Articoli e testi di P.Giovanni Cavalcoli

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P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

29 maggio, 2022

Il valore della religione cristiana

  Il valore della religione cristiana

Critica di alcune affermazioni di Luigino Bruni

Gli argomenti di Luigino

Luigino Bruni da tempo su Avvenire esalta il ruolo dei profeti biblici mettendo giustamente in luce il loro zelo coraggioso per le opere della giustizia e della misericordia, per la loro lotta contro i vizi, per il loro pressante richiamo ad Israele ad essere fedele all’Alleanza e la loro polemica contro l’idolatria, contro l’ipocrisia, l’avarizia, il falso culto e la sete di dominio dei sacerdoti.

Tuttavia egli fraintende il discorso dei profeti concernenti la religione, la polemica contro l’idolatria e l’empietà, il culto di Dio, l’offerta dei sacrifici e la necessità di pentirsi dei propri peccati e di espiarli con opere riparatrici, onde ottenere da Dio grazia, perdono e salvezza.

Un esempio recente di questo fraintendimento lo troviamo nel suo articolo L’altro nome della fraternità in Avvenire del 6 marzo scorso. In questo articolo Luigino sostiene che «noi non capiamo il discorso dei profeti se li leggiamo con le categorie della religione». «La religione – aggiunge – come insieme di culti, norme, sacrifici, liturgie che un popolo edifica per comunicare con la propria divinità e celebrarla non è l’ambiente del profeta». 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-valore-della-religione-cristiana.html

 

Ascensione, Francisco Camilo

 




Tutta la Sacra Scrittura converge verso il mistero di Cristo, della sua passione, morte e resurrezione per la salvezza dell’umanità.  

È questa la vera anima della Scrittura. Tutta la Scrittura è centrata sull’opera di Cristo, su ciò che Egli ha fatto e patito per la nostra salvezza.

E questo atto centrale e decisivo è il sacrificio della croce per amor nostro, in obbedienza al Padre, nella potenza dello Spirito Santo, per render gloria al Padre, soddisfare per noi alla sua giustizia, ottener misericordia e la remissione di peccati, e liberarci con la sua morte dalla morte e dal potere di Satana, come sommo sacerdote della Nuova Alleanza nel suo sangue, e vittima di espiazione del proprio sacrificio.

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23 maggio, 2022

La libertà come essenza dell’atto volontario

 

La libertà come essenza dell’atto volontario
 
P.Tomas Tyn, OP 
Da: Tesi 1978
 

2. La libertà come essenza dell’atto volontario fisicamente premosso[1]

a)    L’atto libero in genere


          Alla base della volontà c’è la natura e alla base della libertà c’è la determinazione. La volontà infatti ha una potenza ad multa, mentre la natura è determinata ad unum. Ora, se si considerano diversi livelli dell’ente, si può dire che alla base dell’ente naturale c’è la volontà in quanto la natura creata è un’opera della volontà divina. Se invece si considera un’unica realtà dotata di natura, intelletto e volontà, allora precede la natura, segue l’intelletto e alla fine viene la volontà. La natura è il principio di sussistenza, mentre la volontà è il principio dell’ordine del sussistente al fine. 

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La presenza delle altre cose naturali in un soggetto può avvenire perciò solo secondo la rappresentazione conoscitiva dell’oggetto distinto dal soggetto e intenzionalmente presente in esso. 
 
Se la rappresentazione conoscitiva è dell’oggetto secondo la sua particolarità come avviene nella conoscenza sensitiva, allora le specie conoscitive esistono nel soggetto conoscente in maniera intenzionale, ma particolare, e la tendenza che ne segue è spontanea ma non libera.
 
Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP
 
 
Se invece la rappresentazione è universale come avviene nell’intelletto, la presenza della specie conoscitiva è intenzionale e universale anche quanto al suo contenuto conoscitivo e la tendenza che ne segue sarà imbevuta da questa pluralità di individui contenuti nell’universale conosciuto, e quindi non potrà essere determinata soltanto ad un individuo particolare, ma è aperta a molti e cioè indeterminata e libera.

La volontà però non è l’intelletto e quindi non si ferma alla rappresentazione conoscitiva, ma, essendo per natura sua una tendenza, tende verso la realtà esterna, naturale e fisica, rappresentata dalla specie intelligibile.

22 maggio, 2022

Pietà per l’Ucraina La vocazione ecumenica dell’Ucraina - Quarta Parte (4/4)

Pietà per l’Ucraina

La vocazione ecumenica dell’Ucraina

Quarta Parte (4/4)

«Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15):

il contributo alla pace dei Domenicani

 

San Domenico fu particolarmente colpito da queste parole del Signore: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho insegnato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 18-20).

Per questo pensò di fondare un Ordine appositamente dedicato alla predicazione del Vangelo. E riflettendo sull’universalità del messaggio cristiano, concepì il disegno di convertire i pagani a Cristo e cominciò ad accorgersi che purtroppo i cristiani erano tra loro divisi tra un occidente unito a Roma e un oriente infetto dall’eresia, come sarebbe apparso dal contatto con i catari, eretici appunto di origine manichea.

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Già nel sec.  XIII i Domenicani, accortisi dell’importanza di Kiev, fondarono un convento là. Tuttavia ben presto la comunità fu sterminata dall’arrivo dei tartari, per cui i Domenicani abbandonarono l’impresa. Sicchè l’Ordine non ebbe più per secoli conventi in Ucraina, ma la comunità domenicana di Kiev è risorta solo nel secolo scorso, approfittando dell’ecumenismo cattolico-ortodosso avviato dal Concilio Vaticano II.




I Santi Cirillo e Metodio, Apostoli degli Slavi,

da Costantinopoli portarono il cristianesimo, nella versione slava, nella Grande Moravia e, grazie ai loro discepoli, ai popoli della Penisola Balcanica.

 

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21 maggio, 2022

Pietà per l’Ucraina La vocazione ecumenica dell’Ucraina - Terza Parte (3/4)

 Pietà per l’Ucraina

La vocazione ecumenica dell’Ucraina

Terza Parte (3/4)

Parte II – le vie della pace 

Come si rimedia alla guerra 

Innanzitutto dobbiamo ricordare che cosa è la pace, perché la pace è la meta che si propone di raggiungere il pacifico che si trova a dover affrontare o sopportare la guerra, che un nemico gli muove contro. Infatti il pacifico non è uno che non combatte, ma che combatte per una giusta causa.

Certo, se col termine «guerra» s’intende la pratica della violenza, dato che il pacifico è un uomo buono e la violenza è peccato, in tal senso il pacifico non fa guerra a nessuno. Ma se per «guerra» intendiamo il semplice uso delle armi, in questo senso anche il pacifico può guerreggiare, in quanto è possibile far uso delle armi per un nobile fune, come per esempio la difesa della patria.

Per quanto riguarda la pace, essa è la tranquillità di un animo che domina le proprie passioni, pratica la volontà di Dio ed è benevolo verso tutti. Questa è la pace interiore, che riguarda la singola persona. Ma la pace è anche l’effetto gratificante dell’accordo o della comunione fra due persone sul sentiero della verità e della giustizia.  E questa è la pace sociale, ossia tra due o più persone.

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San Giosafat

San Giosafat fu il vero patriota, che volle veramente e pienamente la patria sotto il regno di Cristo, perchè, allacciandosi a San Vladimiro cattolico, seppe riannodare il filo spezzato, seppe capire a quale àncora doveva attaccarsi la sua patria per essere veramente sotto il regno di Cristo.

 

Lo slavo Karol Wojtyla non poteva non essere sensibile alla necessità della riunificazione dell’Europa cristiana e quindi alla ricomposizione dello scisma del 1054. 

Nel contempo era ben consapevole della differenza fra la spiritualità occidentale e quella orientale dell’Europa e in certo modo quella del mondo.

Famoso e significativo è stato lo slogan col quale San Giovanni Paolo II ha propagandato la sua consegna: «l’Europa deve respirare con i suoi due polmoni e ritrovare le sue radici cristiane».  

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19 maggio, 2022

Pietà per l’Ucraina La vocazione ecumenica dell’Ucraina - Seconda Parte (2/4)

 Pietà per l’Ucraina

La vocazione ecumenica dell’Ucraina

Seconda Parte (2/4) 

L’avvertimento di Henry Kissinger

A questo punto comprendiamo il senso di questa dichiarazione profetica del 2014 di Henry Kissinger, riportata il 9 maggio scorso dal Sito PeaceLink, dichiarazione fatta il 5 marzo 2014, sul Washington Post, un articolo dal titolo Per risolvere la crisi dell'Ucraina, partire dalla fine. Ricordiamo che Henry A. Kissinger è stato prestigioso ministro degli Esteri degli Stati Uniti dal 1973 al 1977. Si noti l’imparzialità del giudizio di Kissinger, benchè appartenente agli USA, cioè una delle due parti in causa. Ciò va certo ad onore degli Stati Uniti.

Scrive Kissinger: 

«La discussione pubblica sull'Ucraina è tutta imperniata sulla contrapposizione [con la Russia]. Ma sappiamo dove stiamo andando? Nella mia vita ho visto iniziare quattro guerre con grande entusiasmo e sostegno pubblico, tutte guerre che non sapevamo come finire e da tre delle quali ci siamo ritirati unilateralmente. Il test della politica è come finisce, non come inizia.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/pieta-per-lucraina-la-vocazione_19.html 


 

 

Per estinguere questa guerra e raggiungere la pace, occorre quindi ascoltare le sagge esortazioni di Kissinger a fare in modo che l’Ucraina trovi la pace con se stessa. Tutto questo mio articolo batte questa strada sottolineando l’aspetto spirituale-religioso, o «conflitto metafisico», come ha detto il Patriarca Cirillo, aspetto che è di mia competenza come teologo e storico della teologia.


Dobbiamo allora dire che è giusta l’esigenza dell’unità e indipendenza dell’Ucraina, ma sbagliata fu la base ideale su cui fondarla: Bandera avrebbe dovuto prendere a modello non il Volksgeist di Hegel, ma la concezione cristiana della patria. Bandera, se fosse stato saggio e vero amante della patria, avrebbe potuto e dovuto farsi ispiratore del vero patriottismo ucraino, fondato sul battesimo di san Vladimiro, principe di Kiev, tanto più che Bandera, figlio di un prete cattolico uniate, aveva ricevuto un’educazione cattolica.


Immagini da Internet:
- Henry Kissinger
- Stepan Bandera

18 maggio, 2022

Pietà per l’Ucraina La vocazione ecumenica dell’Ucraina - Prima Parte (1/4)

 Pietà per l’Ucraina

La vocazione ecumenica dell’Ucraina

Prima Parte (1/4)

 

Parte I – Le cause della guerra

I nodi si riducono al pettine

 

L’interpretazione che i modernisti bideniani danno della guerra in atto in Ucraina è molto semplice e chiara: si tratta dell’aggressione crudele del malvagio Putin, autocrate reazionario tradizionalista omofobo di destra e fondamentalista religioso, ad un popolo pacifico, laico, democratico, europeista ed innocente, che aspira al progresso, alla modernità e alla conquista delle libertà occidentali.

In ciò c’è indubbiamente del vero, ma non è tutta la verità. Se vogliamo veramente la fine della guerra e la pace in Ucraina, bisogna che integriamo e correggiamo queste vedute con altre, anch’esse basate sui fatti. La guerra in Ucraina non è la semplice espressione della volontà dittatoriale di Putin di restaurare quel potere politico, che la Russia aveva ai tempi dell’Unione Sovietica. Le radici storiche di questa guerra sono da cercare molto anteriormente al periodo staliniano o zarista.  

La presente guerra è lo sbocco ultimo, tragico ed estremo di una lunga storia dolorosa dell’Ucraina, le cui origini debbono essere fatte risalire addirittura allo scisma d’Occidente del 1054. È da allora che l’Europa cristiana ha cominciato a dividersi sia religiosamente che politicamente; e la nazione che in seguito avrebbe sofferto maggiormente di questa sciagurata divisione sarebbe stata l’Ucraina, che si trova proprio nel punto di frizione fra l’Europa occidentale e quella orientale. 

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Il popolo ucraino, organizzatosi in entità politica nel 988 col battesimo di San Vladimiro, principe di Kiev e re dei Russi (Rus’), a questa data coincideva esattamente col popolo russo; era uno stesso popolo; anzi, non esisteva neppure la denominazione «ucraino», che vuol dire semplicemente «territorio di confine», espressione evidentemente coniata dalla nuova capitale Mosca e non da Kiev.

 

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Tra tutti i paesi e popoli europei, l’Ucraina, nata cattolica nel sec. IX col battesimo di San Vladimiro, principe di Kiev e re dei Russi, è la nazione con la storia cristiana e nazionale più disgraziata, infelice e drammatica. 

Divenuta ortodossa nel sec. XII per seguire lo scisma di Costantinopoli, nel sec. XVI ha seguìto anche lo scisma di Mosca da Costantinopoli ed è venuta a dipendere dal Patriarca di Mosca, detto Patriarca di «tutte le Russie», appunto perché guida non solo della Grande Russia di Mosca, ma anche della «Piccola Russia» di Kiev e la Bielorussia.


Immagini da Internet:
- San Vladimiro
- Battesimo di San Vladimiro 
 

15 maggio, 2022

L’uomo creatura secondo il disegno di Dio - Quello che Cartesio avrebbe dovuto dire - Seconda Parte (2/2)

   L’uomo creatura secondo il disegno di Dio

Quello che Cartesio avrebbe dovuto dire

Seconda Parte (2/2)

 

Come so di essere creato

Come sappiamo, il pensiero extrabiblico non sa che l’uomo è creato da Dio a sua immagine e somiglianza: lo ha saputo solo dalla Scrittura, benchè di per sé sia una verità razionalmente dimostrabile. La Scrittura infatti insegna che Dio ha creato il cielo e la terra, e quindi successivamente anche l’uomo, all’inizio del tempo[1] o nel Logos, il Principio[2], a seconda di come si vuole interpretare l’espressione ebraica berescìt, «in principio».

Partendo dall’esperienza spirituale interiore dell’autocoscienza, ossia del nostro io e dal rapporto sociale interpersonale col prossimo, arriviamo a scoprire un Dio personale puro Spirito infinito ed assoluto, mentre, partendo dall’esperienza sensibile del nostro corpo, dei corpi altrui, dei prodotti della tecnica e delle realtà materiali della natura fisica e delle cose del mondo che ci circonda, ed applicando per analogia il principio di causalità efficiente e finale, arriviamo a dimostrare l’esistenza rispettivamente di una causa prima oltre le cause seconde e di un fine ultimo, al di là dei fini immediati o intermedi (Sap 13,5; Rm 1,19-20).  

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/luomo-creatura-secondo-il-disegno-di_15.html

Conferenza tenuta on-line il 06.12.2021

Cf. DOCTOR HUMANITATIS 

https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/FMfcgzGljvJjhnDwWfbJDVNflPsfpZlc


 

Una cosa degna di nota è che il mio essere non s’identifica col mio essere creato, ma l’essere creato si aggiunge al mio essere sostanziale come accidente contingente. Questa tesi non si trova nelle opere di San Tommaso, ma si deduce da quanto egli insegna esplicitamente sul rapporto ontologico della creatura al creatore e sull’essenza del creare in rapporto alla conservazione della creatura.

Questa tesi quale interesse può presentare? Essa serve a chiarire il significato dell’essere creato, sia inteso come unione di un sostantivo (essere) con un aggettivo participiale (creato), sia inteso come infinito passivo (essere creato) e quindi fa capire meglio il concetto del creare e il suo effetto nella creatura. La tesi mostra la consistenza ontologica e sostanziale della creatura davanti a Dio.

Immagine da Internet

14 maggio, 2022

L’uomo creatura secondo il disegno di Dio - Quello che Cartesio avrebbe dovuto dire

  L’uomo creatura secondo il disegno di Dio

Quello che Cartesio avrebbe dovuto dire

La dottrina della Sacra Scrittura

Come sappiamo, la Sacra Scrittura insegna che l’uomo è stato creato da Dio a sua «immagine» (tzelem) e «somiglianza» (kidmunetu) (Gen 1,26). È molto importante chiarire il significato di questi concetti. Tzelem è un artefatto, soprattutto una scultura rappresentante figure umane o di animali o di esseri fantastici, che venivano adorati come idoli. L’idolo di oggi è il computer, dal quale quello che Popper chiama «materialismo promettente» si attende la futura felicità umana su questa terra.

Somiglianza o similitudine non vuol dire che l’uomo sia simile a Dio, ma solo che in lui c’è una qualche lontana somiglianza, non tale, tuttavia, da non poter fare un confronto e da impedire una comunicazione ed una comunione fra Dio e l’uomo, tanto che la prospettiva della beatitudine è proprio quella di essere «simili a Dio» (I Gv 3,2). Il peccato, come nota San Bernardo, rende dissimili a Dio; la virtù ci rende simili.

Ma il divario resta profondissimo, tanto che i mistici non sanno esprimere a parole questa differenza. Infatti Dio è diverso da noi a tal punto che, come insegna il Concilio Lateranense IV del 1215, la dissimilitudine è molto maggiore della similitudine

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Conferenza tenuta on-line il 06.12.2021

Cf. DOCTOR HUMANITATIS 

https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/FMfcgzGljvJjhnDwWfbJDVNflPsfpZlc


 

 

 

 

 

 

 

 

 



08 maggio, 2022

Il sesso secondo Lutero

  Il sesso secondo Lutero

Lutero alle prese con la concupiscenza

Come si sa, Lutero ritiene che la natura umana, a seguito del peccato originale, sia radicalmente corrotta. Ma per capire bene che cosa egli intende dire, bisogna tener presente che egli, per sua esplicita dichiarazione, distingue nell’uomo la sua natura animale dalla natura razionale. Ciò che è corrotto nell’uomo, per Lutero, è la ragione accecata dalla superbia e dalla stoltezza e la volontà schiava del peccato e della concupiscenza. Le tendenze naturali all’alimentazione ed alla procreazione sono rimaste sane e devono essere soddisfatte. L’uomo non può stare senza mangiare e l’uomo non può stare senza la donna.

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L’iperdulia della devozione mariana del Monte Athos è indubbiamente lodevole

 

Il Concilio Vaticano II nella esplicitazione che ne ha dato S. Giovanni Paolo II ha aperto la strada per raggiungere l’equilibrio fra il lassismo e il rigorismo, fra la lussuria e la frigidità, fra il platonismo e l’epicureismo, fra idealismo e materialismo col presentarci la vera, biblica concezione dell’amore fra uomo e donna, senza ingenuità e senza utopie, senza mitizzazioni ed illusioni, ma nel contempo nella consapevolezza che il battesimo fa nascere sin da adesso gli inizi dell’uomo-donna nuovi, figli della resurrezione e ha decretato la fine dell’uomo-donna vecchi schiavi della corruzione e della morte.

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06 maggio, 2022

Un ritratto plausibile di Papa Francesco - Tra modernisti e passatisti

 

 Un ritratto plausibile di Papa Francesco

Tra modernisti e passatisti

Utilità di esprimere con saggezza e modestia

un giudizio su Papa Francesco

Numerosi sono oggi i tentativi di dare una valutazione dell’attuale pontificato, il quale suscita certamente un grande interesse e reazioni contrapposte, che faticano ad esprimersi in un giudizio equilibrato e spassionato, perché mancano di un adeguato criterio valutativo. Il clima ecclesiale che stiamo vivendo non lo favorisce a causa del fatto che molti non sanno che cosa significa essere cattolico e si attribuiscono questo titolo in modo inappropriato, perché in realtà accolgono idee estranee al vero cattolicesimo, così come è delineato dal Catechismo della Chiesa Cattolica.

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Americo Mascarucci

 

 Il ritratto che Mascarucci fa del Papa, come quello di qualunque ritrattista che si rispetti, evidenzia le luci e le ombre. 

Non si tratta di una fotografia ritoccata, ma che rispecchia la realtà così com’è. 


 

Mascarucci, da buon cattolico, si accosta al Papa con amore, riconoscenza, rispetto e con filiale franchezza e sincerità. 
 
 
 
 
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05 maggio, 2022

La Terza Roma di Alexander Dugin - Seconda Parte (2/2)

  La Terza Roma di Alexander Dugin

Seconda Parte (2/2) 

La direzione della storia

Dugin si sforza di associare l’eterno al temporale, per fornire interpretazioni della storia dell’umanità e della Chiesa alla luce della Scrittura e del piano cristiano della salvezza dal suo punto di vista di ortodosso. Egli guarda la tradizione, ma non è ben chiaro di quale tradizione parla, se della Tradizione dei Padri o di quella tradizione esoterica ed iniziatica, della quale parla René Guénon, che è uno dei suoi autori preferiti. 

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04 maggio, 2022

La Terza Roma di Alexander Dugin - Prima Parte (1/2)

 

 La Terza Roma di Alexander Dugin

Prima Parte (1/2)

“la Russia non è europea, è civiltà con aspetti asiatici e europei,

noi siamo la terza Roma, anche continuatori,

di Gengis Khan, dell’impero mongolo”.

Alexander Dugin

 

Una visione cristiana gnostica per dominare il mondo 

Le guerre sono azioni coercitive collettive volontarie, ardenti di passione spesso sfrenata, mosse da certi intenti concepiti da un pensiero spesso entusiasmato ed eccitato da prospettive eroiche, attraenti, coinvolgenti ed affascinanti, tanto da spingere i popoli e le nazioni addirittura ad uccidere e a rischiare la vita nella speranza di conquistare o realizzare quelle mete o quegli obbiettivi o quei beni che sono fatti baluginare o promessi da coloro che li hanno persuasi a lanciarsi in conflitti sanguinosi, lunghi e terribili.

Che cosa è che spinge gli uomini armati a queste imprese drammatiche, che richiedono decisione, chiarezza d’intenti, convinzione, disciplina, sforzo, resistenza, sacrificio, coraggio, addestramento, tenacia, spericolatezza, enormi fatiche e disagi? Sono delle idee. Sono intenzioni concepite dalla mente. È la radicata convinzione che è giusto, è doveroso fare così.

 

Quali sono le idee che stanno dietro l’invasione dell’Ucraina da parte dei Russi? 

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Ora è triste notare che Dugin, che pure esalta i valori cristiani e morali assoluti, universali e perenni, 

non tiene in nessun conto di questi valori comuni, preziosissimi in questo tragico momento della guerra, per placare gli animi e spingerli a pensieri di pace, come se noi occidentali fossimo una massa di corrotti e tutti i buoni si trovassero in Oriente.