Il Male
La volontà divina riguardo al male di colpa e di pena.
Il male si realizza formalmente nel male morale, cioè nel male di colpa e come tale non può essere voluto da Dio. Dio però vuole il bene che precede e che segue un tale male. Il bene precedente il peccato è il bene di natura, anche di una natura che può venir meno, il quale bene è quasi la condizione previa del male di colpa. Dio infatti crea, conserva e muove ogni natura secondo ciò che le è proprio e quindi anche secondo la sua stessa defettibilità. Se non si ammette con San Tommaso una certa autonomia dell’essenza nel suo ordine, difficilmente si può spiegare come il male allo stesso tempo si sottrae e si sottomette alla volontà di Dio. Esso infatti è sottomesso alla volontà divina in quanto ogni realtà esistenzialmente dipende da Dio e la stessa essenza è coinvolta in questa dipendenza, in quanto è intimamente legata, nella realtà concreta in un ente, all’esistenza.
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Ogni essenza ha una sua proprietà che Dio rispetta e promuove e quindi un difetto di una natura defettibile, considerato in astratto rispetto alla natura stessa, si sottrae alla causalità divina, ma vi rientra in quanto è concretamente inserito in una realtà ben determinata, che è quella dell’atto umano.
L’atto umano poi, essendo volontario e libero, ha un’autonomia particolare fondata sull’autonomia comune a tutto l’ordine delle essenze, ma allo stesso tempo superiore rispetto ad essa.
Ancora una volta possiamo constatare come la concezione analogica dell’ente nella sua analisi metafisica contribuisce alla soluzione di un problema di ordine pratico come può essere appunto quello del peccato e del suo posto nel progetto della volontà e della causalità divina.
Il male della colpa è quindi inserito nel bene di una natura capace di difetto e questo bene è voluto da Dio. Come Dio vuole il bene precedente il peccato, così vuole anche il bene conseguente ad esso.
Immagine da Internet:
- Volti (I bari, Caravaggio)
- Volti (Caravaggio)