Papa Francesco è un antipapa?

 Papa Francesco è un antipapa?

Una critica infondata

Il giornalista Andrea Cionci nel suo blog del 15 dicembre scorso nel sito liberoquotidiano sostiene, seguendo una certa tendenza di sedicenti cattolici, che Papa Francesco è un antipapa, che occupa la sede di Pietro al posto del Papa legittimo, che sarebbe Benedetto XVI, le cui dimissioni sarebbero invalide.

In particolare mi accusa di sostenere l’ortodossia di Papa Francesco valendomi della distinzione, a suo dire male applicata, fra il Papa come dottore privato e il Papa come dottore della fede. Avrei, cioè, attribuito alla prima qualifica del Papa errori dottrinali, riscontrabili nel suo insegnamento come dottore della fede.

Ecco le sue parole:

«Secondo il domenicano Padre Giovanni Cavalcoli, pure, uno dei migliori e più stimati teologi contemporanei, Bergoglio è cattolico, in quanto è papa (poiché il papa è sempre cattolico). Ergo, siccome il papa è uno, ed è Francesco, Benedetto XVI non è più papa. Padre Cavalcoli giustifica le azioni e innovazioni non-cattoliche di Bergoglio dicendo che sono solo “battute”', o “espressioni linguistiche infelici”', o ridefinendole come cattoliche in quanto “fatte dal papa, che non si inganna e non ci inganna”.

L’assurdità del sofisma è patente: immaginiamo due barattoli con scritto “Zucchero” e “Sale”, ma con il contenuto invertito. Secondo il Sofisma, il sapore salatissimo della polvere contenuta nel barattolo “Zucchero” sarebbe solo un leggero difetto dello zucchero, mentre di converso il barattolo con scritto “Sale”, per esclusione, conterrebbe sicuramente del sale».

Il Papa è eletto dai rappresentanti di tutta la Chiesa

Colgo l’occasione altresì per allargare il discorso e toccare il tema trattato da Cionci, che va al di là della critica che egli fa a me: la questione se Papa Francesco è vero Papa o non lo è piuttosto Papa Benedetto. Elenco alcune ragioni a favore di Papa Francesco.

1. Papa Francesco è stato accettato sin dall’inizio dall’intero collegio cardinalizio. Nessun cardinale, neppure coloro che gli sono maggiormente avversari, ha avuto da ridire. Questo significa che evidentemente prima di eleggere il nuovo Papa, i cardinali o chi per loro avevano potuto verificare la validità delle dimissioni di Benedetto. Quindi tutti gli argomenti tesi a dimostrare l’invalidità delle dimissioni di Benedetto non sussistono.

Viceversa, gli antipapi sono sempre stati creati da fazioni politiche o estremiste o dall’intromissione dei sovrani temporali, vivente o morto che fosse il Papa legittimo. Solo l’antipapa dello scisma d’occidente nacque dalla secessione di un gruppo di cardinali, che peraltro, come notò S. Caterina da Siena, lo avevano eletto e gli avevano promesso obbedienza.

La differenza fra il Papa legittimo e l’antipapa è che mentre quello è eletto dalle rappresentanze o dal collegio elettorale che rappresentano tutta la Chiesa, gli antipapi o si sono autoproclamati o sono stati proclamati o imposti solo da una parte o partito o fazione scismatici interni alla Chiesa o a volte anche esterni, semplicemente laicali.

È possibile, per esempio, secondo la testimonianza del card. Danneels, che il gruppo modernista di San Gallo, composto da alcuni cardinali, abbia tramato per far eleggere il card. Bergoglio, ma nel momento in cui egli è stato eletto dal collegio cardinalizio ed ha accettato, è chiaro che l’elezione è stata valida e Francesco è il Papa legittimo.

2. Le dimissioni di Benedetto sono sostanzialmente valide, previste dal Codice, anche se contengono qualche irrilevante errore di forma; ma i suoi intenti sono chiari, altrimenti egli non avrebbe fatto professione di obbedienza al nuovo Papa subito dopo la sua elezione.

Credere che Benedetto si ritenga ancora segretamente Papa in funzione e ritenga invalida l’elezione di Francesco, esprimendosi, come dice Cionci, mediante un linguaggio cifrato, è un teorema ridicolo, degno di chi legge troppi romanzi polizieschi o film di spionaggio, e fa una gravissima offesa anzitutto allo stesso Benedetto, che, ove venisse a conoscenza di una simile irriverente trama da romanzo di fantascienza, se non ne è già venuto, respingerebbe certamente con sdegno tale artificiosa supposizione.

3. Nella declaratio Benedetto dice di rinunciare al ministerium, ma non al munus. Da notare che egli intende munus in un senso diverso da quello usato dal Codice, il quale parla di rinuncia al munus (can.332, §2). Infatti Benedetto dice di non rinunciare al munus. Benedetto dunque è ancora Papa, ma Papa che non esercita il ministerium, che è ormai nelle mani di Francesco.

Il che vuol dire che il Codice per munus intende l’esercizio dell’ufficio petrino e quindi identifica munus e ministerium, mentre Benedetto li distingue nel senso suddetto. Infatti nel Codice non compare ancora questa distinzione, che non ha solo un carattere fattuale, ma anche dogmatico, perchè introdotta da Benedetto ancora nella pienezza della sua autorità apostolica. Ossia con quella distinzione Benedetto ci chiarisce che cosa significa essere Papa come dato di fede.

Fino alla Declaratio il diritto canonico ha sempre identificato munus e ministerium, per cui se un Papa dava le dimissioni, non era semplicemente più Papa. Invece la novità inaudita che ha introdotto Benedetto con la sua distinzione tra munus e ministerium è che d’ora in avanti, il Papa che dovesse dare le dimissioni, resta Papa, Papa semplicemente a riposo, non più esercitante il ministero petrino, che pertanto viene assunto dal suo Successore.

Il fatto dunque che oggi abbiamo due Papi non deve recare scandalo; non è un vulnus all’unicità del Papa voluta da Cristo, purché abbiamo l’avvertenza di distinguere l’essere Papa dal fare il Papa. Anche oggi abbiamo un solo Papa, nel senso che uno solo, Papa Francesco, esercita il ministero petrino, mentre sono in due ad avere il munus.

Come si spiega questa apparente incongruenza tra i due significati di munus? Col fatto che nella Declaratio Benedetto distingue per la prima volta nella storia del dogma dell’essenza del pontificato il semplice essere Papa (munus) dal fare il Papa o agire come Papa (ministerium). Benedetto intende dire che egli resta Papa – Papa emerito -, Papa a riposo, mentre passa il ministerium, ossia l’esercizio dell’ufficio petrino al suo Successore, che è Francesco, il quale ha riconosciuto il titolo di Papa emerito che si è dato Benedetto.

Quindi Papa Francesco è l’attuale Papa in carica e Papa Benedetto XVI è l’attuale Papa emerito, così come lo zucchero sta nel barattolo dello zucchero e il sale nel barattolo del sale.

Risposta alle critiche di Cionci

In riferimento alle parole di Cionci, l’accusa che fa al Papa di avere compiuto “azioni e innovazioni non-cattoliche” è del tutto falsa ed è altrettanto falso che io minimizzerei i supposti errori del Papa, nascondendoli dietro l’etichetta di espressioni “espressioni linguistiche infelici”.

E’ vero che in qualche occasione ho interpretato certe  espressioni estemporanee del Papa come “battute”' o “espressioni linguistiche infelici”, ho parlato anche di «lapsus», ma ho detto queste cose a ragion veduta, trattandosi sì di materie riconducibili esplicitamente o implicitamente, direttamente o indirettamente a materia di fede o di morale, ma che non impegnavano il suo magistero dottrinale, apparendo manifestamente non l’intenzione di insegnare come dottore della fede, ma quella di esternare un’opinione del momento o una sua visione soggettiva o un improvviso pensiero impulsivo. Si tratta però solo di difetti umani, psicologici o di cultura o di linguaggio o caratteriali, che non toccano l’autorità apostolica o il carisma petrino.

Chi volesse qualche esempio non avrebbe che da consultare gli articoli che ho pubblicato sin dall’anno dell’elezione del Papa: dal 2013 al 2014 su Riscossa Cristiana, dal 2014 al 2018 su L’isola di Patmos e dal 2018 ad oggi su questo blog, oppure sul blog duc in altum di Aldo Maria Valli dal 2016 al 2020 o su quello di Eugenio Tosatti in questi ultimi anni. E naturalmente sul mio blog https://padrecavalcoli.blogspot.com/ .

Queste parole a braccio, alle quali mi riferisco, Papa Francesco le ha pronunciate generalmente in sedi improvvisate, non ufficiali e quindi non autorevoli e non magisteriali, ma casuali od occasionali, come interviste con giornalisti a terra o in aereo o libri a stampa o Twitter o telefonate o colloqui privati. Bisogna soprassedere.  

La critica che faccio al Papa non è quella di errare nella dottrina, cosa impossibile, data l’assistenza dello Spirito Santo. Il Papa è l’unico cattolico in tutta la Chiesa, che può peccare contro tutte le virtù, ma non contro la fede. Le critiche che invece gli rivolgo, a parte quelle discutibili su certe sue scelte pastorali o di governo, è la precipitosità o la reticenza nel parlare.

Mi par di notare a volte l’oscillazione fra un’eccessiva loquacità, anche su argomenti profani, e viceversa la reticenza di dire ciò che bisognerebbe dire, soprattutto se di specifica competenza del Papa, tutte cose che non toccano il carisma petrino, tutti difetti dai quali un Papa non è protetto dallo Spirito Santo.

Ho notato in particolare alcune espressioni che si prestano sia a favorire il cattolico che il luterano, ma che nel contempo potrebbero essere interpretate sia contro l’uno che contro l’altro. È vero che a volte ha dei toni che sembrano modernistici e che vengono regolarmente strumentalizzati da costoro. Ma io ho sempre dimostrato come possono essere interpretati in senso cattolico.

Altro difetto è quello di non chiarire o smentire dopo che sono sorti gli equivoci, i dubbi e le false interpretazioni circa quello che ha detto o che si dice che abbia detto. Esempi eclatanti sono stati i disastrosi colloqui con Scalfari e il fatto di non rispondere alla richiesta di chiarimento rivoltagli da ben quattro illustri cardinali a proposito della discussa Amoris laetitiae. Essa non contiene naturalmente errori dottrinali e tuttavia vi sono ambiguità che andrebbero chiarite.  

Se invece consideriamo i documenti ufficiali di alto livello, come le encicliche o le lettere pastorali o apostoliche, troviamo, in mezzo a frasi o dichiarazioni di minor valore, il maestro della fede. A livello di minore autorità ma sempre ufficialmente il Papa parla anche nelle udienze generali, nelle omelie alla Messa e nei discorsi ufficiali. Qui possiamo trovare ogni tanto espressioni poco chiare o che possono generare l’equivoco o fare difficoltà o addirittura ambigue, ma che con un’attenta interpretazione benevola possono ricevere un senso ortodosso.

Nel contempo riconosco volentieri che quando il Papa è in vena e di buon umore, preso dallo Spirito Santo che soffia, sa usare, da consumato oratore e pastore nato, un linguaggio popolare francescano e un tono familiare freschi e spontanei, con accenti poetici e vivaci, pieni di aneddoti coloriti, inventa slogan efficaci ed incisivi, che ripete spesso ed hanno fatto il giro del mondo, è capace di far presa nel cuore di chiunque, sensibile, come si sa, alle più gravi miserie e debolezze e alle ingiustizie patite  dei più fragili e degli ultimi.

P. Giovanni Cavalcoli, OP

Fontanellato, 16 dicembre 2021

 

Quindi Papa Francesco è l’attuale Papa in carica e Papa Benedetto XVI è l’attuale Papa emerito,


così come lo zucchero sta nel barattolo dello zucchero e il sale nel barattolo del sale.

 

Immagini da internet

29 commenti:

  1. Caro p. Giovanni, sostanzialmente sono d'accordo con lei e più volte ho ribadito a Cionci che i suoi articoli sui papi sono fantasticherie degne di un romanzo, "cioncionate". Non condivido il fatto della divisione del munus e ministerium nel papa. In un vescovo qualunque ciò è possibile. Va in pensione non esercita il ministero ma resta sempre vescovo. Lo stesso in che è insignito di un qualunque grado dell'ordine. Nel papa non è possibile in quanto si diventa papa per elezione cardinalizia e non con un sacramento. Che Benedetto possa essere chiamato papa emerito, mi sta bene del resto è vescovo emerito di Roma e il vescovo di Roma è il papa. Mi chiedo: Un papa ha l'autorità di tenere per sé il munus e condere ad altri il ministerium? Il munus pietrino viene dato da Dio in vista del ministero. Una volta che il ministero è dato ad altri, il munus si perde. e questo perché non è possibile che vi siano due papi contemporaneamente. Il termine di "papa emerito" non significa che Benedetto XVI sia ancora papa.Spero e credo che su questo si faccia chiarezza al più presto

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    1. Caro Don Pietro Paolo,
      innanzitutto la distinzione tra munus e ministerium l’ha fatta lo stesso Papa Benedetto nella Declaratio, in quanto ha detto che lui conserva il munus papale, cioè rimane Papa, ma rinuncia al ministerium, cioè all’esercizio dell’ufficio petrino. Quanto a Papa Francesco, è evidente che se ha il ministerium, ha anche il munus, perché per esercitare il ministerium occorre il munus, come a dire che per fare il Papa bisogna essere il Papa. Infatti, attualmente l’unico Papa in esercizio è Papa Francesco, e in questo senso si può dire che Papa Francesco sia l’unico Papa e non sono due.
      Per quanto riguarda l’ufficio episcopale, la cosa è diversa perché l’ufficio episcopale o c’è o non c’è. Quindi, se per esempio il vescovo di Bologna dà le dimissioni, egli non è più vescovo di Bologna. È vero che è chiamato vescovo emerito, ma non nello stesso senso in cui è chiamato emerito il Papa dimissionario. Infatti, a differenza del vescovo dimissionario, il Papa dimissionario resta vescovo di Roma, anche se non esercita l’ufficio, il quale viene trasmesso al nuovo Papa.
      È vero che il vescovo dimissionario resta sempre vescovo, ma non è più vescovo di quella diocesi, che egli non governa più. Invece il Papa, resta Papa, anche se non governa più la Chiesa, cioè non agisce più da Papa.
      È vero che il Papa è Papa in forza di una elezione. Però il chiarimento che ci ha dato Benedetto, circa la permanenza del munus papale, ci induce a pensare che l’essere Papa abbia un effettivo legame necessario col sacramento dell’Ordine. Come infatti si dice: “Tu es sacerdos in aeternum”, così Papa Benedetto, dicendo che egli sarà Papa per sempre, è come se avesse detto: “Tu es Papa in aeternum”. Infatti, ogni Papa è Pietro. Pietro è una figura eterna.
      Se Benedetto, ancora con l’autorità apostolica, ha detto nella Declaratio che egli conserva il munus, non c’è da porsi la domanda se poteva farlo. Se infatti l’ha fatto, con la sua autorità di Papa, vuol dire che poteva farlo.
      Per quanto riguarda il ministerium non è che Papa Benedetto lo abbia concesso a Papa Francesco, ma semplicemente Papa Benedetto ha dato le dimissioni, dopodiché in un conclave legittimo è stato eletto il Successore di Papa Benedetto, che è Papa Francesco. Quindi sia Papa Benedetto che Papa Francesco hanno il munus papale, ma soltanto Papa Francesco ha il ministerium papale.
      Una volta che il ministerium è dato ad un altro Successore di Pietro, il Papa dimissionario, cioè Papa emerito, non ha affatto perduto il munus, perché egli stesso, come ho detto sopra, ha affermato di mantenerlo. In paradiso nessun Papa conserva il ministerium, ma solamente il munus di Papa. Papa Benedetto ci ha rivelato questo aspetto del Papato, che finora non conoscevamo, che aggiunge una nuova luce alla gloria del Papato.
      Papa Benedetto ci ha fatto capire che in realtà possono esistere contemporaneamente due Papi, in quanto entrambi conservano il munus. Se invece consideriamo il ministerium, allora il Papa è uno solo, ed è Papa Francesco.

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    2. Egregio Padre,
      Benedetto XVI conserva il "Munus", mentre rinuncia il "Ministerium".
      Francesco assume il "Ministerium" e, per forza d'inerzia, acquisisce anche il "Munus", sulla base dell'astratta considerazione secondo cui egli non può esercitare il primo senza avere il secondo.
      E' proprio questo il punto!
      Perché Francesco dovrebbe automaticamente acquisire il "Munus" se questo è rimasto in capo a Benedetto XVI ( Canone 331/par. 2 "Si contingat ut Romanus Pontifex rinuntiet muneri suo ...) e se esso (il "Munus") non può essere condiviso?
      Perché attribuirsi il ruolo di interpreti autentici della volontà di Benedetto XVI?
      Perché il "Munus" dovrebbe transitare automaticamente, senza espressa rinuncia e finire condiviso, contro le disposizioni normative del Codice di Diritto Canonico?
      Dalla lettera si risale alla volontà espressa nell'atto giuridico e non procedendo al contrario.
      E se l'atto giuridico è tipizzato dalla legge ad substantiam e la fattispecie concreta non corrisponde perfettamente a quella astratta, l'atto giuridico posto in essere è NULLO!
      Con devozione filiale. Angelo.

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    3. Errata corrige; canone 332/ paragrafo 2; renuntiet.

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    4. Caro Anonimo, pubblico come articolo la mia risposta.

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  2. La ringrazio per la risposta anche se non la condivido. Sono andato a rileggere la "declaratio" della rinuncia e mi pare che Benedetto XVI non faccia alcun cenno al.munus ma parli solo di ministerium a cui stava rinunciando. Sicuramente perché munus e ministerium nel papa sono inscindibili. Il munus pietrino credo che consista nel primato e nell'infallibilita'e non può che essere presente solamente in una sola persona e questa è il papa che esercita il ministero. Di Pietro ce n'è uno solo e non due contemporaneamente e questo per autorità divina.Chi si dimette dall'essere papa perde il ministero e anche il munus perché, come ho detto, papa si diventa per elezione e accettazione dell'eletto e non con un sacramento specifico. Il papa non ha un "carattere" indelebile specifico di papa come lo ha il battezzato o l'insignito dell'Ordine Sacro. Ha un titolo specifico, "Papa", che può mantenere anche dopo la rinuncia. Difatti di papa Benedetto XVI ce n'è uno solo, come di Francesco I ce n'è uno solo. Quindi insigniti del titolo di papa ce ne possono essere anche più di uno. Ma di papa in quanto tale ce n'è uno solo.Per cui a me non dispiace il titolo di papa emerito. Dire che Benedetto mantenga il munus papale insieme a Francesco credo che possa alimentare le farneticazioni eretiche di Minutella e di Cionci e incrementare il numero degli aderenti a quella che può ormai essere chiamata la loro setta. Ho letto proprio adesso l'intervista fatta su Vatican Insider fatta al vescovo mons. Sciacca il 16 agosto 2016 e credo che su questo argomento sia molto illuminante. Ogni bene nel Signore

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    1. Caro Don Pietro Paolo,
      se una persona si attribuisce un titolo, affinchè questa persona non sia un millantatore, bisogna che questo titolo abbia un fondamento reale, sennò si tratta di una pura parola o eventualmente di una espressione scherzosa. Se Papa Benedetto si attribuisce il titolo di Papa, vuol dire che è veramente Papa. Ma Papa, come? Papa che non governa.
      Quindi, vede Don Pietro Paolo, bisogna ammettere una distinzione tra l’essere Papa e fare il Papa.
      Per questo io insisto nel sostenere la distinzione tra munus (essere Papa) e ministerium (fare il Papa). Perché insisto su questa tesi? Su che cosa mi baso? Su questa dichiarazione di Papa Benedetto XVI:

      Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando.

      qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam.

      Cf. https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/la/speeches/2013/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20130211_declaratio.html

      Papa Benedetto parla di una “essenza spirituale” (munus secundum suam essentiam spiritualem) del Papato, dove si vede chiaramente che il munus (cioè l’essere Papa), può essere esercitato in due modi: come Papa emerito patiendo et orando e come Papa regnante o governante (cioè fare il Papa) agendo et loquendo.
      Per quanto riguarda la seconda frase, è evidente che il termine ministerium si riferisce al fare il Papa, ossia al governo della Chiesa, ciò che sta facendo Papa Francesco. In questo senso il Papa è uno solo. Ma se noi consideriamo il munus, dobbiamo ammettere che effettivamente i Papi sono due: uno che esercita e l’altro che non esercita.

      Per quanto riguarda le parole di Mons. Sciacca è evidente che egli si riferisce al ministerium, e allora è logico che non ci possono essere due Papi che svolgono assieme il ministerium, e quindi non ci può essere un Papato condiviso. Tuttavia esiste il munus, che è l’essenza del Papato, che può come non può esercitare il ministero del Papato.

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  3. Riassumiamo la situazione dei domenicani oggi...
    Luisa Piccarreta era terziaria domenicana. Ha scritto 36 volumi sulla Divina Volontà, pur avendo ben la prima elementare come frequentatrice e la seconda elementare come uditrice... I domenicani hanno lasciato che venissero condannati i suoi scritti e messi all'indice dal Santo Uffizio senza muovere un dito. Ora è in corso la causa di beatificazione, ma se era per i domenicani, sarebbe stato sepolto anche il suo ricordo.
    Ad Amsterdam Maria SS, la Signora di tutti i popoli, ha dato il mandato ai domenicani di combattere per la proclamazione del dogma della Corredentrice. Si è visto qualche domenicano in prima linea per portare avanti la questione?
    Oggi giorno abbiamo i seguenti personaggi in prima linea:
    Padre Cavalcoli e Padre Farè sono solerti difensori della legittimità di J.M. Bergoglio, addirittura Padre Farè proclama con video su youtube che è Volontà di Dio celebrare la Messa in unione a Francesco; mentre Padre Cavalcoli si pone come garante dell'autorità imposta dalle forze massoniche e combatte apertamente la messa in vetus ordo.
    Padre Dermine punta un veggente a caso e lo studia fino a distruggerlo fin nel midollo; quando l'opera di demolizione è completata, passa ad un altro, finchè non lo finisce a colpi di discernimento... E fa anche l'esoricsta!
    Non vi lamentate se presto la vostra veste bianca sarà sporca di rosso vermiglio... invece del nero dei calamai che un tempo vi gettavano addosso. La protezione divina non è scontata in campo umano... E le profezie che voi combattete solertemente si compiranno immancabilmente.
    Un giorno non lontano San Domenico potrebbe fornire il vostro abito ad altri provenienti da altri greggi, che riterrà figli più docili di voi!

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    1. Caro Riccardo,
      desidero innanzitutto ringraziarla per l’attenzione e la stima che lei ha per il mio Ordine.
      Lei dovrebbe sapere che la questione delle rivelazioni private è una questione molto complessa e molto delicata, che dev’essere affrontata con un prudente discernimento sotto la sorveglianza dell’autorità ecclesiastica, la quale in questa materia non è infallibile, ma in linea di principio si suppone che essa abbia quella prudenza che ci consente di dare una valutazione sicura.
      Non conosco la vicenda della Piccarreta, per cui non mi sento in grado di esprimere un giudizio. Tuttavia mi compiaccio del fatto che sia in atto la sua causa di beatificazione.
      Per quanto riguarda P. Dermine, so che è un esperto in questioni che riguardano le rivelazioni private e che ha lavorato in questo campo per la Santa Sede. Sono alcuni anni che non ho contatti diretti con questo Confratello, che peraltro gode di una buona fama. Per questo il suo giudizio su di lui mi sembra troppo severo.
      Per quanto riguarda il titolo mariano di Corredentrice, io personalmente lo apprezzo. E lei può verificare il mio pensiero consultando i miei scritti.
      Lei saprà che nel mio Ordine esiste fin dall’origine una devozione speciale per la Madonna, la quale, già all’origine dell’Ordine, ci promise la sua materna protezione fino alla fine del mondo. È vero che purtroppo nel mio Ordine c’è un influsso modernistico; tuttavia dobbiamo mantenere la fiducia in questo Ordine, benedetto dalla Madonna, e confido anche nelle sue preghiere per me e i miei Confratelli.

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    2. Nella parabola del ricco e del povero Abramo risponde "Avete i profeti". Ora di rivelazioni private che denunciano l'apostasia nella Chiesa ce ne sono a decine e possibile che siano tutte sataniche?

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    3. Caro Sconosciuto,
      denunciare l’esistenza di una vasta apostasia può essere un’idea accettabile, benchè si tratti di valutazioni assai difficili da fare. Per esprimere opinioni di questo genere non occorrono necessariamente dei veggenti, ma bastano degli esperti analisti della situazione ecclesiale.
      Per questo, certi toni apocalittici di alcuni veggenti, non è affatto detto che siano ispirati dal demonio. Nello stesso tempo, in quanto si tratta di rivelazioni private, occorre valutarle con prudente discernimento, perché possono contenere degli errori, magari in buona fede.
      In ogni caso, per far chiarezza, è sempre utile il parere dell’autorità ecclesiale. Io sono dell’opinione che, quando il ritorno del Signore sarà imminente, sarà compito del Papa, in quanto Vicario di Cristo, avvertirci per tenerci pronti.

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    4. Caro Sconosciuto,
      denunciare l’esistenza di una vasta apostasia può essere un’idea accettabile, benchè si tratti di valutazioni assai difficili da fare. Per esprimere opinioni di questo genere non occorrono necessariamente dei veggenti, ma bastano degli esperti analisti della situazione ecclesiale.
      Per questo, certi toni apocalittici di alcuni veggenti, non è affatto detto che siano ispirati dal demonio. Nello stesso tempo, in quanto si tratta di rivelazioni private, occorre valutarle con prudente discernimento, perché possono contenere degli errori, magari in buona fede.
      In ogni caso, per far chiarezza, è sempre utile il parere dell’autorità ecclesiale. Io sono dell’opinione che, quando il ritorno del Signore sarà imminente, sarà compito del Papa, in quanto Vicario di Cristo, avvertirci per tenerci pronti.

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  4. importante errata corrige! Dove ho scritto Padre Farè leggere non il povero Padre Farè che è carmelitano ma Padre Francesco Maria Marino OP

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  5. Secondo me, il commento del Sig. Riccardo può essere preso come esempio di un errore che vedo che molti fanno: quello di generalizzare, di estrapolare un giudizio definitivo da una singola vicenda personale per giudicare la totalità del gruppo. Nel caso, la vicenda di Picarretta o Padre Dermine (dei quali io non so nulla) per criticare l’Ordine Domenicano. Passando ad un altro livello, si critica ( e odia perfino) la “Chiesa” per questa e quella vicenda o fenomeno storico (la “conqusita” del nuovo mondo, l’”Inquisizione”; ecc..). In realtà, prima d tutto è spesso difficile conoscere bene il contesto storico, poi la mentalità dell’epoca e del luogo, poi l’argomento della discussione. Le presunte “colpe” di quello o quell’altro non dovrebbero essere riversate su tutti i membri di quell’ordine né tantomeno della Chiesa di cui anche io faccio parte. Meno male che Dio vede tutto, anche la buona fede di chi fa errori, e “sa contare solo fino a uno” come si dice.

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    1. Caro Alessandro,
      condivido senz’altro le sue considerazioni.
      Una generalizzazione può essere accettabile nell’ordine delle cose buone, ma è certamente sconveniente quando la si fa nelle cose cattive. Indubbiamente è cosa pregevole riuscire a dare giudizi complessivi su situazioni complesse, come può essere la situazione della Chiesa. Tuttavia è chiaro che per esprimere questi giudizi di insieme occorre una adeguata informazione, criteri validi e prudenza nel giudicare, sempre nella consapevolezza di poter sbagliare e quindi sempre pronti ad ascoltare i pareri degli altri, soprattutto se esperti in materia.

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  6. Caro Padre Cavalcoli,
    permettetemi una semplice domanda, forse derivante dalla mia ignoranza in materia. Perché si esprimi al plurale, quando parli delle "dimissioni" di Benedetto, e non al singolare?
    Quoto: "Le dimissioni di Benedetto sono sostanzialmente valide..."
    Io sono spagnolo, quindi: forse è solo la mia poca conoscenza della lingua italiana?
    Grazie.

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    1. Caro Ruben,
      perché il “dare le dimissioni” è un uso tipico della nostra lingua italiana.

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  7. Buonasera,
    se posso permettermi, leggendo la declaratio, l'accenno al pregare e al patire riguarda una "spiritualità pontificale" che il Papa emerito vuole coltivare, in comunione con Papa Francesco e ad adiuvandum dello stesso. No c'è nessuna distinzione tra munus e ministerium nel papato, nè BXVI avrebbe potuto costituirla, essendo di diritto divino. Non c'è alcun carisma come nel caso del Vescovo. Se un'innovazione ha compiuto è stata quella di delineare la figura del Papa emerito (su cui si basa l'equivoco dei due papi), con il servizio della preghiera "nel recinto di San Pietro" "in un nuovo rapporto con la sede al di fuori della concreta sostanza giuridica dell'Ufficio". D'altronde lo stesso BXVI dice chiaramente che il Papa è uno solo (senza alcuna distinzione tra munus e ministerium, quindi). Peraltro al di là della ricostruzione che mira a screditare gli atti esterni di BXVI, privilegiando un misterioso codice segreto, in vista del quale il primo getterebbe divisione e scompiglio consapevolmente nella Chiesa per sradicare il presunto loglio (in maniera poco evangelica), una dichiarazione di sede impedita equivarrebbe al via libera per una nuova valida elezione. Quì alcuni apporfondimenti suggeriti certamente dalla reale visione di BXVI: https://www.progettocanonicosederomana.com/blog Auguri

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    1. Caro Armando,
      Papa Benedetto nella Declaratio, mentre dice di rinunciare al ministerium inteso come effettivo governo della Chiesa, ora nelle mani di Papa Francesco, parlando del munus papale come "essenza del Papato", ne ha distinto due modalità d'esercizio, una di tipi spirituale, che ha riservato a sè e l'altra di tipo giuridico, ossia il governo della Chiesa, ora esercitato da Papa Francesco.
      Certamente l'istituto del Papato è di diritto divino. Ma la distinzione fatta da Benedetto fra munus e ministerium, fra Papa emerito e Papa regnante entera ovviamente nell'orizzonte del pontificato e quindi non intacca per nulla il diritto divino. D'altra parte, entra nel potere magisteriale del Papa esplicitare i contenuti della fede. Ora è chiaro che il Papato è un dato di fede. Dunque la distinzione fra munus e ministerium fatta da Benedetto è un'esplicitazione dogmatica dell'essenza del Papato. La distinzione si pone all'interno del medesimo carisma petrino. Non c'è alcun problema ad ammettere due Papi distinguendo Papa emerito e Papa regnante. Occorre precisare però che, se si tratta di ministerium, ossia del governo della Chiesa, qui il Papa è uno solo. Questo ha inteso dire Benedetto quando ha detto che il Papa è uno solo. Mentre quando ha detto di essere Papa per sempre si è riferito al semplice munus.

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  8. Caro Padre Cavalcoli,
    Mi permetto di segnalare due passaggi di un articolo del professor Roberto de Mattei dell'11 aprile 2018. Forse questi testi li conoscete già. Ma mi permetta di ricordarli, per vedere se le suggeriscono ulteriori commenti oltre a quelli che ha già fatto sull'argomento.
    "Per democratizzare la Chiesa, i novatori cercano di spogliarla del suo aspetto istituzionale, e di ridurla ad una dimensione puramente sacramentale. E’ il passaggio dalla Chiesa giuridica alla Chiesa sacramentale o di comunione. Quali sono le conseguenze?Sul piano sacramentale, il Papa, come vescovo,è uguale a tutti gli altri vescovi. Ciò che lo pone al di sopra di tutti i vescovi e gli conferisce un potere supremo, pieno ed immediato su tutta la Chiesa, è il suo ufficio giuridico. Il MUNUS specifico del Sommo Pontefice non consiste nel suo potere di ordine, che egli ha in comune con tutti gli altri vescovi del mondo, ma nel suo potere di giurisdizione, o di governo, che lo distingue da ogni altro vescovo. L’ufficio di cui il Papa è titolare non rappresenta un quarto grado dell’ordine sacro dopo il diaconato, il sacerdozio e l’episcopato. Ilministero petrino non è un sacramento, ma è un ufficio, perché il Papa è il Vicario visibile di Gesù Cristo. La Chiesa-sacramento dissolve, con la visibilità della Chiesa, il Primato di Pietro".
    "Benedetto XVI aveva la facoltà di rinunciare al pontificato, ma avrebbe dovuto, di conseguenza, rinunziare al nome di Benedetto XVI, alla veste bianca e al titolo di Papa emerito: in una parola avrebbe dovuto cessare definitivamente di essere Papa, lasciando anche la Città del Vaticano. Perché non lo ha fatto? Perché Benedetto XVI sembra convinto di essere ancora Papa, anche se un Papa che ha rinunciato all’esercizio del ministero petrino. Questa convinzione nasce da una ecclesiologia profondamente erronea, fondata su di una concezione sacramentale e non giuridica del Papato. Se il munus petrino è un sacramento e non un ufficio giuridico, ha un carattere indelebile, ma in questo caso sarebbe impossibile rinunciare all’ufficio. La rinuncia presuppone la revocabilità dell’ufficio ed è quindi inconciliabile con la visione sacramentale del Papato. Giustamente il card. Brandmüller giudica incomprensibile il tentativo di stabilire una specie di parallelismo contemporaneo di un papa regnante e di un papa orante: 'Un papato ‘bicipite’ sarebbe una mostruosità'. 'Il diritto canonico non riconosce la figura di un Papa emeritus”; “Il dimissionario per conseguenza – afferma il card. Brandmüller- non è più né vescovo di Roma né Papa e neppure cardinale'."
    (cf. https://www.corrispondenzaromana.it/tu-es-petrus-la-vera-devozione-alla-cattedra-di-pietro/)

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    1. Caro Silvano,
      La questione posta da De Mattei effettivamente è molto seria, cioè egli si pone il problema del rapporto dell’ufficio petrino con l’aspetto sacramentale e giuridico della Chiesa. Giustamente egli afferma che l’ufficio petrino è una istituzione giuridica, e di fatti esso è di diritto divino.
      Il punto sul quale non sono d’accordo con De Mattei è l’accusa che egli fa a Papa Benedetto XVI di essere influenzato da una concezione soltanto sacramentale e non giuridica della Chiesa, cosa che non risulta assolutamente.
      Un punto delicato è il rapporto tra episcopato e papato. De Mattei ha ragione quando dice che il papato non è un quarto grado del Sacramento dell’Ordine, al di sopra dell’episcopato. Eppure Papa Benedetto, ha detto di rimanere Papa per sempre, benchè non più in esercizio. Che cosa ha inteso dire? Il nostro pensiero non può non andare al “Tu es sacerdos in aeternum”.
      Qui io esprimo una mia opinione. E cioè che questa convinzione, che Papa Benedetto ha di essere comunque rimasto Papa, benchè non governando la Chiesa come Papa, deve in qualche modo essere collegata col suo sacerdozio episcopale. Pertanto la tesi di De Mattei, secondo la quale Papa Benedetto, smettendo di svolgere il suo ministero petrino, non sarebbe più Papa, entra in netto contrasto con quanto Benedetto ha detto di se stesso.
      Indubbiamente, guardando la storia, per esempio al caso di Celestino V, sappiamo tutti che, una volta dimessosi dal ministero petrino, abbandonò il nome di Celestino V e riassunse il suo nome da monaco, ossia Pietro.
      Ora, in questo caso di Papa Benedetto, una considerazione puramente storica non è sufficiente per dare un giudizio circa il valore di quanto Papa Benedetto ha detto di se stesso, come Papa emerito. Infatti nostro dovere di cattolici, davanti a una dichiarazione del genere, non dev’essere quello di citare quello che è successo nel passato, ma è quello di accogliere con fiducia quello che Benedetto stesso ha dichiarato, ancora vigente la sua autorità di Papa in esercizio.
      L’idea di Papa Benedetto, tra l’altro, ci suggerisce una cosa molto bella, e cioè che i Papi che si trovano in paradiso, benchè ovviamente non governino più la Chiesa, in forza del loro carisma papale, che non hanno perduto, ma che dura in eterno, svolgano una preziosa azione di assistenza del Papa regnante su questa terra.
      Se invece fosse vera la tesi di De Mattei, che non sono più Papi, ci sfuggirebbe la preziosità di questa deduzione, che possiamo fare dal concetto di Papa emerito.
      Per quanto riguarda l’aspetto giuridico, anche il Papa dimissionario non perde il munus giuridico di essere Papa e addirittura lo conserva per l’eternità in paradiso. I Papi defunti, e quindi anche i Papi emeriti, rimangono successori di Pietro per sempre, anche in paradiso o all’inferno.
      Riguardo al riferimento all’attuale Diritto Canonico, il fatto che la figura del Papa emerito non sia presente non vuol dire niente, perché il Diritto Canonico non contiene tutte le leggi possibili ed immaginabili, ma solo quelle leggi che finora il Papa sancisce, ma nessuno impedisce ad un Papa successivo di istituire una nuova legge o una nuova figura giuridica, a sua discrezione, in conformità al mandato di legare e di sciogliere, che Cristo ha affidato a Pietro.
      Papa Francesco recentemente ha dichiarato che il papato emerito è stato istituito da Papa Benedetto.

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  9. Dunque tu sei Re? Tu lo dici.
    Dunque Benedetto è ancora Papa,è stato ammesso che lo è ancora seppurbin una forma diversa. Il Papa può essere uno solo. Se Benedetto è Papa e il Papa può essere uno solo di conseguenza il vero Papa è Benedetto.
    Quando Pietro,dopo essere stato liberato dal carcere, lascia Gerusalemme per andare a Roma e Giacomo prende le redini della chiesa di Gerusalemme quest'ultimo NON diventa capo della Chiesa, è a capo solo della Chiesa di quella città. Invece Pietro,pur recandosi a Roma,rimane capo della Chiesa Universale e quindi anche della Chiesa di Gerusalemme.
    Tradotto: anche se Giacomo-Bergoglio fa il vescovo di Roma il Vicario di Cristo,il Primate della Chiesa Cattolica RIMANE sempre e comunque Pietro-Ratzinger.
    Leggete il capitolo 21 di Giovanni,capitolo profetico...Roma è la sede del martirio e Benedetto lo sta vivendo

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    1. Caro Cristiano,
      la soluzione della questione su chi è oggi a governare la Chiesa, sulla cattedra di Pietro, non la può ricavare dalla Sacra Scrittura, ma semplicemente dalla constatazione dei fatti e cioè dal fatto che Papa Benedetto ha dato le dimissioni e al suo posto è stato eletto legittimamente Papa Francesco, al quale Benedetto ha fatto professione di obbedienza, considerandosi Papa emerito, titolo che gli ha riconosciuto anche Papa Francesco.

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  10. Rev.do Padre,
    naturalmente non ho nessuna intenzione di entrare in polemica ma,dal mio punto di vista, credo che dalla scrittura,che è Parola di Dio,si possa evincere che Gesù ha stabilito UN solo Pietro a capo della sua Chiesa.
    Se Benedetto è ancora Papa,seppur emerito,non può essercene un secondo e se ci sono 2 persone col titolo di Papa è chiaro che la "precedenza" va data al primo di questi cronologicamente eletto.
    A questo punto Benedetto dovrebbe rinunciare al titolo di Papa in quanto potrebbe,paradossalmente, essere lui l'antipapa.
    Poi sappiamo che "emerito" può avere anche un significato nascosto ma non voglio,come detto,essere polemico.
    come semplice cristiano mi pongo effettivamente delle domande e credo che Benedetto sia Papa,ancora Papa...perciò mi chiedo se Francesco lo sia davvero.
    Ed esiste una seconda problematica: molti atti di Bergoglio non sono cattolici e nutro dei forti dubbi sulla sua vita di fede e preghiera,chi lo ha mai visto con un breviario o un rosario in mano o in adorazione? Forse rimangono episodi sporadici a favore di telecamera.
    Perciò la sua vita spirituale unita a certi atti (da apostata,da scomunica) mi fanno fortemente dubitare che sia il vero Papa o che lo sia ancora.
    Comunque la ringrazio per i contenuti del suo blog,che ho scoperto da poco,molto interessanti!

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    1. Caro Cristiano,
      è verità di fede che il Papa regnante è uno solo. Benedetto è ancora Papa, come egli stesso ha espressamente detto, nel senso che conserva il munus papale, che è l’essenza del Papato, pur avendo rinunciato al governo della Chiesa (ministerium).
      Questo fatto inaudito in tutta la storia del Papato ci obbliga a dire che effettivamente oggi abbiamo due Papi, uno emerito e l’altro regnante. Quindi Benedetto, sì, è effettivamente rimasto Papa. E lei si domanda: ma allora, chi è Francesco? Francesco è stato legittimamente eletto Papa, al posto di Benedetto, per cui egli, secondo la legge del Signore, è l’unico Capo e Pastore, che pasce il Gregge di Cristo.
      Papa Benedetto non ha rinunciato al titolo di Papa, perché ha distinto Papa emerito e Papa regnante, e lui si è riservato il titolo di Papa emerito. Quindi, rimane Papa, Papa in eterno, come egli stesso ha detto, per cui non si può assolutamente considerare un antipapa, perché l’antipapa è un falso papa.
      Benchè Benedetto sia rimasto Papa, lei non si deve porre la domanda se Francesco è vero Papa. Basta che lei tenga presente la distinzione tra Papa emerito e Papa regnante.
      Le devo inoltre fare osservare che le accuse da lei fatte a Papa Francesco, sono infondate. Soprattutto è inaccettabile l’accusa di eresia, di apostasia e degno di essere scomunicato.

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  11. Le devo inoltre fare osservare che le accuse da lei fatte a Papa Francesco, sono infondate. Soprattutto è inaccettabile l’accusa di eresia, di apostasia e degno di essere scomunicato.

    Caro padre, mea culpa se sono stato educato in una fede cristiana vecchio stampo e ammetto che non ho competenze teologiche ne tantomeno qualche tipo di autorità per dare giudizi.
    Vedere un papa che accetta un crocefisso con falce e martello,la chiesa ha sempre condannato il comunismo,che mette in scena riti pagani come la pachamama (la chiesa ha sempre condannato queste forme di culto agli idoli),i suoi incontrovertibili atti modernisti,esisteva un giuramento antimodernista, e una serie di altre cose simili,innumerevoli,fanno propendere un cattolico come me a definire il papa come non-cattolico.
    Voi sacerdoti e vescovi avete compreso o no che siamo divisi? e un regno diviso cade in rovina,giusto? perché non comprendete che moltissimi cristiani europei, tra i pochi rimasti, sono costantemente in dubbio su svariate posizioni di papa bergoglio,posizioni che contraddicono il magistero della chiesa in molti punti?
    e perché non si fa menzione della vita sacramentale del papa? ricordate giovanni paolo? Bergoglio non si vede mai in adorazione, le sue cerimonie hanno ben poco di solenne,mai un rosario,la liturgia delle ore (per il clero ricordo che è obbligatoria e lo stesso papa non ne è dispensato), come può confermare i suoi fratelli nella fede se lui stesso da a molti l'impressione di non credere?
    per quanto riguarda invece ratzinger NESSUNO ha mai avuto il minimo dubbio a proposito della sua vita interiore.
    Essendo questo il mio ultimo messaggio sull'argomento non posso esimermi nel dire che,come scritto sopra, non siamo in pochi a non avere stima di Bergoglio come papa e a preferirgli e rimpiangere Benedetto.
    Ovviamente se ciò rappresenta una mancanza agli occhi del Signore ne risponderemo ma questi dubbi (o certezze) sulla figura di Francesco sono motivati dai comportamenti che egli mette in pratica.
    Io nel mio piccolo ho cominciato già da un paio di anni a non versare più l'8x1000 e so che siamo in tanti a protestare silenziosamente in questo modo.

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    1. Caro Cristiano,
      tu stesso riconosci di non essere teologo. Io invece sono teologo da quarant’anni. Io non dubito della tua fede e certe tue critiche le posso anche condividere. Tuttavia, per orientarti nel poter valutare la condotta del Papa, vorrei chiederti di seguire i miei articoli, con fiducia, così come si ascolta il parere di un competente.
      Non dico di essere infallibile. Tuttavia penso di meritare di essere ascoltato.
      La cosa essenziale che ti consiglio al proposito, riguardo al Papa, è di badare all’essenziale e cioè che, per il cattolico, il Papa è il Vicario di Cristo, che in nome di Cristo, ha le chiavi del regno dei cieli.

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  12. Rev.do padre, mi scusi per quello che sto per scrivere e la prego di non travisare il vero senso delle mie parole.
    Mi viene da ridere, letteralmente.
    Indubbiamente lei è competente e mi chiede di fidarmi, sarei anche d'accordo ma paradossalmente è la stessa frase che mi dicono altri suoi confratelli con una visione opposta alla sua.
    Non rido dunque di lei,intendiamoci...ma della situazione che si viene a creare, cosicché uno mi dice "fidati di me figliolo" e un altro ribatte "no! ascolta me fratello".
    Quando scrivevo che i cristiani sono divisi mi riferivo proprio a questo, per me non è uno scontro progressisti-tradizionalisti (è chiaro che a mani basse vince la Traditio) ma uno scontro,un dialogo tra sordi,ahimé

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    1. Caro Cristiano,
      tu, come si suol dire, metti il dito sulla piaga. Non ti dico quanto dolore provo nel vedere dei teologi domenicani, che dovrebbero essere luce nella Chiesa in fatto di dottrina, parteggiare per le fazioni estreme del modernismo e del passatismo.
      Io, personalmente mi sforzo il più possibile per evitare questi estremismi deleteri, che lacerano la compagine ecclesiale e mettono fratelli contro fratelli e, alla luce della Scrittura, della Tradizione, del Magistero e della guida del Papa, qualunque Papa, da Pietro a Francesco, cerco ogni giorno, seppur conscio della mia fallibilità, di realizzare in pienezza i miei doveri di cattolico, per potere essere autorevole e credibile nei confronti dei fedeli e davanti alla Chiesa stessa.
      Per quanto riguarda lei, il consiglio che le do è quello che un giorno dette Papa Benedetto XVI in un incontro con dei sacerdoti. Disse: se volete camminare sulla retta via, il punto di riferimento per giudicare le idee che sono in circolazione, è il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC).

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