Messaggio natalizio
Cari Amici Lettori,
da 2000 anni noi cristiani commemoriamo la Nascita a Betlemme di Gesù il Nazareno, il Fondatore della Chiesa cattolica, attualmente guidata dal suo Vicario Papa Francesco, coadiuvato dal Papa emerito Benedetto. Questo stato di emeritato, cosa mai finora successa in tutta la storia della Chiesa, sta a significare che la Provvidenza sempre la assiste nelle forme più imprevedibili, soprattutto nei momenti più difficili, applicando il detto popolare «a mali estremi, estremi rimedi».
Dio ha donato alla Chiesa un Papa emerito per rafforzare il potere del Papato contro gii assalti di Satana, che mai finora aveva agito con tanta violenza, astuzia e potere di seduzione, assalti che stanno flagellando e squassando la Chiesa e che se la prendono in special modo contro il Papato, servendosi di tanti falsi sedicenti cattolici, modernisti, che il Papa chiama «gnostici» e pseudotradizionalisti pelagiani, i primi con una finta devozione, che vorrebbe strumentalizzare il Papa per mezzo dell’adulazione; i secondi, che vorrebbero toglierlo di mezzo con accuse ingiuste, farneticanti, ereticali, offensive e maligne, degne di quelle di Martin Lutero e dei peggiori eretici della storia.
C’è inoltre da considerare che, come sappiamo, la Santa Messa è la fons et culmen totius vitae christianae, l’origine e il vertice della comunità cattolica, il momento-culmine dell’attuazione della nostra redenzione, l’espressione massima dell’unità e della comunione fraterna e con Dio.
Ebbene, il Signore Gesù Cristo, per sostenere e potenziare questo alimento vitale della Chiesa e delle anime, ha provveduto anche ad aumentare il torrente di grazia – il Sangue di Cristo -, che esce dal Sacrificio eucaristico, accompagnando in subordine alla Nuova Messa uscita dalla riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II, l’Antica Messa del preconcilio.
Si tratta ovviamente dell’unica e medesima Messa, con la differenza accidentale di essere due modi rituali diversi di celebrarla, il novus ordo come lex orandi per tutti i cattolici di rito romano, il vetus ordo per coloro che ad esso sono affezionati.
Ora purtroppo dobbiamo constatare con immenso dolore che molti sventurati cattolici, divisi per la loro superbia tra di loro e divisi dal Papa esplicitamente o implicitamente, apertamente o nascostamente, gnostici e pelagiani, celebreranno il Santo Natale in modo inappropriato e ribelle, eretico e deforme a causa della loro falsa cristologia: i modernisti perché per loro la divinità di Cristo non è altro che il vertice massimo dell’essere uomo, i passatisti, perché non riconoscono la cristologia del Vaticano II, ripresa dal magistero di Papa Francesco.
Così accade che essi. benchè fedeli alla cristologia preconciliare, rifiutando quella del Concilio, contraddicono a quella preconciliare, con la quale quella conciliare è in continuità e ne costituisce un livello più avanzato[1]. Ossia oggi la Chiesa conosce Cristo meglio di prima del Concilio.
Coloro dunque che in occasione di questo Santo Natale si scambiano cartoline di auguri con l’immagine deliziosa e commovente del Presepe, suscitando sentimenti di tenerezza nei confronti di Gesù Bambino, ma non sono in comunione con la Chiesa e col Papa per i due suddetti motivi opposti, si rivelano ipocriti e traditori, che crocifiggono Cristo un’altra volta e che, se non si pentono, non potranno sfuggire all’eterno castigo.
Il Natale è una cosa seria e non è una buffonata per mascherare di buonismo, perbenismo e pietismo la propria sostanziale inconfessata adesione a un Dio gnostico e idealista, che non è il vero Dio, ma è quello panteista di Hegel, che attraverso Feuerbach, svela il suo volto truce nell’ateismo di Marx[2].
Inginocchiamoci dunque oranti e commossi davanti al Presepio, ma con animo sincero, umile, semplice, penitente e non doppio, torbido, astuto, tortuoso, saccente e presuntuoso. Mettiamo da parte il livore, la faziosità, le ostinate polemiche, la ripicca, il battibecco, la rimbeccata. Sopportiamo le offese. Non provochiamo un animo irritato o maldisposto.
Basta col disprezzo, il rancore, la menzogna. Evitiamo ogni giudizio affrettato, la maldicenza, l’insulto, l’oltraggio, l’ingiuria, il sospetto facile, la dietrologia, l’insinuazione maligna, la calunnia, la diffamazione, la denigrazione, la derisione.
Siamo prudenti e costruttivi nelle critiche. Non ironizziamo sulle cose serie. Non prendiamoci gioco delle persone. Il sarcasmo vada agli errori, non agli erranti. Lasciamoci correggere e non pretendiamo di aver ragione per forza. Arrendiamoci all’evidenza. Evitiamo ogni ragionamento sofistico e tortuoso. Non tiriamo fuori scuse se non le abbiamo.
Evitiamo di voler per forza l’ultima parola. È possibile svergognare qualcuno, ma occorre avere prove certe e in materia grave. Fare attenzione nel giudicare delle intenzioni; non è proibito, anzi, a volte può essere un utile richiamo, perché esiste sì la buona fede, ma esiste anche l’ipocrisia. Ma occorre farlo dopo ponderato giudizio e con modestia, perché possiamo sbagliare. Occorre certo difendersi dai perversi: «con il perverso tu sei astuto» (Sal 18,26). Ma andiamo adagio prima di dire che uno è un perverso. Semplici come le colombe, prudenti come i serpenti.
L’invettiva si può lanciare solo in casi gravi: prendere esempio da Cristo. Evitiamo di essere dei creduloni, non beviamo tutto quello che il teologo di successo ci dà da bere, soprattutto se accontenta i nostri bassi istinti o la nostra voglia di emergere e di apparire geniali
Apriamoci alla comprensione, alla mitezza, al controllo della parola, alla fiducia, alla stima reciproca, all’obbedienza, alla concordia ed alla pace. Non spegniamo il lucignolo fumigante, non spezziamo la canna fessa. Occorre saper alternare la giustizia alla misericordia, a seconda dei bisogni e delle circostanze, sempre al fine di giovare agli altri.
Guardiamo anche alle qualità dell’avversario e non solo ai difetti veri o presunti, fosse anche il Papa. Via ogni zelo amaro e usiamo solo la carità, anche se a volte la carità richiede la severità. Misuriamo lo sdegno, che può essere anche giusto, ma non lasciamoci dominare dall’ira.
Apprezziamo i valori complementari presenti nei fratelli, ascoltiamoci, sopportiamoci, perdoniamoci, chiediamo perdono gli uni agli altri e completiamoci vicendevolmente, impariamo gli uni dagli altri, tutti assieme uniti nella medesima fede e nella diversità dei doni ricevuti, al servizio gli uni degli altri, correggendoci fraternamente gli uni gli altri, tutti sotto la guida di Papa Francesco, Vicario di Gesù Bambino, insieme con Papa Benedetto, aiutante di Francesco, che Francesco ha chiamato il «nonno saggio».
Questo vuol dire festeggiare il Natale da cattolici e da uomini e donne di buona volontà.
P. Giovanni Cavalcoli, OP
Fontanellato, 21 dicembre 2021
BUON
NATALE !
Immagine da internet
[1] Cf il mio libro Progresso nella continuità. La questione del Concilio Vaticano II e del post-Concilio, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2011.
[2] Cf G.M.-M. Cottier, L’athéisme du jeune Marx et ses origines hégéliennes, Vrin, Paris 1959, nel commento che ne farò in un artiucolo di prossima pubblicazione in questo blog.
Tutto giusto, Padre. Buon Natale!
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