Vociare assassino - L’accusa lanciata dal Papa emerito ai suoi nemici tedeschi - Quarta Parte (4/4)

 

Vociare assassino

L’accusa lanciata dal Papa emerito ai suoi nemici tedeschi

Quarta Parte (4/4)

 

Nell’enciclica troviamo una rinnovata condanna dello storicismo modernista, al quale Rahner non è per nulla estraneo:

«Nella riflessione teologica lo storicismo tende a presentarsi per lo più sotto una forma di “modernismo”. Con la giusta preoccupazione di rendere il discorso teologico attuale e assimilabile per il contemporaneo. Ci si avvale soltanto degli asserti e del gergo filosofico più recenti, trascurando le istanze critiche che, alla luce della tradizione, si dovrebbero eventualmente sollevare» (n.87).

In questa mentalità ciò che era vero ieri non lo è più oggi e viceversa: il che viene a negare l’immutabilità del dogma e per conseguenza l’immutabilità divina.

Ciò suppone in queste affermazioni dell’enciclica l’ammissione che la ragione umana nella filosofia possa raggiungere e di fatto abbia raggiunto delle verità sicure ed immutabili, sulle quali si costruisce un sapere universale e definitivo, mai falsificabile, che fa da base razionale al superiore sapere di fede, a sua volta immutabile perchè proveniente da Dio e che quindi suppone una base razionale solida e incorruttibile.

È quanto afferma Pio XII nell’enciclica Humani generis, citata da Giovanni Paolo II, laddove Pio XII ci ricorda che la mente umana, nel corso di un progresso secolare è giunta in possesso di nozioni così certe e ben fondare su Dio, sull’uomo e sul creato, che «qualcuna di queste nozioni non solo è stata adoperata nei Concili Ecumenici, ma ne ha ricevuto tale sanzione, per cui non ci è lecito allontanarcene» (n.96). Ciò significa, come spiega l’enciclica, «la perenne validità del linguaggio concettuale usato nelle definizioni conciliari» (ibid.).

Quindi sbaglia Rahner quando afferma che termini e corrispondenti nozioni usati dal Magistero del passato, come persona, natura, sostanza, accidente, materia, forma, anima, corpo e simili oggi hanno mutato di senso e dobbiamo dare ad essi il senso che dà ad essi la filosofia postcartesiana.

L’altro documento, come ho già detto,  è la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II Ad tuendam fidem, dove Ratzinger ha aggiunto una nota dottrinale nella quale distingue tre livelli di autorità dottrinale pontificia col relativo grado di assenso richiesto al fedele.

Il primo livello, il più alto è quello della dottrina formalmente ed esplicitamente rivelata, di fede solennemente definita e quindi irreformabile e definitiva. È il dogma definito, oggetto di fede divina e teologale. Il contrario è l’eresia.

Il secondo livello è la dottrina non definita ma definitiva, avente per oggetto una verità razionale necessariamente connessa con la dottrina rivelata di fede. È la dottrina della Chiesa, oggetto di fede nella Chiesa ed è dogmatizzabile. Sono i canoni dei Concili. Il contrario è l’errore nella fede o proposizione prossima all’eresia.

Il terzo livello è quello della dottrina autentica non definitiva e riformabile[1], è dottrina della Chiesa, oggetto di religioso ossequio dell’intelligenza.

Infine, ultimo grande assalto contro Rahner è la Dichiarazione circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, questa volta a firma dello stesso Ratzinger come Prefetto della CDF. Si tratta di una Summa contra Rahnerium di formidabile potenza speculativa e forza polemica, dove è stupefacente come Ratzinger sia riuscito in un così esiguo numero di pagine a radunare tanti stimoli all’azione e tanti spunti di riflessione.

È il documento che maggiormente colpisce il rahnerismo e che comprensibilmente ha maggiormente irritato i suoi avversari, che si sono confermati nel malsano proposito di vendetta, che avrebbero proditoriamente attuato nel 2013, mettendo Benedetto XVI nelle condizioni di dover dare le dimissioni non tanto per motivi di debolezza psicofisica, quanto piuttosto per insufficienti forze ed aiuti pastorali, atti ad assicurare sufficientemente la disciplina ecclesiale e un esercizio sufficiente del potere pontificio. Presento in vari punti prima la pars construens e poi la pars destruens.

Pars construens. Le verità

1. Cristo è il Salvatore di tutti;

2. Senza Cristo, lo Spirito Santo e la Chiesa non ci si salva;

3. Esiste un’appartenenza inconscia e salvifica alla Chiesa;

4. I valori delle altre religioni convergono verso Cristo e provengono da Cristo;

5. Tutti i cristiani hanno il dovere di annunciare Cristo;

6. Il cristianesimo è la religione più perfetta, ma non necessariamente i cristiani sono migliori degli altri;

7. Il cristianesimo non ha da imparare dalle altre religioni; ma Il cristiano può e deve imparare dal non-cristiano;

8. Il dialogo dev’essere finalizzato all’evangelizzazione;

9. Ciascuna religione, a parte i suoi difetti, assenti solo nel cristianesimo, ha un modo legittimo di render culto a Dio, voluto da Dio e diverso da quello delle altre religioni.

Pars destruens. Gli errori

1. L’uomo si salva con le sue forze (ateismo e panteismo);

2. Relativismo dogmatico: evoluzionismo e soggettivismo dogmatico (modernismo).

3. Misticismo agnostico ed atematico (buddismo, induismo);

4. Indifferentismo: una religione vale l’altra, sono tutte ugualmente salvifiche (modernismo);

5. Egualitarismo: il cristianesimo non è la migliore fra le altre, ma è dello stesso livello delle altre (massoneria);

6. Soggettivismo: ognuno è ispirato da Dio, così da essere libero di costruirsi la propria religione (protestantesimo);

7. Liberalismo: ognuno è libero di scegliere la religione che preferisce (John Stuart Mill; Bertrand Russell);

8. Sincretismo: la religione migliore risulta dalla sintesi del meglio di tutte le religioni (Schillebeeckx);

9. Frammentarismo: la religione una non esiste; esistono frammenti, che sono le attuali religioni. Essi devono essere  messi assieme – ognuno dà il suo contributo proprio - per edificare il tutto, ossia una sola religione suprema mondiale (anglicanesimo);

10. Fondamentalismo: occorre assumere nelle religioni ciò che è fondamentale e lasciar cadere ciò che ci diversifica, perché crea divisioni (massoneria);

11. Settarismo: il gusto di assolutizzare il proprio partito religioso erigendolo a religione universale obbligatoria per tutti sotto minaccia di morte (islamismo);

12. Sinodalismo. Per appartenere alla Chiesa non occorre il Papa; basta a governare la Chiesa lo Spirito Santo (ortodossi);

13. Buonismo perdonista. Tutti si salvano (Rahner, Von Balthasar);

14. Dialogismo. Tutte le religioni devono restare quello che sono. Non occorre correggere errori. Basta dialogare e completarsi a vicenda (Kasper);

15. Carismatismo. Non occorrono dottrine. Basta la guida dello Spirito Santo (protestanti);

16. Naturalismo. La vera religione è il culto della Natura, degli animali, dell’universo e degli Extraterrestri (New Age).

L’ultimo intervento di grande coraggio di Papa Benedetto è stato il famoso discorso a Ratisbona nel 2006[2], dove ha sottolineato con forza, contro il volontarismo islamico, non privo di agganci col volontarismo occamista luterano e rahneriano, la dignità della ragione umana creata dalla Ragione divina, per cui questa non può mai essere in contraddizione con quella.

Da qui la profonda ragionevolezza dei comandi e dei giudizi divini, per cui Dio è affidabile anche se non ci spiega i motivi delle sue scelte e dei suoi comandi, anche se non deve render conto a noi di quello che fa, e tuttavia siamo certi che non ci delude e non ci tradisce, ma è con noi leale negli impegni e nelle promesse.

La vendetta e l’apparente sconfitta

Quando nel 2005 morì Giovanni Paolo II, ci fu una tregua tra rahneriani e cattolici guidati da San Giovanni Paolo II. I primi erano sotto la guida del Card. Martini, che aveva fatto una forte resistenza al pontificato di Giovanni Paolo e già a partire dalla fine degli anni novanta capeggiava clandestinamente la famosa mafia di San Gallo[3], formata da un gruppo di Cardinali rahneriani tra i quali erano Danneels, Lehmann e Kasper.

Questo gruppo di Cardinali si riuniva segretamente senza rivelare al Papa i loro veri piani, perché trattavano di un possibile successore del Papa, cosa che Giovanni Paolo aveva proibito di fare sotto pena di scomunica. Già da allora avevano pensato al Card.Bergoglio in occasione della elezione del nuovo Papa, ma prevedevano che il loro candidato non avrebbe avuto successo per il fatto che era prevedibile che gli elettori, nell’onda della fama che si era acquistato accanto al Papa come forte difensore della fede, Ratzinger avrebbe attirato a sé molti voti.

A questo punto, Martini ebbe un abboccamento con Ratzinger, promettendogli l’appoggio dei rahneriani. Ma è chiaro che si trattava solo di una mossa tattica per prendere tempo, perché subito dopo l’elezione di Ratzinger, la contestazione ricominciò più dura di prima. La decisione dei rahneriani di votare questa volta per Ratzinger spiega il motivo per il quale l’elezione di Ratzinger avvenne prestissimo, appena al quarto scrutinio.

Ma i rahneriani certo non demorsero. Per il momento continuarono la contestazione a Ratzinger fino a che a un certo punto decisero di giocare tutto per tutto: creare in qualche modo il vuoto attorno a Benedetto, costringerlo all’impotenza. Tuttavia credo che anche loro non immaginavano a quale tipo di difesa-offesa sarebbe ricorso Benedetto: le dimissioni dall’ufficio di Pietro.

Intanto è molto significativo il fatto che pochi mesi prima di morire, il Card. Martini, che da tempo scriveva un trafiletto sulla prima pagina del massonico diffusissimo Corriere della Sera, ebbe a dichiarare – riporto le parole a memoria - «La Chiesa non è mai andata così bene come oggi. Abbiamo avuto una serie di grandi teologi, come per esempio Karl Rahner. Solo la Chiesa di Papa Benedetto è rimasta indietro di due secoli».

Qui il progetto sovversivo della mafia di San Gallo è svelato con estrema chiarezza: ottenere un Papa che sposti la guida teologica della Chiesa da San Tommaso a Rahner; interpretare ed applicare il Concilio non secondo la linea dei Papi del postconcilio, ma nell’interpretazione rahneriana; insomma, ottenere un Papa rahneriano. Su chi puntare? – si chiesero - Chi erano nella Chiesa coloro che portavano maggiormente avanti la bandiera di Rahner o potevano esser convinti di appoggiare Rahner? Erano i Gesuiti, i quali, già dagli anni ’60 avevano creato preoccupazioni ai Papi prima col teilhardismo e poi con la teologia della liberazione.  

Ebbene, si chiesero, vogliamo promuovere un Gesuita. Ma chi? Non seppero trovare alcun Cardinale gesuita all’infuori di Bergoglio. Dunque puntare su di lui. Ma Bergoglio non era un intellettuale, capiva poco di Rahner. Non importava. Era un Cardinale, ial quale poteva dare l’impressione di essere influenzato dal misericordismo, che è la versione popolare del rahnerismo, una versione che tutti capiscono, mentre trovano difficoltà insuperabile a capire che cosa è l’«esperienza originaria apriorica preconcettuale atematica trascendentale». Attraverso il misericordismo avrebbero potuto far entrare nella Chiesa il cristianesimo hegeliano-marxista di Rahner al posto di quello di San Tommaso, di Sant’Agostino e della Tradizione dottrinale della Chiesa e dei Santi.

Come è noto, i congiurati della mafia di San Gallo riuscirono nei loro biasimevoli intenti. Quando nel 2013 si trattò di eleggere il nuovo Papa, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, riuscirono a persuadere il Collegio cardinalizio ad eleggere Bergoglio. Papa Benedetto divenne Papa emerito. Restò a fianco di Francesco.

Il popolo di Dio naturalmente con gioia, benché con grande sorpresa, accolse l’elezione del nuovo Papa, senza affatto dismettere l’affetto e la devozione per il precedente, che spiazzò imprevedibilmente con abile mossa l’azione dei nemici sottraendosi ai loro colpi. Col suo gesto[4] Benedetto si attirò una nuova autorevolezza spirituale, che ha commosso molti e gli ha attirato un larghissimo seguito. È sembrato uno sconfitto e invece ne è uscito vincitore. È parso che fuggisse e invece ha ingaggiato una nuova tattica. In una guerra può vincere proprio chi apparentemente si ritira, perchè combatte da una nuova e più efficiente posizione. Da allora, se prima Benedetto colpiva il nemico nella pastorale, adesso lo ha toccato nella coscienza.

Del resto, gli atti di Francesco, salvo alcuni punti dove certamente egli poteva concedere ed ha concesso, non hanno certo soddisfatto, né potevano farlo, alle empie speranze dei congiurati. Certamente gli atti di Francesco hanno mostrato un certo cambiamento di rotta pastorale, nel senso di un avvicinamento ai modernisti e ai filomarxisti ed una certa durezza con i lefevriani, mentre Benedetto si era tenuto su di una linea più imparziale, mediando fra i due partiti.

Tuttavia – ecco l’amara delusione per i rahneriani - Francesco non hai mai preso posizione a favore di Rahner, anzi, non lo ha mai nemmeno nominato. Viceversa di recente ad un congresso tomistico internazionale ha caldamente raccomandato San Tommaso come Doctor Communis Ecclesiae, titolo che non era più tornato sulle labbra dei Pontefici sin dall’epoca di Pio XII. Del resto, il Concilio non raccomanda forse il pensiero di San Tommaso? E che cosa ha fatto il Papa con questo gesto, se non portare avanti la vera riforma conciliare e non quella falsa, promossa dai rahneriani?

La rivincita e la vittoria

Come sono messi oggi i rahneriani? Certamente sembrano trionfare. Ma non hanno il favore del Papa. Nel corso della storia il demonio, come il drago dell’Apocalisse, si illude sempre di nuovo di poter distruggere la Chiesa. Per questo continuamente la assale. Sempre di nuovo viene sconfitto, ma egli sempre di nuovo ci riprova. Con una particolare astuzia e violenza egli si accanisce sul Papa, perché egli sa che se il Papa dovesse guidare la Chiesa fuori strada, essa sarebbe perduta.

Il demonio sa che un Papa pericoloso non sarebbe tanto quello che fosse prono a vizi morali come la lussuria, la gola, l’avarizia, la prodigalità, l’ingordigia, la prepotenza, quanto piuttosto un Papa doppio nel parlare, imprudente o avventato nei giudizi, attaccato alle sue idee, indocile ai consigli, influenzabile dagli scaltri, troppo facile nel credere, confusionario nelle idee, fanatico nelle sue convinzioni. E per questo il demonio oggi più che mai punta a far cadere il Papa in fatto di dottrina. Lo spinge a creare problemi anzichè risolverli, a suscitare dubbi anziché a dar certezze, a generare equivoci anziché far chiarezza, a turbare le coscienze anziché a rasserenarle, a oscurare il cammino anziché indicare la strada, a lasciare senza appoggi anziché a dar conforto.

È interessante come nessun Papa come Francesco ci ha tanto parlato del demonio e non solo e non tanto in forma dottrinale, quanto piuttosto come uno che sperimenta personalmente le sue insidie e le sue tentazioni, come è successo a Gesù nel deserto. È chiaro che se il Papa ci parla del demonio con tanta lucidità ed efficacia pastorale, come fosse un nostro direttore spirituale, Francesco ha un vivo senso della sua presenza ed è molto esperto nel cacciarlo, sicchè si fa maestro per tutti noi in un aspetto così importante della nostra vita spirituale.

Da alcuni segni sembra che Papa Francesco sia molto tentato dal demonio. Considerando il contesto generale della sua personalità così estroversa e portata al sociale e al secolare, in questo aspetto della vita spirituale dimostra una straordinaria sensibilità ed autorevolezza di maestro spirituale. Sono certo che chi per primo ne ha beneficiato sia stato il Papa emerito.

Questi ha certamente trovato conforto presso Francesco, nonostante la differenza di carattere e qualche dispiacere che Benedetto può aver avuto da Francesco. Dio ha voluto che la sua croce non finisse con le dimissioni. Ma sono certo che comunque Benedetto egli  sua volta ha aiutato Francesco con la sua sapienza teologica e la sua esperienza di Papa.

La mafia di San Gallo sperava che Francesco potesse emarginare Benedetto. Ma ha dimostrato di non sapere che ogni Papa non devia dalla verità del Vangelo. Sono rimasti ingannati dalla falsa idea che Rahner si è fatto dell’autorità di Pietro.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 6 marzo 2023 

Ultimo grande assalto contro Rahner è la Dichiarazione circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, questa volta a firma dello stesso Ratzinger come Prefetto della CDF. Si tratta di una Summa contra Rahnerium di formidabile potenza speculativa e forza polemica, dove è stupefacente come Ratzinger sia riuscito in un così esiguo numero di pagine a radunare tanti stimoli all’azione e tanti spunti di riflessione.

L’ultimo intervento di grande coraggio di Papa Benedetto è stato il famoso discorso a Ratisbona nel 2006, dove ha sottolineato con forza, contro il volontarismo islamico, non privo di agganci col volontarismo occamista luterano e rahneriano, la dignità della ragione umana creata dalla Ragione divina, per cui questa non può mai essere in contraddizione con quella. Da qui la profonda ragionevolezza dei comandi e dei giudizi divini, per cui Dio è affidabile anche se non ci spiega i motivi delle sue scelte e dei suoi comandi, anche se non deve render conto a noi di quello che fa, e tuttavia siamo certi che non ci delude e non ci tradisce, ma è con noi leale negli impegni e nelle promesse. 

Nel 2013, Papa Benedetto divenne Papa emerito. Restò a fianco di Francesco.

Il popolo di Dio naturalmente con gioia, benché con grande sorpresa, accolse l’elezione del nuovo Papa, senza affatto dismettere l’affetto e la devozione per il precedente, che spiazzò imprevedibilmente con abile mossa l’azione dei nemici sottraendosi ai loro colpi.

Col suo gesto Benedetto si attirò una nuova autorevolezza spirituale, che ha commosso molti e gli ha attirato un larghissimo seguito. È sembrato uno sconfitto e invece ne è uscito vincitore. È parso che fuggisse e invece ha ingaggiato una nuova tattica. In una guerra può vincere proprio chi apparentemente si ritira, perchè combatte da una nuova e più efficiente posizione. Da allora, se prima Benedetto colpiva il nemico nella pastorale, adesso lo ha toccato nella coscienza.

Immagini da Internet

[1] Cf Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo della CDF del 1990, nn.24 e 28.

[2] Cf Benedetto XVI, Con Dio non sei mai solo, Libreria Editrice Vaticana, 2023, pp.63-82.

[3] Cf Julia Meloni, La mafia di San Gallo. Un gruppo riformista segreto all’interno della Chiesa, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2023. Questi raduni erano stati proibiti da un apposito documento di S.Giovanni Paolo II, la Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis del 22 febbraio 1996, sotto pena di scomunica. Ecco le parole del Papa: «Voglio ribadire ciò che fu sancito dai miei Predecessori, allo scopo di escludere ogni intervento esterno nell'elezione del Sommo Pontefice. Perciò nuovamente, in virtù di santa obbedienza e sotto pena di scomunica latae sententiae, proibisco a tutti e singoli i Cardinali elettori, presenti e futuri, come pure al Segretario del Collegio dei Cardinali ed a tutti gli altri aventi parte alla preparazione ed alla attuazione di quanto è necessario per l'elezione, di ricevere, sotto qualunque pretesto, da qualsivoglia autorità civile l'incarico di proporre il veto, o la cosiddetta esclusiva, anche sotto forma di semplice desiderio» (n.80). Quello che risulta dal racconto dello stesso Card. Danneels di queste riunioni clandestine, alle quali egli stesso partecipò, è che questo gruppo si accordò nel proporre il nome di Bergoglio. Ciò non dice necessariamente accettazione di veti o di esclusive, ma era già sufficiente per contravvenire all’ordine del Papa. Questo increscioso episodio, tuttavia, non deve assolutamente essere utilizzato per negare la validità dell’elezione di Papa Francesco, validità che non è stata negata da alcun Cardinale che ha partecipato al Conclave.

[4] Ferve una discussione sul significato morale di questo gesto. È stato un atto di viltà o di umiltà? Non ce la faceva più? Ma tutti gli altri Papi come hanno fatto ad arrivare fino alla fine? Non avrebbero potuto dire la stessa cosa? Certo, valgono sempre il detti altiora te ne quaesieris, nemo ad impossibilia tenetur. In questa luce allora il gesto di Benedetto appare come un atto di prudenza. Ma allora bisogna dare una giustificazione che va ben al di là dei problemi di salute. In realtà Benedetto, a causa dell’opposizione subdola e feroce fattagli da decenni dai rahneriani, dal «vociare assassino», si era trovato solo come Cristo abbandonato dai suoi. Ma d’altra parte, poteva mai dare questa spiegazione nelle motivazioni ufficiali delle dimissioni? Ecco perché si è limitato a parlare di problemi di salute, il che non è stata bugia, ma certo copertura dei motivi profondi, drammatici, ecclesiali, spirituali, dei quali non c’era bisogno che parlasse, perché ad uno sguardo critico ed attento come quello che si fonda sulle mie analisi, allontanando il fumo negli occhi che ci gettano i modernisti e le balle che vorrebbero farci credere, ce ne accorgiamo da soli.

3 commenti:

  1. Personalmente non nego che nella Chiesa esistano correnti definite come moderniste e tradizionaliste la prima, impegnata a ripensare il messaggio cristiano alla luce delle istanze della società contemporanea e la seconda invece legata alla dottrina e alla prassi liturgica prima del Concilio Vaticano II. Sono poi emersi per la Chiesa nuovi temi di riflessione quali la pace, la liberazione dei popoli, l’ecologia, il dialogo ecumenico, interreligioso e culturale, sono sorte nuove teologie provenienti dai diversi contesti culturali. Penso che la grande sfida per la Chiesa Cattolica consista nel mantenere la propria identità nel suo confronto con il mondo di oggi in un contesto di cambiamenti epocali.
    La Chiesa è per sua natura missionaria, ha il compito primario e fondamentale annunciare la Salvezza portata da Cristo morto e risorto e di evangelizzare i popoli e per far questo abita in ogni singola nazione e cultura: «L’inculturazione è l’incarnazione del Vangelo nelle culture autoctone e insieme l’introduzione di esse nella vita della Chiesa». (San Giovanni Paolo II, lettera enciclica Slavorum Apostoli)
    La condizione di apertura e di dialogo con il mondo è possibile solo sulla base di una identità chiara e precisa e su questa base ha lavorato il Concilio Vaticano II e così intendevano i Papi e i Padri Conciliari. Purtroppo come lei ha sottolineato molto bene c’è stato in questi anni, da parte di alcuni teologi, la messa in discussione delle basi stesse del depositum fidei che per molti non erano più chiare. A questo proposito il Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica Dei Verbum n.10, chiarisce definitivamente la questione dicendo "La sacra Tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della Parola di Dio affidato alla Chiesa".
    Non si tratta di tornare alla vecchia spiritualità che si opponeva al mondo ma a prendere sempre più coscienza come ci ricorda il compianto Papa emerito Benedetto XVI nel libro, “Rapporto sulla fede”: "Non sono i cristiani che si oppongono al mondo. È il mondo che si oppone a loro quando è proclamata la verità su Dio, su Cristo, sull'uomo. Il mondo si rivolta quando il peccato e la grazia sono chiamati con il loro nome. Come ha ripetuto di frequente Giovanni, Paolo II: "La Chiesa di oggi non ha bisogno di nuovi riformatori. La Chiesa ha bisogno di nuovi santi".
    Don Vincenzo Sarracino

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    1. Caro Don Vincenzo,
      nell’insieme sono d’accordo con la sua analisi, soprattutto per quanto riguarda la necessità che la Chiesa si presenti al mondo con la sua precisa identità, portando avanti il suo dialogo col mondo moderno promosso dal Concilio.
      Per quanto riguarda i grandi temi che lei elenca all’inizio, direi che sono temi furono lanciati dal Concilio e da Papa Giovanni XXIII.
      Per quanto riguarda le novità positive a partire dal Concilio, io elencherei le seguenti: l’importanza dell’ecologia; lo sviluppo della dignità femminile; lo sviluppo della fraternità tra i popoli; lo scioglimento della URSS e il ritorno in Russia della libertà religiosa e della democrazia; un aumento di scambi internazionali.
      Fatti negativi invece sono i seguenti: un aumento della conflittualità all’interno della Chiesa; la rinascita del contrasto tra Oriente ed Occidente, che si manifesta nella guerra in Ucraina; l’emergenza drammatica del problema sessuale; il piano massonico di dominio del mondo; l’avanzata dell’islam con l’immigrazione islamica; il persistere delle sperequazioni sociali ed economiche nel mondo.

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