Uomo è uomo e donna - Seconda Parte (2/2)

 Uomo è uomo e donna

Seconda Parte (2/2)

Il compito dello Stato nella questione degli omosessuali

Allo Stato interessa promuovere, disciplinare, regolare, correggere, custodire e difendere la giustizia sociale, la dignità della vita umana, il bene comune temporale e l’osservanza della legge, nonché formare cittadini osservanti delle leggi dello Stato, incrementare la popolazione, conservare le tradizioni patrie, mantenere buoni rapporti con gli enti e le formazioni religiosi, culturali e civili extrastatali, promuovere il progresso della scienza, dell’arte e della cultura, collaborare con la comunità internazionale per la promozione della giustizia e della pace, vigilare, proibire, perseguire e reprimere idee o movimenti o atti sovversivi o sediziosi o apologie di reato, l’omicidio, il furto, la violenza, la schiavitù, la corruzione, il suicidio (vedi l’eutanasia), il vilipendio della religione, l’offesa al buon costume, il terrorismo, la diffamazione, atti o idee che fomentino la guerra civile o l’intolleranza o l’odio fra i diversi ceti, o che mettano in pericolo la salute pubblica o la sicurezza dello Stato, la libertà di pensiero e di culto e la concordia civile.

Se lo Stato s’interessa della famiglia e la protegge, non lo fa in nome dell’etica familiare, del dovere della castità e della fedeltà coniugale, della reciprocità fra uomo e donna, il cui insegnamento è di competenza della stessa società familiare e civile, degli istituti educativi, degli enti per la famiglia e della Chiesa, ma lo fa in nome del bene comune, dell’incremento della popolazione, della protezione della vita e dei più deboli, della salute pubblica e della formazione del cittadino.

Allo Stato più che la castità o la fedeltà coniugale interessa che la famiglia sia feconda, tale da aumentare il numero dei cittadini e che i figli siano buoni cittadini. Se nascono figli da unioni illegittime o da matrimoni invalidi o da unioni adulterine, allo Stato va bene lo stesso, purché nascano figli e ricevano un’adeguata educazione ad essere servitori dello Stato.

Per questo lo Stato concede il divorzio. Diverso invece è il caso dell’aborto, che impedisce l’aumento della popolazione. Lo Stato lo concede, ma deve vigilare a che l’aborto non sia troppo facile. Bene aveva fatto Trump a restringerne le possibilità. Male ha fatto Biden ad allargarle. Per questo i Vescovi americani giustamente dubitano della sincerità di Biden nel dichiararsi cattolico.

Per questo, benché l’indissolubilità del matrimonio monogamico sia un sommo valore per una dignitosa vita umana e per il bene stesso dello Stato, tuttavia lo Stato permette l’aborto, la prostituzione, i rapporti prematrimoniali, la fornicazione, l’infedeltà coniugale, l’adulterio, la poligamia, le unioni dei divorziati risposati e le unioni omosessuali, tutte cose che però non si possono dire conformi al sano rapporto morale fra l’uomo e la donna[1].

Bisogna che lo Stato, nel suo interesse,

limiti la diffusione delle idee genderiste

 

La propaganda genderista sta diffondendo con successo un modello di condotta sessuale, che pretenderebbe privilegiare la pratica omosessuale al matrimonio, alla continenza extramatrimoniale e al voto religioso di castità.

 

I casi di omosessuali, anche fra i preti e i religiosi, si stanno moltiplicando. Si vorrebbe fare una distinzione di giudizio fra omosessualità e pedofilia. In ambiente cattolico modernista e lassista, si sente il giusto sdegno contro la pedofilia, ma non appare una sufficiente preoccupazione per la pratica sodomitica. Infatti tale differenza di valutazione non è ragionevolmente fondata, anche se è vero che abusare di fanciulli suscita uno sdegno che non si può dare per relazioni fra adulti.

 

Ma dobbiamo tenere presente che comunque l’impulso alla pedofilia non è sostanzialmente diverso da quello alla sodomia: si tratta sempre di una incontrollata concupiscenza di godimento sessuale, indipendentemente dal determinare se tale desiderio è o non è ragionevole, il che è il chiaro segno del vizio della lussuria.

 

Certi moralisti cattolici, pur continuando ad esaltare l’ideale della famiglia, non disapprovano come peccaminosa la pratica omosessuale, ma la giudicano semplicemente come «diverso orientamento sessuale». Per questo, la pastorale verso di esse, secondo loro, non può comportare un’opera di persuasione affinchè si ravvedano, ma deve limitarsi alla vicinanza e all’accompagnamento.

 

È vero, comunque, che esistono situazioni irrimediabili, per cui tutto quello che il pastore può fare è di aiutare di volta in volta il soggetto alla penitenza, cosa che del resto rientra nei doveri di tutti, anche dei più santi. L’importante è che il soggetto non si vanti del suo vizio o della sua cattiva inclinazione come fosse virtù, ma compia un cammino di continua conversione.

 

Altri esaltano le coppie omosessuali e denigrano l’ideale della famiglia. Altri concepiscono il sesso non come un bene prezioso e santificabile creato da Dio con finalità riproduttive e come segno dell’amore reciproco fra uomo e donna, ma semplicemente come piacevole materiale biologico, liberamente manipolabile dalla persona, un po’ come il cuoco che prepara un dolce, affinchè questa manipolazione fatta ad arte o creativa possa procurare il massimo piacere possibile.

 

Effettivamente l’intensità del piacere sessuale, che supera tutti gli altri, può dare l’illusione a persone carnali di essere il massimo dei godimenti a noi possibili, anche al di sopra delle gioie dello spirito. Per questo sono pochi coloro che sono disposti a rinunciare alle gioie del sesso per quelle dello spirito. E se non fa godere l’altro sesso ricorrono al medesimo sesso. Altre persone sono facilmente spirituali non perché vincano chissà quali tentazioni carnali, ma perché sono frigide o disprezzano il sesso.

 

Cosa bellissima sarebbe, per chi sa apprezzare le gioie del senso e quelle dello spirito, il poter esprimere nel massimo del piacere sessuale il massimo dei godimenti dello spirito e di saper congiungere il massimo della carità al massimo della passione amorosa. Questo era un dono edenico, ma quaggiù è un dono rarissimo concesso da Dio a pochissimi.

Quanto alle unioni omosessuali, occorre che lo Stato sia molto prudente nell’emanare una legge per la libertà di pensiero degli omosessuali. Proteggerli dall’odio e dagli insulti, va bene. Ma se lo Stato non pone qualche freno al diffondersi delle idee genderiste e al conseguente formarsi di coppie omosessuali, sia pur con eventuale diritto di adozione di figli altrui, sorge il rischio non aleatorio ed anzi il fatto ormai notorio del calo impressionante dei matrimoni, delle nascite e della popolazione, cosa che uno Stato che non guardi solo al presente, ma anche al futuro, ha il dovere di impedire. Siamo pieni di anziani e i bambini e i giovani in proporzione a un tempo sono pochissimi. Che sarà fra 15 anni, se continuiamo di questo passo? Che cosa offrono allo Stato le coppie omosessuali?

Occorre d’altra parte considerare che se l’aborto e il divorzio tenuti sotto controllo, tutto sommato, non recano danno allo Stato, l’attuale prospettiva di un allargarsi a macchia d’olio della simpatia o dell’indulgenza o addirittura dell’ammirazione per la pratica omosessuale non promettono nulla di buono per il futuro della popolazione e dello Stato. Non parliamo della Chiesa.

Le idee genderiste, infatti, non sono lontane da quelle forme di propaganda ideologica, che giustamente è proibita dallo Stato, proprio in vista di proteggere se stesso, il bene comune e l’autentica libertà di pensiero e di opinione, in quanto idee che, messe in pratica, mettono in pericolo o recano danno alla base fisica dello Stato, alla salute o sanità sessuale, all’aumento della popolazione, e all’ufficio delle famiglie come cellule della società.

Suggerisco pertanto allo Stato alcune linee di condotta legislativa, governativa e giudiziaria, le quali, nel momento in cui riconosce legalmente e protegge col dovuto rispetto le coppie omosessuali, possano fare in modo che lo Stato limiti l’aumento, senza indebite coercizioni, delle dette coppie, favorendo nel contempo la famiglia e quelle istituzioni, come la Chiesa, la quale da una parte attua una fruttuosa pastorale nei confronti degli omosessuali, mentre dispone di quegli insegnamenti umanistici e di fede, che sono atti a far sì che la pratica sodomitica sia sbandita e sostituita dall’onesta condotta sessuale, conforme a natura e alla volontà di Dio.

Vediamo come per esempio San Paolo si esprime nel manifestare la sua ferma disapprovazione per la pratica omosessuale, che egli attribuisce ai costumi pagani del tempo. Egli introduce il discorso dopo aver disapprovato coloro che non hanno saputo, partendo dalle cose visibili, accorgersi dell’esistenza di Dio, come loro creatore. Infatti

«pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria, né gli hanno rese grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti, e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono divenuti stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare i loro propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli.

Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi, uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che si addice al loro traviamento.

E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa di un’intelligenza depravata, sicchè commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni di invidia, di omicidi, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa» (Rm 1,2-31).

Non dobbiamo dire che qui Paolo è troppo severo, perché su questo punto il dovere dell’onesta congiunzione dell’uomo con la donna resta immutato e, come ho detto e ripetuto, anche al di fuori del matrimonio, essa è una prospettiva escatologica offerta a tutti coloro che ad essa si sentono chiamati.

Qui non si tratta ovviamente della sensualità del paradiso islamico, legalizzazione celeste della lussuria, ma di lasciare a Dio la vera, misteriosa realizzazione celeste di questo desiderio, che è nel profondo di ogni persona sessualmente normale. Vediamo adesso brevemente quale linea potrebbe seguire ognuno dei Ministeri del Governo direttamente coinvolti nella questione.

Dobbiamo altresì osservare a proposito del passo di San Paolo che ai suoi tempi non esisteva la consapevolezza propria della psicologia moderna, che ha chiarito i condizionamenti biologici innati dell’omosessualità. Per questo, oggi, senza per questo mutare il precetto morale che condanna la sodomia, siamo disposti in molti casi ad un atteggiamento meno severo di quello di Paolo e più tollerante e comprensivo.

Il coinvolgimento dello Stato

In questo paragrafo esporrò quello che modestamente ritingo che possa essere la parte dello Stato in collaborazione con la Chiesa nella soluzione del problema del rapporto uomo-donna, con particolare riferimento alla situazione degli omosessuali, Il Ministero della Famiglia è certamente ed opportunamente chiamato ad esprimersi legislativamente sulla questione delle unioni omosessuali, emanando disposizioni, le quali, facendo riferimento ai «diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio» (Art.29), siano tali che, mentre legalizzano l’unione omosessuale, riconoscano la sua differenza dalla comunità familiare fondata sul matrimonio, ossia sull’unione stabile ed esclusiva di un uomo con una donna atta alla procreazione, sì da chiamare «padre» il primo e «madre» la seconda, consistendo detta differenza nel fatto che la comunità edificata sull’unione omosessuale non potrà essere qualificata come «famiglia», né l’unione come «matrimonio».

Infatti il Costituente, all’atto di istituire la norma costituzionale, certamente non aveva in mente di allargare il concetto di matrimonio e di famiglia alla comunità omosessuale. Occorrerà allora che la legge sulle unioni omosessuali usi termini diversi per designare l’unione e la comunità omosessuale per il fatto che il trattamento giuridico e legislativo che lo Stato assicura ai due diversi tipi di comunità non può essere lo stesso, ma dovrà tener conto delle diverse esigenze, attitudini, capacità e facoltà e quindi dei diversi diritti e doveri nei due casi.

La pratica omosessuale è di competenza anche del Ministero della Sanità a causa del suo risvolto psicobiologico, per cui sotto questo aspetto entra nel quadro delle disfunzioni sessuali, per le quali l’attività sessuale manca di quel dinamismo o di quella strutturazione psicobiologici, che la rende atta alla procreazione, come avviene in altri casi come la frigidità, la sterilità o l’impotentia coeundi.

Una buona legge circa gli omosessuali deve da una parte dar loro una protezione giuridica, se dovessero essere oggetto di odio o maltrattamenti o discriminazioni o contro eventuali offese o insulti che potessero subire, sanzionando tali atti criminosi.

Ma dall’altra, a norma del Concordato e della Costituzione della Repubblica, un buon governo deve riconoscere la libertà e il diritto della Chiesa e di qualunque cittadino anche non-credente di esprimere il proprio giudizio morale circa la pratica omosessuale e, per quanto riguarda la Chiesa, il diritto e il dovere di manifestare i modi e i metodi per persuadere, ove possibile ed opportuno, gli omosessuali a correggere la loro condotta adeguandola al dettato della legge morale.

Il Ministero dell’Educazione ha il compito di formare il buon cittadino rispettoso dei valori della Costituzione e delle tradizioni patrie, aperto alla pratica del buon costume, alle esigenze della giustizia sociale, della democrazia, della libertà di pensiero e di religione, della famiglia, del lavoro, del bene comune.

Il Ministero in forza della libertà di pensiero ammessa dalla Costituzione può concedere l’insegnamento della dottrina gender accanto a quella della tradizione laica, cristiana o di altre religioni riconosciute. I cittadini e le famiglie devono poter scegliere per sé e per i propri figli a scuola quella dottrina sulla sessualità e sulla famiglia, che corrisponde alle proprie convinzioni di coscienza e alla propria tradizione, senza che l’una scuola abbia il diritto di imporre all’altra le proprie idee, tanto meno con la pretesa di sanzione penale per gli oppositori.

Se lo Stato si adeguerà a queste indicazioni in collaborazione con la Chiesa nel rispetto delle norme concordatarie, otterrà la concordia e la pace civile, l’incremento della popolazione, lo sviluppo dell’economia, della giustizia, della cultura, della libertà e del progresso della nazione. Altrimenti, andrà incontro alla barbarie e alla dissoluzione della vita civile e alla fine all’estinzione dell’etnia, sì da render la vita invivibile ad ogni cittadino normale e sano di mente.

Fine Seconda Parte (2/2)

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 11 luglio 2021




Allo Stato interessa ... mantenere buoni rapporti con gli enti e le formazioni religiosi, culturali e civili extrastatali, promuovere il progresso della scienza, dell’arte e della cultura ...


Immagini da internet


[1] Già S.Tommaso riteneva che lo Stato non può esigere da tutti i cittadini il massimo della virtù.

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