Comunicato concernente la Dichiarazione Fiducia supplicans

 

Comunicato

concernente la Dichiarazione Fiducia supplicans

Cari Lettori,

a seguito della pubblicazione della Fiducia supplicano ho ricevuto numerosissimi interventi, la cui stragrande maggioranza è di dissenso nei confronti del Documento, spesso con tono adirato e scandalizzato, contenenti accuse al Papa, al Card. Fernandez e nei miei confronti di tradimento della Tradizione, di bestemmia, di falsità, di doppiezza ed opportunismo.

Molti interventi fanno obiezioni ragionevoli alle quali ho risposto. Noto una grande ripetitività negli interventi, un accanimento ostinato, segno evidente che non vengono lette le mie risposte o che si hanno nei confronti miei e del Documento posizioni preconcette o c’è la volontà di non ascoltarci.

Ora io ho risposto più che a sufficienza alle obiezioni e ringrazio coloro che le hanno fatte con onestà ed intelligenza e mi hanno aiutato a chiarire il significato del Documento, al quale peraltro muovo io stesso l’appunto di essere scarsamente chiaro nel linguaggio, così da provocare in parte la reazione che si sta verificando e favorendo purtroppo i genderisti gongolanti nel far dire alla Dichiarazione quello che non dice.

Tuttavia io, in un lungo articolo, ho spiegato con dovizia di ragioni e chiarimenti il vero significato e il vero valore della Dichiarazione, con la quale la Chiesa compie un passo avanti di portata storica nel cammino della misericordia.

L’equivoco incresciosissimo di fondo nel quale sono caduti molti è il seguente: il credere che la Dichiarazione benedica o legittimi il peccato di sodomia e l’adulterio, cosa assolutamente falsa, mentre esso opportunamente benedice le persone, le loro qualità, i loro talenti, la loro vocazione davanti a Dio e il loro sforzo di convertirsi e purificarsi dai loro peccati, compreso evidentemente quello di sodomia. Interpretare diversamente è recare gravissima offesa alla Santa Madre Chiesa che è maestra di santità e non di corruzione e lanciare simili accuse è assolutamente indegno del nome cattolico. Cattolici di questo genere si autoescludono dalla comunione con la Chiesa.

Per questo, invito caldamente chi avesse difficoltà, a non scrivermi più su questo argomento, perché le risposte sono già presenti nel mio articolo. Avverto pertanto i Lettori che d’ora innanzi non risponderò più ad interventi di protesta o ad obiezioni su questo tema, perchè non posso ripetere all’infinito le stesse cose e ci sono altri argomenti dei quali dobbiamo trattare. Chi vuol capire ha capito ed è ormai soddisfatto e chi non vuol capire non capirà mai, neanche con mille risposte fatte da Gesù Cristo.

P, Giovanni Cavalcoli, OP

Fontanellato, 31 dicembre 2023

 

 

 

 

DOMENICA FRA L'OTTAVA DI NATALE – SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE

 


 

In un lungo articolo, ho spiegato con dovizia di ragioni e chiarimenti il vero significato e il vero valore della Dichiarazione, con la quale la Chiesa compie un passo avanti di portata storica nel cammino della misericordia.

 



Immagini da Internet: 

- Sacra Famiglia, XVIII secolo
- Gesù in casa di Simone, Gregorio Marinaro

38 commenti:

  1. Carissimo Giglio, mi sembra che p. Giovanni sia stato molto chiaro sulle risposte date su questo argomento. Io personalmente le ho colte molto bene nel suo articolo, pur se anch’io ho manifestato le mie perplessità. La Dichiarazione Fiducia supplicans intende inserire una novità nel cammino pastorale ecclesiale in continuità con il Magistero e l’insegnamento morale della Chiesa, esprimendo così un’apertura accogliente verso quelle coppie cosiddette “irregolari” che non perdono la loro dignità di essere figli di Dio. Trattandosi comunque di un’unione fondata sull’amore, sul rispetto reciproco, sulla fedeltà, sulla fede professata, penso che siano gradite a Dio, e quindi una benedizione ed un loro accompagnamento su queste basi possa aiutarle, come si esprime p. Giovanni: “nel faticoso ma doveroso cammino di progressiva liberazione dal peccato”. Anch’io mi fermo qui, e ribadisco come sacerdote, la mia piena obbedienza al Magistero della Chiesa mia “madre e maestra”.

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  2. Caro padre Cavalcoli,
    se la mia opinione li può consolare, la sua dichiarazione chiarificatrice mi sembra molto opportuna, e anche per non rispondere ulteriormente a chi si ostina nella sua testardaggine, perché non si può continuare a ripetere incessantemente ciò che è già scritto nell'articolo.
    È vero: purtroppo questa classe di persone si autoescludono dalla comunione ecclesiale.
    Dovrebbero chiedersi perché si considerano ancora cattolici.
    Il cardinale Zuppi lo ha recentemente affermato in un’intervista:
    "Se sei cattolico e non hai buoni rapporti con il Papa, il problema è che forse hai dimenticato cosa vuol dire essere cattolico, credo. Con qualsiasi Papa, ovviamente".
    Buon 2024!

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  3. "L’equivoco incresciosissimo di fondo nel quale sono caduti molti è il seguente: il credere che la Dichiarazione benedica o legittimi il peccato di sodomia e l’adulterio, cosa assolutamente falsa, mentre esso opportunamente benedice le persone, le loro qualità, i loro talenti, la loro vocazione davanti a Dio e il loro sforzo di convertirsi e purificarsi dai loro peccati, compreso evidentemente quello di sodomia".

    Capisco che in queste parole sia implicita una distinzione netta, che lei stesso hai esposto in altri suoi lucidi articoli precedenti:
    1) Da un lato c'è l'ostilità ("fobia"), che può implicare odio e danno alle persone omosessuali, e
    2) dall'altro c'è la condanna morale dell'atto omosessuale tradizionalmente classificato come “sodomia” dalla morale cattolica, ma non solo da essa, ma anche dall'etica naturale, condivisa su base razionale anche dal pensiero laico e anche da altri religioni.

    Capisco quindi che tutti quei fedeli cattolici (o forse dovrei dire cristiani, perché sul tema FS si sono espressi anche gli ortodossi orientali), siano essi cardinali, conferenze episcopali, vescovi in ​​particolare, sacerdoti e laici, a cui non bastano accorgersi della differenza tra la condanna del peccato (adulterio e sodomia) e il rispetto della dignità di ogni persona umana, si cade in una forma sottile ma reale di omofobia, omofobia che nelle sue forme più gravi deve essere considerata un reato di diritto civile, ma non sembrerebbe escluso che nelle sue forme più sottili possa essere considerato anche nel diritto canonico.

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    1. Caro Julio,
      sono d’accordo con quello che lei dice.
      L’unica cosa che mi lascia perplesso è l’eventuale proibizione della sodomia posta nel Diritto Canonico. Infatti le leggi di questo Diritto non toccano l’etica naturale, ma i doveri e i diritti dei cattolici in quanto tali.
      Mentre sono d’accordo nel fatto che il Diritto Civile abbia l’obbligo di trovare in qualche modo un freno alla diffusione della sodomia, pur lasciando la liceità delle unioni civili, in quanto è interesse dello Stato la crescita e non la diminuzione della cittadinanza.

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    2. Caro padre,
      vedo che mi sono spiegato malissimo.
      Ciò che ho cercato (tenendo conto delle sue precedenti presentazioni) è di ricordare cosa sia specificamente l'"omofobia". E che deve essere regolamentata e punita dalla legge civile.
      Ciò premesso, la mia ipotesi è che questo atteggiamento di alcuni (siano cardinali, vescovi o laici) nel non voler distinguere tra rispetto per gli omosessuali come persone possa essere considerato anche una forma subdola o minore di "omofobia", con dignità come persone umane (senza non riconoscere che cedere alla loro tendenza omosessuale è gravemente peccaminoso).
      Pertanto, il mio riferimento alla legislazione canonica si riferiva all’atteggiamento dei fedeli laici (compresi i chierici) che violano la dignità delle persone omosessuali.

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    3. Caro Julio,
      sono d’accordo che la legge deve proteggere gli omosessuali in quanto persone. Tuttavia io ritengo che, per promuovere questo rispetto e difesa della loro persona, sia sufficiente la scienza morale o la teologia pastorale, che evidentemente devono essere in possesso soprattutto dei Pastori e degli Educatori.
      Ribadisco invece la mia convinzione che questa legge contro omofobia non possa essere materia di diritto canonico, il quale ha come materia non la morale naturale, ma le leggi della Chiesa Cattolica.

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    4. Caro padre Cavalcoli,
      capisco perfettamente la vostra posizione secondo cui nel Codice di Diritto Canonico non dovrebbe esserci alcuna norma in riferimento ai probabili reati di “omofobia” nei fedeli cattolici (clero e laici). E condivido, quindi, la sua posizione.
      Ora, vorrei sapere se potresti esprimere un giudizio in merito alla mia opinione, che volevo esprimere nei miei commenti precedenti, anche se non so se l'ho espressato correttamente.
      Supporre qui, l'"omofobia" può essere definita come il mancato rispetto della dignità degli omosessuali come persone, cioè il non saper distinguere tra "omosessualità" (che, se attiva, sarebbe un peccato) e "omosessuali" (che come persone sono degne di rispetto e possono possedere valori)...
      ... E supporre qui, in queste reazioni indebite dei fedeli (clero e laici) alla dichiarazione Fiducia supplicans, l'incapacità di distinguere il peccato dell'"omosessualità" e la dignità e i valori degli "omosessuali" in quanto persone. ..
      ...allora, questo atteggiamento reazionario non potrebbe essere identificato o qualificato come una sottile reazione "omofobica"?

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    5. Caro Julio,
      concordo con la sua opinione, secondo la quale occorre avere rispetto e stima per le persone omosessuali, in quanto portatrici di valori estranei alla tendenza omosessuale, mentre è doveroso disapprovare la stessa pratica omosessuale.
      Omofobia quindi sarebbe non la disapprovazione della sodomia, ma un atteggiamento di disprezzo o di disistima nei confronti della persona omosessuale e dei valori di cui essa è portatrice.
      Occorre valutare i veri motivi che hanno spinto molte persone ad avere una reazione negativa verso il Documento. Essi possono essere dati da una carenza teologica e filosofica oppure da un contesto socio-culturale che impedisce di avere chiarezza su questo tema delicato e rende quasi impossibile la messa in pratica del Documento.
      Si nota in molti l’incapacità di distinguere uno stato di peccato da un atto di peccato.

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    6. Non si sono espressi GLI ortodossi ma ALCUNI ortodossi. E possiamo tranquillamente rispondere che ce ne freghiamo, visto che gli ortodossi ammettono il divorzio, le seconde nozze e i sacramenti ai divorziati risposati. Direi che non hanno nulla da insegnare in materia di "coppie".

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    7. Caro Anonimo,
      indubbiamente la posizione di questi ortodossi, per noi cattolici, non ha un carattere di autorità.
      Noi sappiamo di far capo all’autorità della Chiesa Cattolica.

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  4. Caro padre lei scrive che la nuova benedizione solo "benedice le persone, le loro qualità, i loro talenti, la loro vocazione davanti a Dio e il loro sforzo di convertirsi e purificarsi dai loro peccati, compreso evidentemente quello di sodomia". Ecco, se solo di questo e non di altro si tratta, gli interessati non potrebbero presentarsi singolarmente (uno per volta) per ricevere comunque tutto quanto lei descrive? In tal modo non sorgerebbero dubbi o equivoci...

    Stefano

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    1. Caro Stefano,
      bisogna considerare che quando due persone si vogliono bene, nasce tra di loro un vincolo o legame morale, che si fonda sulla relazione reciproca.
      Ora, questo legame, in quanto corrisponde alla verità di questo amore, può essere benedetto da Dio.
      In quanto invece questo legane presenta un aspetto peccaminoso, non solo non può essere benedetto, ma in un certo modo potrebbe essere maledetto.
      Tuttavia occorre tener presente che scopo essenziale della benedizione, oltre ad essere quello di rafforzare l’aspetto positivo del legame, serve a liberare dal peccato.

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    2. Caro padre, ritorno su questa conversazione perché mi pare vi siano novità che danno sostanza a quanto avevo ipotizzato nel mio messaggio iniziale del 3 Gennaio. Nel suo discorso al clero di Roma del 13 gennaio, il Papa ha de facto offerto elementi di chiarificazione sul controverso tema delle benedizioni affermando: “la disposizione sulla benedizione delle coppie gay riguarda le persone, non i gruppi. Se viene l’associazione LGBT, no, ma sempre le persone. Noi benediciamo le persone, non il peccato”. Come si vede il termine "coppia" passa in secondo piano rispetto al termine "persona" più volte utilizzato dal pontefice e che ora sembra diventare il perno del ragionamento. Il termine "persona" viene dal latino e prima ancora dall'etrusco ("phersu" = maschera parlante) e indica indubitabilmente il singolo, l'individuo umano. Boezio scrive: “rationalis naturae individua substantia” (sostanza individuale di natura razionale). E così è ancor oggi in tutte le lingue romanze. Se dunque una coppia gay si presentasse, quelle che si dovrebbero benedire sarebbero le persone, non la relazione peccaminosa, e ciò in oggettiva coerenza con la precisazione del pontefice che chiarisce: "noi benediciamo le persone (= individui umani), non il peccato". Questa mi sembra l'unica interpretazione ragionevole e, seppure dopo passaggi circonvoluti, l'unico approdo possibile e non divisivo della questione. Dunque, da un punto di vista pratico coerenza esige che i due siano benedetti in quanto "persone" e questo accredita la forma individuale, vale a dire uno per volta, prima l'uno e poi l'altro. Una modalità certamente efficace ad impetrare tutti i benefici leciti e che previene il rischio di benedire (come avverte il papa) quel peccato che informa di sé la relazione. Si eviterebbe anche di dar scandalo a quel "santo popolo di Dio" che vive eroicamente la fede nelle periferie del mondo: non si dimentichi che le comunità che hanno espresso riserve sulla benedizione delle coppie gay sono quelle che contano il maggior numero di conversioni e il maggior numero di martiri cristiani nel nostro tempo. Questa interpretazione la si dovrebbe intendere come un più recente avanzamento del magistero anche rispetto al documento originale di Fernandez. Credo che non a caso il cardinale Parolin avesse avvertito, il 12 dicembre (il giorno prima che il papa parlasse al clero di Roma): "si è toccato un punto molto delicato, molto sensibile; ci vorranno ulteriori approfondimenti". Dunque, ecco questo approfondimento... Last but not least, mentre si discute di questo caso, nel Nord Europa le benedizioni sono da anni liturgiche mentre in Italia manca ancora l'acqua benedetta in moltissime chiese.

      Stefano

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    3. Caro Stefano,
      bisogna distinguere la benedizione della persona dalla benedizione della coppia. La FS, seguita dal Comunicato Stampa, parla di benedizione della coppia. Stando così le cose, non esiste l’alternativa tra il benedire la persona e il benedire la coppia, ma si benedice la coppia.
      Che cosa significa questo? Che concretamente ognuno di noi possiede interessi personali, esclusivamente nostri, e, nel contempo, vive in società, vive certi rapporti interpersonali. Tra queste relazioni interpersonali c’è di fatto, se non di diritto, la coppia irregolare.
      Che cosa significa coppia? Significa che i due hanno un interesse comune, motivato da una reciprocità creata da Dio. Allora, dove sta il peccato? In che cosa consiste il peccato? Consiste nel fatto che questa unione, in se stessa gradita a Dio, è corrotta dal vizio, ma non completamente. Allora, che cosa bisogna fare? Bisogna riconoscere il positivo in questa coppia, benedirlo affinchè si rafforzi e affinchè la grazia della benedizione li aiuti nel loro comune cammino di conversione, come coppia, che può durare anche tutta la vita.

      Ps. Riguardo alla citazione di Parolin, la data non è 12 dicembre, ma 12 gennaio 2024.

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  5. C'è sempre un lato positivo.
    La deplorevole mancanza di chiarezza di Fiducia supplicans (che non implica in alcun modo errore dottrinale, impensabile in un documento che, come questo, dipende direttamente dall'autorità pontificia), ha avuto, almeno per ora, un effetto salutare: ha rivelato il "tradizionalismo indietrista" (che non rientra nel "sano tradizionalismo" di cui spesso parla padre Cavalcoli).
    E mi riferisco all'"indietrismo" di laici, sacerdoti, vescovi e perfino cardinali, che sono stati esposti negli ultimi anni (soprattutto dal 2007) agli influssi dannosi della FSSPX, diventando, per la maggior parte, indietristi con un chiaro profilo filolefebvriano.
    Senza dubbio il partito modernista è quello che ha causato i maggiori danni alla Chiesa negli ultimi decenni. Ma dal 18 dicembre 2023 sono diventati evidenti anche i danni che il filo-lefebvrismo sta provocando nella Chiesa.

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    1. Caro Anonimo,
      concordo pienamente con le sue considerazioni.
      Sorge allora urgente il nostro impegno educativo, soprattutto nei confronti dei giovani per colmare queste impressionanti lacune, che si notano sia tra i modernisti che tra i filolefevriani.

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    2. Caro Cornelio,
      concordo pienamente con le sue considerazioni.
      Sorge allora urgente il nostro impegno educativo, soprattutto nei confronti dei giovani per colmare queste impressionanti lacune, che si notano sia tra i modernisti che tra i filolefevriani.

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  6. Se mi è consentito entrare nel dialogo... non posso fare a meno di riportare ciò che ha appena detto Padre Cavalcoli: "Occorre valutare i veri motivi che hanno spinto molte persone ad avere una reazione negativa verso il Documento. Essi possono essere dati da una carenza teologica e filosofica oppure da un contesto socio-culturale che impedisce di avere chiarezza su questo tema delicato e rende quasi impossibile la messa in pratica del Documento", es del tutto correlato a quanto pubblicato da Andrea Grillo il 4 gennaio sul suo blog.
    Devo confessare che non ho sempre simpatizzato con le posizioni di Grillo, che secondo me hanno una tendenza neomodernista. Ma la sua analisi delle ragioni che hanno portato alcuni vescovi e conferenze episcopali a respingere il testo della dichiarazione Fiducia supplicans mi sembra estremamente convincente.
    Naturalmente non trascriverò qui il tuo articolo. Citerò soltanto le tre ragioni che egli individua nella reazione avversa: 1. un'autocomprensione episcopale non sacramentale, lontana cioè dal profilo di vescovo indicato dal Concilio Vaticano II; 2. un'interpretazione del sesso con la categoria predominante dell'atto impuro, e 3. una lettura esclusivamente tridentina del matrimonio.
    Credo che queste ragioni possano ben armonizzarsi con quanto indicato da padre Cavalcoli circa le possibili carenze filosofiche e teologiche di molti vescovi.
    Grillo non fa riferimento, però, all’ultimo motivo indicato da padre Cavalcoli: "Si nota in molti l’incapacità di distinguere uno stato di peccato da un atto di peccato".
    Questo motivo, indicato da padre Cavalcoli, mi sembra molto importante, e penso che implichi la non distinzione tra il peccato di sodomia e la dignità personale dell'omosessuale, di cui ha parlato un altro lettore. Sarebbe necessario, forse, che venissero forniti maggiori chiarimenti su questo punto.

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    1. Caro Silvano,
      non ho letto la critica di Grillo; tuttavia, da quello che lei mi riferisce, mi sembra che Grillo tocchi effettivamente dei punti interessanti.
      E’ possibile che i vescovi, che hanno protestato, siano legati a un modello di vescovo, che non assume in pienezza il modello presentato dal Concilio Vaticano II; è possibile che questi vescovi partano da una visione dell’etica sessuale, che non tiene conto degli sviluppi dottrinali operati da San Giovanni Paolo II, dei quali ho parlato nel mio articolo; per quanto riguarda la questione del matrimonio, è possibile che questi vescovi non abbiano recepito a sufficiente la finalità unitiva del matrimonio e l’elemento di reciprocità tra uomo e donna.
      Inoltre sappiamo come la concezione tridentina del matrimonio suppone una visione del primato dell’uomo sulla donna.

      Per quanto riguarda la questione dello stato di peccato, si tratta di una situazione permanente o abituale, nella quale il soggetto vive privo della grazia di Dio, ossia in peccato mortale, e non intende pentirsi. Nel caso che egli muoia, senza pentimento finale, va all’inferno.
      Purtroppo alcuni ritengono che i DR, le coppie di fatto, gli omosessuali, cioè le persone che vivono come coppie irregolari, siano in stato di peccato.
      Papa Francesco, nella Amoris Laetitia, disapprova questa opinione dicendo che queste coppie, o uno dei due, possono essere in grazia. Naturalmente a tal fine occorre che si pentano e facciano penitenza.
      Per quanto invece riguarda il peccato, si tratta di un atto volontario e non di una situazione permanente, perché, compiuto l’atto, il peccatore può subito pentirsi, con un nuovo atto della volontà mossa da Dio, per cui, se ha perso la grazia, la può subito riacquistare, anche prima di confessarsi.
      Un’altra cosa da considerare è che, quando noi pecchiamo e perdiamo la grazia, Dio si prende subito cura di noi, per cui di nuovo ci offre la grazia santificante.
      Per questo le suddette coppie hanno sempre la possibilità di rialzarsi dal peccato, anche se dovessero commettere gravi peccati frequentemente, perché Dio sempre offre loro la sua grazia.
      Teniamo presente inoltre che ogni coppia irregolare è composta da due persone, ognuna delle quali ha la propria responsabilità davanti a Dio e davanti al prossimo.
      Se vuole approfondire il tema della grazia, può consultare il Catechismo della Chiesa Cattolica : https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c3a2_it.htm.

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    2. Grazie per i suoi chiarimenti, padre.
      Vi dico la verità, mi risulta difficile leggere Grillo, perché non usa il linguaggio scolastico a cui sono abituato, ma credo che i tre punti che ho indicato siano chiari nel suo testo.
      Si lo trascrivo, nel caso non trovi l'articolo:

      Tre passi falsi dei vescovi di fronte a “Fiducia Supplicans”
      di Andrea Grillo
      Pubblicato il 4 Gennaio 2024 nel blog: Come se non

      Ho cercato di comprendere le ragioni fondamentali che hanno portato una serie di vescovi e di episcopati, a rifiutare il testo di Fiducia supplicans o a tentare di svuotarlo di ogni significato effettivo e operativo.

      Credo di poter identificare queste difficoltà in tre punti-chiave della tradizione, di cui questi vescovi – per ragioni non uniformi e non lineari – mostrano di non essere consapevoli. Mi pare che decisiva sia una autocomprensione episcopale non sacramentale, una lettura del sesso con la categoria predominante di atto impuro e una lettura solo tridentina del matrimonio. Provo a spiegare in forma sintetica ciascuno di questi problemi.

      a) Forse non è noto, neppure ai vescovi, che con il Concilio Vaticano II, la chiesa cattolica ha recuperato una visione sacramentale dell’episcopato, che per quasi un millennio aveva preso congedo dalla coscienza e dalla riflessione cattolica. Questo significa che il Vescovo non è più anzitutto il titolare di un “potere di giurisdizione” (che riguarda il governo e la parola), ma è il testimone dei “tre doni” (tria munera) che in Cristo riceve ogni battezzato, e che trovano una specifica forma di realizzazione nel “ministero ordinato”, pensato ora proprio in rapporto al munus profetico, al munus sacerdotale e al munus regale. Se un Vescovo trascura, oggi, la dimensione profetica e sacerdotale del proprio “officium” (che è dono) può sentirsi quasi offeso e comunque spiazzato da una iniziativa che il “vescovo di Roma”, che conosce bene questa decisiva evoluzione, determina sul piano della disciplina ecclesiale. Il Vescovo “preconciliare” (nel cuore e nella mente) tende a interpretarsi come custode di una “dottrina e disciplina” che amministra, con un controllo diretto su tutte le “parole” che si usano. E finirebbe facilmente per condannare come errore anche la Dichiarazione stessa! Il nuovo modello di vescovo, che attinge ad una esperienza più antica, sa che è chiamato anche ad essere profeta e a benedire le diverse forme con cui il bene si presenta in mezzo al popolo di Dio. Per questo deve sapere di essere “vertice” di quel sacramento dell’ordine, che è non solo “amministrazione di governo”, ma “possibilità di profezia” e “luogo di celebrazione” nel centro e nella periferia. Egli non ha come principio decisivo “non scandalizzare”, ma dare parola alla Parola di Dio che non si identifica con le tradizioni umane. E che il “disonore” deve essere riletto come “domanda di dignità”.

      b) Accanto a questo primo motivo, mi pare chiara una seconda soggezione che segna le reazioni di questi Vescovi sconcertati. Ed è il primato che il “peccato sessuale” ha assunto nella autocomprensione ecclesiale dal XVII secolo in poi. Se Roma parla di superare la “pena di morte” come sanzione, o la “guerra” come rimedio diplomatico, difficilmente i Vescovi si stracciano le vesti perché si mette in gioco una evidenza della tradizione. Se invece si tocca la dimensione degli “atti impuri” e si esce dalla costrizione (recentissima) a pensare masturbazione e genocidio nella medesima (rozza) categoria di “atti intrinsecamente malvagi”, la reazione ad una sapiente declinazione dei livelli di relazione al bene diventa cieca e quasi furiosa. Poi può essere espressa in modo più diretto e più velato, ma rivela la incapacità di uscire da una lettura borghese (o tribale) del peccato. La superbia e l’ira non hanno peso, ma la lussuria sembra mettere sempre in gioco Dio e la natura. In questo modo, volendo custodire la tradizione, la si distrugge.

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    3. c) Il terzo livello di inadeguatezza di queste posizioni episcopali, venute alla luce dopo il 22 dicembre 2023, sta in una comprensione meramente tridentina del matrimonio e del ruolo che la Chiesa cattolica esercita di fronte ad esso. Se si continua a pensare che “il matrimonio tra due battezzati sia ipso facto sacramento”, allora la immediatezza della competenza tende ad essere totalizzante e a rendere quasi impossibili tutte le necessarie distinzioni che la Chiesa cattolica ha utilizzato fino al 1563 e che poi abbiamo in larga parte perduto. La stessa Dichiarazione, all’inizio del suo testo, cerca di rassicurare episcopato e fedeli, e lo fa con linguaggio tridentino. In quel linguaggio, rafforzato dai codici del 1917 e 1983, resta uno spazio esiguo alla profezia ecclesiale. In questo spazio si è collocata con decisione la Dichiarazione, che conosce sia la nuova comprensione dell’episcopato sia la diversa lettura della dimensione sessuale del peccato e della grazia.

      Se si uniscono questi tre livelli di inadeguatezza nelle medesime persone (vescovi, presbiteri e/o fedeli), si capisce la rozzezza delle reazioni e la mancanza di relazione tra le parole e le cose. Le differenze culturali vanno sicuramente considerate, e fanno parte di ciò che sacramentalmente i vescovi devono valutare: ma una teologia arretrata, e appiattita sulle forme della società dell’onore, fa danni in Africa come in Europa, a Parigi come a Montevideo, facendo diventare grandi le cose piccole e piccole le cose grandi. Rileggendo la domanda di dignità come mancanza di onore e temendo anzitutto che il rapporto con forme “irregolari” suoni a disonore della Chiesa e della tradizione. Facendo dipendere dalla fuga dal disonore il senso dell’episcopato, il valore della castità e il senso del matrimonio. Qui ci sono almeno tre punti di analfabetismo ecclesiale, che toccano la cultura e la pratica di vescovi, forse viziati dalla illusione di poter perpetuare anche oggi un modello di Chiesa, di morale e di matrimonio che il Concilio Vaticano II ha profondamente iniziato a ripensare.

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    4. Caro Silvano, la ringrazio per l'invio del testo di Grillo.

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  7. A livello di esperienza personale, posso dire che se vado dal medico e dico che mangio troppo, non reagisce come il mio confessore quando gli dico che commetto troppi atti impuri.

    Il confessore è molto più indulgente del medico.

    Alla fine la conclusione che traggo è che mangiare troppo è molto più grave che commettere atti impuri per la mia salute.

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    1. Caro Anonimo,
      lei prende in considerazione due esperienze personali, che non si possono generalizzare. Tuttavia tenga presente che esistono anche medici molto comprensivi e confessori severi.
      Per quanto riguarda il confronto tra il vizio della gola e il vizio della lussuria, mi sembra che sia più grave il secondo, perché di solito mette in gioco anche un’altra persona.
      D’altra parte si potrebbe dire che, mentre nel vizio della gola appare più evidente l’egoismo, nella lussuria può emergere il fatto dell’amore, che comporta un certo altruismo. Quindi, da questo punto di vista si potrebbe dire che è meno grave la lussuria della gola.
      Se vogliamo fare un confronto da un punto di vista generale, bisogna dire che sono più gravi i vizi spirituali che quelli carnali. Infatti, mentre i primi offendono Dio in modo diretto, in quanto il soggetto si sostituisce a Dio, nei peccati carnali il soggetto manca di rispetto al corpo proprio e all’altrui. Ora, è evidente che è peggio offendere Dio che la realtà corporea.

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  8. La FSSPX: "Si tratta di uno spirito naturalistico e disfattista che si allinea vilmente allo spirito del mondo, nemico di Dio. È un'ulteriore resa e sottomissione al mondo da parte della gerarchia liberale e modernista, che a partire dal Concilio Vaticano II è al servizio della Rivoluzione dentro e fuori la Chiesa."

    Don Davide Pagliarani, Superiore Generale
    Menzingen, 19 dicembre 2023

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    1. Caro Anonimo,
      non c’è da meravigliarsi che i Lefevriani diano un simile giudizio alla FS. Si vede come essi non riescono a percepire la maturità di giudizio con la quale vengono prese in considerazione queste coppie, in base alle moderne conoscenze della psicologia sessuale, che ci rende edotti del fatto che molte di queste persone agiscono non con piena deliberazione, ma sotto la spinta di una inclinazione innata della loro psiche. Qui non si tratta di modernismo, ma di sana modernità.
      Inoltre è penosa l’ostinazione con la quale essi vorrebbero far risalire i danni provocati dall’attuale modernismo alle dottrine del Concilio Vaticano II, quando è proprio questo Concilio che ci insegna come realizzare una autentica modernità conforme al Vangelo, ribadendo la condanna del modernismo a sua volta fatta da San Pio X.

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    2. So per certo che i "Lefevriani" sanno quanto sia difficile mantenere la castità per gli eterosessuali, basta ascoltare qualche conferenza del prof. Matteo d'Amico, quindi non si capisce quale sia la differenza con gli omosessuali, ammesso e non concesso che la loro tendenza sia innata. Fino ad adesso si è sempre detto che bastava la Grazia, ma non vorrei che ci stiamo facendo troppo influenzare dai libri del card. Fernández in merito, piuttosto che della scienza.

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    3. Caro Anonimo,
      se ho capito bene, lei sostiene che come la grazia deve bastare per noi eterosessuali per poterci trattenere, per quale motivo non deve bastare anche per gli omosessuali. Su questo principio sono d’accordo.
      Quello che mi suscita effettivamente qualche timore è che Fernandez sia troppo indulgente nei confronti degli omosessuali.
      Le dirò inoltre che mi sembra che Fernandez si tenga troppo sulle generali, anche se parla della necessità della conversione e della penitenza.
      Ad ogni modo io credo che questi due documenti sottintendano che un accesso metodico ai mezzi della grazia debba essere sufficiente per queste coppie irregolari per liberarsi, almeno gradualmente, dalla tendenza malsana.

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  9. Il carattere scismatico della FSSPX:

    È un'ulteriore resa e sottomissione al mondo da parte della "gerarchia liberale e modernista (!!!), che a partire dal Concilio Vaticano II è al servizio della Rivoluzione (!!!) dentro e fuori la Chiesa (!!!)."

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    1. Caro Anonimo,
      non posso che ripetere quello che ho già detto:

      non c’è da meravigliarsi che i Lefevriani diano un simile giudizio alla FS. Si vede come essi non riescono a percepire la maturità di giudizio con la quale vengono prese in considerazione queste coppie, in base alle moderne conoscenze della psicologia sessuale, che ci rende edotti del fatto che molte di queste persone agiscono non con piena deliberazione, ma sotto la spinta di una inclinazione innata della loro psiche. Qui non si tratta di modernismo, ma di sana modernità.
      Inoltre è penosa l’ostinazione con la quale essi vorrebbero far risalire i danni provocati dall’attuale modernismo alle dottrine del Concilio Vaticano II, quando è proprio questo Concilio che ci insegna come realizzare una autentica modernità conforme al Vangelo, ribadendo la condanna del modernismo a su fatta da San Pio X.

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  10. Forse dirò qualcosa che non ha senso, ma...
    Come il farisaismo è stato il principale nemico di Gesù, e quello che ha finito per condurlo alla morte, non potrebbe essere che il farisaismo sarà anche l'ultimo nemico della Chiesa, e quello che "sembra" condurla alla morte. .. , forse quando né il Papa né i Vescovi riusciranno da soli a sostenere su questa terra la battaglia che determinerà la Parusia, affinché Cristo sconfigga definitivamente il fariseismo?
    Inutile dire che, a mio modesto parere, anche se si possono vedere molte ragioni per questo atteggiamento di rifiuto di FS, all'interno della Chiesa, e fuori di essa (i lefebvriani, che parlano di FS perché credono di far parte della Chiesa), quello che secondo me si vede di più è: il fariseismo.

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    1. Caro Julio,
      sono d’accordo con lei nel rilevare l’attualità del male che viene dal fariseismo. Esso però, a mio avviso, non è soltanto il vizio dei passatisti, ma anche dei modernisti, intendendo per fariseismo quell’atteggiamento presuntuoso di sentirsi migliori degli altri, con l’intento di far sempre bella figura, mentre intimamente manca l’amore vero per Dio e per i fratelli.
      Ora, stando a questa definizione, io trovo che il fariseismo non consiste soltanto nel cercare gli onori enfatizzando la tradizione, ma trovo che questa vanagloria si trovi nei modernisti, i quali enfatizzano il progresso, ma, se andiamo a vedere che cosa intendono per progresso, in realtà si tratta della sovversione dei valori e del ritorno a forme primitive di vita umana, che sono state in realtà largamente superate dal progresso dogmatico fino ai nostri giorni.

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    2. Considerato che Caifa era sadduceo, è corretto affermare che i farisei erano la corrente più ostile a Gesù? Peraltro anche san Nicodemo era fariseo.

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    3. Caro Anonimo,
      dai racconti evangelici risulta che la polemica più forte Gesù l’ha fatta con i farisei. I sadducei compaiono, sì, ma non mi pare che abbiano una parte di particolare rilievo nella polemica contro Gesù e Gesù stesso non sembra polemizzare molto contro di loro.
      Un episodio di questo tipo emerge quando c’è il problema della resurrezione. Essi erano dei materialisti, che non credevano alla resurrezione.

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  11. Carissimo Padre,
    mi ha sorpreso che oggi sul sito di Aldo Valli (filo-lefebvriano y viganoiano confesso) appaia un articolo del giovane Gaetano Masciullo (che io presumeva fosse più illuminato dalla dottrina cattolica), che parla dei presunti errori dottrinali di papa Francesco, e sostiene un concetto di infallibilità pontificia ridotto solo al termini stabiliti dal Concilio Vaticano I.
    Certamente il filo-lefebvrismo è più diffuso di quanto io immaginassi!

    Link: https://www.aldomariavalli.it/2024/01/08/la-difficolta-di-giudicare-francesco-unesplorazione-teologica-e-canonica/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-difficolta-di-giudicare-francesco-unesplorazione-teologica-e-canonica

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    1. Caro Silvano,
      conosco personalmente Masciullo. Ha scritto un libro sulla massoneria abbastanza interessante. Di recente ho partecipato ad un dibattito online con lui e con l’editore Zenone. Di questo dibattito ho un buon ricordo.
      La sua notizia mi ha sorpreso ed addolorato. Finora, nei contatti che ho avuto con lui, per la verità iniziati recentemente, questo suo aspetto non mi si era mai manifestato.

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    2. Appunto, caro padre Cavalcoli, si l'ho detto perché conosco quel suo dialogo con Masciullo e Zenone, e conosco la sua buona opinione sul libro di Masciullo sulla Massoneria.
      Forse si è trattato di un tentativo "cattolico" di Masciullo di mettere una "testa di ponte" su una pagina passatisti come quella di Valli, ma non mi sembra che limitare l'infallibilità pontificia a quanto dichiarato dal Concilio Vaticano I sia oggi la posizione cattolica, ma piuttosto la scusa lefebvriana per non accettare il Concilio Vaticano II.

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    3. Caro Silvano,
      i filolefevriani, per stabilire i gradi di autorità del Sommo Pontefice, citano soltanto il dogma dell’infallibilità definito dal Concilio Vaticano I e trascurano i due gradi inferiori, stabiliti dalla Ad tuendam fidem.
      Questo trucco a loro fa comodo per potere accusare i Papi del postconcilio di errore o addirittura di eresia, con la scusa che, a partire dal Concilio Vaticano II, la Chiesa non ha più definito alcun dogma.
      Ma, questo non significa nulla, perché l’Ad tuendam fidem dice chiaramente che il Papa, quando tratta di fede e di morale come Maestro della fede, ci insegna sempre la verità a tutti e tre i gradi di autorità.
      L’Ad tuendam fidem non è altro che un chiarimento di quanto è insegnato nel Vaticano I. Ciò significa che i due gradi inferiori sono già impliciti in quanto è insegnato nel dogma dell’infallibilità di questo Concilio.

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