30 giugno, 2023

Zuppi e Cirillo costruttori di pace - Il peggio è passato

 Zuppi e Cirillo costruttori di pace

Il peggio è passato

Nel conflitto russo-ucraino lo Spirito Santo non si era ancora fatto sentire, ma avvertivamo solo le crudeltà, le menzogne, l’odio, la violenza, la faziosità del demonio e della cattiveria umana, lo strazio dei sofferenti, dei feriti, dei morenti, dei senza-casa, dei prigionieri, degli sfollati, dei deportati.

Ma ecco improvvisamente un’immagine di pace e di speranza. Ecco che ci si apre il cuore. Ecco un giorno di luce. Il Card. Zuppi, inviato del Papa, sorridente con la tipica dolcezza del suo sorriso, davanti al Patriarca Cirillo, sorridente e soddisfatto, Cirillo che chiama Francesco non il «Papa di Roma», ma «Santo Padre», Zuppi che chiama Cirillo «Sua Santità».

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Immagine da Internet: Mosca, 29 giugno 2023, Solennità dei Santi Pietro e Paolo

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=rX8miL6gqOQ 

Immagine da Internet: Theotokos di Vladimir

 

 

 

 

28 giugno, 2023

Non c’è amore più grande - Anniversario del sacrificio del Servo di Dio Padre Tomas Tyn

 Non c’è amore più grande

Anniversario del sacrificio del Servo di Dio Padre Tomas Tyn

Ricorre il 29 giugno il 48° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Padre Tomas Tyn per le mani di San Paolo VI a Roma nel 1975. In questo momento solenne della sua vita Padre Tomas offrì nell’intimo del suo cuore la propria vita per le mani della Madonna per la libertà politica e religiosa della sua Patria oppressa da una dittatura anticristiana, chiedendo a Dio che questo mutamento potesse avvenire senza spargimento di sangue.

Non sarebbero passati molti anni quando Dio accolse benignamente il suo eroico voto chiamando a sé Padre Tomas il 1° gennaio 1990 dopo breve e dolorosa malattia sopportata con piena rassegnazione nelle mani di Dio, proprio il giorno nel quale la sua amata Patria, caduto il regime, ritrovava la democrazia e la libertà religiosa senza spargimento di sangue, nel quadro di una trasformazione storica di proporzioni mondiali che vedeva lo scioglimento pressoché pacifico di quell’Unione Sovietica che da 70 anni illudeva e sobillava i popoli oppressi con false promesse di libertà istigandoli a liberarsi dall’oppressione vera o presunta mediante la violenza ed in nome dell’ateismo materialista.

Ancor oggi, benché la Russia sia tornata alla democrazia ed abbia ritrovato parzialmente la fede dei suoi avi, quasi a realizzare la promessa della Madonna a Fatima, vediamo che la Russia ha ancora molta strada da fare sulla via della giustizia e della libertà e non solo la Russia, ma anche molti altri Stati del mondo, irretiti da illusorie ideologie, in particolare l’Europa, per recuperare i fondamenti della pacifica e giusta convivenza civile, che solo la fede cristiana, come si è visto nel passato, può garantire.

Chiediamo all’intercessione del Servo di Dio che continui ad operare dal cielo perchè Dio abbia pietà di questa Europa che ha smarrito la propria identità tornando alla barbarie sotto lo scintillìo di una falsa cultura, l’orpello del progresso tecnologico e l’accumulo egoistico delle ricchezze a danno dei poveri, stoltamente impegolata in una guerra minacciosissima che mostra più che mai come l’Europa, se vuol sopravvivere fisicamente, deve assolutamente recuperare con opportuna penitenza quella fede che essa ha colpevolmente perduto.

P. Giovanni Cavalcoli    

Fontanellato, 28 giugno 2023

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P. Tomas Tyn, concelebra con il card. Biffi, parrocchia bolognese, San Giacomo fuori le mura


 

 

 

Card. Giacomo Biffi

27 giugno, 2023

La presenza dello Spirito Santo - Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste - Quinta Parte (5/5)

  La presenza dello Spirito Santo

Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste

 

 Quinta Parte (5/5) 
 

La profezia giovannea circa

lo svolgimento degli eventi decisivi e finali

della storia che segneranno la pienezza finale

della presenza dello Spirito nel mondo

Come sappiamo, l’Apocalisse di Giovanni contiene la rivelazione profetica a lui fatta da Cristo, da lui esposta in una serie di visioni simboliche, di quella che sarà la conclusione della storia, ossia la vittoria finale di Cristo e della Chiesa sulle potenze terrene e sataniche che per tutto il corso della storia le fanno una guerra senza tregua nell’intento sempre rinnovato di far trionfare nel mondo il potere di Satana al posto di quello di Dio.

Tutto il succo della rivelazione giovannea si riassume nell’annuncio della Venuta finale di Cristo: «Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto». E Giovanni fa parlare Cristo stesso: «Io sono l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!» (1, 7-8).

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Quando oggi si parla di Dio come Spirito e quindi di Dio Spirito Santo, non sempre è chiaro il rapporto dello spirito con la materia e quindi col mondo. La visione hegeliana idealista, che rivisse con Gentile, della risoluzione del mondo nello Spirito ha alle sue spalle una lunga tradizione, che risale a Plotino e ad Origene. Tale visione prevede per la fine del mondo la riconciliazione universale ed il ritorno di tutto all’Uno.

Lo spirito è concepito come un moto circolare nel quale c’è una partenza, un’uscita e un ritorno al punto di partenza. L’dea non è del tutto sbagliata, perché è vero che l’atto della coscienza è caratterizzato da questa circolarità.

Ma l’idealismo e Plotino vanno fuori strada quando dimenticano che, se il mondo esce da Dio e deve tornare a Dio, questa uscita e questo ritorno non sono un movimento di Dio, ma del mondo.

Se dall’Uno esce il molteplice, non è che per tornare all’Uno deve ridiventare Uno, ma resta semplicemente molteplice unito all’Uno. Non è che Dio esca da se stesso e torni a se stesso. Dio crea il mondo, che è fuori di Dio, e il mondo torna a Dio senza diventare Dio, ma restando mondo.

Per capire dunque l’attuale era dello Spirito occorre avere ben presente un duplice movimento chiarissimo nel Vangelo di Giovanni: da una parte l’iniziativa del Padre di mandare il Figlio nel mondo, la discesa e la presenza salvifica del Figlio tra noi, l’accoglienza che facciamo dello Spirito donatoci dal Figlio, la conoscenza amante del Figlio nello Spirito, la nostra ascesa al Padre nello Spirito per mezzo del Figlio,


Immagini da Internet:
- Adorazione dello Spirito Santo, Brescia
- I quattro Evangelisti e lo Spirito Santo, Roma

26 giugno, 2023

La presenza dello Spirito Santo - Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste - Quarta Parte (4/5)

 La presenza dello Spirito Santo

Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste

 Quarta Parte (4/5)

Sant’Agostino infatti nel De civitate Dei, libro XX, cc. VII-X, vede l’inizio dell’era dello Spirito, che è l’era della Chiesa terrena, nella «prima risurrezione spirituale, ossia nel Battesimo e nella Pentecoste, resurrezioni delle quali delle quali parla il c.20 dell’Apocalisse appunto sotto l’immagine di una «prima risurrezione». La seconda risurrezione è invece quella effettiva, corporea, finale alla Venuta di Cristo.

Agostino vede tra la prima e la seconda risurrezione, tempo che rappresenta la durata della Chiesa terrena, una lotta o  conflitto fra la città di Dio, la Chiesa, e la città di Satana, il mondo dei malvagi, conflitto adombrato nel c.12 dell’Apocalisse sotto l’immagine della Donna che ha partorito il «Figlio maschio, destinato a governare tutte le genti con scettro di ferro» (v.5), Donna che viene attaccata da un drago, immagine delle potenze sataniche (v.13), voglioso di divorare il Figlio della Donna (v.3). Famosi sono i due princìpi sui quali, secondo Agostino, si basano le due città: la prima, l’amor Dei usque ad contemptum sui; la seconda, l’amor sui usque ad contemptum Dei.

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Nel XII sec. Gioachino da Fiore annunciò l’era dello Spirito Santo che egli intese come presenza dello Spirito Santo non come rivelatore del Vangelo annunciato da Cristo e destinato a durare fino alla fune del mondo, ma come una venuta dello Spirito che avrebbe dovuto verificarsi al suo tempo con l’annuncio di quel «Vangelo eterno» (Ap 14,6), del quale parla l’Apocalisse.

Gioachino non capì che l’era dello Spirito era già iniziata a Pentecoste con la fondazione della Chiesa, per cui non c’era più da attendersi un Vangelo eterno che superasse quello temporale in vigore fino ad allora, giacchè il vangelo eterno del quale parla l’Apocalisse non è altro che il Vangelo di Gesù Cristo che la Chiesa stava diffondendo nel mondo per mezzo degli apostoli e che diffonderà immutato fino alla fune del mondo. Gioacchino, per la verità, accettava l’autorità del Papa nella diffusione del Vangelo, temporale o eterno che fosse e per questo sottopose umilmente al giudizio del Papa le sue profezie.

È vero che la funzione delle singole Persone verso di noi è diversa, ma occorre tener presente che tale diversità non qualifica le Persone come tali, ma si tratta semplicemente di appropriazioni o accentuazioni di attributi e poteri divini, che sono propri della divinità come tale comune alle tre Persone[1]. Ciò che le distingue essenzialmente e sufficientemente come Persone è la generazione (Padre), l’esser generato (Figlio) e il procedere ab Utroque (Spirito)



Immagine da Internet: da liber figurarum, Gioacchino da Fiore

25 giugno, 2023

La presenza dello Spirito Santo - Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste - Terza Parte (3/5)

 La presenza dello Spirito Santo

Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste

 Terza Parte (3/5) 

Vediamo come Hegel concepisce la Trinità.

 

«Lo Spirito, rappresentato dapprima come sostanza nell’elemento del puro pensare, è con ciò immediatamente l’Essenza semplice, eguale a se stessa. Eterna, che però non ha questa astratta significazione dell’Essenza, ma la significazione dello Spirito assoluto» (il Padre). «Solo, lo Spirito consiste nell’essere non solo significazione, non l’interno, ma l’effettuale. La semplice Essenza eterna, quindi, sarebbe Spirito solo secondo la vuota parola, se restasse alla rappresentazione e all’espressione dell’essenza semplice ed eterna. 

 

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La nuova legge evangelica, spiega San Tommaso, è la stessa grazia dello Spirito Santo.

Lo Spirito di Dio suscita, agisce e muove tutti gli spiriti e tutto l’universo, il corso della vita e della storia; ma Egli in se stesso è sempre identico a se stesso

La Scrittura paragona lo Spirito Santo al fuoco mobilissimo con la sua fiamma, che divampa, arde, illumina, scalda e distrugge, non però nel senso che muti natura, ma nel senso che la sua natura sta proprio in questa mobilità, che pertanto non vuol dire mutevolezza, perché il fuoco è sempre il fuoco, ma nel senso che agisce con questa mobilità, per cui la sua essenza resta sempre identica a se stessa e il suo modo di agire è ben determinato e regolato dalla sua essenza; ma nel contempo il modo concreto di questo agire e la sua applicazione al mondo varia continuamente nello spazio e nel tempo.

Immagine da Internet

24 giugno, 2023

La presenza dello Spirito Santo - Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste - Seconda Parte (2/5)

 La presenza dello Spirito Santo

Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste

 Seconda Parte (2/5)

L’attività spirituale secondo la Scrittura

Quanto all’essenza della realtà spirituale, chi dice spirito dice le funzioni più alte della vita: il pensare, il sapere, il concepire, il giudicare, il ragionare, l’intuire, il riflettere, il volere, il decidere, lo scegliere, la scienza, la coscienza, la virtù, la morale, la poesia, la religione. Pensiamo all’eterno, all’universale, al totale, all’assoluto, all’infinito, all’immutabile. Pensiamo all’anima, alla persona, all’io, alla società, agli angeli, a Dio. Pensiamo ai misteri della fede, alla grazia, alla speranza, alla carità, alla beatitudine, alla santità. Pensiamo alla vita cristiana. Pensiamo al mistero trinitario del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

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Che Dio sia spirito ce lo dice già la ragione.

Ma la rivelazione cristiana ci insegna che Dio è spirito anche in un altro senso, del tutto ignoto e insospettato alla ragione: Dio è Spirito – ecco lo Spirito Santo – anche come Persona divina che procede da Dio Padre e da Dio Figlio.

Cioè Dio è spirito non solo come sostanza o natura divina, ma anche come Relazione d’origine, cioè procedente dal Padre e dal Figlio.

Immagine da Internet: Battesimo di Gesù, Guido Reni

 

23 giugno, 2023

La presenza dello Spirito Santo - Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste - Prima Parte (1/5)

 La presenza dello Spirito Santo

Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste

Prima Parte (1/5)

Nessun testo religioso dell’umanità come la Bibbia

mostra tanta stima e attenzione allo spirito

senza per questo disprezzare la materia

 

Angelis suis mandavit de te,

ut custodiant te in omnibus viis tuis

Lc 4,10

 

Difficoltà nella conoscenza della realtà spirituale

Sappiamo come oggi siano diffusi, anche in ambiente cattolico, l’ignoranza, l’equivoco, il disinteresse, lo scetticismo, la freddezza, l’indifferenza, l’insensibilità, la negligenza, l’incuria o addirittura la derisione, l’irritazione e la ripugnanza per i valori dello spirito, soprattutto per quelli ontologici e più elevati, nei quali la materia, il concreto, la quantità, il tempo o lo spazio non hanno parte. 

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 https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-presenza-dello-spirito-santo-stiamo.html

Noi non abbiamo nella vita presente un’intuizione intellettuale immediata dello spirito in generale, del nostro spirito, degli altri spiriti e tanto meno dello Spirito Santo, così come abbiamo la conoscenza della natura delle cose materiali, del nostro corpo o degli altri corpi fuori di noi. Abbiamo però la coscienza degli atti del nostro spirito, come il sapere, il pensare, il ragionare, il volere, il decidere. 

E ci accorgiamo dell’esistenza di altri spiriti dal contatto con le altre persone, che ci manifestano di essere animate da uno spirito. Chiedendoci qual è la causa del mondo dello spirito, scopriamo l’esistenza di Dio come Spirito Assoluto. 

Immagine da Internet: Caravaggio

 

21 giugno, 2023

Sulla questione dell’etere

 Sulla questione dell’etere

La questione dell’etere non è di poco conto

Ultimamente nel dialogo con i Lettori ho avuto modo di discutere sulla questione dell’etere. L’argomento offre un interesse riguardo al rapporto della fisica sperimentale con la cosmologia filosofica e la metafisica, perché la nozione di etere (aithèr) risale ad Aristotele[1], il quale credeva che la materia dei corpi celesti fosse più nobile di quella dei corpi terrestri e tale per cui la forma circolare esaurisce tutta la sua  forza formativa nella sua materia, sicchè questa, a sua volta, non era più disponibile a mutar forma, ma esauriva tutta la sua potenzialità  nell’esser formata dalla sua forma, a differenza delle forme e delle materie di questa terra, le quali cambiano rispettivamente materia e forma nel processo del divenire, della generazione e della corruzione.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/sulla-questione-delletere.html


Albert Einstein, con la sua teoria della relatività, supererà questa concezione dell'etere, almeno nel suo aspetto grossolano, sostituendolo però di fatto con una nuova considerazione dello spazio dotato di specifiche proprietà fisiche che escludono la possibilità del vuoto assoluto


 

 

Newton non sapeva adattarsi ad ammettere l’esistenza dello spazio vuoto, che per lui non era un accidente dei corpi, ma un’entità ad essi precedente nella quale sono collocati, per cui, al fine di conferire a questa entità da lui immaginata una dignità ontologica, riesumò il concetto dell’etere, come etere cosmico



L’etere nelle visioni di Steiner non è più ciò che hanno inteso Aristotele, Cartesio, Newton, Young o Fresnel, un semplice elemento della natura fisica, a prescindere dal fatto che l’etere esista o non esiste.

Per Steiner l’etere non solo esiste, ma assume lineamenti misteriosofici ed esoterici, diventa un principio divino della formazione della materia, della vita, dell’esistenza e della condotta umana, tale da sostituire i dati in merito della scienza, della filosofia, della morale, della teologia e della fede cristiana

Immagini da Internet:
- A. Einstein
- I. Newton
- R. Steiner

20 giugno, 2023

Trattato sugli Atti umani - P. Tomas Tyn - Lezione 2 (2/2)

 

 Trattato sugli Atti umani

P. Tomas Tyn

Lezione 2 (Parte 2/2)

P.Tomas Tyn, OP - Corso “Atti Umani” - AA.1986-1987 - Lezione n. 12 (A-B)

Bologna, 20 gennaio 1987 - Fine Ultimo n. 12 (A-B)

http://www.arpato.org/corso_attiumani.htm

 

… invalida il matrimonio … non è facile …

Sì. E’ molto importante anche, sì, è molto importante. Però lì forse la distinzione, cioè penso, anzi sono convinto che la distinzione è quella tra l’aspetto giuridico e morale, Cioè quella persona

… anche nel campo morale …

Non lo intravvedo. Perché, vedi, in questo campo bisogna che ci pensi ancora meglio. Ma, per adesso non intravvedo molto questa possibilità. Lì il conflitto si verifica veramente tra il giuridico e il morale. Cioè, non è lecito contrarre il matrimonio condizionato, anche solo moralmente da minacce o cose del genere, son cose orrende che talvolta effettivamente si verificano, genitori che costringono i figli proprio a contrarre un matrimonio contro la loro volontà.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/trattato-sugli-atti-umani-p-tomas-tyn_20.html

Alimenti nel Medioevo

 

Riguarda la concupiscenza, S.Tommaso analizza il suo influsso appunto sulla volontà. Cioè succede che qualcuno agisca spinto da una forte concupiscenza. Concupiscenze che poi generalmente, come materia della temperanza, sono legate a questo duplice istinto fondamentale della conservazione della vita dell’individuo e della specie, cioè l’istinto nutritivo e l’istinto sessuale, procreativo.

Può succedere che qualcuno agisca spinto da una fortissima passione. In quel caso che cosa succede? Per esempio, uno che ha molta, ma molta fame. Se per sfamarsi compie un peccato, certamente agisce male. Però agisce spinto dalla passione.

Allora, la questione è questa. La spinta passionale concupiscente scusa dal peccato, attenua il peccato? Diminuisce la responsabilità morale, diminuisce in qualche modo il volontario perfetto o lo aumenta o che cosa succede esattamente? 

 

Mare in tempesta, Turner

La tesi di S.Tommaso è sorprendente. La tesi è questa: la concupiscenza non causa l’involontario, ma addirittura contribuisce a rendere l’atto più volontario.

La differenza tra chi agisce per concupiscenza e chi agisce per paura è questa. Nel caso di chi agisce per paura, rimane attualmente la ripugnanza della volontà in astratto, almeno in astratto; c’è la volontà ripugnante a fare ciò che si fa, a gettare la merce. 

Il commerciante che, in pericolo di vita deve gettare la merce a mare, insomma, si sente a disagio, velleitariamente vuole, anche se poi di fatto butta volentieri anche la merce a mare pur di salvarsi. Ma per il resto gli rimane un minimo di ripugnanza con ciò che fa. Invece, in chi agisce per concupiscenza, è annullata ogni ripugnanza. Cioè la volontà vuole ciò che desidera anche la concupiscenza.


Immagini da Internet

19 giugno, 2023

Trattato sugli Atti umani - P. Tomas Tyn - Lezione 2 (1/2)

 

 Trattato sugli Atti umani

P. Tomas Tyn

Lezione 2 (Parte 1/2)

P.Tomas Tyn, OP - Corso “Atti Umani” - AA.1986-1987 - Lezione n. 12 (A-B)

Bologna, 20 gennaio 1987 - Fine Ultimo n. 12 (A-B)

http://www.arpato.org/corso_attiumani.htm

Nella questione VIII della I-II, Quaestio est de voluntario, ossia si trattava appunto di vedere in che cosa consista il volontario. Abbiamo detto che volontario è ciò cui il principio è interiore al soggetto operante con una certa conoscenza del fine. Il volontario si dirà poi perfetto, quando la conoscenza del fine è perfetta, ossia formale. La conoscenza astratta contraddistingue i soggetti dotati di volontario perfetto, ossia di responsabilità morale, perchè poi le due cose coincidono assolutamente.

Quindi libero è solo il soggetto che conosce il fine formalmente in astratto e quindi è capace non solo di essere diretto e mosso al fine, ma anche di dirigere se stesso al fine. Questa mozione da sé al fine, disporre se stesso al fine, è qualche cosa di caratteristico, di proprio degli agenti dotati del volontario perfetto. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/trattato-sugli-atti-umani-p-tomas-tyn_19.html

 

La questione sollevata da S.Tommaso è questa: se la volontà possa subire violenza, se è possibile che la volontà subisca violenza. E la distinzione che si impone è questa: anzitutto il volontario si distingue in due grandi ambiti: c’è il volontario elicito e il volontario imperato.

Elicito è il volontario posto come atto dalla stessa volontà; imperato è quell’atto che non è posto dalla volontà stessa, ma da una altra facoltà mossa dalla volontà, cioè la volontà muove un’altra facoltà, che pone quell’atto. 

Per esempio, un atto di amore di Dio è un atto elicito dalla volontà, la volontà stessa che ama il Signore. Invece l’atto di fare una passeggiata è un atto imperato; la volontà comanda alle gambe di muoversi e di fare una passeggiata. Ecco il volontario elicito e quello imperato.

 

Per quanto riguarda gli atti imperati, non c’è dubbio che essi possono essere impediti con violenza. Se qualcuno mi lega, c’è poco da fare, io posso imperare alle mie gambe di fare una piacevole passeggiata e non ci riuscirò. Quindi ovviamente gli atti imperati sono impedibili, nell’effetto esterno, dalla violenza.

Quanto agli atti eliciti, invece, è assolutamente impossibile che la volontà subisca qualsivoglia violenza. Questo proprio perchè l’atto del volontario elicito, cioè l’atto stesso della volontà, procede da un principio interno e conoscente. Invece ciò che è estorto, coatto, costretto, necessitato, procede non da qualche cosa di interno, ma da qualche cosa di esterno.

 

C’è un corollario, l’ad primum, che riguarda la mozione divina della volontà. S.Tommaso insiste su questo fatto, che Dio muove la volontà con una efficacia infinita ed infallibile, però nel contempo rispettando l’essenza del moto volitivo.


Immagini da Internet:
- La passeggiata, Renoir
- Santa in preghiera, dipinto del XVII sec. 

17 giugno, 2023

La mente e il cervello (Lezione tenuta all’Università di Parma il 26 ottobre 2010) - Terza Parte (3/3)

 La mente e il cervello

Terza Parte (3/3)

(Lezione tenuta all’Università di Parma il 26 ottobre 2010)*

 

http://www.arpato.org/ 

http://www.arpato.org/studi.htm (P. Giovanni Cavalcoli, n. 59)

 

3.I poteri e i prodotti della mente

          Il linguaggio manifesta il pensiero o le intenzioni. In base alla percezione di alcuni suoni o segni sensibili significativi prodotti dai nostri simili noi comprendiamo in linea di principio un messaggio intellegibile, un noetòn, un qualcosa di astratto dal tempo e dallo spazio e quindi un qualcosa di immateriale - il pensiero -, che però può coinvolgerci con estrema serietà ed interessarci profondamente: pensiamo ad una dichiarazione d’amore o al condannato che ascolta la sentenza del giudice o al fortunato che sente alla TV di aver vinto un premio favoloso.

 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-mente-e-il-cervello-lezione-tenuta_17.html



L’attività conoscitiva che emana dal cervello non può essere prodotta dallo stesso cervello, in quanto è superiore alla stessa attività fisiologica cerebrale. In particolare, la potenza del pensiero non si spiega sufficientemente con le forze della materia e quindi con le semplici attività del cervello, del sistema nervoso e del corpo in genere.

Indubbiamente i dinamismi e le funzioni cerebrali sono capaci nell’animale - ed anche noi siamo animali – di produrre la conoscenza e l’affettività sensibili proprie dell’animale, il che vuol dire che la materia, nel vivente animale, è meravigliosamente e quasi prodigiosamente capace di autotrascendersi ad una certa immaterialità (il lupo conosce non solo questo agnello, ma l’agnello in sé).

 

Ma se la materia è capace di questa meraviglia, lo fa pur sempre non in quanto materia, ma in quanto animata dalla forma psichica, per cui essa resta pur sempre materia, le cui forze e prestazioni - come è dimostrato dai corpi inanimati - stanno infinitamente al di sotto di ciò che può produrre la mente animale ed ancor più la mente umana, cioè tutti i valori teorici e pratici che ho elencato brevissimamente sopra.

Il cervello produce attività fisiche, che sono oggetto della neurofisiologia cerebrale e più in generale della scienza sperimentale; ma i prodotti del pensiero, come abbiamo visto, sono immateriali e denotano la presenza attiva nel cervello  di un’energia o di un potere vitale produttivo ben superiore a quanto il semplice cervello può fare con le sue attività proprie empiricamente constatabili. Da qui la necessità di ammettere, sia pur sempre immanente al cervello, la presenza di una causa che spieghi la superiore potenza delle attività del pensiero e della volontà, una causa veramente proporzionata all’effetto.

 

Immagini da Internet

16 giugno, 2023

La mente e il cervello (Lezione tenuta all’Università di Parma il 26 ottobre 2010) - Seconda Parte (2/3)

 La mente e il cervello 

Seconda Parte (2/3)

(Lezione tenuta all’Università di Parma il 26 ottobre 2010)*

 

http://www.arpato.org/ 

http://www.arpato.org/studi.htm (P. Giovanni Cavalcoli, n. 59)

 

II. Princìpi metodologici

1.Metodo sperimentale e metodo filosofico

          Lo studio del cervello viene condotto con un metodo diverso da quello usato per l’indagine sulla mente. Il primo è il metodo scientifico-sperimentale; il secondo è il metodo razionale-filosofico. 

 

          Tanto la scienza sperimentale quanto la filosofia partono dai sensi applicando il metodo induttivo o a posteriori (dall’effetto alla causa). Il metodo sperimentale si applica esclusivamente ad una realtà materiale-sensibile. Il metodo filosofico invece, pur partendo dall’esperienza sensibile, mediante l’applicazione del principio di causalità giunge ad affermare una causa immateriale, oggetto della pura ragione.

 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-mente-e-il-cervello-lezione-tenuta_16.html

 

 

Il linguaggio manifesta la capacità propria dell’uomo di cogliere contenuti conoscitivi immateriali

 

Questo agnello certamente è materiale; ma l’agnello, come essenza pensata o concepita, non è materiale, prescinde dallo spazio e dal tempo, non muta e vale sempre dovunque per ogni pensante. 

 

Il che dà peraltro la possibilità di comunicare tra gli uomini nel linguaggio, perché tutti pensano la stessa cosa, che vale per tutti,

 

per cui uno stesso pensiero mediante il linguaggio passa da una mente all’altra senza allontanarsi dalla mente di chi parla.

 

 

Struttura del cervello

E’ noto il rapporto del linguaggio col cervello. 

Il linguaggio ha una base cerebrale nella memoria delle parole, memoria che a sua volta è garantita dalla funzionalità dei centri cerebrali della memoria, la quale funzionalità, se compromessa, come sappiamo bene, impedisce al soggetto in modo più o meno grave l’uso del linguaggio.

 

Naturalmente non esiste solo il linguaggio verbale, ma anche quello poetico o artistico. Pertanto si devono ammettere centri cerebrali che consentono l’esercizio anche di questo tipo di linguaggio e la scienza li ha effettivamente scoperti.


Immagini da Internet