Non habemus Papam. Il dramma di Papa Francesco.


Non habemus Papam
Il dramma di Papa Francesco

La Chiesa è finita?

Il titolo reboante non spaventi il lettore. Non sono un sedevacantista o un donminutelliano, ma un ex-officiale della Segreteria di Stato di S.Giovanni Paolo II e Accademico pontifico. Dico subito pertanto che Papa Francesco conosce bene il suo dovere di Papa e lo pratica. Eppure il titolo dell’articolo, per quanto scioccante, non l’ho scelto a caso. Il lettore non interrompa subito la lettura e lasci che mi spieghi. 

Da tempo, nell’indicare come dobbiamo comportarci col Papa e come accordare tra di loro le opposte fazioni che stanno dilaniando la Chiesa, mi trovo a percorrere una strada quasi solitaria, insieme con pochissimi amici; eppure è quella che indica la via della pace sotto la guida del comune pastore, che è il Papa, Vicario di Cristo. Senonchè i modernisti mi disprezzano e mi ignorano scambiandomi per un lefevriano. Questi ultimi, dal canto loro, visto che critico il Papa, mi si avvicinano sperando di accalappiarmi, ma quando si accorgono che con me il trucco non funziona, mi si volgono contro con ogni genere di improperi. 

Che sta succedendo infatti da anni? Che molti osservatori e studiosi informati, obiettivi ed imparziali, ma anche comuni fedeli, sensibili al bene della fede, delle anime e della Chiesa, oggi constatano che in questi anni di pontificato, Papa Francesco, non scarso di doti, ma per desiderio, come pare, di successo, attratto dal riformismo modernista e da un malinteso dialogo col mondo, si è lasciato andare, adulato dai collaboratori e dalle folle mondane, a tali imprudenze pastorali, che adesso si trova in tali strettezze, da  dover gestire, come sembra, una situazione ecclesiale così caotica, che si presenta pressochè  ingovernabile. 

Certo il Papa c’è. Ma a noi suoi figli angosciati pare di essere in qualche modo privi del padre. Questo è il senso di questo mio articolo. Dunque non il tono del giudice,  come certi farisei saccenti e inveleniti, ma il tono accorato e franco del figlio affezionato, supplicante, sofferente e fiducioso. E per questo la conclusione sarà, come è doveroso che sia, ottimista. Intanto però guardiamo alla realtà in faccia. Francesco si dà certo moltissimo da fare, in modo anzi prodigioso, data la tarda età, con i suoi viaggi, i suoi documenti, i suoi incontri, i suoi continui discorsi, le decisioni  pastorali. 

Predica l’apertura verso i poveri, gli immigrati  e gli emarginati, ma poi in pratica mantiene contatti amichevoli con tutti i grandi poteri internazionali tradizionali nemici della Chiesa cattolica, senza far loro alcuna critica: il mondo protestante, il mondo comunista, il mondo ebraico, il mondo islamico, la massoneria. E con quale risultato? Sarebbe questo il Papa di tutti?

I fanatici del Papa lo presentano come grande rinnovatore e profeta, mentre in pratica egli lascia correre tutte le vecchie eresie riverniciate cristologiche, trinitarie, ecclesiologiche, antropologiche e morali. 

Nella Chiesa concede spazio ai modernisti e tollera corrotti di vario genere, mentre bastona i conservatori. Poco si cura dell’area del cattolici normali, i quali però, vista la condotta del Papa, si sentono smarriti e non da lui aiutati, sicchè alcuni si sentono tentati di spostarsi a sinistra, mentre altri sono tentati di passare tra i seguaci di Mons.Lefebvre o Don Minutella o Mons.Viganò. 

Io direi a Papa Francesco: Francesco, non t’importa che succedano queste cose? Non ci tieni ai tuoi figli? Prima della Chiesa «in uscita» c’è Chiesa in casa propria. Una famiglia i cui membri litigano fra di loro, che cosa va ad insegnare alle altre famiglie? Fermati un attimo a riflettere. Fa’ di meno e fa’ meglio. Noi tuoi figli ti domandiamo: risolvi le questioni? Chiarisci i nostri dubbi? Dissipi gli equivoci? Confuti gli errori? Punisci i ribelli? Converti i cuori? Fai crescere la Chiesa? La difendi dai nemici? Conforti e consoli i nostri animi sofferenti, sconcertati e scandalizzati? Con questo non ignoriamo tutto il bene che fai.

Però la tua è vera misericordia o negligente debolezza? La tua è vera umiltà o è spregio della tua autorità apostolica e rinuncia alla tua responsabilità di Vicario di Cristo? La tua apertura a tutti è vera larghezza di cuore, vera universalità franca ed evangelica o è un barcamenarti opportunistico tra posizioni opposte? Il cambiamento che tu predichi è una conversione, è una metanoia o è cambiar rotta al mutar del vento? Sai distinguere la rigidezza del conservatorismo dalla stabilità ed immutabilità dei princìpi? Il moderno dal modernismo? Vogliamo credere di sì, ma non sempre lo dai a vedere.

Cosa sta succedendo a Papa Francesco?

Proviamo a chiederci se riusciamo ad applicare a Papa Francesco queste parole che troviamo nell’ufficio divino del breviario romano nell’inno per i Santi Pastori: «Maestro di sapienza, e padre nella fede, tu splendi come fiaccola nella Chiesa di Dio».  Vi riconosciamo Francesco? 

Bisognerebbe capire che cosa sta avvenendo nell’animo di quest’uomo. Dopo anni di riflessione, sono giunto a questa conclusione: secondo me giocano nell’animo di Francesco quattro fattori, che disturbano e rendono controproducente o illusoria la sua pur intensa azione apostolica. 

Primo. C’è un fattore morale, che secondo me potrebbe costituire colpa: è troppo preoccupato di contattare chiunque, di piacere al mondo e troppo poco di accettare l’insuccesso e di piacere a Dio. Francesco dovrebbe chiedersi: quali frutti sto ricavando da tutto questo darmi da fare? Sto migliorando o peggiorando la Chiesa? Tutta questa gente che mi applaude e mi esalta, chi vede in me? Cristo o Bergoglio?

Secondo. C’è un fattore culturale. Si nota un’insufficiente preparazione teologica. Ma questo sarebbe ancora poco, se non si notasse una vera e propria irragionevole ripugnanza nei confronti dell’attività astrattiva, unificante, universalizzante e speculativa del pensiero. Non c’è una volta che Francesco, accennando all’astrazione, non ne parli male, dimenticando che il concreto è applicazione dell’astratto ed è un caso particolare dell’astratto. Sono gli animali che non sanno elevarsi all’astratto. 

Non argomenta, non definisce, non spiega, non precisa, non chiarisce, non distingue, non smentisce, non confuta, ma si limita alla semplice affermazione, all’appello, allo slogan, alla frase ad effetto, allo slancio emotivo, all’ironia, al dileggio, alla battuta, all’aneddoto, alla ripetizione, fino allo scherzo, peraltro arguti e intelligenti, ma insufficienti per una completa e persuasiva didattica pastorale.

Terzo. C’è chi si domanda se non si possa dare un fattore psicologico di non pieno equilibrio psichico. Due sintomi. Primo, in mezzo ad una condotta di usuale  e  normale autocontrollo,  si nota a volte l’eccesso del riso, salvo poi venir trovato con uno sguardo imbronciato o corrucciato, come se ce l’avesse con qualcuno. Come mai questi sbalzi di umore? Avete mai visto cose simili nel Beato Pio IX? O in Leone XIII? O in S.Pio X? O in Benedetto XV? O in Pio XI? O in Pio XII? O in S.Giovanni XXIII? O in S.Paolo VI? O in S.Giovanni Paolo II? O in Benedetto XVI? 

Si ha l’impressione che questo riso sboccato sia la reazione a un forte disagio interiore. Tale riso infatti non sa di spontaneità, ma di forzatura. Lasciamo agli attori TV far ridere le folle. Un Papa, come Cristo, deve attirare per la sua carità e compassione aperte a tutti, soprattutto verso i più sofferenti e smarriti di cuore.

Secondo sintomo. Nasce il sospetto o il timore del sopravvento intermittente in Papa Francesco di occasionali momentanei lapsus mentali, che gli fanno pronunciare frasi, che, prese alla lettera, sarebbero materialmente delle eresie o prossime all’eresia. Ora, posto che un Papa non può essere formalmente e intenzionalmente eretico, non pare vi sia altra via d’uscita o spiegazione che si tratti di occasionali involontari lapsus mentali, che gli prendono la mano e gli fanno dire frasi avventate, sconsiderate, umorali e impulsive, delle quali poi in altre occasioni, ma non sempre, si corregge.

Papa Francesco è tentato dal demonio

Quarto. A differenza dei Papi precedenti, Francesco parla spesso del demonio e non sotto un profilo dottrinale, ma squisitamente pastorale, nella linea della spiritualità ignaziana del discernimento degli spiriti e della lotta personale contro Satana. Si direbbe che il Papa parli per esperienza. Egli ci dà quindi indicazioni utili e concrete su come il demonio agisce, si insinua nel nostro spirito, ci spaventa, ci inganna, ci seduce, ci tenta al peccato e su come riconoscerlo e scacciarlo. Ma sembra che Francesco qualche volta ceda lui stesso. È qui il tragico, per cui alcuni lo prendono calunniosamente per l’Anticristo. Occorre qui che applichiamo i suoi stessi insegnamenti contro il diavolo. 

Probabilmente questi fattori spiegano il perché Francesco non riesce a tenere le redini della Chiesa. Sembra essere sopraffatto, ma nel contempo pare che egli stesso non faccia abbastanza per fermare il disastro. Non riesce a sanare i conflitti interni, ma con la sua parzialità, li esaspera. Sembra che la conversione sia solo per i cattolici, ma non per i non-cattolici. Insiste troppo sulla diversità e troppo poco sull’unità. Predica la misericordia e il dialogo, salvo a scagliarsi in toni offensivi contro i tradizionalisti. Predica la comunione, la carità e la fratellanza, ma non chiarisce sulla base di quali  verità comuni devono fondarsi questi valori. 

Ottiene successo non come Papa, ma come personaggio brillante che sa accontentare i gusti, le idee e gli interessi delle folle influenzate dai modernisti, dai mondani, dai rahneriani, dai freudiani, dai comunisti, dai massoni, dai luterani, dagli islamici e dagli agnostici e – ultima scoperta – dai maghi, dai fattucchieri e dagli idolatri dell’Amazzonia. 

Sembra che la Chiesa di Papa Francesco, sotto pretesto dell’«accoglienza», del dialogo e della costruzione di ponti, non è una società gerarchizzata e ben ordinata, per appartenere alla quale occorrono precise condizioni; non è una città ben difesa dalle mura, ma coincide col mondo stesso, dove può entrare tutto e il contrario di tutto. Salvo poi ad emarginare o a redarguire quei pochi che fanno presenti quelle che sono le condizioni minime e necessarie per appartenere alla Chiesa.

Francesco ha detto di recente che la Chiesa «non è una roccaforte, ma una tenda». Ora, tutti sanno che la recinzione di una casa non serve per stare chiusi in casa, ma per difenderla dai ladri; la roccaforte di una città non serve a vietare l’ingresso ai benintenzionati, ma a difenderli dalle  truppe nemiche. 

È chiaro che la Chiesa è pronta ad accogliere tutti, perché tutti sono chiamati alla salvezza e non ci si salva se non appartenendo consapevolmente o inconsapevolmente alla Chiesa. Ma a un patto: che chi entra desideri veramente salvarsi e non voglia distruggerla dall’interno, come da tempo purtroppo sta avvenendo. Oggi invece il cattolico sveglio non può che far proprio il lamento del Salmista a proposito della vigna del Signore: «Perché hai abbattuto la sua cinta e ogni viandante ne fa vendemmia? La devasta il cinghiale del bosco e se ne pasce l’animale selvatico» (Sal 80, 13-14).

La Chiesa di Papa Francesco, inoltre, non sembra avere mire religiose, spirituali, ultraterrene, soprannaturali e celesti, di vita eterna, ma solo economiche, sociali, politiche, populistiche, ecologiche, terrene, umanistiche del tutto immerse nel divenire della storia.  

Non pare offrire al mondo un messaggio verbale e concettuale divino, rivelato, custodito infallibilmente dalla Chiesa, universale, assolutamente ed immutabilmente vero, formulato in dogmi o articoli di fede, obbligatorio per tutti in vista di una salvezza eterna, ma deve solo «ascoltare» il mondo, rendersi attraente al mondo, apprezzare il mondo o, come si dice, la «modernità», amalgamarsi col mondo, prendere e ricevere dal mondo, convivere con le altre religioni senza pretesa di superiorità, di correggerle e di condurne gli adepti al cattolicesimo.
Ci mancava anche l’Amazzonia

Per Papa Francesco sembra non esistere una cultura o una filosofia razionale, certa, universale perennemente vera, comprensibile da tutti, eminente sulle altre per sapienza, particolarmente adatta fra le altre ad interpretare il Vangelo e il dogma, ma per lui tutte le culture sono di pari livello; quella greco-romana non ha niente di più della sapienza ancestrale degli indigeni dell’Amazzonia, per cui non conviene iniziarli alla cultura greco-romana, che non è universale, ma appartiene solo all’occidente, sicchè essi possono benissimo e anche meglio vivere il Vangelo utilizzando i loro miti, i loro dèi, il «dialogo con gli spiriti» e le loro pratiche sciamaniche.  Platone ed Aristotele, Seneca e Cicerone non sanno niente di più dello sciamano della foresta.

Anzi questi indigeni sono già «cristiani anonimi», secondo la teoria di Rahner, per cui l’apprendimento concettuale del Vangelo non aggiunge nulla all’esperienza trascendentale atematica preconcettuale di Dio, che essi già possiedono, espressa nella loro religione e mitologia indigena. Anzi questa ne é una migliore espressione, per cui il missionario, nell’annunciare il Vangelo, deve astenersi dal pretendere dall’evangelizzando che accetti quelle parti del Vangelo che sono incompatibili con la sua religione nativa.

Si può scendere più in basso?

Considerando l’assommarsi e il moltiplicarsi, dall’inizio del pontificato di Papa Francesco, di  suoi atti che sembrano non essere in vari modi e misure conformi ai suoi doveri di Pastore universale della Chiesa, in un crescendo impressionante che culmina con la sua recente acquiescenza alla presenza sacrilega dell’immagine della dea Pachamama nei Giardini Vaticani, in S.Pietro e nella chiesa romana di S.Maria in Traspontina, con un annesso culto ad essa reso dal popolo, sembrerebbe opportuno che un forte richiamo al Santo Padre non venisse da gruppi lefevriani o ultraconservatori, i quali, sulle basi di un rifiuto o fraintendimento delle dottrine del Concilio, non hanno le carte in regola per azioni del genere. 

E d’altra parte non si comprende per quale motivo un appello argomentato, nobile ed autorevole, in piena linea col Concilio e con il pontificato dei Papi del postconcilio, e in piena comunione col Papa regnante, debba provenire soltanto da pochissimi degnissimi prelati, vescovi e cardinali, e non piuttosto essere espressione di una larga o cospicua porzione del collegio cardinalizio ed episcopale mondiale, dal momento che evidente è stato da parte del Papa l’essersi scostato, col gesto compiuto, dal suo supremo dovere di Sommo Sacerdote, supremo  officiante, promotore, custode, vindice e difensore del retto culto divino, essendo, come è noto, la liturgia fons et culmen totius vitae christianae.

Perché tacciono?

Che cos’è che trattiene tanti prelati, vescovi e cardinali, dal far sentire pubblicamente la loro autorevole voce di Successori degli Apostoli, in appoggio ai pochissimi coraggiosi Confratelli, che si sono opportunamente espressi con tanta sapienza e al contempo filiale ed accorato rispetto del Vicario di Cristo, per il conforto e l’illuminazione dei fedeli e per il bene dell’anima dello stesso Sommo Pontefice? 

Pensano di aver ragione loro per il fatto di essere una larghissima maggioranza rispetto agli appellanti? Ma forse che la saggezza e la prudenza stanno sempre dalla parte della maggioranza? Forse che non sono stati in grado di giudicare di quanto è avvenuto? Ma allora chi li ha promossi vescovi e cardinali? Per giudicare di che cosa? Delle partite di calcio o del gioco in borsa?

Perché tacciono? Di che cosa hanno paura? Dell’ira del Papa? Di essere degradati? Di perdere la berretta cardinalizia o la sede episcopale? E l’ira divina non esiste? Temono la disapprovazione dei modernisti? Temono che la  massoneria tagli i fondi o sospenda i finanziamenti? Tutti motivi abbietti e meschini, ammesso che siano veri, come, almeno in parte, temo che lo siano.

Finale colpo di scena

 Non cessiamo di sperare. Occorre fare uno sforzo di comprensione alla luce della fede. Dove Francesco sta conducendo la barca della Chiesa? Viene in mente il racconto evangelico di Cristo, il Quale, a bordo di una  barca insieme con gli apostoli in un mare n tempesta, sta dormendo, mentre la barca è squassata dai flutti. Questa scena rappresenta con esattezza la situazione della Chiesa di oggi, come ebbe già a suo tempo a dire il Card.Burke, il quale però si spinse troppo in là, dicendo che mancava  il nocchiero. Al che il Papa lo degradò da Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica ad assistente spirituale dell’Ordine di Malta, successivamente maltrattato dallo stesso Papa Francesco.

Ci verrebbe voglia di fare come gli Apostoli: «Maestro, non t’importa che moriamo?” (Mc 4,38). Tuttavia, una domanda del genere è indiscreta. Si potrebbe mai temere che Cristo cessi dal compiere la sua opera salvifica mediante la Chiesa e nella Chiesa? E se un Papa non obbedisse a Cristo? 

Questa è l’angosciosa domanda che i migliori fra noi oggi si pongono. Ma purtroppo non sempre c’è chiarezza nel distinguere dove il Papa può sbagliare e quindi può essere criticabile e dove non può sbagliare, per cui contestarlo o contraddirlo in questo campo sarebbe disobbedienza, scisma o eresia. Ad alcuni infatti il Papa va bene così com’è non perché credano nell’infallibilità pontificia, ma perchè a loro pare che il Papa li accontenti nelle loro voglie mondane. Alcuni invece trovano da ridire su tutto quello che fa perché sono dei piantagrane. Ma coloro che vedono oggettivamente la situazione, sono i veri cattolici, e sanno quali sono i limiti dell’autorità del Papa, non possono non soffrire proprio perché vogliono bene al Papa e alla Chiesa.

È vero che Cristo scandalizza, ma chi scandalizza? I farisei, gli ipocriti, il mondo. Ma il suo messaggio è in realtà divina saggezza. Invece il guaio è che Francesco scandalizza i buoni fedeli.  E ciò non è effettivamente educativo. Resta tuttavia che quando effettivamente ci rappresenta Cristo, egli diventa, per così dire, «scandaloso» come Cristo e allora ci siamo. 

Lo stesso dobbiamo dire in riferimento a Gesù che dorme. Se è Gesù che dorme in Francesco, ben venga il sonno di Francesco! Invochiamolo pure Francesco che si svegli. Ma se abbiamo fede e Gesù in Francesco dorme, dobbiamo  lasciarLo dormire. Non sta a noi svegliarlo. Francesco è come Gesù nella barca. Si sveglierà da solo al momento giusto. Anzi, Egli è già sveglio. Siamo noi che abbiamo bisogno di essere svegliati. 

P.Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 8 novembre 2019

22 commenti:

  1. Questo è un aiuto concreto, reale, non strumentale, al discernimento,
    di cui ogni "aspirante cristiano", di cui ogni "aspirante cattolico", può
    appropriarsi. Solo con l'aiuto indispensabile della grazia, in quanto
    quotidianamente domandata, quotidianamente invocata.
    invocata

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    1. Questo è un aiuto concreto, reale, non strumentale, al discernimento,
      di cui ogni "aspirante cristiano", di cui ogni "aspirante cattolico", può
      appropriarsi. Solo con l'aiuto indispensabile della grazia, in quanto
      quotidianamente domandata, quotidianamente invocata.

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  2. Ringrazio lo Spirito Santo che ha motivato padre Cavalcoli a scrivere un messaggio di speranza cristiana: mi rafforza nella fede e nella responsabilità di essere membro di un corpo più che ferito, lacerato, ma vivo perché Cristo resta la fonte della sua vita. Prego per lei padre che la Verità splenda agli occhi degli scoraggiati: GRAZIE! Silvio e Bruna

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  3. Sì, stavolta condivido quasi tutto. Stranamente sintetica, questa analisi impietosa risulterebbe illuminante per molti ostinati bergogliani (se solo fossero disposti a leggerla!).
    Il mio "quasi" si riferisce alla certezza, espressa dal Cavalcoli, che Bergoglio sia legittimamente papa. Questo, solo Dio lo sa! Se non altro per la possibile "scomunica latae sententiae" a norma dalla "Universi Dominici Gregis".
    E comunque, a mio avviso solo S. Pietro è stato SICURAMENTE legittimo, in quanto investito direttamente dal Signore. Ma i successori, nel corso dei secoli, sono stati designati nei modi più vari: imposti dagli imperatori o dallo strapotere delle famiglie dominanti, o per acclamazione popolare, ecc. Riservare l'elezione al collegio cardinalizio, poi, è stata una decisione relativamente recente e certo tutta umana (addirittura il cardinalato, non mi pare proprio sia stato istituito da Cristo...).

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  4. Molte cose giuste e apprezzabili in questo intervento di Padre Cavalcoli. Mi permetto però di precisare che il Card. Burke non ha mai detto che «manca il nocchiero», perché il Card. Burke sa benissimo che il nocchiero c’è. Ciò che il Card. Burke ha detto, è che si ha la SENSAZIONE che la Chiesa sia come una nave senza timone. Si tratta appunto di una sensazione, e lo dice dopo aver riferito della preoccupazione di molti fedeli. Ecco il testo esatto della risposta di Burke nell’intervista a Vida Nueva, preceduta dalla domanda dell’intervistatore: «Algunos fieles están preocupados por el camino que ha tomado la iglesia. ¿Qué les dice?
    Muchos me han mostrado esa preocupación. En un momento tan crítico, en el que hay una fuerte sensación de que la Iglesia está como una nave sin timón, no importa la razón; es más importante que nunca estudiar nuestra fe, tener una guía espiritual sana y dar un testimonio fuerte de la fe. Algunos me dicen que ya no es importante, por ejemplo. la implicación en el movimiento por la vida. Les respondo que es más importante que nunca.»

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    1. Caro Davide,
      La ringrazio della sua opportuna precisazione ed anzi correzione. Spero tuttavia che il lettore intelligente e benevolo sarà andato al là della lettera della mia espressione per coglierne lo spirito, un po’ come io ho detto che «non abbiamo Il Papa». Chi segue i miei scritti, sa quanta ammirazione ho per il Card.Burke, che ho conosciuto personalmente in occasione del mio lavoro come postulatore della Causa di Beatificazione del Servo di Dio Padre Tomas Tyn,del quale egli pure è devoto ed ammiratore.

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  5. Pachamama è il tumore finale. Le cellule cancerogene si sono formate nel Concilio Vaticano II. Nessun rimedio può quindi essere in linea col Concilio.
    Finora l'unico atto di riparazione per quanto accaduto durante il Sinodo amazzonico è stato compiuto dalla Fraternità sacerdotale di Mons. Lefebvre. Questa è la verità.

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    1. Il cancro che rovina la Chiesa è il modernismo, falsa interpretazione del Concilio Vaticano II. Apprezzo il gesto dei lefevriani, ma purtroppo la loro comunità è scismatica.
      P.Giovanni.

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  6. Caro Padre Cavalcoli,
    Grazie per questo eccellente e lucidissimo articolo. Solo mi pare che la frase all'inizio (Papa Francesco conosce bene il suo dovere di Papa e lo pratica), e la conclusione dell'articolo (Francesco è come Gesù nella barca. Si sveglierà da solo al momento giusto. Anzi, Egli è già sveglio. Siamo noi che abbiamo bisogno di essere svegliati) né sono vere, né concordano con tutto il resto dell'articolo. Claudio Pierantoni

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    1. Esatto! Come al solito, il Cavalcoli cerca impossibili equilibrismi...

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    2. Caro Claudio,
      bisogna distinguere in Francesco il Vicario di Cristo (Cristo dormiente) dall'uomo Bergoglio (eventuali
      lapsus mentali).
      P.Giovanni

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  7. Gentile Padre Cavalcoli approfitto di questo spazio per porle una questione a cui non riesco a dare una ragione. La mia questione riguarda la legittimità del pontificato di papa Francesco. Facendo alcune ricerche sono venuto a conoscenza del fatto che i membri della Compagnia di Gesù, della quale papa Francesco, già Cardinale Jorge Mario Bergoglio, è membro religioso,emettono un quarto voto religioso speciale che impone loro la Obbedienza al Papa. Leggendo il testo delle Costituzioni della vita della Compagnia di Gesù, di approvazione e di confermazione approvate dai pontefici Paolo III e Giulio III, specifcatamente al punto 3, si potrebbe apprendere che un membro della Compagnia di Gesù debba Obbedienza al Papa ed ai suoi successori, quasi a voler intendere che il Significato di tale punto della costituzione sia quello che ogni membro della Compagnia di Gesù debba sempre avere un Papa a cui obbedire. Come commenta questa mia interpretazione? La ringrazio del tempo che vorrà dedicarmi.

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    1. Il Superiore in linea di principio può dispensare da un voto. Il voto di obbedienza al Papa emesso dai Gesuiti non fa parte dei voti costitutivi della vita religiosa, per cui il Superiore ha facoltà di dispensare da esso il suddito. Se Bergoglio è stato eletto Papa, evidentemente ha potuto fruire di tale dispensa.

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  8. Comme toujours, il y a à boire et à manger dans cette nouvelle analyse du père Cavalcoli, laquelle n'est pas exempte de contradictions. La principale et la plus criante étant qu'il affirme, en commençant, que « Papa Francesco conosce bene il suo dovere di Papa e lo pratica », quand, précisément, tout le reste de l'article est la démonstration patente, par A + B, que « Papa Francesco NON conosce bene il suo dovere di Papa e NON lo pratica »…

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    1. Bisogna distinguere in ogni Papa la conoscenza e la pratica dei suoi doveri come Papa dalla loro conoscenza e pratica come cattolico che mira alla santità. Ogni Papa attua per grazia di Cristo i suoi doveri a livello essenziale di base, così da poter guidare decentemente la Chiesa nello svolgimento delle sue funzioni vitali. Questa è l’attività del Papa come Papa. Lo Spirito Santo fa sì che ogni Papa, anche il peggiore, svolga questo minimo di servizio alla Chiesa per mantenerla in vita. In questo senso ho detto che Francesco fa il suo dovere e non potrebbe non farlo, perché qui lo Spirito Santo non manca di condurlo a far bene, soprattutto nel magistero dottrinale, nonostante certe apparenze contrarie.
      Ma un Papa, in quanto cattolico aspirante alla santità, non può accontentarsi di questo livello minimo, di ottenere, per così dire, la «sufficienza», ma può e deve voler fare di più, deve cercare la perfezione (Mt 19,21). Qui allora appaiono le qualità morali del cattolico. Ogni Papa fa il suo dovere a livello minimo, ma non tutti si curano di superare questo livello per una maggiore perfezione morale. Quando dico dunque che Francesco lascia a desiderare nel compimento del suo dovere, non mi riferisco a livello minimo, comunque assicurato da Dio, ma all’impegno morale ulteriore, che sta lui realizzare o non realizzare, benchè egli abbia in ciò il soccorso dello Spirito Santo, ma un soccorso che egli può respingere, a differenza di quello che comunque lo induce a fare il minimo del suo dovere come guida della Chiesa .
      Sembra pertanto da molti segni che Francesco, nonostante la sua intensa e sorprendente attività e la sua proclamata attenzione ai più poveri e bisognosi, non sia veramente interessato a farsi santo, pare che non si ponga tanto davanti agli occhi il modello del Papa santo, quanto piuttosto quello del leader internazionale in dialogo con le potenze, le ideologie e le religioni di questa terra, anche perchè avrebbe davanti agli occhi Papi santi che lo hanno da poco preceduto, modelli di santità attualissimi. In tal senso ho detto che non fa il suo dovere.

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    2. Je remercie le père Cavalcoli de son commentaire, où je relève ce passage, in fine, qui me paraît signer — que le père Cavalcoli le veuille ou non — la condamnation de ce pontificat vraiment hors normes : « Sembra pertanto da molti segni che Francesco, nonostante la sua intensa e sorprendente attività e la sua proclamata attenzione ai più poveri e bisognosi, non sia veramente interessato a farsi santo, pare che non si ponga tanto davanti agli occhi il modello del Papa santo, quanto piuttosto quello del leader internazionale in dialogo con le potenze, le ideologie e le religioni di questa terra… » Terrible, non ?

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  9. Bergoglio non è papa. La verità su chi sia in realtà bergoglio è probabilmente contenuta nel terzo segreto di Fatima, che, ricordiamolo, inizia con l'affermazione che l'apostasia comincerà dal vertice della Chiesa. Non è ammissibile che un ipotetico ex Papa si faccia chiamare Santità e vada vestito di bianco, "perchè non aveva trovato un altro abito". Maurizio Blondet, mai smentito o querelato, ha poi aggiunto la questione SWIFT. Mi chiedo come possa essere valido un eventuale pontefice che si piega a questi ricatti di malefici banchieri. Non scherziamo, non esiste nessun papa francesco: è solo un agente dell'alta finanza satanica

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    1. Papa Francesco è l'attuale Papa regnante della Chiesa Cattolica.

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    2. Non ci sono motivi ragionevoli per negare che Bergoglio sia Papa. Semmai si può dire che forse, sotto alcuni aspetti, non è un buon Papa.

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  10. Dopo queste inondazioni a Venezia i terremoti in Francia a papa Francesco e cristiani in Italia in Francia e in Europa per convertirsi all'Islam il 17.11.2019 per prevenire la morte di italiani francesi ed europei a causa di un terremoto più 6 tsunami inondazioni del vulcano bufera di neve valanga terremoto in piena neve tormenta grandinate meteoriti tornado fuoco tempesta peggio della tempesta Amelie.
    Après ces inondations a Venise les séismes en France au pape François et aux chrétiens en Italie en France et en Europe de se convertir a l'islam le 17.11.2019 pour éviter la mort des italiens des français et les européens par un séisme plus 6 tsunami volcan les inondations tempête de neige avalanche séisme en plein neige les foudres les grêlons météorite les tornades les incendie tempête pire que la tempête Amélie.

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  11. Padre, forse Lei non ne conosce, ma il Mons. Renè Enrico Gracida, vescovo cattolico emerito di Corpus Christi, Texas, ritenga che tutti questi segni che Lei adesso amette sono forti indicazioni di una mancanza di grazia, della grazia precise che la Chiesa nomina, grazia d'ufficio. Vedi il suo blog, abyssum.org. Penso che aiutiamo la Chiesa non tramite gli ad hominem, ma tramite la sforza continua a mettere il nostro intelletto in aediquatione con la realtà, come dice San Tommasso, veritas aedequatio intellecti rei.

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