25 luglio, 2024

La questione fra Occidente e Oriente - Come unire Occidente ed Oriente? - Seconda Parte (2/2)

 

La questione fra Occidente e Oriente

Come unire Occidente ed Oriente?

Seconda Parte (2/2) 

La competizione tra le potenze per la guida dell’umanità

 La filosofia ha una mira universalistica; essendo prodotto della ragione e fatta per il bene della ragione, essa ha di mira l’uomo o l’umanità come tale, l’animalità razionale. Il cristianesimo presuppone la coscienza del bene dell’umanità e mira a procurarlo con mezzi e forze non semplicemente umani e razionali, ma rivelati da Dio stesso, creatore e salvatore dell’uomo.

Tuttavia esiste nel mondo un’ostinata opposizione a Cristo, al suo messaggio ed ai mezzi che Egli propone per un’umanità giusta e felice nella pace e nella concordia. La Bibbia chiama «anticristo» la massa complessiva delle forze umane che, nel corso della storia, rifiutano la signoria di Dio sull’umanità e per conseguenza rifiutano Cristo Figlio di Dio e l’universalismo cristiano; rifiutano il modo cristiano di intendere la salvezza dell’umanità e quindi non vogliono che il cristianesimo stia alla guida dell’umanità.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-questione-fra-occidente-e-oriente_25.html

Nomi famosi di sociologi, storici, filosofi, politologi, europeisti, slavofili da quasi due secoli discutono sull’essenza dell’Occidente e dell’Oriente a sostegno ora dell’uno ora dell’altro.

Certamente siamo davanti a realtà così complesse, che appare molto difficile darne una definizione morale, filosofica o addirittura teologica. Per questo molti preferiscono non dare alla parola Oriente ed Occidente nient’altro che un significato geografico

Ad ogni animo onesto suscita orrore quello che sta succedendo in Ucraina come in altre parti del mondo dove infuria la guerra, non possiamo non trattenerci dall’esprimere tutta la nostra deplorazione. Ma proprio questo doveroso sdegno e questo dolore sono quelli che devono spingerci al massimo impegno e alla massima attenzione a questo fenomeno, come farebbe un premuroso medico che si accinge a curare un malato. Ma a tal proposto è impossibile ottenere risultati senza un concetto filosofico-spirituale di che cosa è l’Occidente e che cosa è l’Oriente.

Grave errore è quello di Heidegger e di Severino di considerare il cristianesimo come espressione dell’Occidente dagli esiti nichilistici. In realtà, il cristianesimo nella sua divina universalità non è legato né all’Occidente né all’Oriente, mentre al contempo li accoglie entrambi.

Solo Cristo ha il diritto al regno del mondo. Per questo, tra tutti i leader mondiali rappresentanti di concezioni che aspirano alla guida dell’umanità, il Romano Pontefice, Capo di uno Stato che non possiede armi nucleari e si estende per una vastità di territorio pari a quella di un quartiere della città di Roma, oggi suscita l’attenzione e il rispetto di tutti e non si saprebbe immaginare o vedere quale uomo più di lui potrebbe indicarci le vie della pace.

 Immagini da Internet:
- San Pietro (Monastero di Santa Caterina in Egitto)
- Santissima Trinità (Andrej Rublëv)



24 luglio, 2024

La questione fra Occidente e Oriente Come unire Occidente ed Oriente? - Prima Parte (1/2)

 

La questione fra Occidente e Oriente

Come unire Occidente ed Oriente?

Prima Parte (1/2)

 

Molti verranno dall’oriente e dall’occidente

Mt 8,11

Introduzione

 La cronaca che ci fornisce il quotidiano Avvenire sin dall’inizio della guerra in Ucraina è quella di un’interminabile serie di atti di crudeltà e crimini di guerra perpetrati dai Russi ai danni di un’Ucraina innocente, martellata, straziata e martirizzata ogni giorno dalla mostruosa ed implacabile barbarie dei Russi. La gente si domanda: ma come mai i Russi sono così cattivi? Non sarebbe bene fare fuori Putin? Quei poveri Ucraini, che cosa hanno mai fatto per meritare un destino così orribile?

Ora non c’è chi non veda e sappia che i Russi invasori devono quanto prima ritirare le loro truppe e pagare i danni di guerra. Ma posto ciò, una persona di normale esperienza umana non può non accorgersi che un simile modo di narrare la vicenda da parte di Avvenire non può essere del tutto imparziale, riducendo semplicisticamente tutti gli eventi ucraini a qualcosa di simile all’episodio spiacevole del tranquillo ed innocente cittadino, che viene improvvisante assalito e derubato da un feroce rapinatore, evidentemente tenuto a restituire il maltolto.  Le cose non sono così semplici.  Ridurre tutta la vicenda, soprattutto nelle sue cause,  in questi termini ci rende impossibile avere una qualunque comprensione di quali potranno essere le vie della pace.

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La spiegazione avanzata da Avvenire secondo la quale la Russia, nostalgica dell’URSS, vorrebbe riottenere sull’Ucraina quel dominio che aveva allora, può avere una qualche verità, ma non basta assolutamente per capire lo stato d’animo del popolo russo e del popolo ucraino, soprattutto quello cristiano.

Aleksandr Dugin ha ragione nel notare l’esistenza di quella che egli chiama «Eurasia», la quale sotto l’egemonia della Russia tatara e Terza Roma si considera la purificatrice apocalittica dell’umanità corrotta dall’Occidente sionista, massonico, protestante e cattolico.

Perché piuttosto non ricordiamo al riguardo la cosa veramente più importante, interessante e consolante per noi cattolici e per tutti gli uomini di buona volontà, e cioè quanto gli stessi Papi nei secoli passati e soprattutto a partire dal sec. XIX hanno avuto a cuore i rapporti con le Chiese d’Oriente e attenzione per la spiritualità cristiana orientale?

Per ricomporre l’unità cristiana dell’Europa e far cessare la guerra in Ucraina, occorre che l’ecumenismo cattolico-ortodosso concentri la sua attenzione sulla questione del Filioque che i cattolici riescano a persuadere i fratelli ortodossi che il Filioque non è un’eresia, ma è elemento essenziale del dogma trinitario.

All’origine dell’attuale drammatica divisione dell’Europa c’è un dissidio tra fratelli circa il mistero fondamentale della fede cristiana: l’essenza del mistero trinitario. Lo scisma di Costantinopoli è stata la volontà di rifiutare la volontà del Papa che il Filioque fosse articolo del Credo.

L’affermazione del Filioque, come spiegò già a suo tempo San Tommaso d’Aquino, nasce dall’esigenza di distinguere il Figlio dallo Spirito Santo. Non aggiunge assolutamente niente a ciò che Cristo ci ha rivelato della Trinità, come se Roma abbia la pretesa di saperne di più di Gesù Cristo, ma semplicemente spiega che cosa Cristo ha voluto insegnarci. 

 Immagini da Internet:

- Il Cristo, Istanbul, Basilica di Santa Sofia
- L’ospitalità di Abramo e il sacrificio di Isacco, Ravenna, Basilica di San Vitale

23 luglio, 2024

Un grande avvenimento di speranza per la Chiesa - Il Congresso Tomistico Internazionale di Buenos Aires

 

Un grande avvenimento di speranza per la Chiesa

Il Congresso Tomistico Internazionale di Buenos Aires

All’approssimarsi del Giubileo della Speranza dell’anno prossimo, il Signore ha dato a tutta la Chiesa un grande motivo di speranza consentendo l’organizzazione di un grandioso Convegno Tomistico Internazionale a Buenos Aires*, con il concorso di oltre una sessantina di teologi, sotto la direzione del noto teologo Ignacio Andereggen, Presidente della Società Tomista Argentina.

Possiamo immaginare la gioia del Santo Padre nel vedere nella sua amata Patria una manifestazione così grandiosa di amore alla Chiesa, al Papa e alla cultura cattolica, aperta, secondo le direttive del Concilio Vaticano II, al dialogo con le culture contemporanee e al dialogo interreligioso.

Altro motivo di gioia per il Papa sarà certamente il fatto di una risposta vigorosa ed entusiastica alle recenti esortazioni di Papa Francesco a ritornare al pensiero del Dottore Comune della Chiesa.

In mezzo a tutti questi ammiratori di San Tommaso, i Lettori potranno trovare anche il mio nome associato a quello del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, perché nella mia conferenza tratto di un aspetto del suo pensiero.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 23 luglio 2024

https://www.sitaroma.com/it/news-e-contributi/xlviii-settimana-tomista-congresso-internazionale-a-buenos-aires

Per chi desidera conoscere il Programma del Convegno (soggetto a variazioni): 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/un-grande-avvenimento-di-speranza-per.html

 

 

 

 

 

Immagine da Internet:
Prof. Don Ignacio Andereggen


21 luglio, 2024

Il Cardinale Eijk cita un mio intervento sulla reciprocità uomo-donna

 

Il Cardinale Eijk

cita un mio intervento sulla reciprocità uomo-donna

Ritengo utile ai lettori riportare il sunto di un mio intervento ad un Convegno tomistico internazionale del 1986 fatto dal Card. Willelm Jakobus Eijk, Arcivescovo di Utrecht nel corso di una sua dotta e interessante conferenza sul tema L'antropologia Cristiana e la teoria del genere, tenuta ad un Incontro della Commissioni dottrinali europee ad Esztergom, il 14 gennaio 2015.

 

Riguardo a questa conferenza ne consiglio caldamente la lettura:

https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/incontri/rc_con_cfaith_20150114_esztergom-eijk_it.html .

 ...

Queste considerazioni possono essere messe utilmente in relazione con le seguenti parole dell’“Instrumentum laboris” per la Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2024) del 9 luglio 2024, n. 13:

 

“La prima differenza che incontriamo come persone umane è quella tra uomini e donne. La nostra vocazione di cristiani è quella di onorare questa differenza donata da Dio vivendo all’interno della Chiesa una dinamica reciprocità relazionale come segno per il mondo.”

(https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/07/09/0560/01156.html )


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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-cardinale-eijk-cita-un-mio.html


 



Immagine da Internet:
Card. Willem Jacobus Eijk

20 luglio, 2024

Un parere di Padre Tomas Tyn sul Concilio Vaticano II - Seconda Parte (2/2)

 

Un parere di Padre Tomas Tyn

sul Concilio Vaticano II

 
Seconda Parte (2/2) 
 

            Poi il Concilio dice che la Chiesa riceve da Cristo sostentamento e così diventa strumento, così che Cristo diffonde su tutti la verità e la grazia. Pure questo è molto bello, Gesù ci ha promesso, ecco, “Io sono con voi fino alla fine dei tempi”. Gesù accompagna la Chiesa in ogni momento della sua vita storica e soprattutto poi in tempi burrascosi come i nostri possiamo pensare che il Signore ci è più vicino che mai. Quindi sostenta la sua Chiesa e la sostenta in maniera tale che essa possa essere sempre il suo strumento. Vedete che questo è molto bello.

          Il Concilio prima ci ha detto che la Chiesa rappresenta il Cristo, che significa il Cristo, che è segno di Cristo. Adesso dice che non solo è segno, ma anche strumento di Cristo. Ecco che si riallaccia di nuovo con la teologia della sacramentalità della Chiesa: essere segno e strumento nel contempo. Strumento di che cosa? Della diffusione di grazia e della verità su tutte le genti della terra. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/un-parere-di-padre-tomas-tyn-sul_19.html

 

Visita del Card. Giacomo Biffi alla Parrocchia bolognese di San Giacomo Fuori le Mura.
Padre Tomas Tyn partecipa alla concelebrazione della Santa Messa.

 


19 luglio, 2024

Un parere di Padre Tomas Tyn sul Concilio Vaticano II - Prima Parte (1/2)

 

Un parere di Padre Tomas Tyn

sul Concilio Vaticano II

Prima Parte (1/2)

Mi è gradito presentare ai Lettori questo breve commento di Padre Tomas ad alcuni dei temi principali del Concilio Vaticano II, dove possiamo notare come il Servo di Dio si trovi in piena sintonia con gli insegnamenti del Concilio e ne faccia un riferimento perfettamente aderente ai suoi contenuti.

Padre Tomas ebbe dal Signore, come missione principale della sua testimonianza di teologo, quella di ricordarci alcuni temi della Tradizione, che nel periodo del postconcilio sono stati spesso dimenticati. Per questo lo si potrebbe qualificare come tradizionalista, ma in un senso pienamente cattolico.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/un-parere-di-padre-tomas-tyn-sul.html

 


 

 

 

 

Visita del Card. Giacomo Biffi alla Parrocchia bolognese di San Giacomo Fuori le Mura.

Padre Tomas Tyn partecipa alla concelebrazione della Santa Messa.

 

 

 

11 luglio, 2024

Uno scritto di Padre Tomas Tyn sull’Ecumenismo

 

Uno scritto di Padre Tomas Tyn sull’Ecumenismo

Presento ai Lettori alcune brevi delucidazioni e spiegazioni di Padre Tyn concernenti il metodo e l’essenza dell’ecumenismo, così come ci vengono presentati dal Decreto Unitatis Redintegratio del Concilio Vaticano II.

La cosa che bisogna mettere in luce e degna del massimo rilievo è la chiarezza con la quale il Servo di Dio ha compreso il vero significato dell’ecumenismo, confutando quelle interpretazioni falsamente ireniste e fautrici di relativismo indifferentista, che già ai suoi tempi venivano diffuse dai rahneriani, spacciate come interpretazioni del Concilio.

Queste false interpretazioni favorirono a loro volta la falsa interpretazione degli indietristi, i quali credettero che gli insegnamenti del Concilio fossero contrari alla Tradizione.

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Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP

07 luglio, 2024

I finti devoti di Papa Francesco

 

I finti devoti di Papa Francesco

Si può essere scomunicabili senza essere giuridicamente scomunicati. Si può essere di fatto con le proprie idee e comportamenti fuori della vera comunione col Papa, pur senza essere stati scomunicati ufficialmente. Si può fingere di essere in comunione col Papa, lisciarlo, adularlo, ripetere a pappagallo ogni sua parola, utilizzarlo e strumentalizzarlo, tramare e agire di nascosto senza una sincera comunione col Papa. Sono questi i modernisti e i finti attuatori del Concilio Vaticano II. Sono quelli che si considerano i primi della classe.

Il Papa, dal canto suo, data la situazione di irrimediabile dittatura modernista (il cosiddetto «pensiero unico»), deve fare buon viso a cattivo gioco, non ha la forza o non trova fruttuoso o conveniente scomunicare tutti quelli che a rigor di diritto canonico, meriterebbero di essere scomunicati.

Circa alcuni finti devoti il Papa non è sempre sufficientemente informato sul danno che fanno, altri astutissimi lo ingannano, altri preferisce sopportarli e li tollera per il fatto che, accanto ai loro errori, posseggono buone o anche eccellenti qualità con le quali possono collaborare con lui per il bene della Chiesa, almeno in certi ambiti. Con alcuni è troppo indulgente.

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I fedeli che sono pienamente e veramente cattolici, che non insultano il Papa come fosse un eretico, ma che neppure, fingendosi devoti del Papa, disobbediscono al Magistero sostenendo che può sbagliare, quei cattolici che attuano pienamente la comunione con la Chiesa e col Papa nella vera attuazione delle riforme conciliari, sono quelli che attuano il vero e legittimo pluralismo ecclesiale e non quello disordinato e conflittuale dei modernisti rahneriani.

  

Tale legittimo e costruttivo pluralismo, espressione di vera libertà, effetto dei vari doni dello Spirito Santo, fautore di dialogo fraterno e costruttivo e di reciproca collaborazione, di concordia, di unità e di pace, nel rispetto delle diversità, fatto di sincerità, giustizia e misericordia, avanzando verso il Regno sul solco della tradizione, è quel pluralismo che risulta dalla congiunzione e collaborazione dei due naturali processi comunitari fisiologici del dinamismo ecclesiale, propri della vita, che sono l’atto del conservare-custodire e l’atto del progredire-rinnovare.

Possiamo fare tra gli altri possibili, due nomi paradigmatici di due teologi nostri contemporanei, uno progressista e l’altro tradizionalista nel senso autenticamente cattolico: il Maritain e il Servo di Dio Padre Tomas Tyn. Siamo liberi di raccoglierci attorno all’uno o all’altro, come preferiamo, come ci detta la nostra sensibilità. 

Immagini da Internet

06 luglio, 2024

Perché Rahner attira ancora?

 

Perché Rahner attira ancora?

Egli ha causato gravi danni alla Chiesa

ma non manca di aspetti positivi

Dall’epoca del Concilio Vaticano II Rahner continua ad avere molti seguaci e un notevole influsso soprattutto in quegli ambienti ecclesiali che si considerano prosecutori del progresso promosso dal Concilio.

Certamente Rahner ha dato un notevole contributo alla elaborazione delle dottrine nuove del Concilio. Ma egli tuttavia le propagandò dando ad esse un’interpretazione modernista. Tanta tuttavia fu la fama e tale il prestigio che si era acquistato come perito del Concilio, che quando egli si lanciò negli anni del postconcilio in questa impresa fallace, pochissimi si accorsero dell’insidia o ebbero il coraggio di opporglisi per non fare la figura di nemici del Concilio.

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Rahner non ha incontrato solo successo, ma anche opposizioni non solo presso coloro che fanno resistenza alle novità conciliari, ma anche presso quell’area cattolica che tiene sinceramente alla fedeltà alla Scrittura e Tradizione nella piena comunione col Papa ed alla professione dell’integrità della dottrina cattolica con l’intento di diffonderla, di farla mettere in pratica e di difenderla dagli errori.

Il rahnerismo non è mai stato esplicitamente condannato dalla Chiesa, se non in quegli errori che Rahner riprende dai secoli del passato. Ma tanto meno è stato raccomandato o portato ad esempio di teologo come la Chiesa continua a fare invece con l’Aquinate, anche se molto raramente cita qualche passo ovviamente accettabile dalla immensa produzione teologica rahneriana.

Notiamo anzitutto la concezione rahneriana della liturgia, dove è negato lo specifico del sacerdote come ministro dell’eucaristia e confessore ed è sostituito con un ruolo sociologico o umanitario dove i sacramenti sono concepiti non come produttori della grazia ma segni della grazia già ricevuta, mentre la celebrazione, col pretesto dell’ispirazione dello Spirito e dell’adattamento all’ambiente, diventa, come da tempo è stato notato da molti, occasione per l’affermazione del protagonismo personale del celebrante, sicchè ciò che attira la gente non è affatto la Messa come tale, ma la Messa di quel tale. Ciò che interessa non è la Messa ma il celebrante. 


Immagine da Internet: Dipinto Antico Italia '700

05 luglio, 2024

Sulla questione del perdono divino

 

Sulla questione del perdono divino

La dittatura della misericordia

Può capitare in una famiglia troppo austera che se un figlio viene educato ad una astinenza troppo severa dai piaceri, se viene troppo fermato e represso, poi, una volta liberatosi dalla tutela dei genitori, tutto il potenziale di energie represse accumulato in precedenza, tutte le brame a lungo insoddisfatte, trovano improvvisamente uno sbocco torrenziale e se prima il soggetto era oppresso dal terrore del Dio punitore e schiacciato sotto il peso di un insopportabile ed angoscioso senso di colpa e dalla disperazione, poi, presa coscienza della sua libertà, eccolo alle stelle, in preda ad uno stato di esaltazione e di euforia per il Dio della misericordia e della comprensione, per la piena liberazione, la totale innocenza, e l’indubitabile salvezza. È la storia di Lutero che si ripete.

La Chiesa prima del Concilio Vaticano II è stata in certa misura una madre arcigna del primo tipo. Una certa Chiesa uscita dal Concilio, interpretato in senso modernistico e luterano, è divenuta una madre liberale del secondo tipo, come a dire una madre che si eclissa dicendogli: «fa’ come ti pare e sta’ tranquillo ché Dio è buono, non vuole la sofferenza, non castiga e perdona e salva tutti, sempre e comunque». Ecco allora la convinzione oggi diffusa che nessuno dice no a Dio perchè l’uomo, sul modulo rahneriano, è per essenza tendenza atematica ed inconscia verso Dio o, come dice Heidegger, «apertura all’essere» o, come si può ricavare da Severino, manifestazione dell’essere o, come dice Husserl, «fenomeno dell’essere».

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L’antropologia e l’ontologia di Heidegger sono un ritratto esatto e fedele dello stato confusionale ed angosciante nel quale si trova l’uomo d’oggi postmoderno, postcristiano, post-teista, trascendente, deietto e progettante, schiavo della tecnica, dimentico dell’essere e immerso nel «si dice» e negli enti. Per questo il pensiero di Heidegger, per quanto contorto e pieno di forzature e significati arbitrari delle parole, ha avuto tanto successo, questo è il motivo per cui tanti si riconoscono nel quadro orribile e sinistramente affascinante del Dasein.

Nello svolgimento storico di fatto del piano della provvidenza non c’è misericordia senza giustizia. Chi nega la giustizia nega la misericordia. È vero che giustizia e misericordia sono contrarie l’una all’altra, perché la prima irroga la pena ed esige l’espiazione, mentre la seconda toglie o mitiga la sofferenza. Esse infatti stanno assieme non simultaneamente nello stesso soggetto, ma successivamente in soggetti diversi o nello stesso soggetto

Dio mostra la sua misericordia ad uno proprio castigando il suo offensore. Israele canta la misericordia divina che lo ha salvato dagli Egiziani proprio perché ha punito gli Egiziani.

Se l’oppressore crede di essere perdonato pur continuando ad opprimere l’oppresso, come Dio non verrebbe ad avallare l’ingiustizia o a considerare giustizia l’ingiustizia dell’oppressore? Una misericordia che tolleri l’ingiustizia è falsa ed ipocrita. È un Dio misericordioso quello che non castiga il peccato dell’impenitente o non è piuttosto un Dio connivente e ingiusto? È vera misericordia quella che si accompagna all’ingiustizia, che chiama bene il male? 


Immagine da Internet: Miriam, Basilica della Dormizione, Gerusalemme

04 luglio, 2024

Sul concetto tomista della storia

 

Sul concetto tomista della storia

Sfatiamo un grave pregiudizio contro la teologia tomista

In un articolo della rivista Études dell’aprile del 1946 il Card. Jean Daniélou lanciava contro il pensiero di Tommaso la grave accusa di «ignorare la nozione di storia». Sono passati quasi ottant’anni da allora, eppure ancor oggi c’è chi condividerebbe questa accusa.

Certamente l’Aquinate non ci dà un concetto di storia, non ci dà una definizione dell’essenza della storia.  Ma egli sa benissimo comunque che cosa è la storia, quale ne è l’importanza come realtà creata e guidata da Dio ai fini che Egli ha fissato al divenire storico.

Non nego che nel tomismo scolastico seguente a Tommaso fino al tomismo francese del secolo scorso la riflessione filosofica e teologica sul senso cristiano della storia sia stata carente per un attenzione troppo esclusiva alla teologia dogmatica, mentre non si può negare nei protestanti una maggiore attenzione favorita dalla loro devozione alla Scrittura dove è evidente quanto le narrazioni storiche e il genere letterario della parabola e del racconto mitologico o parenetico offrono spunti e stimoli alla riflessione morale e sapienziale.

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Naturalmente Tommaso sa che cosa è la storia, ma non pensa a darne una definizione. Sa che cosa è la storia perchè conosce la Scrittura la quale racconta appunto come nel tempo Dio ha guidato, guida e guiderà l’umanità verso quei fini che corrispondono alla sua volontà di amore, di giustizia e di misericordia.

Così l’Apocalisse presenta la storia dell’umanità come la lotta lungo il corso dei secoli della Chiesa guidata da Cristo contro le forze demoniache con la vittoria finale di Cristo. In questo senso Tommaso sarebbe d’accordo con Bruno Forte nel parlare di teologia narrativa accanto alla teologia induttiva-deduttiva che forma la teologia dogmatica.  

La gnoseologia realista che Tommaso desume da Aristotele gli consente di avere una percezione netta della dignità della realtà sensibile, concreta, materiale e temporale, umana e cosmologica, quindi storica, mentre capisce benissimo che questa realtà non basta a sé stessa e non esisterebbe se non fosse fondata su di una superiore e suprema realtà puramente intellegibile e spirituale, incrollabile e saldissima, libera dalla materia e dal tempo, ossia Dio. Contro Hegel Tommaso direbbe dunque che la storia non è tutta la realtà.

Tommaso dimostra il suo vivo senso della storia e del progresso umano basandosi sulla sua distinzione metafisica reale fra essenza ed essere applicata alla storia umana. Un conto infatti per lui è l’essenza di una cosa e un conto è il suo esistere o attuarsi nella realtà. L’essenza è un semplice pensabile mentale che è tale anche se non dovesse esistere alcun individuo reale di quella specie.

Immagine da Internet: Giudizio Universale, Giotto, Padova

02 luglio, 2024

Per capire Papa Francesco - Un gesuita francescano

 

Per capire Papa Francesco

Un gesuita francescano

 Un Papa diverso da tutti gli altri

Sono stato amico e corrispondente epistolare per alcuni anni del Padre Giandomenico Mucci, sapiente teologo, educatore di giovani e grande guida spirituale, redattore dal 1984 alla morte, avvenuta nel 2020, de La Civiltà Cattolica.

Padre Mucci conosceva personalmente il Papa ed ebbe con lui tantissimi incontri personali. Un giorno mi scrisse riferendomi che il Papa gli aveva detto: «Io sono un po’ furbo e un po’ ingenuo». Non trovo migliore ritratto del Papa di questo che egli ha fatto di se stesso.

Naturalmente questo giudizio non tocca la sua missione dottrinale, ma la sua figura morale. La furbizia può essere prudenza, ma può essere anche duplicità.  L’ingenuità può essere semplicità, ma può essere anche dabbenaggine. Un Papa è infallibile nella dottrina, ma non è impeccabile nella condotta morale, nella pastorale e nel governo della Chiesa.

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La spiritualità di questo Papa è del tutto inedita nella storia del Papato: il primo Papa gesuita, non solo, ma un Papa che ha operato una sintesi che parrebbe quasi impossibile fra la spiritualità ignaziana e quella francescana, notoriamente assai distanti: la prima, per l’esaltazione delle virtù umane, soprattutto la capacità di militare nella buona battaglia contro le forze sataniche e i nemici della Chiesa. E difatti nessun Papa come questo ci ha insegnato a sventare le insidie del demonio. La seconda, per l’umile coscienza della propria povertà condivisa con i poveri nella diffidenza per le arti dell’umana dottrina, sapienza e potenza, paga della coscienza della propria figliolanza del Padre unita al cantico delle creature.

Ma ecco che attualmente si fanno sentire gli effetti dissolventi di un pragmatismo o prassismo pastorale non illuminato sufficientemente da una visione teologica e che quindi rischia di risolversi in un’operosità secolaresca, la quale, anziché stimolare la santità e aprire le vie del regno di Dio, si adagia, si perde e si affanna nei meandri e nei labirinti di questo mondo.

Occorre che noi Domenicani torniamo ad offrire luce, certezze, chiarezza, ragioni, onestà intellettuale, motivazioni, apertura di mente, nobiltà di pensiero, attitudine alla speculazione, ampiezza di sguardo, prospettive trascendenti, senza per questo sminuire in nulla il contributo essenziale del volontarismo operoso francescano-gesuita, così da tornare da offrire ai Papi quel sostegno dottrinale del quale hanno bisogno per svolgere il loro ufficio di maestri della fede.

Immagine da Internet: da https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-09/papa-gesuiti-irlanda-guarire-ferite-abusi.html

01 luglio, 2024

I maritainiani nella Chiesa - Sono i cattolici migliori, modello per tutti gli altri

 

I maritainiani nella Chiesa

Sono i cattolici migliori, modello per tutti gli altri

 Un precursore del Concilio Vaticano II

Nella situazione attuale della Chiesa, nella quale un pluralismo in sé buono assume però spesso i caratteri di una molteplicità disunita, confusionaria, libertaria, anarchica, conflittuale e disordinata,  senza norme e senza leggi, senza valori condivisi, una molteplicità di partiti settàri ed estremisti avversi fra loro con accuse ed insulti reciproci, se vogliamo essere buoni cattolici, in piena comunione con la Chiesa e col Papa, non possiamo non chiederci in questa bolgia o caravanserraglio a quale movimento ecclesiale far riferimento o da quale corrente trarre ispirazione, a chi guardare, dove sono gli spiriti pacifici, tranquilli ed imparziali, costruttori di pace e conciliazione, dove trovare un modello di vita e pensiero pienamente, genuinamente ed esemplarmente cattolico, al fine di curare e migliorare il nostro essere cattolico, oggi più che mai falsificato o adulterato da molte proposte che si elidono a vicenda, si dicono, sembrano o sono considerate cattoliche, ma in realtà non lo sono o lo sono solo in parte  o sono mescolate con cose che in realtà sono anticattoliche. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/i-maritainiani-nella-chiesa-sono-i.html

Il pregio di Maritain che lo innalza fra tutti i grandi teologi del secolo scorso è stato quello di avere avuto da Dio due grandi doni, che assai raramente si accompagnano in una sola persona: il dono di una straordinaria sapienza animata dalla carità e finalizzata alla carità e il dono di poter lavorare con lucidità fino alla veneranda età di 91 anni per il bene delle anime, della Chiesa e della cultura cattolica.

Grande merito del Maritain è di aver capito che la questione di fondo oggi non è quella della giustizia o della pace o della libertà o del sesso, ma è quella della verità. La verità è ciò che è o ciò che appare? Chi ci dà la verità? Il realismo o l’idealismo?

Oggetto del pensiero è il reale o è lo stesso pensiero? È il pensiero che deve adeguarsi all’essere o è l’essere che si adegua al pensiero? L’essere trascende il pensiero o il pensiero è intrascendibile? Papa Francesco, con lapidaria espressione, sulla scorta del realismo biblico, ci ha ricordato il primato della realtà sull’idea e non viceversa, come credono gli idealisti. Dunque ha ragione San Tommaso e non Hegel. Ha ragione Aristotele e non Cartesio.

L’anima di Maritain fin da giovane fu alimentata da due fiamme: un bisogno di verità e quindi di onestà intellettuale e un profondo desiderio di servire il prossimo nella conquista della verità. Si tratta sostanzialmente dell’ideale domenicano contemplata aliis tradere delineato da San Tommaso. Maritain è stato domenicano nello spirito, se non nell’abito.

Immagine da Internet

30 giugno, 2024

Gerarchia apostolica e fratellanza cristiana

 

Gerarchia apostolica e fratellanza cristiana

Pasci i miei agnelli

Gv21,15

 

Uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli

Mt 23,8

Nel corso della storia del cristianesimo è accaduto più volte che gruppi di cristiani o addirittura intere comunità ecclesiali si siano ribellati o abbiano rotto la comunione col Papa, alcuni negando addirittura il fondamento evangelico della sua autorità, prendendo a pretesto il suo malgoverno o addirittura il supposto fatto di essere caduto nell’eresia o che una migliore esegesi dei testi evangelici avrebbe dimostrato che il primato petrino non sarebbe stato voluto da Cristo ma era stato un’ invenzione medioevale per giustificare la pretesa della Chiesa Romana di comandare su tutte le altre Chiese.

Questo ripudio dell’autorità del Papa è sempre stato giustificato con l’accusa fatta al Papa di tradire la dottrina di Cristo espressa o nella Scrittura o nella Tradizione o nel Magistero pontificio precedente. Da qui la tesi di tutti questi eretici e scismatici secondo la quale la Chiesa non è guidata dalla mediazione del Papa, ma direttamente da Cristo e dallo Spirito Santo. 

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Il Concilio Vaticano II col decreto Unitatis redintegratio, considerando il desiderio di molti fratelli separati di quell’unione e comunione di carità reciproca che Cristo ha voluto sotto un solo pastore, ha promosso l’attività ecumenica finalizzata alla ricostituzione della comunione col Papa di quelle Chiese o gruppi di fedeli che in passato si sono separati dalla piena comunione con la Chiesa cattolica 

 

Il Papa attuale ha utilizzato a tal fine i temi conciliari della collegialità episcopale, fruente cum Petro e sub Petro della suprema e piena autorità sui fedeli, depositario dei doni gerarchici dello Spirito Santo, della sinodalità della Chiesa popolo di Dio sacerdotale, infallibile nel credere e animato dai doni carismatici dello Spirito Santo.

Immagini da Internet: https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2023/10/4/apertura-sinodo.html

27 giugno, 2024

Il monachesimo e il Papa - La comunione ecclesiale del Monte Athos - Seconda Parte (2/2)

 

Il monachesimo e il Papa

La comunione ecclesiale del Monte Athos

 

Seconda Parte (2/2) 

Da un monachesimo dualista a un monachesimo umanista

Un ulteriore fattore presso la Chiesa cattolica di correzione del monachesimo platonico è dato nel sec. XIII dalla teologia della mistica di San Tommaso d’Aquino[1], il quale, pur appartenendo ad un Ordine religioso di vita attiva come quello domenicano, dette ancora più saldo fondamento biblico all’ideale monastico col collegarlo non già all’etica platonica, ma a quella aristotelica, aperta, grazie alla sua base teorica ilemorfista, al dogma della resurrezione del corpo, cosa che è respinta dallo spiritualismo dualista platonico.

Detto questo, però, mi sia lecito esprimere la mia grande ammirazione per la millenaria tradizione del Monte Athos, che per la sua solidità è chiaramente un segno della protezione divina e una testimonianza straordinaria dell’Eterno, dell’Immutabile e dell’Assoluto. 

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 https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-monachesimo-e-il-papa-la-comunione_27.html

Si può immaginare la Madonna senza il Papa o contro il Papa? La Madre di Dio senza il Vicario di suo Figlio? Eppure – o fatto straziante! – ciò avviene proprio nell’Ortodossia! Noi Latini sin dagli albori del cristianesimo abbiamo ricevuto dall’Oriente il culto e le prime immagini di Maria. Un’infinità di icone mariane nei secoli passati è giunta da noi dalla Grecia, dalla Macedonia, dalla Bulgaria, dalla Serbia, dalla Romania, dalla Russia.

Come dunque è stato possibile che proprio quella Chiesa orientale che ha insegnato a noi Europei un tenero culto alla Madre celeste di tutti i cristiani a cominciare dalla Sede di Pietro - pensiamo all’antichissima basilica di Santa Maria Maggiore a Roma -, si sia poi ribellata al Papa ormai da 1000 anni conservando per la Madonna un’intensissima devozione? Come non affidare allora a Lei il compito di condurre i suoi figli ortodossi alla piena comunione col Successore di Pietro, Pastore universale della Chiesa?

Come è avvenuto che noi Latini, ammaestrati dai Greci sul culto a Maria, adesso e da tanti secoli siamo noi Latini con tutta la cattolicità mondiale che esortiamo i nostri fratelli Greci, Ciprioti, Bulgari, Ucraini, Serbi, Georgiani, Rumeni e Russi ad acquisire la più profonda conoscenza della Madre di Dio che ci viene  dal dogma dell’Immacolata del 1854, da quello dell’Assunta del 1950 e dallo splendido c.VIII della Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, che ci mostra Maria modello e tipo della Chiesa, modello e ideale della donna?

Chiediamoci seriamente: fra tutte le autorità  mondiali, qual è quella che, come Papa Francesco,  pur con tutte le sue gaffes, le sue discutibili esternazioni, apparenti eresie e apparente appoggio agli Americani contro la Russia, attira maggiormente  l’attenzione, il rispetto, le speranze,  la concordia di tutti, mentre placa le ansietà di tutti, di quest’uomo ottantaseienne infaticabile, dolorante e in carrozzella, dal riso bonario, dalla battuta facile, e dallo sguardo severo quando è in gioco l’essenziale? Dunque, fratelli, che cosa aspettate? Venite! C’è posto per tutti!

Immagini da Internet:
- l’icona della Trojeručica (Madre di Dio con Tre Mani)
- Papa Francesco I