Lo spirito e la carne
Prima Parte (1/2)
Caro te excaecaverat? Caro te sanat
S.Agostino
Il contrasto di ciò che dovrebbe essere unito
Uno dei problemi fondamentali della vita è come mettere d’accordo le esigenze dello spirito con gli appetiti del corpo, i piaceri dello spirito con quelli fisici, la vita del senso con quella dell’intelletto, l’esercizio della volontà con quello delle passioni, l’esercizio della ragione con quello dell’istinto, l’affettività sensibile con l’amore spirituale, il sesso con lo spirito.
La Sacra Scrittura, al riguardo, ha due concetti fondamentali: carne (eb.basar, gr.sarx) e spirito (eb.rùach, gr.pneuma). Essa rappresenta lo spirituale con l’immagine del cielo, il materiale con quella della terra. Lo spirito è incorruttibile, la carne è corruttibile. Lo spirito è al di sopra del tempo, la carne è nel tempo. lo spirito si vede con l’occhio della mente, la carne con l’occhio del corpo. Il Creatore è spirito, la creatura è carne. L’anima è lo spirito dell’uomo, composto di anima e corpo.
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Particolarmente delicato è il discorso che Paolo fa quando tratta del corpo umano nella futura risurrezione gloriosa. Egli parla di un passaggio dall’attuale «corpo animale» a un «corpo spirituale», e dall’attuale «uomo terrestre» a un «uomo celeste» (I Cor15, 44-49). Che significa tutto ciò? Che l’uomo perderà la sua animalità per diventare un puro spirito? Che non ci sarà più la distinzione e l’unione fra uomo e donna? Che cosa intende dire San Paolo?
Lungi da lui la prospettiva platonica o indiana, della quale purtroppo Origene è rimasto vittima, della liberazione dello spirito dalla carne o dell’anima dal corpo o di un corpo asessuato, sennò dove va a finire la risurrezione del corpo? Paolo intende, al contrario, riferirsi, al di là del linguaggio desunto dallo gnosticismo, al pieno dominio dello spirito sulla carne e dell’anima sul corpo maschile o femminile, alla piena riconciliazione della carne con lo spirito e dell’uomo con la donna secondo il ripristino del piano originario della creazione secondo il quale maschio e femmina Dio li creò.
Sant’Agostino è estremamente acuto nell’osservare che quella carne e quindi quel sesso che, pur creati da Dio, sono stati per noi occasione di perdizione col peccato originale, quella stessa carne e quello stesso sesso diventano per noi, assunti dal Verbo divino, occasione, principio, criterio e mezzo di salvezza. Dio ha voluto servirsi di ciò che ci aveva perduti per farci trovare la via della salvezza dalla perdizione.
Immagini da Internet: San Paolo di Tarso e Sant'Agostino d'Ippona.
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