Il Dio cristiano non sacrifica degli uomini, ma sacrifica un Uomo.

 Il Dio cristiano non sacrifica degli uomini, ma sacrifica un Uomo.

Un chiarimento circa le parole del Santo Padre

Il Santo Padre nell’omelia della Santa Messa per la solennità della SS.ma Madre di Dio del 1° gennaio scorso, letta dal Card. Re, ha detto che l’idea di un dio che sacrificasse persone umane sia pure per un nobilissimo progetto, non è il Dio cristiano e sarebbe un dio crudele e privo di misericordia. Ora però dobbiamo tener presente che la misericordia del Padre si è manifestata proprio nella possibilità che Egli ci dà di sacrificarci unendoci nella Messa al sacrificio di Cristo per la salvezza dei fratelli.

 Senonchè però il Papa evidentemente ha voluto riferirsi al dio che chiede sacrifici umani, Dio che, come sappiamo bene, non è il Dio Padre di Gesù Cristo, ma è il dio degli Aztechi. Oppure ha pensato a certi regimi tirannici, i quali basano il loro potere costringendo una categoria di cittadini a sacrificarsi per la classe dominante rappresentata, come direbbe Nietzsche, dalla classe dei «Signori». Sacrificare i deboli per la felicità dei forti è infatti l’etica di Nietzsche.

Questo è il senso delle parole del Santo Padre. Tuttavia dobbiamo fare attenzione a non sbrigarcela così presto. La cosa è estremamente seria e va esaminata con la massima attenzione facendo le dovute distinzioni, ricordandoci  che il sacrificio cultuale è l’anima di tutte le religioni, compresa quella cristiana, la quale innalza talmente l’idea del sacrificio, da essere tra tutte l’unica religione nella quale il sacrificio non è compiuto solo da un sacerdote umano per sua iniziativa offrendo a Dio come vittima una creatura, ma tutto avviene nell’orizzonte della divinità, anche se col concorso dell’uomo.

Infatti nel culto cristiano è Dio Padre, che prende l’iniziativa del sacrificio, sacrificando il proprio Figlio Gesù Cristo, affinchè questi, come Sacerdote, offra al Padre in sacrificio Sé stesso come vittima di espiazione per i nostri peccati. Quindi si ha un Dio che sacrifica Dio in modo tale che l’offerente, ossia il sacerdote è ancora Dio che offre Dio come vittima a Dio Che riceve l’offerta vittimale. Solo un Dio poteva escogitare un simile atto di culto, che infatti non è prodotto della mente umana, ma mistero di salvezza eterna a gloria nostra e della Santissima Trinità, rivelatoci ed attuato da nostro Signore Gesù Cristo.

Ma le cose non finiscono qui. Nella religione cristiana tutto il popolo è sacerdotale, per cui, se resta sempre la distinzione fra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune dei fedeli, nella Santa Messa i fedeli sono chiamati ad unirsi al Santo Sacrificio celebrato dal Presidente dell’assemblea eucaristica, sicché nella Messa non è soltanto Cristo Sacerdote Che Si offre come Vittima al Padre, ma con Lui, in Lui e per Lui, per le mani del Celebrante, si offre ed è offerto anche il suo Corpo mistico. Quindi alla fine nel culto cristiano Dio non offre alcuni in sacrificio per la salvezza di tutti come avviene nelle religioni pagane, ma Dio offre tutti a tutti e tutti in Cristo si offrono a tutti. Tutti in Cristo sono salvatori e tutti sono salvati.

Pertanto dobbiamo dire con franchezza, sperando di non scandalizzare nessuno, che l’idea del sacrificio umano, per quanto oggi possa fare orrore, se ricordiamo quanto ci insegna la Scrittura, non è del tutto sbagliata. Infatti il sacrificio è veramente gradito a Dio, quando Gli offriamo qualcosa di sommamente prezioso. E cosa di maggiormente prezioso può avere un padre da offrire a Dio se non suo figlio? Tuttavia è evidente che nessun sacrificio umano che sia solo umano può salvare l’umanità. Nessun sacrificio della religione naturale è sufficiente per ottenere la remissione dei peccati. Per questo Abramo si era convinto che Dio gli avesse richiesto il sacrificio del figlio, finché l’angelo non gli rivelò quella che era veramente la volontà divina.

Nulla a che vedere peraltro, nel culto cristiano, col capro espiatorio dell’Antica Legge, che era solo simbolo della futura Vittima divina, e anche il fatto che il capro pagava per tutti è solo un simbolo e una prefigurazione della soddisfazione vicaria che Cristo avrebbe data al Padre, soddisfazione efficacissima, perché il sangue della Vittima, essendo Dio stesso, è di valore infinito.

Vorrei aggiungere dunque, restando in tema di sacrificio, che non basta vedere la pandemia solo come occasione per prodigarci per i sofferenti.  Questo lo capisce qualunque persona di buon cuore, anche non cristiano, se proprio non è un egoista o un ateo cosciente e dichiarato, mentre potrebbe essere uno pseudoateo, implicitamente credente, giacché è impossibile amare il prossimo se non si ama almeno implicitamente Dio.

Credere di poter fondare l’amore per il prossimo sull’ateismo è una semplice assurdità. «Ma – mi si potrebbe obiettare – ci sono pur sempre degli atei che si prodigano per il bene degli altri». Occorre precisare dicendo che i casi sono due: o il tale è veramente ateo e allora in quanto ateo è spinto all’odio e non all’amore del prossimo, perché non ha senso amare l’opera di un autore senza amare l’autore che l’ha fatta. Oppure se odio l’autore, come posso amare la sua opera? Ora noi siamo sue creature, siamo opere di Dio.

Oppure, l’ateo, nel momento in cui fa del bene agli altri mette da parte il suo ateismo e pensa a Dio. In altri casi il bene fatto dall’ateo è solo apparente e serve solo ai suoi interessi, per cui se il bene che fa va contro i suoi interessi, non gli ci vuol molto a trasformare l’amore in odio.

Precisiamo che il motivo sufficiente per amare il prossimo non può essere la nostra semplice propensione naturale ad amarlo, né può essere la semplice amabilità del prossimo, perché esso non ci appare affatto come il sommo bene da amare incondizionatamente e se fossimo spinti a ciò saremmo dei begli illusi. D’altra parte avvertiamo in noi una tendenza contraria all’egoismo e a maltrattare il prossimo, tendenza che non è sempre facile da vincere. Per questo chi non crede in Dio può domandarsi: chi me lo fa fare?

Inoltre, se vogliamo essere saggi e compiere in pieno la volontà di Dio, non basta questo atteggiamento orizzontalista, ma occorre anche quello verticale, occorre alzare lo sguardo al cielo, verso Dio. Occorre vedere la pandemia anche in relazione al nostro rapporto con Dio, far propositi di conversione e domandarGli con fiducia e sottomissione alla sua volontà perdono e misericordia, sull’esempio dei santi della Scrittura e dei santi di tutti tempi: perché o Signore, ci mandi questa sventura e non esaudisci le nostre preghiere? Che cosa vuoi insegnarci, che cosa vuoi dirci con questa sventura? È vero, abbiamo peccato contro di Te e giustamente ci infliggi questo castigo perché ci convertiamo.

Non facciamo la sciocchezza di credere che Dio non c’entri in questa prova, sotto pretesto che è «buono». Abbiamo dimenticato il mistero della Croce? Non si tratta di crogiolarci doloristicamente nel dolore, ma di capire il mistero del dolore per amore, del dolore che salva.

Abbiamo peccato, o Signore, abbiamo peccato! Riconosciamo le nostre colpe, che ci opprimono e ci confondono. Tu sei giusto, o Signore. Chi tra di noi è così innocente che possa dire di essere colpito ingiustamente? O se ci sentiamo innocenti come Giobbe, chi ci impedisce di unirci al Sacrificio dell’Innocente? Sappiamo di poter essere lavati dal sangue di tuo Figlio. Sappiamo che Egli innocente ha soddisfatto al nostro posto per noi peccatori!  Sappiamo di poter adesso con la sua grazia e le buone opere meritare il paradiso.

Abbi dunque pietà di noi, o Signore, fa’ che possiamo scontare degnamente i nostri peccati e donaci il tuo perdono e la tua misericordia!

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 3 gennaio 2021

 

Basilica di San Vitale, Ravenna. I Mosaici bizantini, 546-547. Il periodo di Giustiniano. (immagini da internet)

 

Abramo si era convinto che Dio gli avesse richiesto il sacrificio del figlio, finché l’angelo non gli rivelò quella che era veramente la volontà divina

5 commenti:

  1. Reverendo padre, voglio chiedereLe quale è la sua opinione su due formule di preghiere abbastanza diffuse negli ultimi decenni contenenti espliciti riferimenti dell'offerta della Divinità di Gesù Cristo al Dio Padre. La prima è cosiddetta preghiera dell'Angelo di Fatima e la seconda è la preghiera della Coroncina della Divina Misericordia presente nel Diario di santa suor Faustina Kowalska. È possibile che in esse sia presente una forma dell'arianesimo? Gesù Cristo sulla croce ha sacrificato al Padre solo la sua umanità oppure la sua umanità e la sua divinità?

    La preghiera dell'Angelo di Fatima
    Santissima Trinità, Padre Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente e Vi OFFRO il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e DIVINITÀ di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso.

    La preghiera della Coroncina
    Eterno Padre, Ti OFFRO il Corpo e il Sangue, l’anima e la DIVINITÀ del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

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    1. Caro Anonimo, quando si parla di sacrificio cultuale in generale, ci si limita a dire che è un atto d'amore verso Dio, col quale si offre a Dio un bene prezioso. Ora, in queste preghiere è contenuto il concetto di sacrificio in questo senso, cioè il fedele offre al Padre la Santissima Eucarestia, che contiene Gesù Risorto, corpo, sangue, anima e divinità. Ora, Gesù per primo si è offerto in sacrificio al Padre, sia nel senso del sacrificio cruento, e questo si riferisce al suo corpo, sia come Figlio. A questo punto il fedele, a cominciare dal sacerdote che celebra la Messa, può benissimo offrire al Padre in sacrificio, nel senso suddetto, lo stesso Suo Figlio, Verbo Incarnato.

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  2. Reverendo Padre Giovanni, grazie della sua attenzione alla mia domanda e grazie per tutto il suo impegno in questo blog, espressione della sua incrollabile fede e dell'amore per la Santa Chiesa Cattolica. Le chiedo di avere pazienza se domando ancora altra luce sull'argomento.
    Non si dovrebbe distinguere tra la PRESENZA eucaristica del Figlio di Dio, come la definisce il Concilio di Trento, cioè nel suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità e il SACRIFICIO eucaristico che rinnova in un modo incruento il Sacrificio del Calvario in cui il Figlio di Dio, il Divino Redentore sacrifico' al Eterno Padre la vittima secondo la sua umana natura, nella realtà del suo Corpo e del suo Sangue, ma non della sua Divinità , perché essendo in unione ipostatica con il Padre è uguale al Padre nella Natura Divina/Divinità/? Dall'altra parte per il sacrificio cultuale sarebbe l'intrinseco dover consumare, distruggere la materia del sacrificio? Nella Santa Messa le specie eucaristiche le quali per mezzo della transustanziazione del pane diventano realmente corpo e del vino diventano realmente sangue di Cristo simboleggiando la cruenta separazione del corpo e del sangue quindi il sacrificio? Quindi quel che è divino (la divinità) essendo immutabile non sarebbe sacrificabile? Oppure di quale tipo di divinità distinta dalla Natura Divina della Santissima Trinità parliamo nelle menzionate preghiere?

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    1. Caro Anonimo,
      rispondo alle sue domande.
      1.Non si dovrebbe distinguere tra la PRESENZA eucaristica del Figlio di Dio, come la definisce il Concilio di Trento, cioè nel suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità e il SACRIFICIO eucaristico che rinnova in un modo incruento il Sacrificio del Calvario in cui il Figlio di Dio, il Divino Redentore sacrifico' all' Eterno Padre la vittima secondo la sua umana natura, nella realtà del suo Corpo e del suo Sangue, ma non della sua Divinità, perché essendo in unione ipostatica con il Padre è uguale al Padre nella Natura Divina/Divinità/?
      Risposta - la presenza eucaristica di Cristo è la conseguenza o effetto del sacrificio eucaristico e precisamente delle parole della consacrazione delle oblate pronunciate dal celebrante.
      2. Dall'altra parte per il sacrificio cultuale sarebbe l'intrinseco dover consumare, distruggere la materia del sacrificio?
      Risposta - la consumazione delle oblate consacrate è obbligatoria per il celebrante, non per
      il fedele che assiste alla Messa.
      3. Nella Santa Messa le specie eucaristiche le quali per mezzo della transustanziazione del
      pane diventano realmente corpo e del vino diventano realmente sangue di Cristo
      simboleggiando la cruenta separazione del corpo e del sangue quindi il sacrificio?
      Risposta - Quando il celebrante spezza l'ostia consacrata, questo gesto simboleggia la
      morte di Cristo, ossia la separazione della sua anima dal suo corpo.
      4. Quindi quel che è divino (la divinità) essendo immutabile non sarebbe sacrificabile?
      Risposta - Bisogna vedere che cosa s'intende per "sacrificio": se s'intende offerta di sè a
      Dio, si può dire che nella Messa il Figlio si offre e viene offerto dal celebrante al Padre in
      sacrificio. Se invece per sacrificio s'intende il sacrificio cruento, è chiaro che a sacrificarsi è
      solo l'umanità di Cristo.
      5. Di quale tipo di divinità distinta dalla Natura Divina della Santissima Trinità parliamo nelle
      menzionate preghiere?
      Risposta - Non esiste una "divinità distinta dalla Natura Divina della Santissima Trinità"; ciò
      comporterebbe due divinità, il che sarebbe politeismo. La Natura Divina della Santissima
      Trinità è l'unica divinità esistente. Non esiste altra divinità al di fuori di questa divinità.

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  3. Caro Padre Giovanni, grazie delle risposte e chiedo ultriore pazienza ricorrendo alla sua competenza per uscire dalla mia ignoranza in questo argomento.
    Nelle preghiere di Fatima e della Coroncina della Divina Misericordia il devoto credente offre all'Eterno Padre il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Gesù Cristo IN RIPARAZIONE degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze (la preghiera di Fatima) e IN ESPIAZIONE dei nostri peccati e quelli del mondo intero (la coroncina). Non si riferisce solamente a un'ipotetica offerta, ma all'offerta con cui Gesù Cristo, Figlio Incarnato di Dio, ci redime dai peccati, ci giustifica, ci salva, ripara ed espia. Come sarebbe possibile OFFRIRE in tale senso la divinità (nella sua immutabilità ed impassibilità) di Gesù Cristo, Dio da Dio, generato non creato dalla stessa sostanza del Padre? Nella liturgia eucaristica esistono testi che si riferiscono all'offerta della divinità di Gesù Cristo in tale senso? Oltre a queste due preghiere esistono altre che in un modo almeno simile parlano dell'offerta della divinità In RIPARAZIONE o IN ESPIAZIONE dei peccati?
    Se Lei, Reverendo Padre, conoscitore eccellente della cristologia, avesse la possibilità, non sarebbe interessante approfondire l'argomento dell'offerta della divinità di Gesù Cristo in espiazione, in riparazione in un articolo più dettagliato?

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