Una definizione del castigo divino

 Una definizione del castigo divino

Un Lettore mi ha proposto la definizione del castigo divino e mi ha chiesto il parere, cosa che faccio volentieri a seguito del testo del Lettore.

Gentile Padre,

Grazie per le sue risposte. A proposito della parola "pena", faccio notare che di fatto è proprio la parola presente nell'editio typica del testo del c.d. Atto di dolore: "[...] poenas a te iuste statutas promeritus sum".

Quanto alla definizione di castigo (divino), cosa pensa della definizione seguente: "malum poenae a Deo positive vel permissive proditum propter creaturae peccatum" ("male di pena da Dio positivamente o permissivamente voluto come risposta al peccato della creatura")?

Un aspetto del problema è che ci siamo abituati a sentir dire che "Iddio non vuole e non produce mai il male", il che, mi sembra, è vero solo nel caso in cui per "male" si intenda il male di colpa, ma che non è sempre vero laddove si tratti del male di pena.

 

Caro Lettore,

prima di affrontare direttamente la questione del valore di questa definizione, che peraltro mi sembra abbastanza buona, ritengo utile distinguere il volere divino dal permettere divino.

Certamente Dio non vuole il peccato, però vuole non impedirlo. Si tratta qui di una volontà positiva e non permissiva. Vedremo sotto in che cosa consiste questa volontà permissiva. Infatti, se avesse voluto, avrebbe potuto impedire il peccato dell’angelo e il peccato della coppia primitiva. Per sapere perché non ha impedito il male di colpa, dovremmo essere Dio.

Tuttavia Dio non vuole assolutamente il peccato o male di colpa in se stesso, perché Egli è bontà infinita. Quindi non esiste alcuna volontà positiva di volere il peccato.

Esiste una volontà permissiva? Chiediamoci che cos’è il permesso. Io chiedo al superiore il permesso di fare un viaggio e il superiore mi dà il permesso. In questo caso abbiamo una cosa buona, per cui non c’è alcuna difficoltà ad attribuire a Dio un permesso di questo genere.

Il problema della permissione divina si pone quando c’è da considerare l’esistenza del peccato. Dio, può permettere il peccato o male di colpa? Tornando al concetto del permettere, abbiamo visto che il suo oggetto è un bene. Ma qui c’è di mezzo il mezzo il peccato. Eppure non è proibito dire che Dio permette il peccato, ma allora in senso permette? Entra in gioco una vera volontà? No, ma entra in gioco la volontà della creatura, che può scegliere di peccare e quindi di compiere il male di colpa.

Dunque Dio permette semplicemente nel senso che rispetta la scelta della creatura, che Lui ha creato buona.

E Dio vuole il male di pena? Lo vuole o lo permette? Vuole le calamità naturali? Vuole la sofferenza? Diciamo che Dio, per quanto sta in Lui, non vuole il male di pena o la sofferenza. Egli aveva creato il mondo senza la sofferenza. Ma, allora, chi è che ha avuto la prima idea di fare del male morale, con la conseguenza della sofferenza, ossia del male di pena? Infatti la sofferenza è la conseguenza del peccato.

Sappiamo bene chi è stato: l’iniziativa è stata del demonio. Uno potrebbe dire: ma, il demonio, non l’ha creato Dio? Sì, ma l’ha creato buono. Se è cattivo, è solo colpa sua, perché liberamente ha disobbedito a Dio.

Si può dire anche che Dio permette la sofferenza, oltre che volerla. Che significa, questo? Che quando Dio ha constatato l’esistenza del peccato, sia dell’angelo che dell’uomo, che ha fatto? Ha messo in atto quell’avvertimento che aveva dato sia agli angeli che all’uomo. Che cosa è successo, allora? È successo, come sappiamo, che hanno peccato e gli e gli altri. A questo punto non poteva non intervenire la giustizia divina, per la quale Dio castiga il peccato.

Conclusivamente, per quanto riguarda la definizione proposta, "malum poenae a Deo positive vel permissive proditum propter creaturae peccatum" ("male di pena da Dio positivamente o permissivamente voluto come risposta al peccato della creatura", in base a quanto detto, io direi che non si può concepire il castigo o la pena o la sanzione penale come effetto di una volontà permissiva.

In altre parole, Dio non permette il castigo, ma lo vuole come atto di giustizia e pena meritata dal peccatore. Allora, in definitiva, che cosa è che Dio permette? Permette l’esistenza del peccato e permette l’esistenza della sofferenza, non in quanto essa è legata al castigo, ma in quanto essa, grazie al Sacrificio di Cristo, diventa un bene, addirittura diventa la via della salvezza.

Dunque, se è vero che permettere è permettere un bene e la sofferenza, non come tale ma in Cristo è un bene, allora possiamo dire che la Dio permette la sofferenza al fine di liberarci dal peccato e dalla stessa sofferenza, non nella vita presente, ma in quella futura.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 20 luglio 2022

Alexandre Cabanel: L'angelo caduto


 

Ma, allora, chi è che ha avuto la prima idea di fare del male morale, con la conseguenza della sofferenza, ossia del male di pena? Infatti la sofferenza è la conseguenza del peccato.

Sappiamo bene chi è stato: l’iniziativa è stata del demonio.

 

 

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