Il principio dello Spirito Santo - Per la pace in Ucraina

Il principio dello Spirito Santo

Per la pace in Ucraina

I nodi si riducono al pettine

Il Padre, da cui procedono il Figlio e lo Spirito Santo, è il principio dell’unità della Trinità

Lo Spirito Santo, procedente dal Padre e dal Figlio, è il principio dell’unità della Chiesa

La Chiesa è composta dal pastore e dal gregge. Il primato del Romano Pontefice dipende dallo Spirito che procede dal Figlio. Lo Spirito che procede dal Padre è il principio dell’opera del Figlio.

L’obbedienza al Romano Pontefice è motivata dalla fede che lo Spirito Santo procede dal Figlio.

Il gregge non può essere unito senza il pastore. Il pastore va in cerca delle pecore che si sono separate dal gregge per farle tornare all’ovile.

I fratelli ortodossi mantengono la fede nella SS.Trinità, in Cristo Redentore e nello Spirito Santo che procede dal Padre. Grazie alla loro fede trinitaria e cristologica, essi sono rimasti nel gregge di Cristo, pur avendo abbandonato l’obbedienza al Romano Pontefice. Per questo, la loro non è un’appartenenza piena e sufficiente, perché non corrisponde alla piena volontà di Cristo, che vuole che Pietro guidi la Chiesa alla salvezza a nome suo.

Credere o non credere nella processione dello Spirito Santo dal Figlio e, per conseguenza, esser soggetti o non esse soggetti al Romano Pontefice non è una scelta facoltativa, che non metta a rischio la salvezza, perché la processione dello Spirito Santo dal Figlio è un articolo di fede ed inoltre Cristo ha voluto il Romano Pontefice come suo vicario in terra per guidare la Chiesa e l’umanità alla salvezza.

Il credere o non credere a queste cose non è una questione di opinioni teologiche, ma si tratta di verità di fede necessarie alla salvezza. Qui, stando a come Cristo si è espresso ed ha voluto e vuole, non è questione di legittima diversità, di pluralismo o di libera scelta, ma di obbligo assoluto che vincola ogni uomo davanti a Dio.

Nessuno, per salvarsi, è esentato dall’obbligo di accettare ciò che Cristo ha voluto e comanda per la nostra salvezza. Naturalmente, sono esentati da questo obbligo e si salvano lo stesso, coloro che, pur vivendo una vita onesta, non sanno in buona fede e senza loro colpa queste cose.

Che cosa c’entra la guerra in Ucraina?

Che c’entra tutto ciò col problema di ottenere la pace in Ucraina? C’entra moltissimo, perché questa guerra, come ha detto e ripetuto Papa Francesco, senza negare tutte le altre cause politiche, psicologiche, economiche e nazionali che l’hanno provocata, è una guerra fratricida, tra fratelli non solo nel senso umanistico della parola, il che sarebbe già abbastanza grave, ma anche nel senso di fratelli nella comune fede in Cristo. Non possiamo non andare col pensiero al doloroso e sciagurato scisma del 1054, tuttora irrisolto.

Si tratta dunque di una gravissima offesa all’ecumenismo cattolico-ortodosso, di una totale ignoranza e un totale disprezzo per i grandi vantaggi per la pace e la concordia nella Chiesa e nella società, che le attività ecumeniche stanno apportando da sessant’anni. Tutte queste fatiche, tutti questi incontri, tutte queste conquiste, tutte queste riconciliazioni, tutte queste preghiere e sacrifici devono andare in fumo? Sono venuti per nulla?

Che cosa è mai questa follìa (è la parola giustamente usata dal Papa), quando abbiamo in mano gli strumenti per essere saggi? Che cosa è questa guerra, quando sappiamo da dove ci viene la pace, cioè da Cristo? Dov’è l’ascolto dello Spirito Santo? Perchè si ascolta piuttosto il demonio?

Che cosa si è fatto finora in Ucraina e in Russia per il dialogo fra cattolici ed ortodossi, dopo secolari e sanguinose divisioni che durano a tutt’oggi? Vogliono i nostri fratelli ortodossi riflettere sul fatto che la loro attuale situazione – pensiamo al conflitto fra Mosca e Costantinopoli – non è mai stata così tragica come oggi? Da che cosa dipende? Che vantaggi ha loro apportato lo staccarsi da Roma? Che cosa è mai questa stoltezza della «terza Roma»? Per che cosa è venuto il Concilio il Vaticano II? Per conciliare che cosa?

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 22 gennaio 2023


 

 



Foto da Internet:

L’incontro tra Athénagoras e Paolo VI nel 1964

8 commenti:

  1. Caro Ross,
    la processione dello Spirito Santo dal Figlio è comune a tutti i Cristiani, esclusi gli Ortodossi. Invece, come si sa, il rifiuto della autorità pontificia è comune a tutti i Cristiani non Cattolici.
    Gli ortodossi hanno accettato il Papato fino allo scisma del 1054. Invece gli altri Cristiani non Cattolici negano il principio stesso del Papato.
    Per quanto riguarda il Lefevriani, essi ammettono l’istituto del Papato, però non accettano l’autorità del Papa a partire da Papa Giovanni XXIII.
    Secondo me, Papa Francesco dovrebbe incontrarsi con il Patriarca Cirillo e affrontare apertamente la questione del Filioque esortandolo ad abbracciare la fede degli Apostoli.

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  2. Caro padre Giovanni,
    ho riletto questo suo articolo, così come altri precedenti scritti da lei per spiegarci le caratteristiche dello scisma degli Ortodossi Orientali, e gli sforzi che hai sempre fatto per spiegare la permanenza della verità e della grazia nell'Oriente Ortodossi, e la via come opera dell'ecumenismo deve basarsi su tutto ciò che ci unisce (dogmi, sacramenti) e poi andare avanti cercando di illuminare i fratelli separati affinché riconoscano i loro errori, e da essi si convertano, alla piena Fede, garantita dall'infallibilità del Romano Pontefice.
    Per questo mi sono stupito quando l'8 febbraio ho letto un articolo del professor Roberto de Mattei, riferito alla deriva di Alessandro Gnocchi, manifestata nel suo ultimo libro ("Ritorno alle sorgenti. Il mio pellegrinaggio a Oriente nel cuore dell’Ortodossia", Monasterium, 2023), passando all'Ortodossia Orientale, per ritrovare ad esempio queste espressioni del professor De Mattei:

    "Nessuno dica che conservando la validità dei sacramenti la chiesa scismatica orientale mantiene una riserva spirituale. La validità dei sacramenti non significa infatti flusso di vita spirituale. I sacramenti sono cause efficienti strumentali che esigono, come ogni principio attivo, la disposizione del soggetto che li riceve, per produrre il loro effetto. Non c’è santità possibile al di fuori della vita della grazia, ma non c’è autentica grazia possibile, al di fuori della Chiesa cattolica. Chi abbandona la Chiesa cattolica per passare alla cosiddetta ortodossia commette un peccato mortale tra i più gravi. Attraverso la grazia accogliamo la divina persona dello Spirito Santo, la SS. ma Trinità viene ad abitare nella nostra anima, ed essa diviene Sposa di Dio; per la grazia ci vengono infuse le virtù teologali e morali e riceviamo i sette doni dello Spirito Santo. Ma chi è in peccato mortale è privo dell’azione della grazia santificante.
    Ha perfettamente ragione chi definisce l’ortodossia un «ramo secco», buono solo per il fuoco. La linfa soprannaturale non scorre nel tronco delle false religioni. Perciò Joseph de Maistre giudiziosamente afferma: «Tutte queste Chiese separate dalla Santa Sede all’inizio del XII secolo possono essere paragonate a cadaveri congelati le cui forme sono state preservate dal freddo»...".

    Non mi sembra che un tale modo di pensare rispecchi il pensiero della Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, riferito all'ecumenismo, e all'esistenza della verità e della grazia esistenti nelle Chiese separate, che tendono all'unica Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica.
    O mi sbaglio, e De Mattei è in perfetta sintonia con la dottrina della Chiesa?
    El artículo completo de De Mattei puede encontrarlo en: https://www.corrispondenzaromana.it/la-triste-apostasia-di-alessandro-gnocchi/
    Grazie.

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    1. Caro Ross,
      è evidente che De Mattei, per quanto dia prova di conoscere la teologia cattolica, non ha recepito l’apporto del Concilio Vaticano II relativo al dialogo ecumenico.
      E’ vero che per salvarsi occorre appartenere alla Chiesa Cattolica, ma questa appartenenza può essere inconsapevole in cristiani, i quali a causa di una ignoranza non colpevole, non conoscono la obbligatorietà di questa appartenenza.
      Per quanto riguarda il Concilio, nel documento dedicato all’ecumenismo Unitatis Redintegratio, troviamo alcune dichiarazioni, che ci fanno capire come oggi la Chiesa Cattolica consideri le Chiesa scismatiche orientali. Per esempio: “Perciò queste Chiese e comunità separate, quantunque crediamo abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non son affatto spoglie di significato e di valore. Lo Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica” (n.3).

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  3. Caro Padre Cavalcoli,
    credo di capire le loro espressioni. Nel suo articolo scrivi: "I fratelli ortodossi mantengono la fede nella SS.Trinità, in Cristo Redentore e nello Spirito Santo che procede dal Padre. Grazie alla loro fede trinitaria e cristologica, essi sono rimasti nel gregge di Cristo, pur avendo abbandonato l’obbedienza al Romano Pontefice. Per questo, la loro non è un’appartenenza piena e sufficiente, perché non corrisponde alla piena volontà di Cristo, che vuole che Pietro guidi la Chiesa alla salvezza a nome suo".
    Le sue parole "non è un’appartenenza piena e sufficiente" equivalgono alla parola "scisma". È lo stesso modo espressivo che talvolta la Sede Apostolica usa per riferirsi allo "scisma", evitando di usare la parola "scisma" sia per gli ortodossi, sia per i protestanti, sia per i lefebvriani (sebbene Papa Francesco l'abbia usata per questi ultimi nella Tradizioneis Custodes).
    In ogni caso, più avanti nel suo articolo non esita a usare la parola "scisma" riferendosi agli ortodossi: "Non possiamo non andare col pensiero al doloroso e sciagurato scisma del 1054, tuttora irrisolto".
    Interessante invece l'affermazione che fa De Mattei nel suo articolo sul Corrispondenza Romana (di cui ho indicato prima il link) refiriéndose a lo que él llama la "apostasía" de Alessandro Gnocchi: "Questa posizione, così chiaramente espressa, non è solo scismatica, ma apertamente eretica. Dopo che il Concilio Vaticano I definì verità di fede il primato del Romano pontefice, non è del resto più possibile lo scisma senza l’eresia".
    Ho sempre pensato che ci possa essere scisma senza eresia, ma ora la frase di De Mattei mi fa pensare il contrario, e De Mattei mi sembra molto convincente al riguardo.
    Ma, comunque sia, quello che qui voglio evidenziare è la cecità e l'incoerenza con cui De Mattei sembra giudicare la situazione di Gnocchi, e la sua personale (che definirei a dir poco "filo-lefebvriana").
    Ora, sono già tre i Papi che hanno individuato la situazione scismatica in cui si trovano i lefebvriani: san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. E questo è ciò che De Mattei sa. Pertanto, applicando il suo principio, che dal Concilio Vaticano I non c'è scisma senza eresia, allora dovrebbe concludere che lo scisma lefebvriano implica anche eresia. E non è proprio questa la situazione di De Mattei?
    Mi sembra che lei, Padre Cavalcoli, sia estremamente chiaro nel giudicare che ci sono dottrine che non è indifferente per la nostra salvezza accettare o non accettare. Nel suo articolo dici: "Il credere o non credere a queste cose non è una questione di opinioni teologiche, ma si tratta di verità di fede necessarie alla salvezza. [...] Nessuno, per salvarsi, è esentato dall’obbligo di accettare ciò che Cristo ha voluto e comanda per la nostra salvezza". Ed è Cristo stesso, attraverso la sua Chiesa, nel Magistero del Concilio Vaticano II e dei Pontefici postconciliari, Che ha insegnato e ordinato l'opera dell'ecumenismo come appartenente intrinsecamente al mandato universale dell'evangelizzazione. L'ecumenismo, dunque, non è una "opinione teologica" che si può liberamente accettare o rifiutare.

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    1. Caro Ross,
      ho pubblicato sul mio blog la corrispondenza che abbiamo avuto a proposito della Chiesa Ortodossa.

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  4. Curiosamente, l'unico punto positivo che De Mattei riconosce in Gnocchi è il suo continuo rifiuto dell'ecumenismo. Dice De Mattei nel suo articolo: "Il rifiuto dell’ecumenismo è l’unico punto in cui egli [Gnocchi] è coerente con il suo passato [cattolico]".
    So che identificare l'eresia è più facile che identificare l'eretico. Penso addirittura che identificare l'eretico corrisponda piuttosto al giudizio di Dio che a quello degli uomini. E d'altra parte, sebbene lei, Padre Cavalcoli, abbia spesso parlato dei filo-lefebvriani, non ricordo che lei ne abbia mai identificato nessuno con il suo nome e cognome. Quindi quello che dirò ora è a mie spese.
    Il rifiuto che De Mattei manifesta rispetto alla dottrina e alla pastorale dell'ecumenismo è lo stesso rifiuto dei lefebvriani alla dottrina e alla pastorale dell'ecumenismo. E ripeto: non si tratta di rifiutare un'opinione teologica, ma un fatto vincolante, di fede, dove è in gioco la nostra salvezza.
    A questo proposito ricorderete sicuramente quel dialogo tra papa Francesco ed Eugenio Scalfari dieci anni fa. Quel dialogo in cui il Papa sembra aver usato la parola "modernismo", e che i media forse hanno modificato con l'espressione "cultura moderna". Lei stesso, padre Cavalcoli, scriveva in quell'occasione lodando papa Francesco per aver espresso così chiaramente la sua intenzione di approfondire questo dialogo con il mondo moderno (o con il modernismo!), proprio attraverso l'ecumenismo.
    Ebbene, nell'ottobre 2013, l'allora superiore della FSSPX, mons. Fellay, si riferiva a quel dialogo tra il Papa e Scalfari dicendo "questo è ciò che Francesco vuole: l'ecumenismo. Papa Francesco sostiene che 'pochissime cose sono state fatte in questa direzione'. E che il Papa dica questo è incredibile, poiché l'ecumenismo è quello che ha causato una catastrofe indicibile nella Chiesa, portando le nazioni cristiane all'apostasia. Tuttavia, l'attuale Papa dice che 'poco, quasi nulla è stato fatto in questo senso' e aggiunge addirittura: 'ma io ho l'umiltà e l'ambizione di fare qualcosa!'..."
    E quello che crede Fellay e quello che credono i lefebvriani, non è la stessa cosa che crede Roberto de Mattei?
    In aggiunta a quanto detto, credo che De Mattei sbagli nel definire "apostasia" l'atteggiamento di Gnocchi. La Chiesa definisce l'apostasia come: "il rifiuto totale della fede cristiana" (Catechismo n.2089, Codice Canone n.751). Né gli ortodossi né Gnocchi hanno rifiutato totalmente la fede cristiana.
    Se dovessi dare un titolo al mio modesto commento, scriverei: "La non sorprendente incoerenza dei filolefebvriani come De Mattei".
    Certo, non le chiedo nulla, Padre Cavalcoli, se non che se ho espresso qualche errore o sciocchezza capitale in quanto ho appena scritto, la prego di correggermi.
    Grazie per il suo tempo.

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    1. Caro Ross,
      ho pubblicato sul mio blog la corrispondenza che abbiamo avuto a proposito della Chiesa Ortodossa.

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  5. Molto, molto grato di essere stato oggetto di tanta attenzione da parte sua, Padre Giovanni. Leggerò attentamente e rifletterò su tutti i suoi commenti.

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