31 maggio, 2023

La pace come effetto della vittoria sul nemico - Seconda Parte (2/3)

 La pace come effetto della vittoria sul nemico

Seconda Parte (2/3) 

La pace è la messa in pratica

della verità morale conosciuta dall’intelletto

Passando poi dal teorico al pratico, vorrei far presente che, trattando della pace, l’antinomia non può essere punto di riferimento e quindi principio di pace per il suo essere incompatibile con la vera pace. La pace non nasce dall’antinomia ed esclude l’antinomia per definizione, ma nasce semmai dalla sua soluzione. Ciò peraltro nulla ha a che vedere col principio romano si vis pacem para bellum, che esamineremo più avanti.

La pace è coerenza ed effetto della concordia, della convergenza, della coerenza, della somiglianza, della mutua comprensione, della proporzione, della comunione, sia pur nelle diversità, non delle antitesi, dei dissidi, dei dissensi, dei litigi, dei conflitti e delle antinomie, che ne sono l’esatto contrario. La vera sintesi è sintesi del compatibile, del corrispondente, del differente, del diverso e del compossibile, non dell’inconciliabile e del contradditorio. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-pace-come-effetto-della-vittoria-sul_31.html


La dialettica non riguarda la determinazione dei valori fondamentali del sapere e della morale, della ragione e della fede, dell’umanità e della realtà, della metafisica e della religione, dove invece si danno certezze assolute, oggettive, universali. Questi sono i valori, che Benedetto chiamava «non negoziabili», in base i quali si può costruire la pace nei cuori e nella società.

La dialettica è un confronto di idee o di tesi circa le quali nessuno dei due dialoganti è certo di essere nella verità, ma entrambi esprimono una semplice opinione…  nell’intento comune di cercare la verità e di ottenere la scienza, proprio mediante un prudente e leale dibattito.


Il grave errore di Kant in questo campo è il parlare che fa di «dialettica trascendentale», e di «antinomie della ragion pura», come se in metafisica, in filosofia naturale, in antropologia, in morale, e in teologia naturale la ragione si trovasse in uno stato insuperabile di impotenza o di perplessità o dubbio senza poter sapere quale è la verità tra le due tesi contradditorie sulla medesima questione di fondo, che mette in gioco il senso della vita e il destino dell’uomo.

Questa è una cosa intollerabile. È vero che poi Kant, per dar certezza morale interviene con un colpo di mano della volontà, la cosiddetta «ragion pratica», che è poi una ragione indipendente dalla Ragione divina. Ma la persona che ama la verità in questioni così fondamentali non può affatto sentirsi soddisfatta di questo volontarismo senza fondamento cognitivo, che sa molto di imposizione dittatoriale, tanto più che la verità non è così inaccessibile come crede Kant, ma la si apprende solo che ci si accosti al realismo biblico e tomista.

Immagini da Internet

29 maggio, 2023

La pace come effetto della vittoria sul nemico - Prima Parte (1/3)

 

 La pace come effetto della vittoria sul nemico

Prima Parte (1/3)

Il timore del Signore fa fiorire la pace

Sir 1,16

Che cosa è la pace

Esiste una convinzione diffusa negli ambienti pacifisti che il trattare di pace, il discutere di come ottenere, praticare e conservare la pace deve lasciar fuori dai nostri discorsi il discutere sulla guerra, dopo che ne abbiamo pronunciata una generica condanna senza appello, come se nulla la guerra avesse a che fare con la pace se non per escluderla assolutamente, così come nel far le lodi della vita supponiamo il rifiuto della morte o trattando di un cibo sano escludiamo il pensiero di un cibo avariato.

Ora, senza negare che la pace sia il contrario della guerra e che tutti sentono la pace come amabile e la guerra come odiosa, se riflettiamo seriamente come vorrei proporre brevemente al Lettore di questo articolo sulla vera natura della pace e sulla vera natura della guerra, ci accorgeremo che esse non sono del tutto prive di rapporti, come a tutta prima può sembrare e che capire quali sono i loro rapporti viene a tutto vantaggio dell’acquisto della vera pace e serve ad evitare la guerra. 

Continua a leggere:

 https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-pace-come-effetto-della-vittoria-sul.html


L’uomo può edificare la pace attorno a sé, in quanto l’ha già in sé. Se non è in accordo con se stesso, se le passioni fanno guerra all’anima, se l’emozione la vince sulla volontà, se l’idealismo e la fantasia prevalgono sul realismo e sul dato dell’esperienza, se non è deciso e coerente nella scelta di Dio contro Satana, ma oscilla tra l’uno e l’altro e serve due padroni

Le concezioni volontariste non sono fatte per promuovere la pace, perché essa è l’applicazione nei fatti di ciò che è concepito dall’intelletto. Posizioni come quella di Blondel, il cui estremo è rappresentato dal volontarismo di Nietzsche, che pretendono che non sia la ragione e l’intelletto a dire che cosa è vero, vengono sostanzialmente a sostituire il sentimento e l’emozione alla volontà ed al libero arbitrio, perché, se il nostro sapere morale non è illuminato dall’intelletto, non resta che ricorrere al senso e all’immaginazione

La volontà non è mossa dalla volontà o dall’emozione, ma dall’intelletto possibilmente colto. Non si tratta certo di fare delle lezioni di teologia morale. Si possono anche solo lanciare slogan o semplici appelli, come tante volte ha fatto Papa Francesco, che si ispira allo stile di Cristo stesso.

Vediamo come i detti icastici del Vangelo o di San Paolo o San Giovanni sono oggi come 2000 anni fa più efficaci che mai a scuotere la coscienza degli uomini e lo saranno fino alla fine del mondo.

Immagini da Internet

28 maggio, 2023

Ci stiamo smarrendo - Il caso del Gesuita Paolo Gamberini - Seconda Parte (2/2)

 

 Ci stiamo smarrendo

Il caso del Gesuita Paolo Gamberini

 

Seconda Parte (2/2)
 

La dottrina trinitaria e la purificazione dell’immagine di Dio 

 

14. La dottrina trinitaria come metafora tra Dio e il mondo permette di trascendere le forme non duali della relazione tra Dio e mondo. Bisogna trascendere le forme antropomorfizzanti con cui è stato pensato, immaginato e anche creduto Dio.

Ob. – La dottrina trinitaria non mette in gioco delle metafore antropomorfiche se non in via simbolica e subordinata e a fini pedagogici, come per esempio quella del “paraclito” (avvocato) o del “fuoco” o della “colomba” (lo Spirito Santo) o del maestro (“vi insegnerà”). Ma il suo contenuto non può essere afferrato se non mediante nozioni metafisiche, come quella della persona, della sostanza, della natura, dell’essenza, della sussistenza, dell’essere, della relazione, ecc. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/ci-stiamo-smarrendo-il-caso-del-gesuita_27.html

16. L’interpretazione metaforica della dottrina trinitaria permette, infine, di ripensare cosa significa dire che Dio è persona e personale, e infine l’identità tra il vedere Dio e diventare Dio. 

 

Ob. - L’interpretazione metaforica della dottrina trinitaria porta a scambiare, come ho detto, il mistero trinitario per uno spettacolo della TV per ragazzi. Se io divento quel Dio che vedo, vuol dire che quel Dio non è il vero Dio, ma un parto della mia immaginazione col quale, come diceva Feuerbach, ipostatizzo quelle qualità umane che non ho consolandomi di immaginarle come se le avessi realmente.

Il messaggio conciliare esorta, come la Divina Commedia, un’umanità smarrita a ritrovare il cammino verso Dio meditando sulle conseguenze infernali del peccato, sul valore purificatorio della penitenza e sulla gioia della vita eterna. 

Noi Domenicani insieme con i Gesuiti siamo chiamati a completarci e a correggerci a vicenda nell’indicare all’umanità smarrita questo cammino del ritorno a Dio.

 
Immagini da Internet:
- Santissima Trinità, Chiesa della Santissima Trinità, Pratola Peligna
- Strada, Bob Dylan

27 maggio, 2023

Ci stiamo smarrendo - Il caso del Gesuita Paolo Gamberini - Prima Parte (1/2)

 Ci stiamo smarrendo

Il caso del Gesuita Paolo Gamberini

Prima Parte (1/2)

 

           Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai in una selva oscura,

            chè la diritta via era smarrita

Dante, Inferno, Canto I,v.1

Un mio amico mi ha inviato con richiesta di un parere il testo* di un articolo del Gesuita Paolo Gamberini dal titolo Aggiornare Dio, pubblicato su Rocca n.14 del 15 luglio dell’anno scorso.

https://www.alzogliocchiversoilcielo.com/2023/02/paolo-gamberini-aggiornare-dio.html (riportato dal blog AlzogliOcchiversoilCielo).

Si tratta della proposta di un nuovo concetto di Dio adatto ai nostri tempi. Ho ovviato alla richiesta dell’amico dividendo in brani lo scritto del Gamberini. A ciascuno di essi faccio le mie obiezioni. E secondo questa impostazione voglio presentarlo anche ai Lettori, pensando che lo trovino interessante. 

 

Dice Padre Paolo Gamberini:

 

«Il titolo del mio nuovo libro Deus. DuepuntoZero. 2.0 suggerisce un aggiornamento, un update, del concetto di Dio. Il sottotitolo al libro è ripensare la fede nel post-teismo. 


Continua a leggere:

 

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/ci-stiamo-smarrendo-il-caso-del-gesuita.html

 


10. Il Gesù risorto diventa e appare come il Cristo. La distinzione tra «Gesù» e «Cristo» permette una comprensione del termine «Cristo» in chiave cosmica, per cui ci si riferisce con tale termine non solo all’incorporazione dei credenti nel Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma – seguendo Teilhard de Chardin e Karl Rahner – l’unità di materia e spirito, divino e umano.

Ob. - Purtroppo in Rahner e in Teilhard non è corretto il rapporto dello spirito col corpo, perché non viene riconosciuta la pura spiritualità appartenente a Dio, all’angelo e all’anima separata, ma la materia è determinazione dello spirito (Rahner) o autotrascendenza della materia come spirito (Teilhard). Per questo Rahner è infetto di idealismo panteista, mentre per Teilhard Dio è il culmine – il punto Omega - dell’evoluzione della materia.

 

11. Attraverso la rivisitazione dell’idea di mediazione, non si può isolare l’uomo Gesù dal contesto cosmico con cui si dà la realtà di Cristo. Sono importanti in questo senso quegli elementi della fisica quantistica e specialmente le riflessioni filosofiche sulla teoria quantistica che sollecitano ad una visione cristica di tutta la realtà.

 

Ob. – Cristo è il Re dell’universo e il creatore del mondo; non è il culmine del mondo e neppure il mondo è il termine dell’Incarnazione del Verbo. Il Verbo si è incarnato nell’uomo, non nel mondo. La tesi teilhardiana del «Cristo cosmico» suppone la sua confusione dello spirito con la materia e per conseguenza dell’uomo con la natura. E siamo daccapo con l’istanza magico-prometeica della Kabbala.

12. Inoltre è essenziale ripensare l’unicità salvifica di Gesù Cristo e superare la distinzione tradizionale tra figliolanza divina e adozione a figli, e infine rivisitare la dottrina della impeccabilità di Gesù.

Ob. – L’unicità salvifica di Cristo è dogma di fede. Non c’è niente da ripensare. Il Figlio di Dio è uno solo. Noi siamo figli adottivi (Paolo) o per partecipazione (Giovanni). Gesù ha condiviso le conseguenze del peccato, non lo stesso peccato. Non confondiamo la colpa con la pena.


Immagini da Internet:
- Cristo Giudice, Beato Angelico, Duomo di Orvieto
- La resurrezione dei morti, Luca Signorelli, Duomo di Orvieo

26 maggio, 2023

Filosofia e scienza in dialogo sul potere dell’uomo sulla natura - Seconda Parte (2/2)

 

 Filosofia e scienza

in dialogo sul potere dell’uomo sulla natura

 Seconda parte (2/2)

Da: Chat Facebook, 17-22 maggio 2023

Giovanni Sarruso:

L'energia è una forza senza massa materiale.

Ma il problema è un altro.

Come fa il bosone di higgs ad avere massa?

Ecco perché l'hanno chiamata particella di Dio.

Padre Giovanni Cavalcoli:

Per quanto riguarda la distruzione, essa corrisponde a quella che Aristotele chiama “corruzione”, che non è un annullamento della sostanza, ma è una sua disintegrazione, in quanto ogni sostanza materiale è composta di parti, per cui la materia prima di questa sostanza perde la sua struttura composta, la quale muta in un’altra struttura. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/filosofia-e-scienza-in-dialogo-sul_25.html

Il fotone non ha massa questo dicono i fisici

La negazione della materialità delle particelle suppone una gnoseologia, simile a quella di Berkeley, che riduce l’entità fisica a quella matematica, che è una entità mentale. Questo procedimento può dare alla mente umana l’illusione di un pieno dominio sulla natura fisica

con la pretesa di determinare la natura della materia, fermandosi soltanto alla forma matematica (la res extensa di Cartesio) e dimenticando la materia prima, che invece ne è il sostegno ontologico. Per cui nelle sostanze materiali, se non c’è la materia prima non ci può essere neanche la forma.

 

All'inizio la materia non c'è, il vuoto quantistico è solo energia. La massa la conferisce il bosone di higgs.

Che il nostro universo abbia avuto un inizio è certamente una cosa plausibile, ma non ritengo che la teoria fisica del big bang abbia dimostrato questo inizio nel tempo e cioè che è possibile che esistano fenomeni precedenti a quelli del big bang.

Noi sappiamo con certezza che il tempo ha avuto un inizio soltanto dalla rivelazione. Inoltre, che il mondo sia stato creato dal nulla, questo lo sa solo la teologia naturale, mentre ritengo che la fisico-matematica non potrà mai dimostrare una cosa del genere.


Immagini da Internet: Bosone di higgs e Big bang

25 maggio, 2023

Filosofia e scienza in dialogo sul potere dell’uomo sulla natura - Prima Parte (1/2)

 Filosofia e scienza 

in dialogo sul potere dell’uomo sulla natura

 Prima parte (1/2)

Il filosofo Giovanni Sarruso ha introdotto questo tema appassionante e di grande attualità con una serie di suoi interventi stimolanti, ai quali io ho risposto molto volentieri dal mio punto di vista di filosofo e di teologo.

Il Prof. Sarruso è esperto anche di scienza fisico-matematica, che invece non è il mio campo, per cui io ho imparato da lui molte cose, che mi hanno stimolato a chiarire i rapporti della scienza con la filosofia e la teologia.

Io e il Prof. Sarruso, trattando di fisica sperimentale, non riteniamo di essere sempre esenti da posizioni criticabili, soprattutto da parte dei competenti. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/filosofia-e-scienza-in-dialogo-sul.html 


Ci sono particelle che non durano in quanto energie contrapposte le annullano.

Caro Professore, se noi parliamo di particelle, dobbiamo parlare necessariamente di composti di materia e forma, ossia di soggetti che hanno la forma della particella. Il fatto che queste particelle si stabilizzano, non significa quindi che la materia sorga in quel momento, ma la materia prima c’era anche nel corso della durata della particella, che è la materia seconda.

Dunque, con lo stabilizzarsi della particella non è che passiamo dalla non-materia alla materia, dal non-essere all’essere, ma assistiamo semplicemente a particelle che passano dal moto alla stasi. Ma la materia prima è presente sia nel moto che nella stasi. Quindi, col verificarsi della stasi non possiamo dire che la materia comincia ad esistere. 

 

La particella non è materia è energia

Caro Professore, dobbiamo dire che la particella è materia per il fatto che essa segnala la sua presenza ai nostri sensi, sotto modalità matematiche, mediante le strumentazioni scientifiche, che noi usiamo per rilevare la sua esistenza.

Quindi, anche se noi con i nostri sensi non possiamo percepirla direttamente, tuttavia per mezzo dei nostri strumenti di indagine e calcoli matematici indirettamente essa può essere percepita. Ora, indubbiamente ciò che è percepito dai nostri sensi è una realtà materiale.

Per quanto riguarda l’energia il discorso è simile. Non esiste propriamente una distinzione tra materia ed energia, in quanto anche l’energia è una forza materiale.

Immagini da Internet: Particelle e energia

24 maggio, 2023

Dialogo fra Aristotele, la materia e la forma. La Forma sostanziale e la Materia Prima

Dialogo fra Aristotele, la materia e la forma.

La Forma sostanziale e la Materia Prima

Un giorno Aristotele era nel suo studio immerso nelle sue indagini filosofiche, quando sentì bussare alla porta.

A -Avanti, chi è?

Si presentano due dame: una con un abito vistoso ed elegante, l’altra con un abito grigio e dimesso. Di una Aristotele riusciva a discernere i contorni. L’altra – non sapeva come mai - la vedeva solo confusamente, pur intravedendone la bellezza.

A - Chi siete?

Risponde la prima dama:

F - Io sono la Forma sostanziale e la mia compagna è la Materia prima.

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/dialogo-fra-aristotele-la-materia-e-la.html

Platone ha giustamente l’esigenza di voi mortali che l’oggetto del sapere sia in qualche modo fisso ed immobile, perché effettivamente il divenire vi sconcerta e vi pare un fatto contradditorio. Un oggetto che passa e si muove non riuscite a fissarlo e vi sfugge. Ma non è del tutto così. Tu Aristotele hai capito che anche il contingente, il diveniente, nel momento in cui è, non può non essere, anche se l’istante dopo non è più quello che era prima.

Solo Dio, che l’ha creata, avendola ideata, sa cogliere la Materia prima intellettivamente, senza disagio e con precisione nel suo fluire insieme con la Forma sostanziale di turno.

Certo io (Materia prima) non ho un atto d’essere, ma non per questo mi contraddico. Il mio essere è dynamis e insieme con mia Sorella Forma che è atto (energheia), formiamo un unico ente composto di potenza ed atto, dove quando c’è la generazione la potenza passa all’atto e quando c’è la corruzione l’atto è sostituito dalla potenza. La mia essenza è essenza potenziale; il mio essere è poter essere, è tendenza all’atto, è poter passare all’atto, mossa e informata dalla mia carissima Forma, senza la quale, da sola, non potrei esistere. Essa educe dal mio seno, agendo su di me, le Sorelle Forme che io stessa potenzialmente posseggo come fossi loro madre.

E difatti sono chiamata Materia proprio per questo, da meter, che in greco vuol dire madre. Io sono la madre delle Forme materiali, sono la Madre Terra! Dalla mia polvere sorge, formato dalla Forma, il corpo dei viventi ed alla mia polvere esso torna. Tu, caro Aristotele, ci hai veramente capite nel nostro rapporto durante il divenire, nella generazione e nella corruzione, nella vita e nella morte!

Immagini da Internet:
- Il cosmo a raggi X
- l bosone di Higgs


23 maggio, 2023

Tra Freud ed Origene - O col corpo o senza corpo. Dobbiamo deciderci sulla questione della sessualità - Parte Quinta (5/5)

 Tra Freud ed Origene

O col corpo o senza corpo.

Dobbiamo deciderci sulla questione della sessualità

 Quinta Parte (5/5) 

Indicazioni pastorali

L’impressione che fa a molti giovani l’etica sessuale predicata dalla Chiesa è che essa voglia proibir loro ciò che maggiormente li attira: il piacere sessuale che viene dall’amore per una ragazza che li ama. Essi hanno l’impressione che questa proibizione rifletta una specie di crudeltà e per questo sono portati a ribellarsi, e con ciò che cosa accade? Che, siccome la Chiesa è quella stessa istituzione che comanda a loro di andare a Messa in nome di un Dio che proibisce quella cosa, smettono di andare a Messa e di credere in Dio. Cosa fare, allora? Bisogna accoglierli nelle loro giuste esigenze e spiegar loro qual è il modo di soddisfarle.

Dobbiamo spiegar loro senza mezzi termini e senza attenuazioni che l’esigenza di vivere, di amare sensibilmente e godere sessualmente è del tutto legittima ed è creata da Dio per la loro felicità. Già queste parole li ben dispone nei confronti di Dio. Il senso della loro vita si apre indubbiamente alla possibilità dell’unione fisica accanto, tuttavia ad altri valori superiori, che occorre spiegar loro e renderne testimonianza nell’attenzione e nella pazienza con le quali li ascoltiamo, nel modo paterno di correggerli, nell’accoglienza che loro riserviamo, nella validità dei nostri ragionamenti, nei gesti di carità che loro offriamo.

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/tra-freud-ed-origene-o-col-corpo-o_23.html 


Il fondamento primo dell’etica sessuale cattolica giace nel mistero dell’Incarnazione: o Logos sarx eghèneto, Verbum caro factum est, «il Verbo si fece carne» (Gv 1,14). Non dice che il Verbo si è mutato in sesso maschile. 

Si suppone la distinzione fra spirito e sesso, la sua unione nella mascolinità di Cristo e l’unione ipostatica del suo sesso, mediante l’umanità, alla Persona del Verbo. Qui vediamo l’altissima dignità che il sesso assume nel mistero dell’Incarnazione.

Giovanni Paolo II, come è noto, ha dato un poderoso contributo alla valorizzazione e al potenziamento della visione cristiana della famiglia, ma la novità storica del suo pensiero sulla sessualità ha la sua origine dall’aver puntato l’attenzione sul c.2 del Genesi, cosa che fino ad allora non era mai stata fatta nell’etica sessuale cattolica.

 

L’unione reciproca non è facoltativa, ma vocazione propria dell’uomo come tale, quindi di ogni persona umana. L’esser maschio e femmina non si aggiunge alla natura umana ma ne è costitutivo essenziale. Cioè non è che la natura umana sia soltanto identica nell’uomo e nella donna e il sesso ne sia una semplice differenza accidentale, ma si tratta di una differenza che potremmo chiamare sottospecifica, simile alla differenza che si aggiunge al genere, dove in questo caso il genere è la stessa natura umana.

Dio ha creato la stessa natura umana come duale, cioè come intrinsecamente differenziata in esser uomo e donna. Del resto ciò è implicito già nella definizione aristotelica dell’uomo come animale razionale: quando si dice animale, è ovvio che si dice maschio e femmina.

Immagini da Internet: Michelangelo

22 maggio, 2023

Tra Freud ed Origene - O col corpo o senza corpo. Dobbiamo deciderci sulla questione della sessualità - Parte Quarta (4/5)

 Tra Freud ed Origene

O col corpo o senza corpo.

Dobbiamo deciderci sulla questione della sessualità

 Quarta Parte (4/5)

Accostiamoci alla soluzione

La questione circa il valore della sessualità umana può essere risolta solo sulla base di una corretta concezione della natura umana e del destino ultimo dell’uomo. Infatti è logico che, essendo la sessualità una proprietà dell’uomo e della donna, per sapere in che cosa consiste la felicità sessuale, dobbiamo chiarire qual è il fine di questa sessualità e come lo si raggiunge.

Per rispondere a queste domande è necessaria una seria indagine razionale, dato che esse riguardano lo scopo della vita umana, il quale si lascia indagare dalla ragione, perchè l’uomo è un animale razionale, il quale, pertanto, con la sua ragione può conoscere se stesso, che, essendo un ente naturale, può essere oggetto della conoscenza razionale. In tal modo la semplice ragion pratica può sapere con le sue sole forze che cosa è, che valore ha e a qual fine esiste la sessualità umana. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/tra-freud-ed-origene-o-col-corpo-o_22.html

 

San Paolo VI nella tanto bistrattata enciclica Humanae Vitae per la prima volta nella storia dell’etica cattolica enuncia il principio, che sarà poi ripreso da San Giovanni Paolo II, secondo il quale l’unione sessuale, sia pur nel matrimonio, possiede anche un valore unitivo, per cui il piacere sessuale, anche a prescindere dalla procreazione, può essere espressione dell’amore. 

 

 

Certo, forse qualcuno obietterà, ma questo i poeti lo hanno sempre saputo!

Sì, ma non nello stesso senso, perché nessun poeta, esclusi forse i poeti del dolce stil novo trecentesco, hanno mai pensato, come invece sottintende Paolo VI, che questa unione sia fondata in Dio ed espressione della comune unione degli sposi con Dio.

Immagini da Internet:
- Sposalizio della Vergine, Raffaello
- Anna e Gioacchino, iotto

21 maggio, 2023

Tra Freud ed Origene - O col corpo o senza corpo. Dobbiamo deciderci sulla questione della sessualità - Parte Terza (3/5)

 

 Tra Freud ed Origene

O col corpo o senza corpo.

Dobbiamo deciderci sulla questione della sessualità

 Terza Parte (3/5) 

Elementi validi del freudismo

Ora qui indubbiamente viene recuperato un aspetto valido della sessuologia freudiana, purchè però si precisi con chiarezza contro Freud la superiorità dello spirito sul sesso e si eviti di concepire questa sublimazione della sessualità come fosse l’essenza dello spirito, giacchè, se guardiamo con attenzione alla visione freudiana del sesso, che egli intende come scaturigine originaria ed originante dell’esistenza e della vita umana, bisogna dire che in Freud il sesso prende il posto di Dio. E di fatti egli nega l’esistenza di Dio, appunto perchè il suo Dio è il sesso. Ma ciò non è altro che l’espressione della sua concezione materialistica della realtà e dell’uomo. Egli non si pronuncia circa l’età dell’universo. Ma certamente egli non pone alla sua origine Dio, ma la materia:

 

«In un certo momento le proprietà della vita furono suscitate nella materia inanimata dall’azione di una forza che ci è ancora completamente sconosciuta. Forse si è trattato di un processo di tipo analogo a quello che in seguito ha determinato lo sviluppo della coscienza in un certo strato della materia vivente. La tensione che sorse allora in quella che era stata fino a quel momento una sostanza inanimata fece uno sforzo per autoannullarsi; così nacque la prima pulsione, la pulsione a ritornare allo stato inanimato»

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/tra-freud-ed-origene-o-col-corpo-o_21.html 


Occorre distinguere dal punto di vista morale il suddetto atteggiamento di simulazione che maschera la ricerca lussuriosa del piacere sessuale sotto le apparenze esterne di una condotta pia e spirituale, dalla spiritualità autentica della coppia di sposi, i quali esprimono nell’unione coniugale la loro unione spirituale.

La condotta spirituale di una coppia non è necessariamente la maschera della libidine, come se l’unico piacere che l’uomo cerca sia quello sessuale, ma in una coppia profondamente unita dal punto di vista spirituale il piacere sessuale può essere benissimo la conseguenza, l’espressione e la condizione del piacere spirituale.

 

Per il cattolico il sesso certamente non è Dio, e tuttavia ne è la migliore immagine, come lo testimonia il Cantico dei Cantici. Il cattolico postconciliare recupera quanto di buono c’è nel freudismo senza lasciarsi sedurre dal suo sensismo libidinoso.

 

Egli ha compreso come non mai che nessuna intimità interumana è così profonda e perfetta come quella fra l’uomo e la donna; nessuna intesa, nessuna fedeltà, nessuna disponibilità, nessuna confidenza più totale, nessuna comprensione e apertura reciproca più limpida; e per questo è la forma di intimità che meglio di tutte rappresenta l’intimità mistica dell’anima con Dio, come ha espresso bene San Giovanni della Croce.

Immagini da Internet: Cantico dei Cantici, Daniella Fabbri