La Beata Vergine Maria e la Santissima Trinità

 La Beata Vergine Maria e la Santissima Trinità

Precedenti pagani del Dio cristiano

Nelle antiche mitologie pagane egiziane, babilonesi, greche e romane esiste l’idea che il dio possa congiungersi sessualmente con una dea o con una persona umana e generare o un uomo o un altro dio. È evidente qui la confusione fra la natura divina e la natura umana: il dio non è altro che una persona umana ingigantita, dotata di anima e corpo e quindi sessuata, non esente dalla sofferenza e da difetti morali, ma tutto sommato in possesso di una felicità e di poteri molto superiori a quelli dell’uomo e in particolare dell’attributo dell’immortalità.

Senza addentrarci in un esame teologico dettagliato, che ci porterebbe troppo lontano, per fermarci al tema che qui c’interessa, e cioè la possibilità che Dio generi un figlio unendosi a una persona umana, ci limitiamo a ricordare che il pagano coglie solo alcuni attributi del divino: una potenza sovrumana sulla natura, la capacità di soccorrere o castigare l’uomo, la fruizione di una vita beata ed immortale.

Quello che manca alla teologia pagana è la percezione dell’assoluta spiritualità di Dio e che quindi Dio non può essere sessuato. Essa non afferra che l’aver sesso non è una perfezione divina, ma al contrario è un attributo proprio dell’uomo e dell’animale, che degrada la sublimità della spiritualità che conviene a Dio al livello della materia. Così per il pagano esistono dèi maschi e dee femmine.  

In fin dei conti il paganesimo confonde il piano spirituale della vita, proprio della persona, con quello sensitivo, presente anche negli animali. La divinizzazione dell’animale è tipica del culto pagano, ancor oggi presente nello sciamanismo.

Invece dobbiamo ricordare che il vero Dio non ha sesso e quindi non esercita un’attività sessuale; non può essere generato da un altro dio, e non genera figli o figlie, umani o divini che siano. Il pagano, al contrario, dà tanta importanza al sesso e al piacere che ne consegue, che non riesce a concepire una beatitudine senza il piacere sessuale.

Per questo, per lui il dio, che è beato, prova un piacere sessuale molto superiore a quello dell’uomo. Non è affatto legato a una sola dea o donna, ma può concedersi tutte le unioni che vuole. Una donna può essere vergine – pensiamo alle vestali romane – ma è impensabile che un dio possa essere vergine, non sarebbe degno del dio o della dea.

Inoltre, se il dio è figlio di un dio o di una dea, non necessariamente è figlio unico, ma può avere fratelli e sorelle, dei o uomini. La figura sessuale che il paganesimo ignora è quella del transessuale. Essa presenta sotto questo aspetto una concezione più sana del sesso di quella di certi «cattolici» di oggi: la distinzione fra maschio e femmina è chiara e netta e non esistono commistioni.

In contrasto con la concezione pagana, il Dio veterotestamentario e quello coranico, che è il Dio della religione naturale, il Dio dimostrabile dalla sola ragione, essendo purissimo Spirito, è totalmente privo di sesso. Da qui la famosa obiezione del Corano alla concezione cristiana del Dio che genera un Figlio: «dovrebbe avere una moglie per generare un figlio!». Evidente confusione tra il generare spirituale e il generare biologico.

Ebbene, sta proprio qui l’originalità della concezione cristiana di Dio rispetto a tutte le altre religioni, ebraica compresa: che invece il cristianesimo ammette, superando ciò che la semplice ragione può immaginare, che Dio possa generare non un altro Dio, cosa impossibile, ma il medesimo Dio, ossia Dio in distinzione di persone: Dio Padre genera Dio Figlio, Deum de Deo, Deum verum de Deo vero, mantenendo il monoteismo veterotestamentario. È il mistero della Santissima Trinità, un solo Dio in tre persone, che ci è stato rivelato da Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Resta sempre per il cristianesimo il dato biologico insopprimibile che affinchè un uomo possa secondo natura generare un figlio, deve unirsi sessualmente alla donna, in modo da fecondarla col suo seme, in modo che essa concepisca un figlio, che pertanto risulta dall’unione del seme maschile con dall’ovulo femminile, unione dalla quale sorge lo zigote, che è già persona umana, nella quale si congiungono i caratteri del padre con quelli della madre. Per questo l’aborto è un omicidio.

Parimenti il cristianesimo conferma il dato di ragione che Dio, ossia la natura divina è per così dire assolutamente «vergine» non per motivi ascetici contingenti come per noi concupiscenti penitenti feriti dal peccato originale, ma in forza della sua spiritualità infinita e quindi è asessuata.

La verginità di Maria, quindi, è cosa ben diversa dalla verginità della vita religiosa, benché indubbiamente ne sia un sublime modello. La prima, infatti, è motivata dalla vicinanza unica ed eccelsa di Maria immacolata e piena di grazia al mistero Trinitario purissimo Spirito, mentre la seconda è motivata da ragioni ascetiche, che si giustificano col bisogno e la prospettiva di alcuni di noi («coloro ai quali è stato concesso», Mt 19,11), eredi delle conseguenze del peccato originale, di una maggiore spiritualità e libertà dalle costrizioni della concupiscenza, per una maggiore operosità spirituale («eunuchi per il regno dei cieli», v.12). Lutero aveva capito bene questa differenza, tanto che mentre giunse al punto ben noto di ripudiare i voti religiosi, conservò un’alta stima per la verginità di Maria.

Maria genera il Verbo incarnato perché,

unitasi al Padre, riceve lo Spirito Santo

che la feconda e la rende Madre di Dio

Tra tutte le creature umane Maria è quella che è maggiormente e più intimamente unita alla Santissima Trinità: ha col Padre lo stesso Figlio, è Madre del Figlio del Padre, mentre lo «Spirito Santo, scendendo su di lei e stendendo la sua ombra la potenza dell’Altissimo» (Lc 1,32), ha fatto sì che il Verbo si sia incarnato nel suo seno, per cui Maria ha concepito Nostro Signore Gesù Cristo.

Il Padre si unisce a Maria mediante lo Spirito. Non è lo Spirito che genera il Figlio, ma il Padre per mezzo dello Spirito, il quale fa sì che Maria concepisca il Figlio. Ella concepisce per opera dello Spirito Santo, non direttamente per opera del Padre, perché il Padre manda lo Spirito su Maria, sicché lo Spirito media l’opera del Padre su Maria.

Così lo Spirito Santo non è il Padre del Figlio, non genera il Figlio, ma consente al Padre di generare. Quindi il Padre del Figlio non è lo Spirito Santo, ma appunto il Padre. Maria riceve lo Spirito, ma per unirsi al Padre, che si unisce a Maria per mezzo dello Spirito.

È interessante notare l’analogia, pur nell’infinita differenza, fra la generazione del Figlio di Maria e quella di qualunque creatura umana. Vediamo infatti come ogni generazione da quella del Figlio di Dio a quella degli uomini, degi animali e delle piante proviene dal medesimo Creatore e Principio di ogni vita, i cui prodotti si assomigliano tra di loro appunto perchè provenienti da un unico sommo Principio.

Similmente, quindi, a come il Padre feconda la Madonna mediante il misterioso Germe divino dello Spirito vivificante, sul piano biologico il maschio feconda la femmina mediante il seme, si tratti dell’uomo come dell’animale. E qualcosa di simile avviene nelle piante. La cosa è comprensibilissima e può turbare solo gli spiriti puritani, se teniamo presente il principio metafisico dell’analogia, per il quale Dio opera in modo simile su tutti i piani e gradi dell’essere e della vita, in modo tale che ogni piano, sempre in un modo diverso dall’altro, porta la firma del medesimo Autore. Anche nel minimo fenomeno della vita c’è l’impronta dell’Autore di ogni vita.

Ciò vuol dire che il processo divino mediante il quale il Padre, per mezzo dello Spirito, ha operato e consentito la maternità di Maria ci fa capire che lo Spirito Santo è il principio motore, regolatore, moderatore, ispiratore e gratificatore dell’esercizio cristiano della sessualità e quindi del rapporto coniugale.

Scopriamo così, alla luce di questo mistero, l’immensa dignità e diciamo pure sacralità di questo umile fenomeno biologico, che pure è all’origine dell’esistenza d tutti noi. Il che vuol dire che esiste un’analogia fra la fecondazione di Maria per opera dello Spirito Santo e la fecondazione della moglie da parte del marito, in modo tale che il generare umano diventa una similitudine e una partecipazione del generare divino. Ecco il paragone paolino dello sposalizio fra Cristo e la Chiesa. Si capisce dunque a fondo perché San Paolo ha paragonato il matrimonio allo sposalizio fra Cristo e la Chiesa.

Guardiamoci tuttavia dalla tentazione che potrebbe venirci a questo punto di assimilare la divina fecondazione di Maria ad una teogonia pagana. Di fatto l’idea che Dio generi un figlio unendosi a una donna è presente nella mitologia pagana, ma non nell’Antico Testamento, il quale rifugge nettamente da questa idea, perché ha in mente la meschinità delle divinità egiziane e babilonesi, che erano lontanissime dall’elevatezza del Dio biblico, l’Altissimo, Colui Che È, purissimo Spirito.

Solo il Nuovo Testamento introduce l’idea di un Dio, Dio Padre, che genera il Figlio, Dio della stessa natura divina del Padre. Inoltre lo Spirito Santo è il Dio della Vita e dell’Amore. Il Padre manda su Maria il suo Spirito che scende nel suo seno per farle concepire il Verbo Incarnato. Maria concepisce per opera dello Spirito, ma genera per opera del Padre.

Il rapporto del Padre con lo Spirito Santo nell’evento del concepimento di Maria illustrato dalle parole dell’angelo sollecitato dalla Madonna, getta una luce decisiva sul ruolo fecondante dello Spirito Santo, che rende possibile la maternità di Maria.

Quindi in questo episodio decisivo della storia della salvezza appare in piena luce il fatto che il rapporto tra il generante e il fecondante proprio della generazione biologica assurge nel Mistero Trinitario ad un tale fastigio, che generante e fecondante appaiono addirittura come due Persone divine: il Padre e lo Spirito Santo.

Il che vuol dire, in base alle precedenti considerazioni, che se vogliamo parlare con precisione teologica, e non solo sotto l’onda di un ingenuo devozionalismo, dobbiamo dire che, propriamente parlando, Maria non è «sposa dello Spirito Santo», come alcuni dicono, ma Sposa divina del Padre, avendo lo stesso Figlio, e sposa umana di San Giuseppe, avendo pure lo stesso Figlio, generato dal Padre e custodito da San Giuseppe, padre putativo.

Il concetto biblico del seme fecondatore

Già in gnoseologia il concepire intellettuale è paragonato al concepire biologico: come la femmina, fecondata dal seme maschile, concepisce il figlio e lo partorisce, così l’intelletto, fecondato da quel «seme» che è il contenuto intellegibile del reale, concepisce - ecco il «concetto» -  quel «figlio», che è il verbo interiore (verbum interius) e lo «partorisce» nel verbo esteriore (verbum exterius), ossia nei termini del linguaggio.

Nell’orizzonte di questo orizzonte, San Tommaso paragona la generazione del Figlio da parte del Padre alla produzione del concetto da parte della mente: il Verbo, il Figlio, è lo stesso Pensiero, è il Concetto, è l’Idea che il Padre ha di Se stesso e per mezzo del quale crea il mondo: per Quem omnia facta sunt.

La Scrittura utilizza abbondantemente l’immagine del seme o germe fecondante non solo per fare le lodi della propagazione e del rigoglio della vita fisica, ma anche come metafora della genesi e dello sviluppo della vita morale e spirituale.

 Il primo comando dato ai progenitori da Dio è l’esser fecondi: «siate fecondi e moltiplicatevi» (Gen 1,28). Molte volte la Scrittura raccomanda e loda l’opera della seminagione. Famosa è la parabola evangelica del seminatore (Mt 13,4). Esiste il buon seme e il cattivo seme (Mt 25ss).

La Bibbia sa benissimo che la vita vegetale, quella animale e quella umana si diffonde e si riproduce mediante l’opera del seminare e del fecondare. La fecondità è una ricchezza della terra, delle piante, degli animali, della donna. Viceversa la sterilità, l’improduttività è disprezzata, è una sventura, è condannata.

In tal senso la verginità nell’Antico Testamento è considerata un difetto, una frustrazione, una vergogna. È una terra arida, che non porta frutto. Non si concepisce una verginità feconda. E la cosa è perfettamente logica: una potenza è fatta per essere attuata, una facoltà è fatta per essere usata. A che servirebbe l’occhio, se non vedesse? A che servirebbe l’orecchio se non udisse? A che servirebbero gli organi sessuali se non fossero usati?

Ma col Nuovo Testamento le cose cambiano: Gesù è vergine, il Battista è vergine, la Madonna è vergine, San Giovanni Apostolo è vergine e così via. Perché e come spiegare questo cambio di paradigma, che darà il via alla vita religiosa?

Il Vangelo accentua ed inaugura un superiore concetto di fecondità, non del tutto assente nell’Antico Testamento: esiste una fecondità dello spirito; esiste un seme che non è lo sperma del maschio, ma è il seme della parola. Questa fecondità spirituale avrà il suo culmine nella Vergine Maria, dove la fecondità sarà miracolosamente anche fisica: il parto dell’umanità del Verbo incarnato.

Ma ecco che col Vangelo alcuni di noi, alla ricerca di una più alta spiritualità come unione con Dio e col prossimo, sentono più di altri le costrizioni della carne e gli impacci di questo mondo e vogliono liberarsene, per una maggiore libertà di servire Dio e il prossimo, per una maggiore fecondità spirituale. Ecco il voto di castità, ecco i voti religiosi.

Ma a questo punto il seminare, il fecondare diventa immagine e simbolo di un generare, di un fecondare più alto, al livello dello spirito. La rinuncia al generare fisico diventerà condizione per un più alto generare nello Spirito. Ecco dunque spiegate parole come queste:

«Amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna» (I Pt 1,23). «Chiunque è nato da Dio, non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui e non può peccare perché è nato da Dio» (I Gv 3.9). «Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia» (II Cor 9,10).

Il colloquio dell’angelo con Maria

Il rapporto del Padre con lo Spirito Santo nell’evento del concepimento di Maria illustrato dalle parole dell’angelo sollecitato dalla Madonna getta una luce decisiva sul ruolo fecondante dello Spirito Santo, che rende possibile la maternità di Maria.

Quindi in questo episodio decisivo della storia della salvezza appare in piena luce il fatto che il rapporto tra il generante e il fecondante proprio della generazione biologica assurge nel Mistero Trinitario ad un tale fastigio, che generante e fecondante appaiono addirittura come due Persone divine: il Padre e lo Spirito Santo.

Le parole dell’angelo a Maria in risposta alla sua domanda «come è possibile che essa diventi madre se ha deciso di restare vergine», non riguardano evidentemente il fatto che Maria sarà madre. Questo lo accoglie volentieri e non ha difficoltà al riguardo. Accetta di generare il Figlio dell’Altissimo e che quindi il Padre lo generi in lei. 

Invece Maria sa bene che normalmente una donna che concepisce un figlio perde la sua verginità. Ma lei, benché accetti di essere madre, intende conservare il suo voto di verginità, certa che esso è gradito a Dio. Allora come potrà essere madre? Questa è la domanda di Maria all’angelo.

L’angelo, quindi, non le ripete che il Padre la vuol rendere madre di suo Figlio. Questo Maria lo sa già e ci crede, lo accetta. Non dubita. Ma desidera sapere come ciò avverrà, cioè come avverrà la sua fecondazione. Il che suppone che Maria distingue il generare dal fecondare.

L’angelo, allora spiega a Maria l’opera dello Spirito Santo, che è lo Spirito Fecondatore, Dominum et vivificantem, qui ex Patre Filioque procedit. E lo fa con parole vaghe, pudiche e solenni: «lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo» (Lc 1,32).

Perché l’angelo non parla apertamente? Sembrerebbe di notare nelle sue parole una certa esagerata pudicizia. Tuttavia lascia intendere benissimo quello che intende dire: al posto del seme maschile che ti toglierebbe la verginità, tu sarai fecondata da un Seme divino, lo stesso Spirito del Padre. Per questo potrai restare vergine, perché lo Spirito Santo non è una forza materiale, ma è Spirito che attraversa la materia lasciandola intatta. Inviolata, intacta et casta es Maria, canta un inno dell’Ordine domenicano.

Dunque Maria è la sposa del Padre

La conclusione che s’impone da tutti questi ragionamenti è che se Maria e il Padre hanno lo stesso Figlio e se vogliamo dare alle parole il loro senso comune e concreto, senza evadere in astrazioni asessuate mistico-puritane o senza svuotarle del loro significato normale e proprio per lasciare in esse un fondo magari nobile e sublime, ma altrettanto esprimibile e forse meglio con altre parole più comuni e modeste ma più appropriate – per esempio «serva», «discepola», «figlia», «amica» -, dovremmo dire che Maria è la sposa del Padre in un senso assai più proprio che non sia sposa di San Giuseppe, figura certo nobilissima e santissima, ma che non ha per nulla generato il Figlio del Padre e di Maria.

Infatti, quando nell’episodio dello smarrimento di Gesù narrato da Luca (Lc 2,48), la Madonna, riferendosi a Giuseppe, usa l’espressione tutta umana «tuo padre» (ibid.), Gesù ribatte con le famose parole: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (v.49). Essi «non compresero le sue parole» (v.50). C’è da stupirsi?

Tuttavia la narrazione di Luca continua dicendo che Gesù stava sottomesso a Maria e a Giuseppe (cf v.52), come un figlio buono e normale sta sottomesso ai suoi genitori. E fra Giuseppe e Maria vi fu un vero matrimonio, sicché Giuseppe rivestiva la figura giuridica del padre e per questo è tradizionalmente detto «padre putativo».

Un conto è essere fisicamente padre, e un conto è svolgere le funzioni giuridiche di padre. Maria ha due mariti?  Proporrei di distinguere fra «sposo» e «marito». Il termine sposo si può usare in senso mistico, ma non il termine marito, che è limitato al fatto giuridico. Maria è sposa del Padre e ha Giuseppe come marito. Inoltre parlerei di «matrimonio» con Giuseppe e «sposalizio» col Padre. Se Maria non è sposa del Padre, si ha l’immagine sconveniente di due persone che hanno lo stesso figlio senza essere sposate.

So bene che sposa del Padre non è un’immagine tradizionale, mentre s’incontra Sposa dello Spirito Santo. Occorrerebbe riformare le litanie del Rosario, che, per quanto tradizionali, non godono dell’infallibilità dottrinale. Ma per le ragioni addotte sopra mi pare conveniente sostituire la prima espressione alla seconda.

Se l’episodio dell’Annunciazione mostra la processione dello Spirito Santo dal Padre nella sua discesa fecondatrice in Maria ed operatrice dell’Incarnazione del Figlio, la successiva vita di Cristo mostrerà la processione dello Spirito dal Figlio come Spirito di Verità e di Santità, che divinizza l’uomo e in Cristo lo fa ascendere al Padre, elevandolo alla dignità di figlio di Dio, erede della vita eterna.

L’etica sessuale biblica ha fondamento trinitario

 e ruota attorno al rispetto sacro dovuto

 al germe maschile, simbolo dello Spirito Santo

 

Il sesso è dono dello Spirito Santo

Papa Francesco

 

L’etica sessuale biblica è un’etica della generazione, della promozione, della difesa e della riproduzione della vita. Essa coinvolge la funzione e il senso dell’amore reciproco fra uomo e donna e il rapporto fra piacere fisico e piacere spirituale. L’unione sessuale, nel piano divino originario, non è solo finalizzata alla riproduzione della specie, ma anche ad esprimere sensibilmente l’unione d’amore spirituale e la reciprocità interpersonale tra uomo e donna.

In questa etica svolge conseguentemente una funzione essenziale da una parte l’uso che il maschio fa del suo seme o per fecondare la donna – cosa buona - o per  il piacere che dà l’emissione del seme – cosa cattiva - ; e dall’altra la responsabilità che la donna ha, nella sua bellezza e sex-appeal, di stimolare l’uomo all’uso del suo seme, o per desiderio di essere fecondata – cosa buona - , o per un semplice  desiderio di piacere sessuale – cosa cattiva -.

Per questo tutti i peccati sessuali: immagini, sensazioni o desideri o linguaggio osceni o lussuriosi, masturbazione, poligamia, concubinaggio, onanismo, adulterio, divorzio, aborto, uso dell’anticoncezionale, fornicazione, sodomia, prostituzione, pedofilia, incesto, necrofilia, animalismo riguardano o l’uso improprio del seme o le circostanze sbagliate o le conseguenze di tale uso improprio.

Soprattutto nel giovane esiste un’emissione nel sonno spontanea, periodica e fisiologica del seme, che viene naturalmente prodotto in sovrabbondanza ad esprimere la sua potenza vitale, emissione che erroneamente viene chiamata «polluzione», mentre si tratta della sana funzionalità sessuale fisiologica.

Similmente gli spermatozoi che sono entrati nel seno femminile, si lanciano in una corsa con tutte le loro forze alla conquista dell’ovulo femminile che li attende per essere fecondato e, come è noto, viene accolto solo il primo che arriva, mentre gli altri restano fuori e muoiono. Così similmente la giovane onesta fra i pretendenti che aspirano alla sua mano sceglie il migliore.

Dunque lo spermatozoo è indubbiamente una sostanza vivente preumana; e per questo va trattato con molto rispetto. È quello che la Scrittura chiama con espressione poetica «soffio vitale» (Ml 2,15) come emanazione della stessa anima. Esso dev’essere trattenuto, custodito e non disperso, non va sperperato, anche se assomiglia al seme sparso dal seminatore, che cade lungo la strada.

Ma non è neppur necessario emetterlo solo con l’intento di generare. Infatti la moglie ha dei naturali periodi infecondi o dopo una certa età non è più feconda; e nulla impedisce che gli sposi si uniscano anche nei periodi infecondi perché la loro unione fisica è l’espressione della loro unione spirituale.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 5 febbraio 2021

Nelle antiche mitologie pagane egiziane, babilonesi, greche e romane esiste l’idea che il dio possa congiungersi sessualmente con una dea o con una persona umana e generare o un uomo o un altro dio. È evidente qui la confusione fra la natura divina e la natura umana: il dio non è altro che una persona umana ingigantita, dotata di anima e corpo e quindi sessuata, non esente dalla sofferenza e da difetti morali, ma tutto sommato in possesso di una felicità e di poteri molto superiori a quelli dell’uomo e in particolare dell’attributo dell’immortalità.

La nascita di Venere - Botticelli
 

Il rapporto del Padre con lo Spirito Santo nell’evento del concepimento di Maria illustrato dalle parole dell’angelo sollecitato dalla Madonna getta una luce decisiva sul ruolo fecondante dello Spirito Santo, che rende possibile la maternità di Maria. 

 L' Annunciazione -  Leonardo

Immagini da internet

7 commenti:

  1. Che strabiliante altezza vertiginosa e magnificenza di Dio! E pensare cosa non hanno capito nelle chiese protestanti che invece appiattiscono tutto alla carnalità umana e all'umano pensare...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Alessandro, effettivamente la mariologia cattolica contiene delle meraviglie, che purtroppo i protestanti non riescono ad apprezzare.

      Elimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. Caro Padre Giovanni,
    l’immagine “sposa dello Spirito Santo”, riferito alla Vergine Maria, non è presente solo nelle litanie del Rosario. Come già le scrissi in un precedente commento (https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/verginita-e-unione-sessuale-seconda.html), è stata utilizzata anche da santi e papi. In quell’occasione le riportai le citazioni di San Luigi Maria Grignion de Monfort, di Benedetto XVI e di san Giovanni Paolo II (in due encicliche: Redemptoris Mater e Dominum et vificantem).
    Posso qui aggiungere San Francesco, nella preghiera mariana da lui composta, inserita nell’Antifona dell’Ufficio della Passione, per esser recitata accanto alle Ore liturgiche ordinarie: “Sancta Maria virgo, non est tibi similis nata in mundo in mulieribus, filia et ancilla altissimi summi Regis Patris caelestis, mater sanctissimi Domini nostri Jesu Christi, sponsa Spiritus Sancti […]”.
    Ed anche San Massimiliano Kolbe (Le Conferenze di san Massimiliano M. Kolbe, Casa Mariana Editrice): "Come la Madre di Gesù, nostro Salvatore, Maria è stata la Co-Redentrice della razza umana, come Sposa dello Spirito Santo, che condivide nella distribuzione di tutte le grazie".
    E tra i papi, Leone XIII, nell’enciclica DIVINUM ILLUD MUNUS (https://www.vatican.va/content/leo-xiii/la/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_09051897_divinum-illud-munus.html): “Quae ipsi rationes cum Spiritu Sancto intercedant intimae admirabilesque, probe nostis; ut Sponsa eius immaculata merito nominetur.”
    E Pio XII che compose una preghiera per le donne cristiane a Maria SS.ma Regina (https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/prayers/documents/hf_p-xii_19580802_prayer-donne-cristiane.html): “O Vergine Sposa dello Spirito Santo!”
    E Paolo VI, nell’esortazione apostolica GAUDETE IN DOMINO (http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_exhortations/documents/hf_p-vi_exh_19750509_gaudete-in-domino.html): “Al primo posto ecco la Vergine Maria, piena di grazia, la Madre del Salvatore. Disponibile all'annuncio venuto dall'alto, essa, la serva del Signore, la sposa dello Spirito Santo, la Madre dell'eterno Figlio […]”
    Non credo, Padre Giovanni, che i suddetti santi e papi si possano tacciare di “ingenuo devozionismo”, né tanto meno di “evadere in astrazioni asessuate mistico-puritane”.
    Quanto al fatto che ”Se Maria non è sposa del Padre, si ha l’immagine sconveniente di due persone che hanno lo stesso figlio senza essere sposate”, si potrebbe replicare che altrettanto, se non ancor più sconveniente, può esser percepita l’immagine di una figlia sposa di suo padre…

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Bruno, innanzitutto apprezzo molto la ricca collezione di documenti del passato, che mi hai citato. Per quanto riguarda le parole da me usate, e da te citate, per superare il titolo di Sposa dello Spirito Santo, riconosco di avere usato delle espressioni che possono sembrare irriverenti nei confronti di tanti Santi e Papi, che l'hanno usata, dei quali non si può dubitare delle ottime intenzioni. Ma io mi riferivo, con parole forse troppo severe, ad una certa mentalità popolare, che ritengo superata. La molteplicità di testimonianze che tu mi citi, non mi meraviglia, perchè si tratta di un titolo che da 2.000 anni viene attribuito alla Madonna. Il senso del mio articolo consiste nel mostrare che questo titolo, a mio giudizio, fa riferimento a due presupposti oggi superati. Uno, l'idea dell'inferiorità della donna rispetto all'uomo. Due, un atteggiamento di pudicizia talmente accentuato che l'immagine della sposa si svuota del suo significato sessuale.
      Per quanto riguarda la realtà della Madonna come figlia del Padre, la cosa è fuori discussione. Tuttavia resta vero che Ella, come ho dimostrato, è anche sposa del Padre. Rispondo pertanto alla tua obiezione che i due titoli non si sovrappongono e non si mescolano, ma rispecchiano due punti di vista diversi e reciprocamente complementari. E' vero che sul piano naturale una donna non può essere figlia e sposa di suo padre. Ma nel caso della Madonna, questo stato di cose è assolutamente assente, perchè "figlia" significa semplicemente che Maria è in stato di grazia, fruendo della grazia di Cristo. "Sposa" significa che si è unita al Padre, per mezzo dello Spirito Santo, così da generare, insieme con il Padre, Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio Padre e figlio di Maria.

      Elimina
  4. Caro Padre Cavalcoli,
    Se mi permetti, vorrei farti due domande riguardo al tuo meraviglioso articolo:
    1) Riguardo al suo testo, dove afferma che, in Maria, lo Spirito Santo feconda e il Padre genera: "Inoltre lo Spirito Santo è il Dio della Vita e dell’Amore. Il Padre manda su Maria il suo Spirito che scende nel suo seno per farle concepire il Verbo Incarnato. Maria concepisce per opera dello Spirito, ma genera per opera del Padre". Non riesco ad armonizzare questo suo insegnamento con quanto si dice abitualmente in teologia, che le azioni di Dio ad extra sono comuni alle tre Persone divine.
    2) Per quanto riguarda il tuo testo: "In questa etica svolge conseguentemente una funzione essenziale da una parte l’uso che il maschio fa del suo seme o per fecondare la donna – cosa buona - o per il piacere che dà l’emissione del seme – cosa cattiva - ; e dall’altra la responsabilità che la donna ha, nella sua bellezza e sex-appeal, di stimolare l’uomo all’uso del suo seme, o per desiderio di essere fecondata – cosa buona - , o per un semplice desiderio di piacere sessuale – cosa cattiva -". Non riesco a capire le ragioni per cui rifiuta il piacere implicito dell'atto sessuale come cattivo. In effetti, questo sembrerebbe in contraddizione con l'ultimo paragrafo del tuo articolo: "Ma non è neppur necessario emetterlo solo con l’intento di generare. Infatti la moglie ha dei naturali periodi infecondi o dopo una certa età non è più feconda; e nulla impedisce che gli sposi si uniscano anche nei periodi infecondi perché la loro unione fisica è l’espressione della loro unione spirituale".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Aldo,
      la generazione del Padre e la spirazione dello Spirito sono atti ad intra. Il Padre genera il Figlio e lo Spirito Santo spira nel seno di Maria. Queste azioni sono ad intra.
      La creazione della natura umana di Gesù è opera ad extra, comune alle tre Persone, perché tutte e Tre sono Dio e le opere ad extra sono le opere della Volontà divina.
      Lo Spirito Santo, come Dio, crea la parte maschile dello zigote, mentre la parte femminile è fornita da Maria. Il Padre unisce la natura divina del Figlio alla natura umana di Gesù. E questa è l’Incarnazione, che è ad un tempo opera ad intra, perché è la generazione eterna del Figlio, ed è opera ad extra in quanto comporta la creazione della natura umana del Verbo incarnato, cioè dell’anima e della parte maschile per la fecondazione dello zigote.
      La Scrittura si esprime come se la volontà del Padre fosse differente dalla volontà dello Spirito. Ma bisogna fare attenzione che nella Santissima Trinità la volontà è una sola, perché è la volontà di Dio, che è uno solo, cioè della natura divina.
      Allora, per spiegare la diversità delle volontà, bisogna appropriare al Padre la volontà di incarnare il Figlio, volontà che di per sé è propria della natura divina, che è una sola. E d’altra parte bisogna appropriare allo Spirito Santo la volontà di fecondare il seno di Maria, cioè dare vita a un nuovo individuo umano nel seno di Maria. Tuttavia bisogna ricordare che qui noi appropriamo allo Spirito Santo la volontà di Dio.
      Infine dobbiamo tener presente che l’opera fecondatrice dello Spirito Santo è un’opera creatrice, comune alle Tre Persone, del seme maschile nel seno di Maria.
      2) Riguardo alla seconda domanda, ho parlato di piacere sessuale illecito non in quanto piacere sessuale, perché esso in se stesso è buono e creato da Dio, ma in quanto cercato in se stesso o assolutizzato, il che è proprio del vizio della lussuria.
      Questa assolutizzazione è il principio di tutti i peccati in campo sessuale e di tutte le deviazioni e sfruttamenti dell’altro sesso o dello stesso sesso.

      Elimina

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.