Fabrizio Fabbri filosofo cattolico

 Fabrizio Fabbri filosofo cattolico

Nessuno v’inganni con la filosofia e con vuoti raggiri

Col 2,8

 

Esiste una filosofia cattolica?

 

Si parla comunemente di Chiesa cattolica, di fede cattolica, di dottrina cattolica, di teologia cattolica, di esegesi biblica cattolica, di spiritualità cattolica, di religione cattolica, di morale cattolica, di civiltà cattolica, di cultura cattolica, di scuola cattolica, di educazione cattolica, di università cattolica, di azione cattolica,  di missione cattolica, di associazione cattolica, di movimento cattolico, di mondo cattolico, di enciclopedia cattolica, di editoria, di stampa e di librerie cattoliche, di scrittori, pensatori, artisti, giornalisti, medici, industriali e politici cattolici, nonché di società di assicurazione cattoliche e di banche cattoliche.

Certo sarebbe ridicolo parlare di matematica cattolica o di geologia cattolica o di chimica cattolica o fisica cattolica. Ma perchè non si parla mai di filosofia cattolica? Alcuni hanno addirittura ripugnanza a farlo. Altri, passando all’eccesso opposto, come Blondel, dicono che la filosofia o è cristiana o non è. Altri arrivano ad ammettere una filosofia cristiana, ma non una filosofia cattolica.

Come si spiega questo fatto? Per chiarire questo rebus, che nasconde grossi equivoci e malcelate furbizie, chiediamoci preliminarmente che cosa vuol dire essere «cattolico». Come si sa, cattolico (katà-olon), vuol dire «universale». Non tanto nel senso di «dappertutto», ma nel senso di adatto a tutti. La Chiesa, anche quando era a Gerusalemme soltanto una piccola comunità locale, era già universale, perché capace di condurre a Cristo tutti popoli. L’universalità non è un fatto geografico, ma un fatto intellettuale spirituale: esser fatta per tutti. 

La Chiesa potrebbe occupare 150 nazioni della terra, ma se fosse solo un aggregato di partiti in contrasto fra di loro e se non avesse coscienza del suo essere fatta per tutti, la sua presenza materiale in 150 nazioni non arrecherebbe alcun beneficio in ordine alla loro salvezza.

Il Papa può chiamare a Roma come suoi collaboratori Vescovi dall’Australia o dall’Amazzonia o dalla Terra del Fuoco, ma ciò non sarebbe ancora segno dell’universalità della Chiesa, se quei Vescovi non avessero l’unica fede predicata dal Successore di Pietro.

Nel senso suddetto il messaggio di Cristo è universale e quindi non può che trovar radici in ciò per cui l’uomo coglie l’universale. E questa è la ragione. E che cosa è la filosofia se non, come dice l’Aquinate, il perfectum opus rationis? Quanto più una filosofia sa cogliere i valori universali dell’uomo, tanto più è adatta a comprendere le verità della fede cattolica.

Dunque la filosofia è un’ottima preparazione a comprendere l’universalità del messaggio evangelico della Chiesa che l’annuncia. La filosofia è cattolica, ossia è un sapere universale per sua essenza. La filosofia cattolica è l’arricchimento del sapere filosofico con le verità razionali, che sono contenute nella Rivelazione interpretate dalla Chiesa cattolica, ed è la filosofia del cattolico.

Naturalmente occorre una buona filosofia, fondata sull’evidenza sperimentale e razionale, amante della verità e della sapienza, leale ed onesta, modesta e coraggiosa, utile al progresso morale e scientifico, accettabile da ogni uomo ragionevole, rispettosa della realtà, aperta  alla trascendenza, ferma nei suoi inconfutabili princìpi, ma al contempo conscia della sua fallibilità e quindi pronta a correggere i propri errori, mai soddisfatta dei risultati raggiunti, ma sempre aperta a nuove conquiste.

La filosofia è l’educazione scientifica, accessibile a pochi, della ragione naturale, che ogni uomo possiede. Per raggiungere la fede, che Dio vuol donare a tutti, non occorre però a tutti la filosofia a livello scientifico, ma basta l’esercizio della ragione naturale.

A queste condizioni la filosofia prepara ed introduce alla fede, la difende e la fa progredire. Diversamente la falsifica e al limite la fa perdere. Per questo San Paolo mette in guardia contro la filosofia, s’intende non la filosofia come tale, ma contro la falsa filosofia.

Se tutto ciò appare evidente, come mai allora questo silenzio o questa ripugnanza per la filosofia cattolica? La risposta non è difficile da trovare. I filosofi cattolici spesso accolgono una filosofia che non si sentono di chiamare cattolica, perché nei contenuti non soddisfa alle condizioni che ho posto sopra. Basterebbe che accogliessero la filosofia di San Tommaso, il Doctor communis Ecclesiae, tante volte raccomandato dalla Chiesa, e sarebbero filosofi cattolici. Ma il guaio è che oggi più che mai tra filosofi cattolici esiste una ripugnanza per lo stesso San Tommaso. E come mai?

Paradossalmente essi sono filosofi cattolici senza una filosofia cattolica, ma con una pseudofilosofia accattata da altre filosofie non-cattoliche, come Cartesio, Kant, Hegel, Bultmann, Gentile, Husserl, Heidegger, addirittura, come Giuseppe Barzaghi, da Severino. Aggiungono una verniciatura di Tommaso e credono di aver fatto delle opere geniali. Ma il vero discepolo dell’Aquinate si guarda bene dal fare simili mescolanze, che mettono assieme Cristo e Beliar.

È chiaro dunque che coloro che provano ripugnanza per la filosofia cattolica sono nemici di San Tommaso. Sono i modernisti, eredi di Lutero, il cui odio per San Tommaso fu proverbiale. È una cosa molto triste e dolorosa, che un Lutero, pur innamorato di Cristo, non sia riuscito ad apprezzare un Santo ben più innamorato di lui come San Tommaso.

Lutero ha gettato il discredito sulla filosofia cattolica

Lutero, per la verità, capì che la rivelazione biblica è indipendente dai dati della ragione umana, finita oltre che peccatrice e credette che il cristiano debba accostarsi al testo biblico senza presupposti razionali o filosofici, i quali, secondo lui, mescolando idee umane con la Parola di Dio, fanno sì che questa sia persa di vista nella sua purezza originaria. Per questo egli si vantava di insegnare il puro Vangelo contro gli inquinamenti dei teologi scolastici, dei tomisti e dello stesso magistero pontificio e conciliare.

Non si rendeva conto che l’uso della ragione e quindi di una buona filosofia è indispensabile in realtà per comprendere il testo biblico e quindi la Rivelazione cristiana, perché la Bibbia ci parla in un linguaggio e in concetti propri della ragione umana per comunicarci nozioni soprannaturali e sovrarazionali rivelate da Dio ed oggetto di fede. Dunque è impossibile capire il contenuto del messaggio biblico e raggiungere la fede cristiana, se non facendo uso di una sana ragione. 

Inoltre Lutero non riuscì ad apprezzare la filosofia, per motivi caratteriali, cioè perchè la sua mente, pur capace di intuizioni profonde ed elevate, aveva troppa fretta di raggiungere la verità, era troppo avvolta da un’immaginazione sbrigliata e presa dall’interesse concreto, mentre il filosofare richiede forte capacità astrattiva, un procedere passo per passo nella ricerca della verità, un distacco dal proprio io, animo pacifico e sgombro da passioni, virtù nelle quali Tommaso eccelleva.

Lutero invece aveva un animo vulcanico, inquieto, impaziente, incostante, polemico e passionale; la sua mente ora tormentata, ora esaltata, ora indurita, ora illanguidita, mancava di quell’oggettività e serenità di giudizio e di quella calma delle passioni, che consentono allo sguardo limpido dell’intelletto speculativo di penetrare nei misteri della fede e al procedere della ragione quel rigore logico e quella capacità argomentativa, che rafforza la fede e sconfigge gli avversari.

Coloro dunque che vogliono essere filosofi cattolici, non possono non essere tomisti, come lo è appunto il nostro Fabbri, discepolo del grande filosofo e teologo tomista domenicano Reginaldo Garrigou-Lagrange. Vedi questa impostazione nei suoi due libri Realismo cattolico. Analisi culturali per la storia e per la vita[1] e Didattica della santità. Per un nuovo modo di insegnare la religione cattolica[2].

La filosofia cattolica è la filosofia tomista

La filosofia cattolica non è altro che la filosofia tomista. Questo i Papi da secoli lo hanno riconosciuto con le lodi che hanno tributato a Tommaso, raccomandando  nel contempo di seguire la sua filosofia[3], raccomandazioni, che, come è noto, si trovano anche nello stesso Concilio Vaticano II.   Da ricordare al riguardo anche la stima per l’Aquinate espressa da San Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et Ratio commentata da Fabbri nel suo libro Realismo cattolico. Analisi culturali per la storia e per la vita.

Quando la Chiesa propone San Tommaso come modello di filosofo, non intende evidentemente escludere altri filosofi, soprattutto se si tratta di Padri o Dottori della Chiesa, come un San Agostino, San Bonaventura o il Beato Duns Scoto. Al riguardo essa ci presenta il concetto e il modello della filosofia scolastica, con la quale espressione essa intende riferirsi agli istituti formativi alla filosofia, che lavorano sotto il suo patrocinio, che hanno cominciato a fiorire sin dal sec. XII e che oggi sono dati dalle numerose istituzioni educative cattoliche, come gli atenei pontifici, le università cattoliche e le scuole cattoliche.

La Chiesa raccomanda e sostiene parimenti e la filosofia tomista e la filosofa scolastica. E per capire esattamente la mente della Chiesa in questa duplice raccomandazione, bisogna evitare di separare l’una dall’altra, perché s’illuminano a vicenda. La prima raccomandazione esprime la preferenza per Tommaso rispetto agli altri dottori; la seconda suppone che la Chiesa intende per «filosofia scolastica» una filosofia che non entra in conflitto con i dogmi della fede, ma che abbraccia al suo interno un insieme di diverse scuole filosofiche, tra le quali il filosofo è libero di scegliere, si tratti pure di un Dottore diverso da Tommaso.

La filosofia cattolica non è altro che la filosofia del filosofo cattolico, ossia appartenente alla Chiesa cattolica. Per sapere quindi che cosa significa «filosofia cattolica», dobbiamo ricordare perchè e in che senso la Chiesa cattolica si autodefinisce con questo attributo. Esso significa che la Chiesa ha un messaggio universale di salvezza per tutta l’umanità.

Troppi si dicono o sono considerati cattolici senza esserlo

Ma oggi purtroppo si fa un abuso di questo termine. Non si comprende questa universalità, si calca troppo sul molteplice e sul diverso e si perde di vista l’identità e l’unità della fede e la questione della verità; e si tende a vedere il cattolicesimo come un messaggio religioso tra gli altri, una specie di optional nel supermercato delle religioni.

 Vi sono persone che fanno professione di cattolicesimo, s’impegnano ad essere cattoliche, si proclamano cattoliche, sono considerate cattoliche, hanno responsabilità formative e di guida in campo cattolico, sono rappresentanti ufficiali del cattolicesimo, ma poi capita spesso che hanno idee che in realtà non corrispondono all’essere cattolico, all’esser fedeli al magistero della Chiesa cattolica, magistero per il quale e grazie al quale siamo abilitati ad annunciare un messaggio di salvezza universale a tutti necessario per salvarsi.

 Ci si potrebbe chiedere come spiegare questo fenomeno, questo tradimento. Perché essi si comportano a questo modo? O che interesse hanno o che cosa sperano di ottenere o che cosa si prefiggono nel voler apparire quello che non sono o che non vogliono essere? Essi a loro volta formano dei discepoli che credono o fingono di essere cattolici, ma non lo sono o lo sono con gravi difetti.  Alcuni sono mossi da interessi economici, di carriera o di potere. Altri mirano al successo. Alcuni vogliono servire Dio e il mondo.

Una cattiva filosofia si associa all’eresia

 Benché non si parli da nessuna parte di filosofia luterana, i protestanti non hanno avuto problemi a considerarsi filosofi, come un Leibniz, un Wolff, un Kant, un Fichte, un Hegel, uno Schelling, un Kierkegaard, un Barth, un Gadamer, un Pannenberg. Si fa qui fatica a parlare di filosofia cristiana, benchè essi fossero convinti, da buoni protestanti, di dare la giusta interpretazione della Sacra Scrittura, contro i cattolici.

D’altra parte nessuno e giustamente, parla di una filosofia cattolica sottostante o come presupposto alla teologia di molti teologi considerati cattolici, come Rahner, Schillebeeckx, Kasper, Forte o Bordoni, per il semplice motivo che le idee filosofiche di costoro non sono cattoliche, ma sono idealiste, esistenzialiste, empiriste, storiciste, o moderniste.

Il fatto è che a partire dall’immediato postconcilio si è sviluppato nella Chiesa un forte movimento filosofico-teologico guidato da Karl Rahner e sostenuto dalla Compagnia di Gesù, il quale con arroganza e sicumera ha preteso che, col rinnovamento filosofico promosso dal Concilio, ormai la filosofia scolastica fosse finita e che la filosofia di S.Tommaso fosse superata o che per poter sopravvivere, essa dovesse limitarsi a diventare un ingrediente delle filosofie moderne già condannate dalla Chiesa, che però a loro giudizio, dovevano essere riabilitate, come la filosofia protestante di Kant e di Hegel.

Con ostinatissima determinazione, temeraria presunzione, grande organizzazione, ingente dispiego di mezzi tecnico-economici e incredibile sfrontatezza, in aperta opposizione al magistero pontificio, nonostante le numerose proteste e confutazioni dei veri filosofi cattolici, come per esempio Maritain, Fabro, Von Hildebrand, Lakebrink, Landucci, Bogliolo, Ols, Boccanegra, Composta, Guido Casali, Perini, Tomas Tyn, Galli e Coggi, questo movimento neomodernista in questi cinquant’anni è riuscito ad acquistar potere sui Vescovi, nonché nelle istituzioni educative cattoliche e negli stessi atenei pontifici,  impegnando tutte le sue forze nel tentativo titanico di sostituire il rahnerismo al tomismo come modello attuale postconciliare della filosofia cattolica.

Papa Francesco non è con Rahner, ma nella linea del Concilio Vaticano II

Papa Francesco, dal canto suo, nonostante le fortissime pressioni che certamente riceve dai rahneriani per spingerlo a raccomandare o a lodare Rahner, si astiene del tutto persino dal nominarlo, dandoci una lezione col suo stesso silenzio, mentre in più occasioni ha fatto riferimento all’Aquinate.

Certamente non troviamo nel Papa attuale gli splendidi documenti di un Leone XIII, di un San Pio X, di un Pio XI, di un Pio XII, di un San Paolo VI o di un San Giovanni Paolo II. Ma ciò non vuol dir niente. Tali documenti, ci dice il Papa col suo stesso silenzio, mantengono tutto il loro valore e la loro attualità, perché ci mettono già sufficientemente in guardia e parlano già sufficientemente per il nostro tempo contro le imposture dei rahneriani.

La voce del prof. Fabbri potrebbe sembrare assai flebile in mezzo al chiasso dei rahneriani, potrebbe sembrare la voce stonata di un personaggio anomalo o anacronistico e nostalgico di un passato che è finito. Ma non è così. Fabrizio Fabbri, insieme con i pochi coraggiosi come lui, come pure il Padre Coggi, che ha presentato le due opere del Fabbri, temprati da ciò che hanno patito per Cristo e per la Verità, è la voce della vera Chiesa del postconcilio, invasa dai lupi e dalle bestie feroci.

È Fabbri e i profeti come lui che bisogna ascoltare e seguire, se vogliamo essere veramente filosofi cattolici, in comunione con la Chiesa e col Papa e non i tromboni dell’attuale sceneggiata dei profeti del nulla. Con la sua zelante intelligente opera educativa Fabbri sta preparando una nuova generazione di veri cattolici che contribuiranno all’edificazione della Chiesa del futuro.

La questione della filosofia cristiana

La questione della filosofia cattolica è affine a quella della quale si discusse negli anni ’30 del secolo scorso, soprattutto in Francia, in un enorme dibattito sulla questione della «filosofia cristiana»[4], che cosa significhi, se se ne può o non se ne può parlare, in che senso se ne può parlare, se di fatto esiste o non esiste, se deve o può esistere e che utilità avrebbe e via dicendo.

Ma ci si è fermati al semplice attributo di «cristiana» dimenticando che per un cattolico questo attributo è per lui ancora troppo generico ed equivoco. Infatti anche i protestanti e gli ortodossi coltivano una filosofia cristiana, che però è molto diversa da quella cattolica e per certi aspetti in netto contrasto. Al cattolico non può apparire gran cosa una filosofia cristiana che poi contenga delle eresie per essere influenzata da Lutero o da Hegel o da Heidegger.

Se il magistero della Chiesa, se un Concilio Vaticano II raccomandano San Tommaso, il filosofo cattolico non può restare indifferente. Indubbiamente la Chiesa non raccomanda le dottrine di San Tommaso affinchè esse siano assunte in base alla sola fiducia nel magistero, quasi che si trattasse di dottrine di fede, ma nella supposizione che esse vengano accolte in base ad un adeguato vaglio critico da parte dei filosofi. Del resto, se esiste una filosofia la quale si fa accettare per la sua fondatezza razionale, questa è proprio quella di San Tommaso.

D’altra parte la Chiesa ha tutto il diritto ed anche il dovere, quando essa lo giudica opportuno, di far oggetto di raccomandazione dottrine filosofiche, che essa ritiene utili per l’illustrazione o la difesa del dato di fede. E il filosofo cattolico, consapevole di questo servizio che la Chiesa gli rende, non può che esserle grato ed accogliere volentieri e con fiducia l’indicazione della Chiesa.

Al termine del dibattito del secolo scorso il Maritain dette una buona definizione della filosofia cristiana, notando che essa sorge da «apporti oggettivi» e «conforti soggettivi»[5]. I primi sono verità di per sé razionali, che però sono state rivelate dal cristianesimo, come il monoteismo, la creazione, l’essenza divina come ipsum Esse, la dignità della persona umana creata ad immagine di Dio, Dio come fine ultimo dell’uomo.  Gli apporti soggettivi sono i conforti della grazia e della vita cristiana, i quali concorrono a purificare e ad elevare l’intelletto del filosofo e a rafforzare la sua volontà di ricerca della verità.

Perché questa ripugnanza tra gli stessi cattolici a parlare di filosofia cattolica? Può esser dovuta o al loro concetto razionalistico di filosofia di origine cartesiana, per il quale non è il dato rivelato che illumina, purifica e corregge la ragione, ma è la ragione, intesa come autoreferenziale, fondata su sé stessa e garante di se stessa, a trascegliere fra i dati della rivelazione o del dogma quei concetti o quelle immagini o quelle raffigurazioni, che si adattano alla soggettiva concezione del sapere, del reale, del mondo, dell’uomo e di Dio prescelti dal filosofo.

Qui il filosofo non è al servizio della verità rivelata, ma è al servizio delle proprie idee, e cioè si serve di una interpretazione gnostica del dato rivelato, per vantare un sapere metafisico, morale, antropologico o teologico superiore e supremo, rispetto a quello degli stessi dati biblici interpretati dal magistero della Chiesa.

C’è quindi da rallegrarsi vivamente col Prof. Fabbri, il quale con grande coraggio, incurante dell’opposizione modernista, pagando di persona, in piena comunione con la Chiesa del postconcilio, fa apertamente professione di filosofo cattolico in coerenza col suo essere cattolico, figlio fedele della Chiesa cattolica, la quale, come somma ed infallibile promotrice della filosofia cattolica, ci propone come modello insuperato la filosofia di San Tommaso d’Aquino.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 5 agosto 2020



[1] Edizioni Il Cerchio, Rimini 2020.

[2] Edizioni Il Cerchio, Rimini 2010.

[3] Vedi per esempio di J. Maritain, Le docteur Angélique, Desclée de Brouwer, Paris 1930,con tre documenti pontifici; Lettera Lumen Ecclesiae di S.Paolo VI a Vincent de Couesnongle, Maestro dell’Ordine Domenicano, del 20 novembre 1974; SAN TOMMASO E LA FILOSOFIA CRISTIANA, in La filosofia cristiana tra ottocento e novecento e il magistero di Leone XIII, Atti del convegno di Perugia a cura dell’Archidiocesi, 2004, pp.323-332.

[4] Cf Luigi Bogliolo, Il problema della filosofia cristiana, Morcelliana, Brescia 1959; Y. Floucat, Per una filosofia cristiana. Elementi di un dibattito fondamentale, Editrice Massimo, Milano 1987; E. Gilson, Introduction à la phlosophie chrétienne, Vrin, Paris 1960.

[5] Cf Sulla filosofia cristiana, Vita e Pensiero, Milano 1978.

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