Il rapporto della mente col cervello secondo Cartesio
Seconda ed Ultima Parte
Critica della antropologia cartesiana
La biofisica dell’Università di Bologna Rita Casadio alla fine di un suo saggio LA COSCIENZA: MACCHINA “PENSANTE” MICROCOSMO? in Divus Thomas, anno 113, 2, L'uomo e i saperi, maggio-agosto 2010, pp. 74-93, scrive: «Le domande difficili cominciano quando si tenta di caratterizzare la coscienza interna, cioè il «teatro della mente» cartesiano. In altri termini esiste un baratro tutto da colmare tra ciò che le neuroscienze hanno acquisito sul cervello e sul suo funzionamento e l’essenza totalmente soggettiva dello stato di consapevolezza».
La questione della forma sostanziale
Per comprendere il rapporto tra coscienza e cervello non si deve partire dal «teatro della mente cartesiano», ma si deve partire dall’esperienza dell’uomo come corpo vivente (neurologia), evidenziare le manifestazioni proprie della vita umana (psicologia), ossia l’intendere e il volere, ed affermare l’anima spirituale come causa e principio di questi fenomeni e come forma sostanziale del corpo.
A questo punto comprendiamo che mente (anima) e cervello (corpo) non sono uniti come due sostanze (res cogitans e res extensa), ma come in un’unica sostanza, la forma sostanziale, che è l’anima, è immediatamente unita alla materia, senza bisogno di alcun vincolo che li unisca.
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