Entropia e Resurrezione dei corpi

 Entropia e Resurrezione dei corpi

Ho ricevuto da Don Vincenzo Sarracino una interessante lettera sulla questione del rapporto tra l’entropia e la futura resurrezione dei corpi, che è oggetto della fede cristiana.

Pensando di fare cosa gradita ai Lettori, presento qui la lettera di Don Vincenzo, alla quale fa seguito il mio commento.

Fontanellato 4 Febbraio 2023

Santa Caterina de Ricci O.P.

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Con la presente, desidero sottoporle una mia riflessione sulla nostra condizione umana all’interno del sistema Universo e sul mondo naturale condizionato e regolato dalla legge dell’entropia dedotta dal secondo principio della termodinamica ed il conseguente sorgere di un paradosso esistenziale che coinvolge non solo il genere umano ma l’intera creazione e la sua possibile soluzione in Cristo nostro salvatore e redentore. Una riflessione che si muove tra scienza e fede, filosofia della natura e Cristologia.

L’IMPEGNO COMUNE PER RIDURRE L’ENTROPIA

Ogni organismo vivente trae materia ed energia dall’ambiente in cui vive. Un organismo vivente è quella struttura naturale che crea e mantiene le condizioni vitali grazie allo scambio costante di materia ed energia con l’ambiente, sviluppando così processi di auto-organizzazione. L’insieme di queste condizioni è ciò che chiamiamo «vita», e quando l’organismo non è più in grado di mantenere queste condizioni, muore.

Questa premessa ci introduce a tutta la problematica legata all’entropia, la grandezza fisica che misura il grado di disordine raggiunto in un sistema. Questa grandezza esprime il Secondo principio della termodinamica secondo il quale molti eventi termodinamici, come ad esempio il passaggio di calore da un corpo caldo ad un corpo freddo, sono irreversibili e questo passaggio, in un sistema è pagato in termini di disordine. Ogni sistema è segnato inevitabilmente dal “grado di disordine”. In un sistema isolato, l’entropia non diminuisce mai, la si può solo ridurre, rallentare, contenere, ma l’ordine realizzato, in qualsiasi sistema di riferimento, è sempre pagato con un aumento di disordine, di entropia, appunto.

In altri termini, ad ogni trasformazione del sistema che provoca un trasferimento di energia (ovviamente senza aggiungere altra energia dall’esterno), l’entropia aumenta, perché l’equilibrio può solo crescere.

Una prima conclusione è che il disordine non può essere eliminato dall’organizzazione del sistema, nessun essere organizzato può sfuggire alla degradazione, alla disorganizzazione, alla dispersione, alla corruzione, nessun essere può sfuggire alla morte o rigenerarsi spontaneamente.

Nonostante le leggi fisiche non distinguano la direzione del tempo, l’aumento di entropia, indica il futuro, quindi nel passato l’Universo intero aveva meno entropia, espandendosi aumenta l’entropia.

L'aumento col tempo del disordine o dell'entropia è un esempio della cosiddetta freccia del tempo, qualcosa che distingue il passato dal futuro, dando al tempo una direzione ben precisa. Esistono almeno tre frecce del tempo diverse. Innanzitutto c'è la freccia del tempo termodinamica: la direzione del tempo in cui aumenta il disordine o l'entropia. Poi c'è la freccia del tempo psicologica: la direzione in cui noi sentiamo che passa il tempo, la direzione in cui ricordiamo il passato ma non il futuro. Infine c'è la freccia del tempo cosmologica: la direzione del tempo in cui l'universo si sta espandendo anziché contraendo”. (da Stephen Hawking, Dal Big Bang ai buchi neri)

Una seconda considerazione evidenzia questa tendenza: l’ordine produce disordine sempre maggiore è irreversibile nell’evoluzione dell’universo, quando questo venga inteso come un sistema termodinamicamente chiuso.

Tale evoluzione porterà necessariamente, anche se in un periodo indefinito di tempo, alla cosiddetta “morte entropica” cioè all’azzeramento di ogni ordine, di ogni struttura organizzata, ad una situazione indifferenziata in cui tutte le particelle costitutive della materia si troveranno nella stessa condizione energetica. Un equilibrio mortale, assenza di crescita e di decrescita.

Quando tutto l’universo si troverà alla stessa temperatura (gli scienziati ipotizzano a pochi gradi al di sopra dello zero assoluto), l’entropia sarà massima e nessuna trasformazione sarà più possibile. Sarà la cosiddetta morte fredda dell’universo.

Il processo dell'entropia non è né ottimistico né pessimistico, è soltanto una descrizione del modo in cui si manifesta l'energia e non solo quella fisica. Le leggi fisiche indicano semplicemente in che modo funziona il mondo fisico. È vero che l'entropia rappresenta il decadimento e il disordine, ma nello stesso tempo rappresenta il manifestarsi stesso della vita e la sua condizione di possibilità.

Sappiamo che le leggi che governano la natura non sono rigidamente deterministiche, ma lasciano ampi spazi all'indeterminazione, all'imprevedibilità, all’incompletezza, quindi all'incomprensibile sciagura e di conseguenza al dolore di chi la subisce. Solo una stoffa materiale di questo tipo può d'altra parte permettere l'esistenza di soggetti capaci di esercitare la libertà in questo universo.

I sistemi viventi sono sistemi aperti e non chiusi, che scambiano materia ed energia con l'esterno e non possono mai trovarsi in una situazione di equilibrio mentre sono ancora in vita, perché l'equilibrio significa morte, ed è per questa ragione che gli esseri viventi cercano di mantenersi ben lontani dall'equilibrio e continuano a nutrirsi di tutte le forme di energia disponibile che trovano intorno realizzando una situazione che si chiama «stato stazionario». Quando materia ed energia cessano di fluire, l'organismo vivente abbandona lo stato stazionario e si avvia verso l'equilibrio e la morte.

In sintesi

L’entropia caratterizza tutti i processi della nostra vita, biologici, industriali, di divertimento, di intelletto, di relazione, di comunicazione etc. Tutti questi processi tendono, spontaneamente a trasformarsi in qualcosa di più disordinato e quindi ad aumentare la loro entropia. Ma questo aumento di entropia è senza limite? Fino a che livello arriverà? Un limite c’è e prima o poi sarà raggiunto; il limite è la cosiddetta “morte termica” ovvero quando nell’universo la temperatura sarà uguale in ogni punto. Vorrà dire per esempio che non vi saranno più stelle e quindi non vi saranno più sorgenti di energia a bassa entropia: a quel tempo l’universo sarà permeato da energia degradata a temperatura costante e tutto sarà morto perché se cessa il fluire del calore da un corpo più caldo ad uno più freddo cessa la vita: l’entropia avrà raggiunto il suo valore massimo! E il secondo principio della termodinamica avrà vinto la sua battaglia!”.

(https://www.alziamolosguardo.it/entropia-la-vera-dea-delluniverso/)

EDUCARCI A RIDURRE L’ENTROPIA

Rispetto al mondo in cui viviamo

Quale dev'essere il comportamento dell’umanità nel mondo rispetto alle risorse naturali disponibili? La legge dell'entropia fornisce una risposta di applicazione generale. Noi sappiamo che per preservare e accrescere la vita in tutte le sue forme, è necessario che vi sia energia disponibile. Quanto maggiore è la quantità di energia consumata da ciascuno, tanto minore sarà la quantità disponibile per ogni forma di vita. Il supremo imperativo morale, quindi, è di sprecare meno energia possibile. Così facendo, si esprimono amore per la vita e impegno perché ogni forma di vita continui a sussistere. La concezione del mondo a bassa entropia mostra soprattutto i limiti fisici che occorre affrontare, i limiti delle risorse del pianeta Terra e i limiti per imporre l'uso della tecnologia. Oggi ci si trova su uno spartiacque entropico storico, al via del processo di transizione tra l'era delle risorse non rinnovabili e l'era dell'energia alternativa, pulita.

Nel 3° capitolo nella sua Enciclica “Laudato si” Papa Francesco, pur riconoscendo i benefici del progresso tecnologico per lo sviluppo sostenibile, mette in guardia dalla tecnocrazia che dà “a coloro che detengono la conoscenza ed il potere economico di sfruttarla, un dominio impressionante sul mondo intero”. Allo stesso tempo, l’antropocentrismo moderno, che non riconosce la natura come norma, perde la possibilità di riconoscere il posto dell’essere umano nel mondo ed il suo ruolo di “amministratore responsabile” dell’universo. Noi non siamo i padroni, dominatorie e sfruttatori della natura ma semplici amministratori, scrive Papa Francesco al n.13: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”.

Rispetto alle relazioni umane

L’entropia ha una ricaduta anche sulle azioni e sul comportamento del singolo uomo che sulle relazioni umane. Anche qui dobbiamo sforzarci di realizzare un sistema di rapporti che riduca l’entropia che coinvolga i valori umani, la cultura, le istituzioni e i processi economici e politici nella vita di ogni giorno.

Solo così gli esseri umani non solo riuscirebbero a non aumentare la loro entropia ma di fatto a diminuirla, trasformandosi, durante la loro crescita, in esseri sempre più strutturati e più ordinati. Dobbiamo seriamente impegnarci ad invertire l’entropia trasformando i processi distruttivi in costruttivi e solo l’amore per il prossimo e per il Creato riduce l’entropia perché porta bellezza, armonia ed ordine.

Il cristiano e la Chiesa hanno anche il compito di aiutare gli uomini e le donne e le nuove generazioni a passare da identità fragili, timorose, belligeranti, dispersive, sfruttatrici sempre sulla difensiva, ad identità capaci di relazioni forti fondate sull’ascolto, sull’accoglienza, sulla cura, sulla condivisione, sulla capacità di perdono e di usare misericordia, in altri termini, capaci di amore.

Tutto questo descrive il passaggio decisivo dall’uomo vecchio senza futuro, produttore di disordine e di morte, all’uomo nuovo rigenerato nello Spirito di Dio in Cristo e farne esperienza reale diventando così produttori di vita autentica ed ordinata.

Per ridurre l’entropia nel processo vitale dell’uomo è necessario considerare ed impegnarsi in un processo educativo che tenga in considerazione ogni sfaccettatura della sua natura: il mentale ed il corporeo, lo spirituale ed il materiale, il biologico ed il culturale per promuovere integralmente il suo sviluppo come soggetto, individuo e persona.

Il sorgere di un paradosso

Sappiamo che l’Universo, e tutto ciò che contiene e quindi anche il nostro mondo, così come lo conosciamo, non è eterno, la morte di tutto ciò che ci circonda è inevitabile, sappiamo con certezza che l’Universo sta già morendo. Questa tendenza, come abbiamo cercato di descrivere è irreversibile nell’evoluzione dell’universo, quando questo venga inteso come un sistema termodinamicamente chiuso: tale evoluzione porterà necessariamente, anche se in un periodo indefinito di tempo, alla cosiddetta “morte entropica” cioè all’azzeramento di ogni ordine, di ogni struttura organizzata, ad una situazione indifferenziata in cui tutte le particelle costitutive della materia si troveranno nella stessa condizione energetica.

Sorgono a questo punto spontaneamente alcune domande: perché se l’Universo contiene in sé, fin dalla sua genesi le chiavi e le leggi per la comparsa della vita e della vita intelligente allo stesso tempo, nel suo DNA questa vita è destinata a scomparire ben presto? A cosa sarebbe servito questo "sforzo evolutivo", questa delicata azione di fragili equilibri, se poi la vita è destinata a spegnersi?

Il segno che il nostro sistema vita, contiene già in sé questo orientamento, è il cosiddetto limite ontologico rappresentato dalla morte, in tutte le sue espressioni, che sperimentiamo in tutta la sua portata e drammaticità esistenziale. L'analisi scientifica può spiegare le modalità con cui questo avverrà, sia a livello personale che cosmico, ma non è in grado di liberare l'uomo dall'idea che nell'evento della morte e nel destino apparentemente ineluttabile della vita nel cosmo, sia contenuta una contraddizione da sanare.

«A livello di mentalità culturale, comunque, credo non vi potesse essere shock più profondo della formulazione statistica del secondo principio della termodinamica per distruggere, d’un sol colpo, tutto il mito scientista dell’idea illuminista di progresso, come destino stesso del mondo fisico, prima che umano, destino fondato sull’ottimismo della ragione illuminata dalla scienza. Il destino dell’universo invece che quello di un indefinito progresso, predicato dagli illuministi e, nelle scienze biologiche, da teorici dell’evoluzionismo come Lamarck e Spencer, è quello del disordine e della morte termica!»

(G.Basti, Filosofia della natura e della scienza vol. I p.108)

Ci chiediamo, a questo punto, se esista una via di uscita da questa condizione irreversibile.

La via d’uscita non si trova nel sistema che pone il problema, secondo la regola attribuita ad A. Einstein:

"Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo".

La via d’uscita: la Rivelazione.

Una via d’uscita potrebbe esserci se ci spostiamo dal piano cosmologico, fisico e mondano al piano della Rivelazione e della fede per affermare che dal mistero del Cristo risorto e dal suo rapporto con l'intera creazione che tale paradosso riceve luce.

L’Universo e il mondo in cui viviamo, sono stati concepiti e creati da Dio in Gesù Cristo morto e risorto per liberarci dalla colpa e dal peccato, la dimensione di croce (dolore, sofferenza) e di risurrezione (gioia e beatitudine eterna) è la struttura attuale dell’Universo e di conseguenza anche della nostra natura umana decaduta a causa del peccato d’origine.

La partecipazione futura del creato accanto alla vita di Dio parrebbe dunque prevedere un suo mistero di attesa e di travaglio, di morte e di resurrezione, la disponibilità ad essere trasfigurato. La portata di questo rinnovamento eccede senza dubbio le forze insite nell'universo materiale —soggetto della ricapitolazione finale sarà sempre Cristo vittorioso sulla morte— ma lo scenario del cosmo fisico ne è certamente coinvolto. La bontà originaria della creazione e l'assunzione della natura umana da parte del Verbo assicurano che la “continuità” fra prima e nuova creazione è anche continuità fisica e materiale.

L’evento di Cristo restituisce al creato e alle sue creature, in particolare all’uomo, quella integrità prevista da Dio nella creazione e compromessa dal peccato. Il brano che meglio ci fa comprendere la novità radicale inaugurata dalla risurrezione di Cristo è tratto dall’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 21,1-4):

Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né affanno, perché le cose di prima sono passate”.

Don Vincenzo Sarracino

23 Gennaio 2023

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Risposta

Caro Don Vincenzo,

non dubito che la teoria dell'entropia sia fondata su accurati calcoli e comprovate esperienze, ma mi sembra che essa supponga una cosmologia che non tiene conto del fatto che l'universo è mosso ed animato da Dio, che lo mantiene attivo, dinamico e vivente.

Mi pare pertanto che quella teoria sia falsata da una estrapolazione indebita di esperienze contingenti con le quali si pretende di dare ad esse una forza esplicativa superiore a quella che possono garantirci, ossia un'interpretazione generale dei moti dell'universo senza tener conto del fatto che l'universo non è un insieme di enti semplicemente dotati di un'energia propria finita, ma è essenzialmente soggetto al governo divino, che ne assicura la perennità e la funzionalità.

E' vero, noi vediamo il fuoco che si spegne, il calore che cala, la luce che si estingue, la vita che finisce. Però vediamo anche il fuoco, il calore e la luce che si accendono e si diffondono, la vita che nasce e che cresce. E allora? Perchè la stasi dovrebbe prevalere sul moto? Perchè la morte dovrebbe vincere la vita? Perchè il freddo dovrebbe prevalere sul caldo? Perchè le tenebre dovrebbero prevalere sulla luce, se esiste un Dio motore immobile, fonte perenne del divenire, della luce, del calore e della vita?

E Il divenire non è un accidente contingente che si aggiunge a un corpo fisico di per sè inerte: il divenire è essenziale al corpo fisico. O il corpo fisico è così o è un'invenzione della nostra fantasia. Il corpo statico è il corpo matematico, non il corpo fisico. E chiaro che un triangolo o un cubo non si muovono. Ma questo allora vuol dire confondere la fisica con la matematica e la realtà con l'immaginazione. La fisica può certo essere studiata con metodo matematico, ma essa come realtà è fondata sulla metafisica (e quindi la teologia)  e non sulla matematica.

Per questo la Rivelazione ci parla della fine del mondo in ben altri termini, compatibili con ciò che la fisica ci dice realmente e non con queste fantasie.

 

1.     La corruzione, la decadenza e la morte esistenti nel mondo non corrispondono al mondo originariamente voluto da Dio, ma sono conseguenze del peccato originale.

2.     Alla venuta finale di Cristo Il mondo resterà sostanzialmente quello di adesso perchè questo mondo è creato da Dio. Semplicemente verrà purificato, arricchito, abbellito e liberato da ogni male.

3.     Se il Vangelo parla di un "altro mondo" intende riferirsi a questo stesso mondo di adesso rinnovato nella resurrezione della carne.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 30 Gennaio 2023

 

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Carissimo p. Giovanni,

grazie per le sue puntuali osservazioni su quanto le ho scritto, mi permetto di fare alcune puntualizzazioni.

Come le ho scritto, il processo dell'entropia non è né ottimistico né pessimistico, è soltanto una descrizione del modo in cui si manifesta l'energia e non solo quella fisica. Sono perfettamente d’accordo con lei, anche perché questa è la nostra fede, che l’Universo, come tutto il creato è mosso ed è animato da Dio che lo tiene in vita. La Rivelazione infatti ci dice che Dio ha creato tutto per amore e ha fatto l’Universo così com’è affinché l’uomo potesse abitarlo e sperimentare questo amore. Nel Compendio del Catechismo si legge che “Il mondo è stato creato per la gloria di Dio, che ha voluto manifestare e comunicare la sua bontà, verità e bellezza. Il fine ultimo della creazione è che Dio, in Cristo, possa essere «tutto in tutti», per la sua gloria e per la nostra felicità” (Compendio, 53)

Certamente la corruzione, la decadenza, sempre dalla Rivelazione, sono la conseguenza del peccato originale che ha introdotto come effetti la malattia, le infermità fisiche e infine la morte, la perdita o diminuzione di alcuni beni di natura. La natura umana dunque è compromessa e non può reintegrarsi da sola, ma non è interamente corrotta.

Le imperfezioni a livello biologico e fisico che riguardano le leggi della natura e le imperfezioni che riguardano la natura umana a livello fisico, morale, spirituale, culturale e sociale, non sono un’evidenza contro l’esistenza di un Creatore, quanto piuttosto supportano l’affermazione biblica che il peccato dell’uomo abbia causato l’inizio della degradazione della Creazione.

L’entropia si inserisce in questo quadro in quanto descrive e misura il grado di decadimento e di disordine di un sistema aperto o chiuso e sarà inesorabilmente sempre maggiore dell’ordine realizzato ma come le ho scritto, nello stesso tempo rappresenta il manifestarsi stesso della vita e la sua condizione di possibilità.

In sostanza, la nostra natura umana e in generale il sistema biologico in cui viviamo, inserito nel sistema più vasto che è l’Universo, è malato e non può guarire da solo. La Bibbia afferma che in Cristo, esattamente come noi, anche la Natura sarà redenta. Il suo carattere perfetto e buono sarà ripristinato. E resterà stabile in eterno, nelle mani del suo Creatore.

Don Vincenzo Sarracino

30 Gennaio 2023

Sappiamo che l’Universo, e tutto ciò che contiene e quindi anche il nostro mondo, così come lo conosciamo, non è eterno, la morte di tutto ciò che ci circonda è inevitabile, sappiamo con certezza che l’Universo sta già morendo.

Sorgono a questo punto spontaneamente alcune domande: perché se l’Universo contiene in sé, fin dalla sua genesi le chiavi e le leggi per la comparsa della vita e della vita intelligente allo stesso tempo, nel suo DNA questa vita è destinata a scomparire ben presto? A cosa sarebbe servito questo "sforzo evolutivo", questa delicata azione di fragili equilibri, se poi la vita è destinata a spegnersi?


L’evento di Cristo restituisce al creato e alle sue creature, in particolare all’uomo, quella integrità prevista da Dio nella creazione e compromessa dal peccato. 

Il brano che meglio ci fa comprendere la novità radicale inaugurata dalla risurrezione di Cristo è tratto dall’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 21,1-4):

“Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più”.

Immagini da Internet

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