Il computer può giocare a scacchi?

 Il computer può giocare a scacchi?

Il Professore Giovanni Castelli ci sottopone un argomento molto interessante, al quale forse tanti non pensano. Si tratta della possibilità di una gara nel gioco degli scacchi tra un uomo e un computer.

Da Facebookcommento all’articolo “Notizia strepitosa: la macchina può possedere l’autocoscienza” pubblicato il 4 giugno 2023:

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-        https://padrecavalcoli.blogspot.com/2023/06/notizia-strepitosa-la-macchina-puo.html

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 7 giugno 2023

 

 

Giovanni Castelli

Scientificamente non si può parlare di intelligenza e tanto meno di coscienza che sono idee irriducibili e non misurabili, oppure ci si mette d'accordo nel darne una definizione operativa, con tutti i limiti del caso. Tuttavia per la scienza che conosciamo non ci sono preclusioni alla realizzazione di macchine con particolari qualità come il riconoscimento delle immagini, o la capacità di scrivere riassunti, o giocare a scacchi o altro, mentre per l'intelligenza, simile a quella umana, per ora, vale solo il cosiddetto test di Turing.

 

P. Giovanni Cavalcoli

Rispondo, per quanto riguarda il gioco degli scacchi, che occorre distinguere una gara fra due persone da una gara fra un uomo e una macchina, come può avvenire nel gioco degli scacchi. Nel primo caso gli interventi sono causati da due soggetti dotati di intelletto e libero arbitrio, per cui ogni mossa dei due è decisa liberamente in base ad un atto dell'intelletto, per esempio in una partita a tennis o nel gioco delle carte.

Invece quando si tratta di una gara tra un uomo e una macchina, l'uomo deve porsi al livello del funzionamento della macchina e gareggiare come se fosse un'altra macchina, cioè fare quello che può fare lei, come in una gara di automobili, si tratta di vedere quale di esse è la più veloce.

Ciò vuol dire che nel nostro caso l'uomo deve tentare sia pur volontariamente, di procedere come procede la macchina per i suoi stessi obbiettivi che ovviamente non potranno essere intellettuali o morali, ma semplicemente tecnici, che è quanto appunto una macchina può fare, nel rispetto delle regole del gioco, che possono essere eseguite anche da una macchina perchè attuano leggi fisiche che regolano procedimenti deterministici, e non atti dello spirito o della volontà tali da porsi su di un piano di realtà vitale al quale la macchina non può elevarsi.

Oltre a ciò c'è da tener presente che gli interventi della macchina non sono decisi da atti del libero arbitrio, ma sono sollecitati da interventi dell'uomo e causati in modo automatico e deterministico dalla esecuzione del programma inserito dall’uomo per il funzionamento della macchina stessa.

Una volta che la macchina è avviata con un programma che ha per scopo la vittoria degli scacchi, essa utilizza un patrimonio di dati immensamente superiore a quello che può essere accumulato dalla memoria dell’uomo e dalla sua capacità di previsione.

Una cosa che possiamo notare è la possibilità dell’errore sia nella macchina che nell’uomo. Come avvengono questi errori? Mentre nel caso dell’uomo c’è un atto di imprudenza, nel caso della macchina abbiamo un cattivo funzionamento, per cui la macchina non fa ciò per cui è programmata. Ciò può dipendere da un difetto di fabbricazione o dello stesso programma oppure da fattori esterni.

Per quanto riguarda il procedere della macchina, esso è strutturato secondo un ordine logico-matematico; tuttavia non possiamo dire che la macchina ragiona, perché la ragione suppone l’intelletto. Possiamo invece e dobbiamo dire che la macchina memorizza, registra, calcola ed esegue conformemente a dei programmi secondo un certo linguaggio, posto dall’uomo, secondo il quale essa fa quella che l’uomo desidera.

L'uomo, se vuol vincere, deve quindi cercare di ottenere volontariamente ciò che la macchina fa meccanicamente. Sarà vinto allora dalla macchina se essa fa meglio di lui quello che egli ha cercato di fare usando della volontà.

Però bisogna fare attenzione che se vince la macchina, questa non è la prova che essa può vincere l'intelligenza umana, ma essa ha vinto l'uomo solo in quanto l’uomo si è posto nell'agire sul piano della macchina. Se avesse usato l'intelligenza non per vincere a scacchi, ma per gareggiare in filosofia o teologia, certo la macchina non sarebbe stata all'altezza dell'azione da compiere.

Tuttavia, se noi desideriamo essere informati sulla filosofia di Aristotele, la macchina ci può dare tantissime informazioni, anche superiori a quelle di un esperto di un pensiero di Aristotele.

 

Se poi fra vari anni, malgrado i tanti tentativi, non si riuscirà a sviluppare una vera IA, scientificamente ci si dovrà chiedere il perché, e cercare di scoprirlo.

Rispondo dicendo che bisogna vedere che cosa s’intende per IA. Se s’intende quello che intendiamo ora, ossia un meccanismo di informazione e ordinazione di dati intellegibili, questa intelligenza esiste già. Se invece si intende un’intelligenza spirituale costruita dall’uomo, ossia un’intelligenza umana, sappiamo sin da adesso che essa non può essere costruita dall’uomo, perché essa, in quanto facoltà dell’anima umana, è soltanto creata da Dio. Ipotizzare che un domani l’uomo possa artificialmente produrre un’intelligenza umana è l’antico sogno della kabbala (il «golem») e la pretesa di arrogarsi un potere che spetta solo a Dio.

 

Un argomento importante è capire che la scienza informatica (forse sarebbe meglio dire l'ingegneria informatica) non è materialistica, l'oggetto è l'informazione codificata e la sua elaborazione, cioè un qualcosa di completamente astratto, proprio come è il pensiero umano.

Rispondo che l’informazione codificata comporta simboli matematici che certo suppongono le entità matematiche che sono astratte. Ma ciò non vuol dire ancora che la macchina possa essa stessa compiere un atto astrattivo proprio del conoscere. Al contrario, essa compie azioni fisiche ben concrete, come si addice a qualunque macchina. Solo che questi meccanismi sono stati regolati dall’uomo in modo da essere segni del linguaggio e funzionano secondo una legalità matematica percepibile però dall’uomo, che l’ha costruita, e non dalla macchina stessa.

 

Un'ultima nota è un fatto tecnico-commerciale che, per ora, si è vincolati a realizzare sistemi che diano risposte basate su regole precise, e nessuno userebbe un computer che la mattina funzionasse in un modo e alla sera in un altro ... tecnicamente equivale a distinguere, nel software, le istruzioni (programmi) dai dati, e non vogliamo che i dati diventino programmi in modo automatico.

Rispondo dicendo che questa è una questione pratica del tutto legittima, che lascia impregiudicata la questione delicatissima se l’uomo abbia la possibilità di costruire macchine intelligenti o se le funzioni cerebrali possano essere omologate alle funzioni dell’intelligenza. 


Bisogna vedere che cosa s’intende per IA. Se s’intende quello che intendiamo ora, ossia un meccanismo di informazione e ordinazione di dati intellegibili, questa intelligenza esiste già. Se invece si intende un’intelligenza spirituale costruita dall’uomo, ossia un’intelligenza umana, sappiamo sin da adesso che essa non può essere costruita dall’uomo, perché essa, in quanto facoltà dell’anima umana, è soltanto creata da Dio.

Immagine da Internet: La mossa della torre; Nel 1985, il celebre scacchista Garry Kasparov partecipò ad Amburgo ad un’esibizione di scacchi simultanei.

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