La gnoseologia dello gnosticismo - Prima Parte (1/4)

 La gnoseologia dello gnosticismo

Prima Parte (1/4)

Semplici come le colombe, prudenti come i serpenti

Mt 10,16

La scienza gonfia; la carità invece edifica                                                                   I Cor 8,1

 

Significato generale dello gnosticismo

 

La parola gnosticismo viene da gnosi, gr. ghnosis, che significa «scienza», «conoscenza». È affine al termine greco idea, che significa «vista», «visione». La radice vid è sanscrita. Da essa viene il termine vidya= veggenza, conoscenza. Da essa la letteratura Veda, che vuol dire vedere.

Affine a idea è eidos=aspetto, specie, da eidon=vedo, sansc. Vedah e oida=so, conosco rispettivamente aoristo e perfetto di orao=vedo, conosco con infinito idèin, ancora la radice vid, vedo da vid viene anche il lat. video. E la radice vid, da cui videa, idea. Tutto si assomma nel concetto del vedere e del sapere. E naturalmente vedere la verità.

Lo gnosticismo è quella dottrina filosofica, di antichissima tradizione e di origine indiana, che sostiene che l’uomo, empiricamente un ente fragile, fallibile e caduco, è in realtà  originariamente,  potenzialmente e inconsapevolmente Dio,  sulla base della convinzione che il pensiero coincide con l’essere, che l’intelletto umano coincide con l’intelletto divino, sicchè esso può elevarsi da sé, con un’opportuna disciplina o iniziazione, al pensiero assoluto o alla scienza assoluta ovvero al pensiero divino.

Lo gnosticismo si presenta come la scienza assoluta dell’Assoluto. È, cioè, la pretesa dell’uomo di fruire del sapere divino. Ma poiché il sapere divino ha per oggetto l’essere divino, lo gnostico ritiene di essere Dio. «Tat tvam asi»[1]: «tu sei Quello», cioè tu sei Dio. È la dichiarazione che il maestro yoga fa al discepolo al termine dell’iniziazione all’esperienza dell’Assoluto.

Lo gnosticismo, come tutti sanno, è stato un grandioso evento e un complesso fenomeno dottrinale e di costume importanti e drammatici della storia della Chiesa dei primi secoli ed è al contempo un vizio intellettuale ricorrente, dettato dalla superbia. Noi qui lo consideriamo solo sotto questo secondo punto di vista.

In questo secondo senso, dunque, lo gnosticismo è un modo di considerare la ragione umana come intrascendibile. Lo gnostico non vuole ammettere che esista una realtà che superi la capacità di intendere e di dimostrare della ragione. È un razionalismo assoluto. Non c’è nulla che la ragione non possa comprendere perfettamente, completamente ed esaustivamente.

Ciò non vuol dire, per lo gnostico, che la ragione non progredisca continuamente nella scoperta di nuove verità. Ma si tratta sempre di verità alla sua portata, perché la ragione umana è divina, come dirà poi Hegel. Per lui la scienza della logica è la scienza del Logos divino, del quale la logica umana non è che l’apparizione empirica. Similmente Husserl distingue una «logica formale» da una «logica trascendentale»[2].

Per questo, per lo gnostico una fede religiosa non ha senso. Non abbiamo bisogno di credere a un Dio che ci riveli verità su di Lui, che con la nostra ragione non sappiamo già conoscere per conto nostro. Questo razionalismo che rifiuta la rivelazione divina è presente nella massoneria.

In sostanza, lo gnosticismo è quella dottrina segreta, elitaria, esoterica ed iniziatica, di soggetti scelti, al di sopra del comune, che si presenta come una mistica o, al contrario, come pienezza della luce della ragione, grazie alla quale l’uomo che ha «aperto gli occhi» si è svegliato dal «sonno dogmatico», ha preso coscienza di essere Dio, di essere l’Essere, di essere l’Uno e il Tutto, arrivando però a questa convinzione grazie ad una metodica istruzione da parte dello gnostico.

Le forme fondamentali dello gnosticismo sono diverse: o l’uomo prende coscienza di essere Dio; e questa è la più antica, quella dello yoga indiano; o crede di essere una manifestazione del dio, come avviene negli antichi misteri pagani orfici o eleusini; oppure crede di essere un’apparizione o rivelazione di Dio, una teofania; e questa è la «verità dell’Essere assoluto» di origine parmenidea, ripresa da Severino ed Heidegger; oppure crede di essere una manifestazione o un «fenomeno» della «soggettività assoluta», e questa è la fenomenologia di Husserl; oppure crede di essere una manifestazione della sapienza divina e questa è la teosofia[3] oppure crede di poter divenire Dio, e questo è lo gnosticismo ermetico, di tipo magico, per esempio quello di Proclo, ripreso nel ‘600 da Giordano Bruno e nell’800 da Hegel.

Accanto allo gnosticismo speculativo, che è la sua forma più caratteristica, esiste anche uno gnosticismo operativo. Posto infatti che lo gnosticismo è scienza dell’essenza di Dio, ne può venire facilmente che esso trapassi dalla scienza alla potenza di Dio, per cui lo gnostico crede di possedere lo stesso potere divino. Abbiamo qui tutte le forme della magia, a cominciare dagli antichi maghi d’Egitto a quelli persiani e a quelli rinascimentali fino a Giordano Bruno, e possiamo pensare anche alla Kabbalà ebraica.

Questo gnosticismo della volontà di potenza lo ritroviamo in Nietzsche[4], ispiratore di quel «nazionalsocialismo spirituale»[5], che godette del favore di Heidegger, tanto che egli firmò nel 1934 «insieme con altri importanti esponenti del mondo della cultura un manifesto in cui si ribadisce la “fiducia in Adolf Hitler come Führer dello Stato, che sottrarrà il popolo tedesco al bisogno e all’oppressione”»[6], mentre l’anno prima aveva elogiato Hitler che «ha risvegliato una nuova realtà che mette il nostro pensiero sulla strada giusta e gli conferisce forza d’urto»[7]. Era la comprensione dell’essere?

Esiste anche uno gnosticismo che si presenta come la voce di una Tradizione risalente all’origine dell’umanità[8], allorchè l’uomo avrebbe posseduto in base alla sua autocoscienza originaria, la Verità assoluta ed universale sul proprio essere divino, verità che starebbe all’origine di tutte le religioni e si esprimerebbe in modi diversi, ma sempre parziali, nelle varie religioni.

La massoneria esoterica si ritiene in possesso di questa tradizione della cosiddetta «parola perduta», che si tratta di ritrovare. Anche il «pensiero rammemorante», l’andenken di Heidegger sembra avere questa risonanza gnostica.

Chi è in possesso di questo sapere tradizionale sarebbe quindi in grado di valutare la fedeltà o meno alla «Tradizione», nelle varie religioni, compresa quella cristiana. Ora, qui c’è da notare che questo concetto di tradizione entra in contrasto col concetto cattolico di tradizione e si pone come giudice di questo senza alcun titolo ragionevole per farlo, giacchè pretende di essere al di sopra degli autentici custodi della sacra Tradizione, che sono gli apostoli.

Infatti, la Tradizione, della quale la Chiesa cattolica, per mandato di Cristo, si dichiara latrice per bocca dei Successori di Pietro, i Romani Pontefici,  non è per nulla una particolare determinazione categoriale, di una supposta originaria rivelazione trascendentale, come vorrebbero i suoi sostenitori, ma è la divina dottrina di Cristo, infinitamente superiore al contenuto di qualunque tradizione umana, per quanto universale, oltre all’assurdità del contenuto di detta tradizione, che pretende di essere la rivelazione dell’essenza divina dell’uomo.

Lo gnostico, inoltre, non si rivolge a Dio come ad un’altra persona, come a un tu, nel colloquio o nella preghiera, e neppure parla di Dio alla terza persona, come fosse l’oggetto di un sapere oggettivo ed universale, perché Dio è egli stesso, per cui, come osserva Barzaghi, non avrebbe senso che pregasse se stesso. Per questo lo gnostico sostituisce la preghiera con l’autoanalisi, come fa Husserl nella sua fenomenologia o con la presa di coscienza del proprio essere, come nel metodo yoga, oppure con la meditazione o il soliloquio[9].

Lo gnosticismo si presenta come scienza assoluta dell’Assoluto e come la scienza stessa che l’Assoluto ha di se stesso. Quindi lo gnosticismo è una forma di autocoscienza. È la coscienza che l’Assoluto ha di se stesso. Quindi nello gnosticismo indiano l’Assoluto (Brahman) è l’essere (sat), effabile (saguna) o ineffabile (nirgina), soggettivo (Nirvana) od oggettivo (Brahman). Esso è spirito, mentre la corporeità è illusoria, effimera e costrittiva. È una gabbia e una prigione.

Essa è il castigo di una caduta ancestrale (Platone). È l’estrinsecazione materiale dello Spirito divino, destinata a tornare ad essere Spirito (Hegel). L’io deve liberarsi dal corpo e prendere coscienza di essere Dio (yoga). Lo gnosticismo, passando dalla Persia col mazdeismo, giunge in Grecia nel sec.VI a.C. prima con Parmenide e poi con Platone.

Secondo lo gnosticismo il pensare coincide con l’essere e l’essere è pensare. In tal modo il pensante ossia l’essere è il pensiero e il pensato. Come in Schelling, il soggetto è l’oggetto. L’autocoscienza è la conoscenza. Come dice Bontadini, il pensiero è intrascendibile, perchè coincide con l’essere. Non si dà essere pensabile fuori del pensiero, perchè l’essere è l’essere pensato. Come per Severino, l’essere è l’essere assoluto. Il pensiero è il pensiero assoluto. Non è il pensiero che dipende dall’essere, ma è l’essere che dipende dal pensiero, come in Fichte.

La prospettiva di poter «diventare come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gen 3,5) è la tentazione fondamentale dell’uomo, segnalata dalla Scrittura sin dalle sue prime pagine. Ebbene, lo gnosticismo propone apertamente o nascostamente proprio questa prospettiva, presentandola niente affatto come tentazione, ma precisamente come il vero destino dell’uomo.

La gnosi intende essere la conseguenza beneficante e divinizzante dell’aver mangiato del frutto dell’«albero della conoscenza del bene e del male» (Gen 2,17). In che consiste il frutto proibito e perché è proibito? Che cosa Dio proibisce? Proibisce all’uomo di avocare a sé ciò che appartiene solo a Lui. E invece l’uomo, dando ascolto al demonio, viene a trovarsi in una tragica ed irrimediabile miseria.

Lo gnosticismo si presenta come rivelazione della verità sull’uomo e su Dio. E siccome la verità fa liberi, lo gnosticismo si presenta anche come scuola di libertà.  Lo gnostico distingue l’uomo comune dallo stesso gnostico. Secondo lo gnostico l’uomo comune, cioè il realista che distingue il pensiero dall’essere, l’intelletto dalle cose, che basa la sua conoscenza partendo dai sensi, vive nelle ombre, non conosce la sua vera grandezza, e la pone in un Dio al di fuori di sé e al di sopra di Sé, creatore delle cose e di lui stesso.

Lo gnostico vuol quindi illuminare e liberare l’uomo dall’ingenuità di credere che esistano cose al di fuori di lui ed indipendentemente da lui, e create da Dio. Vuol dargli uno sguardo critico. Vuole dimostrargli che la sua certezza è una falsa certezza, come dice Cartesio, è «dogmatismo», come dice Kant. Vuole ampliargli il suo punto di vista gretto e ristretto alle cose esterne, e farlo accedere a quello che dev’essere il suo vero punto di vista, il punto di vista dell’Assoluto.

Lo gnosticismo si presenta oggi sotto il segno seducente e scintillante della modernità[10], dell’aggiornamento conciliare, del pluralismo, della libertà di pensiero, del primato della coscienza, come superamento della vecchia teologia scolastica, del realismo tomista, salvo che non sia mescolato con Kant, Heidegger, Hegel o Severino, della metafisica o, come dice Bontadini, del «dualismo gnoseologico». Tipico esponente di questa truffa di successo è Rahner.

Lo gnosticismo è presente in tutte le religioni come effetto di un’eccessiva pretesa di quanto può dare il sapere che è fornito dalla religione[11]. Si tratta di una facile tentazione: siccome la religione offre un sapere che ha per oggetto Dio, il fedele che aspira a sapere su Dio di più di quanto non gli consenta la religione, e non accetta i limiti della sua intelligenza, si immagina di essere egli stesso Dio, così da poter possedere su Dio un sapere assoluto. E questa è appunto la gnosi.

Lo gnostico vuol convincere l’uomo comune che la sua grandezza non sta nell’umano arrabattarsi per tante cose e aspirazioni vane, ma nel pensare, sta nel sapere, nella scienza. E scienza di che cosa? Dell’Assoluto. Sta nella scienza assoluta dell’Assoluto, come dice Hegel. Ma chi è questo Assoluto? Non è altro che il suo io. L’Assoluto non è fuori di lui, creatore di una realtà esterna a lui, che non ha fatto lui. L’Assoluto è egli stesso, solo che invece di guardare al di fuori di se stesso, rivolga lo sguardo al proprio io, faccia un atto di autocoscienza.

Lo gnostico pratica la prudenza del serpente, ma non la semplicità della colomba. In tal caso non c’è più vera prudenza, ma salta fuori la presunzione, l’astuzia e la doppiezza. Egli pratica un rigorismo razionale esagerato, si arrovella in un criticismo esasperato, aspira ad essere più intelligente di quanto sia consentito all’umana natura, vuole sempre avere l’ultima parola, non è disposto ad accettare critiche.

Tutto ciò denota evidentemente l’assenza del fattore equilibrante, dato dalla semplicità dello sguardo, ossia dalla serena docilità e dall’obbedienza umile alla verità. Da sola, tuttavia, la semplicità diventa ingenuità e dabbenaggine. Deve essere coadiuvata, controllata e resa cauta dalla prudenza, che rende lo sguardo vigile ed attento alle insidie ed ai pericoli.

Per lo gnostico il fondamento della certezza, della scienza e della verità non è il contatto con cose della cui esistenza non si può dubitare, ma è la coscienza del proprio io. È quello che Kant chiamava l’«io penso», Schelling, il «soggetto», Husserl, «io trascendentale». Questo è il messaggio di Cartesio, che è il principe e il grande maestro dello gnosticismo moderno.

Occorre tuttavia precisare in che senso l’idealista confonde l’essere col pensiero. Non che l’idealista scambi la fantasia o il sogno con la realtà o sia un individuo soggetto ad allucinazioni. Qui siamo evidentemente nella patologia mentale. Nella conoscenza delle realtà sensibili egli sa cavarsela benissimo ed è un perfetto realista tomista. Quando il docente universitario idealista passa in segreteria a ritirare lo stipendio, egli sa benissimo distinguere, per restare nel famoso paragone di Kant, 100 talleri pensati da 100 talleri reali.

La confusione che egli fa, ben più grave di un disturbo dell’immaginazione, perché effetto di una volontà deliberata, è quella di confondere l’essere col pensiero, di identificare il pensiero con l’essere, il pensante col pensato e col pensabile, l’attuale col possibile, l’esse extra animam con l’esse in anima, l’essere intenzionale con l’essere reale, l’essere reale con l’essere ideale, la conoscenza con la coscienza, il proprio io con l’essere assoluto, il proprio pensare col pensare dell’Assoluto, il proprio essere con l’Essere assoluto.

La tentazione dello gnosticismo non è una tentazione volgare o carnale, come può essere quella dell’avarizia, della gola o della lussuria, ma è una tentazione genuinamente spirituale, anche se poi di fatto rende prigionieri della carne.

 Comunque la tentazione in questo caso non ci viene da uomini sensuali come Guglielmo di Ockham, Hume, Darwin, Rousseau, Marx, Bertrand Russell, Teilhard de Chardin, Freud, Pannella o James Martin. Essa contagia invece persone che sanno apprezzare i valori dello spirito, anime votate alla perfezione, intellettuali, scienziati, filosofi, teologi, moralisti, sacerdoti, guide spirituali, mistici.

Essa non rientra nell’ordine delle tentazioni carnali, ma di quelle spirituali e, potremmo dire, propriamente diaboliche. Occorre un raffinato discernimento spirituale, per saperle riconoscere e facilmente sono ingannati anche uomini spirituali.

Gesù Cristo viene a rivelare che il bugiardo non è Dio, ma il demonio. Infatti, la preoccupazione di avvertire l’uomo dell’insidia della tentazione genesiaca, di tenere l’uomo al riparo da questa tentazione, di risollevarlo dalla miseria nella quale cade cedendo a questa tentazione, l’avvertimento all’uomo della dannazione eterna che è la conseguenza di cedere a questa tentazione, la cura di indicare all’uomo la vera via della sua grandezza e della sua libertà, la fornitura all’uomo dei mezzi per raggiungere la vera felicità, è la preoccupazione fondamentale della Bibbia ed è il motivo per il quale è stata scritta. Tutta la Bibbia è una continua messa in guardia contro lo gnosticismo, una sua confutazione, un suo rimedio per mezzo e grazie a Gesù Cristo.

La gnoseologia gnostica ha la sua sistemazione compiuta

nella filosofia dell’idealismo trascendentale tedesco 

La gnoseologia gnostica è la gnoseologia idealista: l’essere è l’idea dell’essere. L’essere è l’essere pensato. Esse est percipi, come diceva Berkeley. Oggetto del sapere è l’Assoluto, che è la coincidenza del reale con l’ideale, la coincidenza dell’essere col conoscere, del pensare con l’essere.

Per lo gnostico il punto di partenza e la base della certezza e del sapere non è il contatto con le cose esterne, ma è l’autocoscienza (cogito). Per lui non è l’idea che dipende dalla realtà, ma è la realtà che dipende dall’idea. Non è l’intelletto che si adegua alle cose, ma sono le cose che si adeguano all’intelletto (Kant). La ragione non sa che Dio esiste perché ne dimostra l’esistenza partendo dalle cose, ma perché Dio è la suprema Idea della ragione (Kant). La ragione è considerata come immediatamente proporzionata alla visione di Dio, senza passare dalle cose e dal proprio io. Anche l’ontologismo non è lontano dallo gnosticismo.

Per lo gnostico la cosa in sé non esiste fuori dell’io e indipendentemente dall’io, ma è posta dall’io nell’io (Fichte). La ragione non sa che Dio esiste perché ne dimostra l’esistenza partendo dalle cose, ma perché Dio è la suprema Idea della ragione (Kant). Non è il soggetto che deve adeguarsi all’oggetto, ma è l’oggetto che si adegua al soggetto (Schelling). La cosa è il concetto della cosa (Hegel). La conoscenza apriorica di Dio nell’autocoscienza è il presupposto per la conoscenza delle cose esterne (ontologismo e Gioberti). L’essere è l’atto del pensare (Gentile). La scienza è l’autocoscienza (Husserl). L’essere è l’esperienza dell’essere (Heidegger). L’essere è la coscienza dell’essere (Severino).

Secondo lo gnosticismo il pensare coincide con l’essere e l’essere è pensare. In tal modo il pensante ossia l’essere è il pensiero e il pensato. Il soggetto è l’oggetto. L’autocoscienza è la conoscenza. Il pensiero è intrascendibile perchè coincide con l’essere. Non si dà essere pensabile fuori del pensiero, perchè l’essere è l’essere pensato. L’essere è l’essere assoluto. Il pensiero è il pensiero assoluto. Non è il pensiero che dipende dall’essere, ma è l’essere che dipende dal pensiero.

La gnoseologia gnostica è la gnoseologia idealista: l’essere è l’idea dell’essere. Il reale coincide con l’ideale. Il punto di partenza e la base della certezza del sapere non è il contatto con le cose esterne, ma è l’autocoscienza (cogito).  Non è l’idea che dipende dalla realtà, ma è la realtà che dipende dall’idea. Non è l’intelletto che si adegua alle cose, ma sono le cose che si adeguano all’intelletto (Kant).

Per lo gnosticismo tutto è uno (en kai pan). In certo modo ciò è vero, in quanto tutte le cose convergono verso l’unità. Un conto tuttavia è l’uno, in quanto ente indiviso, e un conto è l’unione dei molti. La molteplicità esiste accanto e al di sotto dell’uno. Non si dissolve nell’uno come se fosse semplice apparire dell’uno (Severino). In tal senso non è vero che tutto è uno.

Anche la contemplazione plotiniana dell’Uno ha un sapore gnostico, perché il Dio di Plotino non è creatore, ma emanatore, sicchè l’uomo per lui è un’emanazione di Dio. Dunque la gnosi umana è gnosi divina.

La scienza gnostica si presenta, oltre che come scienza dell’Uno assoluto, anche come scienza della totalità, perché per lo gnosticismo Uno e Tutto coincidono e s’identificano con l’Assoluto. Invece occorre distinguere, per non cadere nel panteismo monista. Se col termine «tutto» s’intende l’insieme di tutte le cose con Dio e per «uno» s’intende l’unione delle cose con Dio, l’asserzione è accettabile. In tal senso Papa Francesco dice che «tutto è connesso». In tal senso si può dire che tutto è uno nel senso che è unito.

Qui col termine «tutto» intendiamo tutte le cose (omnia). Se invece dico «il tutto» (totum), questo è l’intero. Ma occorre evitare, come fa Bontadini, di intendere la totalità delle cose, come se fosse un unico ente, chiamandolo «intero», come se tutto fosse uno e quell’uno fosse Dio, per costituire l’«Intero», per cui alla fine tutte le cose si risolverebbero in Dio ed esisterebbe solo Dio, come dice Barzaghi, Dio come Intero, del quale naturalmente non si può prendere una parte, come si prende una fetta da una mela.  E il mondo sarebbe annullato, cosa evidentemente assurda. Può essere intero infatti solo un unico ente. Ma l’universo non è un unico ente, bensì una famiglia ordinata di enti sotto il governo della divina provvidenza.

Ovviamente, dire che lo gnostico conosce il Tutto, non vuol dire che sa tutto nel senso di una conoscenza del dettaglio delle singole cose. Questo lo precisa Padre Barzaghi affermando che ciò appartiene solo a Dio. Ma vuol dire che per lo gnostico ogni cosa è l’Essere, secondo la famosa frase di Severino: «questa lampada è l’Essere» o come risulta dal cogito cartesiano esplicitato da Schelling: «io sono l’Essere».

Ora è vero che noi giudichiamo sempre nella luce dell’essere, ma questo essere è semplicemente una nozione della nostra mente e non è la luce dell’intelletto divino, quasicchè il nostro sguardo, come credeva Meister Echkart, e come crede Barzaghi al suo seguito, possa coincidere con lo sguardo di Dio.

Per Origene l’opposizione bene-male è solo il momento intermedio della frattura del mondo conseguente al peccato originale, che ha spezzato l’unità originaria del mondo. Ma Dio con la redenzione di Cristo, ricompone l’unità originaria e il male scompare. Tuttavia, secondo la fede cristiana, le cose non vanno così: i beati sono liberati dal male, ma il male continua ad essere operante nell’inferno, dove i dannati restano in uno stato di peccato, mentre la divina giustizia si attua nel male di pena.

Se invece col termine «tutto» s’intende la totalità delle perfezioni, allora questo tutto è Dio, per cui posso dire che Egli è tutto. Non posso invece dire che tutto, ossia tutte le cose, è Dio, perché questo sarebbe panteismo. Se per «uno» intendo «una sola cosa» e per «tutto» intendo «tutte le cose» e se con questi significati dico che tutto è uno, ancora cado ancora nel panteismo, perché col termine «una sola cosa» posso intendere Dio.

L’Assoluto dello gnostico è l’essere assoluto, il Pensiero assoluto, l’Io assoluto. E fin qui va anche bene. Senonchè, però, l’Assoluto dello gnostico non è semplice, ma doppio: si sdoppia in spirito e materia, in soggetto e oggetto, in sì e no, in vero e falso, in bene e male, ma non nel senso che scelga il bene e scarti il male, ma di accogliere e bene e male simultaneamente.

Questo appare evidente in Fichte («Io-non-Io») e riappare nell’Assoluto hegeliano. Per Hegel l’Assoluto è sintesi di essere e non essere; per Fichte è io opposto al non io nell’io. Invece per Severino l’Assoluto è Essere ed Apparire. Da qui, dunque un Dio doppio, incoerente, contradditorio, sleale ed inaffidabile. Come si comporterà chi vuol servire questo Dio?

L’Assoluto dello gnostico è conflitto perenne, eterno ed irresolubile. Come dice Schelling, tra soggetto e oggetto nell’Assoluto c’è una lotta, un contrasto assoluto. È il prezzo che lo gnostico paga per aver messo l’opposizione bene-male nell’Assoluto. È questa la posizione di Böhme, di Hegel, di Von Balthasar e di Pareyson. Esiste anche la posizione di Barzaghi, il quale, basandosi sul fatto che l’Assoluto è bene assoluto, dice che «tutto è bene così com’è». Ma chi può veramente persuadersi di una simile soluzione?

Lo gnostico accusa il realista di essere impigliato in molti dualismi e false distinzioni, opponendo essere e non-essere, vero e falso, sì e no, bene e male e distinguendo essere e pensiero, ideale e reale, essere e agire, pensiero ed azione, potenza e atto, materia e spirito, corpo e anima, Dio e uomo, natura e grazia, ragione e fede.

Lo gnostico si presenta agli ingenui e agli ambiziosi come una persona straordinaria e affascinante, un mago della parola, un genio del pensiero, un filosofo gigantesco, un audace scalatore delle vette del pensiero. Molti vanno ad ascoltarlo non perché capiscono che cosa dice, ma per poter dire agli amici: Vado ad ascoltare le sue conferenze e le sue omelie! E gli amici restano ammirati ed invidiosi dell’intelligenza del loro amico. 

Lo gnostico ha indubbiamente il merito di essere sensibile ai temi e ai problemi più profondi e più difficili dello spirito, dell’uomo, del sapere, della filosofia, della teologia, della morale, della mistica.  E quindi in tal senso egli svolge certamente un’opera educativa di stimolo e di richiamo per coloro che vivono nell’insignificanza e nella banalità quotidiana e il cui spirito è sepolto sotto la zavorra dei piaceri carnali e delle vane preoccupazioni terrene.

Ma il guaio è che lo gnostico trae fuori coloro che vivono, per dirla con Dante, nella «morta gora», per stimolarli non all’umile ricerca della verità, ma a credersi dei geni riformatori del sapere, che sanno mettere in crisi certezze millenarie.

Fine Prima Parte (1/4)

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 27 luglio 2021

 

Lo gnosticismo è quella dottrina filosofica, di antichissima tradizione e di origine indiana, che sostiene che l’uomo, empiricamente un ente fragile, fallibile e caduco, è in realtà  originariamente,  potenzialmente e inconsapevolmente Dio, sulla base della convinzione che il pensiero coincide con l’essere, che l’intelletto umano coincide con l’intelletto divino, sicchè esso può elevarsi da sé, con un’opportuna disciplina o iniziazione, al pensiero assoluto o alla scienza assoluta ovvero al pensiero divino.

Lo gnosticismo, come tutti sanno, è stato un grandioso evento e un complesso fenomeno dottrinale e di costume importanti e drammatici della storia della Chiesa dei primi secoli ed è al contempo un vizio intellettuale ricorrente, dettato dalla superbia. Noi qui lo consideriamo solo sotto questo secondo punto di vista.

Codici di Nag Hammadi
In questo secondo senso, dunque, lo gnosticismo è un modo di considerare la ragione umana come intrascendibile. Lo gnostico non vuole ammettere che esista una realtà che superi la capacità di intendere e di dimostrare della ragione.

Lo gnostico ha indubbiamente il merito di essere sensibile ai temi e ai problemi più profondi e più difficili dello spirito, dell’uomo, del sapere, della filosofia, della teologia, della morale, della mistica. 

Ma il guaio è che lo gnostico trae fuori coloro che vivono, per dirla con Dante, nella «morta gora», per stimolarli non all’umile ricerca della verità, ma a credersi dei geni riformatori del sapere, che sanno mettere in crisi certezze millenarie.


 
Immagini da internet


[1] Cf Raphael, Tat tvam asi – Tu sei Quello. La via del fuoco secondo l’Asparsavada, Edizioni Asram Vidya, Roma 2001.

[2] Vedi l’opera dallo stesso titolo, Editori Laterza,Bari 1966.

[3] Cf C.W.Leadbeater, Cenni di teosofia, Società Teosofica Editrice, Roma 1903; E.P.Blavatsky, Introduzione alla teosofia, Fratelli Bocca Editori, Milano-Roma 1911; A.Fullerton, Tre letture teosofiche, Bernardo Seeber Editore, Firenze 1903.

[4] Cf M.Heidegger, Nietzsche, Edizioni Adelphi, Milano 2013.

[5] Cf Andrea Colombo, I maledetti. Dalla parte sbagliata della storia, Edizioni Lindau, Torino 2017, p.68. Cf Giorgio Galli, Hitler e la cultura occulta,  BUR Rizzoli, Milano 2016; René Alleau, Le origini occulte del nazismo. Il Terzo Reich e le società segrete, Edizioni Mediterranee, Roma 1989.

[6] Ibid., p.69.

[7] Ibid., p.65.

[8] Cf M.Introvigne, Esoterismo e tradizione, Edtrice Elledici, Torino-Leumann 1999.

[9] G.Barzaghi, Soliloqui sul divino. Meditazioni sul segreto cristiano, Edizioni ESD, Bologna 1997.

[10] Cf il mio articolo Lo gnosticismo moderno, riprendendo un libro di Mons. Antonio Livi. Ritratto dello gnostico cattolico, in Fides Catholica, 2, 2012, pp.109-140.

[11] Vedi per esempio sullo gnosticismo ebraico: Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico n ambiente cristiano, a cura di Ennio Innocenti, con una buona critica dello gnosticismo di Rahner, Edizioni della Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1988.

2 commenti:

  1. Caro Padre Cavalcoli,
    Immagino abbiate sentito che in uno scambio di lettere personali tra papa Francesco e il cardinale Müller, il Romano Pontefice lo scorso 6 febbraio ha ringraziato il cardinale tedesco per la sua lettera in occasione della dichiarazione di sant'Ireneo a Dottore della Chiesa, e ha anche scritto : "Grazie anche per il tuo chiaro giudizio sullo gnosticismo. È vero: lo gnosticismo invade molti ambiti della vita della Chiesa, specialmente le 'scuole' di spiritualità che dicono di voler urgentemente rinnovare i classici cattolici". Il Papa ha poi fatto una proposta al cardinale Müller: "Perché non scrivi un libro sulle diverse espressioni dello gnosticismo? Ti assicuro che sarà molto bello".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Salvatore,
      mi ha fatto molto piacere leggere questo scambio di lettere tra il Papa e il Card. Müller, per il fatto che esse trattano della grave questione dello gnosticismo, segnalata dal Papa di recente nella sua Esortazione apostolica Gaudete et exsultate.
      Queste lettere sono per me di grande consolazione e di incitamento a continuare la mia denuncia e la mia critica dello gnosticismo, il quale caratterizza la forma principale e più pericolosa dell’attuale modernismo, il quale a sua volta riprende i temi principali dell’idealismo tedesco, che trovano la loro espressione in teologi che come Rahner e Küng.

      Elimina

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.