Accoglienza degli omosessuali e remissione del peccato di sodomia - Misericordia e correzione fraterna

 Accoglienza degli omosessuali

e remissione del peccato di sodomia

Misericordia e correzione fraterna

Nel periodico Dalle Api alle rose n.6 del novembre scorso edito dal Santuario monastero di Santa Rita da Cascia[1] è apparsa una raccolta di articoli dedicata alla promozione della carità da praticare nei confronti degli omosessuali ed alla condotta che si deve tenere nei loro confronti affinchè essi possano sentirsi ed essere membra vive, attive ed accolte nella comunità ecclesiale.

L’intento che ci viene inculcato da parte degli scrittori e delle scrittrici degli articoli di mettere tutto l’impegno della buona volontà e della nostra operosità a è ottimo e di estrema attualità, nonché importanza. È l’impegno che ci viene richiesto, vero banco di prova per tutti noi cattolici, che dietro l’appello pressante di Cristo fortemente ed insistentemente echeggiato dal Santo Padre, siamo più che mai  esortati a mettere tutta la nostra volontà e la nostra operosità nel mostrare a un’umanità che si sente disorientata, emarginato, giudicata, esclusa o disprezzata, la bellezza d’appartenere ad un’immensa famiglia di fratelli e sorelle delle più diverse condizioni umane, nazionali, sociali, psicologiche, etniche e culturali,  che si amano in Dio alla ricerca del suo Volto, sparsa nel mondo nel servizio ai più poveri, sofferenti e bisognosi.

La comunità di elezione nella quale ogni uomo e donna può far fruttare al massimo le sue risorse naturali e i talenti che Dio gli o le ha dato, la comunità nella quale fiorisce al massimo l’amore fraterno e la comunione con Dio, la comunità nella quale, grazie alla redenzione di Cristo, ognuno e ognuna gradatamente liberi dal peccato, e dalle conseguenze penose e penali del peccato originale, la comunità nella quale, grazie al battesimo e agli altri sacramenti, ognuno e ognuna, adottati come figli di Dio, mediante l’esercizio della fede, della speranza e della carità, è nuova creatura e l’uomo vecchio viene gradatamente sepolto, recupera gradatamente l’innocenza originaria e pregusta nello Spirito Santo la futura resurrezione, questa comunità una, santa, cattolica, apostolica ed escatologica è la Chiesa.

Nella Chiesa sotto la guida dei pastori e del Papa pastore universale, ci istruiamo, ci educhiamo, ci benefichiamo, ci soccorriamo, ci convertiamo, ci santifichiamo, ci correggiamo, ci commiseriamo, ci sopportiamo, ci perdoniamo a vicenda, ciascuno secondo le proprie capacità, i proprio doni, i propri talenti, la propria vocazione, i propri uffici, le proprie mansioni, formando un unico popolo, il popolo di Dio e un unico corpo, il corpo mistico di Cristo, camminando assieme in un unico perenne sinodo.

Valore emergente toccato dal fascicolo del Santuario è quello della sessualità, così come Dio l’ha voluta, come fattore concorrente all’umana felicità su questa terra e in paradiso. Maschio e femmina li creò, perché non è bene che l’uomo sia solo. Per questo Dio ha creato l’uomo e la donna perché si soccorrano e si completino vicendevolmente non solo nella procreazione, ma anche e soprattutto nel progresso delle virtù e nel farsi santi, giacchè, se la procreazione è prospettiva di questa terra, l’unione dell’uomo con la donna è destinata a raggiungere la sua pienezza eterna nella futura risurrezione, dove il procreare sarà cessato e resterà solo l’amore.

Nella vita presente uomo e donna soffrono delle conseguenze del peccato originale, che ha rovinato il progetto originario edenico divino, introducendo numerosi contrasti, storture e difficoltà: il conflitto tra uomo e donna, al posto dell’unione; la perdita della reciprocità tra uomo e donna con l’acquisto di un orientamento sessuale nel quale manca la reciprocità per l’assenza del sesso corrispettivo sostituito da un altro soggetto del medesimo sesso; la forza quasi irresistibile dell’appetito sessuale, che esercita una tale attrazione, da presentarsi come più attraente dei valori dello spirito; la ribellione del sesso allo spirito, con la prospettiva per alcuni chiamati a una più alta spiritualità, di praticare l’astinenza sessuale e di rinunciare al matrimonio.

In questa condizione umana che sfiora la tragedia e tenta alla disperazione, ecco che la Chiesa non è solo la gioiosa comunione dei fratelli che pregustano la Gerusalemme celeste, ma è anche, come ha detto Papa Francesco, un «ospedale da campo». Nella Chiesa sorge sì l’uomo nuovo, ma resta ancora in vita l’uomo vecchio con i suoi peccati e le sue concupiscenze. Ecco allora l’opera, della preghiera, della perseveranza, del coraggio, della conversione, della pazienza, dell’attesa, della purificazione, dell’espiazione, dell’ascetica, della rinuncia, del sacrificio vissuto nella croce e nella risurrezione di Cristo.

In base a queste considerazioni vorrei notare che l’impostazione data dagli autori ed autrici degli articoli, se da una parte è apprezzabile per l’atteggiamento rispettoso nei confronti delle persone omosessuali, appare però carente riguardo a  quella che dev’essere l’opera educativa e correttiva della  tendenza agli atti di omosessualità, i quali, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica (n.2357), «sono intrinsecamente disordinati», perchè l’ordine nel campo dell’attività sessuale è quello stabilito da Dio nel piano della creazione e nella prospettiva della risurrezione, secondo quanto ho detto sopra. Ciò non vuol dire che sia sempre possibile correggere questa tendenza, però è sempre possibile e doveroso togliere il peccato tutte le volte che viene commesso.

Affidiamo a Santa Rita, Santa degli impossibili, la cura celeste di questi nostri fratelli, chiedendo che preghi per loro al fine di ottenere per loro una grazia che sembra impossibile, ma che impossibile non è: la pratica serena e perfetta della temperanza sessuale, nel rispetto della tendenza naturale voluta da Dio.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 6 dicembre 2023

 

 

 

Affidiamo a Santa Rita, Santa degli impossibili, la cura celeste di questi nostri fratelli, chiedendo che preghi per loro al fine di ottenere per loro una grazia che sembra impossibile, ma che impossibile non è: la pratica serena e perfetta della temperanza sessuale, nel rispetto della tendenza naturale voluta da Dio.

 

 

 

 

 

28 commenti:

  1. Caro Padre Cavalcoli,
    sulla base della critica da lei mossa agli articoli del periodico Dalle Api alle rose, si potrebbe formulare una critica simile anche nei confronti della recente dichiarazione Fiducia Supplicans del Dicastero per la Dottrina della Fede?
    Vale a dire che la dichiarazione Fiducia Supplicans, "se da una parte è apprezzabile per l’atteggiamento rispettoso nei confronti delle persone omosessuali, appare però carente riguardo a quella che dev’essere l’opera educativa e correttiva della tendenza agli atti di omosessualità"?
    Per quanto mi riguarda, è la critica che ho potuto formulare alla suddetta Dichiarazione.

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    1. Caro Dino,
      io noto una profonda differenza tra le tesi della Rivista delle Agostiniane e la Istruzione del DDF. Questa differenza è un vero e proprio contrasto, che consiste nel fatto che, mentre la Rivista, sotto colore di promuovere l’accoglienza caritatevole nei confronti di queste coppie, mostra con chiarezza di legittimare il peccato, arrivando addirittura a sostenere che la Scrittura non condanna la sodomia, il Documento della Santa Sede, è vero, non dice esplicitamente che la pratica omosessuale è peccaminosa. Tuttavia esso usa molte espressioni, dalle quali si capisce con certezza che si parte dal presupposto della proibizione della sodomia.
      E del resto diversamente non potrebbe essere, perché questa proibizione è basata sul VI Comandamento, che è legge divina.
      Quali sono le espressioni che ci fanno capire questa cosa?
      1. Si parla esplicitamente di peccato e non ci vuole molto a capire a quale peccato il Documento si riferisce.
      2. Si proibisce un rituale per la benedizione, lasciando intendere che il rituale è adatto solo a benedire degli atti che sono conformi alla Legge divina, come per esempio il matrimonio.
      3. Si dice ripetutamente che queste unioni non vanno confuse col matrimonio, lasciando capire con chiarezza che in queste unioni è presente un atto che non è moralmente lecito.
      4. Si ribadisce la proibizione dei rapporti sessuali extraconiugali, il che fa chiaramente capire che in ciò sono coinvolti anche i rapporti omosessuali.
      5. Si parla di unioni irregolari. Il che fa capire bene che esse non sono conformi alla regola della morale.
      6. Si parla ampiamente del dovere della coppia di praticare la virtù della penitenza e di compiere un cammino di conversione. Non è difficile capire di quale peccato si devono pentire e che cosa devono fare per rimediare a questo peccato.
      7. Si parla ampiamente del compito del sacerdote e degli educatori, mostrando il loro dovere di stimolare nella coppia un cammino di penitenza e di conversione. Si capisce, come ho detto sopra, da quale peccato devono liberarsi, anche se questo cammino di liberazione può durare tutta la vita.

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    2. Caro Padre Cavalcoli,
      ho ricevuto notizia di questo suo commento, e benedico Dio per averlo letto, perché vedo che abbiamo subito un'analisi calma e obiettiva della posizione della dichiarazione del DDF. E questo di fronte alle critiche esorbitanti dei tradizionalisti, che enfatizzando la dottrinale, dimenticano le esigenze pastorali, e di fronte agli elogi anch’essi esorbitanti dei progressisti, che enfatizzando la pastorale pensano che lo dottrinale sia cambiato.
      Distinguere per unire è anche qui la regola d’oro.
      Per comprendere la decisione del DDF e del Papa occorre soprattutto distinguere: si tratta di una decisione PASTORALE, che cerca di sfruttare le opportunità pastorali di quelle coppie irregolari che chiedono qualcosa alla Chiesa: che può essere benedire un'immagine, una statuetta di un santo, una medaglia, o anche, come in questo caso, la benedizione verso due persone, e la Chiesa gliela dà (senza benedire l'unione, ma piuttosto le persone, cioè senza benedire il peccato). Ma allo stesso tempo tenendo presente che la misericordiosa benevolenza PASTORALE non toglie la validità della DOTTRINALE: il peccato è ancora peccato.
      Per questo credo che il pastore (parroco, sacerdote, laico impegnato, ecc.), se è coinvolto in questo tipo di benedizioni, avendo saputo DISTINGUERE, deve anche UNIRE. Vale a dire, nello stesso rito di benedizione, che implica un gesto caritativo PASTORALE, deve essere inserito l'elemento DOTTRINALE, cioè ricordare ai coniugi in situazione irregolare il dovere di iniziare quel cammino di conversione, per cercare di per compiere la Legge divina.

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    3. Caro Sabino,
      condivido pienamente le sue considerazioni.
      Penso che con ogni delicatezza e prudenza sarebbe bene motivare con buoni argomenti il perché la sodomia è peccato, perché noto che un grosso problema è il fatto che molti non la ritengono un peccato, ma semplicemente un diverso orientamento sessuale, che occorre rispettare come ogni altro orientamento.
      Si è perduta la percezione della distinzione degli atti morali conformi a natura e di quelli contro natura. È diffusa l’idea che il corpo sia una materia liberamente plasmabile dalla volontà, come se Dio stesso non avesse fissato delle precise norme per la nostra condotta nel governo del nostro sesso.
      Occorre quindi un grande impegno dottrinale, sempre accompagnato da una competente cura pastorale, circa la quale bisogna dire che si sono fatti oggi consolanti progressi, che devono essere un richiamo per coloro che sono ancora fermi ad una mentalità esclusivista, che col pretesto che la sodomia è peccato mancano di carità e di misericordia verso questo tipo di persone.

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  2. Nella dichiarazione Fiducia supplicans, la Santa Sede, ufficialmente tramite il dicastero per la Dottrina della Fede, ha autorizzato, con presunti fondamenti teologici, la benedizione per le coppie omosessuali.
    Già da tempo circolavano voci che questo documento fosse in preparazione, ma sembrava troppo. Non credevo alle voci, ma mi sbagliavo.
    I sodomiti ora possono essere benedetti; il peccato ha cessato di esistere. La Chiesa convalida il diritto universale e illimitato al rapporto sessuale.
    Come possono spiegare il cardinale Fernández e il suo sostenitore, papa Francesco, che due anni fa quello stesso disastro aveva detto esattamente il contrario?
    La benedizione, essendo un sacramentale, non agisce ex opere operato, come i sacramenti; Pertanto è del tutto inefficace se chi lo amministra o chi lo riceve non è in grazia di Dio. Stanno ingannando i poveri peccatori, per mera propaganda.
    L'edificio della Chiesa crolla.
    Usquequo, Domine? Exsurge Domine!

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    1. Caro Tonio,
      la benedizione della quale parla il Documento non si riferisce assolutamente al peccato di sodomia. Invece il Documento insiste sulla necessità che la coppia lotti contro il peccato, faccia penitenza, metta in atto i talenti ricevuti da Dio, si dedichi alle opere buone e ricerchi la santità.
      La benedizione si riferisce a quanto di bene c’è già in loro, considerando che anche loro sono creature create ad immagini di Dio e chiamate alla salvezza.
      È chiaro che per ricevere degnamente la benedizione, devono essere in grazia di Dio, il che vuol dire che, se hanno peccato, devono essersi confessati e purificati dalla colpa. La recezione della benedizione fatta in grazia, aumenta la grazia.
      Certamente anche chi dà la benedizione è tenuto ad essere in grazia, ma affinchè la grazia abbia il suo effetto è sufficiente che siano in grazia coloro che la ricevano.
      Il ritenere che essi comunque si trovino in stato di peccato mortale, è un giudizio temerario, che deve essere evitato.
      La benedizione si riferisce anche alla loro unione, naturalmente in quanto essa ha di buono e serve appunto a sviluppare questo aspetto positivo, allontanando la tentazione al peccato.
      Infine è assolutamente impensabile che il Papa possa legittimare il peccato di sodomia, perché esso è proibito dal VI Comandamento, che è verità di fede.

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  3. Caro Padre, come si spiega allora che subito dopo la notizia della dichiarazione Fiducia Supplicans sulla benedizione delle coppie omosessuali, la reazione di molti osservatori è stata la stessa: incredulità, imbarazzo, stupore. La sensazione è quella di essersi lanciati da un burrone, lo stesso burrone su cui è rimasto in bilico papa Francesco durante tutto il suo pontificato. I danni, gravissimi, sono già irreparabili e la Chiesa è in caduta libera.
    I funzionari della Curia Romana non sono propriamente tradizionalisti; Tuttavia, anche loro devono essere scioccati e furiosi. È facile dedurlo perché due anni fa lo stesso dicastero della Dottrina della Fede aveva pubblicato un documento che diceva esattamente il contrario di quanto pubblicato adesso, e i teologi che vi lavorano restano gli stessi. Si contraddicevano a vicenda? Non ci credo. Si è trattato di un artefatto scritto da Fernández, approvato da Bergoglio e pubblicato senza seguire il percorso consueto, al di là delle insolite declamazioni di discussione con cui si apre il testo. Non chiarire perché si sta facendo buio, dovrebbe dirlo al cardinale Fernández.
    Un altro che deve infuriarsi è anche il cardinale Parolin, che qualche settimana fa ha scritto ai vescovi tedeschi affermando che la questione della benedizione delle pratiche omosessuali non è negoziabile.
    La prima domanda che sorge spontanea è perché questo documento è stato promulgato. Per ragioni pastorali? Non mi sembra che le coppie dello stesso sesso affollano le porte delle chiese in attesa di essere benedette. E coloro che hanno voluto quella benedizione l’hanno già ottenuta molto tempo fa. La pratica, almeno in alcuni paesi, è comune da almeno venti o trent’anni. Le ragioni sono altre, e la principale, a mio avviso, è continuare a delineare un pontificato non più progressista ma dirompente. Bergoglio e Fernández vogliono finire di costruire una nuova chiesa, completamente separata da quella che fu fondata da Nostro Signore e che rimase salda nella sua dottrina per venti secoli. Entrambi vogliono avere il privilegio di essere artefici della consumazione del Concilio Vaticano II. E lo hanno raggiunto.

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    1. Caro Tonio,
      comprendo molto bene l’amarezza, il disagio, lo scandalo e l’irritazione che molti cattolici possono provare. Effettivamente il Documento non brilla per chiarezza nel ricordarci che la sodomia è peccato. Tuttavia è possibile, ad una attenta analisi, ricavare alcuni punti circa i quali è facile vedere il riferimento alla sodomia. Mi propongo di illustrare questi punti in un prossimo articolo, sul mio blog.
      Dobbiamo dire che effettivamente tra il Documento di due anni fa e quello di oggi c’è un mutamento, che consiste in un maggiore impegno della Chiesa nello spiegare il valore della benedizione e nel chiarire la situazione di queste coppie, non solo negli aspetti negativi, ma anche in quelli positivi. Non bisogna quindi pensare che questo Documento smentisca il precedente, ma anzi lo migliora. Resta sempre sottintesa la proibizione della sodomia, sia nel Documento precedente come in quello attuale, stante il fatto che questa proibizione fa capo al VI Comandamento.
      Io credo che, se è intervenuto Fernandez, che è il responsabile della custodia della Dottrina della Fede, bisogna pensare che ci sia di mezzo un grave problema pastorale sul quale certamente la Santa Sede sarà in possesso di sufficienti informazioni.
      D’altra parte credo anch’io che a tante coppie la benedizione non interessa, perché magari non sono neanche cattoliche. Ma nel contempo bisogna che teniamo presente l’importanza della benedizione e quindi dobbiamo capire lo sforzo di Fernandez di mettere d’accordo da una parte il beneficio di una benedizione e dall’altra di avvertire la coppia di tenersi in quelle condizioni morali che la rendono degna di essere benedetta.

      È cosa molto importante saper riconoscere in questa Chiesa di Papa Francesco la medesima Chiesa fondata 2000 anni fa da Nostro Signore. Se noi conosciamo la storia della Chiesa e facciamo un confronto alla luce del concetto di Chiesa, che ci insegna il Catechismo, ci accorgeremo che Papa Francesco, come tutti i Papi che lo hanno preceduto, al di là dei suoi innegabili difetti umani, in forza dello Spirito Santo che l’assiste, sta conservando intatta quella stessa Chiesa che ha fondato Gesù Cristo, anche se quella di oggi è molto più complessa di quella di allora, così come un organismo adulto è composto di un numero molto più elevato di cellule, che non un embrione.
      Riconosco inoltre che Papa Francesco fatica a tenere unita la Chiesa, lacerata da un sessantennale conflitto tra filolefevriani e modernisti. Il Concilio Vaticano II non c’entra nulla riguardo alla crisi presente, ma la responsabilità di avere scatenato l’attuale disordine ecclesiale è da addebitarsi esclusivamente ai modernisti.
      Quanto ai filolefevriani, benchè si siano accorti della rinascita del modernismo, hanno avviato una reazione anticonciliare, che invece di fare avanzare la Chiesa la fa retrocedere e invece di procurare la pace hanno esasperato il conflitto. La soluzione consiste in un cattolicesimo che sappia conciliare progresso e tradizione, in obbedienza alla vera interpretazione del Concilio ed in comunione con i Papi del postconcilio.

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  4. Le spiegazioni di padre Cavalcoli sono estremamente chiare. Tuttavia, l’attuale situazione di disagio ecclesiale, che sembra aumentare, mi riempie di domande e dubbi.
    L'arcivescovo di Astana (Kazakistan), Peta, insieme al suo vescovo ausiliare Athanasius Schneider, hanno vietato ai loro sacerdoti di benedire le coppie irregolari.
    Valli nel suo blog riassume le sue dichiarazioni:

    I sacerdoti e i fedeli non accettino di eseguire e ricevere qualsiasi forma di benedizione di coppie in situazione irregolare e di coppie dello stesso sesso.
    La richiesta, formulata in una dichiarazione datata 19 dicembre e inviata a tutti i sacerdoti e alle parrocchie della sua arcidiocesi, l’arcivescovo Tomash Peta di Santa Maria ad Astana, in Kazakistan, insieme al vescovo ausiliare Athanasius Schneider, spiega che la nuova dichiarazione Fiducia supplicans è un “grande inganno” e che le benedizioni per le coppie omosessuali “contraddicono direttamente e seriamente la Rivelazione divina, la dottrina e la pratica ininterrotta e bimillenaria della Chiesa cattolica”.
    Nel comunicato in risposta alla dichiarazione vaticana Peta e Schneider avvertono sacerdoti e fedeli: “Questo sforzo di legittimare tali benedizioni” avrà “conseguenze distruttive di vasta portata e distruttive” e nei fatti trasformerà la Chiesa cattolica in un “agente di propaganda” dell’ideologia omosessualista.
    Anche se il documento, scrivono i due prelati, non autorizza il “matrimonio” di coppie dello stesso sesso non deve rendere ciechi pastori e fedeli di fronte al grande inganno e al male che risiede proprio nell’autorizzazione a benedire coppie in situazioni irregolari e dello stesso sesso. “Benedire coppie in situazione irregolare e coppie dello stesso sesso significa abusare grvemente del Santissimo Nome di Dio, poiché questo nome viene invocato su un’unione oggettivamente peccaminosa di adulterio o di attività omosessuale”.
    Nella nota firmata da Peta e Schneider si legge: “Come successori degli Apostoli e fedeli al giuramento solenne, fatto in occasione della nostra consacrazione episcopale, di conservare il deposito della fede in purezza e integrità, secondo la tradizione sempre e ovunque osservata nella Chiesa fin dai tempi degli Apostoli, esortiamo e proibiamo ai sacerdoti e ai fedeli dell’arcidiocesi di Santa Maria in Astana di accettare o eseguire qualsiasi forma di benedizione di coppie in situazione irregolare e di coppie dello stesso sesso. Va da sé che ogni peccatore sinceramente pentito e con la ferma intenzione di non peccare più e di porre fine alla sua situazione di peccato pubblico (come, ad esempio, la convivenza al di fuori di un matrimonio canonicamente valido e l’unione tra persone dello stesso sesso) può ricevere una benedizione”.
    “Con sincero amore fraterno e con il dovuto rispetto -concludono i due prelati -, ci rivolgiamo a Papa Francesco, il quale, permettendo la benedizione di coppie in situazione irregolare e di coppie dello stesso sesso, non cammina rettamente secondo la verità del Vangelo (cfr. Gal 2,14), per riprendere le parole con cui san Paolo Apostolo ammonì pubblicamente il primo papa ad Antiochia. Pertanto, nello spirito della collegialità episcopale, chiediamo a papa Francesco di revocare il permesso di benedire le coppie in situazione irregolare e le coppie dello stesso sesso, affinché la Chiesa cattolica possa risplendere chiaramente come colonna e fondamento della verità (1 Tim 3, 15) per tutti coloro che cercano sinceramente di conoscere la volontà di Dio e, adempiendola, di raggiungere la vita eterna”.

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    1. Caro Silvano,
      l’intervento di questi due vescovi mi addolora molto. Evidentemente non hanno saputo apprezzare l’aspetto positivo del Documento.
      Io stesso avrei qualche riserva, che presenterò in un mio prossimo articolo. Posso dire in due parole di che cosa si tratta. Occorre maggiore chiarezza nel ricordare che i rapporti omosessuali sono proibiti e bisogna motivare questa proibizione con argomenti persuasivi, che non mancano. In realtà il Documento lascia intendere molto bene che si tratta di un peccato, ma lo dice solo indirettamente e questo, secondo me, è pastoralmente poco efficace per non dire controproducente, perché sono espressioni che possono essere equivocate.
      Altra cosa da notare è che il contenuto del Documento non è di carattere dottrinale, tale da mettere in gioco la dottrina della fede, anche se il Documento è stato emanato dall’apposito Dicastero.
      L’unica cosa di carattere dottrinale è la natura e lo scopo della benedizione, materia che è trattata molto bene.
      Certamente è di fede la proibizione della sodomia, ma sarebbe un errore gravissimo interpretare questo Documento come legittimazione di tale peccato. Una cosa del genere è impensabile da parte di un Dicastero che è precisamente deputato alla custodia della dottrina della fede.

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  5. Caro padre,
    capisco le sue argomentazioni, ma con il passare dei giorni si aggiungono le dichiarazioni di intere Conferenze Episcopali contro questo documento, oltre che di Cardinali, come Gerhard Müller.
    Al di là dei danni e degli effetti che questo documento potrà avere, la domanda che molti di noi si pongono è come uscire da questa situazione. La Chiesa, se vuole sopravvivere, non può sostenere e convalidare la dichiarazione Fiducia supplicans. Sarà possibile tornare indietro? Durante questo pontificato è certamente impossibile. Ma capisco che ci siano almeno due elementi che potranno essere utili al prossimo pontefice per cercare di riparare una parte dei danni arrecati. In primo luogo, la quantità di errori teologici, liturgici e pastorali contenuti nel documento e che già vengono messi in luce da diversi seri teologi. Un Papa avrà tutto il potere che vuole, ma ci sono cose che non può fare, ad esempio eliminare un comandamento. Perché, di fatto, la dichiarazione elimina dal decalogo il sesto comandamento. Non c'è più alcun peccato che si possa dire contro di lui poiché ogni pratica sessuale merita di essere benedetta. E ricordiamo che già i vescovi avevano sospeso, all’inizio della pandemia, il terzo comandamento, sollevando i fedeli dall’obbligo di assistere alla messa la domenica e le feste festive. Vale a dire, il pontificato bergogliano ha trasformato il decalogo in un ottologo.
    D’altra parte, credo che sia imperativo che le voci contrarie a questo documento che distrugge venti secoli di Tradizione, si esprimano in modo chiaro, enfatico e massiccio. Il vescovo Joseph Strickland ha invitato tutti i vescovi a dire NO alla benedizione delle coppie dello stesso sesso. Penso che sia giunto il momento che cardinali, vescovi e preti parlino, dicano chiaramente quello che pensano. Non è possibile che restino in silenzio come cani muti. Bergoglio e Fernández stanno demolendo la Chiesa e non c'è reazione, com'è possibile? Se l'opposizione adesso è forte, sarà molto più facile per il prossimo Papa tornare indietro e dichiarare nulla la Fiducia supplicans... Lo so; È pura fantasia. Poco dopo la diffusione della dichiarazione, un prete conservatore scriveva in rete quanto segue: "Benedire non è assolvere. Si possono benedire anche cani e gattini. Anche le tartarughe. E questo non significa convalidare che abbiano un'anima, o che, per per questo sono figli di Dio". I peggiori sono proprio i conservatori, che preferiscono, come lo struzzo, nascondere la testa sotto la sabbia.

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    1. Caro Tonio,
      il Documento di Fernandez ricorda a più riprese che la pratica omosessuale è peccato. Certamente lo fa in una maniera allusiva ed implicita, ma non è difficile riconoscere quando fa riferimento a questo peccato. Io ho notato questo in cinque o sei punti del Documento, che metterò in luce in un mio prossimo commento.
      Quindi non si tratta affatto di benedire un peccato, ma, come ci suggerisce Fernandez, di riconoscere che siamo davanti a due persone, certamente peccatrici, ma che in quanto persone possono benissimo essere unite da una unione spirituale gradita a Dio.
      È sotto questa luce che l’unione può essere benedetta ed incoraggiata, mentre la benedizione ha anche lo scopo di aiutare la coppia a liberarsi gradualmente dal peccato.

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  6. Esistono già numerose reazioni avverse a Fiducia supplicans. Ne elenchiamo alcuni: mons. Joseph Strickland, Conferenza Episcopale del Malawi, Arcidiocesi di Astana; Mons. José Munilla, della diocesi di Orihuela-Alicante; mons. Jaime Fuentes, vescovo emerito di Minas; Conferenza Episcopale dello Zambia; Conferenza episcopale nigeriana; Conferenza Episcopale dell'Ucraina; Confraternita britannica del clero cattolico; cardinale Gerhard Müller; Mons. Carlo Maria Viganò; Conferenza Episcopale del Ghana; P. Gerald Murray, canonista dell'arcidiocesi di New York; Conferenza Episcopale del Benin; Conferenza Episcopale del Togo... e sicuramente l'elenco continuerà nei prossimi giorni.
    Mi sembra che la reazione negativa sia ancora maggiore che nel 1968 contro l'Humanae Vitae, anche se in direzione opposta...

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    1. L’opposizione di questi episcopati, e di alcuni vescovi e cardinali in particolare, dimostra che l’indietrismo assume gradi di gravità, cioè che la malattia dell’indietrismo ha dei livelli. Certo, i livelli patologici più alti sono quelli del lefebvrismo, del filo-lefebvrismo e del viganoismo, ma ci sono livelli più blandi di indietrismo, ad esempio quello di queste Conferenze episcopali, che senza rinnegare in alcun modo né il Concilio Vaticano II né il magistero i Papi post-conciliari, né il Novus Ordo Missae, tuttavia, sono riluttanti ad avanzare nella Verità e nella Carità.

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    2. Caro Anonimo,
      francamente mi dispiace molto questa reazione alla Dichiarazione di Fernandez. È segno che Papa Francesco non è stato capito. È vero che il Documento è poco chiaro riguardo alla peccaminosità della pratica omosessuale, ma se leggiamo attentamente il Documento ci accorgeremo che qui la Chiesa non si smentisce affatto nel condannare la sodomia, perché la Chiesa è la custode della dottrina della fede e non potrà mai succedere che dia il permesso di disobbedire a una legge divina e qui si tratta proprio di questo, ossia del VI Comandamento.
      Quando Fernandez parla di benedire l’unione, evidentemente non si riferisce all’aspetto sodomitico, ma al fatto che si tratta dell’unione di due persone, le quali possono benissimo essere unite in una unione spirituale, la quale può essere benissimo oggetto di benedizione, anche proprio al fine di compiere un cammino di penitenza in rapporto a quel peccato.

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    3. Caro Ross,
      concordo con le sue osservazioni, sebbene le confesso che provo un grande dolore al vedere quanto il Santo Padre non è stato capito.
      Tuttavia dobbiamo riconoscere che sono diversi anni che lo esortiamo ad essere più chiaro. Ad ogni modo, questo difetto del Santo Padre non giustifica assolutamente questa ribellione, che è scandalosa.
      Di per sé il Documento è pastorale, per cui, in linea di principio, può essere anche criticato. Tuttavia il buon vescovo è tenuto ad obbedire, altrimenti crea turbamento nel gregge e dà un cattivo esempio.
      È stato fatto il paragone con quanto successe dopo la pubblicazione dell’enciclica Humanae Vitae. Qui veramente gli episcopati ribelli ebbero un grave torto, perché il contenuto dell’enciclica non era solo pastorale, ma anche dottrinale, in quanto chiariva il dettato della legge morale naturale, sempre in riferimento al VI Comandamento, sicchè, mentre qui il Papa era infallibile, nel caso presente l’infallibilità non è in gioco.
      Tuttavia questo fatto non giustifica la disobbedienza.

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    4. Sì, caro Padre Giovanni, hai ragione, nel 1968 i vescovi (e tutte le Conferenze Episcopali) rifiutavano le espressioni dottrinali (infallibili) di San Paolo VI, nell'enciclica Humanae Vitae, e oggi le Conferenze Episcopali respingono le sue direttive (fallibili) della pastorale di Francesco in Fiducia supplicans.
      Tuttavia, ciò è vero dal punto di vista oggettivo, cioè dal punto di vista oggettivo del contenuto della Humanae vitae e della Fiducia supplicans.
      Tuttavia, da un punto di vista soggettivo, vale la pena tenere presente che questi Vescovi e Conferenze Episcopali rifiutano la Fiducia supplicans perché presumono che la dottrina stia cambiando.
      Vedo qui, ancora una volta, oltre a un incipiente atteggiamento passatisti (che potrebbe peggiorare verso atteggiamenti filo-lefebvriani) una scarsa formazione teologica, che non sa distinguere il dottrinale e il pastorale.
      Naturalmente tutto ciò presuppone la scarsa chiarezza di Papa Francesco nei suoi documenti (nei quali anch'io sono d'accordo con lei).

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    5. Permettetemi una nuova osservazione, caro Padre.
      Queste reazioni vagamente "passatisti" di cardinali, vescovi e intere conferenze episcopali, potrebbero dirci che attualmente l’"indietrismo" non è così minoritario come generalmente è sembrato a me e a voi. Forse è una forza quantitativamente simile a quella del modernismo, anche se attualmente l’indietrismo non occupa posizioni di potere nella Chiesa (come in tempo di Benedetto XVI). Ma..., a giudicare da queste reazioni (che giudico chiaramente indietriste in senso lato, come ho già spiegato), sono a favore delle tante ripetute rivendicazioni di Papa Francesco contro gli indietristi. Forse il atteggiamento di Francesco non è stato, tutto sommato, così sbilanciato...

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    6. Caro Ross,
      temo anch’io che tra questi interventi di protesta contro la Fiducia Supplicans ce ne sia qualcuno che suppone quel grave fraintendimento di confondere la pastorale con la dottrina.
      In altre parole, non ci si rende conto che la dottrina è mantenuta; invece quello che c’è da notare è una novità di carattere pastorale, uno stile più evangelico rispetto ad un Documento della Santa Sede di appena tre anni fa.
      In questi tre anni c’è stato un chiarimento importante per quanto riguarda il concetto di unione omosessuale. Mentre il Documento precedente vedeva soltanto l’aspetto peccaminoso, questa volta l’aspetto peccaminoso è riconosciuto, ma si mette in luce anche l’aspetto positivo, che si riferisce al fatto che si tratta di due persone, le quali, come tali, possono conoscere una unione spirituale del tutto onesta e gradita a Dio, che come tale può essere benissimo benedetta e incoraggiata, ed anzi può servire ad aiutarli nel difficile cammino di liberarsi gradualmente dalla tendenza sodomitica.

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    7. Caro Ross,
      finora Papa Francesco ha avuto un atteggiamento di noncuranza nei confronti dei filolefevriani, ma adesso come adesso in questa situazione drammatica, nella quale la protesta sta aumentando, io penso che sia bene che il Papa trovi la maniera di entrare in un dialogo costruttivo con gli esponenti principali della corrente indietrista.
      Per quanto riguarda il confronto tra il danno che fanno gli indietristi con quello che fanno i modernisti, mi sembra evidente che il danno fatto dai modernisti sia maggiore, sia perché occupano molti più posti di potere, sia perché mettono in crisi tutte le verità di fede e sia ancora perché dispongono di maggiori mezzi dal punto di vista politico ed economico.
      Per questo io resto dell’opinione che il Papa dovrebbe essere più severo verso i modernisti e più aperto al dialogo con i filolefevriani.

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    8. Caro padre Giovanni,
      sono d'accordo. Senza dubbio, la gravità degli errori modernisti e il danno da essi causato nella Chiesa è molto maggiore di quella degli indietristi. Anche perché la responsabilità maggiore della reazione indietrista va attribuita ai modernisti. L’indietrismo è una reazione al modernismo.
      In questo senso, tenendo conto della gravità di entrambe le correnti, sì, il Papa continua a essere sbilanciato.
      Per quanto riguarda il numero dei “modernisti” e degli “indietristi” all'interno del Collegio episcopale, stavo solo ipotizzando. Solo in questo senso ho detto che forse il loro numero non è poi così minoritario. Infatti, nelle Conferenze episcopali che finora non hanno reagito contro Fiducia Supplicans, ci sono anche vescovi indietristi (che per molte ragioni tacciono le loro opinioni).
      Forse (e senza forse) Francesco conosce meglio le tendenze del Collegio episcopale universale.

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    9. Caro Ross,
      prendo atto che lei viene incontro alle mie opinioni, e mi fa piacere.
      Un punto sul quale rifletto da anni e mi interrogo è quanti appoggi i filolefevriani o indietristi possono avere all’interno del Collegio cardinalizio.
      Certamente qualche Cardinale ci dev’essere, perché diversamente non saprei spiegarmi la tenacia con la quale i filolefevriani e indietristi non solo resistono, ma si stanno rafforzando. Forse la punta dell’iceberg sono Burke e Müller.

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    10. Sì, è una domanda interessante, ma temo che per noi rimarrà senza risposta.
      Se accettiamo, come credo su questo siamo d’accordo, un concetto di indietrismo nel senso più ampio (cioè un concetto di indietrismo che incontra difficoltà nel progredire nella Verità e nella Carità, nonostante l’indenne accettazione del Concilio Vaticano II, del Magistero post-conciliare e la liturgia del Novus Ordo), intuisco che gli indietristi nel Collegio cardinalizio sono più di quelli che si fanno conoscere come tali.
      L'atteggiamento del Santo Padre nei confronti di Burke e Müller diventa ora chiaro. È chiaro che Francisco ha "visto lontano" impedendo a Müller di restare nel DDF. In retrospettiva, ci rendiamo conto che la decisione del Papa era corretta.
      Ma, come lei fai notare, sebbene l'atteggiamento del Papa sia corretto nel portare il Concilio Vaticano II alla sua completa attuazione, tuttavia, le sue tendenze vagamente neomoderniste lavorano contro di lui, forse frutto delle sue carenze formative filosofiche e teologiche, l'argentino ambiente in cui sviluppò il suo apostolato precedente, l'idiosincrasia gesuita, ecc.

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    11. Caro Ross,
      sono rimasto molto impressionato dalla vasta contestazione al Documento del DDF. Una reazione così forte da parte dei filolefevriani finora non si era mai vista. Quello che colpisce questa volta è la presenza di tanti vescovi. Che cosa può significare tutto questo? E Müller da che cosa trae tutta la forza per opporsi così duramente al Papa?
      Il mio sospetto è che sia stato subornato ad un gruppo di Cardinali filolefevriani, i quali sperano che il prossimo Papa sia uno di loro.
      In questa situazione come giudicare il comportamento di Papa Francesco? Certamente questa volta non può far finta di niente. Può darsi che Francesco cerchi di accettare quelle critiche giuste che gli vengono da questa parte. Questa sarebbe una cosa molto bella.
      Una cosa che io mi auguro è che il Papa rafforzi quella sua volontà di imparzialità che ha dimostrato di recente, in modo particolare con la condanna dello gnosticismo e con la raccomandazione della sapienza di San Tommaso. Un gesto del genere io lo considero molto importante e tale da raccogliere attorno a Francesco tutti i cattolici normali, che rifiutano sia l’indietrismo che il modernismo.
      Questo fatto molto importante può stimolare nel Collegio cardinalizio quei Cardinali, i quali pure vogliono evitare i due opposti estremismi.
      A questo punto possiamo sperare che i due partiti estremi possano diminuire il loro influsso e passa rafforzarsi nel Collegio cardinalizio una corrente favorevole ad un Papa che possa raccogliere il meglio del pontificato di Papa Francesco.

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  7. A mio modesto intendimento, al di là della frattura (reale tra l’altro) tra filolefebvriani e modernisti, l’equazione che va vista in tutto questo dramma delle reazioni avverse alla Fiducia supplicans, è che in una certa proporzione del Collegio episcopale universale c'è ancora molta strada da fare per la piena attuazione del Concilio Vaticano II.
    L'equazione è semplice:
    1. Ci troviamo con un Papa che (con le sue virtù, che ha, e con i suoi difetti, che ha anche, ed enormi) si è proposto di attuare le riforme del Concilio Vaticano II.
    2. Cinquanta o sessant'anni dopo, le dottrine (infallibili) e le direttive pastorali (alcune delle quali discutibili) del Concilio Vaticano II non sono ancora attuate. Niente di cui spaventarsi: se dicono che il Trento ha impiegato due secoli prima che fosse pienamente attuato, ergo...
    3. D'altra parte, non è poco che il Papa senta così vicino il momento della sua morte. In un'intervista ha semplicemente affermato che, di fronte alla sua morte imminente, vede la necessità di accelerare i cambiamenti. A proposito, questo è pericoloso, ma non c'è nulla a cui (in teoria) si possa attribuire la colpa.
    4. E abbiamo, come ultima premessa, il fatto che esiste un Collegio episcopale che, in una certa misura, e con una certa gravità, sembra affetto da indietrismo.
    Pertanto, il Papa, e il suo cardinale prefetto del DDF, devono, con calma, prendere il toro per le corna e fare quello che devono fare.

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    1. Caro Silvano,
      sono d’accordo che bisogna fare ancora molto per la piena e vera attuazione del Concilio. Papa Francesco su ciò si è dato molto da fare, ma, secondo me, si è lasciato influenzare dalla maniera con la quale i modernisti hanno interpretato il Concilio.
      Su questo punto io ritengo che sia stato più equilibrato Papa Benedetto, il quale ha certamente lavorato nel senso giusto per la riforma conciliare e nello stesso tempo è stato capace di dialogare con i lefevriani, cosa invece nella quale purtroppo P. Francesco non è stato capace, per un eccesso di severità nei loro confronti.
      Il problema attuale, per quanto riguarda la riforma conciliare, resta sempre quello di interpretare nel senso giusto gli insegnamenti dottrinali, ma nello stesso tempo è bene, come diceva lo stesso Benedetto XVI, saper criticare la parte pastorale, perché in essa c’è una tendenza buonistica, che è all’origine dell’attuale misericordismo, che ha causato il forte lassismo morale soprattutto nel campo dei costumi sessuali.

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  8. Caro Padre, riguardo alla difficoltà che alcuni Vescovi (troppi, per i miei gusti) sembrano avere nel distinguere tra la condanna della sodomia e l'accoglienza caritativa degli omosessuali, mi chiedo:
    Non potrebbe essere che il problema sia una psicologia omofobica in questi Vescovi?
    A questo proposito prendo in considerazione tutto ciò che hai scritto in merito all’omofobia riprovevole. Ebbene, non ne soffrono questi Vescovi?

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    1. Caro Sabino,
      il ritenere che ci siano dei vescovi omofobi mi sembra poco probabile. Forse ce ne sarà qualcuno. Quello che io penso è che molti vescovi siano rimasti legati al Documento della CDF di tre anni fa, dove si proibiva la benedizione della coppia.
      Nell’ultimo Documento si permette la benedizione della coppia, tuttavia precisando con chiarezza le condizioni nelle quali la cosa è lecita e precisando il modo della benedizione.
      Probabilmente questi vescovi non hanno percepito la considerazione della dignità della coppia, come rapporto tra due persone umane, un rapporto di per sé spirituale, che può essere distinto dal rapporto sodomitico, per cui, se da una parte si mantiene la proibizione della sodomia, dall’altra si mostra apprezzamento per l’aspetto positivo. Ed è questo ovviamente che viene benedetto, non certo l’altro aspetto, il quale viceversa appare come un difetto da eliminare proprio grazie alla grazia della benedizione.

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