05 maggio, 2024

Il cogito di Cartesio e la rivoluzione copernicana di Kant - Alle origini del modernismo - Seconda Parte (2/5)

 

Il cogito di Cartesio e la rivoluzione copernicana di Kant

Alle origini del modernismo

 Seconda Parte (2/5)

 Che cosa si deve intendere per «filosofia moderna»?

 Il significato è ovvio: la filosofia di oggi, che si suppone più avanzata di quella di ieri, così come si parla della fisica moderna, della medicina moderna, della tecnica moderna. Chi preferirebbe qui l’antico al moderno? Nessuno. A questo punto i cartesiani, con abile mossa propagandistica, fin da subito dopo la morte di Cartesio, per accreditare la fama e l’autorità dell’amato maestro, si sono dati un enorme da fare con ogni mezzo per far credere al pubblico, alla stessa famiglia dei filosofi e all’intera umanità che Cartesio era il fondatore della filosofia moderna.

I cartesiani intendono la loro filosofia come passaggio epocale, definitivo e irreversibile dell’umanità o della ragione umana dal sapere apparente a quello reale, dalla antica ed ingenua concezione della realtà alla concezione matura e critica. Secondo loro prima di Cartesio nessuno poteva affermare nulla con certezza, ma tutto era dubitabile e l’umanità era priva del criterio della verità. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-cogito-di-cartesio-e-la-rivoluzione_5.html

 

Occorre dire, per la verità, che, se da una parte la Pascendi colpiva bene gli errori dei modernisti, non riconosceva quanto di buono c’era nella loro istanza innovatrice. Per questo avvenne che la reazione cattolica verso di loro fu a volte esagerata e furono colpiti anche innocenti, come per esempio il Padre Lagrange, il Card. Ferrari e il Padre Juan Arintero.

La vera filosofia, il vero sapere è il rafforzamento e l’aumento di ciò che già sappiamo e sapeva chi ci ha preceduto. Vera filosofia, vera saggezza, vera conquista della verità è imparare da chi ne sa più di noi, credere a chi è credibile.

In filosofia può essere saggio e doveroso rifare daccapo un lavoro fatto da chi ci ha preceduto circa una questione particolare, lavoro deludente che non ha ottenuto i risultati sperati o promessi. È saggezza abbandonare una via che si mostra essere un vicolo cieco per raggiungere una data meta. Ma è stoltezza pretendere di mettere in dubbio o di rifare daccapo il criterio o principio stesso che usiamo e non possiamo non usare per giudicare dei risultati ottenuti o per valutare il risultato del lavoro fatto.


 

Di questo criterio o principio occorre semplicemente prendere atto e difenderlo con risolutezza contro chi lo nega, il quale, peraltro, così facendo, non fa altro che confutare se stesso. Pertanto esso non può essere sostituito né se ne può avere uno migliore, così come non si può avere nulla di migliore dell’ottimo, né nulla che stia prima del primo.

 

 

Immagini da Internet:
- Padre Marie-Joseph Lagrange, OP
- Padre Juan Arintero, OP

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