Castità e
unione sessuale
Amor men
castitatz
Un poeta
provenzale del ‘200, Guglielmo di Montañagol ci ha lasciato questo detto: «Amor
men castitatz»: l’amore porta con sé la castità. Certamente i poeti hanno
sempre saputo che l’amore tra uomo e donna si esprime anche nell’unione
sessuale. Eppure i più raffinati di essi, come i poeti medievali dell’«amor cortese»,
ai quali, come è noto, apparteneva anche Dante, profondamente imbevuti di spiritualità
cristiana, sapevano altrettanto bene che esiste un legame strettissimo tra amore
ed astinenza sessuale. Cerchiamo di spiegare qui questa apparente
contraddizione.
Il rapporto
fra castità e unione sessuale si riassume in questo assioma: la castità è un
esercizio ascetico in vista dell’unione sessuale come espressione dell’amore.
La castità è espressione dell’amore fra uomo e donna, non per se stessa, ma in quanto
degna ed adeguata preparazione all’unione sessuale. Quest’ultima di per sè è espressione
dell’amore. Per questo, di riflesso, lo è anche la castità, in quanto prepara
all’amore sessuale.
Questa
dinamica è evidente nella preparazione del giovane al matrimonio. Egli è tenuto
alla difficile pratica dell’astinenza sessuale fino all’eventuale matrimonio o per
tutta la vita nel caso della vocazione sacerdote o religiosa. Una pratica molto
difficile, data la forte spinta della passione. Per questo l’educatore
dev’essere sì esigente, ma anche comprensivo. E il giovane non deve
scoraggiarsi, ma sempre ricominciare dopo ogni sconfitta, nella certezza di
conquistare con l’esercizio e il soccorso della grazia, un progressivo dominio
della passione ed una crescente padronanza di sé, fonte di gioia e di libertà.
Da qui si
comprende il valore escatologico dell’unione sessuale dei coniugi anziani,
allorchè è cessata la loro capacità generativa. Dopo un lungo esercizio della
castità coniugale e grazie alla mitigazione della forza della passione causata
dall’anzianità, il caldo bollente e pericoloso della gioventù si è mutato in un
dolce tepore autunnale facilmente governabile dalla volontà e quindi precorrimento
del piacere escatologico. L’unione non è più cedimento alla concupiscenza, ma
espressione d’amore liberamente decisa assieme e concordata assieme al momento
giusto e nelle giuste circostanze.
La preparazione
del sesso alla resurrezione è in special modo favorita, soprattutto nella formazione
alla castità consacrata, dalla pratica assidua della Comunione eucaristica. Il
sacramento possiede un aspetto materiale, che sono le specie eucaristiche. Una
volta ingerite, esse svolgono la stessa funzione nutritiva che è propria del pane, benchè l’Ostia non sia
pane. Teilhard de Chardin faceva bene, a proposito dell’Eucaristia, di parlare
di «santa Materia».
C’è da
notare pertanto, che, siccome queste sacre specie contengono il corpo di Cristo
risorto ad modum substantiae,
posseggono in se stesse una soprannaturale forza di vita eterna, la quale, nutrendo il corpo del fedele che le ha
assunte, immettono in esso fin da adesso un germe di resurrezione, benché un
giorno quel corpo dovrà morire.
Tuttavia,
già da questa vita mortale il corpo e quindi il sesso del fedele che si nutre dell’Eucaristia,
comincia ad avere una vita escatologica. L’uomo vecchio declina e l’uomo nuovo
avanza. Sono quelle che S.Paolo chiama le «primizie dello Spirito» (Rm 8,23).
Il sesso comincia ad essere fin da adesso quello che sarà alla resurrezione.
Dal canto
suo, l’anima del fedele acquista, grazie alla pratica eucaristica, una forza divina
di resurrezione o quanto meno una speciale disponibilità alla resurrezione gloriosa,
per la quale essa, benchè rimasta senza il corpo, alla Venuta finale di Cristo
e sotto l’influsso della sua divina potenza, avrà la forza di recuperare da
un’apposita e proporzionata porzione di polvere cosmica assegnata da Dio e
raccolta dagli angeli, il proprio corpo maschile o femminile a seconda che si
tratti di un’anima maschile o femminile.
Educazione
alla castità e alla resurrezione
L’educatore
deve istruire il giovane sulla dignità e il valore della sessualità umana e sui
suoi fini terreni ed escatologici. Nel caso che il giovane abbia una tendenza
omosessuale, deve aiutarlo a sostituirla con la tendenza naturale all’altro
sesso, che resta in lui quella radicale, creata da Dio. Mentre l’inclinazione
omosessuale rientra in quelle tendenze al male e al peccato, che sono conseguenza
del peccato originale.
Deve quindi fargli
scoprire con persuasive ragioni ed esempi la bellezza, la bontà e il gusto
dell’unione con l’altro sesso, convincendolo che mentre favorisce in lui questa
inclinazione e questo gusto, realizza la volontà di Dio e la sua vera felicità.
Invece,, cedendo alla tentazione alla sodomia, si mette in contrasto con Dio e
cammina verso la perdizione.
Deve inoltre
persuadere il giovane, sia eterosessuale, che omosessuale, che la sua concupiscenza
carnale, per quanto forte, non è invincibile e neppure va comunque soddisfatta,
come fosse un bisogno fisico sul tipo dell’evacuazione, della fame, della sete,
del sonno, dell’ambiente sano, come sosteneva Lutero, benché abbia con
l’impellenza di questi bisogni una qualche somiglianza.
Difatti
Lutero non aveva torto quando sosteneva, del resto in linea con S.Paolo, che
l’unione uomo-donna è naturale e voluta da Dio per ognuno di noi. Sbagliava nel concepirla solo come unione
terrena matrimoniale generativa, cosa che lo spinse a violare i suoi voti
religiosi e a contrarre un matrimonio, che ovviamente, nelle sue condizioni,
fu invalido e sacrilego.
Si può dare inoltre il caso di un fanciullo o di un giovane,
il quale, o per un difetto innato o par altri motivi, si trova incerto circa la
sua identità di genere, oppure possiede elementi maschili mescolati con
elementi femminili o viceversa. Compito del soggetto, allora, non sarà affatto
quello della «scelta del sesso», come se tale scelta fosse sua facoltà o
diritto. Un soggetto di tal fatta non si trova affatto davanti a due
possibilità, di ciascuna delle quali avrebbe pari opportunità.
La cosa
invece da fare è che il soggetto, con l’aiuto di un personale medico
competente, riesca a scoprire, al di là della confusione ed incertezza nelle
quali il soggetto si trova, qual è il suo vero sesso e, se occorre ricorrere ad
opportuni procedimenti medici, chirurgici, psicologici o all’uso di opportuni farmaci
od ormoni.
Più delicato
è il compito del formatore che deve esercitare il giovane religioso o
seminarista nella pratica della castità. Egli deve spiegare al discepolo il
rapporto della castità con la resurrezione. Mentre la castità ha senso ed
utilità nella vita presente, nella resurrezione il rapporto uomo-donna sarà
informato dall’amore. È infatti solo nella vita presente che ha senso
rinunciare a un piacere, quale quello sessuale, che disturba la vita
spirituale. Ma nella resurrezione, nella quale vi sarà una perfetta
riarmonizzazione del sesso con lo spirito, il piacere fisico non solo non
ostacolerà, ma faciliterà la gioia dello spirito. La pratica della castità
dunque è preparazione all’unione escatologica dell’uomo con la donna.
Verità ed
errore sul sesso in Lutero
Lutero ebbe
solo una visione protologica del rapporto uomo-donna, accanto a quella terrena
tradizionale, come del resto l’ha avuta la stessa Chiesa Cattolica fino al
pontificato di S.Giovanni Paolo II, il quale ha aggiunto la visione
escatologica, ossia quella relativa alla
resurrezione, che era già stata precorsa da S,Tommaso[1].
Oltre a ciò,
Lutero, come è noto, concepì l’esercizio della sessualità come inscindibilmente
legato alla concupiscenza, peraltro per lui invincibile. Da qui la sua convinzione
che la pratica dell’astinenza sessuale per qualsiasi motivo, soprattutto il
voto di castità, fosse impraticabile, vietato dal Genesi, contro natura, dannoso per la psiche, stolta ed ipocrita
presunzione perfezionista e quindi
peccaminosa.
Il dotto
Padre Domenicano Heinrich Denifle pubblicò all’inizio del secolo scorso una
documentatissima opera[2],
con la quale mostrò ad abundantiam, come
gli storici tedeschi sanno fare, quanto disprezzo Lutero ebbe per il voto di castità,
peraltro frainteso, e quante calunnie e falsità vomitò contro i Religiosi che
lo praticano.
Tuttavia è noto
a tutti che mentre l’insufficiente o mancata soddisfazione di quei bisogni vitali
compromette logicamente la vita del soggetto, una ragionevole astinenza sessuale
non solo non è dannosa né fisicamente né psichicamente, ma può essere salutare
ed espressione di vero e generoso amore tra uomo e donna, nonchè per Dio e per
il prossimo.
Oltre a ciò
per Lutero, stando così per lui le cose, trattenere l’impulso sessuale è dannoso,
psichicamente pericoloso; è una frustrazione inutile, sciocca presunzione, fonte
di disperazione e segno di ipocrisia. Pertanto, come è noto, l’amore coniugale per lui, a parte il fine
procreativo da lui lodevolmente apprezzato[3],
non ha nulla di sacro, non è affatto un sacramento, ma è un semplice contratto profano
scindibile. Questo amore è un semplice sfogo o lasciapassare della concupiscenza,
secondo un infelice passo di S.Paolo, il famoso remedium concupiscentiae (cf I Cor 7,9), che purtroppo nei secoli passati ha finito con l’offuscare il
vero senso, la dignità e la santità dell’unione sessuale coniugale, finalmente
riabilitata dal Concilio Vaticano II e soprattutto dagli insegnamenti di S.Giovanni
Paolo II.
Il vero
rimedio alla concupiscenza
Oggi la Chiesa
ha compreso che il vero rimedio alla concupiscenza e alla libidine non è quello
di concederle libero sfogo nel matrimonio, ma è quello di dominarla anche nel
matrimonio, non tanto con pur necessari periodi di astinenza, quanto piuttosto
intendendo l’unione sessuale come manifestazione
dell’amore escatologico.
Infatti, come
già faceva notare S.Tommaso, mentre è sufficiente che solo alcuni individui si dedichino
alla riproduzione della specie, ogni individuo ha il dovere e il diritto di
ottenere una ragionevole soddisfazione dei suddetti bisogni vitali personali,
benché, come vedremo, una certa unione dell’uomo con la donna entri per tutti, anche
per i vergini, nel piano della perfezione terrena ed escatologica della persona
e della coppia umana, secondo le parole del Genesi: «Non è bene che l’uomo sia
solo» (Gen 2,18).
Esse
mostrano come il rapporto uomo-donna è la matrice e il paradigma originario, sommo, radicale e fondamentale di
ogni altro rapporto umano, per quanto
stretto, intimo e naturale, familiare, parentale, sociale ed amicale. Esse
inoltre, come spiegò S.Giovanni Paolo II[4]
riprendendo una tesi di Maritain[5],
non si riferiscono tanto alla questione della riproduzione della specie e
quindi al matrimonio, che ovviamente non
è affatto escluso, ma al di là di ciò, sul piano genesiaco, terreno ed
escatologico, toccano, come disse S.Giovanni Paolo II, il senso stesso dell’esistenza dell’uomo, come uomo-donna.
La grande, urgente,
bruciante questione che oggi più che mai si pone drammatica ed affascinante,
difficile ed attraente nell’attuale bolgia infernale della corruzione, della
falsa libertà e della follia sessuale, non più procrastinabile, che ci
coinvolge tutti è la seguente: qual è il posto del sesso nel piano della salvezza?
Che rapporto c’è il sesso e la santità? Tra il sesso e la resurrezione
gloriosa? Che cosa ha voluto fare Dio creando l’uomo e la donna?
Il mistero
del sesso dipende dal mistero del corpo. Il mistero del corpo dipende dal mistero
della materia. La materia (la «polvere») quaggiù si dissolve nella morte. Ma la
nostra materia, alla Parusia, di nuovo informata dall’anima beata, ridiventa il
nostro corpo glorioso maschile femminile. E quindi risorge l’unione santa dell’uomo
con la donna. Non più però un’unione matrimoniale generativa, ma semplice unione
d’amore: «una sola carne». Non più la coppia coniugale esclusiva, ma l’amicizia
tra molte coppie.
Il Corano,
ammettendo l’unione sessuale nella resurrezione, sembra aver esplicitato una
conclusione che si può trarre dalla dottrina di S.Giovanni Paolo II circa la resurrezione
dei sessi. Indubbiamente, però, nel Corano c’è una visione della donna come persona
inferiore, che quindi viene ridotta a strumento di piacere, senza che sia riconosciuta
la reciprocità psicospirituale uomo-donna, insegnata dall’attuale magistero della
Chiesa.
I moralisti eretici
del postconcilio[6]
È inoltre da
segnalare l’erroneità di quella etica sessuale liberale e lassista, falsamente
detta «personalista» o meglio chiamata esistenzialista, che cominciò a
diffondersi soprattutto dopo la rivoluzione sessuale del 1968, anche ad opera
di moralisti cattolici, come Bernhard Häring, della liceità ed anzi
dell’utilità dei rapporti prematrimoniali, in nome di un ingiustificato appello
a situazioni particolari.
Proprio in
quell’anno S.Paolo VI, con grande coraggio, sapienza e tempestività, pubblicò
la famosa enciclica Humanae Vitae,
con la quale proibiva l’uso degli anticoncezionali. L’intervento del Papa, come
era da prevedere, incontrò opposizione tra i moralisti lassisti dello stampo di
Häring e di Rahner, e addirittura anche una sorda opposizione in alcuni Episcopati
europei, tanto che Paolo VI ne provò un tale dolore, da non scrivere più
encicliche fino alla fine della sua vita, ossia per dieci anni.
La
diffusione incontrollata delle idee lassiste od oscene dei moralisti eretici,
nonostante l’avvertimento del Papa, causò disorientamento ed immenso danno,
soprattutto nei giovani e nella vita matrimoniale e familiare, danno che è
venuto aumentando fino ai nostri giorni, con il disprezzo per ogni forma di
castità o di temperanza sessuale, la diffusione della droga, dei bagordi e
delle discoteche, dei rapporti prematrimoniali ed extraconiugali, la diffusione
di abbigliamenti provocanti nelle donne, l’esibizionismo femminile, l’uso
diffuso degli anticoncezionali, il nudismo sulle spiagge, la disistima per l’indissolubilità
del matrimonio, un aumento dei divorzi, del concubinaggio e delle unioni illegittime,
un aumento spaventoso degli aborti, l’aumento della prostituzione, la
legittimazione morale della masturbazione, fino alla legittimazione civile della
sodomia. Ultimamente si é scoperta anche la pratica della pedofilia nel clero.
È evidente che in tutte queste aberrazioni l’amore fra uomo e donna non c’entra
niente: quello che interessa godere sessualmente
con qualunque mezzo e in qualsiasi modo.
Il risultato
di tutta questa opera devastatrice è stato ed è una crisi gravissima della famiglia,
alla quale la Chiesa da decenni sta tentando di rimediare, ma con scarso successo,
perché non sono colpite le radici
dottrinali del male, dalle quali sgorga logicamente la sua messa in pratica[7].
Anche se i documenti
sono buoni, restano lettera morta, perchè le autorità non prendono
provvedimenti, ma lasciano fare, quando non sono esse stesse sedotte dalle idee
ereticali. Fu la denuncia che Padre Galli fece tante volte, purtroppo spesso
inutilmente. In tal modo i moralisti ribelli, i cui scritti hanno libero
accesso nei Seminari rovinano la formazione dei seminaristi. Invocare come causa
di questo disastro il «clericalismo» vuol dire battere l’aria e depistare le indagini.
Qui non si tratta di clericalismo, ma di apologia
della lussuria, che discende da una morale
senza princìpi.
Il messaggio
dell’Humanae vitae
Eppure nella
grande e nobile enciclica di Paolo VI è contenuto un principio importantissimo
dell’etica sessuale, di grande respiro ed incoraggiamento, che era già stato
enunciato dal Concilio Vaticano II[8],
e cioè che l’unione sessuale fra sposi è espressione
dell’amore ed incrementa l’amore (n.11).
A tutta prima il Papa non sembra dire nulla di nuovo rispetto a ciò che tutti i
poeti e tutti i cantori di ogni popolo e di ogni tempo da sempre e dovunque
sanno o hanno saputo.
E invece qui
il Papa non si riferisce al semplice amore istintivo o passione passeggera o
sentimento effimero, ma al concetto cristiano dell’amore coniugale, originato nell’Eden e destinato alla
resurrezione. Amore che coinvolge tutta la persona e l’esistenza della
coppia, corpo e anima, per il presente e per l’eternità. Amore come legame che
unisce nell’uguaglianza, nella diversità e nella reciprocità. Amore come
reciproco donarsi e reciproco accogliersi. Amore come unità e identità; «non son più due, ma una sola
carne».
Occorre allora
comprendere meglio il rapporto del sesso uomo-donna con l’anima spirituale. Dio
per ogni anima crea quel dato corpo. Per l’anima di un uomo crea un’anima
maschile. E così per la donna. Dunque l’anima maschile è diversa dall’anima
femminile[9].
E così
similmente ad ogni corpo maschile corrisponde una data anima maschile, ed anzi,
come insegna un documento della Chiesa[10],
il sesso maschile o femminile influisce sull’anima spirituale, sì da darle
un’impronta rispettivamente maschile o femminile, impronta che l’anima è già
disposta a ricevere, dato che appunto, come ho detto, è creata da Dio proprio
con quell’attitudine a informare un corpo secondo quel sesso che quel dato
corpo le fa assumere.
Sessualità
dal basso e sessualità dall’alto
C’è dunque
una sessualità che sale dal basso verso lo spirito e c’è una sessualità dello
spirito che discende nel corpo. La prima sessualizza lo spirito; la seconda
spiritualizza il sesso. Ciò vuol dire che lo spirito umano, a differenza di
quello angelico e quello divino, non è asessuato,
ma è o maschio o femmina. Dal che vediamo l’insensatezza, che abbiamo già
vista, dei cosiddetti «cambi di sesso», come se il sesso fosse un abito
indossato dal soggetto di per sé asessuato, che si trova ad indossare
quell’abito e lo vuol cambiare.
Ma c’è da
considerare anche una concezione erronea, materialistica del sesso dal basso. È
quella di Freud. Secondo lui l’energia fondamentale ed originaria della persona
è la libido sessuale, concupiscenza irresistibile, che sale trasformandosi al
piano dello spirito col divenire spirito. Non dunque un vero libero arbitrio,
ma la libido che governa l’uomo nel subconscio e lo spinge a mascherarla nelle
forme della vita spirituale. Il libero arbitrio è un’illusione: è solo una maschera
della libido. Freud nega il libero arbitrio come Lutero.
La
differenza è data dal fatto che mentre Lutero si crede comunque sempre
perdonato da Dio nonostante la sua concupiscenza, Freud fa della concupiscenza,
che egli chiama libido, il suo dio al
posto di Dio, sicchè per lui il senso di colpa o del peccato è solo segno di
una neurosi, per la quale il soggetto crede di dover render conto a un Dio che
non esiste e che in realtà è il fantasma oppressivo del superego.
La parte di verità
in Freud è il fatto che il sesso influisce sullo spirito. L’errore sta nel fatto
che Freud non riconosce il processo inverso, ossia il dominio dello spirito sul
sesso e l’amore sessuale come espressione dell’amore spirituale della
resurrezione. Il risultato è che lo spirito rimane soffocato dalla carne.
Le cose infatti
stanno ben diversamente da come pensa Freud. Dio infatti crea ciascuno di noi
con quel dato sesso: maschio o femmina, in modo tale che sesso e spirito in ciascuno
di noi non vanno concepiti come soggetto ed atto, come se lo spirito fosse il
vertice del sesso. E neppure il rapporto spirito-sesso va concepito sul modello
soggetto-abito, come nel dualismo cartesiano di origine platonico-origenista,
dove il soggetto (l’io) si riassume nello spirito o nell’autocoscienza, mentre
il sesso è un altro oggetto-soggetto (il corpo) esterno, a disposizione del
soggetto, separato dal soggetto.
Invece il
rapporto del sesso con lo spirito va concepito sul modello materia prima (corpo)-forma sostanziale (anima), a costituire un unico
soggetto sostanza o persona, essenzialmente composta di una parte formale,
l’anima, e di una parte materiale, il corpo sessuato.
In altre
parole, il sesso, per ciascuno di noi, non è né l’origine materiale dello
spirito (Freud) e neppure un oggetto esterno staccato dal nostro io spirituale
(Cartesio), e che ci sta davanti come un blocchetto di creta che sta a
disposizione di un bimbo che lo vuol plasmare. Le cose non stanno affatto così.
Questa concezione del rapporto spirito-sesso, che si ricava dalla concezione
rahneriana della natura persona umana, è del tutto errata e principio di gravi danni
morali.
La giusta
etica sessuale si fonda quindi su di una concezione del sesso maschile-femminile
non come materia liberamente manipolabile dalla persona, come crede Rahner, ma come animalità della persona
governabile dalla volontà al suo fine terreno ed escatologico, animalità, dalla
quale la persona deriva il suo esser uomo o donna, giusta la dichiarazione del
succitato documento della CDF.
L’unione
sessuale santificante escatologica non è dunque effetto della libera
manipolazione del sesso, atto che falsifica la vita dello spirito sottraendolo all’obbedienza
alla legge divina, ma è manifestazione dell’unione spirituale escatologica
maturata in un rapporto di carità mutua fra uomo e donna, disciplinata dalla
castità, nella comune ricerca di Dio e nel comune esercizio della carità
fraterna in comunione con la Chiesa della terra e del cielo.
Conclusione
A mali
estremi, estremi rimedi. Alla spaventevole ed abominevole idolatria del sesso,
che ne è l’estrema degradazione, che grida vendetta al cospetto di Dio creatore[11]
dell’uomo e della donna, l’unico e decisivo rimedio radicale[12]
è la proposta e l’esperienza, per chi ha il dono di poterla fare, del sesso
della resurrezione o della preresurrezione, preparato da una sincera pratica
della castità giovanile, celibataria, coniugale, vedovile e religiosa. Alla
forza satanica del sesso mortifero bisogna opporre la forza divina della vita eterna del sesso.
Al di là dello
spiritualismo dualista origenista e dell’edonismo sensista freudiano e
pannelliano, del legalismo e del libertinismo, del rigorismo e del lassismo,
del puritanesimo e dell’erotismo, è giunto il momento, dopo l’insegnamento innovatore
di S.Giovanni Paolo II, condotto alle estreme conseguenze, di comprendere una
volta per tutte e per sempre, che l’unione escatologica come espressione della carità
divina, iniziabile fin da adesso e preparata dalla pratica della castità, è
cosa santa e sublime, è dono dello Spirito Santo, è purezza e dignità, è
perfezione e vera felicità, è vera prospettiva e caparra di salvezza e di vita
eterna.
P.Giovanni
Cavalcoli
Varazze, 11
marzo 2019
[1] Cf i miei articoli LA
CONDIZIONE DELLA SESSUALITA’ UMANA NELLA RESURREZIONE SECONDO S.TOMMASO, Sacra
Doctrina, 92,1980, pp.21-146; LA
RESURREZIONE DELLA SESSUALITA’ SECONDO S.TOMMASO,
in Atti dell’VII Congresso Tomistico Internazionale, a cura della Pontificia
Accademia di San Tommaso, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1982,
pp. 207-219.
[2] Lutero e il luteranesimo nel loro primo sviluppo, Desclée, Lefebvre&C.
Editori, Roma 1905.
[3] Lutero e sua moglie furono una
coppia fedele e felice ed ebbero cinque figli. A differenza di tantissimi preti
e religiosi che dal dopoconcilio ad oggi a decine di migliaia hanno defezionato
intentendo le idee di Lutero nel senso
più sbracato, fino a giungere oggi alla sodomia.
[4] Preziosissimo ed innovatore è
l’insegnamento nel campo del rapporto genesiaco, terreno ed escatologico tra
uomo e donna, al quale mi ispiro e che ho illustrato nel mio libro La coppia consacrata, Edizioni Viverein,
Monopoli (BA) 2008.
[5] Facciamogli un aiuto simile a lui, in «Approches sans entraves».
Scritti di filosofia cristiana, Città Nuova Editrice, Roma 1977, vol.I, pp.181-199.
[7] Grande merito in quest’opera
critico-educativa lo ebbe il Padre Alberto Galli,OP, mio venerato Maestro di
teologia morale presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese (STAB) negli
anni ’70, rimasti famosi per la contestazione al Magistero susseguente alla
rivoluzione del’68. In P.Galli troviamo una lucida esposizione della morale
tomista insieme con la confutazione degli eretici. Alcuni esempi di suoi
scritti in Sacra Doctrina: I criteri per organizzare la morale
oggettiva -. II,”,1982, pp.167-181; La
morale degli atti umani, 6,1983; Una
critica del Padre Fuchs ai documenti del magistero morale,1, 1985,
pp.104-124; pp.563-581; La legge morale
– I, 5, 1985, pp.397-428.
[8] Gaudium et Spes, n.49.
[9]
SULLA
DIFFERENZA TRA L’ANIMA DELL’UOMO E QUELLA DELLA DONNA, in Atti del congresso
della SITA, Ed.Massimo, Milano, 1987, pp.227-234.
[10] Alcune questioni di etica sessuale, Dichiarazione della Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede del 29 dicembre 1975, n.1.
[11] Già il Catechismo di S.Pio X pone il «peccato impuro contro natura» tra «i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio».
[12] Non i Radicali di Pannella.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.