Diritti dell’uomo e diritti di Dio
Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese
Seconda Parte
La questione
dell’autorità politica
Per quanto
riguarda la questione dell’autorità politica e di quella del governante, la Dichiarazione non tiene conto
dell’importantissimo insegnamento di San Paolo:
«Ciascuno
sia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio
e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all'autorità,
si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno
addosso la condanna» (Rm 13,1-2).
Ben lungi da
avallare qualunque situazione di fatto, qui San Paolo, al contrario, ci dà il
criterio per sapere qual è il fondamento della legittima autorità umana, che
non sia dispotismo e tirannide: è il fatto di partecipare dell’autorità divina.
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Per sapere quali sono i diritti dell’uomo
occorre sapere quali sono i caratteri essenziali della natura umana, quali sono
i suoi fini e quali i doveri che la vincolano in coscienza davanti a Dio o quali
sono le leggi che deve mettere in pratica per ottenere il suo bene e
raggiungere la sua felicità. Occorre quindi sapere che l’uomo è creato da Dio
al quale, in quanto creatore, spetta fissare le norme della condotta umana. Il fondamento
dei diritti umani è quindi la volontà di Dio creatore dell’uomo.
La ferma volontà di rispettare il
diritto degli altri e di Dio, di obbedire alle leggi, di compiere il proprio
dovere verso gli altri e verso Dio, di dare a ciascuno quello che gli spetta, è
la virtù della giustizia. La giustizia è anche rivendicazione e difesa del
proprio diritto. Al diritto da parte nostra corrisponde un dovere da parte
degli altri.
Difetto della Dichiarazione del
1789 è l’insufficiente rifermento a Dio, pur indicato come «Ente supremo», ma
non come creatore dell’uomo, per cui sembra che i diritti non abbiano la loro
origine e fondamento nella volontà di Dio, ma solo nella volontà umana.
Si parla bensì di diritti
universali: ma se non c’è il riferimento a Dio, questa universalità diventa
come in Kant un qualcosa di puramente astratto e formale, che può essere alla
fine riempito con qualunque contenuto.
Possiamo aggiungere che evidentemente
il concetto di fratellanza introduce un fattore affettivo, che non è immediatamente
avvertibile nel concetto di uguaglianza, che porta il pensiero solo
all’universalità della natura umana, della legge morale naturale e della
giustizia. Fratellanza dice solidarietà, collaborazione, reciprocità, disponibilità,
concordia, amicizia, confidenza, comunione,
La fratellanza richiama anche
all’idea della paternità; ma qui il concetto della Costituzione si arresta,
perché essa non sa vedere una personalità trascendente in quanto a suo giudizio
comprometterebbe l’uguaglianza per rintrodurre l’elemento gerarchico connesso
con l’elemento aristocratico e monarchico.
Immagini da Internet:
- Allegoria della Giustizia, G. Vasari, Firenze
- Allegoria della Fede, G. Vasari, Venezia