La grandezza di Giovanni il Battista

La grandezza di Giovanni il Battista

La missione di Giovanni

Gesù stesso annuncia la grandezza di Giovanni Battista in questi termini:

«Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista. Tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell’Elìa che deve venire» (Mt 11,11)?

È chiaro che questo riferimento alla violenza non va preso alla lettera, ma si riferisce all’operosità, allo spirito d’iniziativa, all’intraprendenza, allo spirito di sacrificio, al coraggio, alla tenacia, a volte all’eroismo che sono richiesti per obbedire in tutto a Dio e, rispondendo all’impulso della grazia, per farsi dei meriti, che ci consentano di conquistare il premio celeste.

Così Gesù definisce la missione di Giovanni:

«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta: Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te” … Tutto il popolo che lo ha ascoltato e anche i pubblicani hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano per loro il disegno di Dio» (Lc 7, 26-30).

Giovanni è stato il Precursore di Gesù Cristo nel senso di preparare le vie che a Lui conducono, di preparargli un popolo ben disposto, di indicarlo presente nel mondo come l’Agnello che toglie i peccati del mondo: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo» (Gv 1,29).

Chiamando Gesù «Agnello di Dio», Giovanni intuisce che Gesù è la vittima sacrificale della Nuova Alleanza, il nuovo agnello pasquale, che libera veramente dai peccati. Giovanni è il simbolo del profeta che prepara l’incontro con Cristo, che fa passare Israele dall’Antica alla Nuova Alleanza. Come vaticina Zaccaria:

«E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci un sole dall’alto, per rischiarare coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1, 76-79)».

L’arcangelo Gabriele, apparendo a Zaccaria suo futuro padre, gli annuncia che Giovanni «sarà colmato di Spirito Santo sin dal seno di sua madre» (Lc 1,15).  E ciò fa sì che Giovanni sia illuminato dallo Spirito Santo circa l’identità di Cristo sin dal seno materno, come testimonia Elisabetta nel suo incontro con Maria:

«Appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44).

Giovanni stesso dice di se stesso:

«dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliergli i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo» (Mc 1,8).

Giovanni stesso si è definito come il Precursore di Cristo e il preparatore della sua venuta: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore» (Gv 1,23).

La straordinarietà della sua figura profetica induce molti a chiedersi se non sia lui il Messia, ma egli si schermisce:

«Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a Lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io diminuire» (Gv 3, 28-30).

Come mai Giovanni viene scambiato per il Messia? Perchè appare come un profeta e un modello di santo che supera il modello del giusto dell’Antico Testamento per prospettare una nuova umanità non può soltanto soggetta alla legge mosaica, ma animata e mossa dallo Spirito Santo. Non più il servo di Dio, ma l’amico di Dio. «Non vi chiamo più servi; vi chiamo amici» (Gv 15,15).

Giovanni rappresenta le forze della ragione e della buona volontà, che preparano la fede e la carità, indicano la via di Dio che conduce a Cristo, è colui che introduce l’uomo all’incontro col Dio incarnato. Come annuncia l’Evangelista Giovanni:

«Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre, per ricondurre molti figli di Israele al Signore loro Dio, per ricondurre il cuore dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,15-17).

Giovanni insegna che non possiamo sentire e gustare la paternità di Dio, ossia il vero esser figli di Abramo, se prima non abbiamo «fatto degni frutti di conversione» (Mt 3,8). È da notare la severità con la quale Giovanni apostrofa i farisei e i sadducei che vanno da lui a farsi battezzare: «razza di vipere!» (Mt 3,7). È la stessa espressione usata da Gesù (Mt 12,34). Dunque può capitare la circostanza nella quale occorre usarla per il bene stesso della persona contro la quale la usiamo.

Verrebbe fatto di pensare: ma in fin dei conti, che cosa hanno fatto di male, se desiderano essere battezzati? E invece Giovanni scopre e denuncia la loro ipocrisia per la quale essi fraintendono il battesimo di Giovanni, interpretandolo come avallo della loro condotta perversa o pensando che il ricevere quel battesimo li dispensasse dal compiere le opere necessarie per espiare i loro peccati o che potessero essere esentati dai castighi divini che meritavano.

Giovanni prepara le vie del Signore predicando le opere della giustizia, che sono comandate dalla ragion pratica (Lc 3, 4-18). Esse dispongono al compimento delle opere di carità, che sono dettate dalla fede.

Riferisce il Vangelo di Giovanni:

«Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene uno che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito Santo come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo[1], ma chi», cioè lo Spirito Santo, «mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo”. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio» (Gv 1, 29-33).

Gesù, rivolgendosi ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo, difende in questo modo la missione di Giovanni:

«È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli» (Mt 21, 32).

E Gesù loda il Battista dicendo: «Giovanni ha reso testimonianza alla verità. Egli era una lampada che arde e splende» (Gv 5 33.35).

Giovanni non richiede dai suoi ascoltatori che siano dediti al culto divino o dottori della legge, ma che siano umili, onesti e disposti al pentimento, anche se peccatori. Una prostituta, schiava del piacere carnale, potrà forse apprezzare la verginità di Giovanni? Eppure egli, con la sua parola calda, leale e persuasiva, con la sua esortazione accorata, con l’avvertimento fraterno, con pazienza, carità e fermezza e non senza misericordia, sa farla riflettere e indurla al pentimento.

I pubblicani, gretti strozzini, estorsori attaccati ai loro interessi egoistici, potranno forse apprezzare l’austerità di vita di Giovanni? Eppure egli, con la sua onestà e la sua carità, sa toccare e scuotere la loro coscienza, diradarne le tenebre, evocare nostalgìe d’innocenza sopìte, rinverdire la fede, e indurli al pentimento. Viceversa, la sua parola onesta e leale, lineare e limpida, senza doppiezze o infingimenti, è odiosa per chi finge di essere ortodosso e religioso e intanto si barcamena tra il mondo e Dio, tra il sì e il no.

Così Giovanni Evangelista riassume la missione del Battista:

«Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla Luce, perché tutti credessero per mezzo di lui: Egli non era la Luce, ma doveva render testimonianza alla Luce» (Gv 1, 6-8).

Naturalmente col termine «luce» Giovanni indica Dio stesso in quanto luce delle menti, Verità sussistente, che rivela la verità di Dio, la verità del Padre, il Logos che illumina ogni uomo,

Giovanni è saldissimo nella fede in Cristo. Eppure la sua certezza è momentaneamente scossa al momento della prova che subisce a causa della carcerazione per volere di Erode, per cui sente il bisogno di mandare a dire a Gesù per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?» (Mt 11,3). E Gesù fa rispondere elencando tutte le opere che egli sta compiendo, che erano chiari segni della sua missione messianica (vv.4-6).

Perché due genitori anziani?

Perché Giovanni nasce da due genitori anziani? Che senso ha? Oggi un fatto del genere ci metterebbe a disagio riflettendo al fatto evidente di come una coppia anziana, sfiorita e indebolita di forze, potrebbe affrontare l’arduo e prolungato compito educativo di una famiglia normale.

Ma nell’antichità il pensiero andava piuttosto al fatto dell’onnipotenza divina sorgente della vita, che rende forte ciò che è debole, fecondo ciò che è sterile, vivo ciò che è morto. Oggi concentriamo maggiormente l’attenzione sulla coppia, sulla dignità dell’amore reciproco e sulla complessità dell’opera educativa.

In passato invece l’attenzione gravava di più sulla funzione generativa della coppia e poca importanza si dava all’amore di coppia: l’importante era che sapesse generare, ci fosse o non ci fosse l’attrattiva reciproca. L’opera educativa, dal canto suo, appariva più semplice di oggi e l’attrazione reciproca passava in seconda linea. Oggi il parto della madre anziana non ha più quel valore apologetico che possedeva un tempo, mentre appare stimabile il parto della donna nell’età giusta perché appare cosa normale e ragionevole.

Perché la solitudine nel deserto?

Al fine di attirare gente all’ascolto della sua parola, e ottenere quella credibilità ed affidabilità che gli occorreva perché la gente potesse credere in lui, Giovanni non pensò di abbracciare la carriera sacerdotale, che gli avrebbe procurato prestigio, formandosi una famiglia, cosa che avrebbe potuto fare benissimo, essendo figlio di un sacerdote, ma sceglie una vita austerissima che ha del miracoloso, nel deserto nei pressi di Gerusalemme.

Colpisce quindi anche il fatto che Giovanni, avendo rinunciato al sacerdozio, non sia interessato al compimento dei sacrifici dell’Antica Alleanza, che pure erano prefigurativi, secondo Is 53, del sacrificio del Messia. Probabilmente Giovanni, con questa rinuncia ai sacrifici di allora, intendeva implicitamente significare che ormai stavano per essere superati e sostituiti dal vero Agnello, che toglie i peccati del mondo.

Questo problema di come attirare la gente è sempre attuale nell’evangelizzatore. Occorre infatti fare attenzione che il modello di annunciatore credibile cambia a seconda dei tempi o dei luoghi e delle categorie di persone, a seconda del modo come la gente intende e desidera il rapporto con Dio, dei diversi modi di concepire la felicità umana. Il predicatore, se vuole avere successo deve vedere come la gente concepisce queste cose e adeguarsi ai loro bisogni, desideri e loro idee, supponendo che siano giusti. Ovviamente, se certi desideri o certi gusti sono sbagliati, dovrà anche correggerli.

Nell’antichità, presso le religioni superiori, soprattutto orientali, il modello dell’uomo credibile ed ammirabile è l’asceta solitario, l’eremita o il monaco. Oggi soprattutto in Occidente è la persona ragionevole, onesta, laboriosa, comunicativa, dedita al prossimo, socievole, attenta al bene comune, giusta e misericordiosa, aperta al valore della comunione fra uomo e donna su base paritaria. La vita religiosa è sempre di attualità, anzi di speciale stima, se è autentica e non una sistemazione sociale come un’altra o una religiosità conformista e opportunista, garanzia di benessere economico, anziché sincera convinzione pagata di persona.

Non è che Giovanni con la sua scelta celibataria intendesse mostrare disistima per il matrimonio, tutt’altro: lo dimostra il fatto che il suo stesso martirio non fu motivato altro che dalla sua difesa del valore della fedeltà coniugale. Semmai può essere valido il sospetto che egli, come tutto l’ambiente rabbinico di allora, come tutti i profeti biblici e come tutto il mondo antico, fosse vittima di quella misoginia e di quella ripugnanza per il sesso, per le quali non ci si era accorti del fatto che  la soggezione  della donna all’uomo e la figura della donna tentatrice non rispondevano al piano originario della creazione, ma erano una conseguenza del peccato originale, il quale, peraltro, non era stato un peccato di sesso, ma un peccato di superbia.

Due idee originali fecondissime

Invece Giovanni ebbe due idee originali: quella di inventare il battesimo e l’originalissima idea di abbracciare la vita eremitica nel deserto, un genere di vita del tutto ignoto all’Antico Testamento e che però ai suoi tempi cominciava a suscitare grande interesse ed ammirazione presso le anime pie e maggiormente amanti della perfezione e della comunione con Dio.

Giovanni è l’inventore del battesimo, inteso come lavacro del corpo che simboleggia la purificazione dell’anima. E l’invenzione ha molto successo, tanto che molta gente accorreva da Giovanni a farsi battezzare. È possibile che Giovanni abbia preso spunto dalla Comunità di Qumran, essa pure, come Giovanni, residente nel deserto, perché vi era una tradizione secondo la quale il Messia si sarebbe manifestato nel deserto. Comunque anche a Qumran si praticavano riti lustrali. Giovanni andava incontro a un diffuso bisogno di purificazione interiore. Gesù riprenderà questo rito e gli conferirà il potere di mettere in comunione con lo Spirito Santo.

Ciò che ci sorprende in Giovanni è il fatto che Gesù chieda a Giovanni il battesimo. Alla domanda del come mai Gesù compie un gesto simile, Cristo risponde in una maniera vaga senza dare precise spiegazioni: «conviene che così adempiamo ad ogni giustizia» (Mt 3,16). Quale giustizia? Bisogna allora che siamo noi a cercare di capire. Gesù, facendosi battezzare da Giovanni, che col battesimo voleva significare la purificazione dei peccatori, accetta evidentemente di sembrare un peccatore come tutti, bisognoso di purificazione. Tuttavia Giovanni aveva detto chiaramente che solo il battesimo istituito da Gesù avrebbe tolto veramente i peccati.

Probabilmente il gesto di Gesù va interpretato come un’accondiscendenza divina agli sforzi umani e di tutte le religioni, di far qualcosa per ottenere la benevolenza e la misericordia di Dio e il perdono dei peccati. I Padri della Chiesa dal canto loro, osservano che, Gesù, entrando nell’acqua, la rende strumento della grazia del battesimo dello Spirito

Il battesimo di Giovanni significa che solo una ragione purificata può esser capace di sottoporsi al battesimo dello Spirito, che non si limita a purificare la ragione, ma la eleva alla conoscenza soprannaturale di fede, eleva la ragione dalla conoscenza di Dio alla conoscenza di Cristo, del Dio Trinitario. Giovanni è l’araldo della spiritualità naturale, che prepara la spiritualità soprannaturale dei doni dello Spirito Santo.

Al battesimo di Cristo si sente la voce del Padre, appare lo Spirito Santo in forma di colomba, che scende su Gesù Verbo incarnato:

«Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche Lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di Lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba e vi fu una voce dal cielo: “Tu sei il mio Figlio prediletto, in Te mi sono compiaciuto» (Lc 3,21).

E difatti la sua scelta ebbe successo, perché, come raccontano i Vangeli, a lui accorrevano folle di persone pie o che comunque attendevano il Messia, tanto che a un certo punto, sempre secondo i racconti evangelici, molti, impressionati dalla sua vita austera, dalla perfetta adesione del suo insegnamento morale alla tradizione mosaica, dal coraggio profetico nel denunciare le ingiustizie e i peccati dei potenti, così eccellente per santità rispetto a tutti i precedenti profeti, cominciarono a ritenere che il Messia  fosse lui (cf Lc 3,15; Gv 3,28) e a Giovanni ci volle del bello e del buono per convincerli che il Messia non era lui, ma un uomo immensamente superiore a lui, che avrebbe battezzato nello Spirito Santo.

La grazia eccellentissima ricevuta da Giovanni

Per essere abilitato al compimento di questa altissima missione, Giovanni fu dotato da Dio di un’altissima santità, che lo pone immediatamente al di sotto di quella della Madonna e al di sopra di quella di tutti gli altri Santi, seguìta solo da quella di San Giuseppe, capo della Santa Famiglia e Custode della Chiesa.

Ma la santità di Giovanni è superiore a quella di San Giuseppe, perché mentre questi, per quanto sia qualificato dallo stesso Vangelo come uomo «giusto»,  e per quanto certamente abbia beneficiato della compagnia santissima di Gesù e Maria, ha dovuto essere purificato dalla colpa originale in forza di un battesimo di desiderio ed ha dovuto sentire le conseguenze del peccato originale, Giovanni è stato purificato dalla colpa originale nel seno della madre dalla grazia dello Spirito Santo, che lo ha reso vicinissimo alla santità della Madonna.

La grazia che egli ricevette non gli serviva solo per vincere la concupiscenza, così come non serviva a Gesù e a Maria, essi liberi dalle conseguenze del peccato originale, ma serviva per il perfetto esercizio di tutte le virtù naturali, come in Maria, mentre per quanto riguarda le virtù teologali della fede, della speranza e della carità, Giovanni fin dal seno materno aveva avuto miracolosamente la visione di fede del mistero di Cristo, a differenza della Madonna, la quale iniziò a credere in suo Figlio al momento dell’Annunciazione.

Per questo l’astinenza sessuale di Giovanni, senza avere le stesse motivazioni di quelle di Gesù e Maria, del tutto esenti dallo stimolo della concupiscenza, dovette supporre comunque una vittoria pienissima su di essa, sì da distinguersi dall’astinenza ascetica del comune fedele, motivata da un maggior bisogno di spiritualità in lotta contro la concupiscenza. Così il motivo della astinenza di Gesù, Maria e, in grado inferiore, di Giovanni, fu la loro intimissima vicinanza a Dio purissimo Spirito asessuato, Gesù in forza dell’unione ipostatica, Maria in forza dell’immacolata concezione, Giovanni in forza della pienezza di Spirito Santo sin dal seno materno.

La loro specialissima missione di mediatori di Dio, Gesù come Figlio di Dio, Maria come Madre di Dio, Giovanni come Precursore di Cristo, non poteva comportare l’esercizio del sesso nella formazione di una propria famiglia, ma doveva comportare una eccelsa apparizione del divino nell’umano secondo quelle modalità che sono state proprie di Gesù, di Maria e di Giovanni. 

Quale grazia ha ricevuto Giovanni? La grazia della figliolanza in Cristo? No, perché Gesù afferma l’appartenenza di Giovanni ancora al regime dell’Antica Alleanza, benché egli già vada oltre verso la Nuova, che corrisponde alla condizione di figli di Dio. Per questo Cristo afferma che chi appartiene al regime della Nuova Alleanza è più grande di Giovanni, non più grande in fatto di santità personale, perché in ciò Giovanni è il più grande di tutti, ma più grande perché si trova in uno stato di vita superiore: quello dei figli di Dio. Il che vuol dire che Giovanni in vita non ricevette la grazia dell’adozione a figlio, benché adesso in cielo goda della visione beatifica, che è il premio promesso ai figli di Dio.

E difatti il Corano nutre ammirazione e venerazione per Giovanni proprio per il suo stato di profeta, che non comporta quella figliolanza divina, che è annunciata da Cristo e che il Corano giudica impossibile e blasfema, ritenendo empio il pensare che un uomo possa essere figlio di Dio ed impossibile che Dio abbia figli. Invece i musulmani venerano Giovanni perché annuncia un profeta più grande di lui. Senonché questo profeta, secondo i musulmani, non è Cristo, ma è Maometto.

Benché probabilmente, a differenza di Maria, non sia stato esente dal peccato veniale, Giovanni fu purificato nel seno materno così da esser ripieno di Spirito Santo, che lo illuminò circa il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione, in modo simile, sebbene inferiore, a come fu illuminata la stessa umanità di Cristo stesso e per questo Giovanni seppe miracolosamente riconoscerLo mentre era ancora nel seno di sua madre e Gesù era nel seno della sua.

Lo Spirito Santo santifica Giovanni e discende su Cristo

Occorre distinguere l’azione dello Spirito Santo inviato dal Padre nell’anima di Giovanni dall’azione dello Spirito Santo inviato da Cristo sul cristiano e sulla Chiesa. L’azione dello Spirito Santo che discende su Cristo al momento del suo battesimo amministrato da Giovanni consegue e oltrepassa l’azione dello Spirito Santo operante in Giovanni sin dal seno materno. Questa azione dello Spirito Santo prepara la discesa del medesimo Spirito su Cristo al momento del suo battesimo. Allorchè Cristo avrà compiuto la sua opera sulla terra, ecco un nuovo invio dello Spirito Santo: questa volta lo Spirito mandato da Cristo sulla Chiesa e nel cuore del cristiano.

Nella santificazione di Giovanni nel seno della madre, si tratta dell’azione dello Spirito che procede dal Padre; Egli procede dal Padre anche quando discende sul Figlio al suo battesimo.  Invece per la santificazione della Chiesa e del cristiano opera lo Spirito che procede dal Figlio. Questo è lo Spirito che conduce al Padre.

La condizione di Giovanni abitato dallo Spirito, per quanto in se stessa eccellentissima, tanto che Cristo lo considera il più grande fra i nati di donna, è però inferiore alla condizione del cristiano figlio di Dio abitato dallo Spirito Santo inviato da Cristo a Pentecoste alla Chiesa. In questo senso Cristo dice che Giovanni è «minimo» nel regno dei cieli, ossia nel regime della Nuova Alleanza.

Da questo punto di vista la condizione spirituale di Giovanni è inferiore a quella del cristiano. Infatti, il cristiano è abitato dallo Spirito di Cristo e mosso dallo Spirito che ha ricevuto da Cristo nel battesimo. Invece Giovanni è mosso solo dallo Spirito del Padre e prepara, col battesimo di acqua, il battesimo dello Spirito di Cristo.

Il piano divino della salvezza ha previsto che l’uomo, nell’iniziare il cammino della salvezza, non dovesse incontrarsi immediatamente con Cristo, ma che questo incontro fosse preparato da Giovanni. E ciò non è valso solo per la generazione di coloro che sono vissuti al tempo di Giovanni, ma vale per ogni uomo destinato alla salvezza.

Come per arrivare a Cristo si deve passare per Maria, così si deve passare per Giovanni, perché egli non ha solo svolto un ruolo storico di introduzione all’incontro col Cristo storico, ma svolge una missione universale nell’incontro di ogni uomo con Cristo. Da ciò viene la grandezza di questo Santo eccellente fra tutti e inferiore solo alla Madonna.

E per quale motivo Giovanni è un passaggio obbligato? Perché l’uomo, così come di fatto viene al mondo, si trova ad essere in una condizione di spirito conseguente al peccato originale, per la quale egli, benché creato per trovare in Dio la sua felicità, è sordo ai richiami dello spirito, cieco alla verità delle cose spirituali, schiavo delle passioni, inclinato al peccato, fragile e volubile nella volontà, debole nel ragionare, istigato dal demonio a ribellarsi a Dio.

Per questo la venuta di Cristo non è stata solo preparata da Giovanni, ma da tutto l’Antico Testamento ed è preparata da tutte le religioni naturali, le quali però necessitano di essere liberate da quei difetti e da quelle superstizioni, che a loro impediscono di avvicinare l’uomo a Dio.

Ebbene, Dio volle allora dotare Giovanni di una straordinaria ed esemplare capacità di scuotere la coscienza umana intorpidita dal peccato, di svegliare i dormienti, di eccitare i pigri, di intimorire gli spavaldi, di illuminare i ciechi, di indurre al pentimento, alla conversione e alla penitenza, nella speranza di ottenere il perdono divino e nella volontà di riformare la propria vita. Fu così che gli animi peccatori ma onesti furono scossi e convertiti dalla predicazione di Giovanni, mentre coloro che si ritenevano giusti e disprezzavano i peccatori, rimasero chiusi nel loro orgoglio, sordi alle parole del Battista e quindi spinti alla perdizione.

Giovanni è il paradigma del rapporto conservazione-progresso

Antico e Nuovo Testamento non sono due categorie teologiche che riguardano solo Israele, ma l’intera umanità. Ogni uomo, per raggiungere Dio, deve saper coniugare fedeltà e novità, deve saper passare dal momento del dovere a quello dell’amore, dal momento della Legge, che rappresenta l’umano, a quello della Grazia, che rappresenta il divino, come si esprime Giovanni Evangelista: «La legge fu data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17).

Ogni uomo inizia il suo cammino verso Dio riconoscendone con la ragione l’esistenza per mezzo delle opere da Lui compiute, prende coscienza della sua peccaminosità e della sua separazione da Dio a causa dei suoi peccati, sperimenta il castigo divino, si pente, Gli offre sacrifici di espiazione, Gli obbedisce come a suo Creatore e Signore. 

Ma non si accontenta di questo: ottenuto il perdono divino e compiuta l’espiazione, avendo adempiuto agli obblighi della legge, l’uomo sente il bisogno di entrare in intimità con Dio, similmente a come l’uomo desidera entrare intimità con la donna. Desidera vedere il suo Volto e fruire della sua immensa bontà.

Il che vuol dire che, quando l’uomo ha la suddetta riverenza verso Dio, timore della sua immensa Maestà e gli obbedisce come a Legislatore e Signore della sua vita, Dio, che già lo aveva mosso a questa devozione con la sua grazia perdonante, gli accresce l’amore per Lui e la vita di grazia rivelandogli in Cristo il mistero amabilissimo della sua divina essenza trinitaria ed elevandolo allo stato di figlio di Dio, erede della vita eterna.

Ebbene, Giovanni è la guida per ogni uomo dall’incredulità alla fede in Dio e dalla fede in Dio alla fede in Cristo. Egli stimola al nuovo chi si adagia nel vecchio e ricorda la necessità di restar fedele all’antico se si desidera veramente il nuovo, perchè il nuovo non è smentita ma sviluppo dell’antico.

Il passaggio dall’antico al nuovo è una legge essenziale dello spirito; noi siamo sempre tentati o alla rigidezza, che ci blocca nel passato col pretesto di fedeltà all’immutabile; o all’infedeltà e al tradimento, col pretesto dell’accoglienza del nuovo.

Ma chi non sa conciliare la conservazione col progresso non sa né cosa conservare né cosa rinnovare. Chi non edifica il mutevole sulla base dell’immutabile non sa né cosa è l’immutabile né che cosa è il mutevole. Chi non concepisce l’immutabile in vista del rinnovamento, non sa che cosa è l’immutabile e lo confonde col sorpassato.

Chi non sa che la vita è il mutare dell’identico che resta identico nel mutare o riduce l’identico al mutevole o fossilizza l’identico, non sa che cosa è la vita e confonde il mutamento con la dissoluzione, e la stabilità con la rigidità della morte.

L’evento epocale del Concilio Vaticano II ci ha messo tutti in questa prova dolorosa ma esaltante, simile a un parto, del saper passare dal vecchio al nuovo, evitando il conservatorismo e il modernismo, inutili nostalgie e pericolosi utopismi, distinguendo ciò che è superato da ciò che è insuperabile, ciò che è finito da ciò che sta cominciando, ciò che è da abbandonare da ciò che è da acquisire, ciò che può e deve mutare da ciò che non può e non deve mutare, realizzando la continuità di un’immutabile fedeltà a Cristo, nel progresso verso il nuovo ispirato dallo Spirito Santo.

Mettere Cristo contro lo Spirito è la più grande bestemmia che si possa immaginare. Eppure è in questo peccato che cadono coloro che non sanno vedere la continuità delle dottrine del Concilio con quelle della Tradizione. Ma così pure bestemmiano lo Spirito Santo coloro che col pretesto del nuovo tradiscono la fedeltà al dogma e alla parola di Cristo che non passa.

La Chiesa è oggi più che mai lacerata fra questi due partiti contrapposti degli ultraconservatori e dei modernisti, cosa del tutto innaturale per un organismo vivente fatto di continuità e progresso, cosa che invece purtroppo dimostra quanto danno il demonio può fare all’interno della Chiesa.

Preghiamo per Papa Francesco, odiato dagli uni e strumentalizzato dagli altri, lui che possiede da Cristo l’incarico di edificare e custodire l’unità, affinchè possa essere all’altezza di questo arduo compito, senza parzialità, senza propendere da una sola parte, ma al di sopra delle parti, capace di vedere e promuovere la complementarità reciproca e di rimproverare gli errori degli uni e degli altri, come vero Padre comune di tutti che sa creare l’accordo tra i fratelli.

Giovanni, quindi, col suo carisma di conciliazione dell’antico col nuovo, è oggi più che mai di attualità. Egli insegna anche all’umanità di oggi questo dinamismo dello spirito, come passare dall’antico al nuovo senza abbandonare quanto di attuale c’è nell’antico. Ecco perché Cristo dà tanta importanza a Giovanni. Ecco perché ha voluto farsi precedere da Giovanni, perché ha voluto che non un semplice uomo, ma l’uomo di Dio precorra, annunci e prepari la venuta dell’uomo-Dio. Prendiamo Giovanni a Patrono del rinnovamento conciliare.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 27 giugno 2021

  

Giovanni è stato purificato dalla colpa originale nel seno della madre dalla grazia dello Spirito Santo

Giovanni fin dal seno materno aveva avuto miracolosamente la visione di fede del mistero di Cristo



Occorre distinguere l’azione dello Spirito Santo inviato dal Padre nell’anima di Giovanni dall’azione dello Spirito Santo inviato da Cristo sul cristiano e sulla Chiesa. L’azione dello Spirito Santo che discende su Cristo al momento del suo battesimo amministrato da Giovanni consegue e oltrepassa l’azione dello Spirito Santo operante in Giovanni sin dal seno materno. 
 
Questa azione dello Spirito Santo prepara la discesa del medesimo Spirito su Cristo al momento del suo battesimo. 
 
Allorchè Cristo avrà compiuto la sua opera sulla terra, ecco un nuovo invio dello Spirito Santo: questa volta lo Spirito mandato da Cristo sulla Chiesa e nel cuore del cristiano.
 
 Immagini da internet:
- Incontro di Maria con la cugina Elisabetta
- Giovanni Battista (Leonardo da Vinci, Museo di Louvre, Parigi) 
 

[1] Probabilmente Giovanni intende dire che ha incontrato Gesù solo al momento in cui Gesù è venuto a battezzarsi da Giovanni, perché di fatto Giovanni aveva già riconosciuto Gesù sin dal seno di sua madre, allorchè Maria fece visita ad Elisabetta.

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