Le dimissioni di Benedetto XVI. Di quale Papa abbiamo bisogno?
Mi rendo conto dell’enormità della
questione. Come cattolico, ho piena fiducia nella saggezza del collegio
cardinalizio che tra poco, assistito dallo Spirito Santo, sceglierà il nuovo
Papa. Sento che il mio primo dovere riguardo a questa grandissima questione, al
di là delle idee, dei propositi e dei desideri umani, è quello di pregare e di
attendere con fiducia, perché comunque sarà scelto un Pontefice che continuerà
a guidare la Chiesa verso il Regno di Dio.
Tuttavia questi fatti e queste
convinzioni fondamentali non mi proibiscono, come figlio della Chiesa, ormai
carico di un’esperienza di fede di tutta una vita, di manifestare liberamente e
serenamente alcune opinioni, che penso possano essere utili in questo grave e
complesso frangente e rappresentare il sentire e gli auspici di un certo
ambiente cattolico che vuol vivere integralmente la propria fede in piena
comunione con la Chiesa e col Vicario di Cristo, nella Chiesa di oggi che deve
vivere sul solco tracciato dal Concilio Vaticano II.
Le dimissioni di Benedetto XVI,
inaspettate ma a ben vedere comprensibili, sono state un gesto impressionante
ed inaudito davanti ad una situazione ecclesiale essa stessa inaudita, come
ormai da tempo gli osservatori e gli storici cattolici più attenti stanno
notando con apprensione, benchè ovviamente non venga loro meno la certezza
soprannaturale che la barca di Pietro continuerà il suo viaggio fino al porto
sospirato.
L’ottimismo, la noncuranza e le lacrime
di coccodrillo dei modernisti, che si sentono i vincitori in questa situazione
drammatica, sono tutte cose fasulle che dimostrano solo la loro incoscienza e
la vanità della loro sicumera, destinata prima o poi a risolversi in una
bruciante sconfitta, perchè portae inferi non praevalebunt. Non sappiamo
esattamente come e quando ciò avverrà, ma sappiamo che avverrà e meglio di
quanto pensiamo o speriamo e ciò ci deve bastare. Ci sarà ancora da soffrire,
dal Papa fino all’ultimo fedele, non sappiamo come, quanto e per quanto tempo,
ma non importa. Il Signore non mancherà di darci la forza e la pazienza
necessarie.
Di quale Papa abbiamo bisogno? Stando a
quanto la ragione umana ci suggerisce - dobbiamo usarla anche quando in
frangenti come questi operano l’imprevedibile azione dello Spirito e
l’insidiosa tentazione di Satana - un sano realismo ci dice che non possiamo
attenderci un Papa della forza di un S.Pio X vincitore del modernismo, giacchè
il modernismo di oggi, come ormai tutti sappiamo, è molto peggiore di quello
dei suoi tempi, tanto da avere in parte contaminato lo stesso episcopato e
cardinalato.
Abbiamo avuto, col Concilio e il
postconcilio, dei Papi santi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, per non
parlare di Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo I. E’ certo questa una grazia
immensa per i nostri tempi, una luce, un conforto, una guida, un suggerimento
che ci viene dallo Spirito Santo, che ha ispirato il Successore di Pietro a
proclamarli santi.
Peraltro, i tempi sono mutati dall’epoca
di S.Pio X, per cui viene spontaneo pensare che questi Papi più recenti possano
essere da noi visti come figure maggiormente auspicabili per il nostro tempo,
che non una figura pur così grande come quella di un S.Pio X o altri Papi che
possono venirci in mente, come il Servo di Dio Pio XII, il Beato Pio IX, S.Pio
V e molti altri grandi pastori del passato.
La mia opinione è che - non vorrei
chiedere troppo al Signore - abbiamo bisogno di un Papa che assommi le
qualità dei santi pontefici del postconcilio con quelli del preconcilio. Qui
insisto nel pensare soprattutto al Servo di Dio Pio XII, a S.Pio X e al Beato
Pio IX. Infatti abbiamo bisogno, come ha detto chiaramente Benedetto XVI sulla
scia degli altri Papi del postconcilio, di uno stile di vita cattolico che
unisca tradizione e progresso e quindi abbiamo bisogno di un
Pontefice che ci sia di guida su questa strada, mostrandoci la compatibilità
reciproca di quei due valori, il che è come dire che raccolga da una
parte l’eredità dei suddetti Papi preconciliari, che ci richiamano alla
tradizione ed alla continuità della dottrina della fede, e dall’altra
l’insegnamento dei Papi del Concilio e del postconcilio, i quali, sul solco
della tradizione e dell’immutabilità del dogma, ci mostrano come la Chiesa
avanza nella conoscenza della Parola di Dio, nella santità e nella pratica del
Vangelo.
Quello che realisticamente ed umanamente
pertanto possiamo e dobbiamo attenderci - salve le sorprese belle o brutte
dello Spirito Santo - e sempre ovviamente secondo il mio modestissimo parere, è
un Papa dotato delle seguenti caratteristiche:
-
un Papa non necessariamente un pozzo di scienza, ma coraggioso e capace
di comandare, di mettere negli alti posti persone degne e di
porre sul candelabro veri meritevoli anche se fin ad allora sconosciuti. Il
criterio non dev’esser quello di nomi noti ai mass-media, magari graditi ai
modernisti, ma persone oggettivamente meritevoli anche se nascoste in un
monastero o nel deserto o chissà dove;
-
un Papa santo, pronto a soffrire e a stare sulla croce fino
all’ultimo, senza lasciarsi intimidire dai modernisti, un Papa “tetragono”,
come direbbe Dante, e coriaceo a qualunque minaccia, pronto a sopportare
tutto: emarginazione, umiliazioni, disobbedienze, tradimenti, insulti, anche
dai suoi collaboratori, fedele a Cristo a qualunque costo, fosse anche il
martirio;
-
un Papa non ingenuo, ma avveduto, “semplice coma la colomba e prudente
come il serpente”, attento ai finti amici e capace di scovare e premiare i veri
amici di valore, sì da non diventare in casa propria lo zimbello di ambiziosi
arrivisti che non vogliono il bene della Chiesa ma solo affermare sè stessi e i
loro sporchi affari;
-
un Papa che chiarisca una volta per tute la continuità fra la Chiesa del
preconcilio e quella del postconcilio, tranquillizzando i lefevriani, e
smascherando il gioco dei modernisti falsamente atteggiantisi a interpreti del
Concilio, ma anche convincendo i lefevriani di aver torto quando essi accusano
le dottrine conciliari di errore. Viceversa, dovrà riconoscere gli errori pastorali
del Concilio, soprattutto per quanto riguarda il modello di vescovo
proposto dal Concilio, un vescovo sì caritatevole ed aperto, ma ingenuo e
troppo debole nei confronti dei “lupi travestiti da agnelli”;
-
un Papa che finalmente condanni con chiarezza gli errori di Rahner,
causa principale del marasma morale e dottrinale che stiamo vivendo, senza
preoccuparsi minimamente delle eventuali proteste di giornalisti,
intellettuali, moralisti, teologi, vescovi, cardinali ed istituti accademici,
ma badando esclusivamente al bene della Chiesa ed alla conservazione del
deposito rivelato.
Se avremo un Papa così, i mali
cominceranno a decrescere, la Chiesa prenderà respiro e sarà dato nuovo impulso
alla sua opera salvifica, santificatrice ed evangelizzatrice, i buoni sanno
consolati, i modernisti cominceranno o a ritrattarsi o a convertirsi, si andrà
incontro alla riconciliazione ed alla pace. Se invece dovesse essere eletto un
Pontefice stile Ravasi, Martini o Kasper, c’è da immaginarsi - lasciando sempre
spazio allo Spirito Santo - che le cose resteranno come prima per non dire che
peggioreranno.
Ad ogni modo, succeda quel che succeda,
una cosa è certa: che ci sarà il Successore di Pietro, il quale col carisma
dell’infallibilità guiderà il gregge di Cristo verso la pienezza della verità.
Febbraio 2013 - P.Giovanni Cavalcoli, OP
Articolo pubblicato il 20.02.2013 https://www.riscossacristiana.it/di-quale-papa-abbiamo-bisogno-di-p-giovanni-cavalcoli-op/
il peggior papa della storia
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