La sinodalità della Chiesa

 

La sinodalità della Chiesa

«Sinodo» significa «cammino-insieme» (syn-odos). La Chiesa è un popolo in cammino, a somiglianza di Israele nel deserto in cammino verso la terra promessa e dove il nostro Mosè è il Papa. Il Concilio Vaticano II ha molto sviluppato la dottrina del popolo di Dio, del laicato, del fatto che siamo tutti, in quanto battezzati, fratelli discepoli di un solo Maestro, nella diversità e varietà dei doni e delle qualità propri di ciascuno, del sacerdozio comune dei fedeli, della funzione profetica laicale e della spiritualità dei laici, delle associazioni e dei movimenti laicali, dei ministeri laicali, della chiamata universale alla santità, dei doni carismatici concessi ai laici, dello spazio dell’iniziativa laicale, della missione del laico nella Chiesa e nella società, della responsabilità di tutti di annunciare il Vangelo, della facoltà di rivolgere filiali osservazioni ai pastori per aiutarli a servire meglio il gregge.

Nella Chiesa c’è un duplice movimento dello Spirito Santo: lo Spirito gerarchico scende dall’alto dei pastori verso il basso del popolo; dall’alto del sommo pontificato scende sul popolo la dottrina salutare proclamata dal Vicario di Cristo, mentre lo Spirito carismatico dal popolo sale all’altezza dei pastori.

Dall’alto scendono sui laici le grazie contenute nei sacramenti amministrati dai pastori; dal popolo salgono le richieste e le suppliche, i lamenti e gli auspici, si propone e sale benefica, quale generosa collaborazione, a vantaggio e consolazione dei pastori e del Papa stesso, l’iniziativa culturale, politica, educativa, caritativa, innovativa, profetica, devozionale e riformatrice della vita cristiana ed ecclesiale.

Il sinodo è la realizzazione e la testimonianza dell’unità comunionale della Chiesa. Essa si manifesta come un solo corpo, il corpo mistico di Cristo, corpo composto di membra e di organi, ciascuno con la propria funzione a servizio del tutto e beneficiario della vita del tutto. Unità nella molteplicità. Unità nella diversità. Unità nella varietà. Unità nella libertà. Unità ordinata ed armoniosa.

Il sinodo del popolo di Dio, laici e religiosi, attualmente in corso è una valorizzazione della dignità ed attività laicali, quale mai finora si era verificata nella storia della Chiesa. Il potere di guida e di governo naturalmente resta al Papa e all’Episcopato, ma mai finora la Chiesa aveva tanto chiarito e promosso l’entità e la qualità della partecipazione dei laici al governo della Chiesa e mai era tanto apparso l’aspetto di autogoverno del popolo di Dio, qualcosa di simile alla democrazia dei regimi politici di questa terra, con la differenza che mentre in questi l’autogoverno è sufficiente al governo della comunità e dello Stato, l’autogoverno laicale ecclesiale tocca soltanto il piano umano e popolare della vita ecclesiale e lascia il superiore piano escatologico relativo al Regno di Dio alla superiore guida della gerarchia e del Papa. Il sacerdozio ministeriale resta sempre sovraordinato al sacerdozio comune dei fedeli.

Il sinodo è stato convocato dal Papa non solo per esprimere e manifestare l’unità della Chiesa e darne testimonianza al mondo, ma anche per favorire e incrementare il processo di pacificazione e riconciliazione fra lefevriani e modernisti. Gli uni e gli altri hanno piena libertà di esprimere le loro idee,  di manifestare le loro proposte, le loro insoddisfazioni, le loro esigenze in un clima che auspicabile di dialogo costruttivo, di mutua comprensione, di reciproca correzione fraterna, smettendola una buona volta di insultarsi e denigrarsi a vicenda, rendendo gli uni e gli altri onore a quel nome cattolico, che gli uni e gli altri si vantano di portare, tanto da ritenersi – e questo è troppo  - modelli in ciò per tutta la Chiesa.

Il sinodo non è solo camminare insieme, ma anche un combattere e un soffrire insieme. Non dobbiamo dimenticare il carattere militante della Chiesa terrena[1]. Il carattere trionfante è solo quello celeste.  

Oggi prevale l’espressione Chiesa peregrinante, che va benissimo. Ricordiamoci però che peregrinante è associato a purgante, riferito al purgatorio, anche questo un dogma messo nel dimenticatoio, e la cosa un po’ si comprende perché i sacrifici pesano a tutti. Eppure dobbiamo ricordare che non possiamo entrare nel Regno dei cieli senza passare attraverso molte tribolazioni (cf At 14,22).

In un senso generale, il sinodo può indicare diversi modi di riunione: un tempo di chiavano sinodi i Concili Ecumenici, assemblee dei Vescovi convocata dal Papa o comunque autorizzata o approvata dal Papa, sotto la presidenza del Papa, per decidere circa gravi questioni dottrinali, pastorali o disciplinari.

San Paolo VI, come è noto, ha istituito il Sinodo dei Vescovi, avente lo scopo e la funzione di esprimersi su grandi questioni morali o pastorali di spettanza del governo della Chiesa, formulando voti, soluzioni e proposte, che normalmente vengono fatte proprie dal Papa, che solitamente li convalida con un documento successivo, sempre riservandosi ovviamente di modificare, accentuare, mitigare, aggiungere, togliere a sua insindacabile decisione.

Novità istituita dall’attuale Pontefice è il sinodo del popolo di Dio, che è quello attualmente in corso. Qui i Vescovi restano le guide le quali raccolgono le voci dei laici e dei religiosi, del popolo di Dio, delle organizzazioni ed associazioni laicali, i quali formulano voti e proposte, avanzano richieste, esprimono auspici e speranze, timori e preoccupazioni, formulano domande ai Vescovi e al Papa. È chiaro che anche qui l’ultima parola spetta al Papa, il quale segue i lavori tenendosi da parte e, terminati i lavori e letti i documenti finali, assume, accoglie, conferma, approva, sviluppa, disapprova, corregge, esclude, come ritiene meglio.

Sappiamo come da varie parti si siano espressi timori ed anche forti preoccupazioni per gli esiti di questo sinodo, paragonato da Roberto De Mattei all’Assemblea costituente francese del 1789, che portò alla Rivoluzione Francese. Ora però è grave confondere la Chiesa con l’ancien régime ed il manipolo dei modernisti con gli autori della Rivoluzione. Immaginarsi cose del genere vuol dire non sapere qual è la potenza della Chiesa contro le forze di Satana. Se Gesù ha detto «non praevalebunt», ci vogliamo credere sì o no?

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 16 settembre 2023

 

Novità istituita dall’attuale Pontefice è il sinodo del popolo di Dio, che è quello attualmente in corso. Qui i Vescovi restano le guide le quali raccolgono le voci dei laici e dei religiosi, del popolo di Dio, delle organizzazioni ed associazioni laicali, i quali formulano voti e proposte, avanzano richieste, esprimono auspici e speranze, timori e preoccupazioni, formulano domande ai Vescovi e al Papa. È chiaro che anche qui l’ultima parola spetta al Papa, il quale segue i lavori tenendosi da parte e, terminati i lavori e letti i documenti finali, assume, accoglie, conferma, approva, sviluppa, disapprova, corregge, esclude, come ritiene meglio.

Sappiamo come da varie parti si siano espressi timori ed anche forti preoccupazioni per gli esiti di questo sinodo, paragonato da Roberto De Mattei all’Assemblea costituente francese del 1789, che portò alla Rivoluzione Francese. 

Ora però è grave confondere la Chiesa con l’ancien régime ed il manipolo dei modernisti con gli autori della Rivoluzione. Immaginarsi cose del genere vuol dire non sapere qual è la potenza della Chiesa contro le forze di Satana. Se Gesù ha detto «non praevalebunt», ci vogliamo credere sì o no?

 
Immagine da Internet: 
 

[1] Esso appare chiarissimo nei combattimenti escatologici descritti dall’Apocalisse (19, 12-21; 20, 7-10).

21 commenti:

  1. "Il sinodo è stato convocato dal Papa [...] anche per favorire e incrementare il processo di pacificazione e riconciliazione fra lefevriani e modernisti."
    Capisco che si intendesse indietristi e modernisti. Ma non i lefebvriani, perché formalmente sono scismatici. Sia gli indietristi che i modernisti possono essere materialmente o virtualmente scismatici, ma almeno rimangono all’interno della struttura ecclesiale. Non così i lefebvriani, che sono separati dalla struttura canonica della Chiesa.
    Saluti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Anonimo, io penso che a questo sinodo siano invitati anche quei cattolici che non sono in piena comunione con la Chiesa. D’altra parte noi sappiamo che tanti si considerano cattolici e sono considerati tali, quando poi alla prova dei fatti possiamo notare che sono vittime di teorie non cattoliche. Inoltre questi tali si possono considerare degli scismatici di fatto, anche se non sono riconosciuti tali dal punto di vista giuridico. Io credo che quello che a cuore soprattutto al Papa, non è tanto badare a questi aspetti giuridici, quanto piuttosto convocare il numero più grande possibile di fratelli con animo aperto al dialogo e disposto al perdono e alla riconciliazione. La cosa triste è che probabilmente saranno gli stessi lefevriani a rifiutarsi di partecipare.
      Quanto ai modernisti, considerando il prestigio di cui godono, certamente nessuno gli esclude. Loro stessi si ritengono la punta avanzata della Chiesa, e noi cattolici normali dovremo sopportarli con carità, nella speranza che si ravvedano.

      Elimina
    2. Caro padre,
      ha ragione, questo Sinodo ha caratteristiche particolari, e non è come i precedenti sinodi dei vescovi. Il Papa ha addirittura collegato l'ecumenismo con la sinodalità, parlando di qualcosa come “la natura ecumenica del sinodo e la natura sinodale dell'ecumenismo”. Hai ragione. Grazie per la sua risposta.

      Elimina
  2. Caro padre Cavalcoli,
    nella brevità del suo articolo presumo che lei non abbia voluto approfondire la teologia ecclesiale, o meglio la dottrina sulla Chiesa, con echi nell'attuale struttura canonica ecclesiale.
    Suppongo che, al di là della novità di questo "sinodo del popolo di Dio", come lo chiami lei, la differenza tra il Concilio ecumenico (finora 21 nella storia della Chiesa) e qualsiasi altra riunione di Vescovi con o senza partecipanti laici e religiosi.
    E capisco che la differenza fondamentale tra le due istituzioni è che il Concilio ecumenico, oltre a finalità di riforma ecclesiale (che si riferisce alla vita, ai costumi, della Chiesa) può riferirsi a questioni dottrinali o anche dogmatiche, cum et sub Petro. Mentre qualsiasi sinodo dei vescovi (mi riferisco all'istituzione creata da san Paolo VI) non affronta mai l'aspetto dottrinale (anche se si basa sul dogma e sulla dottrina), ma si riferisce sempre e solo a questioni pastorali o disciplinari. Quello che lei chiama “Sinodo del popolo di Dio” rientra in quest'ultima categoria?
    Grazie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Alessandro,
      l’elemento differenziale riguarda le definizioni dottrinali o dogmatiche.
      E cioè che un Concilio Ecumenico ha facoltà di farle, mentre un Sinodo, si tratti di quello dei Vescovi o quello attuale del Popolo di Dio, al massimo ha la facoltà di proporre al Papa una nuova definizione dottrinale, al fine di chiarire oppure di ottenere una definitiva certezza su di una verità attorno alla quale si discute.
      Tuttavia qui bisogna fare attenzione: lo sbaglio del sinodo tedesco è stato quello di proporre al Papa il sacerdozio della donna. Perché sbaglio? Perché su questo punto la Chiesa si è già pronunciata in senso dogmatico, con l’esclusione della donna dal Sacramento dell’Ordine.
      Invece una proposta saggia tra le altre, che si potrebbero fare, potrebbe essere l’iniziativa di qualche teologa tesa a chiarire il posto della donna nella Chiesa. È un campo che si può considerare come dottrinale e non solo pastorale, in quanto c’è in gioco la natura propria dell’anima femminile. Quindi si tratta di una questione antropologica, che come tale potrebbe essere anche risolta con una sentenza dogmatica.
      Altre tematiche che, per la loro natura ontologica, potrebbero essere affrontate con relative proposte di dogmatizzazione o magistero, sono per esempio il rapporto uomo-natura, che costituisce il campo dell’ecologia.

      Elimina
    2. Grazie, Padre Cavalcoli, per la sua gentile risposta. Vedo quindi che non avevo tutti i torti, anche se ne ammetto la correttezza. Ebbene, sebbene il Sinodo si occupi solitamente di questioni pastorali o disciplinari, nulla impedisce che si occupi di questioni dottrinali, con conseguenti possibili richieste di chiarimenti al Papa, che è l'unico che può stabilire la dottrina o definire dogmaticamente. A questo proposito, ora mi rendo conto che, sia a livello pastorale che a livello dottrinale, un Sinodo si limita sempre al livello deliberativo, ma non a quello risolutivo, poiché quello che risolve, sia a livello pastorale che dottrinale, è il Papa.

      Elimina
    3. Caro Alessandro,
      vorrei soltanto farle presente una questione terminologica, riguardante i poteri diversi del Sinodo e del Papa.
      Riguardo ai primi io parlerei di potere consultivo, più che potere deliberativo, perché la vera e propria deliberazione è una decisione, nel senso di dire “si fa così”, cosa che evidentemente spetta al Superiore.
      E per quanto riguarda il potere del Papa, io parlerei senz’altro di potere decisionale, il quale facilmente risolve delle questioni, ma nel linguaggio giuridico e morale l’atto conclusivo del Superiore è chiamato decisione o deliberazione.

      Elimina
  3. Caro padre Giovanni, forse quello che dirò adesso può sembrare troppo vago, ma penso che il mio modo di parlare sarebbe in qualche modo giustificato dalla natura generica e un po' vaga del tema - "sinodalità" - scelto dal Papa per questo Sinodo.
    Ciò che dico è questo: tenendo conto del duplice aspetto divino e umano della Chiesa, cioè di istituzione divina e di legislazione umana, della Chiesa, forse si potrebbe dire che, mentre il "Sinodo" (qualunque cosa sia. se dei Vescovi o del Popolo di Dio) è un'istituzione umana, la "sinodalità" appartiene alle proprietà divinamente fondative della Chiesa, forse legate alla sua nota di "unicità", Chiesa Una?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Silvano,
      il problema che potremmo porci è se il Concilio sia di diritto divino.
      Da quanto risulta dalle narrazioni neotestamentarie, non si dice mai che Gesù abbia convocato un Concilio, che allora poteva essere solamente nella forma della riunione degli Apostoli.
      I Vangeli raccontano di diversi contatti di Gesù con gli Apostoli, per cui, se non risulta mai da parte di Gesù un’istituzione formale del Concilio, gli Apostoli, dopo l’ascesa al cielo di Gesù e l’esperienza della Pentecoste, hanno capito che questa istituzione era implicita nella condotta, che Gesù aveva avuto con loro durante la sua vita terrena. Così si spiega la convocazione del primo Concilio di Gerusalemme.
      C’è dunque in gioco il diritto divino? Possiamo dire in forma implicita. Una cosa essenziale comunque da tenere presente è che i Concili possono essere convocati solamente dal Papa, perché Pietro è il Vicario di Cristo.
      Per quanto riguarda invece il Sinodo dei Vescovi, sappiamo che è di diritto ecclesiastico, perché fu istituito solamente da San Paolo VI nel 1965 (https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/motu_proprio/documents/hf_p-vi_motu-proprio_19650915_apostolica-sollicitudo.html).
      Per quanto riguarda l’attuale Sinodo del Popolo di Dio, esso invece è stato voluto da Papa Francesco (2021-2024 https://www.synod.va/it.html).
      Per quanto riguarda la sinodalità della Chiesa, essa discende dalla nota dell’universalità e della santità, quindi se tale sinodalità nella sua massima estensione è venuta alla coscienza della Chiesa soltanto grazie all’intuizione di Papa Francesco, il quale ha sviluppato la ecclesiologia conciliare del Popolo di Dio, si può dire comunque che la sinodalità è implicita sin dall’inizio nella nota dell’universalità e in quella della santità.
      Si potrebbe notare che questa istanza della santità del Popolo di Dio, come Popolo sacerdotale, fu presente già nella riforma proposta da Lutero, tuttavia col difetto che Lutero non distingueva il sacerdozio comune dei fedeli dal sacerdozio ministeriale.
      Il concetto di sinodalità resta inoltre vivo nella Chiesa ortodossa (Sobornost). C’è purtroppo il limite che l’Ortodossia, non essendo una Chiesa Universale attorno al Papa e sotto il Papa, è un insieme di Chiese locali, per cui la sinodalità è proprietà soltanto di ogni Chiesa locale o nazionale. A queste Chiese non resta altro che il Sinodo Panortodosso, il quale tuttavia, siccome punta più sull’insieme che sull’unità, nella sua lunga storia registra una serie interminabile di conflitti interni.
      Per quanto riguarda i Protestanti essi assomigliano in ciò agli Ortodossi, con l’aggravante che almeno gli Ortodossi conservano l’apostolicità della Chiesa, mentre purtroppo i Protestanti non hanno altro mezzo di unità che il Battesimo. Da qui, nel mondo protestante una conflittualità a livello dottrinale molto più grave di quella che si verifica nel campo dottrinale dell’Ortodossia.

      Elimina
    2. Ringrazio, Padre Cavalcoli, per la sua risposta dettagliata e articolata alla mia vaga e umile domanda. Che, a quanto pare, sembra avere molta linfa, per poter essere sviluppata in ulteriori riflessioni teologiche.
      Vedo, ad esempio, dalla sua risposta, i rapporti del tema della sinodalità con la teologia del Popolo di Dio, la teologia dei Laici e la teologia del Sacerdozio comune dei fedeli, che il Concilio Vaticano II ha molto sottolineato sviluppato e chiarito in larga misura.
      Purtroppo, a quasi sessant’anni dalla fine del Concilio, queste dottrine teologiche non sembrano essere ancora saldamente radicate nella coscienza dei fedeli (clero e laici), e mi riferisco all’ambito dell’”indietrismo” come lo chiama il Papa.
      Sessant'anni sembrano tanti, ma per il corso della storia della Chiesa non lo sono: basti tenere presente che, a 100 anni dalla fine del Concilio di Trento, nemmeno i suoi testi finali avevano potuto entrare in Francia (la Francia una volta "cattolica"!).
      Giorni fa, un giovane sacerdote argentino, molto mediatico su internet, con migliaia e migliaia di follower sul suo canale YouTube, parlando del Sinodo 2021-2024, parlava in tono dispregiativo della categoria del “Popolo di Dio”. E questo è un sacerdote ordinato all'inizio di questo millennio!
      Sicché quel passadismo ha i suoi esponenti in coloro che avrebbero dovuto essere pienamente formati nelle dottrine del Concilio Vaticano II, e purtroppo così non è stato.
      Grazie ancora, padre, per il suo utile aiuto e servizio.

      Elimina
    3. Caro Silvano,
      concordo con la sua analisi della attuale situazione della Chiesa in rapporto al Concilio Vaticano II.
      Come sappiamo esso ha dato certamente buoni frutti, ma certi documenti stentano ad essere messi in pratica, ma quello che è ancora più triste è che alcuni documenti sono fraintesi e scambiati per modernisti. Questa è l’opinione degli indietristi.
      Invece la corrente modernista ha interpretato la spinta progressista del Concilio, il quale assume gli aspetti positivi della modernità, come se il Concilio giocasse a loro favore.
      A noi, cattolici normali, né indietristi né modernisti, il compito di portare avanti la riforma conciliare rettamente intesa in comunione col Papa, pur in una legittima e libera critica costruttiva e filiale.

      Elimina
  4. Caro padre Cavalcoli,
    forse ne avrete già sentito parlare, ma in caso contrario, sono stati cinque cardinali che hanno presentato dieci dubia al Santo Padre, in relazione al prossimo Sinodo sulla sinodalità. Vedere:
    https://www.acistampa.com/story/cinque-cardinali-presentano-dieci-dubia-sul-prossimo-sinodo-a-papa-francesco

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Silvano,
      i dubia dei cinque Cardinali, non sono dieci, ma sono cinque.
      Comunque, la ringrazio per la segnalazione.

      Elimina
    2. Davvero, caro padre Cavalcoli. Non sono dieci, ma cinque.
      La mia confusione, però, è nata dal fatto che l'arcivescovo di Praga, monsignor Dominik Duka, a nome della Conferenza episcopale ceca, ha sollevato dieci questioni riguardanti l'accesso ai sacramenti per i divorziati risposati. Le risposte fornite sono pubblicate sul sito del dicastero della fede.

      Elimina
    3. Caro Silvano,
      prendo atto della sua comunicazione.

      Elimina
  5. Caro padre Giovanni Cavalcoli: apprezzo il suo sforzo nel cercare di capire il modo in cui Papa Francesco ha voluto che si celebrasse questo Sinodo, con la partecipazione non solo di Vescovi, ma di sacerdoti, di religiosi non vescovi, di religiose, e dei laici, compreso il voto di tutti loro. In questo senso, trovo molto lodevole anche la sua idea di chiamare questo tipo di Sinodo inaugurato da Francesco come “Sinodo del popolo di Dio”. Molto bello. Ma solo nelle intenzioni. Perché quella che si celebra oggi a Roma si chiama: “XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi”.
    Capisco che il Papa abbia il diritto di convocare questa particolare forma di incontro ecclesiale. Ma… perché chiamarla “XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi”? Non crea confusione? Non è forse motivata dalla diffidenza di quegli estremisti tradizionalisti, come Roberto de Mattei, Ureta, il cardinale Burke e altri, che vedono in ciò un tentativo di cambiare la struttura ecclesiale, intendendo il progetto come una “rivoluzione”?
    Io credo nel Papa, credo che non ha e non può avere questa intenzione. Ma allora perché questa volontà di insistere sulla confusione? Perché non dire che questo non è un Sinodo come i precedenti? Perché non dire che questa volta non si tratta di un Sinodo dei Vescovi?...
    Perché continuare a dare argomenti ai "passatisti", come li chiami lei?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Saverio,
      faccio una precisazione: la denominazione ufficiale di questo Sinodo è la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
      Io, con la mia denominazione di “Sinodo del Popolo di Dio”, ho voluto semplicemente precisare che questa Assemblea dei Vescovi non è come le precedenti, che comprendevano solo i Vescovi, ma è allargata, con diritto di voto, ad alcune rappresentanze, scelte dai Vescovi e dal Papa, del Popolo di Dio in tutti i suoi ceti, presbiteri, teologi, religiosi, laici uomini e donne, e anche osservatori non cattolici.
      Questo Sinodo riassume il lavoro di tre anni delle Diocesi di tutto il mondo. E’ il “Sinodo 2021-2024”, come si può vedere dal sito della Santa Sede: https://www.synod.va/it.html .

      Elimina
  6. Padre Cavalcoli: si può parlare di “natura sinodale” della Chiesa, come sentiamo dire oggi da molti?
    So bene che le note “essenziali” della Chiesa sono essere Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Dove entrerebbe allora in gioco quella “natura sinodale” della Chiesa?
    Grazie per l'aiuto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Aldo,
      la sinodalità si collega immediatamente con la cattolicità. Infatti, sinodalità vuol dire camminare insieme. Quindi comporta l’idea dell’insieme. Quand’è che siamo insieme? Quali sono le condizioni per essere insieme? La condivisione dei medesimi valori.
      Allora vuol dire che deve trattarsi di valori universali. Ecco l’universalità. Inoltre, che cosa vuol dire camminare insieme? Avanzare e progredire, sia nella conoscenza che nell’azione. Questo vuol dire che un Sinodo sviluppa le conoscenze di fede e fa progredire la condotta morale.
      Vediamo adesso il collegamento con le altre tre note. L’universale è un’unità, che è sempre la stessa in una molteplicità. Per esempio, l’essere cattolico è la stessa cosa in tutti i cattolici. Nella Chiesa, tutti sono cattolici, anche se ognuno in modo diverso dall’altro. Per questo l’essere cattolico ha un valore universale rispetto alla costituzione della Chiesa. Ecco apparire la nota dell’unità.
      Ma questa unità si può intendere anche come unione e comunione, nel senso che noi cattolici siamo tutti uniti nella carità tra di noi, attorno ad un principio di unità. Qual è questo principio di unità? La nostra fede, come dice San Paolo: “Una sola fede” (Ef 4,5).
      Chi è che custodisce questa fede? Il Papa, come Capo del Collegio apostolico, che rappresenta i nostri Vescovi. Ecco la nota dell’apostolicità.
      Tuttavia la nostra unità non è solo teorica, ma è anche pratica. I nostri Pastori, sotto la guida del Papa, non si limitano ad enunciare delle teorie, ma ci danno anche delle linee pratiche; la Chiesa non è una società filosofica e teologica, ma è una comunione d’amore tra tanti fratelli, che si amano sotto la guida di Cristo e dello Spirito Santo.
      Ora, qual è la funzione dello Spirito Santo? Produrre la santità nei cuori dei credenti. Ecco dunque la nota della santità.

      Elimina
    2. Grazie, Padre Cavalcoli, per la risposta. Mi chiarisci le cose.
      Da quello che mi racconta, ho l'impressione che quando parliamo della “natura sinodale” della Chiesa, con quei due elementi del “camminare” e dell'“insieme”, parliamo dell'aspetto “esistenziale” della Chiesa, e che le quattro Note della Chiesa si riferiscono alla sua "sostanza" (per riferirsi alla sfumatura che differenzia la natura della sostanza in filosofia). Qualcosa come la Lumen Gentium parla di “subsistit in”, per riferirsi anche all'aspetto esistenziale della Chiesa, a differenza del suo aspetto essenziale quando si dice che la Chiesa di Cristo “è” la Chiesa cattolica.

      Elimina
    3. Caro Aldo,
      credo senz’altro che si possa parlare di aspetto esistenziale della Chiesa, che risulta dal camminare assieme ossia dal suo aspetto sinodale, in quanto l’esistenziale si riferisce al divenire o all’azione concreta nella storia.
      Per quanto riguarda le quattro note, esse, come ho spiegato precedentemente, si riferiscono anche all’aspetto sinodale. Certamente esse toccano sia la sostanza che l’essenza della Chiesa. La sostanza si riferisce certamente al famoso “subsitit in” di Lumen Gentium; l’essenza equivale alla natura della Chiesa. In conclusione possiamo dire che la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica ed è la Chiesa Cattolica.

      Elimina

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.