31 maggio, 2021

Che rapporto intercorre fra lo Spirito Santo e il demonio? La dinamica del cristianesimo - Prima Parte (1/4)

  Che rapporto intercorre fra lo Spirito Santo e il demonio?

La dinamica del cristianesimo

Prima Parte (1/4)

 

Il Figlio sarà sottomesso a Colui

che gli ha sottomesso ogni cosa,

perché Dio sia tutto in tutti

I Cor 15,28

 

Dio ci ha fatto conoscere il disegno

di ricapitolare in Cristo tutte le cose,

quelle del cielo come quelle della terra.

Ef 1,10

 

Egli lo ha esaltato perché

nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi

nei cieli, sulla terra e sotto terra

Fil 2.10

Domande di fondo 

Che rapporto c’è fra la buona volontà di una persona e la cattiva volontà dell’altra? Che rapporto c’è tra la Persona dello Spirito Santo, che è Spirito di verità, di amore, di vita e di santità, con lo spirito della menzogna, dell’odio, della malvagità e dell’omicidio? Qual è l’azione dello Spirito nei confronti di Satana? E qual è l’azione di Satana nei confronti dello Spirito? Esiste un dialogo?

Qual è stata la parte dello Spirito Santo e quella del demonio nell’opera della Redenzione?  Qual è la parte dello Spirito e quella di Satana nella vita della Chiesa? Come dobbiamo pensare la vittoria e il dominio dello Spirito Santo su Satana? Come e perché Dio si serve del demonio per la nostra salvezza e santificazione?

E noi creature umane come dobbiamo atteggiarci nei confronti di questo rapporto, che comporta il fatto che lo Spirito Santo ci attira a Sé con la sua bontà, mentre il demonio ci seduce e ci tenta?

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Origene intuì che la ricapitolazione (apokefalàiosis, Ef 1,10), che egli chiamò “apocatastasi” (apokatastasis) è la riunificazione operata dallo Spirito Santo di ciò che all’inizio della creazione era unito e che era stato infranto e diviso dal peccato, ma nel concepire questa riunificazione commise due errori: primo, la concepì platonicamente come semplice ritorno all’unità iniziale e non come superamento e, secondo, di conseguenza, non tenne conto del fatto che nell’unità finale ossia nella riconciliazione escatologica dell’uomo con Dio, è presente eternamente il male – da qui l’esistenza dell’inferno -, che invece non è presente all’inizio.




Spinoza, per il quale il male è male per gli uomini, ma non agli occhi di Dio, per il quale tutto è bene: 

un povero pretesto per infischiarsi del dramma dei sofferenti e di «coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra della morte» (Sal 107, 10).


D’altra parte, è assurdo calcare talmente sulla realtà del male da vederne l’origine addirittura in Dio: 

un bel pretesto per scaricare su Dio le proprie colpe. 

Qui abbiamo un Dio del sì e del no, che approva tanto il bene che il male, perché, come ci spiega Hegel, «essendo il male la stessa cosa che il bene, proprio il male non è male, né il bene è bene, ma piuttosto sono tolti e superati ambedue».

 

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30 maggio, 2021

IL PROGETTO DEL DEMONIO La prospettiva di Satana e quella di Gesù Cristo

IL PROGETTO DEL DEMONIO 

La prospettiva di Satana e quella di Gesù Cristo 

 

Ognuno di noi, come ci rivela la Bibbia e possiamo farne esperienza noi stessi, siamo per tutta la vita e in ogni momento della nostra giornata, oggetto di attenzione e d’interesse, destinatari di messaggi, di proposte, istruzioni, suggerimenti, sollecitazioni, esortazioni, inviti, consigli, comandi, lodi, rimproveri, minacce e promesse da parte di due persone invisibili, la cui presenza viva ed operante avvertiamo nell’intimo della nostra coscienza. 

Si tratta della presenza sottile, non sempre facilmente percettibile, ma  costante di due misteriose persone invisibili al senso ma non all’intelletto e alla coscienza, che hanno libero accesso alla nostra coscienza, persone che ci interpellano e cercano di persuaderci argomentando oppure chiedono che crediamo in loro, esibendo prove di credibilità, persone che a volte ci piacciono ma a volte  ci infastidiscono, persone che a volte ci attirano, ma a volte ci ripugnano, persone che ci chiedono a volte con insistenza di essere ascoltate, restando a noi la possibilità di ascoltarle o non ascoltarle;  due persone che si contendono senza sosta il nostro plauso e il nostro destino, persone che ci assicurano di guidarci alla nostra felicità, l’una in competizione con l’altra, e ci obbligano a prender posizione, a vagliare, discernere, esaminare e valutare, a fare scelte precise, ad accettare o rifiutare, ad acconsentire o a dissentire. Una è Gesù Cristo, l’altra è il demonio. 

A noi la scelta di seguire o l’una o l’altra di queste due persone.

Link per l'acquisto: https://www.amazon.it/progetto-del-demonio-prospettiva-Satana/dp/9887529656/ref=sr_1_13?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=giovanni+cavalcoli&qid=1622371031&s=books&sr=1-13


 

 

29 maggio, 2021

Sulla identità di genere secondo il DDL Zan

  Sulla identità di genere secondo il DDL Zan

La proposta di legge Zan circa il divieto dell’omofobia si fonda su quella che il DDL chiama «identità di genere», intesa a questo modo: «Per identità di genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso. Si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrisponde al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione».

Questo principio dovrebbe servire a proibire sotto pena di sanzione giudiziaria ogni possibile espressione di odio o di rifiuto delle unioni omosessuali e degli stessi omosessuali. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/sulla-identita-di-genere-secondo-il-ddl.html

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28 maggio, 2021

Severino e Barzaghi sulla questione dell’essere di Dio - Terza Parte (3/3)

  Severino e Barzaghi sulla questione dell’essere di Dio

Terza Parte (3/3)

Barzaghi fra San Tommaso e Severino

Il parmenidismo di Severino lo porta ad una forte polemica contro l’Occidente a sostegno dell’Oriente, perché mentre vede in Parmenide un riflesso del monismo panteista indiano del Sat, l’ipsum Esse, la patria dell’Essere uno, infinito, assoluto, immutabile ed eterno, vede nell’Occidente la patria di quella visione dell’essere come divenire, per la quale esso può essere prodotto e annullato, e quindi di quella visione dell’essere-che-non-è, insomma la patria del nichilismo.

E nell’orizzonte del nichilismo Severino pone anche il cristianesimo con la dottrina della creazione come productio totius entis ex nihilo. Padre Barzaghi, come cattolico, ovviamente non segue Severino in questo rifiuto del cristianesimo, anche se tenta di salvare il dogma della creazione, ma lo fa in un modo sbagliato tentando di accontentare Severino e concependo cioè la creazione non come produzione dal nulla, ma come dipendenza da Dio.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/severino-e-barzaghi-sulla-questione_28.html

 

Fontanellato, 10 maggio 2021

 

Padre Barzaghi ha voluto tentare un accostamento di Severino a Tommaso sulla base della dottrina metafisica dell’essere. 

Come ho detto all’inizio di questo articolo, Barzaghi è stato acuto nell’individuare il punto di contatto nell’ipsum esse.

Ma purtroppo è evidente che il tomismo di Barzaghi è infetto dall’idealismo severiniano, per cui Barzaghi dà la preferenza all’idealismo rispetto al realismo, ponendo, per esprimerci nei termini di Papa Francesco, l’idea al di sopra della realtà, anziché la realtà al di sopra dell’idea. 

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27 maggio, 2021

Severino e Barzaghi sulla questione dell’essere di Dio - Seconda Parte (2/3)

  Severino e Barzaghi sulla questione dell’essere di Dio

Seconda Parte (2/3)

La questione della prassi

Inoltre, l’essere parmenideo, assunto da Severino e da Barzaghi, è un essere che, identificandosi col pensiero, è un essere semplicemente pensato, non è un essere pratico ma semplicemente speculativo, è un essere astratto, che si limita alla causa formale e lascia fuori la categoria del divenire, della causa efficiente motrice e finale, dell’agire e quindi del volere, che fondano la concretezza e la singolarità dell’esistente.

Molto significativo, al riguardo, è il titolo stesso di un libro che Barzaghi dedica al tema della sofferenza: Lo sguardo della sofferenza[1]: il soffrire non è visto come un problema pratico ma speculativo; non si tratta di patire o di agire, ma di guardare. Non si tratta di vincere la sofferenza o di liberarsi dalla sofferenza, ma, senza escludere ovviamente la lotta contro la sofferenza, si tratta in fin dei conti di convivere in eterno con la sofferenza, perché essa è eterna e Dio stesso è beato nella sofferenza. Ecco tutta la piagnucolosa cristologia del Dio che «soffre». La sofferenza c’è anche in paradiso. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/severino-e-barzaghi-sulla-questione_27.html 


Barzaghi, con la palla al piede dell’eternalismo severiniano, non riesce ad emanciparsi da Severino e resta all’interno del suo parmenidismo, finendo col sostenere l’eternità del male di pena e di colpa, pur nella beatitudine della gloria celeste. 

Barzaghi fa leva su di un passo dell’Apocalisse, sul quale è tornato molte volte, benché sia un passo, che, per avallare il suo ottimismo tragico, traduce in maniera sbagliata. 

Si tratta di Ap 13,8. Il testo correttamente tradotto è il seguente: «adorarono la bestia tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato» (kai proskynusin autòn pantes oi katoikuntes epì ghes, u u ghègraptai to ònoma autù en to bibìo tes zoes tu agnìu tu esfragmènu apò katabolès kosmu).


Invece Barzaghi traduce con «Agnello immolato fin dalla fondazione del mondo»

Ora, invece, non è l’Agnello ad essere immolato sin dalla fondazione del mondo, ma è il nome dell’Agnello immolato che è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo.

Non è, dunque, che l’Agnello sia immolato ab aeterno, come dice Barzaghi

Nel libro della vita si parla sì dell’Agnello immolato, ma è sottinteso il riferimento al fatto storico dell’immolazione dell’Agnello, ossia al fatto della crocifissione di Gesù avvenuta 2000 anni fa. 

È quindi falso che il passo biblico voglia affermare che «Cristo è immolato, cioè crocifisso sin dalla fondazione, cioè della creazione del mondo». È falso che «la Rivelazione ci dice che Gesù è immolato gloriosamente nello stesso atto creatore»

Cf.:  Apocalisse 13,8: https://www.vatican.va/archive/bible/index_it.htm

L'adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello immolato.

Immagini da internet:
 
 L’Agnello cristico in piedi sul monte Sion, IV secolo, catacomba dei Ss. Pietro e Marcellino, Roma
 L'Agnello dell'Apocalisse, miniatura dell'870 circa, Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothe

26 maggio, 2021

Severino e Barzaghi sulla questione dell’essere di Dio - Prima Parte (1/3)

  Severino e Barzaghi sulla questione dell’essere di Dio

Prima Parte (1/3)

L’operazione di Padre Giuseppe Barzaghi

L’essere di Severino assomiglia all’ipsum Esse di San Tommaso, ma non è la stessa cosa. È l’essere di Parmenide, che è sì l’ipsum esse, ma è un ipsum esse che esclude l’essere analogo, esclude, cioè, la realtà, la diversità e molteplicità degli enti. È, cioè, un ipsum esse che non ammette con e sotto di sé l’ente composto di essenza ed essere, esclude insomma la creatura.

L’essere parmenideo è identità di pensiero ed essere, identità che vale per l’essere e per il pensare divini, ma non per l’essere come tale, che nella creatura comporta la distinzione fra l’essere e il pensare. Se l’essere come tale è identità di pensiero ed essere, allora ne viene che tale identità si ritroverà nel pensare umano. E così il sapere umano sarà pareggiato al sapere divino e si avrà il panteismo. 

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Per spiegare dunque l’esistenza del mondo occorre usare un complemento d’agente (ab) riferito a Dio e un complemento di provenienza (ex) riferito al nulla. La creatura è creata da (ab) da Dio, ma proviene dal (ex) nulla. Non è creata dal (ab) nulla, perché il nulla non produce nulla, ma è creata da (ab) Dio perché è l’essere che produce l’essere. Essa sta tra Dio e il nulla.

Si può dire con Tommaso che la creatura certo di fatto in sé (in se) è qualcosa, ma da sé (a se) è nulla. Il suo essere non lo ha da sé (esse ab alio), ma da Dio (esse a se). Dio solo esiste da sé e a sé (aseitas). Se Dio non ci fosse, nulla esisterebbe. L’ateismo è un nichilismo. Ecco perché il Padre dice a Santa Caterina «Io sono Colui Che È e tu sei colei che non è», specificando: «devi sapere che te per te non essere». 

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25 maggio, 2021

Papa Francesco ai Domenicani

  Papa Francesco ai Domenicani

In occasione delle celebrazioni dell’VIII centenario della Fondazione dell’Ordine dei Frati Predicatori il Papa ha inviato al Maestro dell’Ordine una Lettera che arreca a tutti noi Domenicani gioia, conforto e incoraggiamento dell’adempimento della nostra missione di annunciatori del Vangelo in vista della salvezza delle anime.

Infatti, come ha voluto il nostro Fondatore San Domenico di Guzmàn, la ragione del nostro esistere è quella di aiutare il Papa nel compimento del suo ufficio di Vicario di Cristo, di Successore di Pietro, di Maestro della Fede e di Pastore universale della Chiesa. E fu lo stesso Papa Onorio III, in una bolla del 1216, a definirci come «pugiles fidei et vera mundi lumina».

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/papa-francesco-ai-domenicani.html

 

Fontanellato, 25 maggio 2021


https://www.op.org/praedicator-gratiae-and-the-grace-of-preaching-in-the-church/

http://www.domenicani.it/lettera-a-quattro-mani-degli-ultimi-maestri-dellordine-sul-capitolo-generale-domenicano

 


24 maggio, 2021

24 maggio – traslazione di san Domenico

24 maggio – traslazione di san Domenico

San Domenico quando fu vicino a morire, manifestando la sua precisa volontà esclamò: “A Dio non piaccia ch’io sia sepolto in altro luogo, che non sia sotto i piedi dei miei frati!”. Fu questa non solo espressione di verace umiltà, ma più ancora di tenero affetto verso i suoi figli, dai quali neppure morto voleva essere separato. Così fu fatto. Ma l’umile tomba, povera e disadorna, in San Niccolò di Bologna, attirava i cuori come celeste calamita, e su di essa si moltiplicavano grazie e miracoli. Allora si pensò di trasportare i preziosi resti in luogo più degno. Questa prima traslazione fu fatta il 24 maggio del 1233, martedì di Pentecoste. Erano presenti molti vescovi, illustri personaggi, il beato Giordano, successore di san Domenico (che ci ha lasciato nel suo Libellus la descrizione dell’evento) e più di trecento frati.

Appena fu smossa la pietra sepolcrale un odore soavissimo cominciò a diffondersi, mentre gli occhi dei figli si bagnavano delle più dolci lacrime. Il sacro corpo fu trasportato in un’apposita cappella e chiuso in un semplice monumento di marmo.

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 http://www.domenicani.it/24-maggio-traslazione-san-domenico/



 Questo monumento fu poi superbamente realizzato da Nicola Pisano, arricchito da Niccolò dell’Arca e da Michelangelo Buonarroti, ed è diventato così uno dei più straordinari sepolcri della cristianità.


 

 

 

 Giubileo dell’ottavo centenario della morte di san Domenico.


http://www.domenicani.it/presentazione-del-giubileo-2021/

 

 

21 maggio, 2021

Maria figlia del Padre e sposa del Padre

  Maria figlia del Padre e sposa del Padre

Che rapporto esiste fra questi due attributi di Maria?

In un mio recente articolo sul mio blog ho dimostrato come la Beata Vergine Maria sia da considerarsi non sposa dello Spirito Santo, come alcuni sostengono e neppure sposa di Cristo, come sostengono altri con una metafora ancora peggiore, ma sposa del Padre per il semplice ed ovvio motivo che lei e il Padre sono i genitori del medesimo Figlio Gesù Cristo.

Lo Spirito Santo è la Persona divina per opera della quale Maria concepisce. Un conto è il Genitore divino e un conto è il Germe divino – lo Spirito –, per il quale il Genitore genera il Verbo incarnato. Lo Spirito è quindi non il Genitore, ma Colui che rende fecondo il seno di Maria, è la Forza vitale fecondatrice per mezzo della quale il Padre genera il Verbo incarnato e Maria lo concepisce nel suo grembo. Il Padre è l’Autore dell’unione ipostatica, per la quale la Persona del Verbo ha assunto nel seno di Maria la natura umana di Cristo. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/maria-figlia-del-padre-e-sposa-del-padre.html

 

 

noi abbiamo diverse vie e disponiamo di diverse modalità di richiesta a Maria di intercedere a nostro favore presso Dio nell’orizzonte del Mistero trinitario
 
 
 
 
 “L’incoronazione della Madonna” - dipinto autografo di Paolo Caliari detto il Veronese
 
 
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19 maggio, 2021

Dalla tribolazione alla sovversione

  Dalla tribolazione alla sovversione

Nel sec.XVIII la compagnia di Gesù fu soppressa dietro alle pressioni della massoneria. Oggi ha rischiato di essere soppressa a causa delle infiltrazioni massoniche.

La Civiltà Cattolica n.4029 del 5 maggio 2018 pubblicò un articolo del direttore Padre Antonio Spadaro dal titolo «La dottrina della tribolazione», che cita una lettera ai Confratelli del 1987 dell’allora Provinciale Padre Bergoglio, di commento ad alcune lettere di Prepositi della Compagnia coinvolti nella drammatica vicenda della soppressione e successiva ricostituzione della Compagnia fra i secc. XVIII e XIX.

L’articolo è molto interessante, perché ci mostra il grande mutamento storico della Compagnia dal sec. XVIII ad oggi. Allora i Gesuiti erano veramente un ostacolo all'ascesa dell'illuminismo e della massoneria, che portò alla Rivoluzione Francese, per cui erano i sovrani infetti da queste ideologie che volevano la soppressione della Compagnia. 

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La Civiltà Cattolica n.4029 del 5 maggio 2018 pubblicò un articolo del direttore Padre Antonio Spadaro dal titolo «La dottrina della tribolazione», 

che cita una lettera ai Confratelli del 1987 dell’allora Provinciale Padre Bergoglio, 

di commento ad alcune lettere di Prepositi della Compagnia coinvolti nella drammatica vicenda della soppressione e successiva ricostituzione della Compagnia fra i secc. XVIII e XIX.






... possiamo certamente vedere in questo poderoso brano dell’enciclica Fratelli tutti la condanna del soggettivismo etico di Rahner:

«Che ogni essere umano possiede una dignità inalienabile è una verità corrispondente alla natura umana al di là di qualsiasi cambiamento culturale. Perciò l’essere umano possiede la medesima dignità inviolabile in qualunque epoca storica e nessuno può sentirsi autorizzato dalle circostanze a negare questa convinzione o a non agire di conseguenza. L’intelligenza può dunque scrutare nella realtà delle cose attraverso la riflessione, l’esperienza e il dialogo, per riconoscere in tale realtà che la trascende la base di certe esigenze morali universali.

Agli agnostici questo fondamento potrà sembrare sufficiente per conferire una salda e stabile validità universale ai princìpi etici basilari e non negoziabili, così da poter impedire nuove catastrofi» (nn.213-214).

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16 maggio, 2021

Appartenenza spirituale e appartenenza giuridica a un Istituto religioso - Dedicato ai giovani alla ricerca della loro vocazione - Terza Parte (3/3)

 Appartenenza spirituale e appartenenza giuridica

a un Istituto religioso

Dedicato ai giovani alla ricerca della loro vocazione

Terza Parte (3/3)

Perché Lutero ha rifiutato la vita religiosa? 

Il religioso, applicando la sua Regola, si impegna a predicare e vivere più intensamente e più perfettamente del secolare il mistero di Gesù Crocifisso, secondo le parole di San Paolo:

 

«Anch’io, fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio» (I Cor 2, 1-5). «Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio» (I Cor 1, 23-24). «La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio» (1, 18).

Accantonando la sapienza umana Paolo naturalmente non intende dire che essa non possa e non debba preparare la conoscenza e l’annuncio del mistero della Croce, tutt’altro: sappiamo con quanta sapienza filosofica Paolo argomenta nel suo discorso all’Areopago o con quanta forza argomentativa nella Lettera ai Romani Paolo fa presente che l’esistenza di Dio si dimostra partendo dalla considerazione delle sue opere (Rm 1,20) o che la legge morale naturale è «scritta nel cuore», ossia nella coscienza degli stessi pagani (Rm 2, 14-15).

Ora è evidente che tutte queste nozioni razionali fanno da irrinunciabile presupposto all’acquisizione della fede in Cristo. Paolo semplicemente intende dire che non dobbiamo ridurre le verità divine soprannaturali a ritrovati dell’umana sapienza, ma dobbiamo considerarle come «manifestazione dello Spirito Santo». La conoscenza di fede presuppone la conoscenza razionale, che fa da preambolo alla fede (praeambula fidei). Ma la realtà creduta non si fonda su di una realtà razionale, ma sulla luce della fede. Questo vuol dire San Paolo.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/appartenenza-spirituale-e-appartenenza_16.html

La vita spirituale e la condotta giuridica di un Istituto religioso convergono nel conseguimento dello scopo dell’Istituto. 

Per esempio lo scopo dell’Ordine domenicano, secondo il famoso motto di San Tommaso d’Aquino, è contemplata aliis tradere: comunicare agli altri i contenuti della divina contemplazione. 

Questo programma si potrebbe ricavare dalla Scrittura, per esempio dall’apparizione di Cristo a San Paolo: «ti sono apparso per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto» (At 26,16) oppure da Giovanni:


 «Ciò che abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita, del quale rendiamo testimonianza, la Vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi, noi lo annunziamo anche a voi perché anche voi siate in comunione con noi. 

La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (I Gv 1, 1-3). Questa è la vocazione domenicana.

 

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14 maggio, 2021

Appartenenza spirituale e appartenenza giuridica a un Istituto religioso - Dedicato ai giovani alla ricerca della loro vocazione - Seconda Parte (2/3)

  Appartenenza spirituale e appartenenza giuridica

a un Istituto religioso

Dedicato ai giovani alla ricerca della loro vocazione

Seconda Parte (2/3)

L’impegno di vita religiosa è una cosa molto seria

Il giovane, cioè, che sente veramente la chiamata, non sente il farsi religioso come la proposta di un consiglio: «fa’ così se credi o se ti pare», ma la sente come un progetto affascinante, rispondente a un bisogno vitale, impellente ed irrinunciabile relativo alla conquista della vita eterna. Così e giustamente sentì Lutero – lo racconta lui stesso – quando avvertì perentoria e indiscutibile la vocazione a farsi monaco, a parte ciò che purtroppo è successo dopo.

Quando Dio chiama alla vita religiosa non ci chiede qualcosa, ma ci chiede tutto: «Figlio, dammi il tuo cuore e i tuoi sguardi siano attenti alle mie vie» (Pro 23,26). Questo vuol dire «lasciare tutto per Lui». Donarsi tutto a Dio, nulla anteporre a Cristo è già dovere di ogni cristiano. È già implicito negli obblighi del battesimo. Il donarsi a Dio proprio del religioso, al di sopra del modo secolare, consiste nel voto di rinunciare, in nome di un più alto bisogno di spiritualità e di una più grande carità, a quei beni secolari, che, nel suo caso, avverte come ostacolo alla soddisfazione di quel bisogno. 

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i veri monaci, proprio nella e dalla loro solitudine con Dio, sono più che mai, come dice Santa Teresa di Gesù Bambino, «nel cuore della Chiesa», 

sanno più che mai comprendere i profondi bisogni e drammi del mondo e farli presenti a Dio intercedendo per la salvezza del mondo


 

La vita religiosa è una questione di amore: né più né meno. Questo lo capì benissimo San Bernardo. È una storia d’amore. 

 

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