Risposta a Cionci sulla legittimità di Papa Francesco

 Risposta a Cionci sulla legittimità di Papa Francesco

Andrea Cionci nel suo blog di Libero Quotidiano il 21 dicembre scorso ha replicato alle critiche che ho fatto a un suo precedente articolo. Riprendo le sue asserzioni che mi paiono degne di considerazione e rispondo a ciascuna di seguito.

1.

«E’ ovvio che papa Ratzinger, di fronte ad alcuni cardinali che volevano toglierlo di mezzo, abbia utilizzato un sottilissimo escamotage per “dimettersi senza abdicare”, facendo in modo che TUTTI i cardinali, amici e nemici, sulle prime non se ne accorgessero e permettessero che i modernisti si antipapassero e scimassero da soli con un conclave nullo. Era esattamente nelle intenzioni del papa non essere capito, almeno sulle prime: quindi, i cardinali fedeli a Benedetto XVI sono DEL TUTTO GIUSTIFICATI se non hanno colto e denunciato il suo “Piano B” canonico».

Rispondo dicendo che Papa Benedetto si è dimesso nel senso che ha voluto restare Papa, ma rinunciando all’esercizio del ministero papale.  Pensare che Benedetto abbia finto di dimettersi ma che realtà abbia voluto conservare il ministero, è andare contro il senso evidente della Declaratio. 

Stando così le cose, il credere che il Collegio cardinalizio sulle prime non si sia accorto delle finte dimissioni, per cui l’elezione di Francesco sarebbe nulla, vuol dire considerare il Collegio cardinalizio come una massa di tonti. E ad elezione avvenuta, se ne sarebbe accorto? Ma perché allora nessun Cardinale ha segnalato questo fatto? Come mai tutti i Cardinali da otto anni a questa parte hanno riconosciuto vero Papa Francesco e nessuno ha sostenuto o sostiene che Benedetto è rimasto Papa in esercizio mediante quello che Cionci chiama «escamotage»? Chi sono i «Cardinali fedeli a Benedetto»?

2.

«Ratzinger dichiarò PRIMA del falso conclave, congedandosi dai cardinali il 28 febbraio 2013: “E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza”.

Rispondo dicendo che le parole di Papa Benedetto confermano che egli ritenne il Conclave del tutto valido e legittimo e si riferisce evidentemente a quel Papa che ne sarebbe uscito e che è Papa Francesco.

3.

«Padre Cavalcoli dice che ci sono due papi, uno è a riposo e l’altro è attivo, ma il vescovo Mons. Sciacca, primo canonista del Vaticano, dice che di papa ce ne è soltanto uno: "Non può esistere un papato condiviso". Insomma, decidetevi».

Rispondo dicendo che Mons. Sciacca ha ragione quando dice che "Non può esistere un papato condiviso", alludendo al ministerium, perché il ministerium dev’essere esercitato da uno solo.  Ma il fatto è che Benedetto nella Declaratio parla del munus papale come «essenza spirituale» del Papato, essenza che può esprimersi o «soffrendo e pregando», e qui si riferisce a lui Papa emerito, oppure «agendo e parlando», e questo è il ministerium esercitato dal Papa regnante, Francesco.  Quindi sia Benedetto che Francesco hanno il munus, ossia sono Papi, solo che il ministerium lo esercita solo Francesco. In tal senso il Papa è uno solo.

4.

«Ora, per spiegare in due parole la questione munus/ministerium e la teoria pro-usurpazione di Padre Cavalcoli, useremo un parallelo comprensibile a tutti: c’è un Conte che, insieme al feudo e al titolo nobiliare, (il munus), ha ricevuto anche la facoltà di amministrare le sue terre, (il ministerium).

Se il Conte lasciasse governare le sue terre a un amministratore, lui resterebbe sempre conte, e l’amministratore non diventerebbe conte, ovvio. Se l’amministratore disonesto si prende, però, anche il titolo nobiliare, vuol dire che lo sta usurpando e se il vero Conte non protesta vuol dire che questi è imprigionato o minacciato. Così è avvenuto con la sede impedita di Benedetto XVI».

Rispondo dicendo che il paragone non tiene. Non è che Benedetto abbia rinunciato al ministero nel senso di delegarlo a Francesco, dando le dimissioni, ma ha rinunciato al diritto di governare la Chiesa, cedendolo al suo Successore. Egli quindi mantiene il munus, ossia l’essenza stessa del Papato, resta Papa, ma con le dimissioni, ha intrapreso un modo di attuare questo munus come semplice nascosto aiuto, collaboratore, assistente, confidente e consigliere del Papa regnante, svolgendo il ruolo che Papa Francesco gli ha assegnato familiarmente, di «nonno saggio». Lo stesso Papa Benedetto ha detto che da quando Francesco è Papa regnante, la loro amicizia è cresciuta.

5.

«Il fatto che Bergoglio non sia stato esplicitamente proclamato antipapa da Benedetto deriva dal fatto che il vero papa si trova in sede impedita e nelle mani dell’antipapa, non libero di esprimersi e costretto a dissimulare il suo status sotto l’insistente istituto del papa emerito. Questa situazione insolita non toglie che Francesco sia antipapa».

Papa Benedetto non dissimula un bel niente e la sede di Pietro non è affatto impedita, ma occupata dal legittimo Successore di Pietro. Papa Francesco è stato legittimante eletto e riconosciuto anche dallo stesso Benedetto, che ha riservato a sé la funzione di Papa emerito come collaboratore, sostegno, difensore e  consigliere riservato di Papa Francesco, seppure in uno scambio di opinioni fra di loro che arricchisce la collaborazione reciproca.

Sospettare che Benedetto per paura, perché prigioniero di Francesco, si astenga dal rivelare che Francesco è antipapa, è quindi un teorema senz’alcun fondamento. Piuttosto si potrà dire che la convivenza di Benedetto con Francesco non dev’essere del tutto facile perché, mentre Francesco, come è noto, è stato eletto per l’apporto determinante della mafia di San Gallo, composta da rahneriani, Benedetto da Papa e soprattutto da Prefetto della CDF combattè duramente il rahnerismo, dopo che ai tempi del Concilio aveva collaborato con Rahner, il quale allora dette effettivamente un valido contributo alla elaborazione delle dottrine conciliari.

Ma Rahner, che era un criptomodernista, gettò la maschera solo dopo il Concilio, per cui Ratzinger se ne accorse e gli si oppose fortemente. In premio fu fatto Cardinale e Prefetto della CDF da San Giovanni Paolo II. Ma fu allora che i rahneriani giurarono vendetta aspettando il momento opportuno. Organizzarono nel frattempo la mafia di San Gallo con la quale riuscirono a far eleggere il Card, Bergoglio, che speravano manovrabile, Ma giunto al soglio pontificio, Papa Francesco, al di là di qualche espressione che poteva sapere di rahnerismo, ha deluso le loro attese e del resto non poteva accadere altrimenti, perché non è pensabile che un Papa possa sostenere un eretico come Rahner.

Quando pertanto Benedetto, appena eletto, ci invitò a pregare perché non fuggisse davanti ai lupi, certamente si riferiva ai rahneriani, che avrebbero iniziato a tramare contro di lui. Essi infatti lo hanno combattuto per tutto il corso del suo pontificato. Con un crudele crescendo hanno fatto terra bruciata attorno a Benedetto, fino a che Benedetto non che l’ha più fatta. Tuttavia sono convinto che lo Spirito Santo ha unito fra loro i due cuori di Benedetto e Francesco nel servire la Chiesa: Francesco come Papa regnante, Benedetto come Papa emerito.

6.

«In “Ultime conversazioni” (del 2016!) Benedetto XVI risponde così al giornalista Seewald : “Nel prendere congedo dalla curia, come poté allora giurare obbedienza assoluta al suo futuro successore?" Risposta di Benedetto XVI: “Il papa è il papa, non importa chi sia”.

Ratzinger, infatti, dichiarò PRIMA del falso conclave, congedandosi dai cardinali il 28 febbraio 2013: “E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza”.

In questo modo sottintendeva che un suo successore legittimo avrebbe potuto esserci SOLO fra quegli stessi VERI cardinali, nominati da lui o da Giovanni Paolo II e non da eventuali antipapi. Parlava, dunque, di un successore che lui sta ancora aspettando, in vista di una sua futura abdicazione, oppure di un prossimo vero papa che, dopo la sua morte, si pronuncerà sulla sua sede impedita e il cui responso, Ratzinger, fin da allora, era disponibile ad accettare docilmente. Con questa straordinaria mossa preventiva, papa Benedetto ha fatto ritenere a tutti di aver giurato obbedienza a Bergoglio senza averlo mai fatto … e ci è cascato anche Padre Cavalcoli».

Risposta. Dobbiamo ringraziare Cionci e pochissimi acutissimi analisti dei fatti per aver aperto gli occhi a me e a tutti i cattolici fedeli a Papa Francesco. Naturalmente sto scherzando. Parlando sul serio, ripeto che non è pensabile che la Declaratio per mezzo di un linguaggio cifrato dica celatamente il contrario di ciò che appare a prima vista, ossia che in realtà Benedetto intende mantenere l’esercizio del ministerium, per cui egli resterebbe vero Papa, permettendo all’antipapa Francesco, di attuare un governo fasullo con l’occupare invalidamente al suo posto il trono di Pietro.

Ora, però, come ho già detto, esistono criteri per individuare gli antipapi. Essi infatti – a parte il caso unico dello scisma d’occidente provocato da un gruppetto di Cardinali ribelli e spergiuri - gli antipapi o si sono imposti da soli o sono stati imposti dai sovrani temporali o da fazioni ecclesiali o laicali scismatici. Certo, nel caso di Bergoglio, ha premuto per l’elezione la fazione modernista; ma in fin dei conti Francesco è stato accettato dall’intero Collegio cardinalizio, compresi i tradizionalisti.

7.

«La sua teoria circa l’equivalenza munus-ministerium è smentita completamente dal fatto che è proprio il Codice di Diritto Canonico che usa il munus nel significato specifico di ESSERE papa (cfr. canoni 253 § 1, 333 § 1, 425 § 1, 494 § 2, 749 § 1), mentre il ministerium è usato sempre e solo nel senso di FARE il papa (cfr. canoni 41, 230 § 3, 232, 245 § 1, 385, 1384).

Quindi, Ratzinger, applicando la GIÀ ESISTENTE distinzione canonica tra i due enti (e nient’affatto introducendo ex novo questa distinzione, come sostiene Padre Cavalcoli), ha dichiarato che avrebbe solo rinunciato al ministerium, ma conserva di fatto il munus, il titolo di papa che è UNICO e non può essere condiviso con nessuno. Per non parlare del suo differimento della “rinuncia”, del tutto impensabile, dato che a Dio (che si riprende il munus) certo non si possono dare incarichi “a scadenza”.

In sintesi, non c’è alcuna sinonimia e/o transitività fra munus e ministerium: se il papa rinuncia al munus, decade automaticamente anche dal ministerium  e abbiamo l’ABDICAZIONE.

nel canone 332.2, per un’ABDICAZIONE del papa, si richiede la rinuncia, guarda caso, al MUNUS petrino, al titolo, e non al ministerium»

Come ho già detto in altre occasioni, Papa Benedetto nella Declaratio usa la parola munus in un senso diverso da quello usato dal Diritto Canonico (can.332 §2).

Qui munus equivale a ministerium, ossia al fare il Papa, al governare la Chiesa, «pascere il gregge di Cristo», mentre Benedetto per munus intende l’essenza spirituale del Papato, che può attuarsi in due modi: o col «soffrire e pregare» - sarebbe il Papato emerito che si è scelto lui – o il «parlare ed agire», ossia fare il Papa, governare la Chiesa, il ministerium, che è ciò che fa Papa Francesco.

Infatti, mentre il Diritto parla di rinuncia al munus, intendendo evidentemente ministerium, Benedetto, dice di non rinunciare affatto al munus, ma solo al ministerium. In tal senso rimane Papa «per sempre», come egli stesso ha detto, pur avendo cessato di governare la Chiesa.

Ora, questa è una novità assoluta introdotta da Benedetto nel concetto di Papato, perché fino a Benedetto un Papa che desse le dimissioni, non era considerato più Papa. Per esempio, un Celestino V, una volta lasciato il governo della Chiesa, non avvertì affatto di essere rimasto Papa, ma si considerò un semplice monaco come era prima di esser fatto Papa. Non aveva coscienza della distinzione fra l’esse e l’agere del Papa, fra essenza e operazione come invece ci ha fatto capire Benedetto.

Neppure nel progetto di eventuali dimissioni Pio XII lascia trasparire che avesse coscienza della differenza introdotta da Benedetto. Egli parla infatti di un tornare ad essere Cardinale. Invece Benedetto ci fa capire meglio quella che è la gloria immortale del Papato. In paradiso chi è stato Papa quaggiù resterà Papa in eterno, pur non avendo più evidentemente da governare la Chiesa. Conserverà il munus, pur avendo cessato per sempre dal ministerium.

Non c’è da stupirsi pertanto che l’attuale Diritto Canonico ignori quella distinzione e quindi la differenza tra Papa emerito e Papa regnante. Ma questo vuol dire soltanto che, dopo il chiarimento fatto da Benedetto, quella distinzione dovrà essere introdotta nel Diritto, così da precisare quali dovranno essere i compiti del Papa emerito, perché, come ha detto lo stesso Papa Francesco, l’emeritato pontificio non è un semplice ricordo o un semplice titolo, ma è una figura istituzionale.

In conclusione, non spetta a privati, ma al Collegio cardinalizio autore del Conclave dirci fra Papa Benedetto e Papa Francesco, qual è il Papa in esercizio, chi dei due esercita il ministerium, chi insomma oggi regna e governa la Chiesa. Sono entrambi veri Papi, hanno entrambi il munus papale, ma uno solo comanda: Francesco. Questo ha voluto dire Benedetto quando ha detto che il Papa è uno solo.

La risposta dei Cardinali è chiarissima, inequivocabile, la conosciamo tutti: è Papa Francesco. Papa Benedetto è suo aiutante, assistente e consigliere, il «nonno saggio», orante e sofferente, ma non privo di pubblici e significativi interventi, come ha fatto in più di un’occasione, per il bene della Chiesa in comunione con Francesco.

Cionci impieghi dunque le sue belle doti di cattolico, di indagatore e di giornalista in una causa degna delle sue capacità e non si faccia rider dietro scambiando il dramma della Chiesa di oggi, le forze in gioco, e le opere dello Spirito Santo nella sua lotta contro il Maligno con la trama fantasiosa ed irreale di un romanzo a fumetti. Non mettiamo in ridicolo le cose serie.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 23 dicembre 2021

 

Ora, questa è una novità assoluta introdotta da Benedetto nel concetto di Papato, perché fino a Benedetto un Papa che desse le dimissioni, non era considerato più Papa. 

Per esempio, un Celestino V, una volta lasciato il governo della Chiesa, non avvertì affatto di essere rimasto Papa, ma si considerò un semplice monaco come era prima di esser fatto Papa. Non aveva coscienza della distinzione fra l’esse e l’agere del Papa, fra essenza e operazione come invece ci ha fatto capire Benedetto.

 

Neppure nel progetto di eventuali dimissioni Pio XII lascia trasparire che avesse coscienza della differenza introdotta da Benedetto. Egli parla infatti di un tornare ad essere Cardinale.

Invece Benedetto ci fa capire meglio quella che è la gloria immortale del Papato. In paradiso chi è stato Papa quaggiù resterà Papa in eterno, pur non avendo più evidentemente da governare la Chiesa. Conserverà il munus, pur avendo cessato per sempre dal ministerium. 

Immagini da: https://www.vatican.va/content/vatican/it.html

8 commenti:

  1. Nella parabola del ricco epulone Abramo gli risponde : "avete i profeti". Ora c'è una quantità enorme di apparizioni in cui viene preannunciata in termini apocalittici l'apostasia che avrebbe colpito Roma. Alcune di queste sembrano prefigurare lo scenario di Cionci.

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    1. Caro Sconosciuto,
      i profeti, dei quali parla Abramo, sono gli autori umani dell’Antico Testamento, per cui essi annunciano una rivelazione divina pubblica. Invece, i veggenti ai quali lei si riferisce, bene che vada, ricevono soltanto delle rivelazioni private, le quali, anche nei casi migliori, possono andare soggette ad errori.

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  2. Perché Ratzinger non scrive di suo pugno qualche riga smentendo le tesi che stanno prendendo piede?
    Sarebbe così facile e li metterebbe a tacere per sempre,fine della storia.

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    1. Caro Anonimo,
      Papa Benedetto è stato chiaro fin dall’inizio. E tutta la Chiesa ormai da allora ha accolto la sua scelta, approvata da Papa Francesco. Quindi non c’è bisogno di alcun chiarimento.
      Alle voci che sono in circolazione, si può dare una adeguata risposta, come per esempio ho fatto io nei confronti di Cionci.

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  3. "Ora, questa è una novità assoluta introdotta da Benedetto nel concetto di Papato"

    Comprendo che l'ostinazione di quei circoli tradizionalisti (in cui si trova, per esempio, Roberto De Mattei), che fanno fatica a comprendere lo stato attuale di Benedetto come Papa (sebbene emerito) possa anche essere dovuta, in fondo, alla sua radice, alla sua concezione di una "fissa" Tradizione, che non ammette "sviluppo" o "progresso". La Declaratio di Benedetto è un vero e proprio atto magisteriale dogmatico.

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    1. Caro Anonimo,
      sono d’accordo con quanto lei dice.
      E’ chiaro che, se uno concepisce la Tradizione come qualcosa che non può essere sviluppato o meglio conosciuto, non può accettare la novità introdotta da Papa Benedetto relativa al Papato Emerito.

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  4. Consentitemi un altro breve commento: Il fatto che un Papa saggio come il venerabile Pio XII non abbia colto a suo tempo la distinzione insegnata da Benedetto sembra essere un segno dei tempi emersi dal Concilio Vaticano II, che ci ha fatto guardare non tanto verso il passato, o verso la protologia, quanto piuttosto verso l'escatologia.

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    1. Caro Anonimo,
      un riferimento al Concilio riguardo all’innovazione portata da Benedetto XVI è certamente opportuno, non nel senso che nel Concilio vi sia anche solo implicitamente suggerita l’idea del Papa Emerito, ma in quanto il Concilio costituisce un potente stimolo alla ricerca teologica e al progresso della conoscenza di fede.
      Secondo me, Papa Benedetto, che già come sappiamo è stato un grande fautore del progresso teologico del secolo scorso, può essersi sentito stimolato dal Concilio ad una profonda riflessione sul carisma di Pietro, la quale, con l’assistenza dello Spirito Santo, lo ha portato a concepire questo nuovo aspetto del Papato, che consiste nella figura del Papa Emerito, figura dogmatica, la quale dovrà essere il principio ispiratore della determinazione giuridica.

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