Il legame da conservare e il legame da estinguere - Differenza fra l’unione irregolare e l’unione matrimoniale - Parte Prima (1/2)

 

Il legame da conservare e il legame da estinguere

Differenza fra l’unione irregolare e l’unione matrimoniale

Prima Parte (1/2)

Una Nota del DDF sulla questione della benedizione delle coppie irregolari

Il 4 gennaio scorso il Dicastero per la Dottrina della fede ha pubblicato un Comunicato stampa per aiutare a chiarire la ricezione di Fiducia supplicans, ricollegandosi alla precedente Dichiarazione della CDF del 2021, la quale sembra essere in contraddizione con la Fiducia supplicans. Infatti, mentre nel documento del 2021 si afferma che la Chiesa non ha il potere di benedire le unioni irregolari, siano omosessuali o siano adulterine, l’ultima Dichiarazione sembra dire il contrario, ammettendo la possibilità di benedire queste unioni, sia pur sotto certe condizioni.

Per sciogliere la contraddizione, l’ultimo Documento, che di fatto ammette la benedizione di queste unioni, come ho chiarito nel mio precedente articolo su questo argomento e come vedremo ancora in questo, distingue «coppia» da «unione», dicendo che la Chiesa benedice la coppia ma non l’unione.

Ora io ritengo che non sia necessario ricorrere a questa distinzione troppo sottile per giustificare la benedizione, benché detta distinzione abbia una sua plausibilità, che vedremo, ma la cosa essenziale da fare, come ho già spiegato nel mio articolo, è distinguere nell’unione o coppia che dir si voglia il lato buono da quello cattivo, il peccaminoso dall’onesto.

Il difetto sia dei genderisti che dei conservatori  nel considerare l’unione è quello di vederla non nella sua concreta realtà e complessità, non con occhio critico capace di distinguere il positivo dal negativo, il buono dal cattivo, il pregio dal difetto, ma viene considerata in blocco, come fosse un tutto unico e semplice, come se si trattasse di una categoria astratta o di un predicato logico, il concetto di qualcosa di semplice e indistinto, che come tale non può essere che positivo o negativo, non potendo ad un tempo essere un misto di positivo e negativo. Ciò che è peccato non può essere lecito (conservatori) e ciò che è buono non può essere cattivo (genderisti).

Questo è vero, ma il problema è che né gli uni né gli altri capiscono e riconoscono che certe realtà o condizioni o situazioni umane concrete, certi rapporti o le relazioni fra le persone non sono categorie astratte, cose riducibili ad un unico concetto o giudizio, cose per le quali si possa esprimere un giudizio categorico, netto, tagliente e globale, senza precisazioni o riserve. Nasce allora un giudizio semplicistico, di per sé chiaro, ma che non rispecchia la realtà nella sua complessità e nella sua situazione e quindi non rende giustizia alle persone nei loro pregi e nei loro difetti.

Succede allora che mentre per i genderisti l’unione omosessuale è semplicemente buona, senza niente di cattivo, per i conservatori è semplicemente cattiva, senza niente di buono. Sbagliano gli uni e gli altri. La Fiducia supplicans e la presente Nota esplicativa si pongono in una posizione di equilibrio e di discernimento critico, basandosi sulla concretezza della situazione umana dei conviventi, e distinguendo nel loro rapporto o unione o relazione o amicizia che dir si voglia il lodevole dal biasimevole, il vizioso dal virtuoso, il male dal bene, l’onesto dal disonesto, ciò che va promosso da ciò che va tolto, ciò che può essere benedetto da ciò che non può essere benedetto.

L’incapacità di vedere il positivo in una relazione umana peccaminosa o in un’unione irregolare, la tendenza a considerare il peccatore, l’adultero o il sodomita come fossero un peccato sussistente, la sostanzializzazione del peccato confuso con la sostanzialità della persona creata ad immagine di Dio, partecipe della vita divina, nonostante i suoi peccati, tutto ciò è il sintomo di una errata concezione del peccato e quindi del male.

Si trascura il fatto che il male non potrebbe esistere se non ci fosse il bene. Per questo, occorre sì saper riconoscere il male, ma bisogna fare attenzione nella condotta o nella situazione o nell’unione fra due persone a non vedere solo il male, come se tutto il loro essere ed agire si risolvesse nel peccare, come se i due e la loro unione fossero peccati sussistenti e permanenti.

Infatti pensare così è una gravissima menzogna ed è un’offesa gravissima a Dio creatore di quelle persone, le quali in quanto persone sono ontologicamente, anche se non moralmente, buone e quindi amabili ed amate da Dio, fossero anche all’inferno.  Il male che c’è in loro, il loro peccato o il loro vizio o il loro stato difettoso o irregolare, esistono in quanto sono privazione di qualcosa che dovrebbe appartenere a loro, alla loro unione e alla loro condotta. Ma il male toglie solo una parte del bene che gli fa da soggetto e può esistere solo in quanto rimane questo soggetto di per sé buono. Un male che togliesse il soggetto annullerebbe se stesso. Nel paziente malato di cancro che muore di cancro, il cancro non esiste più, ma perché è lo stesso paziente che non esiste più!

Una seconda novità della Nota sono le disposizioni pastorali e prudenziali date ai vescovi che avessero difficoltà ad applicare o a far applicare la Fiducia supplicans o perché incontrano opposizioni che denotano incomprensione o perché l’applicarla sarebbe pericoloso per loro e per gli stessi omosessuali a causa dell’esistenza nel loro paese di una legislazione persecutrice nei confronti degli omosessuali. In questi casi la Nota consiglia di rinunciare per il momento all’applicazione della Dichiarazione in attesa del momento adatto.

Un terzo punto sul quale insiste con forza la Nota è la netta ricusazione dell’accusa fattale da molti di eresia, di bestemmia e di apologia della sodomia. Al riguardo la Nota ribadisce, come aveva già fatto la Dichiarazione, che le norme dell’etica sessuale insegnate finora dalla Chiesa non cambiano.

Tuttavia, anche in questo documento il termine «sodomia» non compare mai. È chiaro che il riferimento alla sodomia è presente quando si parla di peccato o di uno stato di vita incompatibile con quello approvato dalla Chiesa o di legami non consoni all’etica cristiana o unioni irregolari.

Questa reticenza sembra dettata dall’intento di evitare un’espressione umiliante: ma d’altra parte perché non chiamare le cose col loro nome? Il termine «sodomia» è un termine chiaro e preciso consacrato dalla scienza morale. Non ha forse la morale, come ogni scienza, diritto al proprio vocabolario?  Forse che il medico ha ritegno a formare una diagnosi di insufficienza renale o di polmonite o di cirrosi epatica? Teme di offendere il paziente? Parlare di sodomia è forse omofobia?

Cristo, infatti, non si è presentato come un medico? Forse che il cristiano teme di guardare la realtà in faccia sapendo di essere nelle mani di un buon medico? Dicano piuttosto i genderisti – e questo è molto preoccupante – che non vogliono sentir parlare di sodomia come peccato, anormalità o come vizio e la si vorrebbe ascrivere come una pura e semplice scelta sessuale come un’altra. Ora però, chi legge con benevolenza e senza pregiudizi passatisti la Nota del DDF, si accorgerà che essa non dà spazio alcuno a storture di questo genere.

Se però la Nota avesse ribadito con chiarezza la condanna della sodomia da parte della Chiesa e il perché di tale condanna, credo che avrebbe evitato la strumentalizzazione della Fiducia supplicans da parte dei modernisti, nonchè i malintesi e le reazioni indignate dei conservatori e dei filolefevriani. Il linguaggio velato e allusivo della Nota sembra non preoccuparsi di scandalizzare i tradizionalisti e nascondere un certo rispetto umano o timore delle reazioni genderiste, che non è di costume della materna franchezza della Santa Madre Chiesa. Lo scandalo dei conservatori non è solo scandalo farisaico, ma anche scandalo di fratelli in buona fede che sono rimasti indietro e che hanno bisogno di essere illuminati e fatti avanzare.

Permanenza di fatto e permanenza di diritto

Nella vita presente, indipendentemente dall’essere eterosessuali od omosessuali,   ci sentiamo attirati gli uni dagli altri o inclinati affettivamente gli uni verso gli altri ad avviare  rapporti stabili per una duplice forma di attrazione-inclinazione affettiva, alla quale è difficile benché possibile resistere: o si tratta di inclinazioni alla virtù, poste nella nostra natura da Dio, che vuole la loro soddisfazione, oppure si tratta di inclinazioni anormali o al vizio, conseguenti al peccato originale.

Le une e le altre sono stabili e permanenti e spingono la volontà ad acconsentire e a soddisfarle. La loro spinta può essere tale, che la volontà, pur restando libera e responsabile dei suoi atti e delle sue scelte, può aver l’impressione di essere trascinata e quasi costretta a soddisfarle, sicchè, in caso di buona inclinazione, il soggetto si sente dolcemente trascinato verso il bene[1], spinto dallo Spirito Santo, ma in caso di inclinazione al peccato, il soggetto onesto, come dice San Paolo (cf Rm 7, 25-24), si sente quasi costretto a far quel male, che, se fosse pienamente padrone di se stesso, non farebbe.

Inoltre, le inclinazioni naturali possono essere deboli e siccome possono non essere gradite alla nostra concupiscenza o alla nostra libidine, possono sembrarci innaturali. Per questo può sembrarci lecito non accontentarle. Viceversa, le inclinazioni cattive o innaturali, che inclinano al vizio e al peccato, attesa la violenza di una cattiva passione quasi irresistibile o abitudini viziose o una cattiva educazione morale o l’ignoranza invincibile, possono sedurci, sembrarci naturali e quindi può sembrare lecita la loro soddisfazione. Se poi ci accorgiamo che Dio le disapprova, stante la nostra cattiva volontà, può capitare che lo prendiamo in odio e diventiamo atei, per avere una scusa per fare quello che vogliamo noi.

Occorre dunque fare attenzione alla differenza fra la permanenza dell’unione matrimoniale e quella delle unioni irregolari. Nell’un caso come nell’altro esiste una permanenza, ma mentre nel caso del matrimonio la permanenza del vincolo è da perseguire con tutto l’impegno della volontà come un bene di valore sommo, per cui tale permanenza dev’essere oggetto di una volontà inflessibile, poiché il vincolo è sacro e indissolubile, da cui il dovere assoluto di una fedeltà indefettibile fino alla morte, tanto che il vincolo è destinato a permanere per sempre nella vita futura oltre la morte, nel caso dell’unione irregolare, la permanenza del vincolo, che non è voluto da Dio ma conseguenza del peccato originale, non può essere perseguita dalla volontà come fosse meta voluta da Dio nel piano creatore dell’uomo e della donna, ma, essendo un’inclinazione sensibile permanente con le caratteristiche del  vizio, richiede di per sé di essere eliminata, per cui, in forza della sua pressione psicoemotiva, è oggetto d’indulgenza, con la prospettiva di una graduale estinzione grazie all’esercizio delle virtù e all’effetto stesso della benedizione.

Occorre tuttavia tener presente che la benedizione non è condizionata dalla previa ingiunzione fatta dal sacerdote alla coppia di estinguere o interrompere immediatamente la loro relazione in quanto peccaminosa. Né il sacerdote può presumere che ogni coppia che gli si presenta sia animata dalla decisione di interrompere il rapporto. Il desiderio nel sacerdote che la coppia sia mossa da simili intenzioni è bello, ma per lo più è semplicemente utopico ed irrealistico. La coppia desidera che venga benedetta la sua unione, il suo legame.

Con tutto ciò, si può sempre dire che in linea di principio il sacerdote potrebbe anche chiedere ai due di prendere subito una simile decisione. Ma bisognerebbe che fosse illuminato da una grazia straordinaria, tale da poter intuire che la sua richiesta possa essere accolta. Ora, non tutti i sacerdoti sono San Pio da Pietrelcina.

Occorre invece che il sacerdote abbia quel realismo del quale ho appena parlato, realismo che tiene conto dell’allacciamento di fatto invitabile, in molti di noi, conseguente al peccato originale, di legami interpersonali, a coppia o a più contraenti, i quali legami non sono la libera applicazione di autentiche inclinazioni sociali dipendenti dalla natura sociale dell’uomo voluta e creata da Dio, ma si tratta di accoppiamenti stabili, più o meno durevoli, che sorgono non tanto per una libera scelta motivata da autentiche esigenze naturali, conformi ai fini della natura umana stabiliti dalla ragion pratica e da Dio, ma sorgono per il cedimento non del tutto volontario a impulsi psicoemotivi pressoché irresistibili e continuativi, che attirano fortemente la sensibilità ed eccitano violente passioni erotiche, sicchè due soggetti che sperimentano simile reciproca attrattiva, sono spinti quasi irresistibilmente, provando un forte piacere etero od omosessuale, a decidere di vivere assieme. Così si formano le coppie irregolari, adulterine, concubinarie ed omosessuali.

Pertanto il sacerdote che avverta umilmente di non possedere speciali carismi, non per questo non può essere un ottimo e santo pastore, ma non può ordinariamente confidare in simili grazie straordinarie e deve quindi attenersi alla comune prudenza pastorale, che lo obbliga a ritenere che il legame col quale i due sono congiunti, per quanto presenti un aspetto di peccato, non può essere subito sciolto. Sarebbe chiedere troppo.

Dunque nel benedire deve presupporre che i due, non si sa per quanto, resteranno insieme. Non si tratta affatto di approvare, ma di tollerare. E i due devono saperlo. Essi stessi devono vedere il loro legame, per quanto piacevole, con sopportazione, non con approvazione.

Non è escluso, però, che un effetto della benedizione, considerando la grazia che contiene, ispiri loro la volontà di cessare di peccare di sodomia, il che non significa necessariamente interrompere il rapporto, ma purificarlo, facendo emergere quel positivo che è stato benedetto dalla benedizione.

Pretendere invece, un’immediata, definitiva ed efficace astensione del peccato sarebbe, come dice Gesù, un mettere sulle spalle della coppia un carico troppo pesante. Occorre ricordare che la condanna del peccato non è affatto incompatibile col dovere della tolleranza, dell’indulgenza e della misericordia.

Che fare, allora? Augurare di esser fedeli al loro patto? La benedizione serve per questo? Deve benedire l’unione? Ecco la domanda cruciale. Hanno o non hanno un dovere di fedeltà reciproca?

Che cosa s’intende per unione di due persone?   

La Nota del 4 gennaio distingue coppia da unione per dire che si benedice la coppia e non l’unione. Secondo me, come ho già indicato nel mio articolo precedente, era meglio distinguere nell’unione il positivo dal negativo, come farò adesso.  

Bisogna dire però che effettivamente coppia non dice chiaramente ed esplicitamente unione. Tuttavia mi chiedo come fa ad esistere una coppia se non è unita da un patto o da qualcosa di comune o da un’affinità o da un convergenza d’interessi e quindi se non c’è un’unione. Vediamo allora il significato dei due termini nel nostro comune sentire.

Diciamo allora che poiché siamo tutti persone umane create da Dio e come tali portate ad agire bene, di fatto anche i più cattivi tra noi compiono anche azioni buone. Ma nel contempo siamo tutti peccatori, per cui siamo anche tutti portati a peccare e di fatto peccano anche i più buoni.

Quando due persone umane entrano in relazione fra loro, anche la relazione assume questo duplice volto: non è mai del tutto cattiva e non è mai del tutto buona. In essa c’è il bene causato dalle buone qualità o dalle virtù dei due e c’è il male causato dalle tendenze cattive o dai vizi.

Se di una persona o una relazione diciamo che è buona, diciamo così perché in esse prevale il bene; se diciamo che sono cattive è perché prevale il male. Così se diciamo che una relazione o unione omosessuale è cattiva o peccaminosa, non per questo non presenta lati buoni. L’unione può essere onesta o disonesta. In ogni unione umana, anche la più onesta, esistono lati negativi ed anche nella più perversa, esistono lati buoni.

Nessuno di noi pecca in tutto quello che fa e compie sempre e solo azioni buone senza mai peccare. Questo era il privilegio solo di Gesù e Maria. Quindi il discernimento del buon pastore sta nel distinguere in ogni coppia e in ogni unione quanto c’è di buono, per promuoverlo e quanto c’è di peccaminoso per aiutare la coppia ad evitarlo e a toglierlo.

Alcuni sono dell’avviso che si possano benedire le persone singolarmente, ma non l’unione in quanto irregolare. Senonchè, se è vero che la relazione che ha per effetto l’unione sia distinta dalla persona soggetto della relazione, non è possibile considerare se non in modo astratto una persona isolatamente dalle sue relazioni con altre persone.

Ma qui siamo davanti a due persone concrete che sono in relazione fra di loro. Per evitare il rischio di benedire l’aspetto peccaminoso della loro relazione non è necessario dire: fermiamoci a benedire la singola persona, perchè, trattandosi di una persona concretamente attiva, la benedizione non può non estendersi alla relazione con l’altro. Il punto da tenere presente è che la grazia della benedizione ovviamente tocca l’aspetto sano, mentre difende dal peccato.

Unione secondo natura e unione contro natura.

Molto importante è anche questa distinzione. C’è chi non vuol sentir parlare del peccato di sodomia come di «peccato contro natura». E invece, se riflettiamo e non ci lasciamo prendere dall’emotività, vedremo che questa espressione è esattissima.

Infatti la prima forma di unione si verifica quando i due obbediscono all’istinto sessuale, che spinge maschio e femmina ad unirsi tra loro. È detta secondo natura, perché obbedisce ad un’inclinazione essenziale alla natura animale dell’uomo. La seconda si verifica quando i due obbediscono ad un istinto che non è naturale, ma contrario all’inclinazione naturale.

L’unione secondo natura non per questo è un’unione moralmente onesta, buona o lecita. Anche l’unione fra due divorziati risposati è secondo natura, ma non per questo è moralmente onesta o sana, ma resta peccaminosa. Se in questa infatti è rispettata la legge della natura animale dell’uomo, non è rispettata la legge della natura razionale, per la quale il rapporto sessuale dev’essere compiuto all’interno del legittimo matrimonio, mentre diventa irragionevole dal punto di vista morale quello che è compiuto in una unione adulterina.

Se dunque il rapporto omosessuale è irragionevole, quindi moralmente cattivo per il semplice fatto di contravvenire alla legge animale dell’uomo, il rapporto extraconiugale è cattivo perchè, anche se attuato secondo la natura animale, è contrario ai fini della natura razionale.

Che cosa s’intende per coppia umana?

Fare coppia comporta una qualche unione; se no, non ci sarebbe motivo di stare insieme, di fare coppia. Dunque, che cosa s’intende con coppia? S’intende l’essere, lo stare o il vivere assieme in modo permanente o continuativo, libero ed intenzionale di due persone, tra le quali esiste un’attrazione reciproca fisica e spirituale e la condivisione di idee, beni, interessi, fini ed attività comuni, a prescindere dall’onestà o disonestà della condotta morale della coppia.

La coppia umana è l’associazione stabile, libera e volontaria di due persone di diverso sesso o del medesimo sesso, che si ritrovano proporzionate ed affini l’una all’altra e quindi innamorate l’una dell’altra, due persone che si sono unite fra di loro, e vogliono essere fedeli l’una all’altra in forza di un patto stabilito sulla base di un comune progetto d’azione o di vita.

Se questa coppia costituisce un’unione matrimoniale o di amicizia, è senz’altro lodevole ed onesta o moralmente buona e lecita. Se invece è di carattere omosessuale, in quanto comportante il rapporto sessuale, è moralmente cattiva e proibita.

La Nota del 4 gennaio distingue, come abbiamo visto, coppia da unione. Mi pare che essa col primo termine intenda riferirsi al semplice fatto materiale di due persone che vivono e stanno assieme, mentre il termine unione indica l’agire permanente di queste persone. Si capisce allora come la Nota, che si propone di dare un giudizio morale e non semplicemente di constatare dati di fatto, disapprova l’agire in quanto peccaminoso, mentre nulla ha da dire sul semplice dato materiale di fatto dello stare assieme.

Coppia regolare e coppia irregolare

La Fiducia supplicans parla inoltre di coppie «irregolari». Che cosa s’intende? Coppie che non vivono secondo le regole o leggi del matrimonio, ma in una forma di unione che non soddisfa pienamente la sua natura e le sue finalità. Questa regola di condotta è fondata in ragione e corrisponde al dettato del VI Comandamento dell’etica biblico-cristiana.

Questa regola ha un valore assoluto e non negoziabile perchè è immagine dell’amore divino, per cui la sua trasgressione è intrinsecamente male e non ammette eccezioni. Si tratta di una determinazione della ragion pratica basata sui fini della natura umana nella doppia modalità maschile-femminile.

È chiaro che questa distinzione suppone un’etica nella quale esistono obblighi assoluti o atti assolutamente obbligatori e proibizioni assolute o atti assolutamente proibiti, ovvero esistono atti intrinsecamente buoni, il bonum honestum, ossia buoni per essenza, ed atti intrinsecamente cattivi, ossia cattivi per essenza: buoni e cattivi, quindi, sempre, necessariamente, universalmente e in tutti i casi, senza eccezione.

Obblighi assoluti ed obblighi relativi

Nella visione etica fondata sulla ragion pratica, quale quella che è stata assunta dal cristianesimo, l’applicazione della legge morale naturale è assolutamente obbligatoria perché il fine dell’agire umano è il bene assoluto. Considerando così la gerarchia dei valori, può essere ragionevole sacrificare un valore inferiore ad uno superiore. Ma quando c’è in gioco il valore supremo, che è Dio e il prossimo creato a sua immagine, l’obbligo diventa assoluto e non ammette eccezioni.

Ora la sessualità umana, uomo e donna, benché appartenente di per sé al piano dell’animalità, quindi un valore basso, è sostanzialmente relativa al piano dello spirito ed è così connessa al bene della persona uomo e donna, che modalizza lo spirito umano in due specie differenti e reciprocamente complementari maschio e femmina[2]. E per questo il piano divino originario prevede che uomo e donna siano «una sola carne» (Gen 2,24). In forza di ciò la comunione uomo-donna è un obbligo assoluto secondo le possibilità e la vocazione di ciascuno, sicchè la sua infrazione, menomazione o frustrazione è un intrinsece malum.

Se l’omofobia è peccato in quanto disprezzo della persona dell’omosessuale, l’eterofobia è peccato in quanto disprezzo del valore assoluto della sessualità, si attui nella forma del rigorismo, falsa disciplina del sesso, come in quella del lassismo, falsa fruizione del sesso.

Per questo l’applicazione del precetto morale in campo sessuale, che è obbligo assoluto, non ammette eccezioni, così come per ottenere la somma 4 è assolutamente obbligatorio sommare quattro unità, né il risultato della somma delle quattro unità può fare eccezione, dando un risultato che non sia 4. In questo senso il ragionare morale assomiglia a quello matematico, con la differenza che mentre in matematica non è possibile calcolando contraddire al risultato del calcolo, salvo che l’errore sia voluto o dovuto a una svista, in morale, benchè il precetto sia certo e dimostrato come in matematica, è possibile nell’azione disobbedire alla legge morale. Il ragionare è essenziale tanto alla morale quanto alla matematica.

L’eccezione è possibile e lecita nei doveri inferiori o nella legge positiva, laddove capita un caso nel quale è bene non osservare o sospendere l’applicazione della legge o in nome di un’esigenza superiore o perché il caso che si presenta infirma il valore di una legge umana positiva. Passare col rosso per strada, se non passa nessuno, è un’eccezione alla legge che è permessa perché manca la condizione che rende ragionevole ed obbligatoria la legge, la quale ha senso solo in quanto si suppone che stia passando qualcuno. Ma non esistono motivi ragionevoli per far eccezione alla legge, come è quella naturale e divina, come per esempio che solo uomo e donna nella vita presente possono unirsi sessualmente in vista della procreazione.

Viceversa nell’etica genderista non esistono leggi morali universali ed immutabili, assolutamente obbligatorie senza eccezione, leggi che rispecchino una natura umana maschio e femmina, inviolabile e creata da Dio, perché per il genderismo  la norma morale è fissata da una semplice convenzione o decisione contingente della volontà del legislatore, fosse pure Dio nel divenire della storia e nella diversità delle culture, come si dà nel volontarismo di Ockham, per cui la volontà è libera di dichiarare buono ciò che in precedenza ha dichiarato cattivo.

È questa l’impostazione dei genderisti[3] e dei modernisti, come per esempio Alberto Maggi, i quali dichiarano che la Chiesa ha cambiato dottrina. Se così veramente fosse, ci sarebbe motivo di accusare il Papa di eresia. Ma, come ci hanno spiegato ripetutamente sia la Dichiarazione di tre anni fa, sia quella del dicembre scorso, così non è e la Chiesa mantiene la dottrina di sempre.

Nell’etica basata sulla conoscenza della natura umana come creata ad immagine di Dio, qual è l’etica cristiana, dato che la sua essenza specifica animal rationale è un universale che raccoglie sotto di sé la singolarità degli infiniti atti umani possibili e reali, la legge di questi atti, ossia la legge morale è concepita come un universale all’interno  del quale stanno gli atti singoli.

Ora, come non è concepibile che un singolare stia fuori del suo universale, ossia faccia eccezione all’universale sotto il quale si trova, così non è concepibile ed è una sciagura sotto le sembianze della libertà che un atto umano, per qualunque motivo, faccia eccezione ad una sua norma assoluta di legge naturale o divina, e si sottragga alla sua regola, per smarrirsi in una falsa autonomia che sarebbe in pratica schiavitù del peccato.

In questo quadro di considerazioni, occorre tener presente che la coppia irregolare resta una coppia della natura umana, dotata di una propria coscienza morale, che conserva, nonostante la realtà del peccato, una sua dignità che le deriva dal Creatore, il quale anche ad essa fa giungere le sue benedizioni. Ecco dunque il fondamento e il perché della benedizione impartita dalla Chiesa, che in nessun modo significa avallo o approvazione o tolleranza per uno stato di vita che contrasta col piano divino della creazione, ma, al contrario, dona energia e speranza per una sua graduale normalizzazione.

Fine Parte Prima (1/2)

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 7 gennaio 2024

Alcuni sono dell’avviso che si possano benedire le persone singolarmente, ma non l’unione in quanto irregolare.

Ma qui siamo davanti a due persone concrete che sono in relazione fra di loro. 

Il punto da tenere presente è che la grazia della benedizione ovviamente tocca l’aspetto sano, mentre difende dal peccato.

Occorre tener presente che la coppia irregolare resta una coppia della natura umana, dotata di una propria coscienza morale, che conserva, nonostante la realtà del peccato, una sua dignità che le deriva dal Creatore, il quale anche ad essa fa giungere le sue benedizioni. Ecco dunque il fondamento e il perché della benedizione impartita dalla Chiesa, che in nessun modo significa avallo o approvazione o tolleranza per uno stato di vita che contrasta col piano divino della creazione, ma, al contrario, dona energia e speranza per una sua graduale normalizzazione.

Immagini da Internet


[1] Come dice Sant’Agostino: «amor meus, pondus meum»: l’amato è come una calamita, che ci attira quasi irresistibilmente a lui, sia nella giustizia che nel peccato.

[2] Vedi Sulla differenza fra l’anima dell’uomo e quella della donna, in L’anima nell’antropologia di San Tommaso d’Aquino, Atti del Congresso della SITA, del 2-5 gennaio 1986, Editrice Massimo, Roma 1987, pp.227-234.

http://www.arpato.org/studi.htm

http://www.arpato.org/testi/studi/sulladifferenza_cavalcoli.pdf

[3] Il Santo Padre, nel recente discorso al Corpo Diplomatico, ha accennato a questo tema di somma importanza: “La via della pace esige il rispetto dei diritti umani, secondo quella semplice ma chiara formulazione contenuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui abbiamo da poco celebrato il 75° anniversario. Si tratta di principi razionalmente evidenti e comunemente accettati. Purtroppo, i tentativi compiuti negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti rispetto a quelli originalmente definiti e non sempre accettabili, hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali. Tali colonizzazioni ideologiche provocano ferite e divisioni tra gli Stati, anziché favorire l’edificazione della pace.”

https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2024/january/documents/20240108-corpo-diplomatico.html

 

17 commenti:

  1. "Il difetto sia dei genderisti che dei conservatori nel considerare l’unione è quello di vederla non nella sua concreta realtà e complessità, non con occhio critico capace di distinguere il positivo dal negativo, il buono dal cattivo, il pregio dal difetto, ma viene considerata in blocco, come fosse un tutto unico e semplice, come se si trattasse di una categoria astratta o di un predicato logico, il concetto di qualcosa di semplice e indistinto, che come tale non può essere che positivo o negativo, non potendo ad un tempo essere un misto di positivo e negativo. Ciò che è peccato non può essere lecito (conservatori) e ciò che è buono non può essere cattivo (genderisti)".

    Questo suo passaggio, padre Cavalcoli, rivela ancora una volta la mancanza di habitus filosofico in coloro che lei indica generisti e conservatori. E questo io lo estenderei ai Vescovi, e anche ai Cardinali (e anche agli ex prefetti di dicastero, come Müller e Sarah), che si sono espressi contro i supplicans di Fiducia (definendola addirittura "eresia"). Non riescono a vedere la realtà nella sua complessità umana, che non è semplicemente buona o cattiva, ma una complessa miscela di aspetti positivi e negativi. In altre parole: sono degli sciocchi fundamentalisti, in un certo senso "cartesiani", come i lefebvriani, che hanno sempre bisogno di "idee chiare e distinte" per non turbare la falsa tranquillità della loro coscienza farisaica, che vuole vedere tutto semplicemente diviso in puro grano e puro lolio.

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    1. Caro Silvano,
      ha compreso benissimo il mio pensiero, anche se espresso con dolore, perché non è piacevole parlare dei difetti altrui. Ma lo vogliamo fare con amore e con giustizia, per aiutarli a realizzare una piena comunione con la Chiesa.

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  2. "Il difetto sia dei genderisti che dei conservatori nel considerare l’unione è quello di vederla non nella sua concreta realtà e complessità, non con occhio critico capace di distinguere il positivo dal negativo, il buono dal cattivo, il pregio dal difetto, ma viene considerata in blocco, come fosse un tutto unico e semplice, come se si trattasse di una categoria astratta o di un predicato logico, il concetto di qualcosa di semplice e indistinto, che come tale non può essere che positivo o negativo, non potendo ad un tempo essere un misto di positivo e negativo. Ciò che è peccato non può essere lecito (conservatori) e ciò che è buono non può essere cattivo (genderisti)".

    Questo suo passaggio, padre Cavalcoli, rivela ancora una volta la mancanza di habitus filosofico in coloro che lei indica generisti e conservatori. E questo io lo estenderei ai Vescovi, e anche ai Cardinali (e anche agli ex prefetti di dicastero, come Müller e Sarah), che si sono espressi contro Fiducia supplicans (definendola addirittura "eresia"). Non riescono a vedere la realtà nella sua complessità umana, che non è semplicemente buona o cattiva, ma una complessa miscela di aspetti positivi e negativi. In altre parole: sono degli sciocchi fundamentalisti, in un certo senso "cartesiani", come i lefebvriani, che hanno sempre bisogno di "idee chiare e distinte" per non turbare la falsa tranquillità della loro coscienza farisaica, che vuole vedere tutto semplicemente diviso in puro grano e puro lolio.

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    1. Caro Silvano,
      ha compreso benissimo il mio pensiero, anche se espresso con dolore, perché non è piacevole parlare dei difetti altrui. Ma lo vogliamo fare con amore e con giustizia, per aiutarli a realizzare una piena comunione con la Chiesa.

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    2. Per me, Sig. Silvano e Padre Cavalcoli, siete nell'errore. Prima di tutto i termini offensivi sono fuori luogo perché accusare di "mancanza di habitus filosofico" filosofi, teologi , pastori, cardinali, intellettuali e "semplici" (ma colte) persone in buona fede che usano la ragione non avvalora la discussione.

      Secondo, nessuno, che non la pensa come voi nega la complessità delle situazioni umane. Ma nessuno propone di giudicare le coscienze delle persone. Ci mancherebbe.

      Terzo, il documento é troppo confuso. Confusione: é la parola che usano tutti a prescindere dalla loro posizione. FS scontenta tutti. Già per questo motivo andrebbe quindi, secondo, me, rispedito al mittente.

      Quarto, Padre Cavalcoli, Lei ha scritto un libro sul buonismo. Non le pare che lo stia applicando ora per questo documento, mi scusi per la domanda diretta.

      Quinto.Il problema della questione é la distinzione fra persone e coppie o unioni. Come molti osservatori di tutti i livelli hanno osservato. il passaggio dal benedire le persone (cosa ammessa dalla Chiesa già prima) alle unioni o coppie non é per nulla chiaro. Si evince solo che questa é la visione pastorale del Santo Padre. Anche la creazione di un terzo tipo di benedizione non é spiegata, dicono gli esperti.

      Mi permetto di esprimere anche al Santo Padre la mia critica dicendo che sta commettendo un errore di governo lasciando fare ai singoli ministri di culto quello che pensano sia meglio di fare, ognuno all'insaputa dell'altro. Era già successo con Amoris Laetitia. La somma guida della Chiesa dovrebbe secondo me chiarire e indicare, invece, la retta via per tutti. Il Dicastero per la Dottrina della Fede avrebbe poi dovuto discuterne internamente e più a lungo nel nome della sinodalità tanto proclamata dal Santo Padre. Acuti osservatori, fanno notare che la Chiesa Anglicana ha subito lo stesso rischio di scisma con la rivolta delle chiese anglicane africane sullo stesso tema. Dove é finità l'esperienza secolare, la prudenza della Chiesa?

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    3. Caro Alessandro,
      1.
      il difetto filosofico, che io noto nei contestatori dei Documenti della Chiesa, è quello di scambiare il sostanziale con l’accidentale. Che cosa voglio dire? Che in queste unioni non si bada al sostanziale, che viene ignorato, mentre si sostanzializza l’accidentale, che è l’attività peccaminosa, fino ad arrivare a parlare di uno stato di peccato, come se il peccato non fosse un atto contingente, sopprimibile a volontà del peccato, che può sempre convertirsi mosso da Dio.
      Questa ignoranza di quello che è veramente sostanziale in queste unioni, fa sì che si veda in essa solo il peccato e si ignorino le qualità positive, create da Dio, che costituiscono le caratteristiche proprie delle persone che si trovano in quella relazione.
      Questa ignoranza spiega il fatto che molti non capiscono il perché di questa benedizione. Se invece riflettessero su questo lato positivo dell’unione, capirebbero il perché della benedizione, la quale ha il duplice scopo di potenziale le buone qualità e di aiutare la coppia a liberarsi dal peccato. È questo il senso del discorso che ha fatto il Card. Fernandez.

      2.
      Dunque, se si ammette la complessità della loro situazione umana, si viene a dire quello che ho appena detto, cioè si distingue il positivo dal negativo.
      Faccia tuttavia attenzione che coloro che parlano di “stato di peccato” hanno esattamente la pretesa di giudicare le coscienze, oltre alla sfiducia che queste persone possono cessare di peccare in qualunque momento esse lo vogliano, in un cammino di conversione, sostenuti dalla grazia di Dio.

      3.
      Il Documento non fa confusione al livello dei principi morali. Ribadisce la dottrina tradizionale della Chiesa e non legittima in alcun modo il peccato di sodomia.
      Quello che si può notare, come ho già detto, è un certo linguaggio basato sull’implicito e sul generico. Forse era meglio parlare esplicitamente di sodomia, cosa che purtroppo non è stata fatta. Ma quando il Documento parla di peccato, non ci vuole molto a capire che sottintende anche il peccato di sodomia.

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    4. 4.
      Il mio libro sul buonismo non si riferiva al magistero o alla pastorale di Papa Francesco, ma ai modernisti, come per esempio i rahneriani.
      La mia polemica è contro i genderisti, che, come ho dimostrato in un mio articolo precedente, sorgono da uno sfondo antropologico rahneriano.

      5.
      Non si può scindere la benedizione del singolo dalla benedizione della coppia. Infatti ognuno di noi non vive isolatamente, ma vive sempre con qualche rapporto sociale, che può essere di amicizia, di solidarietà, di lavoro, di cultura, oppure un rapporto familiare o coniugale, e così via.
      Come la persona si concretizza in un insieme di valori propri di ciascuna persona, così il relazionarsi della persona con l’altro è effetto dei valori di quella persona, e nello stesso tempo la persona riceve i valori della persona amata.
      Nello stesso tempo ogni coppia umana, anche la più sana, risente delle conseguenze del peccato originale, per cui il peccato non è mai assente. Questo peccato può essere di sodomia oppure di qualunque altro tipo. I Comandamenti sono 10.
      Poste queste premesse, non ci dovrebbe essere difficoltà a capire che nella fattispecie, ossia nel caso delle coppie irregolari, il benedire la persona non può essere scisso dal benedire il rapporto, la relazione, l’unione o l’amicizia tra i due, naturalmente con il riferimento agli aspetti positivi, che vanno potenziati, e alla presenza del peccato più o meno grave, che va eliminato.
      Per quanto riguarda la benedizione spontanea, della quale parlano i Documenti, è una benedizione che può essere impartita o dal sacerdote o da un laico, uomo o donna, che non ha carattere rituale secondo il formulario dei Sacramenti e dei Sacramentali.
      Che significato può avere questa benedizione spontanea? L’attenzione è posta soprattutto sulla forma, più che sul contenuto. Vuole significare il fatto che la benedizione sia adatta alla particolare situazione della coppia con quel discernimento che distingue il positivo dal negativo.
      In qualche modo la benedizione si apre al mistero dell’intimo delle anime, del loro rapporto con Dio, che non ancora è giunto alla perfezione morale di uno stile di vita del singolo e della coppia.

      Davanti a Documenti di questo livello il dovere di noi cattolici è quello dell’obbedienza fiduciosa, anche se faticosa, basata sulla fiducia nella autorità pastorale della Chiesa, che in questo caso non è infallibile.
      Per questo il Cardinale Fernandez ha detto ai Vescovi africani che, se per adesso per gravi motivi non giudicano opportuno applicare il Documento, sono dispensati dal farlo in attesa che si possano creare le condizioni per poterlo applicare.

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    5. La situazione in Francia mentre scrivo é la seguente: i vescovi della Diocesi di Rennes, con un documento di 4 pagine ben argomentato sullo stesso testo della FS concludono che bisogna benedire le persone e non la coppia: "é opportuno benedire in modo spontaneo, individualmente, ciascuna delle due persone formanti la coppia...che domandano la benedizione di Dio con umiltà e nel desiderio de conformarsi sempre di più alla sua santa volontà" (1 gennaio 2024).

      Il Consiglio permanente della Conferenza dei Vescovi di Francia, nel documento odierno di una pagina dice, "Il consiglio permanente riceve questa dichiarazione come un incoraggiamento ai pastori di benedire generosamente le persone che si rivolgono a loro domandando umilmente l'aiuto di Dio." Mi pare che senza dirlo esplicitamente, dicano di benedire le coppie. Forse. Non ho capito io bene.
      La Conferenza dei Vescovi Svizzeri già all'indomani, il 19 dicembre, si raggioiva imputando allo Spirto Santo questa apertura della Chiesa : " Le discussioni nello Spirito Santo, che hanno avuto luogo quest’anno nell’ambito del Sinodo sulla sinodalità, hanno aperto un ampio spazio in tal senso. Con la dichiarazione che è stata ora pubblicata, la Chiesa dimostra di aver riconosciuto e preso sul serio le preoccupazioni sinodali e, in linea con l’esortazione apostolica “Amoris laetitia”, sta adempiendo con coerenza alla sua missione pastorale per tutte le persone."

      Nella piccola comunità cattolica inglese si riporta che 500 preti hanno firmato una lettera dove si afferma che "queste benedizioni sono pastoralmente e praticamente inammissibili". (dal Catholic Herald, del 21 dicembre).

      In Italia, che io sappia, la CEI non si é ancora pronunciata. Il vescovo di San Remo, così ho letto, si é espresso contro la FS (salvo mio errore).

      La situazione in Africa e nel resto del mondo la conoscete.

      Questo quadro desolante é opera del Santo Padre Papa Francesco che ha voluto, pianificato e fatto di tutto in dieci anni per arrivarci. Questo é quanto diceva a Scalfari, secondo Repubblica del 28 dicembre 2013, "La rivoluzione di Francesco. Ha abolito il peccato": "È necessaria una conversione del Papato perché sia più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli. Non bisogna aver paura di abbandonare consuetudini della Chiesa non strettamente legate al Vangelo. Bisogna essere audaci e creativi abbandonando una volta per tutte il comodo proverbio "Si è sempre fatto così". Bisogna non più chiudere le porte della Chiesa per isolarci, ma aprirle per incontrare tutti e prepararci al dialogo con altri idiomi, altri ceti sociali, altre culture. Questo è il mio sogno e questo intendo fare".
      Qui c'é un capitano che guida un transatlantico a naso, nella nebbia. Altro che "habitus filosofico" e discorsi intellettuali....

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    6. Caro Alessandro,
      io credo che non sia il caso di informarsi sui vari pareri riguardanti questi documenti. L’importante è chiarire bene la questione e mettere in pratica quello che la Chiesa ci chiede.
      Io, nei miei articoli, mi sono sforzato di chiarire questi interventi della Chiesa, dissipando equivoci e confutando errori.
      Per quanto riguarda la distinzione tra benedizione personale e benedizione della coppia, si tratta di due benedizioni diverse: la benedizione personale riguarda interessi personali; la benedizione della coppia riguarda l’interesse comune della coppia, cioè la loro unione.
      Quindi bisogna in qualche modo accontentarli, però con molta delicatezza e chiarezza. Occorre cioè fare loro capire bene che non si benedice il peccato di sodomia, ma al contrario si benedice l’aspetto positivo della loro unione, mentre la benedizione serve anche ad aiutarli a correggersi dai loro peccati, tra i quali ovviamente c’è la sodomia, anche se in questi casi non c’è bisogno di nominarla.

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    7. Padre io l'ascolto. Però, per favore, scriva un articolo sullo Spirito Santo, e perché si manifesterebbe ai vescovi svizzeri che lo citano ma non a quelli africani che non lo citano per esempio.

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    8. Caro Anonimo,
      per quanto ne so i Vescovi svizzeri hanno accolto con favore la FS. Voglio credere che questo favore sia motivato dall’atteggiamento di misericordia, che emerge da questo Documento, e faccio fatica a credere che essi motivino la benedizione con una qualche tolleranza nei confronti della sodomia.
      Per quanto riguarda i Vescovi africani, la cosa che chiaramente emerge dal Comunicato stampa del DDF, è che i Vescovi africani, in alcuni Stati, temono una ritorsione da parte dell’autorità civile, a danno degli omosessuali e di se stessi, dato che in questi Stati c’è una legislazione persecutoria nei confronti degli omosessuali.
      Per quanto riguarda lo Spirito Santo non ho difficoltà a credere che sia presente sia tra i Vescovi svizzeri che tra i Vescovi africani.

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  3. Caro Padre, la sua insistenza nel pretendere dal Dicastero della Fede l'uso del termine "sodomia" non mi sembra né conveniente né corretta. Non stiamo discutendo sulle parole qui! Sarebbe una banalità. Non è sufficientemente compreso che per il Prefetto della Fede l'omosessualità attiva è un peccato? Lo riconosci lei stesso.
    Del resto, la Chiesa, nel corso della storia, si è evoluta e ha cambiato vocabolari o parole che, a seconda dei tempi, sembravano perdere la loro adeguatezza, o hanno cominciato ad usare altri termini più precisi. Ad esempio, il termine “purezza” ha smesso di essere usato ed è iniziato ad essere usato il termine “castità”.
    D'altronde il termine “sodomia” si riferisce ad un evento antico narrato dalla Bibbia (Sodoma e i suoi peccati), che oggi forse non è compreso da tutti.

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    1. Caro Dino,
      è vero che io mi sono accorto benissimo che quando il Card. Fernandez parla di peccato si riferisce alla sodomia. Ma il fatto è che purtroppo molti non l’hanno capito e credono che la benedizione supponga una legittimazione della sodomia.
      Se invece, a mio modesto giudizio, il Cardinale avesse nominato questo vizio col suo termine classico, tutto questo marasma che è venuto fuori non ci sarebbe stato, perché i passatisti, che ci tengono a condannare questo peccato, sarebbero rimasti soddisfatti, mentre i modernisti avrebbero perso il modo di strumentalizzare i Documenti del DDF.
      Quanto alla parola in se stessa, è ormai da parecchio tempo un termine proprio della scienza morale e quindi non c’è motivo di trovare un’altra parola.
      Quanto al riferimento alla città di Sodoma, il motivo è dato dal fatto che, secondo il racconto biblico, vi abitavano persone che praticavano la omosessualità.

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  4. Questa regola ha un valore assoluto e non negoziabile perchè che è immagine
    errata corrige:
    Questa regola ha un valore assoluto e non negoziabile perché è immagine

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  5. Contra factum argumentum non tenet.

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