apostoli, e se quegli "inferi" cessarono di esistere dal momento in cui Gesù discese negli "inferi", perché Pio X dice che coloro che morire senza battesimo andare nel "limbo", se presumibilmente questo "limbo" fosse già scomparso?

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    1. Caro Anonimo,
      quando ho detto che nel Catechismo di San Pio X si parla di limbo, la parola limbo comprende due cose: il limbo in senso stretto, che è appunto il limbo dei bambini, e limbo in senso ampio, che comprende il limbo dei bambini più gli inferi.
      Ai tempi di San Pio X si sapeva benissimo, per fede teologale, che gli inferi erano stati sostituiti dal paradiso (e purgatorio) e dall’inferno, ma si credeva ancora nel limbo dei bambini, non come fede teologale, ma come opinione teologica consolidata e tradizionale.
      Con l’avvento del Concilio Vaticano II, che ha sottolineato la volontà divina di salvare tutti e quindi il fatto che la misericordia raggiunge tutti, si è cominciato a domandarsi come sia possibile che esista il limbo, se la misericordia salvifica divina raggiunge tutti.
      A questo punto i teologi hanno cominciato a ritenere che la grazia purificatrice, che libera dalla colpa originale, giunga al bambino ancora prima di nascere e alcuni ritengono addirittura che la grazia santifichi lo stesso zigote, il quale del resto è già persona umana, la quale come tale è soggetto adeguato della grazia santificante.
      Che l’uomo possa essere salvato anche senza i Sacramenti è dottrina della Chiesa, insegnata già nel secolo XIX dal Beato Pio IX.
      Papa Francesco, a proposito del Beato Settimo figlio Ulma, ha parlato di Battesimo di sangue, utilizzando un concetto già in uso. Dov’è la novità? Il fatto di avere applicato questo concetto ad un bambino nel seno della madre martire, per cui questo bambino ha partecipato del martirio della madre, in quanto appartenente alla madre.
      Si può pensare che la grazia del martirio, propria della madre, sia stata comunicata al bambino, mentre la grazia battesimale l’ha ricevuta direttamente da Cristo.

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  12. Caro padre Cavalcoli, lei hai risposto a Simone: "la beatificazione proclamata dal Papa ha rapporto con il limbo, inquantoché è evidente che, se può essere beatificato un bambino, ancora nel seno della madre e in via di nascere, ciò significa che il limbo non esiste, perché non può andare nel limbo un bambino beatificato".
    Tuttavia:
    solo perché esiste un bambino santo non significa che tutti i bambini siano santi. Solo perché un bambino non va nel limbo non significa che il limbo non esista.

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    1. Caro Pietro,
      il caso del Settimo figlio Ulma dimostra che il limbo non esiste, non perché il bambino viene proposto come modello di santità, così da ricevere l’onore degli altari, ma perché riceve la grazia santificante, che viene data a tutti i bambini che muoiono prima di nascere.
      Preciso inoltre che quando parliamo di santità dobbiamo distinguere la santità canonizzata dalla santità ordinaria. La santità canonizzata è una santità esemplare, proposta dalla Chiesa come modello di vita cristiana. La santità ordinaria invece è il puro e semplice stato di grazia, proprio del cristiano come tale, che vive normalmente la sua vita cristiana. In questo senso San Paolo, parlando della comunità dei credenti, la chiama la comunità dei santi.
      Inoltre bisogna ricordare che ad affermare che i bambini non nati hanno già la grazia è lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), il quale, con ciò stesso, supera la dottrina del limbo.
      Inoltre dal punto di vista teologico, da questa dottrina del CCC si può ricavare la conclusione che la grazia salvifica giunge appena si è formato lo zigote, che, come si sa, è la prima cellula del corpo umano, e quindi costituisce già la persona umana. Perché la grazia dovrebbe giungere a questo punto? Per il semplice fatto che il CCC afferma che la grazia arriva già nel bambino non nato.
      Allora, se ciò è vero, non si vede per quale motivo la grazia non debba giungere immediatamente dopo il concepimento. È vero che il concepito è infetto dalla colpa originale e porta in sé le conseguenze negative di tale colpa, ma ciò non costituisce nessun ostacolo all’arrivo della grazia di Cristo, anzi c’è da pensare che questa grazia santificante arrivi grazie all’immensa misericordia divina e la volontà salvifica universale di Dio.
      Questa è la parte di verità del buonismo, che sostiene che tutti si salvano. Dove sta l’errore? Che secondo il buonismo si salva anche chi usa il libero arbitrio. La parte di verità sta nel fatto che si salvano tutti i bambini, che non hanno raggiunto l’uso di ragione.
      In base a quanto ho detto, appare chiaro che non si nega il limbo per il semplice fatto che un bambino non ci è andato, ma per il fatto che oggi la Chiesa è consapevole del fatto che tutti i bambini non nati si salvano.

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  13. Non sono un teologo e non entrerò in discussioni sull'esistenza o meno del limbo. Mi limito a segnalare l'errore o fallacia di presentare la beatificazione del bambino non nato della famiglia Ulma come conferma definitiva dell'inesistenza del limbo.

    Nel suo desiderio di sostenere qualcosa che non è vero, si contraddici:
    "il caso del Settimo figlio Ulma dimostra che il limbo non esiste, non perché il bambino viene proposto come modello di santità, così da ricevere l’onore degli altari, ma perché riceve la grazia santificante, che viene data a tutti i bambini che muoiono prima di nascere".
    Ciò che dimostra quindi l'inesistenza del limbo non è l'affermazione di beato, che è quella che abbiamo qui, ma l'opinione di una certa teologia da lei sostenuta, i cui argomenti sono del tutto indipendenti dal caso Ulma da lei strumentalizzato fallacemente (inconsciamente o meno) di propagandare le proprie idee come qualcosa di certo e con inesistenti conferme pontificie.

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    1. Caro Pietro,
      è sentenza comune dei teologi che il Papa sia infallibile nel decretare l’onore degli altari a un fedele morto in concetto di santità. Se quindi il Papa ha parlato di Battesimo di sangue a proposito del Settimo figlio Ulma, dobbiamo ritenere con certezza che questo bambino abbia ricevuto la grazia santificante prima ancora di nascere.
      Che cosa significa questo, se non che il Papa implicitamente, con questo gesto, ha superato la dottrina del limbo? È concepibile che questo bambino sia andato nel limbo? Se il Papa ci dice che è andato in paradiso, come fa ad esistere il limbo?
      Faccio presente che il superamento del limbo è già presente al n. 1267 del Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), pubblicato nel 1992. Quindi io non ho affatto approfittato del gesto del Papa per affermare che il limbo non esiste, ma ho detto che quel gesto ha confermato il testo del Catechismo ed anzi ha ancora più autorità che non il Catechismo stesso, perché il Magistero pontificio è superiore all’autorità del Catechismo.
      In ogni caso resta sempre valido il dovere di battezzare i bambini, perché questo corrisponde al comando del Signore ed è una prassi antichissima, che risale ai primissimi tempi del cristianesimo.
      C’è da precisare inoltre che il Battesimo sacramentale arricchisce maggiormente l’anima, che non il semplice Battesimo prenatale, inteso come grazia divina santificante, donata ad ogni concepito da Gesù Cristo stesso.
      Quello che però dà a questo bambino una posizione eccellente dal punto di vista della grazia, è il fatto che egli abbia ricevuto una grazia battesimale eccellente, grazie alla testimonianza eroica della madre, la cui grazia del martirio si è trasmessa al bambino dalla madre.

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  14. Caro Giovanni Cavalcoli:
    Anche a rischio di ripetermi, con tanto amore ti risponderò.

    1. "Che cosa significa questo se non che il Papa implicitamente, con questo gesto, ha superato la dottrina del limbo?"

    Rispondo: ciò che significa, e non implicitamente, ma molto chiaramente e alla luce, esplicitamente, è che il bambino in questione ha ricevuto la grazia santificante nel momento del martirio, come tutti i martiri. Questa grazia che egli riceve è del tutto indipendente dal fatto che egli abbia potuto o meno ricevere, prima, al momento del concepimento, la grazia santificante di Dio.

    2. "È concepibile che questo bambino sia stato lasciato nel limbo?"

    Risposta: no. Un martire va automaticamente in paradiso.

    3. "Come può esistere il limbo?"

    Risposta: San Tommaso lo ha già spiegato e non ho intenzione di insegnarti qualcosa che tu, che ti definisci tomista, anche se su questo e altri temi lo contraddici, dovresti già sapere. Il fatto che un bambino senza l'uso di ragione, ma battezzato (con il battesimo di sangue) vada in cielo, non significa che ci vadano anche quelli che non sono battezzati. È una logica elementare che deve essere applicata non solo in filosofia, ma anche in tutte le teologie, anche quelle moderniste, desiderose di “superare” e di fare “scoperte” piuttosto che essere fedeli al deposito della fede.

    Benedizioni

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    1. Caro Pietro, rispondo ai tuoi interventi.

      1. Il possesso della grazia del martirio suppone il possesso della grazia santificante. Infatti non è pensabile che possa ricevere questa grazia un bambino ancora infetto dalla colpa originale. Quindi, bisogna pensare che quel bambino Ulma, quando è giunto il momento di dare la testimonianza fosse già stato liberato dalla colpa originale, il che evidentemente esclude l’esistenza del limbo.
      Quando fu liberato dalla colpa originale? Non lo sappiamo. Una cosa però sappiamo, che, se ha potuto dare la testimonianza del martirio, ciò vuol dire che la grazia santificante l’aveva già. Ciò vuol dire che la grazia del martirio si è aggiunta alla grazia santificante, già esistente.
      Tuttavia a questo punto si pone un problema. Che cosa significa questo Battesimo di sangue? Infatti, quando si parla di Battesimo facciamo riferimento alla colpa originale, che viene tolta dal Battesimo. In che senso possiamo parlare di Battesimo, nel caso di questo bambino. Ho detto che possedeva già la grazia, e tuttavia il Papa ha parlato di Battesimo.
      A questo punto credo che si possa fare un paragone col Sacramento del Battesimo, nel senso che questo Sacramento, secondo la visione della Chiesa di oggi, non dà la grazia, che toglie la colpa originale, come si credeva una volta, ma aumenta la grazia che già esiste e che è già pervenuta nel bambino ancora nel grembo della mamma.

      2. Per evitare il limbo non è necessario il martirio, ma, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), è sufficiente la semplice condizione umana universale di figli di Adamo infetti dalla colpa originale, in modo tale che la grazia salvifica giunge a tutti i concepiti umani.
      Fondamento ultimo di questa affermazione è la dottrina di San Paolo contenuta in Romani 5,12-19.

      3. Per quanto riguarda San Tommaso, egli diceva che dobbiamo anteporre la dottrina della Chiesa a qualunque altro Dottore. Come è noto dalla storia del dogma, la dottrina del limbo è stata accolta dalla Chiesa fino alla elaborazione del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), il quale, come le ho detto e ripetuto, ha superato la dottrina del limbo al n. 1267, parlando di una speranza di salvezza per tutti i bambini morti senza il Battesimo.
      A tal riguardo è interessante il confronto tra la dottrina tomista della salvezza della Madonna con la dottrina attuale della salvezza dei bambini nel grembo della madre. Infatti, come lei saprà, ai tempi di San Tommaso la fede nell’Immacolata Concezione non era ancora stata dogmatizzata, per cui, tra i teologi, esisteva ancora la libertà di dissentire da questa credenza.
      Al riguardo Tommaso credeva che la Madonna fosse stata concepita con la colpa originale, ma che fosse stata redenta immediatamente dopo essere stata concepita, ciò che adesso possiamo pensare avvenga in tutti i bambini subito dopo essere stati concepiti.

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  15. "Il possesso della grazia del martirio suppone il possesso della grazia santificante. Infatti non è pensabile che possa ricevere questa grazia un bambino ancora infetto dalla colpa originale"

    Non sapevo che esistesse una cosa come la "grazia martiriale". Non sarà un’altra scoperta per superare la dottrina tradizionale? Quello che ho detto è che nel martirio il bambino riceve la grazia santificante, necessaria per andare in paradiso. Pertanto, che esista o meno la “grazia martiriale”, che il figlio l'abbia ricevuta o meno, è indifferente all'esistenza del limbo.
    Penso che non abbia senso ripetere più e più volte ciò che è già stato detto. Cordiali saluti.

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    1. Caro Pietro,
      la grazia del martirio è un dono speciale dello Spirito Santo, un dono, come spiega San Tommaso (Somma Theologica II-II, q. 174), connesso con la perfezione della carità e motivato da una fede così forte che il soggetto, piuttosto che rinnegare la sua fede, rinuncia alla sua vita.
      Questo dono evidentemente suppone il possesso della grazia santificante, comune alla vita ordinaria di tutti i cristiani. La grazia del martirio non è affatto in contrasto con la Tradizione, ma è dottrina teologica del tutto tradizionale e comune tra i teologi.
      Potremmo chiederci qual è la ragione per la quale il Settimo figlio Ulma è stato dichiarato martire. Possiamo pensare che il Papa abbia ritenuto che la grazia del martirio della mamma si sia in qualche modo comunicata al figlio.

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  16. Alla fine arriva una risposta logicamente coerente con le obiezioni sollevate.

    Ho seguito le sue indicazioni e mi dispiace informarli che nella Summa Theologiae II-II, q. 174, che tratta dei diversi tipi di profezia, nulla appare legato alla grazia martiriale. Né ho trovato nulla di quel particolarissimo tipo di grazia di cui parli, nel cosiddetto “Trattato delle Grazie”, che copre le questioni 109-114 della parte I-II della S.T.

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    1. Caro Pietro,
      purtroppo mi sono sbagliato. Non è la questione 174, ma 124.
      http://www.carimo.it/somma-teologica/II_II_q124.htm
      Le questioni dalla 109 alla 114 della I-II, trattano in generale della grazia santificante. Questa è la grazia che riceve ogni bambino, già nel grembo nella mamma. In caso poi di martirio, come è successo al Settimo figlio Ulma, a questa grazia si aggiunge quella del martirio.
      Ricordo inoltre che in ogni caso il bambino, se è possibile, deve ricevere il Sacramento del Battesimo, perché Gesù stesso ci ha comandato di farlo e perché il Sacramento aumenta la presenza della grazia.

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    2. In effetti, la domanda 124 riguarda il martirio.

      Non usa le parole “grazia martiriale”, ma piuttosto “gloria martiriale”, che è molto diversa. Forse c'era qualche errore nella sua memoria riguardo al termine specifico in quell'occasione e si potrebbe pensare che da qui derivi tutta la confusione che ha introdotto con questo articolo e i suoi articoli sul limbo, ma mi sembra che l'origine della sua confusione ha radici più profonde.

      Nella risposta alla 1a obiezione all'articolo 1 della domanda 124, San Tommaso parla della grazia battesimale, non perché sia ​​un tipo speciale di grazia, perché come tu molto bene dici, la grazia che si riceve mediante il battesimo (e che quindi potrebbe chiamarsi, per l'atto associato, grazia battesimale) è del tipo della grazia santificante. Allo stesso modo, la grazia ricevuta dai martiri non battezzati (e che potremmo chiamare grazia del martirio) è del tipo della grazia santificante, poiché san Tommaso dice: "...l'effusione del sangue per Cristo [il martirio] prende il posto del battesimo."
      Così, la beatificazione del 7° figlio di Ulma si spiega, appunto, con la concezione tradizionale della grazia, senza contravvenire in alcun modo alla teologia tomista del limbo.

      Non smetto mai di stupirmi che un laico quasi completo ignorante in teologia come me, semplicemente applicando la preghiera, la logica e la conoscenza non molto approfondita del catechismo, ricevuta per lo più durante l'infanzia, si trovasse in perfetta sintonia con la teologia tomista di fronte alla errori di un esperto come lei. E lo dico dalla mia umiltà, perché il suo fallimento non è merito mio.

      Benedizioni.

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    3. Caro Pietro,
      la dottrina tomista del limbo è stata abbandonata dalla Chiesa di oggi, come risulta dal n. 1267 del Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) del 1992, numero confermato dalla beatificazione fatta dal Papa del Settimo figlio Ulma.
      Io ho citato quella questione 124 di Tommaso per farle presente quella che è la grazia del martirio. Si tratta di una grazia speciale ed eccellente, che non a tutti viene concessa. Questa grazia suppone che il soggetto possegga già la grazia santificante, che ordinariamente viene dal Battesimo sacramentale.
      Che cos’è successo invece in questo bambino? Che Dio, nella sua misericordia, gli ha conferito il Battesimo non sacramentale, che è comune a tutti i bambini non nati, come dice il CCC, e in più ha ricevuto la grazia del martirio.
      Apprezzo il suo interesse per queste cose e che abbia anche pregato per essere illuminato. Tuttavia vorrei esortarla ad avere fiducia nelle mie parole, perché il teologo raggiunge il suo titolo di teologo dopo un lungo corso di studi allo scopo di rendersi utile ai fedeli, a somiglianza del medico che consegue il suo titolo dopo lunghi studi per poter guarire i malati.
      Ora il teologo è il medico delle anime. Per questo le chiedo di fare maggiore attenzione a quello che dico, perché sto parlando per il bene della sua anima.

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    4. Mi dispiace vedere nella sua risposta che non sei discostato minimamente dalla sua posizione iniziale.
      Non ho altro da aggiungere.
      Saluti.

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    5. Caro Pietro,
      non mi sono discostato minimamente dalla posizione iniziale, perché essa è basata, con opportune motivazioni, sul rispetto della dottrina della Chiesa.
      Quindi, se lei vuole essere un buon cattolico, deve essere lei a discostarsi dalle sue idee, che sono contrarie all’insegnamento della Chiesa.
      Quindi sarà meglio che, a quello che lei ha detto, aggiunga una ritrattazione.

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    6. Caro padre Cavalcoli,
      ho appena trascorso un po' di tempo leggendo questo ampio "dialogo" con Pietro P.
      Il termine “dialogo” è eccessivo, perché affinché il dialogo esista deve esserci qualcosa di comune su cui agisce il “logos” dei due.
      Lei hai discusso della dottrina cattolica, quella attuale, quella che ha oggi la Chiesa, rimasta fedele a se stessa e alla Rivelazione divina, ma cresciuta nel tempo, e deve progredire fino alla fine dei tempi.
      Il suo interlocutore non ha menzionato affatto il CIC, e ha mantenuto solo un'opinione (su un argomento di libera discussione) di san Tommaso di otto secoli fa, che Tommaso d'Aquino avrebbe eliminato dai suoi testi, se fosse vissuto oggi.
      Mi ha fatto un enorme piacere il modo in cui hai condotto il "dialogo": riducendosi all'argomento in questione, senza rispondere ad alcuna intemperante insinuazione personale del suo interlocutore. Penso davvero di vedere in questo "modus" un esempio della carità docente domenicana. Grazie.

      P.S.: ho letto anche la sua lunga e generosa risposta alle mie opinioni (sull'argomento che già conosci: NO e VO). E non ho difficoltà a mantenere pace e amicizia con il saggio interlocutore che si è degnato di conversare con me, scendendo al mio limitato livello di comprensione, pur mantenendo il nostro disaccordo su questioni discutibili. Un saluto affettuoso dall'Argentina e la promessa delle mie preghiere.

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    7. Caro Ross,
      la ringrazio per le buone parole. Noi domenicani siamo abituati a ricevere contraddizioni, a volte anche ben più forti di queste. Pensiamo alle opposizioni che ha ricevuto Nostro Signore e alla promessa che ha fatto di assisterci, suggerendoci Egli stesso che cosa dire.
      Per quanto riguarda la discussione sulla liturgia, se lei ha avuto piacere conversare con me, io altrettanto di averlo avuto nel conversare con lei.

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    8. No signore. Sapete che non vi è alcuna novità dottrinale nel caso del 7° figlio di Ulma, poiché egli si trovava nella stessa situazione dei Santi Innocenti, poiché non aveva ricevuto il battesimo né aveva l'uso di ragione. Che fosse ancora nel grembo materno, oppure che stesse nascendo o fosse già nato (esistono diverse versioni), è esattamente la stessa cosa. La cosa decisiva in questi casi è la mancanza del battesimo.
      E i Santi Innocenti furono canonizzati già al tempo di San Tommaso, quindi si può continuare ad applicare la stessa dottrina tomista: "...il martirio serve da battesimo" (S. Th.)

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    9. "...deve essere lei a discostarsi dalle sue idee, che sono contrarie all’insegnamento della Chiesa."
      Apprezzerei se mi dica quale opinione ho avuto qui che è contraria agli insegnamenti della Chiesa.

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    10. Caro Pietro,
      sono d’accordo nell’accostare il martirio del Settimo figlio Ulma col martirio dei Santi Innocenti, anche se esiste una differenza, perché mentre il Settimo figlio partecipa della grazia del martirio, che ha ricevuto dalla madre, in forza della comunione dei santi, il martirio dei Santi Innocenti è dato dalla grazia che essi hanno ricevuto perché sono stati uccisi a causa di Cristo.
      Sono contento che lei riconosca che il Settimo figlio è andato subito in paradiso. Dove non concordo invece, e glielo avevo già spiegato, è la sua tesi secondo la quale quel bambino è andato subito in paradiso in forza del martirio.
      Ora, le avevo già detto che, considerando la posizione attuale della Chiesa (CCC 1261), secondo la quale tutti i bambini morti senza il battesimo vanno in paradiso, qui noi siamo davanti evidentemente non ad una grazia eccezionale, quale può essere quella del martirio, ma di una grazia che Dio dà a tutti quei bambini – pensiamo alle vittime degli aborti –, i quali muoiono senza il battesimo o perché vengono uccisi o muoiono nel seno della madre o perché muoiono prima dell’uso della ragione senza essere battezzati.
      Questo vuol dire, come le ho già detto, che dobbiamo distinguere due grazie. Una, di carattere ordinario, che è la grazia battesimale conferita direttamente da Cristo ad ogni bambino nel seno della madre. E l’altra grazia, di carattere straordinario, che è la grazia del martirio, conferita solo ad alcuni.
      Questa grazia battesimale, conferita direttamente da Cristo ad ogni essere umano concepito, dimostra che Dio può dare la grazia santificante anche senza i Sacramenti, cosa che nello stesso tempo non toglie affatto il piano ordinario della salvezza, stabilito da Cristo stesso, quando ha dato agli Apostoli il mandato di battezzare. E questo è il battesimo sacramentale nell’acqua e nello Spirito.

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    11. Caro Pietro,
      le sue opinioni contrarie si possono riassumere in due punti.
      Primo punto è rifiuto del contenuto del n. 1261 del CCC:
      - https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c1a1_it.htm
      - 1261 Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio, « il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati » (1 Tm 2,4), e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: « Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite » (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo. Tanto più pressante è perciò l'invito della Chiesa a non impedire che i bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo.
      Secondo punto: il suo rifiuto dell’autorità apostolica del Sommo Pontefice, con la quale egli ha beatificato il Settimo figlio Ulma, atto di beatificazione che suppone evidentemente lo stato di beatitudine del soggetto beatificato, perché, se il Papa ha proclamato martire questo bambino, bisogna ricordare che la grazia del martirio suppone la grazia santificante.
      Infatti, non può ricevere la grazia del martirio chi si trova privo della grazia santificante, come se il bambino fosse ancora infetto dalla colpa originale. Nel qual caso infatti non avrebbe potuto ricevere la grazia del martirio, che è una grazia che si aggiunge a quella santificante.
      Ora, stando al Catechismo della Chiesa Cattolica, questa grazia santificante la ricevono tutti i bambini, fin dal seno della loro madre, venendo così liberati dalla colpa del peccato originale.

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    12. Lei fate dire al Catechismo e al Santo Padre quello che non hanno detto. E fa lo stesso con me. In nessun momento ho negato quel punto 1267 del Catechismo, né ho negato l'autorità papale o la santità del 7° figlio di Ulma, al contrario.

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    13. Caro Pietro,
      se lei rilegge con attenzione il mio articolo e quello che ho detto circa l’interpretazione del n. 1261 del CCC e del significato della Beatificazione operata dal Santo Padre si renderà conto dell’esattezza della mia interpretazione.
      Pertanto il suo giudizio sulla mia interpretazione è senza fondamento.

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  17. Caro padre Cavalcoli,
    volevo dire che, dopo aver letto la serie di articoli sulla teoria del limbo, ho seguito attentamente i dialoghi con altri lettori e apprezzo profondamente il lavoro nel guidare la nostra comprensione della fede.
    Vorrei aggiungere che mi sembra che, dopo i nuovi chiarimenti o conseguenze dottrinali che la Chiesa ha apportato sul Battesimo, comprendo che l'affermazione del Catechismo di San Pio X, ai suoi numeri 552 ("il battesimo è un sacramento per la quale rinasciamo alla grazia di Dio e diventiamo cristiani") e 553 ("il battesimo conferisce la prima grazia santificante").
    Comprendo che verrebbe superata anche la formulazione della definizione di Battesimo contenuta nel Catechismo della Chiesa di San Giovanni Paolo II, al numero 1213: "con il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio...".
    Grazie ancora per il vostro grande servizio alla Chiesa.

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    1. Scuse. La mia seconda frase dovrebbe finire così: "sono chiaramente superati".

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    2. Aggiungerei a quanto affermato da Silvano, la definizione di Battesimo presente nel Catechismo Romano dei Parroci. E mi chiederei, lungi dall'essere un semplice catechismo, pur essendo un catechismo ufficiale della Santa Sede, cosa dice il Concilio di Trento sull'essenza del Battesimo.
      Per quanto riguarda il Vaticano II, va ricordato che la Lumen Gentium al n. 11 dice che "con il Battesimo i fedeli sono incorporati alla Chiesa", e al n. 44 che il Battesimo mette a morte il peccato e consacra Dio. Gli appuntamenti sarebbero tanti. Ad esempio, nella Sacrosanctum Concilium n.6 si dice che il Battesimo dona la filiazione divina e il consorzio della natura divina.
      Ci tengo a precisare che sono perfettamente d'accordo con tutto ciò su cui padre Cavalcoli ha riflettuto, concluso e scritto. Ma penso che sia necessario dire qualcosa sulla nuova dottrina sulla salvezza dei non battezzati, e su tutte queste affermazioni dei Catechismi e dei Concili.

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    3. Caro Silvano,
      il Battesimo sacramento è lo stesso Battesimo originario, ricevuto dal bambino non nato, portato a un livello maggiore di grazia. Quando quindi si dice che il Battesimo sacramento serve alla remissione dei peccati, il primo riferimento è la remissione della colpa originale. Ciò tuttavia non vuol dire che la colpa sia tolta proprio nel momento in cui viene amministrato il Sacramento del Battesimo, perché in realtà il bambino ha già ricevuto il Battesimo originario ed è figlio di Dio.
      Col Battesimo sacramentale il battezzato diventa membro della Chiesa visibile e riceve in dono un aumento della grazia.

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    4. Caro Saverio,
      ho letto con molto piacere tutto quanto lei ha detto sugli aspetti dogmatici del Sacramento del Battesimo e sono pienamente d’accordo che il compito che si pone oggi per i teologi e per l’intero Popolo di Dio è quello di approfondire il valore salvifico universale del Battesimo, alla luce delle conclusioni che si potrebbero trarre dagli insegnamenti di Papa Francesco e in particolare dalla sua recente beatificazione del Settimo figlio della famiglia Ulma.

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