Dio ha dato la Palestina agli Ebrei o ai Musulmani?

 

Dio ha dato la Palestina agli Ebrei o ai Musulmani?

Il conflitto ebraico-palestinese per il possesso della Palestina porta più che mai alla ribalta l’interrogativo a quale popolo appartiene il territorio palestinese, se al popolo palestinese o al popolo ebraico. È chiaro che la millenaria difficile questione non può essere risolta con la violenza o la forza delle armi, ma dev’essere risolta con la forza del diritto e della ragione. Occorre discutere e cercare insieme la verità.

Ma oltre a ciò anche la Sacra Scrittura e il Corano offrono una risposta, per quanto i due testi siano in ciò in contrasto fra di loro pur mettendo in campo nei due casi la volontà di Dio. Ma non è possibile che Dio si contraddica. Dunque, attraverso un paziente dialogo, occorre capire quale è veramente la volontà di Dio. È stata rivelata a Mosè o a Maometto? Le due religioni si accordano nel riconoscere che essa si è rivelata ad Abramo. Ma i dissensi sorgono, come è noto, quando si tratta di sapere qual è la posterità autorizzata di Abramo.

Infatti a partire da Abramo occorre chiarire chi dei due contendenti ha ragione e quali delle due linee della sua discendenza Abramo si riferiva nell’annunciare la terra promessa. Ecco un motivo importantissimo ed urgente per il dialogo fra cristiani, ebrei e musulmani.

Abbiamo dunque in mano due metodi per scoprire la verità: un metodo puramente razionale, storico, sociologico, archeologico e giuridico, avente per oggetto i dati di fatto presenti e passati, le istituzioni, le tradizioni, i costumi, i documenti culturali e letterari, i personaggi storici, l’evoluzione delle idee, vagliati con giustizia e oggettività, e un metodo esegetico e teologico basato sulla fede in Dio, avente per oggetto i testi religiosi cristiani, ebraici e musulmani.

Da questo diligente, complesso e paziente confronto emergono le ragioni a favore o degli ebrei o dei musulmani maturate nel corso della storia dei due popoli. Qui mi limito ad alcune considerazioni che mi paiono decisive.

Innanzitutto chiediamoci da che cosa dipende il successo di Maometto. Senza negare il suo animo schiettamente religioso monoteista ed altruista, possiamo notare che il suo successo, come per altri grandi capi religiosi, come Zaratustra per i Persiani, il Budda per gli Indiani, Lutero per i Tedeschi, Gregorio Palamas per gli Slavi, è dipeso e dipende dalla capacità di farsi interprete dell’indole e dei bisogni propri del suo popolo in un quadro di acceso nazionalismo, per il quale il proprio popolo appare al di sopra di tutti gli altri come destinato a dominare l’umanità o a essere luce delle genti.

Maometto intuì il valore della missione religiosa universalistica della quale si era sentito investito il popolo ebraico, si accorse della missione universalistica della quale si vantava l’Impero cristiano bizantino di Oriente e, credendosi ispirato da Dio, formò il geniale e fortunato progetto di convincere il popolo arabo di essere lui, al di là di Mosè e di Gesù, a completare la conoscenza del piano divino di salvezza sull’umanità. Prospettava quindi al suo popolo il progetto di convertire le genti ad Allàh, assoggettandole al popolo profetico da lui istruito e infiammato con la sua predicazione e l’esibizione della sua straordinaria capacità politica, militare ed organizzativa

Egli era – così assicurava le folle - il vero e supremo inviato di Dio mandato all’intera umanità per annunciarle le vie della sua salvezza, per farle conoscere la verità e la volontà di Dio. Qual era la conseguenza? Che non ad Israele, ma agli arabi Dio aveva promesso il possesso della Palestina, come del resto di tutta la terra.

A differenza dell’islamismo, legato all’indole del popolo arabo e dell’ebraismo, espressione della sua mentalità semitica, il cristianesimo, religione fondata da Cristo, fruisce di un universalismo che solo da un’ispirazione divina può provenire, anche se è vero che esso ha ricevuto l’impronta della cultura greco-romana. Ma appunto il pregio di queste culture è quello di un’universalità superiore a quella di tutte le altre. Mentre infatti le altre sono limitate all’area geografica che ad esse corrisponde, la cultura greco-romana impronta di sé il cattolicesimo, che è diffuso in tutto il mondo. L’elezione di Israele è un mistero della divina misericordia, perché se Dio avesse badato al livello culturale, avrebbe potuto scegliere Roma o Atene.

In secondo luogo è da notare che il chiarimento di quali popolazioni preesistevano all’ingresso di Israele in Palestina narrato dalla Scrittura, non fonda giuridicamente in modo sufficiente la pretesa islamica al possesso della Palestina al posto degli Ebrei, giacchè non è affatto dimostrata la continuità etnica di quei popoli a suo tempo decimati o cacciati o assorbiti da Israele col popolo arabo nel seno del quale è sorta la religione islamica con le sue pretese sulla Palestina.

Come è noto dalla Scrittura, gli Ebrei, dopo aver occupato la Palestina sotto la guida di Giosuè, instaurarono successivamente un regno sotto la guida di Davide con capitale a Gerusalemme, regno durato per secoli fino alla sua fine con la caduta di Gerusalemme e della Palestina nel 70 d.C. sotto il dominio romano e il successivo assorbimento della Palestina nell’Impero Romano.

Al dominio dell’Impero Romano d’Oriente successe il dominio musulmano nel sec. VII. Ma con quale diritto? Perchè il Corano diceva che il dominio sulla Palestina spettava ai musulmani, veri discendenti di Abramo. I musulmani, quindi, ignorarono che in realtà la Palestina era stata per secoli la patria degli Ebrei e per questo a loro apparteneva quella terra. Viceversa, vollero da Gerusalemme islamizzata dominare sulla Palestina, con la costruzione delle due moschee di Omar e di Al-Aqsa sulla spianata del Tempio distrutto dai Romani.

I musulmani, quindi, basavano le loro pretese sulla Palestina sulla fede in una supposta rivelazione divina fatta a Maometto, rivelazione che però era smentita dalla precedente realtà storica della presenza di Israele in Palestina, ampiamente documentata dalla Bibbia.

Ma potremmo chiederci: su che cosa si fonda la credibilità di Maometto?  Vogliamo paragonarla a quella di un Mosè o di Gesù Cristo? D’altra parte, è solo rispondendo a questa domanda che veniamo a sapere con certezza a chi appartiene la Palestina.

I musulmani, dal canto loro, poterono occupare facilmente nel sec. VII la Palestina perché allora la presenza ebraica era scarsissima, considerato il fatto che gli Ebrei, a seguito dell’occupazione romana e della distruzione del Tempio, in parte erano stati espulsi e in parte avevano essi stessi preso la via dell’esilio per cercare altrove decenti condizioni di vita.

In base alle considerazioni precedenti risulta facile capire che il ritorno in Palestina promosso alla fine del sec. XIX da Theodor Herzl fu un’iniziativa del tutto ragionevole e provvidenziale, già annunciata dalla Scrittura, perchè essi non facevano altro che tornare in casa propria e i residenti avrebbero dovuto capirlo. 

E per la verità lo fecero, non certo con quella violenza narrata dalla Scrittura per il loro primo ingresso nella terra promessa, ma con gradualità e mitezza, almeno agli inizi, benché con motivata fermezza, consapevoli del loro buon diritto. I musulmani ivi residenti avrebbero dovuto ritirarsi in buon ordine senza considerare degli intrusi i nuovi arrivati, che invece tornavano nella loro terra. Invece iniziò purtroppo da parte dei musulmani una forma di insofferenza che andò aumentando col tempo, e di risposte aggressive da parte degli ebrei, con un susseguirsi di ostilità, che sono andate aumentando fino a che siamo giunti alla situazione esplosiva di oggi.

In questa intricata situazione è chiaro che una parola risolutiva per raggiungere la pace e la concordia fra i due popoli non può che venire dai cristiani. È Cristo che offre la visione dei punti in comune da mettere in evidenza e da cui partire, è Cristo che ci indica la meta finale da raggiungere, è Cristo che ci dona la forza d’animo, la saggezza di giudizio, i necessari doni di grazia, la chiave per la soluzione dei problemi, la carità per suscitare il dialogo, avvicinare le parti, spegnere gli odii, stimolare la disponibilità al perdono e alla comprensione, accendere la speranza, suscitare la pazienza, far scendere dal Padre dei lumi il dono della pace.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 26 febbraio 2024

E' da notare che il chiarimento di quali popolazioni preesistevano all’ingresso di Israele in Palestina narrato dalla Scrittura, non fonda giuridicamente in modo sufficiente la pretesa islamica al possesso della Palestina al posto degli Ebrei, giacchè non è affatto dimostrata la continuità etnica di quei popoli a suo tempo decimati o cacciati o assorbiti da Israele col popolo arabo nel seno del quale è sorta la religione islamica con le sue pretese sulla Palestina.

Come è noto dalla Scrittura, gli Ebrei, dopo aver occupato la Palestina sotto la guida di Giosuè, instaurarono successivamente un regno sotto la guida di Davide con capitale a Gerusalemme, regno durato per secoli fino alla sua fine con la caduta di Gerusalemme e della Palestina nel 70 d.C. sotto il dominio romano e il successivo assorbimento della Palestina nell’Impero Romano.

In questa intricata situazione è chiaro che una parola risolutiva per raggiungere la pace e la concordia fra i due popoli non può che venire dai cristiani. È Cristo che offre la visione dei punti in comune da mettere in evidenza e da cui partire.


Immagine da Internet:
- Arco di trionfo di Tito, Roma

3 commenti:

  1. Non ho mai visto una proposta più comprensiva da parte di un goy: "I musulmani ivi residenti avrebbero dovuto ritirarsi in buon ordine senza considerare degli intrusi i nuovi arrivati, che invece tornavano nella loro terra". Li ringrazio come ebreo e sionista, la soluzione era che i palestinesi si ritirassero.
    Ch'aim Al Elnekave

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    1. Anch'io sono d'accordo, fratello Ch'aim. Israele è il Paese degli ebrei, non c'è un solo goy nella nostra terra.

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    2. Caro Ch’aim,
      sto giusto preparando un articolo dove affronto la questione in un modo molto più vasto.
      Non c’è dubbio che la terra di Canaan appartiene ad Israele ed è anche vero che gli arabi musulmani hanno occupato una terra che non era la loro.
      Purtroppo, secondo me, voi ebrei siete stati troppo duri nell’esercitare il vostro diritto di proprietà sulla vostra terra, che a suo tempo avete cercato di recuperare in modo onesto.
      Riconosco tuttavia che lo Stato d’Israele è uno Stato laico. E questa è una cosa molto positiva, perché voi in tal modo esercitate quella ospitalità nei confronti degli stranieri, che fa parte della vostra più bella tradizione.
      Del resto Gerusalemme, come dicono i Profeti, è la madre di tutti i popoli e tutti devono confluire a Gerusalemme per adorare Dio.
      Io credo che se voi volete trovare la pace con gli arabi musulmani, dovete insistere su questo punto, che vi è suggerito anche da noi cristiani, quando riconosciamo che noi cristiani, voi ebrei e i musulmani siamo tutti fratelli, figli di un unico Dio.

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