Ha ancora senso parlare di luogo sacro? - Seconda Parte (2/2)

 Ha ancora senso parlare di luogo sacro?

Seconda Parte (2/2)

Il culto divino si celebra in un tempio

Per compiere convenientemente questi atti, l’uomo religioso, desideroso di incontrare Dio, di riconciliarsi con Lui, fargli sacrifici ed ottenere la sua benevolenza, sente il bisogno di scegliere taluni luoghi belli e adatti, dove eventualmente il divino è già apparso ed ha dato segni di benevolenza o di protezione.

Questi luoghi costituiscono degli spazi sacri, che vengono artificialmente delimitati o circoscritti e sottratti alla profanità dello spazio circostante. In questo spazio viene costruito il tempio, voce di origine latina – templum -, a sua vota derivata dal verbo greco temno=taglio, ossia circoscrivo. Da temno deriva tèmenos, che è il tempio e la con-templazione, che è lo sguardo devoto che si rivolge a Dio presente nel tempio. Nel tempio cattolico l’oggetto divino contemplato ed adorato è il Santissimo Sacramento.

Il profanum e il fanum, ossia il profano e il sacro, legato al tempio, sono distinti ma comunicano come è distinto l’umano dal divino. Tuttavia comunicano. Il primo prepara al secondo e introduce al secondo, come la ragione prepara alla fede e introduce alla fede. Dal secondo esce la virtù divina che risana, e dà forza e fecondità al primo, come è descritto nella suggestiva visione di Ezechiele (c.47).

Preoccupazione dell’uomo religioso è quella di costruire un tempio solido, che sfidi l’usura del tempo e l’azione degli agenti atmosferici, e questo perché il tempio deve rappresentare la saldezza e la solidità del divino, la sua eternità ed immutabilità, la sua resistenza alle forze contrarie. Per questo troviamo in tanti luoghi templi antichissimi delle varie religioni.

Il tempio, soprattutto nel passato, è stato soggetto a cambi di consacrazione con l’avvento di una religione che sostituisce la precedente. Così con l’era costantiniana molti templi pagani sono stati convertiti in templi cristiani. Famosa fra tutte è stata la conversione in moschea della basilica di Santa Sofia a Costantinopoli.

Oggi nei paesi occidentali vige la libertà religiosa e quindi è ammessa, per esempio, la costruzione di moschee. Non altrettanta libertà è riconosciuta al tempio cristiano da parte dei paesi islamici, dove la chiesa cristiana deve essere eventualmente occultata nella pubblica via. Esempio di ricca varietà di templi soprattutto delle tre religioni monoteistiche è la Terra Santa.

Nella casa di Dio non c’è nulla di tutte quelle cose che rispecchiano le miserie e i bisogni di questo mondo, ma è fatta per coloro che già qui vivono nell’al di là. Tuttavia le istituzioni che servono a sovvenire ai bisogni terreni sono sempre ispirate dalla frequentazione del tempio e vivono accanto al tempio. Una frequentazione del tempio che non desse questi frutti di carità e di misericordia, sarebbe semplicemente falsa ed ipocrita.

Nel tempio e nella liturgia abbiamo il precorrimento e la pregustazione della gioia dell’umanità futura, della Gerusalemme celeste dell’umanità pacificata ed in comunione con Dio. La comunità liturgica è il modello della comunità terrena e le indica la sua meta finale.

Il profeta Isaia inneggia al tempio di Gerusalemme in parole sublimi, che hanno un profumo escatologico, quasi a presentare il tempio come luogo precorritore dell’umanità futura vivente nella giustizia e nella pace:

«Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti, verranno molti popoli e diranno: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”. Poiché da Sion uscirà la Legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra. Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo alla luce del Signore» (Is 2, 2-5).

Il tempio di Gerusalemme dava possibilità a predicatori o rabbini di insegnare la Legge o la Parola di Dio dietro autorizzazione del Sacerdote custode del tempio. Così Gesù si valse più volte di questa facoltà predicando e discutendo nel tempio. Gesù insegnava nel tempio, a volte non senza qualche incidente o ricevere qualche opposizione da parte dei Sacerdoti (Mc 12,35; 21,12; 24,1; Lc 2,46; Gv 10,23). Ed anche gli Apostoli, dopo la risurrezione di Gesù, insegnano nel tempio (At 2,46).

Lo spazio sacro accoglie chiunque, anche se macchiato di gravi delitti, riceve sul momento protezione, ma a patto che questo suo gesto non sia un pretesto per sottraesi alla giustizia. Fa però riferimento alla misericordia divina, che accoglie e perdona il peccatore pentito e pronto a fare penitenza. Difatti, presso ogni chiesa normalmente si celebra il sacramento della penitenza.

L’abbandono della religione va di pari passo con l’abbandono della metafisica, che è il sapere fondamentale universale, che dà la giustificazione radicale e di fondo alla religione, che pertanto non è che un’applicazione della metafisica nel campo della teologia, dell’antropologia e della morale. Viceversa, ripristinare la stima per la metafisica e per i valori morali assoluti ed universali, per il diritto naturale e la legge naturale vuol dire far risorgere la stima della religione.

Se la nostra società occidentale regge ancora e non è tornata alle condizioni dell’uomo preistorico, se tanti nostri contemporanei che non capiscono nulla di metafisica, o addirittura si credono atei, sono sensibili ai valori umani della giustizia e della misericordia, è perchè in realtà a livello inconscio essi sono rimasti in contatto con Dio senza saperlo e da lì senza saperlo ricevono la grazia che li rende uomini retti ed onesti, benché non religiosi e ignoranti in fatto di metafisica.

Il tempio cristiano

Il tempio cristiano è il tempio della Nuova Alleanza e del nuovo sacerdozio, istituito da Gesù Cristo, per la vita presente, in vista dell’abolizione del tempio, perché non più necessario, nella futura Gerusalemme celeste: «non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio» (Ap 2,22).

Tuttavia Giovanni nell’Apocalisse vede un «tempio che è nel cielo» (Ap 14, 17). Da questo tempio e dal suo altare escono angeli ministri dei flagelli divini, che dovranno preparare la Venuta finale di Cristo (cc.15-16). Si può pensare che questo periodo corrisponda ai castighi che Dio manderà per punire i provocatori dell’apostasia finale, della quale parla San Paolo.

Questo tempio ovviamente non è più il tempio della vita presente dove si celebra la Santa Messa, ma non è altro che il tempio della volontà di Dio, che dispone gli ultimi atti della storia dell’umanità in preparazione al Giudizio universale.

Se «la gloria del Signore riempiva il tempio» (II Cr 7,1; Ez 43,5 e 44,4) di Salomone, dove si sacrificano degli animali, quanto più la gloria del Signore non riempirà il tempio cristiano, dove il sacerdote offre al Padre il sacrificio del suo stesso Figlio e dove è conservato il SS.mo Sacramento?

San Paolo sottolinea al fatto che con la venuta di Cristo, il tempio del Signore non è più tanto il tempio di pietra, ma è il cuore stesso cristiano, abitato dalla Santissima Trinità; è il corpo del cristiano, alimentato e vivificato dal corpo e dal sangue del Signore. Ciò però non toglie il permanere della necessità del tempio di pietra.

La liturgia cristiana, come dice Pio XII, è partecipazione al culto che lo stesso Figlio di Dio rende al Padre. Occorre distinguere la liturgia come azione sacra sacramentale, che culmina nella celebrazione della Messa e dei sacramenti dai sacramentali, dalle cerimonie e dai riti liturgici. La prima è azione di Cristo per il tramite del sacerdote o del ministro.

Nei suoi confronti la Chiesa non ha altro dovere che quello di partecipare fedelmente ed esattamente dell’azione di Cristo. Le cerimonie costituiscono le espressioni o modalità esterne convenzionali della celebrazione dei sacramenti, e la loro forma è regolata e disciplinata per mandato di Cristo dal potere santificante della Chiesa di legare e di sciogliere, a seconda dei tempi, dei luoghi, delle circostanze e delle convenienze.

Ecco, per esempio, il motivo e la ragione del passaggio del rito della Messa dal vetus ordo al novus ordo. Ecco il perchè dell’istituzione dei ministeri femminili, in precedenza mai esistiti. Ecco il perchè della Comunione nella mano, che da lunghi secoli non esisteva più.

Esistono gradi di importanza nelle celebrazioni liturgiche a seconda dell’importanza della Memoria che occorre celebrare. Così in ordine decrescente esistono solennità, feste e memorie, Messe di precetto e Messe facoltative, Messe per le più diverse circostanze, memorie universali e memorie locali, Messe per associazioni e Messe per il popolo, Messe conventuali e Messe parrocchiali, Messe private e Messe concelebrate.

La cerimonia liturgica eleva lo spirito eccitando la sensibilità, ma nel contempo il piacere sensibile ed estetico si fà tramite del linguaggio dello spirito, illumina l’intelletto e muove l’affetto e la volontà. Per questo nell’azione liturgica appaiono tutte le forme dell’espressività sensibile umana, sensi esterni e sensi interni, mentre la sensibilità riceve soddisfazione in tutte le sue modalità e facoltà, escluse quelle sessuali, le quali esulano dal culto di Dio, culto che è puramente spirituale, essendo Dio puro Spirito, causa di una gioia solo spirituale, che faccia gustare le primizie delle realtà celesti. Da qui la convenienza che uomini e donne usino un abbigliamento ed abbiano un comportamento tale da offrire l’espressione più nobile della mascolinità e della femminilità, rinunciando a ciò che può stimolare il piacere sessuale.

Spesso invece, purtroppo, ci sono delle giovani che stanno abbigliate in chiesa così come fossero alla spiaggia o a visitare le grotte di Postumia.  Spesso, inoltre, donne anziane parlottano in chiesa prima e dopo la Messa come fossero a teatro o in piazza.

Sono, questi, alcuni segni semplici ma significativi della confusione tra il sacro e il profano e della perdita della percezione della differenza fra luogo sacro e luogo profano. Si è perso l’apprezzamento del sacro silenzio e lo si scambia per musoneria o asocialità.

Se si entra in una chiesa, quando è aperta nei limitatissimi orari di apertura, non si notano più persone in preghiera o in adorazione o in meditazione, ma la chiesa è semplicemente vuota o magari visitata da un gruppo di turisti. La solitudine silenziosa con Dio è considerata una perdita di tempo e mancanza di socialità. Oggi le parole di San Giovanni Maria Vianney, «io gli parlo ed Egli mi parla» fanno ridere.

La visita alle chiese non è più considerata come momento di rifornimento spirituale o di conforto o come richiesta di luce o di perdono a Dio, ma semplicemente come visita a un museo. E di fatto molte chiese sono state trasformate in musei. Le immagini sacre che vi erano presenti in molti casi sono state collocate in gallerie d’arte, che sono diventate i luoghi di culto della religione massonica. Il Louvre di Parigi contiene molte bellissime opere di sommi artisti italiani, rubate da Napoleone dalle chiese e fatte trasferire in Francia.

La liturgia si affianca alla paraliturgia, che è un insieme di pie pratiche o atti o riunioni religiose dedicati alla formazione cristiana, alla lettura della Scrittura o alla preghiera o all’adorazione eucaristica o alla condivisione di vita vissuta o all’istruzione reciproca con eventuali propositi di atti caritativi verso il prossimo e verso bisognosi. Pensiamo per esempio alla via Crucis o alla recita del  S.Rosario o alla lettura di qualche libro di spiritualità o all’allestimento di sacre rappresentazioni.

 Atti liturgici o religiosi sono anche i sacramentali, l’acquisto delle indulgenze, l’offerta di ex-voto, le benedizioni eucaristiche e comuni, le rogazioni, la consacrazione dei religiosi, gli esorcismi, i pellegrinaggi, il presepio, il culto delle reliquie e delle immagini dei Santi, i ritiri spirituali, le visite al cimitero e le visite ai luoghi santi, la processione religiosa per render lode, onore e gloria a qualche Santo, alla Madonna e soprattutto al Santissimo Sacramento. La processione col SS.mo inaugurò la convocazione degli Stati Generali, che portò alla Rivoluzione Francese.

Dice San Giacomo:

«Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere le vedove e gli orfani nella loro afflizione e conservarsi puri da questo mondo» (Gc1, 26-27).

L’arte sacra

L’arte sacra esprime nelle forme dell’arte l’esercizio, le forme, i mezzi e gli scopi della liturgia. Essa ha la sua massima espressione nella costruzione delle chiese e nella loro decorazione. Richiede un raffinato gusto estetico, che armonizzi con i sentimenti che sono suscitati dal sacro e che favorisca l’esperienza del sacro, in ottemperanza alle norme e ai riti della liturgia, sotto la presidenza dell’autorità ecclesiastica.

Molti e svariati sono gli oggetti e gli aspetti dell’arte sacra: dai vasi sacri, alle icone, alle vesti sacre, ai canti sacri, agli oggetti sacri, alle suppellettili dell’altare, alla danza sacra, alle sacre decorazioni, alle sacre rappresentazioni.

Le chiese nel corso dei secoli, si arricchiscono degli apporti artistici diversi dei diversi tempi e diventano una lezione di storia, diventano il racconto, la narrazione, il messaggio della Chiesa del passato, testimoni della tradizione, conservando la memoria e i monumenti dei padri e dei santi che ci hanno preceduto.

È vero che il cuore dell’uomo è destinato ad essere tempio di Dio e che il tempio di pietra è funzionale a questo tempio interiore. Ma ciò non deve portare a rifiutare l’edificio di culto per il fatto che in esso si celebra la Messa e si conserva il SS.mo Sacramento.

Non è che il profano e il laico non abbiano rapporto con Dio. Ma questo rapporto è migliore, più facile, più intenso, più elevato, più santo nell’orizzonte del sacro, nella vita del religioso e del sacerdote, sempre ovviamente che essi siano fedeli alla loro vocazione.

Infatti la condotta morale dell’uomo, come risulta dall’etica evangelica e in generale nelle religioni, è soggetta a due livelli di orientamento verso Dio: esiste il livello di base, comune a tutti, almeno come punto di partenza, ossia la vita laicale, l’orizzonte del  pro-fanum, ciò che sta presso il fanum, ossia presso il sacro; e al di sopra di questo livello, per soddisfare ad un più alto bisogno di spiritualità e di unione con Dio,  si dà l’orientamento relativo a il sacrum, vale a dire l’orientamento del religioso e del sacerdote.

Le false religioni

Il cristianesimo è tra tutte le religioni, la più perfetta ed efficace, senza macchia e senza difetti, fondata sulla pura e totale verità, perchè fondata dal Figlio di Dio. Tuttavia, anche le altre religioni, benché tutte in vario modo contengano errori e vizi, contengono anche verità e buone leggi, che provengono da Cristo e conducono a Cristo e, se assunte da persone in buona fede, che senza colpa non conoscono Cristo, conducono comunque alla salvezza.

In generale religione significa culto divino. Ci può essere un culto sbagliato al vero Dio, come l’ebraismo, l’islamismo e il protestantesimo. Ci possono essere culti a falsi dèi, dove la creatura è scambiata col Creatore, come il politeismo e l’idolatria, il culto massonico dell’uomo; il culto degli spiriti, come lo spiritismo; il culto dei defunti, come lo scintoismo; il culto della madre terra, come il paciamamismo; il culto degli animali, come lo sciamanismo, il culto degli astri, come l’astrologia, il culto di Satana, come il satanismo.

Quest’ultimo può avere due forme. Esiste un satanismo cosciente e un satanismo inconscio. Nell’uno e nell’altro caso il satanista non serve Dio, ma il diavolo. Nel primo caso lo fa coscientemente, come l’indovino, il negromante, il mago, la strega, la fattucchiera; nel secondo lo fa inconsciamente ed implicitamente, in quanto il satanista non crede all’esistenza del diavolo, ma lo considera come simbolo della libertà e della ragione.

Egli quindi serve un falso dio, ossia sé stesso, come per esempio il massone, l’agnostico, l’induista, l’idealista, il teosofo, l’ermetista, lo gnostico, il pelagiano, il panteista o l’ateo.

Il luteranesimo indebolisce la religione a favore della secolarità

San Giovanni Paolo II ha qualificato Lutero come «animo profondamente religioso». Se per religione intendiamo la fiducia in Dio, la sete di salvezza, e il desiderio di imitare Cristo e di soffrire con Cristo, certamente la «theologia crucis» di Lutero può essere qualificata come forte espressione religiosa e così si può parlare di una religione protestante.

Il luterano non lega il sacro a particolari luoghi o edifici, come fa il cattolico con la chiesa o col tempio. Per lui tutto il mondo è sacro e soprattutto il cuore dell’uomo dove abita Cristo. Per il cattolico, invece, esiste una distinzione fra il sacro e il profano, così come nei fedeli esiste una distinzione fra il laico e il religioso.

L’errore di Lutero è stato quello di ignorare questi due livelli, secolarizzando la vita religiosa e abolendo il ministero sacro del sacerdote. Ma in tal modo nel contempo Lutero con l’esaurire la perfezione evangelica sul piano del laicato e del profano, ha sacralizzato l’orientamento laicale ed ha degradato a profano il sacro.

Si direbbe che nel culto luterano Cristo sia venuto in terra per restare in terra. Dio è nel mondo, per cui non occorre lasciare il mondo o andare al di là del mondo per raggiungere Dio. Lutero riduce la religione alla semplice preghiera, al pasto fraterno ed alla fiducia di salvarsi.

In Lutero la religione è semplicemente l’atto col quale il fedele chiede a Dio misericordia e grazia. Ma non prospetta nessuno stato religioso che comporti un superamento ascetico della secolarità e della laicità. Non occorre rinunciare al matrimonio, alla proprietà privata e alla libertà personale, perchè in Lutero manca la prospettiva escatologica della vita cristiana, che egli pone nell’esclusivo orizzonte di questo mondo.

Così la Cena luterana è una semplice memoria del passato di quaggiù, è la memoria di un evento puramente profano, fraterno, laico e secolare, senza nulla di sacro, divino, soprannaturale, trascendente e mistico, sia pur alla presenza di Cristo, ma non è un evento pasquale ed escatologico, pignus futurae gloriae, perché a causa della negazione del mistero della transustanziazione, il fedele non mangia la carne di Cristo, ma solo del pane. Allora ci si può domandare a che scopo tutta questa messa in scena dell’ultima Cena? Tanto vale mangiare buon pane e salame romagnolo con amici in un fast-food.

Altra grave carenza del culto luterano fu, come si sa, l’abbandono del culto dei Santi, con la logica conseguenza che non ha più senso dedicare una chiesa cattedrale o parrocchiale o abbaziale o di un santuario, o un oratorio od una cappella od un altare ad un dato Santo, fosse pure la Madonna.

Il protestantesimo ha contrapposto religione e fede, intendendo per religione una presuntuosa salita dell’uomo verso Dio, mentre per fede sarebbe la discesa della grazia sull’uomo. Ma questa è una falsa distinzione, perché in realtà la religione cristiana non è altro che una messa in pratica della fede cristiana e a nulla serve la fede se non è praticata nelle opere della religione.

Anche se in molti casi i luoghi del culto protestante sono dati da ex-chiese cattoliche o è rimasta la struttura tradizionale architettonica della chiesa, di fatto abbiamo in sostanza delle semplici profane sale di riunione, come possono essere delle qualsiasi aule scolastiche o le sedi di un partito politico o di un’associazione culturale.

Lutero pretende di sostituire la religione con la fede, misconoscendo la virtù di religione come opera della ragione pratica. La fede è certamente all’origine del culto divino soprannaturale. Ma la grazia suppone la natura e non la sostituisce. Il cristiano mantiene la natura umana e il culto cristiano suppone questa base naturale, la purifica, la corregge e la eleva all’ordine del divino.

Un’altra carenza della religiosità protestante consiste nel pretendere di ricevere la misericordia divina per mezzo della sola fede fiduciosa e confidente di averla ricevuta, anche senza pentimento e a prescindere da opere penitenziali e di riparazione. Viceversa, nel cattolicesimo si sono avuti casi di penitenti danarosi, i quali hanno fatto costruire chiese in riparazione dei propri peccati.

Avendo Lutero abolito il sacrificio della Messa, non c’è più ragione di parlare di tempio. Il tempio è sostituito dalla sala della comunità, nella quale la comunità si riunisce per la lettura della Scrittura, la commemorazione della Cena del Signore e la preghiera.

Lutero abolisce anche il sacrificio inteso come azione sacra in onore di Dio o per ottenere grazia da Dio. Non esiste quindi neppure il sacerdozio come sacramento che abilita il credente ad offrire il sacrificio della Messa.

La preghiera per Lutero non è richiesta o domanda di grazia, ma ringraziamento e accoglienza della grazia già ricevuta. Non è opera dell’uomo nei confronti di Dio, ma è risposta dell’uomo all’operare di Dio. La preghiera non esprime un bisogno, ma è la presa di coscienza del perdono e della misericordia ricevuti. Non è l’uomo che parla col Padre, ma è Cristo nell’uomo che parla col Padre.

Certo anche il luterano sceglie i suoi luoghi di preghiera, di convocazione o di riunione della comunità. Ma per lui questi luoghi non li determina perché in essi c’è stata o si prevede una speciale teofania, ma per motivi puramente logistici o pratici, in quanto, essendosi formata una comunità cristiana, occorre stabilire un luogo, un edificio o una sala per le riunioni, onde sovvenire al suo bisogno e al suo dovere di commemorare la Cena del Signore.

La riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II è chiaramente ispirata alla prospettiva ecumenica di accogliere quanto di valido c’è nel ritualismo luterano: l’importanza della proclamazione della Parola, il riunirsi alla presenza di Cristo, il sacerdozio comune dei fedeli, i ministeri femminili, il ministro come presidente dell’assemblea, la profezia del banchetto escatologico, la lingua volgare.

Le due guerre mondiali del secolo corso hanno mostrato che cosa diventa l’umanità quando s’indebolisce la religione, ma temo che molti non abbiano imparato la lezione, perché sono ancora attaccati a quelle idee antireligiose o irreligiose, che sono state alla base degli immani conflitti. Il Concilio Vaticano II ha voluto essere, questa volta, un richiamo pacato ed argomentato all’importanza della religione.  Con la bontà o con la severità il Signore non cessa di chiamarci tutti a Sé, per abbandonare la via della menzogna e dell’odio e per abbracciare la via della verità e della pace.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 8 luglio 2021


 

Nel tempio cattolico l’oggetto divino contemplato ed adorato è il Santissimo Sacramento.

Il Concilio Vaticano II ha voluto essere un richiamo pacato ed argomentato all’importanza della religione.  

Con la bontà o con la severità il Signore non cessa di chiamarci tutti a Sé, per abbandonare la via della menzogna e dell’odio e per abbracciare la via della verità e della pace.

 

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2 commenti:

  1. Caro Padre Cavalcoli,
    Sono assolutamente grato per il suo articolo sul Tempio e tutto ciò che lo riguarda. In tutto il suo testo mi sono sentito espresso, condividendo pienamente i suoi criteri.
    Se mi permetti la modesta opinione di un laico sull'argomento, ho solo sentito l'assenza di un punto che avrei voluto che tu affrontassi, dal momento che hai considerato temi come l'arte sacra, i riti e la liturgia come espressione di l'umano in tutte le forme lícite.
    Mi riferisco a quelle deformazioni del sentimento estetico o, se posso esprimermi meglio, a quell'esacerbazione del sentimento estetico che è ipocrita, è imposto farisaicamente, sul culto interiore, «in spirito e verità».
    Penso che questo sia molto evidente nel tradizionalismo fissista. La mia opinione è che nel tradizionalismo abusivo vi sia soprattutto, e in fondo, un malsano attaccamento estetico al passato; che è una morbilità che, guarda caso, ho notato in alcuni professionisti della storia, che invece di servire la scienza storica come maestra di vita per poter affrontare il presente, manifestano solo uno spirito attaccato al passato e morbosamente restaurazionista.
    Grazie Padre. Mi piacciono molto i tuoi articoli.

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  2. Caro Alessandro,
    credo anch’io che in certi ambienti tradizionalisti esista una forma di esagerato estetismo, direi soprattutto in ambienti laici che non ecclesiastici.
    Però, detto questo, teniamo presente quanto è importante sia la bellezza in campo liturgico, sia per quanto riguarda la bellezza del tempio, dei riti, delle immagini sacre, degli altari, degli oggetti e dei paramenti sacri. Per esempio, nessuno può negare il fascino della lingua latina. Esiste però tra i tradizionalisti, anche qui, un eccessivo attaccamento al latino che fa loro dimenticare la funzione comunicativa della lingua.
    Ovviamente in questo campo dell’amore per il bello e per il prezioso non bisogna esagerare e mi rifaccio alla polemica dei Padri della Chiesa contro l’eccessiva preziosità degli oggetti del culto, trascurando che certe spese sarebbe meglio farle per soccorrere i poveri.
    D’altra parte è sconfortante anche vedere lo squallore di certi ambienti sacri e di certe suppellettili dell’altare, nonché la sciatteria di certi ritualismi arbitrari, che è facile trovare oggi nelle chiese moderne.
    Comunque, secondo me, il vero difetto dei tradizionalisti non è tanto l’attaccamento ai valori estetici, quanto piuttosto la mancanza di disciplina ecclesiale, la quale, come denuncia Papa Francesco, sconfina nello scisma consistente in un esagerato attaccamento al Vetus Ordo, che comporta il rifiuto del Novus Ordo.

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