Luigino fra la grazia e il merito
Siamo prevenuti dalla grazia
In Avvenire di domenica 20 settembre Luigino Bruni affronta nell’articolo Doni che chiamiamo meriti uno dei temi più ardui, più importanti e più classici della teologia: il rapporto dei nostri meriti con la grazia che ci viene da Dio.
Luigino esordisce con la costatazione che «l’eccedenza è una delle leggi auree della vita. È madre della generatività e della generosità». «L’eccedenza più importante non è quella che esce dal nostro cuore, è quella che vi entra». Si tratta dell’«eccedenza della grazia sui nostri meriti».
Luigino non intende negare i nostri meriti nei confronti di Dio, ma affermare che essi hanno radici profonde che ci superano e testimoniano dell’amore di Dio per noi. Commentando il Salmo 127, scrive:
«Nella Bibbia si può parlare dei beni come benedizione perché prima c’è la certezza morale che a un livello molto più profondo i beni sono dono. Dire che chi “costruisce la casa” non sono i costruttori ma “il Signore”, significa riconoscere che anche nelle cose più concrete e quotidiane, dove è evidente che siamo noi con il nostro lavoro ad aggiungere mattone su mattone, a un livello più profondo e quindi più vero quei mattoni e quel sudore sono grazia, sono provvidenza».
Sembra di notare una possibile polemica contro il criptopelagianesimo di un Rahner, che concepisce l’uomo come «autotrascendenza», intesa come moto ad un tempo della grazia e della libertà, verso l’«orizzonte della trascendenza», che sarebbe Dio stesso, dal che non si capisce come Dio dovrebbe essere trascendente e come la grazia dovrebbe entrare nell’uomo dall’alto e non uscire dall’uomo dal basso, riducendo così la grazia al merito.
Continua a leggere:
https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/luigino-fra-la-grazia-e-il-merito.html
Domingo Báñez
Luis Molina
Immagini
da internet