RISPOSTA ad Aldo Maria Valli Al suo discorso “fatto” al Festival di Fede&Cultura

 

RISPOSTA ad Aldo Maria Valli

Al suo discorso “fatto” al Festival di Fede&Cultura

 

Aldo Maria Valli. Qui vi propongo la parte sulla Chiesa del testo che avevo preparato ma poi non ho letto.[1]

Ma io sono ancora cattolico? Memorie di un indietrista

Padre Giovanni Cavalcoli. Caro Aldo, la tua domanda mi sembra bella. Infatti ci troviamo in una situazione di grande confusione, dove molti si dicono o sono considerati cattolici senza però che ciò corrisponda a ciò che il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce come essere cattolico.

La concezione proposta dal Catechismo della Chiesa Cattolica[2] è l’unità di misura, per stabilire chi è veramente cattolico e chi non lo è, chi lo è in modo sufficiente e chi non lo è in modo sufficiente, chi è un buon cattolico e chi non lo è, chi è un cattolico finto e chi è un cattolico autentico.

Se ti senti indietrista, cerca di rimediare guardando avanti e non indietro.

Al momento – a proposito di sincerità – io non so se e in che misura sono nella Chiesa. Non so se ne faccio ancora parte. Né so di quale chiesa eventualmente faccio parte.

Per sapere se sei nella Chiesa, basta che tu ti misuri, come ho già detto, sul concetto di Chiesa presentato dal Catechismo del Chiesa Cattolica.

Ti posso dare una definizione sintetica della Chiesa Cattolica. La Chiesa è la società dei veri cristiani, ossia dei discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo, cioè i battezzati, figli di Dio, i quali obbediscono ai legittimi Pastori, sotto la guida del Sommo Pontefice. Questa è la definizione tradizionale, che vale ancora.

Il Concilio Vaticano II ha chiarito questo significato tradizionale, precisando che Essa è il Popolo di Dio, Popolo della Nuova Alleanza, guidato dallo Spirito Santo, il Quale illumina i battezzati nella loro comunione reciproca e col Successore di Pietro. Questa è la sinodalità della Chiesa.

 L’unica cosa che so è che provo un grande senso di estraneità verso tutto, o quasi tutto, ciò che è Chiesa.

Perché estraneità? Tu sei estraneo all’ambiente dei modernisti, i quali stanno nella Chiesa abusivamente. Prova a chiederti: i filolefevriani sono veramente nella Chiesa?

Per rispondere chiaramente alla tua domanda, devi confrontarti con la natura della Chiesa definita nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Io credo che se tu fai questo confronto ti accorgerai di essere nella Chiesa.

Quello che tu chiami “tutto o quasi tutto ciò che è Chiesa”, è un insieme di fatti o è il concetto di Chiesa? Infatti, nel primo caso possiamo pensare ai modernisti, per cui una Chiesa del genere non la puoi accettare. Se invece si tratta del concetto di Chiesa, definito dal CCC, sono sicuro che sei nella Chiesa e che la ami, forse appassionatamente.

Parlo di senso di estraneità perché non so come definirlo meglio. Faccio alcuni esempi, tutti riguardanti il novus ordo.

Quando alla messa il prete chiede di scambiare un segno di pace, io me ne sto impalato e non muovo un muscolo. Non mi va. Mi viene solo il nervoso. E se poi l’invito è a scambiare uno sguardo di pace, io abbasso gli occhi e osservo le punte delle mie scarpe. Preferisco guardare le scarpe perché se rivolgessi lo sguardo ai miei vicini non sarebbe propriamente pacifico. Solo una volta, di recente, mi sono piegato all’orrenda stretta di mano. Perché avevo accanto a me un indiano (dell’India) e ho temuto che se non gli avessi stretto la mano mi avrebbe preso per razzista, e non ho voluto rovinargli la domenica e forse tutta la settimana.

Perché mai tanta ripugnanza nel manifestare la tua fraternità con un segno sensibile al fratello nel momento culminante della comunione fraterna?

Questo segno è stato voluto perché è normale manifestare amicizia per i nostri simili con gesti di questo tipo. Il problema semmai è se siamo o non siamo sinceri nel fare questi gesti.

Ti senti forse guardato con antipatia da certi fedeli, che sono accanto a te durante la Messa e che in altre occasioni ti hanno forse mancato di rispetto? Per quale motivo i fedeli accanto a te, suscitano in te questa ripugnanza?

Quando alla messa è il momento di recitare il Padre nostro nuova formula, io lo recito in latino, vecchia formula, e anche a voce piuttosto alta, così che gli altri possano restare interdetti e chiedersi che cavolo sta facendo questo tizio che al momento del “non abbandonarci in tentazione” quasi urla “et ne nos inducas in tentationem”.

La nuova formula è stata approvata dal Papa, che come Vicario di Cristo, ha il mandato da Lui di chiarirci le parole del Signore. Dunque, come cattolico, abbi fiducia nel Papa.

Perché è stata cambiata la formula? Perché il “non indurci in tentazione” potrebbe dare l’impressione che Dio ci spinga a fare il male, come se la tentazione come tale venisse da Dio e non dalla nostra debolezza o dal mondo o da satana. Quindi preghiamo il Padre affinchè non ci lasci soli, non ci abbandoni alla tentazione.

Penso che se tu invocassi in tal modo Dio Padre, tu otterresti un grande conforto, così da superare questo periodo di disorientamento.

Quando al Gloria viene il momento di dire “pace agli uomini amati da Dio”, io ricorro di nuovo al latino e, anche in questo caso alzando sensibilmente il volume, proclamo: “Gloria in altissimis Deo, et super terram pax in hominibus bonae voluntatis”, che dopo tutto sono parole del Vangelo.

La nuova formula intende semplicemente mettere in luce più il fattore divino che quello umano nell’opera della salvezza. È una formula di carattere ecumenico, giacchè sappiamo con quanta forza i luterani insistono sul fatto che la salvezza è opera della grazia. Se adesso noi cattolici tacciamo sull’aspetto della buona volontà, non è perché lo neghiamo, ma è sottinteso. Tacere una cosa non vuol dire necessariamente negarla, se essa è sottintesa.

Dobbiamo inoltre tenere presente che la “buona volontà” è effetto della grazia santificante.

Quando nel Credo si ricorda l’Incarnazione, mi inginocchio, suscitando di nuovo lo sconcerto dei vicini, che non capiscono se questo vecchietto è matto o mezzo svenuto.

Non è necessario oggi inginocchiarsi, basta inchinarsi. Qui non c’è in gioco un dovere morale, ma semplicemente un uso comune ammesso dalla Chiesa in una materia disciplinare dove essa può dare disposizioni diverse così come giudica opportuno a seconda dei luoghi, dei tempi e delle circostanze.

Se poi uno vuole inginocchiarsi, può farlo benissimo, senza badare ad eventuali critiche.

Quando il prete inizia e chiude l’omelia guardandosi bene dal dire “sia lodato Gesù Cristo”, avverto l’impulso di andarmene e divento tutto rosso.

Anche questo finale è certamente bello, ma non è obbligatorio, sempre per i motivi di cui sopra. L’importante è concludere l’omelia così da lasciare ai fedeli un’idea chiara e convincente su cosa devono sapere e fare alla luce della Parola di Dio commentata e spiegata nella stessa omelia.

Quando il prete nell’omelia anziché commentare le letture incomincia a fare sociologia, io sbuffo, mi gratto la testa, muovo le gambe come preso dal ballo di san vito. E se poi il prete commenta le letture ma solo per piegarle alla sinodalità o alla misericordia bergogliana o alla logica del tempo e alla mentalità dominante, può anche succedere che mi porti una mano alla bocca, onde evitare di esplodere nel grido: “Ma mi faccia il piacere!”.

Il prete è abilitato a fare l’omelia in forza della grazia del sacerdozio. Se poi qualche prete, come purtroppo capita, non si attiene al magistero della Chiesa o ai dati della Tradizione, non sa presentare le novità del Concilio, non sa interpretare in senso buono certe frasi non chiare del Papa, fa degli equivoci anziché chiarire, interpreta male la Scrittura, non sa denunciare le eresie correnti e dire come porvi rimedio, non eleva lo spirito, si ferma a parlare solo di valori umani e non istruisce sulla fede e sulla carità, espone le sue idee politiche, non sa mostrare il perchè di certi obblighi faticosi, ripete luoghi comuni scontatissimi, bisogna sopportarlo con carità e pazienza, pregare per lui perché si converta e distogliere gli amici dall’accettare i suoi errori.

Quando, alla Comunione, il celebrante si deterge abbondantemente con il gel disinfettante, solo il mio angelo custode, ma a fatica, mi impedisce di insorgere con epiteti irripetibili.

Il gel tuttora può essere una difesa medica ed è una precauzione sanitaria sia per il sacerdote che per i fedeli.

Bisogna che tu ti trattenga. Pensa piuttosto a questo momento mistico nel quale, insieme coi fratelli di fede, un cuor solo e un’anima sola, ti prepari e ti disponi con devozione ed anima purificata dal peccato, ad accogliere il Signore nel tuo cuore.

E non parliamo delle ostie consacrate distribuite come caramelle, magari da una “ministra straordinaria dell’Eucaristia” chiamata in causa in aiuto del celebrante come se la Comunione dovesse essere distribuita a folle oceaniche e non ai soliti noti.

Sai bene che oggi la Chiesa consente anche a una donna preparata, investita eventualmente del ministero della distribuzione della Comunione, di dare la Comunione ai fedeli. E dunque perché tanta ritrosia? È vero che dagli inizi del cristianesimo non era mai avvenuto che una donna distribuisse la Comunione alla Messa.

Ma se oggi la Chiesa lo permette e lo promuove, perché non fidarti della Chiesa? Non vuoi appartenere alla Chiesa? In ciò essa non muta o non smentisce nulla della Tradizione, perché qui non si tratta della conservazione di valori non negoziabili o di dogmi o di dati di fede, ma di disciplina ecclesiastica liturgica, del cosiddetto «potere delle chiavi», dove la Chiesa può fare, cambiare e disfare, aprire e chiudere, dove esiste un progresso nella valorizzazione di tutto ciò che può e deve essere valorizzato, compresa la dignità della donna.

Quando, alla fine della messa, il celebrante dice “buona domenica e buona settimana”, e magari aggiunge pure l’esecrabile “buon pranzo”, io avverto nei suoi confronti un sentimento che non è precisamente di fraternità ma si avvicina piuttosto a una forte avversione, per non dire ostilità.

Anche a me non piace questo saluto profano, come farebbe un negoziante o un gestore di ristorante nel congedare il cliente. Esiste già il saluto liturgico: «La Messa è finita, andare in pace» e simili espressioni presenti nel Messale. Il “buongiorno” non esiste affatto nel Messale; è un’invenzione di preti che credono così di essere più alla mano, mentre non si rendono conto di profanare ciò che è sacro. Ogni cosa nel posto giusto. Se poi in spiaggia usi il costume, dovrai usare gli abiti liturgici nella Messa.

Insomma, forse avete capito perché parlo di estraneità.

Per sentirsi estranei dalla Chiesa, ci si deve riferire a valori ecclesiali essenziali, come per esempio la pratica dei Sacramenti, le opere di misericordia, la comunione con i Pastori.

Ma negli esempi che hai addotto, tanta ripugnanza non si giustifica, per cui tu ti senti fuori per dei motivi inconsistenti. L’appunto che io ti farei, come ti ho già detto, è il fatto che tu te la prenda senza che ci sia un motivo valido.

E forse a questo punto capirete perché, se ce la faccio, vado alla messa antica, che però preferisco chiamare messa apostolica. Mi piace molto, mi ci trovo bene e, anche se mi devo fare svariati chilometri in macchina andata e ritorno, ci vado volentieri, e lì non mi sento estraneo. Semmai, mi sento piccolo, nel senso di non sufficientemente istruito, ma sto bene, sono sereno. Ed esco dalla messa edificato, non incavolato come quando esco dalla messa in parrocchia.

Per quanto riguarda la Messa vetus ordo capisco che essa ti faccia sperimentare il mistero del sacro, posso capire ci siano omelie fatte bene, posso capire che ci sia un’atmosfera di raccoglimento e di silenzio.

D’altra parte in se stessa non è proibita; solamente il Papa pone delle condizioni sotto le quali essa può essere celebrata. Questo vuol dire che nei giorni festivi il Santo Padre ci ha ordinato di seguire il novus ordo.

Eventualmente se in una parrocchia ci sono delle Messe un po’ secolaresche, puoi sempre andare ad una Messa ben celebrata in altre parrocchie o santuari.

Tieni comunque presente che la Messa è sempre la Messa, cioè l’offerta del Sacrifico di Cristo, e tale ricchezza non può essere perduta a causa di elementi secondari stonati.

Credo che il buon Dio attraverso questa stranezza mi stia dicendo qualcosa, anche se al momento non so bene cosa.

Caro Aldo, io credo che il Signore, attraverso questa tua esperienza dolorosa, ti stia invitando ad avere fiducia nelle disposizioni attuali della Chiesa, la quale maternamente guida i suoi figli come una mamma aiuta i suoi bambini a camminare sereni in mezzo alle difficoltà del cammino.

Invece di volgerti indietro e desiderare di tornare alla Chiesa preconciliare, bisogna che tu comprenda il valore della riforma conciliare, anche se è vero che oggi ci sono fenomeni degenerativi, che non c’erano prima del Concilio. Ma questo fatto non è colpa del Concilio, ma precisamente di chi non l’ha messo in pratica o lo ha inteso male.

Se tu camminassi fiduciosamente con la Chiesa, non avresti tutti questi problemi, ma anzi ti sentiresti tranquillo, sicuro e nella luce. Soprattutto tu potresti essere di guida con i giovani o meno giovani, con tutti i doni che Dio ti dato.

In questo momento, ripeto, tutto è molto strano e io stesso mi sento strano. Non so nemmeno come definirmi. Se fino a qualche anno fa mi sentivo orgogliosamente cattolico ambrosiano, ora non so più che cosa sono. Forse sono un indietrista, come dice Francesco. E va bene, non è un problema: vada per l’indietrista. Non ne faccio una questione di etichette.

Qui vedo che tu tocchi la questione dell’indietrismo. Il Papa non ha usato per caso questa espressione. Si tratta di una questione seria. Vedo che ti senti toccato dalla parola, perché credo che tu ti renda conto che tu sei effettivamente un indietrista. Quindi non puoi prendere la cosa sottogamba. Devi fare un esame di coscienza e interrogarti proprio su questo punto.

In tante cose che hai detto, riguardanti la Messa, pur mostrando una grande amore per la Messa, dimostri di essere un indietrista, incapace di comprendere il cammino della Chiesa nella storia, dove lo Spirito Santo la conduce alla pienezza della verità.

Per estrema sincerità (la mia sta diventando una specie di confessione pubblica) dirò un’altra cosa: a volte faccio fatica a pregare per il papa. Una volta ho scritto un articolo, intitolato “Roma senza papa”, che ha provocato un certo scalpore ed è stato anche un po’ equivocato. Ma quel titolo dice quel che avverto nel mio animo: mi sento senza papa perché il papa che c’è non mi conferma nella fede. Anzi, proprio come la messa in parrocchia, mi esaspera e mi inquieta.

Caro Aldo, bada che se tu dici che il Papa non ti conferma nella fede, è come se tu dicessi che il Papa è eretico. Lo so che questa accusa gli è stata rivolta fin dall’inizio.

Ora, ti dico chiaramente che un’idea di questo genere ci porta dritto filato a sospettare che Cristo ci abbia ingannato quando ha assicurato a Pietro la sua assistenza, come maestro della fede, e l’ha incaricato di confermare i suoi fratelli nella fede. Questo è il Papa.

Qui si pone la delicata questione di sapere distinguere nelle parole di Francesco ciò che appartiene a Pietro e ciò che appartiene a Mario Giorgio Bergoglio.

Tu sai bene che io da molti anni aiuto i fedeli a fare questa distinzione, che è decisiva per la salvezza delle nostre anime, giacchè, come sai bene, Pietro ha le chiavi del regno dei cieli.

Per poter fare questa distinzione, non bastano il sentimento o le emozioni che possono nascere in noi, ma siamo chiamati a compiere atti molti ponderati di riflessione con un forte sforzo di oggettività. La fede non è un semplice sentimento, ma è, sotto la luce della grazia, un atto profondamente razionale.

Per cui mi chiedo: stando così le cose, io sono ancora cattolico?

Caro Aldo, devi fare semplicemente una verifica. Guarda nel CCC e lì vedrai che cosa significa essere cattolico.

La mia posizione è, in effetti, scomoda. Per me Francesco è papa, e tutte le storie sull’irregolarità della sua elezione e sul fatto che Benedetto XVI non avrebbe mai veramente rinunciato sono solo fantasie, fondate su presunti codici senza fondamento. Ritenere che non sia papa mi sembra solo una scorciatoia mentale (giustificabile psicologicamente, ma non per questo corretta) per evitare di confrontarsi con la realtà. Un po’ la stessa cosa (lo dico con tutto il rispetto e senza animosità) che succede ai sedevacantisti, ai sedeprivazionsiuti et simila.

Mi compiaccio molto del fatto che tu riconosci che Francesco è vero Papa, considerando la forza del movimento che nega la sua legittimità.

Questa tua convinzione è una luce che ti guiderà a dissipare le presenti tenebre.

Questo infatti è l’elemento fondamentale che fa sì che tu sia cattolico.

Tu devi costruire il tuo cattolicesimo sulla base della fedeltà al Papa, giacchè, che cosa ci distingue da tutti gli scismatici, gli eretici e da tutti gli altri fratelli cristiani separati, se non questo punto centrale della nostra fede?

Per questo noi possiamo dire che è cattolico chi è fedele al Papa e non è cattolico chi gli è contrario, il che non impedisce una legittima critica, che però non intacchi la fiducia nella sua autorità dottrinale.

Siccome la realtà non mi piace e mi fa orrore, fermo il tempo, dico che tutto ciò che è avvenuto da un certo momento in poi non esiste e risolvo ogni questione.

Tu non puoi fermare il progresso della Chiesa ad un dato tempo, come può essere per esempio il periodo preconciliare. Tu sai bene che il Verbo divino, incarnandosi, ha dato al tempo una direzione progressiva verso l’eternità. Per questo il cattolico ritiene che la Chiesa nel corso del tempo aumenti sempre più la sua santità, nonostante l’acuirsi della guerra che le viene dal demonio.

Gli indietristi sono coloro che non comprendono la santità della Chiesa di oggi e vorrebbero tornare indietro alla santità di ieri. È vero che insieme con il bene aumenta anche il male, e tuttavia Gesù ha promesso alla sua Chiesa di camminare verso la pienezza della verità.

È vero che esistono nella storia momenti di crisi della Chiesa, e questo è uno di quelli, ma questi momenti preparano sempre un balzo in avanti verso il regno di Dio.

L’indietrista è colui che non comprende questo balzo in avanti. È su questo punto che ci richiama continuamente Papa Francesco, non certo riferendosi agli abusi liturgici e al modernismo, ma alla vera realizzazione del Concilio Vaticano II.

Per me invece Francesco è papa, ma non è un buon papa. Anzi, è un pessimo papa. Lo è per un’infinità di ragioni ma, stringendo, il problema è quello che dicevo prima: non mi conferma nella fede. Al contrario, introduce elementi di ambiguità in tutto ciò che tocca. Proprio in un tempo in cui la superficialità ha abbondantemente superato i livelli di guardia, e io sento fortemente il bisogno di profondità e serietà, lui dice per lo più cose superficiali. Proprio in un tempo in cui il pensiero del mondo è un pensiero più che mai omicida (per il corpo e per l’anima), lui non perde occasione di sposare quel pensiero.

Bisogna saper trovare negli abbondantissimi discorsi o gesti del Papa, la perla preziosa, che è la parola di Cristo, universale, luminosa, immutabile e vivificante. Indubbiamente se consideriamo la sua condotta morale possiamo rilevarne i difetti, ma occorre passar sopra, perché altrimenti rischiamo di perdere di vista l’essenziale del suo ministero, il quale per le nostre anime è un nutrimento di vita eterna.

Per questo non condivido assolutamente il tuo giudizio eccessivamente severo nei confronti del Papa, perché, se tale giudizio ha qualche cosa di vero, in realtà ti fa perdere di vista la perla preziosa. Per questo di scongiuro di ritrattare un giudizio così ingiusto, che mi fa quanto meno sospettare che non provenga da uno sguardo oggettivo, ma da uno sguardo offuscato e turbato, che mi sembra come radicato nel tuo animo.

Bisogna dunque che tu strappi questa erba velenosa, altrimenti sotto colore di zelo per la giustizia, in realtà rischi di restare avvelenato.

Ti ripeto per l’ennesima volta che, se tu vuoi essere giusto nei confronti del Papa, devi mettere in luce anche i lati buoni del suo insegnamento e della sua azione, sull’esempio di come sto facendo io da dieci anni. Invece, se tu ti lasci prendere da questa amarezza, non riesci più ad uscire dal labirinto in cui sei finito e rischi di sprecare i bellissimi doni che Dio di ha dato, non per amareggiare la Chiesa, ma per rallegrarla.

Dunque, il sottoscritto è ancora nella Chiesa cattolica? Sono ancora nella Chiesa nel momento in cui avverto che il papa non mi conferma nella fede e anzi mi innervosisce? Quel papa non è forse espressione della Chiesa? Non è forse uscito da un conclave tenuto nella magnificenza della Cappella Sistina, con tutti i signori cardinali vestiti di rosso porpora e lo Spirito Santo che aleggiava sopra di loro?

Caro Aldo, se tu dovessi abbandonare il Papa, a chi ti rivolgeresti? Ai Lefevriani? Direttamente a Cristo? Non è possibile, perché Cristo ha voluto il Papa. Non ci si può rivolgere direttamente a Cristo, senza il Papa.

Come fai a dire che il Papa mette in crisi la tua fede, se Cristo l’ha messo in quell’ufficio per confermare la fede? Allora, i casi sono due. O non è vero che Cristo l’ha messo in quell’ufficio, e allora Cristo ci ha ingannato, o è vero che Cristo l’ha messo in quell’ufficio, e allora ti sentirai confermato e non potrai dire che non ti conferma nella fede.

Per questo devi ascoltarlo, distinguendo quello che è il ministero petrino da quelle che sono le sue opinioni personali.

Non ho risposte, e vorrei che qualcuno, magari qualche teologo, mi aiutasse. Tuttavia tengo ad aggiungere subito due cose. La prima: questa Chiesa sbandata e smarrita io sento di amarla. Forse ancora più di prima. La seconda: mi sento confuso, sì, ma non disperato.

Il buon Dio, pur in una situazione così strana, non mi ha fatto sprofondare nell’angoscia e nello sconforto, e non c’è giorno che non lo ringrazi per questo. Al contrario, vedo in questa stramba situazione il segno della provvidenza divina. Mi sento nel deserto, ma non perduto. Umanamente sono quasi del tutto privo di punti di riferimento, ma proprio questa mancanza mi fa sentire più vicino al mio Signore.

Caro Aldo, credo veramente che tu, nonostante tutto, ti senta nella Chiesa e la ami. Quello che mi dispiace è vederti così confuso, quando, se tu ascoltassi quello che ti dico, troveresti tanta luce, come l’ho trovata io, perché non si tratta di farina del mio sacco, ma di Parola di Dio.

Vorrei sollevarti dalla tua sofferenza. Tuttavia ho l’impressione, e ciò mi consola, che questa sofferenza l’accogli dalle mani di Dio. Questa tua situazione è pegno di una luce che verrà. Tuttavia io ti propongo di seguire la luce che ti offro io, perché anch’io mi sono trovato nella tua situazione e ne sono uscito con questa luce, che viene da Cristo attraverso il Papa.

Qualcuno a questo punto dirà: “Ah! Eccolo qua il solito ritornello: Dio sì, chiesa no! Eccolo qua il solito presunto cattolico che vuole fare il furbo e costruirsi un Dio a sua immagine e somiglianza!”.

Accetto l’osservazione, anche perché è quella che faccio a me stesso. Ma sinceramente non credo di essere quel tipo di cattolico furbastro. Io non riesco a pensarmi senza la Chiesa. Solo che la Chiesa per me oggi è come una grande casa all’interno della quale quasi tutte le stanze sono inospitali. Anzi, proprio le stanze centrali, quelle più importanti, mi procurano un senso di disagio, mentre mi sento accolto in certe stanzette secondarie, del tutto marginali e sperdute.

Ti capisco, qualcosa del genere lo provo anch’io e provo un senso di smarrimento.

Poi penso a Gesù, il Quale venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto. Gesù ha dovuto convivere con i Farisei, con i suoi nemici e con gente ipocrita, eppure, benchè fosse Figlio di Dio, ha avuto rispetto per le autorità religiose, quelle stesse che l’hanno messo in Croce.

Il Savonarola fu messo in croce dal Papa. Eppure Alessandro VI ha avuto anche lui i suoi meriti. Dunque continua a restare in comunione col Papa.

A volte mi chiamano cattolico tradizionalista. La cosa non mi dà particolarmente fastidio, ma anche questa etichetta non mi convince. Certo, la Tradizione mi sta a cuore, e molto, ma mi sta ancora più a cuore la conversione. Il fatto è che non trovo un aggettivo che renda l’idea. Come definire un cattolico che mette al primo posto la conversione? Forse cattolico e basta può andar bene.

Io credo che si possa parlare di cattolici tradizionalisti come di una modalità del tutto legittima di essere cattolico, nel senso che ogni cattolico è del tutto libero di accentuare l’aspetto di tradizione della dottrina cattolica. Esiste però un tradizionalismo scismatico, il quale consiste nel fermarsi ad uno stadio superato del progresso dogmatico, rifiutandosi di accettare il progresso che è avvenuto fino ai nostri giorni. Invece un sano tradizionalismo si combina molto bene con un sano progressismo, purchè l’uno e l’altro non escano dai confini dell’ortodossia.

È normale infatti, in qualunque società, che alcuni amino ricordare i valori tradizionali e altri amino in modo particolare il progresso. Queste scelte sono legittime nella misura in cui gli uni collaborano con gli altri. Le cose invece si fanno tristi e dolorose quando assistiamo a questo conflitto ormai sessantennale tra lefevriani e modernisti.

Per quanto riguarda la conversione è evidente che essa costituisce un carattere essenziale dell’essere cattolico, benchè questo essere cattolico io lo vedrei come un valore che, pur accogliendo in sé la conversione, ne abbraccia anche altri, come lo stesso amore per la tradizione, per il progresso e per la santità in Cristo e nella Chiesa Cattolica.

A proposito. Dicevo prima che mi sento confuso ma non disperato. E una grande fonte di speranza sta nel fatto che anche oggi, in questa strana situazione, continuano a esserci dei convertiti. Spesso ne vengo a conoscenza attraverso il mio blog e non finisco di ringraziare il buon Dio che sa scrivere dritto su righe storte.

Sì, anche se nessuno ne parla (e anzi, sembra che parlarne sia un delitto, perché non dobbiamo fare proselitismo eccetera) le conversioni avvengono. Ma perché una persona si converte? Forse dopo aver letto un’intervista al papa o un articolo del direttore della “Civiltà cattolica”? Forse grazie a qualche sinodo dei vescovi? Forse grazie a qualche documento vaticano sulla nuova evangelizzazione? No, non che mi risulti. Le persone si convertono per nostalgia del bello e del vero. Perché avvertono nel cuore questa nostalgia di una casa, di una vera casa, e la trovano nella Chiesa cattolica di sempre, non certo in quella che vorrebbe trasformare la nostra fede in un vago umanitarismo.

Mi compiaccio del fatto che tu gioisci dell’esistenza di convertiti, ma non vorrei che tu avessi un concetto di conversione che dirige le anime non verso la Chiesa di oggi, guidata da Papa Francesco, ma – mi dispiace dirlo – verso gli indietristi. Perché dico questo? Perché io apprezzo chi si converte andando alla Messa del vetus ordo. Quello che mi dispiace è che tu mostri una vera e propria disistima sullo stimolo che può venire alla conversione dalla Chiesa che è nata dal Concilio.

Se tu poi vuoi prendertela col proselitismo dei modernisti, sono perfettamente d’accordo con te nel ritenere che, se essi convertono qualcuno, siano false conversioni.

A proposito di proselitismo tu devi comprendere che cosa intende Papa Francesco. Non si tratta di un’azione volta a persuadere i non credenti ad entrare nella Chiesa mediante quella che tradizionalmente si chiama l’apologetica, ma di un modo sbagliato di svolgere questa operazione, per cui chi si fa cattolico abbraccia il cattolicesimo sotto la forma lefevriana o in forma modernista.

Il vero annuncio del Vangelo è semplicemente quella che il Papa chiama Evangelizzazione.

Il buon vecchio Chesterton, nel libro “La Chiesa cattolica. Dove tutte le verità si danno appuntamento” (titolo che forse oggi andrebbe modificato mettendo il verbo al passato: dove tutte le verità si davano appuntamento), a un certo punto, proprio citando un convertito, scrive: “Non so spiegare perché io sia cattolico; ora che lo sono, non riesco a immaginare d’essere nient’altro”.

Nel mio piccolo, è così anche per me. Non riesco a immaginare d’essere nient’altro. Mi tengo aggrappato alla Tradizione come un naufrago a un pezzo di legno in mezzo alla tempesta.

L’osservazione di Chesterton sulla Chiesa dove tutte le verità si incontrano, va bene anche oggi, nonostante il disturbo arrecato da modernisti e lefevriani.

Le sue parole molto argute sono nello stesso tempo molto vere e molto profonde. Sono contento che tu te ne senta partecipe.

Tuttavia stai attendo a non confondere la tradizione, come la intendono i lefevriani, con il vero concetto di Tradizione, che è esposto nel Concilio ed è stato ripreso molte volte dai Papi del postconcilio.

Sono peraltro sicuro che se Chesterton vivesse oggi, con la mente aperta che aveva, non avrebbe avuto difficoltà ad inserire nel complesso delle verità cattoliche anche quelle nuove, insegnate dal Concilio Vaticano II e dai Papi del postconcilio.

Per quanto mi riguarda, l’idea di andarmene non mi ha mai sfiorato, ma magari me ne sono già andato e non me ne rendo conto. Solo Dio scruta nel cuore dell’uomo e solo quando lo incontrerò, al momento del giudizio, mi verrà svelato tutto.

Nell’attesa, provo ad andare controcorrente, come penso dovrebbe fare ogni cattolico. Perché noi siamo figli di Dio, non figli del tempo. E niente mi mette più tristezza di una Chiesa che – con la scusa dell’inclusività, dell’accoglienza, dell’ascolto – insegue lo spirito del tempo.

Caro Aldo, ti invito semplicemente a riflettere su quanto ti ho detto sulla Chiesa Cattolica, parole che non sono del mio sacco, ma che trovi nello stesso CCC.

Fai una specie di check-up e vedi dove devi correggere e dove invece sei già a posto.

Quanto alla tendenza mondana, se tu seguissi i discorsi del Papa, ti accorgeresti che anche Papa Francesco condanna la mondanità, il secolarismo e le mode del tempo.

Aprirsi a tutto e a tutti, essere in cammino, in uscita, in ascolto, in sinodo. Questi gli imperativi. E più mi vengono raccomandati più mi vien voglia di chiudermi, per concentrarmi su ciò che conta, sull’essenziale, sui comandamenti divini, lasciando perdere tutto il resto. Rivendico il diritto di selezionare. Non voglio ascoltare ciò che accresce la confusione. E che importanza ha camminare se non c’è una meta per cui valga la pena mettersi in cammino?

Le tue istanze di discernimento, di andare all’essenziale, di badare alla meta da raggiungere, che è il regno di Dio, sono le stesse di Papa Francesco.

Quanto al fatto di invitare tutti ad entrare nella Chiesa, discorso che il Papa fa di frequente, questo nulla ha che vedere con quell’inclusivismo, che non distingue chi può stare nella Chiesa e chi non ci può stare, ma si riferisce alla parabola evangelica dell’invito alle nozze del Figlio del Re, dove tutti sono chiamati, ma evidentemente chi non ha l’abito di nozze viene espulso.

Più osservo i problemi della Chiesa e più mi sembra di capire che rientrano in una grande crisi che non è prima di tutto della fede, ma della ragione. Il mondo, volendo rifiutare Dio, sragiona. E la Chiesa che fa? Anziché tornare a Dio, ovvero al ragionevole, si mette a sragionare a sua volta. E non serve a nulla tirare in ballo l’inclusione e l’ascolto. Sragiona e basta.

Come tomista concordo pienamente sul fatto che è impossibile avere la fede se non si sa ragionare, perché è solo la sana ragione, come insegna la Chiesa stessa, che, sotto l’influsso della grazia, conduce alla fede.

Per questo sono pienamente d’accordo con te nel segnalare l’urgenza di rifondare l’attività della ragione e a questo proposito vorrei spezzare una lancia a favore della metafisica, che ho insegnato per decenni in un Istituto Teologico del mio Ordine.

Siccome a quanto pare sono un indietrista incallito, chiudo con una citazione di un vecchio testo quasi dimenticato, l’”Apparecchio alla morte” di sant’Alfonso Maria de’ Liguori: “Chi medita spesso i novissimi, cioè la morte, il giudizio e l’eternità dell’inferno e del paradiso, non cadrà in peccato”. Guardate un po’: in due righe il santo (evidentemente anche lui un indietrista) usa sei parole che la Chiesa ha espunto dal suo vocabolario: morte, giudizio, eternità, inferno, paradiso, peccato.

Sant’Alfonso non ha nulla a che vedere con l’indietrismo. Richiamare alla mente l’escatologia non è affatto indietrismo, ma è guardare al futuro. Ho l’impressione che tu non abbia ancora capito che cosa è l’indietrismo. Non è il recupero di verità eterne, oggi da alcuni dimenticate ma ben presenti in tutta la Chiesa Cattolica, ma è, come ha detto il Papa, il voler star fermi su di un passato, che ormai è passato, e questa è tutta un’altra cosa.

Mi sembra il caso di meditarci sopra.

Grazie per avermi ascoltato. E, per favore, auguratemi di tutto, ma non “buon pranzo”.

Peschiera del Garda, 30 settembre 2020 (2023)

Caro Aldo, questo è il mio augurio: che tu ritorni ad allacciare con me quell’amicizia, fondata sul comune amore per il Santo Padre, che avevamo alcuni anni fa, prima che tu incontrassi mons. Viganò; che tu ritorni ad esercitare le tue doti di giornalista e di cattolico convinto a servizio del Papa e della Chiesa Cattolica.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 3 ottobre 2023

 

 

La nuova formula è stata approvata dal Papa, che come Vicario di Cristo, ha il mandato da Lui di chiarirci le parole del Signore. Dunque, come cattolico, abbi fiducia nel Papa. 

 

Perché è stata cambiata la formula? Perché il “non indurci in tentazione” potrebbe dare l’impressione che Dio ci spinga a fare il male, come se la tentazione come tale venisse da Dio e non dalla nostra debolezza o dal mondo o da satana. 

 

Quindi preghiamo il Padre affinchè non ci lasci soli, non ci abbandoni alla tentazione.

Penso che se tu invocassi in tal modo Dio Padre, tu otterresti un grande conforto, così da superare questo periodo di disorientamento.


 Immagine da Internet

33 commenti:

  1. Forza Aldo Maria, gli splendidi occhi di San Giovanni Paolo II vegliano su di te. Non è mai troppo tardi per fare un passo indietro (avanti?).

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    1. Caro Giovane,
      ho apprezzato molto il tuo invito al caro Valli.
      Per non essere indietrista, deve fare un passo indietro per andare avanti. Cosa vuol dire un passo indietro? Deve desistere da questa opposizione esagerata al Santo Padre e capire che egli, come Papa, è nella linea di San Giovanni Paolo II, anche se indubbiamente tra i due Papi esiste un certo contrasto, che però non tocca la dottrina, ma un certo modo di svolgere la pastorale.
      Qual è allora il passo avanti? Ritornando a recuperare il valore del Papato in San Giovanni Paolo II, il nostro Aldo deve capire che quel valore si trova anche in Papa Francesco. È questa la cosa essenziale per un cattolico: vedere in ogni Papa il Successore di Pietro, al di là dei suoi difetti umani. Infatti anche San Giovanni Paolo II aveva i suoi lati umani, a qualcuno dei quali probabilmente il Papa attuale ha rimediato.
      Sulla base di questo tornare indietro, cosa vuol dire andare avanti? Vuol dire accettare senza riserve le nuove dottrine del Concilio, che ci sono insegnate sia da San Giovanni Paolo II che da Papa Francesco, e tutti gli altri Papi postconciliari.

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    2. PER FORZA MA VOLENTIERI:

      1) “L'essenza stessa della tua parola è verità” (primato dell'Amore sulla Legge).

      2) Umanesimo Integrale (siamo piccoli ma grandi).

      3) Conversione del Popolo Ebraico a Gesù Cristo (sicut in Caelo et in Terra).

      4) Testa e Croce (equilibrio tra potere Regale e Sacerdotale).

      (Bonus: eros redento e; con le pinze; liturgia cosmica)

      Questo è il Concilio, che è inscindibile da Trento, perché sono come uomo e donna, marito e moglie, padre e madre.

      Caro Padre Giovanni, io sono stato sia modernista che tradizionalista, perciò comprendo TUTTI. Ma se in cuor mio ora affermo: "Ho sbagliato", perché non dovrei umilmente evitare al prossimo che ripeta i miei stessi errori?

      Infine le chiederei per favore di pregare molto per Mr. Trump, è benedetto da Dio per il Nostro Tempo, e se non vincerà diverrà tutto molto più difficile sia per l'Occidente che per l'Oriente.

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    3. Caro Giovane,
      hai un modo un po’ strano di esprimerti, mi sembri un poeta, però hai delle belle intuizioni, che condivido.
      Capita un po’ a tutti noi di avere in noi stessi come delle polarità opposte, per cui facilmente passiamo da un estremo all’altro e la sintesi non è facile.
      Mi piace la tua sincerità e apprezzo la tua buona volontà.
      Quanto a Trump, rispetto la tua scelta. Dio ti benedica.

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    4. Grazie Padre Giovanni, per me è un onore essere stato nominato Poeta.

      Siamo tutti chiamati a volare nella Verità: questo è quello in cui credo, in cui spero, e che provo a benedire e condividere ogni giorno.

      Ne approfitto per scusarmi con Padre Fausto, magari vedrà questo messaggio; durante il mio percorso di aspirantato a Bologna l'ho giudicato per le sigarette, ora ho capito che il vero cattolico non è bigotto; ad ognuno il compito di trovare il giusto equilibrio. Buona fortuna a tutta la vostra Famiglia Domenicana.

      Il bianco è la Fede, il verde è la Speranza, il rosso è la Carità! E le 12 Stelle?

      Liberi nella Verità, Luce per l'Eternità!

      Tik Tok Tak!
      Il Giovane Assistente

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    5. Caro Giovane,
      vedo che l’estro poetico non ti manca. Quello che auspico dal Signore è che tu possa trovare la tua strada.
      Certamente ci riuscirai, se stai in ascolto della tua coscienza e dello Spirito Santo, che vuole guidarti, perché tu possa mettere a frutto in abbondanza i doni che Dio ti ha dato.
      Il Santo Padre Domenico ti protegge dal cielo, anche se a Bologna non ti hanno accolto.
      Puoi fare parte della Famiglia Domenicana, come laico.

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    6. Oppure posso governare la Famiglia Domenicana, come Papa? XD.

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    7. Caro Giovane, dovresti diventare presbitero, poi vescovo, poi cardinale. Così potresti essere il successore di Papa Francesco.

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    8. Il Giovane Assistente21 novembre 2023 alle ore 22:28

      Caro Padre Giovanni, non è necessario solamente essere un uomo celibe e battezzato?

      Inoltre come funziona l'elezione per acclamazione?

      Un caro saluto

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    9. Caro Giovane,
      occorre sì essere battezzati, ma secondo il Diritto Canonico attuale occorre anche essere Cardinali, senza aver superato gli 80 anni d’età.
      L’elezione per acclamazione oggi non esiste, ma c’è solo quella per votazione.

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    10. Un giovane assistente12 dicembre 2023 alle ore 15:36

      Caro Padre Giovanni, sono sempre io.

      Tralasciando gli scherzi... le sue parole mi sono di conforto, spero di trovare presto la mia strada. A Bologna sono stato accolto, ma dopo la morte di Benedetto XVI c'è stato un intoppo; fossi stato più umile e discreto il percorso sarebbe continuato, ma ho fatto quello che credevo giusto in quel momento, credo che dovesse andare così.

      Resto grato di aver conosciuto San Domenico e San Tommaso, due grandi maestri di carità e sapienza; tanti fratelli, e di aver potuto visitare Bologna e il vostro convento.

      Chissà dove mi porterà il Signore: io mi sento chiamato alla vita religiosa e sacerdotale; ma per ora sono bloccato, mi chiedo se per volontà di Dio o per colpa mia.

      Resto aperto alla guida dello Spirito Santo e confido nella sua intercessione sacerdotale, ogni preghiera arriva sempre.

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    11. Caro Giovane,
      comprendo la tua situazione. Capire che cosa Dio vuole da noi non è sempre facile. Tuttavia occorre avere l’assoluta certezza che Dio ha un piano su di noi per renderci annunciatori e testimoni della sua parola.
      Scopriamo la sua volontà facendo esperienza delle nostre inclinazioni più belle verso la pratica dei suoi santi comandamenti. Ognuno di noi in questo campo ha un suo modo spontaneo e naturale di compiere la volontà di Dio e di camminare verso Dio. Egli prima o poi ce lo fa capire chiaramente. Anche qualche persona che ci ama ci può rendere consapevoli di attitudini, delle quali noi non avevamo coscienza.
      Ad ogni modo, anche a prescindere dal fatto che non abbiamo sicurezza circa la nostra vocazione, Dio comunque giorno per giorno, attraverso la nostra coscienza, ci dice che cosa fare o non fare. È molto importante stare in ascolto delle buone aspirazioni, che possono venire o dall’angelo custode o dallo Spirito Santo.
      Anche in un periodo, nel quale non abbiamo scoperto la nostra vocazione, resta sempre la possibilità di realizzare quella vocazione di fondo, che è propria di tutti coloro che cercano Dio.
      Nel caso che tu trovi in me la possibilità che io ti aiuti nella tua ricerca, puoi scrivermi a questa mail: padrecavalcoli@gmail.com .
      Ben volentieri ti assicuro la mia preghiera quotidiana.

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    12. Un giovane assistente15 dicembre 2023 alle ore 13:42

      Grazie Padre, cercherò di ricambiare.
      Vorrei chiudere questa serie di messaggi con un tocco poetico:

      Il 9 ottobre le ho chiesto di pregare molto per Mr. Trump perché mi sono affidato a un sogno profetico. Erano collegati un attacco terroristico islamico, un famoso Cardinale (ora defunto) e un "predestinato" che sapeva dire "tu si, tu no", e fronteggiava l'accidia mascherata da tolleranza del Cardinale. Io ho attribuito a Trump questa figura, ma non essendo esperto in politica mi sono rimasti dei dubbi, invece il Cardinale so chiaramente chi è. Forse, non avendo la certezza matematica, sarei dovuto essere più prudente nel condividerla.

      Alle medie avevo fatto la tesina sulla Guerra Fredda e la caduta del muro di Berlino, e alle superiori sul gioco d'azzardo ("L'illusione di vincere"). Combinando questi due elementi e il sogno, mi auguro che si arrivi presto a una soluzione giusta sia in Ucraina/Russia che in Israele/Palestina; che il Marxismo venga cancellato, ma anche che vengano corretti le illusioni dell'Occidente Secolarizzato, come il gioco d'azzardo e l'edonismo sfrenato; e anche che io diventi sempre più prudente nel parlare (Virtù Domenicana).

      A volte le scommesse si perdono, ma è scommettendo su Gesù Cristo e la Vergine Maria che si vince sempre.

      E' solo questione di tempo. Giusto Padre?

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    13. Caro Giovane,
      condivido il quadro generale che tu fai dell’attuale situazione della Chiesa e della Società.
      Condivido la tua convinzione che “scommettendo su Gesù Cristo e la Vergine Maria si vince sempre”.
      Ciò ci impegna a mettere a frutto con tutta la nostra buona volontà le nostre capacità e i doni che Dio ci ha dato, per fare la nostra parte nel contribuire al sorgere di quel mondo nuovo, che ci viene indicato da Cristo e che ha i suoi inizi nella vita della Chiesa.

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    14. Se nei sogni ci sono dei dubbi, nei segni ci sono delle CERTEZZE.

      Spero che Dio mi perdoni per gli errori che ho condiviso nel mio ministero profetico.

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    15. Caro Assistente,
      San Giovanni ci raccomanda: “Carissimi, non prestate fede ad ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono apparsi nel mondo” (1 Gv 4,1).
      Certamente può capitare che noi scambiamo per ispirazione divina un inganno del diavolo oppure una suggestione della nostra fantasia; ma Dio non manca di illuminarci e di darci la possibilità di ravvederci e di rimediare.

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    16. Grazie Padre, sia fatta la volontà di Dio.

      Noi tutti peccatori, Lui tutto Perfetto.

      Sia lodato Gesù Cristo Padre e la Madonna la custodisca dal Nemico.

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  2. assisto, e mi capita tuttora, talvolta, a celebrazioni liturgiche moderno metodo interpretate "molto male" dal celebrante e seguite ancor peggio dai fedeli presenti (specie in occasione di funerali); in questi casi esco dalla porta della Chiesa a fine Messa, triste. Con la Messa celebrata alla tridentina, tutto ciò non mi capita assolutamente: perché?

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    1. Caro Guido,
      se il novus ordo è celebrato bene ha la stessa dignità del vetus ordo. Quindi il problema non è quello del novus ordo. Il problema è quello di certi celebranti che non si attengono alle norme del novus ordo.
      Discorso simile si può fare per il vetus ordo. Chi l’ha detto che i celebranti del vetus ordo siano stati un tempo tutti perfetti nel celebrare?

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  3. Caro padre Cavalcoli,
    la franca testimonianza resa da Aldo María Valli nel testo che aveva preparato per il suo convegno del 2020 manifesta, da un lato, la sua crisi di fede e, dall'altro, la sua origine psicologica in una nostalgia mal trattata, e mai curata, forse per l'assenza di un buon direttore spirituale. Ho detto "origine psicologica" perché potrebbero esserci altre origini della crisi di fede di Valli, su altri livelli, e quindi anche una "origine storico-sociologica". Ed è per questo che sorge in me la domanda curiosa (poiché non conosco personalmente il signor Valli, né conosco la sua vita): Valli soffriva di questa stessa crisi di fede prima del luglio 2007? Forse lei, se lo conoscessi prima, potresti soddisfare la mia curiosità.
    Come rivela il testo di Valli, la sua crisi di fede ha sintomi che si manifestano in due ambiti (anche se, in realtà, mi sembra uno solo): 1) la sua fede e obbedienza al Papa, come Vicario di Cristo, Maestro di la Fede e Pastore della Chiesa universale; 2) la liturgia.
    Ma Valli, nel suo testo, dice soltanto che "il Papa non conferma la mia fede". Valli non fornisce ulteriori dettagli. Non chiarisce in quali ambiti dogmatici e dottrinali della fede cattolica il Papa non conferma la sua fede. Parla solo dei suoi "sentimenti", che gli impediscono di accettare la Riforma liturgica.
    La conclusione, quindi, sembra semplice: il problema a Valli è uno solo, e cioè che il Papa ha voluto sanare l'"indietrismo" liturgico di cui soffrono alcuni cattolici come Valli. Per questo ho detto che il problema di Valli sembra essere uno: la nostalgia liturgica.
    La testimonianza del signor Valli dà ragione a quanto stabilito dal Santo Padre nel Traditionis Custodes, un motu proprio che non ha fatto altro che ritornare alla disciplina liturgica anteriore al luglio 2007, quando, per ordine dei santi pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, dal 1969 al 2007, il Messale del 1962 è stato consentito solo a settori molto piccoli della Chiesa, ovviamente in via temporanea, e fino a quando tali gruppi non avrebbero potuto accettare, come è logicamente previsto, la Riforma nata dal Concilio Vaticano II.
    La lefebvrianizzazione di gruppi di cattolici, avvenuta di fatto a partire dal 2007, non è stata certo l'intenzione del Summorum pontificum, ma, come esprime il Papa nella Traditionis custodes, cioè la malattia liturgica avvenuta dopo il motu proprio del 2007 Malattia liturgica rilevata da Bergoglio già nel 2007 (era arcivescovo di Buenos Aires), e che ha iniziato a curare come papa Francesco I solo nel 2021 (un po' tardi, secondo me).
    Da parte mia, non ho dubbi che il motu proprio del 2007 comportasse aporie teologiche, canoniche e pastorali, di cui Benedetto XVI non si è accorto della gravità, e che di fatto sono state la radice teorica delle conseguenze pratiche molto dannose prodotte e che sono intensamente sofferti oggi.
    Le conseguenze dannose del Summorum pontificum hanno, a mio avviso, una chiara manifestazione nel caso Valli.
    Desidero infine congratularmi con voi per il modo chiaro, misericordioso e allo stesso tempo giusto e ragionevole, con cui rispondete, una per una, alle difficoltà di Valli, che si pongono praticamente esclusivamente, come ho detto, in campo liturgico.
    Buona Domenica!

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    1. Caro Ross,
      ho apprezzato la grande carità con la quale lei si è accostato alla situazione del nostro caro Valli.
      Non mi fermo a parlare delle considerazioni che lei fa sul rapporto tra Papa Benedetto e Papa Francesco a proposito del vetus ordo. Vorrei invece dirle due parole sul mio rapporto con Valli. Mi sembra di averlo conosciuto negli anni 2012-13, per cui non so dirle nulla del 2007.
      La svolta negativa venne quando mons. Carlo Maria Viganò gli fece conoscere un rapporto impressionante circa la diffusione della pedofilia nella Chiesa, rapporto al quale Valli dette larga diffusione. Purtroppo Viganò è fortemente ostile al Papa e Valli è rimasto influenzato da questo Prelato.
      Fino al momento del contatto con Viganò, Valli mi ascoltava quasi come suo padre spirituale. Ma da quel momento accentuò la critica al Papa, accusandolo di relativismo. Io tentai invano di correggere questa sua visuale, ma in questi ultimi anni la sua ostilità al Papa è peggiorata.
      Io ho tentato più volte di indirizzarlo sulla via giusta, ma non ha mai risposto ai miei appelli.
      Non cesso di sperare che si ravveda, perché è un cattolico di alta qualità, con delle risorse straordinarie, le quali, se bene indirizzate, potrebbero fare alla Chiesa un bene immenso.

      Il testo di Valli non è del 2020, ma del 2023.
      [ 2020 – in realtà 2023 https://fedecultura.com/blogs/notizie/vieni-anche-tu-a-conoscerci-di-persona-al-10-festival-di-fede-cultura ]

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  4. Caro padre Giovanni,
    le ringrazio per quanto mi ha raccontato del suo rapporto con il signor Valli. Purtroppo non sappiamo, poi, quale fosse il suo atteggiamento nei confronti del Messale del 1962 prima del luglio 2007. Anche se, da come sembra radicato in lui l'attaccamento a quel Messale abrogato, è possibile supporre che frequentasse o le Messe Vetus ordo prima del 2007 (alle comunità Ecclessia Dei, suppongo, e non alle comunità scismatiche), o che il suo attaccamento al vetus ordo sia iniziato dopo il 2007, dopo Summorum pontificum.
    Ripeto quello che li dicevo nel commento precedente: sembra che la opposizione di Valli a papa Francesco si concentri sull'ambito liturgico.
    A questo proposito, in ogni caso, vedo che la radice del suo problema non è nel rapporto Viganò (2018), avvenuto un decennio dopo.
    Ho quindi l'impressione che il caso Viganò sia stato un po' come, se si permette il paragone, che un alcolista dedito alla birra passasse a bere vodka.
    Perciò, insisto, ho l'impressione che la tua "malattia" sia la nostalgia indietrista (passatista, diciamo lei e io), indietrismo su cui lei stesso insisti nel suo articolo, come nocciolo del problema di Valli.
    A questo proposito, è vero che il rapporto rispetto al vetus ordo di Benedetto e Francesco è diverso (come vi ho detto, Bergoglio ha già preso posizione dal 2007). Tuttavia! Non vorrei enfatizzare il confronto tra Benedetto e Francesco in modo così riduttivo. La realtà storica indica il contrario. Dopo il dicembre 1963 (promulgazione del Sacrosanctum concilium), e precisamente con l'entrata in vigore del Messale del 1969, ha avuto inizio una "tradizione liturgica" e una disciplina liturgica di oltre quattro decenni, troncata solo nel 2007 da Benedetto, e ripresa nel 2021 da Francisco. Sarebbe dunque meglio parlare di un punto di vista diverso tra Benedetto, da un lato, e Paolo VI, Giovanni Paolo II e Francesco dall'altro. Pertanto non mi sembra corretto ridurre il problema all'opposizione Benedetto – Francesco.

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    1. Caro Ross,
      ho visto proprio oggi due filmati molto interessanti su Valli: uno, un’intervista che egli ha concesso al Meeting di Rimini del 2006 ; e l’altra del 2015, un anno dopo l’elezione dell’attuale Papa .
      Nella prima Valli fa un grande elogio di San Giovanni Paolo II, che egli seguì come giornalista in quaranta dei suoi viaggi apostolici. Nella seconda intervista, invece, mette in luce con grande abilità gli aspetti positivi di Papa Francesco.
      Dopo, che cosa è successo? Non so che influsso possa avere avuto la Summorum Pontificum del 2007. Sta di fatto che noi ci conoscemmo attorno al 2013-14.
      Attorno al 2015 cominciò a restare turbato per i discorsi del Papa e lo accusava di cadere nel relativismo. Allora aveva molta fiducia in me e mi ascoltava volentieri. Ospitò nel suo blog alcuni miei interventi ed avemmo una corrispondenza via mail.
      Negli anni 2016 e 2017 pubblicò due libretti fortemente critici e anche abbastanza ironici nei confronti del Papa. Nel 2018 mons. Viganò lo contattò per chiedergli di pubblicare il famoso rapporto sulla pedofilia nella Chiesa, al termine del quale Viganò invitò il Papa a dimettersi. Da quel momento Valli cominciò a subire l’influsso negativo di Viganò e ad allontanarsi da me. Continuammo ad avere scambi epistolari e io tentai più volte di avvinarlo al Papa, ma non c’è stato niente da fare. Mi accorsi che Valli era contrario alle nuove dottrine del Concilio Vaticano II.
      Recentemente ho dedicato un articolo a Valli, come segno della mia amicizia, ma egli ha ribadito il dissenso nei miei confronti, pur sostenendo che “siamo nella stessa barca”.

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  5. Sentito personalmente ad una conferenza Valli dire di aver iniziato ad avere dubbi su alcuni insegnamenti del Papa durante un'intervista in aereo a seguito della pubblicazione di Amoris Letizia. Un vecchio proverbio diceva : dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Temo che Valli sia molto influenzato non solo da Mons. Viganò ma anche da recenti frequentazioni. Se conoscete i gruppetti che che girano intorno a Viganò capirete di chi e cosa parlo.

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    1. Caro Anonimo,
      condivido e comprendo le sue osservazioni.
      Quanto lei dice ci fa capire quanto importante sia l’influenza che gli altri hanno su di noi, sia nel bene come nel male.

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  6. Dato che qui si parla del povero Aldo María Valli, il suo articolo di oggi [ https://www.aldomariavalli.it/2023/10/10/non-e-solo-una-crisi-e-una-rivoluzione-ecco-perche-per-essere-cattolici-occorre-essere-controrivoluzionari/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=non-e-solo-una-crisi-e-una-rivoluzione-ecco-perche-per-essere-cattolici-occorre-essere-controrivoluzionari ] sembra indicare un peggioramento del problema che sta attraversando. Oggi ha identificato l'atteggiamento progressista di papa Francesco con una “rivoluzione”. Perciò si sente “contro-rivoluzionario” e capisce che l'autentico cattolico oggi deve essere un “contro-rivoluzionario”.
    Curiosa lefebvrianizzazione della dottrina contro-rivoluzionaria sponsorizzata da Plinio Correa de Oliveira, che aveva i suoi scagnozzi in De Mattei e Ureta. Ma con Valli le cose sembrano andare ancora oltre…

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    1. Caro Ramiro,
      Valli non riesce a trovare una posizione equilibrata tra i due estremismi filo-lefevrismo e del modernismo. In questo senso egli non può dichiararsi veramente cattolico, perché il cattolico si trova in mezzo tra due estremi, in comunione col Papa. Non si accorge dei difetti del primo e non sa apprezzare i lati buoni del secondo. Ha una posizione unilaterale, tutta dalla parte dei filo-lefevriani.
      Anche la cosiddetta contro-rivoluzione di Plinio Correa de Oliveira, da come ho capito, è vicina Lefebvre. Il giudicare il Papa come rivoluzionario è del tutto fuori luogo, almeno in quanto il termine rivoluzione significa sovversione, anche se è vero che il termine rivoluzione può avere un significato positivo nel senso di profondo mutamento.
      Da questo punto di vista, Papa Francesco ha compiuto effettivamente alcuni gesti inauditi, come per esempio l’accordo di Abu Dhabi, la condanna dello gnosticismo, la promozione dell’ecologia, l’insistenza sulla fraternità umana, il grande tema della misericordia.

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  7. Se Valli è un seguace del blog "Caminante-Wanderer", come dice lo stesso Valli nel suo articolo di oggi, allora Viganó è l'ultimo dei suoi problemi.

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    1. Caro Anonimo,
      purtroppo Valli pubblica continuamente degli attacchi velenosi contro il Papa, che gli vengono mandati da amici americani filo-lefevriani.

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  8. Caro padre Cavalcoli,
    la sua opera, il suo impegno caritativo verso l'amico Aldo Maria Valli, sono veramente encomiabili. È intesa come una sua preoccupazione personale, ma ha ovviamente risonanze in tanti altri casi di indietristi simili a Valli, che condividono con Valli anche il processo di conversione da un "progressismo", talvolta frainteso, al più estremo "passatismo", con tutta la "psicologia dei convertiti" che è molto tipica e ben conosciuta.
    In questo senso la sua opera è preziosa, ed è esemplare la delicatezza e la sollecitudine con cui si assume il compito di rispondere, punto per punto, ai nostalgici deliri liturgici di Valli.
    Ora, se vi interessa conoscere il parere di un semplice lettore come me, vi dirò che il caso Valli non mi sembra importante. Lui è uno di più di quelli che purtroppo sono rimasti attaccati a un passato che non tornerà, forse ognuno con la propria nostalgia (in Valli forse il suo ritiro dalla RAI, i suoi viaggi intorno al mondo con il Papa, non so...).
    Ma una informazione che fornisco, e che mi sembra un chiaro sintomo: in uno dei suoi ultimi articoli, sapete qual è la suprema preoccupazione espressa da Valli nei confronti della Chiesa?
    Da non credere: le infiltrazioni nella Basilica di San Pietro e una certa mancanza di pulizia.
    Di non credere.
    Insomma: Valli confonde la Chiesa con la chiesa (o quello che diceva suo fratello Yves Congar sulla confusione tra Tradizione e tradizioni).
    Valli sembra non capire che la Chiesa può esistere senza la Basilica di San Pietro, e anche senza lo Stato del Vaticano.

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    1. Caro Paolo,
      conosco Valli da quasi dieci anni. All’inizio nacque una bella amicizia ed egli, nei miei confronti, assunse l’atteggiamento di un figlio spirituale. Mi sottoponeva dei problemi e io glielo risolvevo. Mi ha pubblicato molti miei interventi. La crisi in lui è cominciata col pontificato del Papa attuale. Davanti a certi suoi atteggiamenti, effettivamente problematici, egli cominciò a considerarlo un relativista.
      In un primo tempo riuscii a calmarlo, ma la scossa traumatica l’ha ricevuta da Mons. Viganò, quando questi gli chiese di pubblicare quel famoso rapporto sulla pedofilia, che si concludeva con la richiesta delle dimissioni del Santo Padre.
      Da quel momento in poi la stima di Valli nei miei confronti è andata gradatamente diminuendo sino a trasformarsi recentemente in un atteggiamento di totale sordità ai miei ripetuti inviti ad assumere nei confronti del Papa un atteggiamento equilibrato, come quello che sto realizzando io, accompagnando una legittima critica al riconoscimento dei lati positivi.
      Recentissimamente Valli ha dato segnali di ulteriore decadenza, aggrappandosi a ragioni inconsistenti, come per esempio disturbare la celebrazione della Messa NO. Ed inoltre, ancora peggio, accusando il Papa di modernismo.
      Ad ogni modo lo sto monitorando nel suo blog e vedo che conserva istanze ideali, che convengono ad un cattolico. Benchè non abbia legami ufficiali con i lefevriani, ha acquistato una mentalità filolefevriana. Tutto ciò, se da una parte mi procura un grande dolore, mi lascia la speranza che il caro Aldo mi ascolti e si ravveda, in modo da utilizzare per il bene della Chiesa i grandi doni che Dio gli ha dato.
      Per quanto riguarda l’incidenza che Valli può avere nel mondo cattolico, io ritengo che questa incidenza sia in crescita, per le sue ottime qualità di scrittore e l’arguzia delle sue argomentazioni.
      Per questo c’è da chiedere a Dio che gli faccia la grazia di comprendere veramente il valore della Chiesa di oggi e il valore di Papa Francesco come maestro della fede.

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  9. Caro Padre Cavalcoli. Lodevole è il suo sforzo di far vedere a Valli la ragione, con argomenti di buon senso, con argomenti teologici, con argomenti filosofici, con esempi storici. Ma è possibile sperare che il suo compito riesca a riuscire facendo ricorso alla capacità razionale di Valli? Il "ragionamento" di Valli è normale, o non manifesta piuttosto nelle proprie dichiarazioni e confessioni i disordini di una ragione oscurata? E in definitiva: quali sono i limiti del normale funzionamento della mente umana? Qual è la differenza tra un uomo con una mente normalmente funzionante e un altro uomo con disturbi mentali? Quali sono i confini? Gli psicologi non parlano di personalità "borderline"?
    Cito l'esempio di un famoso scrittore inglese, che può essere messo sullo stesso piano delle difficoltà che Valli attraversa nell'accogliere la Chiesa, con simili atteggiamenti iperliturgistici, e con simili manie e dipendenze.
    Come ricorda suo nipote Simon Tolkien nel suo diario personale, nei suoi ultimi anni Tolkien rimase profondamente deluso da alcune riforme e cambiamenti apportati dopo il Concilio Vaticano II, soprattutto in campo liturgico: "Ricordo vividamente quando ero in chiesa con lui a Bournemouth. Era un devoto cattolico romano e fu poco dopo che la Chiesa cambiò la liturgia dal latino all'inglese. Mio nonno evidentemente non era d'accordo con questo e diede tutte le sue risposte a voce alta in latino mentre "Il resto della congregazione ha risposto in inglese. Ho trovato l'esperienza orribile, ma mio nonno l'ha ignorata. Dovevo semplicemente fare quello che pensavo fosse giusto."
    Sottolineo quest'ultima frase: "Mio nonno doveva semplicemente fare quello che credeva fosse giusto".
    Tolkien e Valli credono di fare la cosa giusta. Ma i loro atteggiamenti durante la Messa sono infantili, inspiegabili, insensati, al di là del buon senso e del normale comportamento sociale umano. Ma non lo possono vedere: la loro ragione è incapace di notarlo.
    Non vedo altro che un disturbo mentale in questo. Quanto sia grave o lieve, non sono competente a giudicarlo, poiché non sono uno psicologo. Ma in quelle menti c’è disordine e dipendenza. Soprattutto sul piano liturgico: dipendenza malsana al gregoriano, al latino, all'incenso, alle immagini di un culto che già c'era e che non c'è. Proprio come un tossicodipendente (da qualsiasi cosa: droga, alcol, sesso...) trova estremamente difficile (se non impossibile) ritornare al giusto ordine umano delle cose. Lo stesso qui.
    Personalmente provo una grande compassione per le persone con disturbi mentali. Provo una grande compassione per i malati di mente, per coloro che hanno perso la ragione, per coloro che sono nati con disabilità mentale o per coloro che in età adulta o senile perdono la ragione. Provo una grande compassione per Valli.

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    1. Caro Matteo,
      conosco Valli da molti anni attraverso una corrispondenza scritta.
      Ricordo che agli inizi suscitai in lui una notevole ammirazione, tanto che mi considerava quasi una guida spirituale, chiedendomi consigli e pareri.
      Tuttavia, fin dagli inizi del pontificato dell’attuale Papa, cominciò a sentirsi turbato per quello che a lui sembrava un atteggiamento relativistico. Io gli spiegai che simili posizioni del Papa andavano interpretate in senso buono per evitare di accusare il Papa di errori nella fede.
      È da quel momento lì che Valli incominciò ad allontanarsi da me sotto l’influsso di Mons. Viganò, che continua ad essere il suo punto di riferimento. Purtroppo egli ha ricevuto molto danno da questo vescovo, che evidentemente mantiene una condotta verso il Papa certamente riprovevole.
      Secondo me, Valli non è riuscito a vivere con cristiana rassegnazione la dura prova che ha subito negli anni passati di essere soggetto a continui attacchi da parte dei modernisti, fino ad essere obbligato a lasciare il prestigioso ufficio alla Rai.
      Adesso come adesso mi sembra mosso da un certo rancore.
      Dal punto di vista psicologico, non parlerei di disturbi mentali.
      Secondo me si tratta di un fatto morale, che però ha delle attenuanti, data la gravità, a suo dire, delle umiliazioni ricevute.
      Per quanto riguarda la Messa, ho provato un senso di forte disagio quando ha raccontato degli atti con i quali ha disturbato la celebrazione della Messa NO. Cosa dire? È un fatto psicologico? Può darsi.
      Provo un grande dolore. Tuttavia, trattandosi di un uomo di grandi qualità, spero che si possa riprendere e metterle a frutto con vero spirito di servizio, in comunione col Papa e per il bene della Chiesa.

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