Apologia
della metafisica
Parte Prima
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Papa
Francesco in mezzo alla tempesta
Ho di recente commentato le parole di Papa
Francesco di lode a San Tommaso, pronunciate ad un convegno tomistico
internazionale tenutosi recentemente all’Angelicum di Roma. Ritengo bene
prendere occasione da questo importante intervento del Papa per trattare di un argomento
filosofico, del cui peso ed urgenza purtroppo pochi si rendono conto, ma che
invece bisogna focalizzare per dare un valido contributo alla serenità degli
animi, oggi turbati da un diffuso clima di conflittualità, da un sentimento
oscuro di insensatezza, di smarrimento religioso e morale, nel quale sembra in
declino, ancor prima che la luce della fede, il lume della ragione, e per conseguenza
la rettitudine della ragion pratica, offuscata dal soggettivismo, dall’egocentrismo,
dal sensualismo e dal libertinismo. Si tratta dell’importanza e dell’utilità
spirituale, umana ed ecclesiale del pensiero metafisico di San Tommaso.
Nella società e nella cultura odierne è
vigorosa l’operatività della ragione nel campo della tecnologia e delle scienze
sperimentali. La ragion pratica non è priva di serie applicazioni, grazie a
Dio, nel campo sociale, politico ed economico, benché sempre permangano gravi
inadempienze, ingiustizie, sperequazioni, ineguaglianze, bisogni insoddisfatti,
diritti calpestati, per non parlare delle guerre in corso, dove la luce della
ragione sembra totalmente spenta e sostituita dalla follìa e dalla crudeltà.
Invece la ragione spesso è svigorita ed
offuscata o distorta o pare addirittura assente laddove essa può e deve dare il
meglio di sé: alle radici del sapere, nell’orizzonte dei primi princìpi e delle
prime certezze, nell’ambito degli universali valori di fondo e delle supreme
istanze del pensiero.
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Tommaso è stato raccomandato dai
Papi proprio perché, fra tutti i Dottori della Chiesa, eccelle nel tener conto
dell’apporto metafisico che proviene dalla Scrittura, apporto che concerne la
concezione dell’ente, oggetto proprio della metafisica e per conseguenza la
nozione dell’uomo, del mondo e di Dio.
È stata questa attenzione al
dato biblico, al di là del pensiero aristotelico, che ha condotto Tommaso a
capire che oggetto della metafisica, al di là dell’ente (on, ens), è l’essere (einai,
esse) e che quindi Dio è sì primum e summum Ens, ma è più precisamente, da come
risulta da Es 3,14 e dall’Ego Sum di Cristo, l’ipsum Esse per Se subsistens,
l’essere sussistente, fatto persona.
È perché nella Bibbia appare la
nozione analogica dell’ente (Sap 13,5), che Tommaso ha assunto la nozione
aristotelica dell’ente pollacòs legòmenon, detto in molti modi.
Nell’enciclica Fratelli tutti
Papa Francesco ci fa capire l’importanza della metafisica. Egli infatti ci
ricorda che "l’intelligenza può scrutare la realtà delle cose...".
D’altra parte, l’uso del verbo essere
nel parlare, parola nella quale tutti ci intendiamo, ci rende consapevoli che
tutti sappiamo che cosa vuol dire quella parola e che cosa è l’essere. È
pertanto perché noi possediamo spontaneamente la nozione analogica dell’ente e
dell’essere, che noi possiamo capire che cosa intende dire Dio a Mosè quando
gli dice: «Io Sono Colui Che è» (Es 3,14). È in possesso di queste nozioni che
possiamo capire ed apprezzare che cosa intende dire Cristo quando dice «Io
Sono».
Immagini da Internet:
- Mosè davanti al roveto ardente, Raffaele Sanzio
- Cristo Portacroce, Michelangelo Buonarroti