Galileo, Cartesio e Giordano Bruno - Dominio tecnico e dominio magico sulla natura - Quinta Parte (5/5)

 Galileo, Cartesio e Giordano Bruno

Dominio tecnico e dominio magico sulla natura

 

Quinta Parte (5/5)

Conclusione

La disamina che abbiamo fatto nel confrontare la concezione galileiana con quella bruniana del rapporto dell’uomo con la natura ci rende consapevoli del fatto che ancor oggi, in un mondo che ritiene di sapere che cosa è la scienza e quali ne possono essere le sue applicazioni nel campo della fisica, della chimica, della biologia, della zoologia e della vita umana, e che ritiene di aver superato largamente e messo in ridicolo le antichissime pretese della magia, in realtà oggi come non mai, come è testimoniato dalla concezione dell’uomo del transumanesimo e del metaverso, il fascino della magia continua ad alimentare il nostro desiderio di onnipotenza  sempre sedotti come siamo dalle promesse del serpente antico, nonostante la quotidiana esperienza dei limiti e delle insufficienze dei nostri apparati tecnici ed operativi più avanzati e sofisticati, come testimonia la triennale tragedia della pandemia alla quale è stata soggetta l’intera umanità, richiamo divino ad un’umiltà davanti a Dio, che ancora molti di noi si rifiutano di praticare, nonostante questa terribile lezione divina che aveva lo scopo di condurci alla resipiscenza e al senso dei nostri limiti, al pentimento dei nostri peccati e ad un ritorno all’obbedienza alle leggi divine nel regolare la nostra condotta morale e il nostro dominio sulla natura.

Abbiamo visto come l’impostazione cartesiana del dominio sulla natura, se da una parte coincidendo col metodo galileiano ci offre una visione della natura e dell’operatività umana conforme alla volontà di Dio e all’ordinamento posto da Dio di quello che dev’essere il dominio dell’uomo sulla natura, dall’altra parte il cogito cartesiano – e qui mi riallaccio ai miei studi su Cartesio che vado facendo da 40 anni – assegna al nostro io un compito talmente esorbitante nella fondazione della scienza e della stessa realtà, che, come hanno dimostrato le esplicitazioni radicali del significato del cogito da Kant a Fichte ad Hegel a Marx a Gentile ad Husserl ad Heidegger a Nietzsche, benché lo stesso Cartesio sia stato indubbiamente un cattolico, sulle spalle di questo io viene, alla fine di questa esplicitazione dettata dalle leggi inesorabili della logica, a gravare tutta la responsabilità dell’origine stessa della realtà, responsabilità che spetta a Dio e non all’uomo, per cui il risultato finale di questa operazione durata tre secoli, è stata per esplicita dichiarazione dei suoi autori o la sostituzione dell’uomo a Dio, e abbiamo avuto l’ateismo o il pareggiamento e l’identificazione dell’uomo con Dio e abbiamo avuto il panteismo.

È vero che nel 1737 l’opera del Gesuita Jean Hardouin che aveva accusato Cartesio di criptoateismo fu messa all’Indice[1]. Certamente l’ateismo non si ricava direttamente da Cartesio e non è immediatamente celato nella sua teologia, la quale ammette con chiarezza l’esistenza di Dio, si sforza di darne le prove, benché insufficienti, si diffonde nell’illustrare gli attributi divini e il potere di Dio sull’uomo e sulla natura.

Ma all’occhio attento, che non si lascia abbindolare dalle belle facciate, occhio attento e astuto come fu quello degli idealisti tedeschi, non sfuggirono affatto le aperture sconfinate che offriva l’io cartesiano, per cui essi adagio adagio, passo per passo, passandosi l’un l’altro la staffetta, con la tenacia , la costanza tipica e la consequenzialità logica dei Tedeschi, nel corso del secolo scorso, soprattutto con Giovanni Gentile e Martin Heidegger mostrarono alla luce del sole le conseguenze estreme dell’io cartesiano.

Nel contempo tutte le aspirazioni dell’antico panteismo, dell’antico gnosticismo, dell’antico materialismo e dell’antica magia rinascevano fresche fresche come se fossero apparse per la prima volta e come se le infinite tragedie della storia passata non avessero insegnato niente circa le conseguenze nefaste dell’applicazione di quelle idee.

E oggi siamo a questo punto. Per questo, se non vogliamo che l’umanità perisca in un immane conflitto nucleare, con quelle armi che sono state l’applicazione del metodo galileiano congiunto con la ybris cartesiana, bisogna assolutamente che noi abbandoniamo ogni sogno e ogni delirio di onnipotenza basato sulla magia, bisogna che proseguiamo col metodo galileiano, non però congiunto con l’io cartesiano, ma con la filosofia aristotelica innalzata e corretta da San Tommaso d’Aquino Doctor Communis Ecclesiae raccomandato dal Concilio Vaticano II.

Questa è la via d’uscita. Questa è l’«uscita di sicurezza» (Ignazio Silone). Queste sono le autentiche prospettive dell’uomo. Questo è il vero progresso. Questa è la vera promessa per l’umanità del futuro. Questo è l’inizio del regno di Dio. Questa è la vera grandezza dell’uomo. Questa è la pregustazione della gloria eterna dei figli di Dio nella Gerusalemme celeste.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 10 maggio 2023

Desidero ora proporre alcuni brani, ripresi da Internet.

 

Documenti

Nota sul metaverso (da Wikipedia)

Quello di metaverso è un concetto complesso. Il termine non si riferisce ancora a una tecnologia specifica, ma, piuttosto, a un modo diverso di interagire con varie tecnologie in via di sviluppo.

Per molti, il metaverso è un insieme di mondi virtuali in 3D collegati fra loro. Questi mondi funzionano come un cyber spazio immersivo, che gli utenti sperimentano utilizzando visori per la realtà virtuale (VR o Virtual Reality) o tecnologie per la realtà aumentata (AR o Augmented Reality).

Il termine “metaverso” è stato coniato dallo scrittore Neal Stephenson nel suo romanzo di fantascienza del 1992 Snow Crash. L’autore combina le parole “meta” e “universo”, immaginando un mondo virtuale immersivo che esiste parallelamente al mondo reale.

“La definizione di metaverso continua a cambiare per varie ragioni. In primis perché ancora non esiste, quindi ognuno può darne la propria interpretazione personale”, afferma Benjamin Bertram Goldman, produttore esecutivo di Ethic e consulente per il metaverso presso diverse aziende. Goldman ritiene inoltre che, più il metaverso diventerà qualcosa di concreto e comprensibile, più persone proveranno a capitalizzare questa opportunità inserendo i propri progetti, attività o prodotti sotto l’ombrello del “metaverso.”

È per questo motivo che molti giganti del mondo della tecnologia cercano di sfruttare l’idea di “metaverso”. Goldman descrive questa tendenza come “non così diversa da altre corse all’oro”.

Nota sul transumanesimo (da Wikipedia)

Il significato del termine "transumanesimo" fu delineato in modo sistematico da Julian Huxley nel 1957, nel testo "In New Bottles for New Wine", dopo averlo a sua volta mutuato dall'amico Pierre Teillhard de Chardin che aveva coniato il termine già nel 1949. Nell'originaria accezione di Huxley, transumanesimo indica «l'uomo che rimane umano, ma che trascende sé stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana, per la sua natura umana», collocandolo in uno scenario di emancipazione dell'umanità in cui quest'ultima assume consapevolmente il compito di guidare il generale processo evolutivo.

Il termine fu poi utilizzato negli Stati Uniti a partire dagli anni ottanta con un significato diverso, meno legato a traguardi sociali ed orientato a un maggiore individualismo, soprattutto ad opera di FM-2030 (Fereidoun M. Esfandiary) e di Natasha Vita More. Una definizione oggi spesso utilizzata è quella proposta da Max More, il quale concepisce il transumanesimo come «una classe di filosofie che cercano di guidarci verso una condizione postumana». «Il Transumanesimo condivide molti elementi con l'umanesimo, inclusi il rispetto per la ragione e le scienze, l'impegno per il progresso ed il dare valore all'esistenza umana (o transumana) in questa vita. […] Il Transumanesimo differisce dall'umanesimo nel riconoscere ed anticipare i radicali cambiamenti e alterazioni sia nella natura, sia nelle possibilità delle nostre vite, che saranno il risultato del progresso nelle varie scienze e tecnologie […]».

Sono state suggerite anche altre definizioni come quella di Anders Sandberg («Il Transumanesimo è la filosofia che afferma che noi possiamo e dobbiamo svilupparci a livelli, fisicamente, mentalmente e socialmente superiori, utilizzando metodi razionali») o quella di Robin Hanson («Il Transumanesimo è l'idea secondo cui le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo secolo o due a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti 'umani'»).

Il transumanesimo è dunque:

1. Supporto per il miglioramento della condizione umana attraverso tecnologie di miglioramento della vita, come l'eliminazione dell'invecchiamento e il potenziamento delle capacità intellettuali, fisiche o fisiologiche dell'uomo, come affermano il ricercatore biochimico  Aubrey de Grey e Larry Page, cofondatore di Google.

2. Studio dei benefici, dei pericoli e degli aspetti etici e politici  dell'implementazione di queste tecnologie.

Al di là delle diverse definizioni, sulla scorta dell'impostazione originaria di Julian Huxley vi è comunque un generalizzato consenso nell'individuare, quale idea centrale del transumanesimo, quella di "evoluzione autodiretta", vale a dire pretendere che l'intelligenza umana possa sostituire la logica naturale.

Transumanesimo e tecnologia

I transumanisti sono a favore dell'utilizzo delle tecnologie emergenti, incluse molte attualmente ritenute controverse, come l'ingegneria genetica sull'uomo, la crionica e gli usi avanzati dei computer e delle comunicazioni. Ritengono che l'intelligenza artificiale un giorno supererà quella umana, realizzando la singolarità tecnologica.

Secondo alcuni la rapidità in crescita dello sviluppo tecnologico suggerisce progressi tecnologici radicali ed importanti per i prossimi 50 anni. Secondo i transumanisti questo sviluppo è desiderabile e gli esseri umani possono e dovrebbero diventare "più che umani" attraverso l'applicazione di innovazioni tecnologiche come l'ingegneria genetica, la nanotecnologia, la neurofarmacologia, le protesi artificiali, e le interfacce tra la mente e le macchine, dall'unione di biologia, informatica, nanotecnologia e scienze cognitive.

In inglese, le tecnologie di maggior rilevanza transumanista sono spesso definite come GRIN (Genetics, Robotics, Information technology, Nanotechnology) o con l'espressione "bio-info-nano-cogno" (biologia, informatica, nanotecnologia, scienze cognitive).

Radici umanistiche e illuministe

Tra i precursori del transumanesimo, i transumanisti tendono ad annoverare diversi pensatori e filosofi, quali ad esempio Giovanni Pico della Mirandola, Roger Bacon, Francis Bacon, Lev Trotzkij e Pierre Teilhard de Chardin.

Seguendo le tradizioni filosofiche dell'Umanesimo rinascimentale, pone gli esseri umani al "centro" dell'universo morale, e sostiene che non esistono forze sovrannaturali che guidino l'umanità. Tende inoltre a preferire discussioni razionali e osservazioni empiriche dei fenomeni naturali e promuove pertanto scienza e ragione.

Seguendo la tradizione scientifica, morale e filosofica del XIX secolo, influenzata dall'illuminismo e dal positivismo, il transumanesimo si pone come obiettivo l'utilizzo della conoscenza globale come mezzo in vista di un miglioramento individuale e civile.

Si cerca di applicare la ragione, la scienza e la tecnologia allo scopo di ridurre la povertà, la malattia, la disabilità, la malnutrizione e i governi oppressivi esistenti nel mondo, per far sì che la realtà materiale della condizione umana soddisfi le promesse di equità e giustizia legale e politica e di automiglioramento, eliminando barriere mentali e fisiche congenite. In riferimento a questo obiettivo molti transumanisti considerano positivamente il potenziale futuro della tecnologia e di sistemi sociali innovativi per il miglioramento della qualità della vita.

Secondo i transumanisti esiste un imperativo etico per gli esseri umani di lottare per il progresso e il superamento di sé (perfettismo). L'umanità dovrebbe entrare in una fase post- darwiniana di esistenza, nella quale gli esseri umani dovrebbero controllare l'evoluzione e le mutazioni casuali dovrebbero essere sostituite da cambiamenti guidati dalla autodeterminazione e dalla razionalità.

I transumanisti si interessano dunque a tutti i vari campi della scienza, della filosofia, dell'economia e della storia naturale e sociale per comprendere e valutare le possibilità di superare le limitazioni biologiche.

Il transumanesimo addotta una visione antispecista, riconoscendo il diritto al benessere per tutti gli esseri senzienti.

Spiritualità transumanista

Il transumanesimo ha un carattere eminentemente laico e molti transumanisti si dichiarano agnostici o atei. Alcuni seguono tuttavia tradizioni filosofiche orientali, mentre altri fondono le proprie convinzioni transumaniste con le religioni tradizionali, come il Cristianesimo, il  Mormonismo, il neopaganesimo europeo o l'induismo.

La maggior parte dei transumanisti non crede in un'anima umana trascendente, ma confida nella compatibilità delle menti umane con l'hardware dei computer, con l'implicazione teorica che la coscienza individuale possa, un giorno, essere trasferita o emulata su un supporto digitale; tale tecnica si chiama "mind uploading".

 


Tutte le aspirazioni dell’antico panteismo, dell’antico gnosticismo, dell’antico materialismo e dell’antica magia rinascevano fresche fresche come se fossero apparse per la prima volta e come se le infinite tragedie della storia passata non avessero insegnato niente circa le conseguenze nefaste dell’applicazione di quelle idee.

E oggi siamo a questo punto. Per questo, se non vogliamo che l’umanità perisca in un immane conflitto nucleare, con quelle armi che sono state l’applicazione del metodo galileiano congiunto con la ybris cartesiana, bisogna assolutamente che noi abbandoniamo ogni sogno e ogni delirio di onnipotenza basato sulla magia, bisogna che proseguiamo col metodo galileiano, non però congiunto con l’io cartesiano, ma con la filosofia aristotelica innalzata e corretta da San Tommaso d’Aquino Doctor Communis Ecclesiae raccomandato dal Concilio Vaticano II.

 



Questa è la via d’uscita. Questa è l’«uscita di sicurezza» (Ignazio Silone). Queste sono le autentiche prospettive dell’uomo. Questo è il vero progresso. Questa è la vera promessa per l’umanità del futuro. Questo è l’inizio del regno di Dio. Questa è la vera grandezza dell’uomo. Questa è la pregustazione della gloria eterna dei figli di Dio nella Gerusalemme celeste.



Immagini da Internet:
- Esplosioni legate a test atomici
- I pellegrini di Emmaus, Arcabas

[1] Desumo la notizia dal Dictionnaire de théologie catholique alla voce HARDOUIN.

16 commenti:

  1. Risposte
    1. Caro Anonimo,
      che cosa intende dire? A che cosa si riferisce?

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    2. Mi riferisco al gioco della salvezza: in queste 5 parti sono riassunti tutti gli errori dei superbi rivoluzionari che oggi controllano il mondo. Si credono Dio, ma al momento opportuno il Signore abbasserà loro la cresta; l'Agnello ha già sconfitto Satana sulla Croce e condannerà definitivamente tutti gli anticristi nel Giudizio Universale.

      "Chi crederà sarà salvato, chi non crederà sarà condannato".

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  2. Caro Anonimo,
    lei ha colto molto bene il quadro che io faccio delle grandi forze spirituali che agiscono oggi nell’umanità e si pongono in contrasto con i discepoli di Cristo. Questo scontro è descritto in toni grandiosi e drammatici dall’Apocalisse e la situazione di oggi ci fa pensare che siamo quasi giunti a questi tempi previsti da San Giovanni.
    Ognuno di noi è chiamato a fare la sua scelta o per Cristo o per l’anticristo, ma tutti in fondo sappiamo che la vittoria finale sarà di Cristo, alcuni per rallegrarsi, altri per infuriarsi. In questo senso il vecchio Simeone, contemplando il Bambino Gesù, lo definisce come segno di contraddizione, perché siano svelati i segreti di molti cuori.

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  3. Caro Ross,
    che durante il Medioevo siano esistiti personaggi dediti alla magia, non lo metto in dubbio. Questo fenomeno fu presente soprattutto nei kabbalisti. Tuttavia, benchè io mi interessi di filosofia medioevale da quasi cinquat’anni, non ho mai trovato anche presso storici non cattolici abbondanza di notizie circa pratiche magiche.
    Il tuo auspicio che venga conosciuta meglio la magia medioevale, mi ha lasciato un po’ perplesso. Quello che secondo me è auspicabile è una conoscenza approfondita delle pratiche che troviamo in tanti paesi del mondo.
    Per quanto riguarda il Medioevo il mio timore è che, data la ben nota ostilità di tanto pensiero laicisti e illuministico nei confronti del Medioevo, un maggiore evidenziamento delle pratiche magiche di allora possa contribuire alla sua diffamazione.
    Secondo lei, che utilità potrebbe essere mettere in maggiore luce la magia medievale? Potrebbe favorire la comprensione della magia nelle sue forme moderne nella cultura odierna nel mondo?

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  4. Caro Padre Cavalcoli,
    questa volta non posso essere d'accordo con i termini del suo commento, che mi ha lasciato perplesso. Se mi permettete di essere completamente franco, questo non mi sembra scritto da voi.
    1) "Che durante il Medioevo siano esistiti personaggi dediti alla magia, non lo metto in dubbio. Questo fenomeno fu presente soprattutto nei kabbalisti. Tuttavia, benchè io mi interessi di filosofia medioevale da quasi cinquat’anni, non ho mai trovato anche presso storici non cattolici abbondanza di notizie circa pratiche magiche".
    Non ho fatto riferimento a "personaggi dediti alla magia durante il Medioevo", ma a un modo di pensare magico, largamente diffuso nel popolo medievale, intrecciato con la loro fede cristiana.
    2) "Il tuo auspicio che venga conosciuta meglio la magia medioevale, mi ha lasciato un po’ perplesso. Quello che secondo me è auspicabile è una conoscenza approfondita delle pratiche che troviamo in tanti paesi del mondo".
    Per quale motivo sarebbe desiderabile "una conoscenza approfondita delle pratiche che troviamo in tanti paesi del mondo" oggi, e non sarebbe desiderabile la conoscenza del modo di pensare magico e delle pratiche magiche popolari del Medioevo?
    3) "Per quanto riguarda il Medioevo il mio timore è che, data la ben nota ostilità di tanto pensiero laicisti e illuministico nei confronti del Medioevo, un maggiore evidenziamento delle pratiche magiche di allora possa contribuire alla sua diffamazione".
    Il fatto che i nemici della Chiesa possano alla fine usare la conoscenza storica per diffamare la Chiesa non dovrebbe impedire ulteriori indagini sulla storia della Chiesa.
    4) "Secondo lei, che utilità potrebbe essere mettere in maggiore luce la magia medievale? Potrebbe favorire la comprensione della magia nelle sue forme moderne nella cultura odierna nel mondo?".
    Queste domande sono ciò che mi ha sorpreso di più nel suo commento. Alla prima: interrogarsi sulla utilità di conoscere la storia del pensiero magico popolare nel Medioevo equivale a interrogarsi sulla utilità della storia in generale. Il fatto che la storia sia al primo grado di astrazione e non abbia la sublimità della conoscenza metafisica non significa che non sia, a suo modo, scienza. Al secondo: la conoscenza del pensiero magico popolare nel medioevo potrebbe servire a comprendere il pensiero magico popolare attuale e, soprattutto, potrebbe servire a sapere come agì la Chiesa nel medioevo di fronte a questo problema, per sapere come dovrebbe agire ora, approfittando di errori e virtù.

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  5. Caro Ross,
    quello che lei mi dice mi dispiace. Non mi aspettavo affatto di averla contrariata. Ma sono certo che adesso chiariremo senz’altro le cose.

    1)
    Riguardo all’importanza del modo di pensare magico nel Medioevo, posso ammettere di avere una lacuna nelle mie conoscenze riguardo a questo campo.
    D’altra parte io ho cominciato ad interessarmi di filosofia medievale fin dagli anni ’60. Ho letto gli studi di numerosi storici del Medioevo. Una grande autorità in questo campo, come lei saprà, è il Gilson, il quale, che io sappia, non parla mai di “pratiche magiche” nel Medioevo.
    Tuttavia, visto che lei dà importanza a questo fenomeno e mi cita come grande studioso il Delumenau, le chiedo se potesse rifermi qualcosa delle sue tesi.
    O forse lei ritiene che ancor oggi troviamo modi di pensare magico, che dal Medioevo sono arrivati ad oggi?

    2)
    A me pare che il motivo sia abbastanza semplice, e cioè la necessità che noi, come operai del Vangelo, per potere esercitare un influsso concreto sulla gente, conosciamo nella fattispecie il modo di pensare magico diffuso oggi.
    Inoltre, al riguardo, ritengo che sia bene distinguere una magia colta da una magia popolare. Io riconosco, trattando di magia, di essermi fermato ad una forma di magia colta, che nasce dalla filosofia, come per esempio inizia nel secolo XV con Pico della Mirandola e Marsilio Ficino.
    D’altra parte, se ho ben capito, lei ha un particolare interesse per la magia popolare. Confesso di essere ignorante in questo campo, perché ho preferito approfondire, come teologo, la magia colta, che si rifà all’ermetismo, a Giamblico e a Proclo.

    3)
    Quello che intendevo dire è che la divulgazione di notizie che non fanno onore ai cattolici medioevali può essere utilizzata dai nemici della Chiesa per denigrarla. Nello stesso tempo, siccome noi cattolici sappiamo che la Chiesa trionferà sulle forze del male, è vero che, come lei mi fa presente, non abbiamo nulla da temere ad essere sinceri nel riconoscere le nostre pecche, che certo non sono pecche della Chiesa, ma pecche di noi cattolici che non sempre viviamo in pienezza la nostra fede, ma cediamo alle lusinghe del mondo e quindi diamo una contro testimonianza. Mi riferisco appunto alla magia popolare medioevale, della quale lei sta parlando.

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  6. 4a)
    Mi guardo bene dal negare il valore delle scienze storiche. Ho addirittura in programma un articolo nel quale ricorderò i grandi meriti di grandi pensatori, che, alla luce della storia sacra narrata dalla Bibbia, hanno elaborato i principi di quella che oggi si chiama teologia op filosofia della storia.
    Qui potrei limitarmi a fare i nomi di Sant’Agostino, Gioachino da Fiore e Gian Battista Vico, il quale dette occasione ad Hegel di elaborare la sua filosofia della storia purtroppo di impronta panteistica.
    L’idea di Hegel è stata ripresa e purificata da Maritain con la sua importante opera “Per una filosofia della storia”.

    4b)
    Ho già detto che lo studio della magia medioevale ci può fare conoscere le radici storiche della attuale magia popolare diffusa oggi nel mondo.
    Tuttavia insisto nel ritenere che sia maggiormente interessante lo studio della magia dotta dell’umanesimo fiorentino, perché è lì che troviamo le radici filosofiche, gnostiche, ermetiche, teurgiche, kabbalistiche dell’attuale tendenza transumanistica.
    Per quanto riguarda ciò che fece la Chiesa nel Medioevo per la repressione delle pratiche magiche e volendo fare un confronto con l’azione pastorale di oggi, ho l’impressione che in linea di massima nei Pastori ci fosse più vigilanza di quanto non succeda oggi.
    La magia nel Medioevo era colpita sotto il titolo di eresia. E difatti c'è una ragione, che è data dal fatto che la magia suppone una concezione dell'uomo dotato di poteri divini, il che è evidentemente eretico.

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  7. Caro padre Cavalcoli,
    come ho detto oggi in un altro commento, in un altro post, ringrazio per essere generosamente degnato di parlarmi, cioè tenendo conto che io a stento riesco a maneggiare il buon senso.
    Riguardo alla nostra conversazione sul modo magico di pensare nel Medioevo, vorrei ricordare che il mio commento su questo argomento è nato dopo aver riconosciuto la correttezza di tutto lo sviluppo del suo articolo in cinque parti sul rapporto tra Galileo, Bruno e Cartesio. Il mio modesto contributo è consistito semplicemente nel suggerire che forse un accenno al "modo di pensare magico", largamente diffuso nel medioevo, potrebbe forse essere un buon complemento a tutto ciò che hai sviluppato nel articolo, con tanta competenza gnoseologica e metafisica.
    Ora, il mio contributo non è stato dato sul piano gnoseologico o metafisico, ma sul piano storico. Quindi, qualunque conseguenza ne abbiamo tratto, lei ed io, dal mio modesto parere, presuppone di chiarire prima il nostro consenso o disenso sul primo punto sollevato, ed è quello a cui mi riferirò ora.
    Prima di tutto, sono felice e desideroso di continuare a discutere, del fatto che lei puoi ammettere di avere (forse) una lacuna nella sua conoscenza riguardo al campo del pensiero magico a livello del semplice uomo medievale. Anch'io ho avuto quei lacune, e probabilmente li ho avuti per le stesse ragioni che (forse) hai lei.
    Precisamente, lei citi il ​​dottissimo professore Etienne Gilson, di cui conosci (molto meglio di me) gli studi medievali. Tuttavia, essendo Gilson un filosofo, è stato ridotto come storico, solo alla storia della filosofia medievale. Pertanto, Gilson, non dovevi fare riferimento all'argomento a cui ho fatto riferimento, che non è il pensiero magico medievale e la pratica magica medievale a livello di filosofi medievali o cabalisti e maghi o occultisti medievali.
    Lo sviluppo degli studi storici sulla sociologia e sulla psicologia è di data recente, per lo stesso motivo per cui la sociologia è nata in tempi più prossimi ai nostri. Ciò è stato fatto solo nel secolo scorso si è cominciato a studiare a livello sociologico e psicologico il comportamento degli uomini e dei popoli del Medioevo. Per me, che ho sempre avuto simpatia per le letture storiche, questa è stata una novità, e ha colmato alcune lacune che avevo.
    Da parte mia, conoscevo solo la storia della Chiesa Medievale, attraverso la storia della filosofia medievale, della teologia medievale e in generale attraverso i principali eventi ecclesiali della storia, che di solito hanno a che fare con la storia dei Papi, dogmi, eresie, riformatori, grandi Pastori e Vescovi, grandi evangelizzatori, Santi, ecc.

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  8. Ora, solo negli ultimi anni, ho cominciato a vedere la storia della Chiesa da un altro punto di vista (complementare ai precedenti). Si tratta di vedere la storia della Chiesa (e anche del cristianesimo fuori della Chiesa) attraverso il comportamento individuale e sociale di uomini e donne nel Medioevo. Questo è il campo della Sociologia Storica, che richiede un immenso lavoro di raccolta, paziente, prolungato, faticoso, di documenti raccolti, ad esempio, dai diari dei missionari (nelle regioni estreme, o nelle aree rurali e urbane del Medioevo), dai libri delle visite dei Vescovi alle parrocchie, dai registri delle visite ad limina dei Vescovi, e anche in dati molto semplici e apparentemente banali, come le registrazioni contabili degli acquisti di ostie da parte di parroci e vicari nel Medioevo, ecc.
    Perché tutta quella raccolta di dati e talvolta il lavoro statistico? Semplicemente per rispondere alla domanda: come viveva la fede l'uomo medievale? Domanda che, forse, si potrebbe porre, o meglio nascere da altre domande: la fede dell'uomo medioevale, ripeto: dell'uomo medioevale semplice, diciamo del XIII secolo, è stata così sublime, così alta, così sublime? Se è così, perché, allora, già nel XIV o XVI secolo, anche in regni così cattolici come la Francia, si cominciò a sentire il bisogno di una Riforma della Chiesa, tentata con tanto ritardo dal Concilio di Trento, il quale, d'altra parte, ci volle tanto tempo per applicarsi (nella stessa Francia, ad esempio, solo dopo un secolo dalla fine del Concilio fu consentito di pubblicare le sue direttive nel regno francese)?
    Penso che saremmo fuorviati se considerassimo che la necessità del Concilio di Trento è nata semplicemente dalla necessità della Riforma luterana. L'esigenza della Riforma della Chiesa (che in quanto tale è, come è noto, riforma dei costumi, della pastorale, della disciplina, ma non della dottrina), era un'esigenza sentita nella Chiesa molto prima di Lutero. Sarebbe quindi fuorviante parlare solo di Controriforma. No. Dobbiamo parlare della Riforma cattolica.
    Quindi, ripeto, siamo qui sul piano dello storico. Com'era la fede dell'uomo medievale? Quali testimonianze ci sono di questo? In che misura il modo di pensare magico, o le credenze pagane o le superstizioni, convivevano, forse sincreticamente, con un catechismo spesso scarsamente o parzialmente accolto da una popolazione in gran parte analfabeta? Sono domande per la Sociologia Storica o Storia Sociologica, che in modo umile, modesto, parziale, incerto, può formulare alcune tesi come conclusioni sempre relative e soggette a futuri sviluppi della ricerca storica. Ma, a quanto pare, già dalla seconda metà del secolo scorso possiamo contare su alcuni dati che ci permettono di affermare che il modo magico di pensare si è intrecciato con la fede nel Medioevo ed è continuato per secoli, nonostante Trento, fino il presente.

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    Risposte
    1. Caro Ross,
      mi complimento per questa ampia sintesi concernente la sociologia delle pratiche magiche medioevali, in relazione alla riforma della Chiesa Medioevale.
      Io ho molta stima della sociologia, perché io nel 1970 mi laureai in sociologia a Bologna con Gian Franco Morra, illustre sociologo cattolico, morto alcuni anni fa.
      Lo studio di sociologia è molto utile per gli operatori pastorali, perché offre un quadro della situazione socioculturale per coloro che intendono dedicarsi all’evangelizzazione o al governo delle anime.
      Inoltre può aiutare a comprendere il cristianesimo oggi, diffuso in tutto il mondo e quindi ricco di culture e costumi diversi.

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    2. Caro Padre Cavalcoli,
      vi ringrazio per la vostra modestia e comprensione con me.
      Certo, conoscevo già il suo lavoro di sociologia, "La crisi dell’intellettuale nella società moderna", de 1970, che leggo fruttuosamente da tempo.
      Spero che quanto ho detto nel mio precedente ampio commento, sulle ipotesi che attualmente abbassano alquanto il valore della fede dell'uomo comune del medioevo, le abbiate prese solo come ipotesi storiche, perché di questo si tratta, e nient'altro, confermabile o confutabile da studi più approfonditi di sociologia storica.
      È proprio questa l'ipotesi (o la tesi di ricerca) sostenuta dall'autore che vi ho citato prima, Jean Delumeau.
      A questo proposito, dovevo ancora rispondere alla sua domanda nel primo punto, su quella tesi di Delumeau. Mi dispiace che i suoi libri non siano in italiano. Per questo ora cercherò di tradurre per voi in italiano il testo che mi sembra più importante, dove Delumeau sintetizza la sua tesi di lavoro e sul quale invita a lavorare gli storici interessati all'argomento:
      Dice Delumeau nel prologo del suo libro "Le catholicisme entre Luther et Voltaire" (1971): "...il Medioevo cristiano, a livello delle masse -essenzialmente rurale-, è una leggenda che ha sette vite. E se è vero che la leggenda esiste, il due Riforme -quella di Lutero e quella di Roma- costituirono, nonostante le reciproche scomuniche, due aspetti complementari di uno stesso processo di cristianizzazione il cui impatto e i cui limiti sono ancora da determinare. Adottando questo punto di vista, che lo studio della mente collettiva dovrebbe confermare, è intraprendere una nuova lettura dell'intera storia moderna dell'Occidente".
      Sulla base di questa ipotesi, Delumeau dedica le 350 pagine del suo libro a fornire indizi di ricerca (nient'altro). Ma quello che mi ha sorpreso è la schietta umiltà di questo autore: non indica alcun fatto storico senza citare le fonti di specifici investigatori storici dei fatti (le citazioni sono abbondantissimi). E quando formula una conclusione parziale dai dati raccolti, lo fa sempre con la modestia e l'umiltà di dire che si tratta di dati provvisori sempre soggetti a ulteriori indagini.
      Suppongo che sia proprio questa la posizione corretta da assumere per un ricercatore di storia: attenersi solo ai fatti pur riconoscendo sempre la relatività delle connessioni tra loro che possono essere scoperte e la natura provvisoria delle conclusioni che possono essere raggiunte.
      Per quanto riguarda gli altri tre punti del nostro dialogo, caro padre, lei pensa che possiamo continuare il dialogo o lo lasciamo solo a questo punto?

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    3. Caro Ross,
      quello che mi ha colpito del suo commento al pensiero di Delumeau è una interpretazione che mi è parsa originale e molto interessante del rapporto tra la riforma di Lutero e la riforma tridentina. Di solito i modernisti lodano Lutero e disprezzano il Tridentino.
      Invece io sono d’accordo con Delumeau nel trovare punti di contatto tra Lutero e il Tridentino e questi punti di contatto li ha messi in luce il Concilio Vaticano II, in modo particolare nella Liturgia, nella teologia del laicato, nella concezione della Chiesa, nello studio della Sacra Scrittura, nell’annuncio della Parola di Dio e nel sacerdozio comune dei fedeli.
      È chiaro che tutto ciò favorisce l’ecumenismo con i Protestanti.
      D’altra parte, già da prima di Lutero, a partire da Santa Caterina da Siena, nel mio Ordine si sviluppò un movimento riformatore, che percorre tutto il secolo XV e culmina nelle figure di Sant’Antonino da Firenze e nel Savonarola. Questo movimento stimolò il Papato a compiere la riforma tridentina.
      Viceversa la riforma operata dall’ultimo Concilio di fatto fu preparata da un movimento spirituale e teologico di base, senza che peraltro da esso sorgessero voci che invocassero un Concilio, per cui l’iniziativa partì da San Giovanni XXIII.
      Per quanto riguarda i tre punti, ben volentieri sono disposto a continuare il dialogo. Quindi la prego di prendere l’iniziativa.

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  9. Caro padre Cavalcoli,
    riprendendo il nostro dialogo, e tralasciando per il momento quanto si riferisce al primo punto, passiamo poi al secondo, dove ritengo che possiamo essere entrambi d'accordo, come ora vi spiegherò; a cui aggiungo una preoccupazione che potrebbe portarci a sviluppare ulteriormente la nostra riflessione sul tema.
    Penso che con quanto entrambi abbiamo espresso sul secondo punto, si possa concordare che sia lo studio delle componenti magiche che compongono il pensiero dell'uomo attuale, sia le componenti magiche che componevano il pensiero dell'uomo in altri tempi , può contribuire al compito di evangelizzare il mondo di oggi, che - credo si possa concordare anche su questo - è un mondo scristianizzato.
    Hai evidenziato la distinzione tra magia colta e magia popolare. È proprio questa la distinzione di cui ho tenuto conto fin dall'inizio del nostro discorso, quando gli ho fatto vedere che, al di là di quella filosofia che integrava la magia, come in Giordano Bruno e altri nel Rinascimento, c'erano componenti magiche nel pensiero. l'intero Medioevo, che alcuni spiriti superiori (come forse una santa Ildegarda di Bingen, o un sant'Alberto Magno?) sembravano ammettere, pur sforzandosi di integrare tali componenti in una visione del mondo coerente con la fede cristiana; ma che, lungi dalla filosofia, le classi popolari del medioevo non avevano problemi ad unirsi alla fede, per esempio nelle pratiche di medicina naturale a cui legavano riti scaramantici, o pratiche rituali popolari per combattere la siccità o le tempeste in mare, eccetera. Questo tipo di riti e credenze è durato per secoli, anche fino alla fine dell'800 e anche oltre (vi ricordo semplicemente il bellissimo film del 1978, "L'albero degli zoccoli", dove ci sono dei piccoli passaggi della stessa cosa ). Ebbene, verrebbe da chiedersi fino a che punto l'Europa fosse "cristianizzata" prima di Trento, perché proprio questo mi sembra indicare la necessità di una ricristianizzazione che si decise di realizzare sia con la Riforma tridentina sia con la Riforma luterana. Dunque: la cosiddetta "età d'oro del cristianesimo medievale" è, allora, una leggenda di sette vite? Seguendo Delumeau, per rispondere a questa domanda bisognerebbe distinguere tra cristianesimo culto e cristianesimo popolare (e credo che sia quest'ultimo a dare il tono).
    In ogni caso, quello che mi è chiaro è che lo studio sociologico-storico delle componenti magiche del cristianesimo medievale e moderno, così come questo stesso studio sociologico oggi, dovrebbe aiutare il compito di evangelizzazione dell'attuale mondo scristianizzato, paganizzato o agnostico. E allo stesso tempo, lo studio (sociologico) dei metodi utilizzati sia nella cristianizzazione della società medioevale-moderna, sia negli ultimi cinque decenni, ci aiuterebbe a scoprire virtù ed errori, in vista del futuro dell'evangelizzazione.
    Infine, la preoccupazione che voglio aggiungere è quella della discussione sulla distinzione/equiparazione tra “magia” e “superstizione”. Dopo aver studiato alcune fonti, non mi sembra che si possa insistere troppo sulla distinzione, e piuttosto si dovrebbe propendere (se si tratta di magia a livello popolare) di una equiparazione. Vale a dire: la superstizione è una specie di pratica magica, cioè la superstizione implica la magia. È quanto sembra derivare, anche, dal Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2110-2111, 2138.

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    1. Caro Ross,
      la questione della magia può essere studiata sia dal punto di vista storico che dal punto di vista teoretico.
      Per quanto riguarda la storia della magia, io, come domenicano predicatore, mi sento interessato eventualmente a conoscere pratiche magiche attuali. In ogni caso sono più interessato allo studio della magia dotta. Come teologo mi sento interessato a quello che può essere un nesso tra magia ed eresia.
      Per quanto riguarda la definizione della magia, essa rientra nella categoria della superstizione, intendendo con questa parola un culto sbagliato del vero Dio oppure il culto di un falso Dio.
      In base a questa definizione generica, possiamo elencare diverse specie di superstizione: oltre alla magia, abbiamo la divinizzazione, la necromanzia, l’astrologia, l’idolatria, il politeismo, lo spiritismo, lo sciamanismo, il satanismo, il totemismo, l’alchimia.
      Queste diverse specie di superstizione si manifestano oggi in modalità antiche e nuove. C’è un recupero di riti antichi e precristiani e nello stesso tempo una assunzione delle nuove scoperte scientifiche e dei prodotti della moderna tecnologia. Per esempio abbiamo l’oroscopo congiunto con il culto degli ufo.

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  10. Caro Ross,
    la questione della magia può essere studiata sia dal punto di vista storico che dal punto di vista teoretico.
    Per quanto riguarda la storia della magia, io, come domenicano predicatore, mi sento interessato eventualmente a conoscere pratiche magiche attuali. In ogni caso sono più interessato allo studio della magia dotta. Come teologo mi sento interessato a quello che può essere un nesso tra magia ed eresia.
    Per quanto riguarda la definizione della magia, essa rientra nella categoria della superstizione, intendendo con questa parola un culto sbagliato del vero Dio oppure il culto di un falso Dio.
    In base a questa definizione generica, possiamo elencare diverse specie di superstizione: oltre alla magia, abbiamo la divinizzazione, la necromanzia, l’astrologia, l’idolatria, il politeismo, lo spiritismo, lo sciamanismo, il satanismo, il totemismo, l’alchimia.
    Queste diverse specie di superstizione si manifestano oggi in modalità antiche e nuove. C’è un recupero di riti antichi e precristiani e nello stesso tempo una assunzione delle nuove scoperte scientifiche e dei prodotti della moderna tecnologia. Per esempio abbiamo l’oroscopo congiunto con il culto degli ufo.

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