Nel seno della donna il destino dell’uomo

 Nel seno della donna il destino dell’uomo

Dio ha creato l’uomo maschio e femmina per una finalità biologica e per una finalità eterna. La finalità biologica è espressa nel c.1 della Genesi e vale fino alla fine del mondo, ed è la riproduzione della specie nel matrimonio. La finalità eterna è l’attuazione dell’amore («saranno una sola carne»), espressa nel c.2, la cui realizzazione riguarda il mondo della futura risurrezione.

La donna attira l’uomo in vista dell’attuazione di questo duplice fine: generare in questa vita, essere una cosa sola in paradiso. L’uomo è concepito nel seno della donna. È concepito infetto dalla colpa originale. Ma subito la grazia di Cristo giunge a purificare l’embrione dal peccato, perché Dio vuol salvare tutti. La grazia del battesimo, prima ancora della recezione del sacramento, agisce così che se l’embrione viene abortito il bambino comunque va in paradiso, vittima innocente per la salvezza del mondo in Cristo.

Dall’eternità Dio ha stabilito il numero degli eletti, per cui la quantità numerica degli individui umani cresce nel corso della storia finchè, alla fine del mondo, il numero degli eletti non sarà raggiunto. A quel punto il seno femminile cessa dal generare e diventa semplicemente l’espressione dell’unione d’amore della donna con l’uomo.

La separazione dell’uomo dalla donna nel voto di castità è una misura di emergenza nel presente stato di natura decaduta per coloro che sentono il bisogno di una maggior libertà spirituale, stante il conflitto carne-spirito conseguente al peccato originale, mentre la volontà originaria ed escatologica di Dio è la sintesi carne-spirito e l’unione uomo-donna.

L’enorme diffusione odierna del vizio della lussuria e dell’idolatria del piacere, legittimato da falsi moralisti, ha provocato, tra l’altro, oltre a numerosi altri guai, come sappiamo bene, l’immensa tragedia dell’aborto, che ha fatto più vittime delle due guerre mondiali messe assieme.

Molte persone di coscienza, angosciate per questa mostruosa e crudele carneficina, che sembra non voler cessare, in una Chiesa che predica la misericordia, si domandano che ne sarà delle anime di queste decine di  milioni di innocenti, quando Dio vuole tutti salvi e ha sparso il sangue di suo Figlio per la nostra salvezza. Il nuovo Catechismo, come sappiamo, ha abbandonato la dura teoria del limbo, esprimendo «la speranza che ci sia una via di salvezza anche per i bambini morti senza il Battesimo» (n.1261). Ma come avverrebbe questa salvezza? Come immaginarla?

Possiamo pensare che Cristo stesso, che è disceso agli inferi per salvare gli antichi Padri e l’umanità che lo ha ignorato senza colpa, non manchi di far giungere la sua grazia battesimale redentrice non appena entra nell’esistenza il nuovo individuo umano, liberandolo dalla colpa originale e dalla schiavitù di Satana. Se poi il bambino viene alla luce, è chiaro che dovrà essere battezzato, ma il Battesimo non farà che confermare uno stato di grazia nel quale il bambino si trova già.

I bambini abortiti sono quindi Santi del cielo che intercedono per noi aiutandoci a portare quella croce che essi hanno già portata col loro martirio.  Infatti, non è necessario che il martire sia giunto all’età di ragione. Il martirio, nella sua essenza, è il morire a causa di Cristo. Che il soggetto ne sia consapevole o non ne sia consapevole, non importa: esso riceve la grazia comunque perché Dio vuol salvare tutti, per cui non aspetta che il soggetto abbia raggiunto l’età di ragione per donargliela. L’embrione ovviamente possiede l’intelletto e la volontà, ma gli mancano le condizioni cerebrali per poter esercitare queste facoltà. Dio allora li dispensa dal farne uso e li eleva comunque allo stato di grazia, necessario e sufficiente alla salvezza.

Questi soggetti si salvano, quindi, senza che Dio richieda atti meritori, perché non sono ancora in grado di compierli. Essi quindi non vanno in paradiso per effetto di una scelta deliberata, ma perché, prima ancora di possedere la possibilità di scegliere, sono scelti e predestinati da Dio alla salvezza. A differenza dell’adulto, nel quale la volontà divina agisce assieme alla volontà umana o in accordo, e allora l’uomo va in paradiso o in disaccordo, e allora va all’inferno, gli embrioni abortiti vanno tutti in paradiso perché Dio vuol salvare tutti. Essi non compiono un atto della loro volontà prima di morire ma Dio rende buona la loro volontà al momento della morte, in modo tale che vale anche per loro il fatto che essi sono in paradiso perché lo hanno voluto.

Dio, se vuole, può impedire all’uomo di peccare. E questo è appunto il caso degli embrioni abortiti. Essi sono quindi dei prediletti della misericordia di Dio. A loro si aprono immancabilmente le porte del paradiso senza aver dovuto vivere tra le miserie e i rischi della vita terrena. È vero però che non hanno potuto accumulare meriti. Ma niente impedisce a Dio di colmarli di una grazia superiore a quella ottenuta con i loro meriti dai più grandi Santi di questa terra. Irraggiungibili comunque, restano i meriti di Cristo e della Madonna.

Il seno della donna è dunque il mondo nel quale si gioca il destino eterno di un’infinità di esseri umani che sono morti prima di essere stati partoriti. Ed in ogni caso, lo è anche di tutti coloro che sono venuti alla luce e hanno vissuto una lunga vita, in quanto anche loro, nel momento in cui sono stati concepiti e in cui si è formato lo zigote, sintesi dei gameti dei genitori, Dio ha creato immediatamente l’anima e l’ha purificata con la grazia battesimale di Cristo, liberandola dalla schiavitù di Satana, contro la quale comunque il soggetto, anche battezzato sacramentalmente, dovrà lottare per tutta la vita.

Il seno della donna è l’ambiente biologico nutriente, proteggente e formatore nel quale la forza biologica della madre forma biologicamente la persona umana concepita per l’ingresso del seme maschile che si è congiunto con l’ovulo femminile. In tal modo il figlio opportunamente formatosi per nove mesi fino al punto di poter vivere per conto proprio, esce dal seno della madre ed affronta la vita con le proprie forze, sempre sostenuto dalla madre e sempre bisognoso per tutto il resto della vita, di essere alimentato, educato, potenziato e difeso contro il male, guarito, purificato, rafforzato e sostenuto dalla grazia.

Il seno della donna è il tempio nel quale la persona umana è consacrata a Dio, inizia, seppur inconsapevolmente, a celebrare il culto divino, fruisce dei benefìci del sangue di Cristo, riceve l’assistenza dell’angelo custode, è purificata dal peccato, riempita dei doni della grazia, liberata dalla colpa originale, elevata allo stato di figlia di Dio, membro della Chiesa ed erede della vita eterna.

Il seno della donna non è privo di significato alla risurrezione per il semplice fatto che ha cessato di generare, ma resta sempre la testimonianza dell’amore materno, anche se in vita la donna è stata una persona consacrata. Nell’unione escatologica dell’uomo con la donna il seno femminile esprime più che mai l’amore che ha per sempre raggiunto il vertice della sua espressione.

Il seno della donna trova il supremo modello di perfezione spirituale nel seno verginale purissimo della Beata Vergine Maria, sposa di S.Giuseppe, feconda di Spirito Santo, perché nel suo seno è stato concepito e si è biologicamente formato, senza concorso di seme maschile,  il Figlio del Padre, il Verbo incarnato.

Ciò vuol dire che nel seno di Maria è stata contenuta virtualmente la salvezza del mondo intero nella Persona di suo Figlio, per il fatto che da suo Figlio sarebbe provenuta la grazia salvifica per tutta l’umanità e quindi anche quella che salva tutti gli embrioni uccisi rendendoli anime beate che intercedono anche per le mamme assassine, affinchè, pentite, ricevano il perdono del loro peccato.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 6 luglio 2023 

 

 

Il seno della donna è il mondo nel quale si gioca il destino eterno di un’infinità di esseri umani che sono morti prima di essere stati partoriti.

Ed in ogni caso, lo è anche di tutti coloro che sono venuti alla luce e hanno vissuto una lunga vita, in quanto anche loro, nel momento in cui sono stati concepiti e in cui si è formato lo zigote, sintesi dei gameti dei genitori, Dio ha creato immediatamente l’anima e l’ha purificata con la grazia battesimale di Cristo, liberandola dalla schiavitù di Satana, contro la quale comunque il soggetto, anche battezzato sacramentalmente, dovrà lottare per tutta la vita.


 

Il seno della donna è il tempio nel quale la persona umana è consacrata a Dio, inizia, seppur inconsapevolmente, a celebrare il culto divino, fruisce dei benefìci del sangue di Cristo, riceve l’assistenza dell’angelo custode, è purificata dal peccato, riempita dei doni della grazia, liberata dalla colpa originale, elevata allo stato di figlia di Dio, membro della Chiesa ed erede della vita eterna.



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5 commenti:

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  2. Gentile Padre,
    Come sempre ho letto con interesse la sua riflessione. Una frase mi dà da riflettere. Lei dice: "Possiamo pensare che Cristo stesso [...] non manchi di far giungere la sua grazia battesimale redentrice non appena entra nell’esistenza il nuovo individuo umano, liberandolo dalla colpa originale e dalla schiavitù di Satana. Se poi il bambino viene alla luce, è chiaro che dovrà essere battezzato, ma il Battesimo non farà che confermare uno stato di grazia nel quale il bambino si trova già."
    Non capisco se stia parlando di qualcosa che avviene sistematicamente per ogni anima umana, o, per sapientissima disposizione della Provvidenza, solo per quegli embrioni di cui Essa già sa che saranno abortiti o che comunque moriranno prima di nascere. Nel primo caso, immaginando questa purificazione dal peccato originale e questa elevazione in grazia prima della nascita per tutte le anime, non vedo come si eviterebbe di cadere nell'errore (rahneriano, e da lei molto combattuto) di pensare che la grazia sia in qualche modo una componente irrinunciabile dell'essere umano in quanto tale. Se il battesimo "non farà che confermare uno stato di grazia nel quale il bambino si trova già", come si eviterà l'accusa di aver ridotto il sacramento ad un mero segno di una grazia già data (trascendentalmente, direbbe il Tedesco), anziché essere la causa strumentale della grazia stessa? Siccome di alcune anime determinate la tradizione della Chiesa, se non mi sbaglio, generalmente sostiene che furono purificate dalla grazia di Cristo prima di nascere (e presumibilmente senza battesimo sacramentale), come nel caso di Giovanni Battista, mi sembra più prudente credere che questa dispensazione possa attuarsi eventualmente "ante praevisum praenatalem obitum", per liberissima e sapiente disposizione di Dio, piuttosto che credere che si tratti di un evento comune ed appartenente constitutive all'anima umana. Che cosa ne pensa?

    Suo in Cristo,

    Pietro

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    1. Caro Pietro,
      la mia posizione non è quella di Rahner, perché, mentre Rahner sostiene che la grazia è necessaria per far raggiungere alla natura il vertice della sua perfezione, io, con la dottrina della Chiesa, sostengo che la natura di per sé ha una perfezione inferiore a quella che le è conferita dalla grazia.
      Per quanto riguarda lo stato di grazia del neonato, io farei un paragone col sacramento della penitenza. Lei saprà bene che se uno commette un peccato mortale e subito dopo si pente, è subito perdonato e ritorna in grazia con la riserva che quanto prima, se gli è possibile, acceda ad un confessore.
      Per quanto riguarda la condizione limitante secondo cui la grazia sarebbe data soltanto a quegli embrioni, i quali, secondo la previsione divina, moriranno prima di venire alla luce, non mi sembra necessaria, perché mi sembra limitare in un modo non necessario la generosità della misericordia divina, la quale vuole salvare tutti e mi sembra che questa premura divina giunga effettivamente a tutti, sin dal primo istante del concepimento, indipendentemente dal fatto che l’embrione muoia o non muoia prima di venire alla luce.
      In questo caso mi sembra che si possa parlare di una volontà divina assoluta e non di quella antecedente, ossia di quella che tiene conto della scelta del soggetto. Infatti l’embrione evidentemente non è ancora in grado di scegliere.
      Come al momento del concepimento ad ogni individuo umano, per via di generazione, viene trasmessa la colpa del peccato originale, così viene trasmessa immediatamente, dopo il concepimento, la grazia di Cristo, Unico Salvatore di tutto il genere umano.

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  3. Gentilissimo Padre,
    Va da sé che le Sue posizioni non sono quelle di Rahner, né ho mai pensato il contrario. Grazie di aver preso il tempo per rispondermi.
    Capisco il paragone con la remissione del peccato e la giustificazione dell'empio in seguito ad un atto di contrizione precedente alla confessione sacramentale. Ma in tal caso viene infusa nell'anima la grazia santificante, non la grazia sacramentale, giusto? In fondo, è un esempio di quella libertà di Dio rispetto ai sacramenti che gli permette di infondere la Sua grazia in chi vuole, anche al di fuori dell'economia sacramentale.
    In tal senso, dicendo che "Cristo stesso [...] non manc[a] di far giungere la sua grazia battesimale redentrice non appena entra nell’esistenza il nuovo individuo umano", mi pare si presuma che è proprio la grazia sacramentale (Lei dice, "battesimale") ad essere infusa, di modo che, mi sembra, si crea una sorta di economia concorrente, a metà strada fra l'economia sacramentale e la libera iniziativa divina. Mi sembra che ciò in fondo non approdi a conclusioni sostanzialmente diverse dall'opinione di quanti vedono nei sacramenti la conferma o l'esplicitazione (categoriale) di una grazia che in fin dei conti è già data. Una tale posizione, se non implica l'"esigenza" e l'"inamissibilità" della grazia, sembrerebbe implicare però un certo automatismo, tale per cui ogni anima dopo il concepimento viene immancabilmente elevata in grazia e riceve la purificazione dal peccato originale. In che modo, cioè, si salverebbe la necessità del battesimo per la salvezza, inteso come causa strumentale di questa? Mi pare che limitarsi a parlare delle "vie solo a Dio note" per l'economia extra-sacramentale sia in fin dei conti più prudente che cercare di capire come queste vie si attuano.
    Queste sono naturalmente solo le opinioni di un profano. Mi interessa però molto il Suo punto di vista qualificato!

    Suo in Cristo,

    Pietro

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    1. Caro Pietro,
      ribadisco il principio che la natura umana non ha una esigenza di ricevere la grazia, perché essa potrebbe essere felice raggiungendo semplicemente il suo fine naturale. Questo era il principio che giustificava la teoria del limbo.
      Ora, il fatto che l’embrione riceva la grazia immediatamente dopo il concepimento non va inteso come il soddisfacimento di una esigenza naturale dell’embrione, ma un puro effetto della misericordia divina, che a tutti offre la grazia.
      Ora, l’embrione, appena concepito, ha immediatamente però bisogno della grazia di Cristo, perché si trova in una situazione di colpa conseguente al peccato originale. Dunque possiamo pensare che Dio, nella sua bontà, venga immediatamente in soccorso dell’embrione.
      Per quanto riguarda il battesimo, io prendo il concetto in un senso del tutto generale come purificazione dal peccato. Così, per esempio, si parla del battesimo di Giovanni, del battesimo di desiderio, del battesimo di sangue. Come lei sa bene, Dio dona la grazia anche senza i sacramenti.
      Questo non significa che il Sacramento non abbia un suo valore. Al contrario, il Sacramento, come segno sensibile della grazia, santifica anche il corpo, oltre che l’anima. Per questo il bambino, dopo la nascita, dev’essere comunque battezzato quanto prima.
      Inoltre c’è da considerare che il Sacramento fa sì che il soggetto diventi un membro della Chiesa in modo da poter ricevere gli altri Sacramenti,
      Il bambino crescendo, al momento dell’esercizio del primo atto del libero arbitrio, sceglierà liberamente il suo fine ultimo e, se conosce Cristo e la sua Chiesa, potrà divenirne un membro cosciente ed attivo mettendo in opera i talenti ricevuti nella scoperta e valorizzazione dei quali ha una funzione essenziale l’opera educativa.
      Coloro che sono nati in altre religioni o culture, se non conoscono Cristo e la sua Chiesa, possono fare parte della Chiesa in modo invisibile o inconsapevole.
      Tutto questo perché Cristo è l’unico Salvatore di tutto il genere umano e tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza. Si dannano liberamente tutti coloro che rifiutano la grazia o scegliendo il male e rifiutando il bene oppure rifiutando la salvezza offerta da Cristo.

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