Che condotta dobbiamo tenere nei confronti del Papa?


Che condotta dobbiamo tenere nei confronti del Papa?

Oggi assistiamo ad una dolorosa contrapposizione nella Chiesa fra avversari e sostenitori del Papa, entrambi intestarditi nelle loro posizioni estremiste, privi di carità, di discernimento e di equilibrio e con ciò stesso mancanti dell’atteggiamento giusto, che il cattolico dovrebbe avere nei confronti del Papa. Ma c’è da dubitare che alcuni o molti di costoro siano veramente cattolici o non piuttosto scismatici o eretici, considerando il loro stato d’animo invelenito e passionale e soprattutto l’erroneità dei loro criteri di valutazione.

Al di là della loro opposizione frontale tra l’odio dei nemici e il fanatismo degli amici, una cosa riprovevole hanno in comune: la pretesa di sapere e di stabilire loro qual è la vera Chiesa e quali sono o devono essere le mansioni del Papa, vuoi per opporsi alla Chiesa guidata dal Papa e riempirlo di accuse calunniose, vuoi per strumentalizzare la Chiesa a loro vantaggio e fingere un falsa devozione al Papa.

Nessuno dei due partiti, in realtà, conosce ed apprezza veramente quelle che sono le mansioni del Papa e per questo non è in grado di dare un giudizio saggio e prudente, non distinguendo in che cosa il Papa può essere criticato e in che cosa dev’essere obbedito, dov’è che può sbagliare e dov’è che non può sbagliare, in che cosa lo possiamo correggere e dove invece è lui che corregge noi, che cosa dobbiamo attenderci dal Papa e che cosa il Papa non è obbligato a darci, fin dove deve arrivare la nostra fiducia e dove invece può non meritare fiducia.

Alcuni vedono nel Papa difetti che non ci sono e non sanno apprezzare i suoi lati buoni; altri prendono i suoi difetti per virtù e non sanno capire ed apprezzare il suo servizio specifico ed insostituibile di vicario di Cristo. Alcuni vorrebbero fargli delle correzioni fuori luogo e gli mancano di rispetto trattandolo con alterigia e arroganza. Gli altri lo adulano e lo esaltano a più non posso, con criteri mondani e politici, approfittando dei suoi lati deboli e distraendolo dalla sua missione spirituale.

Il risultato è che i primi lo irritano e, se hanno qualche ragione, non ottengono nulla. I secondi, volpi astutissime, intriganti esponenti dei potentati di questo mondo, gli stanno attorno con ogni zelo, accontentandolo in tutto con la massima premura, tenendo alla larga dal Papa chiunque osasse criticarlo e mostrandosi sapientissimi consiglieri, come la volpe con Pinocchio. 

Condursi con questo Papa non è facile perché da una parte umanamente non ispira fiducia a coloro che cercano la sana dottrina, la sapienza e la santità: ma dall’altra continua ad ispirare fiducia da un punto di vista soprannaturale come Vicario di Cristo. Chi ha una vera fede cattolica si sente come lacerato: sente di doversi appoggiare proprio su colui che pare fargli mancare il terreno sotto i piedi. Sente che deve fidarsi di colui  che non gli ispira fiducia. Sente di dover ascoltare colui che lo scandalizza. Sente di dover cercare pace presso colui che lo turba. Sente di dover chiedere una carezza a colui che lo schiaffeggia. Sente di dover chieder luce a colui che lo confonde. Sente di dover imitare chi gli dà il cattivo esempio. 

«Ma – mi diranno i lefevriani – questa è stoltezza!». «No – rispondo io -: è un’esperienza di fede!». I modernisti, ben pasciuti del loro successo mondano, non sentono questa contraddizione, non provano questa sofferenza, perché a loro piace il Papa proprio per i suoi difetti umani o pastorali, riducendo la missione del Papa a quella di un capopopolo o di un leader di sinistra. 

Ma questo vuol dire che nè i lefevriani né i modernisti sanno giudicare il Papa con equità e con criterio di fede. Se infatti non si giudica un Papa con un criterio di fede, non si capisce chi è, che cosa fa e perchè esiste il Papa. L’apparente paradosso al quale ho accennato sopra, si scioglie solo distinguendo la ragione dalla fede, il naturale dal soprannaturale, l’umano dal divino. Bisogna distinguere il tesoro dal vaso di creta (cf II Cor 4,7).

Se Francesco ha difetti nella sua umanità e nel fare il Papa, però è il Papa. Chi non sa fare questa distinzione, rischia di perdere la propria anima. Chi vede in Francesco un superuomo o chi vede in lui l’Anticristo non ha capito niente nè di chi è Francesco né di chi è il Papa.

 Vi sono due grandi campi dell’attività di Papa Francesco, quello dottrinale e quello pastorale. Il primo è molto ampio e complesso, pieno di questioni oscure, difficili ed opinabili, dove un Papa, benché assistito dallo Spirito Santo, può errare o anche mancare gravemente, come è attestato nei Papi del passato: è il campo della condotta personale, del governo della Chiesa, della scelta dei collaboratori, delle nomine episcopali e cardinalizie, dell’amministrazione dei beni della Chiesa, della gestione della Curia Romana, del legiferare, della moderazione della vita religiosa, del far giustizia, della disciplina della liturgia, delle rappresentanze pontificie, del rapporto con gli Stati.

Il secondo è più semplice e molto meno esteso, ma di maggiore responsabilità e ancor più importante per il bene della Chiesa che non il primo, perché tocca le basi dottrinali e dogmatiche dell’essenza stessa della Chiesa, del cristianesimo e della salvezza dell’uomo: l’annuncio del Vangelo, la diffusione e la difesa della sana dottrina, la promozione delle scienze ecclesiastiche, in primis della teologia, l’educazione cattolica e la formazione del clero, il dialogo ecumenico,  interreligioso e con i non-credenti, l’attività missionaria ed evangelizzatrice.

Il primo campo è molto diversificato e richiede per ogni settore speciali competenze. Si capisce come qualunque Papa, anche il più santo, avveduto e saggio, non possa arrivare dappertutto, per cui in ogni pontificato vi sono lacune ed errori in questo campo. Quindi dobbiamo essere cauti e modesti nel valutare la condotta del Papa, perché spesso egli, con più informazioni di noi, può valutare meglio le cose di quanto possiamo fare noi, che ci troviamo in un angolo della terra, mentre egli ha informazioni da tutto il mondo. Comunque chi si sente o è competente o è informato non deve temere di intervenire ed  aiutare così il Papa, così moltiplichiamo, per così dire, i suoi occhi.

Più accessibile invece alla nostra capacità di giudizio e di esame è l’attività magisteriale del Papa, perché la materia è assai meno vasta, e non è difficile acquistare una certa competenza, anche se anche qui la pluralità delle discipline richiede competenze specifiche. 

Qui come riferimento per dare una valutazione abbiamo la Sacra Scrittura, il Magistero precedente, la Tradizione, i buoni teologi ed esegeti, soprattutto S.Tommaso d’Aquino, gli articoli di fede e i dogmi già definiti. Tuttavia, il controllare, come fanno alcuni, se un discorso o un’omelia di Papa Francesco è conforme al dogma o avere dubbi che lo sia, non pare rispondere a quell’atteggiamento di fiducia nella competenza di un Papa che si richiede al cattolico. Può capitare invece che un Papa, nel dare un’interpretazione personale, non tradizionale, a qualche versetto della Scrittura in un discorso o in un’omelia, non sia infallibile. 

In conclusione possiamo dire di poter aiutare il Papa nel suo ministero in due modi: primo, occorre riprendere i suoi insegnamenti, interpretarli, divulgarli, spiegarli, difenderli, svilupparli ed imitare il suo stile di apostolato e la sua pastorale in quanto hanno di buono. 

Secondo. Laddove avessimo osservazioni da fare nei confronti del suo magistero o della sua pastorale, è bene che esprimiamo anche pubblicamente, con modestia, rispetto e spirito di collaborazione, le nostre osservazioni, le nostre critiche e i nostri suggerimenti, perché non è escluso che egli o chi per lui  o un suo Successore ne tenga conto.

P. Giovanni Cavalcoli    
Fontanellato, 22 settembre 2019

7 commenti:

  1. La migliore spiegazione della situazione attuakle nella Chiesa che io abbia sentito da 6 anni a sta parte

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  2. Da tempo temo lo scisma nella Chiesa cattolica, ma come si può intendere anche nell'articolo, uno scisma non in due ma in tre parti. Lefreviani, modernisti e un piccolo resto.

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    1. Gli scismi sono due e non tre. Scisma infatti vuol dire «separazione dal Papa e dalla Chiesa». Ma Il «piccolo resto» è quello dei veri fedeli, in comunione col Papa e con la Chiesa, anche se sono critici verso il Papa. Ma lo fanno nei dovuti modi, con buone ragioni e senza esagerare.
      Lo scisma più grave per la difficoltà di diagnosticarlo, per capacità di sedurre, per estensione e per forza intimidatrice è quello dei modernisti e soprattutto dei rahneriani, i quali infettano anche parte dell’episcopato e bloccano con sottili raggiri e velate minacce l’intervento del Papa, come hanno fatto probabilmente con Benedetto XVI.
      L’altro scisma, meno grave, ufficialmente dichiarato dalla Chiesa, che raccoglie un numero assai minore di seguaci, salvo certe forze che stanno nell’ombra, è quello dei lefevriani, i quali sono sorti per reazione a quelle che hanno ritenuto a torto essere infiltrazioni moderniste nel Concilio ed infedeltà alla Tradizione. Da cinquant’anni si sono fissati in questa falsa convinzione e per ora non c’è modo di persuaderli che sbagliano. Così essi sono caduti nello scisma perché accusano di modernismo i Papi del postconcilio.
      Essi confondono le dottrine conciliari in se stesse con la falsa interpretazione diffusa dai rahneriani, per cui condannano indiscriminatamente il Concilio e i rahneriani. Essi hanno ragione a respingere Rahner come eretico, ma hanno torto nel rifiutare le dottrine del Concilio.
      È quello che io sostengo da quarant’anni insieme con molti altri studiosi. Per questo si può ritenere che se Roma si sveglierà dal sonno come Sansone, considerando i disastri che ha combinato il rahnerismo, e si deciderà con coraggio e senza rispetti umani a condannare Rahner, otterrà oltre al vantaggio di purificare la Chiesa, anche che molti lefevriani onesti tornino all’ovile.

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  3. Grazie, Padre, di questo chiarimento che mi illumina e mi conforta molto nella lacerazione spirituale che io sto vivendo e che lei ha captato in pieno.

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  4. Caro padre Giovanni la ringrazio per le sue approfondite ed illuminanti trattazioni teologiche. Desidero testimoniare che la percezione del discutibile stile comunicativo di Papa Francesco, delle sue incaute uscite verbali e delle priorità pastorali da lui scelte, che quasi sempre mi imbarazzano,. mi hanno spinto,paradossalmente, a diventare un Cristiano Cattolico migliore, avendo aumentato in me la sete della Parola di Dio e di un suo adeguato approfondimento critico. Ringrazio inoltre il Signore di avermi fatto meglio comprendere la necessità di armonizzare nella mia vita la "testimonianza" con l'"annuncio" del Vangelo di Gesù. Invito i tanti fratelli offesi dalle teorie influenzate dal modernismo e dal relativismo a non lasciarsi andare a sterili opzioni anti ecclesiali. L'onnipotente Spirito di Dio, nell'ora presente, ci chiama ad una resistenza santa alimentata dai Santi Sacramenti e dalla incessante Preghiera del Cuore. Sino a che ci sono fratelli nella Fede come Lei le porte degli inferi non prevarranno. anche perchè Cristo ha pagato a caro prezzo il nostro riscatto. Preghi per me e per i miei amati famigliari (moglie,figli e nipoti) e che Dio la benedica.

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    1. P.S. Il mio nome è Gabriele, e non sapevo che andasse scritto prima.

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