Aspetti contrastanti del pensiero di Teilhard de Chardin

 

Aspetti contrastanti del pensiero di Teilhard de Chardin

Il Santo Padre, nell’omelia dell’ultima Messa in Mongolia, ha ricordato brevemente Teilhard de Chardin, citando alcune sue parole in forma di preghier circa l’Eucarestia, che denotano un grande fervore religioso, espresso in termini poetici in quello stile che gli era proprio.

Mi è gradito riportare le parole che Papa Francesco ha detto a proposito di Teilhard de Chardin:

“La Messa è azione di grazie, “Eucaristia”. Celebrarla in questa terra mi ha fatto ricordare la preghiera del padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin, elevata a Dio esattamente 100 anni fa, nel deserto di Ordos, non molto lontano da qui. Dice così: «Mi prostro, o Signore, dinanzi alla tua Presenza nell’Universo diventato ardente e, sotto le sembianze di tutto ciò che incontrerò, e di tutto ciò che mi accadrà, e di tutto ciò che realizzerò in questo giorno, io Ti desidero, io Ti attendo». Padre Teilhard era impegnato in ricerche geologiche. Desiderava ardentemente celebrare la Santa Messa, ma non aveva con sé né pane né vino. Ecco, allora, che compose la sua “Messa sul mondo”, esprimendo così la sua offerta: «Ricevi, o Signore, questa Ostia totale che la Creazione, mossa dalla tua attrazione, presenta a Te nell’alba nuova». E una preghiera simile era già nata in lui mentre si trovava al fronte durante la Prima guerra mondiale, dove operava come barelliere. Questo sacerdote, spesso incompreso, aveva intuito che «l’Eucaristia è sempre celebrata, in un certo senso – in un certo senso –, sull’altare del mondo» ed è «il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile» (Enc. Laudato si’, 236), anche in un tempo come il nostro di tensioni e di guerre. Preghiamo, dunque, oggi con le parole di padre Teilhard: «Verbo sfavillante, Potenza ardente, o Tu che plasmi il molteplice per infondergli la tua Vita, abbassa su di noi, Te ne supplico, le tue Mani potenti, le tue Mani premurose, le tue Mani onnipresenti».[1]

Ritengo bene, per avere una visione completa su questa grande figura della Compagnia di Gesù, oggetto di tante discussioni e tuttavia notevole scienziato e anima religiosa, collegare le parole del Papa con il famoso Monito del Santo Ufficio del 30 giugno 1962, col quale questo Dicastero avvertiva circa l’esistenza nel pensiero di Teilhard di alcuni errori “che offendono la dottrina cattolica”.

Dato che alcuni, ammiratori di Teilhard, auspicano l’annullamento di questo Documento, faccio presente che la cosa non è possibile, perché mette in gioco, seppure indirettamente, l’autorità dottrinale del Sommo Pontefice, che a quei tempi era San Giovanni XXIII, la cui benignità era nota a tutti.

Ricordando e commentando questo Monito, penso di rendere un servizio al Lettore elencando con precisione gli errori ai quali il Santo Uffizio si riferisce. Sono a disposizione dei Lettori, che desiderassero conoscere le fonti da cui provengono le proposizioni citate in questo elenco.

Elenco degli errori teologici di Teilhard de Chardin

 

1.    In Teilhard manca la nozione analogica dell’ente, che consente di riconoscere il primato e la trascendenza dello spirito sulla materia.

 

2.    Egli pertanto non sa concepire un puro spirito esente da materia. Per questo, per lui Dio è sì sommo spirito, ma congiuntamente è il vertice massimo della materia. È un Dio materiale. La Scrittura parlerebbe di idolatria.

 

3.    Per lui “Dio è l’anima del mondo”: proposizione di sapore panteistico. Confonde il rapporto Dio-mondo col rapporto anima-corpo.

 

4.    La sua teologia è la copertura immaginaria di una sostanziale divinizzazione del mondo.

 

5.    Egli vuole sostituire la metafisica, che è superamento del fisico per cogliere lo spirituale, con una “iperfisica” di suo conio, che non è altro che una maggiorazione fantastica della fisica innalzata (“evoluta”) all’assoluto.

 

6.    Sulla base di questi presupposti, è evidente che vien meno la distinzione fra l’ordine naturale e quello soprannaturale, essendo la grazia, partecipazione alla vita divina, puro spirito senza materia.

 

7.    Sulla base di questi presupposti lo Spirito Santo dovrebbe comportare una essenziale componente materiale. Il che è evidente eresia.

 

8.    Occorre dire contro Teilhard che l’unità di Dio non è l’unione o sintesi di una molteplicità, ma è unità assolutamente semplice senza composizione. Dio non si divide e ricompone, ma è indivisibile e ricompone ciò che è diviso.

 

9.    La Santissima Trinità non è una ”trinitizzazione” di Dio come effetto di un suo movimento interno di moltiplicazione e riunificazione, ma è la stessa divina essenza una e trina, immutabile, non molteplice e immoltiplicabile.

10. Dio crea il mondo non nel senso di unificare un’infinita presupposta molteplicità materiale con Lui coesistente ab aeterno, ma nel senso di creare la stessa molteplicità dal nulla. Dio non è solo l’ordinatore del mondo, ma è causa della sua esistenza. Quando Dio ha creato il mondo, non aveva nulla accanto a Sé e indipendentemente da Lui, ma ha creato tutto, l’unità della singola creatura e la molteplicità degli enti e dal nulla.

11. Il nulla non è un qualcosa di possibile o attuabile, che tende all’essere o ha bisogno di essere, ma è un semplice non-essere. Concepire il nulla in tal senso è arbitraria immaginazione e non corrisponde al concetto biblico del nulla, dal quale Dio trae l’essere.

12. Non è esistita né può essere esistita ab aeterno, accanto a Dio e indipendentemente da Lui, una pura molteplicità infinita come pura quantità numerica senza la molteplicità dei rispettivi soggetti, perché la quantità è accidente della sostanza e non esiste da sola senza la sua sostanza.

13. Quindi una pura molteplicità senza soggetti corrispondenti non può essere reale, ma è un puro ente astratto e immaginario. La verità è che Dio, creando il mondo, non ha semplicemente unificato una astratta molteplicità preesistente, ma ha creato una molteplicità reale dal nulla, la quale però non era in precedenza ad  aeterno una pura molteplicità senza soggetti reali, perché altrimenti neppure essa avrebbe potuto essere reale, ma fu ed è creata come molteplicità reale e concreta di singoli enti, perchè la molteplicità e accidente di sostanze reali.

14. Dio non è essenzialmente e necessariamente connesso al mondo, ma ne è completamente indipendente. Non ha bisogno del mondo per completare la sua essenza. Il suo atto creativo del mondo è del tutto libero ed Egli avrebbe potuto benissimo esistere da solo senza il mondo, perchè Egli è Perfezione infinita, assolutamente autosussistente ed autosufficiente.

15. Per questo, anche l’Incarnazione del Verbo e la Redenzione operata da Cristo sono stati liberi e gratuiti atti d’amore misericordioso del Padre per la salvezza dell’uomo peccatore.

16. Se Dio è il vertice del mondo, la natura divina di Cristo è il vertice della natura umana e si cade nell’eresia.

17. Teilhard ammette in Cristo “una terza natura, che non sarebbe né umana né divina, ma cosmica”[2]. Il che è chiaramente eretico.

18. Dio, creando il mondo, non ha creato solo corpi che sarebbero evoluti sino al livello degli spiriti, ma insieme con i corpi (visibilia), ha creato anche i puri spiriti, ossia gli angeli (invisibilia).

19. Teilhard riconosce che lo spirito è superiore alla materia, ed ha ragione nel dire che la materia evolve in vista di preparare la creazione dello spirito. Tuttavia, egli non dice chiaramente che la materia può essere solo condizione dell’esistenza dello spirito (l’uomo), ma non può diventare spirito né può causarne l’esistenza.

20. Teilhard trascura il fatto che lo spirito può esistere senza soggetto materiale: Dio, l’angelo e l’anima umana separata dal corpo dopo la morte, mentre la materia non può esistere o sussistere da sola o da sé senza la sua forma sostanziale, che le dà forma, sì da costituire in unione con lei la sostanza materiale, composta di materia e forma. Teilhard sembra confondere la materia con la sostanza materiale, che è composto di materia e forma.

21. Teilhard nega la creazione dell’anima umana immediatamente da Dio, affermando una mediazione della materia: “L’anima si crea per mezzo della materialità”[3].

22. È vero che la sostanza materiale, cioè il corpo, muta nel tempo, evolve e si trasforma tendendo naturalmente ad elevare la sua natura con l’avvicinarla allo spirito. Ma il corpo non può diventare spirito, perché il divenire fisico o la trasformazione o l’evoluzione corporea comportano il fatto che una materia cambia forma, ma resta materia con una forma. Perchè diventasse spirito, ossia pura forma sussistente senza materia, dovrebbe scomparire come materia: cosa che di fatto non avviene.

23. Teilhard ha ragione nel sostenere che la materia e il corpo sono vera realtà e cosa buona, sana, innocente, utile, benefica, non contraria e non nemica dello spirito. Dio è creatore dell’una e dell’altro. Ma erra nel ritenere che la materia possa divenire spirito (vedi il num. prec.): significherebbe sopravvalutare la materia a danno della elevatezza dello spirito sulla materia e cadere nel materialismo, ossia nella divinizzazione della materia.

24. La profonda, immutabile ed ineliminabile differenza ontologica ed essenziale (visibilia et invisibilia) tra materia e spirito non è segno di divisione o contrasto tra di loro, ma è effetto della divina sapienza creatrice, che distingue senza separare ed unisce senza confondere.

25. Teilhard sembra non aver tenuto conto del fatto che tra le cose materiali e quelle spirituali c’è sì diversità, ma anche somiglianza ed analogia, nella loro comune appartenenza alla realtà, tanto che la ragione umana, partendo dall’esperienza delle cose visibili, può salire per analogia alla conoscenza delle cose spirituali e persino di Dio (Sap 13,5; Rm 1,19-20). Egli comunque ha compreso che la scienza sperimentale conduce alla teologia.

26. Non è chiara in Teilhard la distinzione fra viventi e non viventi. Occorre dire che l’evoluzione dai non viventi ai viventi è stata possibile grazie all’onnipotenza creatrice divina, quindi non nel senso che i corpi inanimati contenessero originariamente già da sé e in sè la vita allo stato latente, perchè questa è pura immaginazione e non corrisponde affatto all’esperienza.

27. Teilhard ha ragione nel dire, come Darwin, che le specie dei viventi nel corso dell’evoluzione sono state passeggere e non sono state fisse,  ma sono mutate l’una nell’altra, verso specie sempre più alte, fino a giungere alla soglia della specie umana, ma senza varcarla, se non forse grazie alla potenza creatrice divina.

28. Non è documentato dalla scienza che un animale possa generare un uomo, benchè non sia metafisicamente impossibile. Quindi non è documentato con certezza che l’uomo discenda dalla scimmia. Occorre peraltro notare contro Teilhard che quello che sappiamo dalla divina rivelazione su questo argomento, è che tutta l’umanità trae origine, grazie ad un atto creatore divino, da un’unica coppia nel paradiso terrestre posto su questa terra.

29. Non è impossibile, ma è estremamente improbabile e del tutto sconveniente che la coppia primitiva edenica, dotata, secondo la rivelazione biblica, di un’altissima perfezione spirituale, sia stata generata da una coppia di scimmie nel paradiso terrestre.

30. Dalla scienza sappiamo che la terra ha avuto origine molto tempo prima della comparsa dell’uomo, e che detta comparsa è stata preceduta dalla scimmia. Ma non è dimostrato che a un certo punto la scimmia abbia cominciato a generare uomini. Ed è impossibile peraltro l’esistenza di un vivente intermedio fra l’uomo e la scimmia, perché l’anima umana non è il risultato di un’evoluzione, ma, essendo una forma spirituale semplice, o c’è tutta o non c’è.

31. Teilhard trascura il fatto che la specie o natura umana o essenza dell’uomo è fissa ed immutabile, perché essa, pur concedendo una certa ”cristogenesi”, non è una tappa passeggera dell’evoluzione, uno stadio del divenire cosmico superato e superabile, termine di un divenire precedente e inizio di un divenire ulteriore, ma è ”termine fisso d’eterno consiglio”, perché è creata ad immagine e somiglianza di Dio, che non è divenuto e non diverrà.

32. Con tutto ciò, Teilhard ha ragione nel sostenere che l’uomo deve progredire verso Cristo e che Cristo (“Cristo Omega”) l’attira a sè. Ma il progresso umano e cristiano non è mutamento della natura od essenza, e quindi della legge morale che lo guida, ma è avanzamento, aumento, sviluppo, rafforzamento e crescita delle potenze di un soggetto che mantiene la stessa natura, sempre nell’obbedienza alla medesima legge.

33. La legge morale, quindi, non è soggetta ad evoluzione, ma può e deve essere sempre meglio conosciuta ed applicata. La conservazione dei valori perenni è quindi la condizione del vero progresso.

34. Ha ragione Teilhard nel dire che Dio muove finalisticamente e intenzionalmente l’universo secondo un’evoluzione ascendente dalla materia allo spirito, il cui fine e vertice supremo ed insuperabile è Gesù Cristo. Egli riconosce che la causa efficiente è mossa dalla causa finale. Tuttavia, trascura il fatto che Cristo non è semplicemente il vertice e fine dell’uomo e del mondo (“Cristo cosmico” come “Punto Omega”), ma, in quanto Dio, lo trascende infinitamente e lo ha creato dal nulla.

35. Secondo il dato di fede, la storia dell’uomo non consiste nel fatto che Dio unifica evolutivamente e progressivamente nel tempo il molteplice, in modo tale che alla fine tutta l’umanità è in comunione con Dio (“pleromizzazione”), ma manifesta la misericordia di Dio, che esalta gli umili, e la sua giustizia, che abbatte i superbi.

36. È contrario alla fede credere che ogni uomo si lasci attirare da Dio, sicchè tutti si salvano. Al contrario, in forza del libero arbitrio e delle scelte di ognuno, c’è chi accoglie la divina misericordia e si salva e c’è chi la rifiuta e si danna.

37. Secondo il dato di fede, la coppia primitiva fu creata in uno stato di altissima perfezione fisica, morale e spirituale, superiore, per certi aspetti, a quella raggiunta oggi dalla specie umana, pur ferita dal peccato originale. Sembra pertanto del tutto improbabile, benchè non impossibile, che Dio abbia fatto nascere la coppia edenica da genitori scimmie.

38. Ciò che invece appare del tutto probabile è che, in castigo del peccato, la coppia primitiva, cacciata dal paradiso terrestre su questa misera terra, abbia assunto un aspetto scimmiesco. Ciò sarebbe confermato dai reperti paleoantropologici, studiati da Teilhard, i quali testimoniano con chiarezza un’evoluzione ascensionale della forma umana dall’aspetto scimmiesco a quello progredito dell’uomo d’oggi. In questo campo del sapere Teilhard ha indubbiamente i suoi meriti.

39. Il peccato non ha semplicemente origine dalla nostra malizia, ma ha un’origine storica molto più profonda, che è il peccato originale commesso dai nostri progenitori, la cui colpa, trasmessa per generazione, infetta tutta l’umanità ed è tolta dal Battesimo grazie al sacrificio espiativo di Cristo.

40. Il peccato non è un semplice inevitabile e trascurabile incidente di percorso dell’evoluzione verso il meglio, quasi prodotto di scarto o malriuscito nella catena di produzione di un’industria peraltro fiorente, ma un atto malvagio di disobbedienza a Dio, conseguente al peccato originale, che fa cadere l’uomo in una miseria tale, dalla quale lo solleva solo la croce di Cristo, la quale pertanto ci libera radicalmente dal peccato liberandoci dalle sue conseguenze, che sono la perdita della grazia, le pene della vita presente e la tendenza a peccare.

41. Il poligenismo è incompatibile con la fede cristiana, che dice che l’umanità ha avuto origine da una sola coppia e che la colpa originale, commessa da questa coppia, si è trasmessa per generazione da questa coppia a tutta l’umanità. Solo la Beata Vergine Maria è stata preservata da questa colpa.

42. La storia della terra precedente alla creazione dell’uomo e al giardino dell’eden, così come risulta dalla paleontologia, presenta un ambiente inadatto alla vita umana e sembra pertanto da mettersi in rapporto, sia col peccato degli angeli, sia benchè in modo anticipato, con le conseguenze del peccato originale. Infatti l’universo edenico era perfettamente sotto il dominio dell’uomo.

43. Le leggi della natura su questa terra, oggetto della scienza, dato che regolano una natura ostile, dannosa e pericolosa per noi, benchè leggi poste dal Creatore, accanto a leggi benefiche, rappresentano chiaramente, agli occhi della fede, una natura decaduta dalla condizione edenica, come castigo del peccato (Gen 3, 17-19). Teilhard sembra non tener conto di questo fatto testimoniato dalla Bibbia.

44. Le sofferenze della vita presente e l’ostilità della natura nei nostri confronti non sono momenti necessari al procedere dell’evoluzione, non sono semplici occasioni per portarla avanti, ma sono conseguenze del peccato originale ed anche dei nostri peccati, che servono ad unirci alla croce redentiva di Cristo.

45. Per Teilhard Cristo non soffre per espiare i nostri peccati, ma solo per fortificarci e guidarci nella sofferenza necessaria per il nostro compimento finale.

46. L’opposizione ed inimicizia tra la “carne” e lo “spirito”, della quale parla San Paolo, non erano originariamente volute da Dio, ma sono una conseguenza del peccato originale e l’etica cristiana conduce alla loro riconciliazione. Per questo, l’ascetismo cristiano comanda, in certe circostanze, di saper rinunciare al piacere del corpo, per non perdere le gioie dello spirito.

47. L’eccessiva e indiscreta preoccupazione di Teilhard di considerare carne e spirito come una cosa sola, fa temere un’etica lassista ed edonista, causata dal fatto che, col pretesto dell’unità tra spirito e carne, il soggetto umano, prono in questa vita, in seguito al peccato originale, a lasciarsi dominare dalle passioni, trascuri lo sforzo morale necessario al dominio dello spirito sulla carne.

48. “Noi dichiariamo – dice Teilhard[4] - di costruirci un avvenire concepibile della specie umana verso il quale potessero tendere tanto il comunismo che il razionalismo e il Cristianesimo”. Tale dichiarazione sa di doppiezza ed è inconciliabile col dovere del cristiano di testimoniare pubblicamente la sua fede.

49. La Chiesa non è il vertice dell’umanità in evoluzione, ma è la comunità dei figli di Dio viventi in grazia.

50. Il fatto che la Chiesa progredisca continuamente verso la Parusia non vuol dire che tutti i membri della Chiesa progrediscano ugualmente. C’è chi progredisce e c’è chi retrocede o si arresta.

51. La vita di grazia e la figliolanza divina non sono semplicemente i vertici dell’evoluzione dell’uomo, ma sono una vita divina superiore alla semplice vita umana.

52. La materia del sacramento dell’Eucaristia non è il mondo (“la Messa sul mondo”), ma il pane e il vino appositamente preparati per la Santa Messa.

53. Teilhard sostiene che la transustanziazione eucaristica non ha per materia solo il pane, ma si completa nella “transustanziazione del mondo”[5]. Evidente falsificazione idolatrica del sacramento dell’Eucaristia.

54. La transustanziazione eucaristica della Santa Messa non avviene nel corso dell’evoluzione cosmica, come crede Teilhard, ma nel momento in cui il celebrante pronuncia le parole della consacrazione del pane e del vino.

55. Cristo non è soltanto il vertice del mondo in evoluzione (“Cristo cosmico”), ma innanzitutto e soprattutto è il Figlio di Dio Creatore e Salvatore del mondo.

56. La Comunione eucaristica non è comunione col “Cristo cosmico”, ma col corpo e il sangue del Signore sotto le specie eucaristiche.

57. È vero che nella Santa Messa il celebrante consacra a Dio se stesso insieme con la Chiesa. Ma non bisogna confondere questa consacrazione cultuale, che è un semplice atto della virtù di religione, conseguente alla consacrazione eucaristica del pane e del vino, ed è suo effetto e fine, con la medesima consacrazione del pane e del vino, che è atto col quale il sacerdote, in persona Christi, opera la transustanziazione, la quale è principio, ragione e causa della consacrazione cultuale.

58. Cristo alla fine del mondo non accoglierà nella gloria l’intera umanità giunta al vertice dell’evoluzione (“pleromizzazione”), perché non tutti gli uomini lo desiderano, ma “separerà le pecore dai capri” (Mt 25,32), ossia accoglierà i giusti, mentre i reprobi si allontaneranno da Lui.

Giudizio complessivo

Teilhard, come ci ha già mostrato il Padre De Lubac in un libro appositamente a lui dedicato, fu uno spirito animato da un forte fervore religioso e mistico, di carattere cristologico, con il lodevole intento apologetico di armonizzare la scienza sperimentale con la scienza teologica.

Aspetto particolarmente interessante della cristologia teilhardiana è la visione di Gesù Cristo Ricapitolatore di tutte le cose, secondo la concezione paolina, per cui la posizione di Teilhard si può avvicinare a quella del Beato Dum Scoto, secondo il quale Cristo, vertice e pienezza di tutto il creato, fine al quale ha sommamente mirato l’amore del Padre, si sarebbe incarnato anche se l’uomo non avesse peccato.

Lo stesso San Tommaso, che pure seguendo il dato di fede sostiene che il Verbo si è incarnato per la nostra salvezza e la remissione dei peccati, afferma in via ipotetica quella stessa tesi che il Dottore Serafico avrebbe sostenuto.

Il suo cristocentrismo, però, appare immanentistico, mentre esagerata è l’esaltazione della materia, del mondo e dell’evoluzione, con pregiudizio alla trascendenza dello spirito e di Dio stesso.

La sua teologia non è guidata da un rigoroso e lucido impegno speculativo fondato su solide basi filosofiche, ed in essa scarseggia lo stesso intellectus fidei, sul quale prevale una vivace immaginazione poetica. Nascono allora visioni puramente soggettive, emotive e fantasiose, con danno non solo del corretto ragionare filosofico, ma, quel che è peggio, della stessa dottrina della fede.

In Teilhard si nota una sostanziale indocilità al Magistero della Chiesa, che egli presuntuosamente sostituisce con la sua fantasiosa visione soggettiva. Per questo alcuni hanno giustamente parlato, a suo riguardo, di “gnosi”.

Si ha inoltre l’impressione a suo riguardo, di una specie di sostituzione della poesia alla teologia. Ma è una poesia pericolosa, perchè non si limita ad esprimere la Parola di Dio con immagini poetiche – cosa del tutto legittima ed utile -, ma la sostituisce con personali creazioni fantastiche. Giustamente il Maritain parla di “theology-fiction”[6] o quella che è stata chiamata “fantateologia”. Non c’è da meravigliarsi che Teilhard confonda l’intelletto con l’immaginazione, perchè egli stesso la teorizza: “il pensiero è sensazione trasformata”[7].

Uno potrebbe chiedere: ma se Teilhard è stato così severamente censurato, come mai Papa Francesco lo ha ricordato in toni così elogiativi? La risposta non è difficile, basta leggere le parole del famoso Gesuita, davanti alle quali non possiamo non restare commossi, per cui ci viene spontaneo il pensiero che ora in paradiso possa godere del frutto delle sue fatiche, libero dalle voci maligne, che lo hanno fatto soffrire.

Che contributo teologico può dare oggi Teilhard de Chardin? Esso consiste nello sviluppare la cristologia e l’ecclesiologia nel loro orientamento escatologico, in una visuale che incoraggia a progredire con fervore sulle vie del Regno di Dio, mossi dalla grazia e dallo Spirito Santo.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 21 settembre 2023

Le leggi della natura su questa terra, oggetto della scienza, dato che regolano una natura ostile, dannosa e pericolosa per noi, benchè leggi poste dal Creatore, accanto a leggi benefiche, rappresentano chiaramente, agli occhi della fede, una natura decaduta dalla condizione edenica, come castigo del peccato (Gen 3, 17-19). Teilhard sembra non tener conto di questo fatto testimoniato dalla Bibbia.

Le sofferenze della vita presente e l’ostilità della natura nei nostri confronti non sono momenti necessari al procedere dell’evoluzione, non sono semplici occasioni per portarla avanti, ma sono conseguenze del peccato originale ed anche dei nostri peccati, che servono ad unirci alla croce redentiva di Cristo.

Uno potrebbe chiedere: ma se Teilhard è stato così severamente censurato, come mai Papa Francesco lo ha ricordato in toni così elogiativi? La risposta non è difficile, basta leggere le parole del famoso Gesuita, davanti alle quali non possiamo non restare commossi, per cui ci viene spontaneo il pensiero che ora in paradiso possa godere del frutto delle sue fatiche, libero dalle voci maligne, che lo hanno fatto soffrire.

Che contributo teologico può dare oggi Teilhard de Chardin? Esso consiste nello sviluppare la cristologia e l’ecclesiologia nel loro orientamento escatologico, in una visuale che incoraggia a progredire con fervore sulle vie del Regno di Dio, mossi dalla grazia e dallo Spirito Santo.

 

Immagini da Internet: Teilhard de Chardin


[2] Cit. in G.Frénaud- L.Jugnet –Th.Calmel, Gli errori di Teilhard de Chardin, Edizioni dell’albero, Torino,1963, p.38.

[3] A.Drexel-L.Villa, Analisi di una ideologia. Pierre Teilhard de Chardin, Edizioni Civiltà, Brescia 1970, p.129.

[4] Cit. in A.Drexel-L.Villa, op.cit., p.124.

[5] A.Drexel-L.Villa, op.cit., p.131.

[6] Le paysan de la Garonne, Desclée de Brouwer, Paris 1966, p.177.

[7] Cit. in A.Drexel-L.Villa, Analisi di una ideologia. Pierre Teilhard de Chardin, Edizioni Civiltà, Brescia 1970, p114.

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