La nozione
di pensiero in Giuseppe Barzaghi
Seconda Parte (2/3)
Il pensiero
coincide con l’essere?
Il pensiero della sapienza è più vasto del mare
Sir 24,27
Il pensiero,
per Giuseppe Barzaghi, non è un’intenzione di essere, non ha un esse intentionale, non tende ad un
oggetto esterno; e tuttavia non è neppure un pensare che abbia come oggetto se
stesso come in Giovanni Gentile. Come in San Tommaso d’Aquino, in Severino e
Bontadini, il pensiero è pensiero dell’essere. Barzaghi certamente parla di un
«puro pensare», ma è un pensare-essere, tanto che per lui il pensare coincide
con l’essere.
Non è, come in Gentile, creatore e produttore
dell’essere. E neppure Barzaghi identifica, come Hegel e Gentile, l’essere col
divenire. Ma Barzaghi, come Severino, riprende il concetto
parmenideo dell’essere, uno, necessario, immutabile ed eterno. E quindi il
pensiero è uno, necessario, immutabile ed eterno. La libertà del pensiero è, come
dice Severino, la «libertà della necessità».
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Barzaghi, come Severino,
riprende il concetto parmenideo dell’essere, uno, necessario, immutabile ed
eterno.
E quindi il pensiero è uno, necessario, immutabile ed eterno. La libertà
del pensiero è, come dice Severino, la «libertà della necessità».
La volontà non può non volere
liberamente l’essere.
Come il libero si sposi col necessario, lo si può capire
considerando il pensiero divino nel quale appunto, come dimostra San Tommaso, la
volontà s’identifica realmente, anche se non nozionalmente, con l’essenza di
Dio.
E difatti il pensiero, per Barzaghi, in fin dei conti, non è altro che
l’Assoluto, non è altro che Dio.
Occorre ricordare che la nozione di pensiero è una nozione analogica, perché vale sia per l’uomo
che per l’angelo che per Dio. Il pensare in generale è quell’atto dello spirito
col quale esso, trascendendo lo spazio e il tempo ed astraendo dai dati del
senso e dell’immaginazione, riflette su di sé, abbraccia il reale, si adegua
all’essere, volge l’attenzione all’intellegibile e lo ospita nel suo seno
formando idee e progetti, traendo da esso ragione e incentivo per l’azione e
mettendo in moto l’amore.
Quest’attività dello spirito
comporta le tre modalità suddette ed è importante distinguerle, perché l’uomo,
a seguito del peccato originale, tenendo in dispregio le qualità del suo
pensare, tende ad usurpare le prerogative del pensare divino ed angelico e ad
attribuire a sé ciò che è proprio o spetta ai gradi superiori dello spirito.
Immagini da internet:
- G. Barzaghi
- Parmenide
- San Tommaso d'Aquino (Biblioteca Apostolica Vaticana)