Può un Papa
mentire?
Sul caso
Viganò
La
menzogna e l’eresia
Vatican Insider del 10 giugno scorso, in un
articolo di Salvatore Cernuzio, dà notizia di un’intervista concessa da
Mons.Viganò al Washington Post in
quello stesso giorno. Riferisce Cernuzio: «L’ex rappresentante del Papa negli Usa si sofferma a
lungo sulle dichiarazioni del Papa alla tv messicana Televisa, in cui
affermava di non sapere nulla dei crimini di McCarrick, altrimenti avrebbe
agito. Viganò – che afferma di essere stato proprio lui ad informare Bergoglio,
nel 2013, delle malefatte dell’allora pastore di Washington - si dice “immensamente
triste” per il fatto che Francesco “ha mentito palesemente al mondo intero”: “Come
si può dimenticare tutto questo, specialmente un Papa?”».
Mons.Viganò, che era stato smentito dal Papa, torna a
ribadire la sua accusa, peraltro confortata da una recente dichiarazione
dell’ex-segretario di McCarrick. Chi dice la verità? La presunzione, penso,
dovrebbe andare per il Papa. Ma non è impossibile che un Papa possa mentire,
come invece è impossibile che possa essere eretico.
Certo tanto l’eresia che la menzogna è un dire il
falso o un negare il vero. Ma c’è una grande differenza, che mentre la menzogna
riguarda dei fatti: si dà per
avvenuto un fatto non avvenuto o viceversa – un’azione compiuta o non compiuta,
un evento accaduto o non accaduto, una testimonianza resa o non resa, una
situazione reale o fittizia, una frase pronunciata o non pronunciata e cose del
genere -, l’eresia è un dare per verità di fede una proposizione falsa, che non
è di fede o negare che sia di fede e dichiarare falsa una proposizione che è di
fede.
Quando un Papa svolge la sua funzione di Maestro della
fede, insegnando il Vangelo, anche se non definisce espressamente un nuovo dogma,
ma si limita al suo insegnamento ordinario, non può ingannarsi e non può
ingannare i fedeli, perché altrimenti vorrebbe dire che gli verrebbe a mancare
quell’assistenza dello Spirito Santo, che Cristo ha promesso a Pietro perchè
confermi i fratelli nella fede.
Ma se così dovesse accadere, vorrebbe dire che Cristo
ha fatto a Pietro una promessa falsa, il che sarebbe blasfemo al solo pensarlo.
Se il Papa pronuncia qualche frase che può dare l’apparenza dell’eresia, o è
perché non la interpretiamo nel senso da lui inteso o è perché non si è
espresso bene o è perchè si tratta di un obiter
dictum o un’opinione privata. Non se ne deve tener conto, ma occorre badare
ai documenti ufficiali, soprattutto a quelli di livello superiore, come le
encicliche e le lettere apostoliche.
Per quanto riguarda invece la questione della
menzogna, il Papa certamente anche qui dispone di una speciale grazia dello
Spirito Santo; ma mentre nel caso del magistero dottrinale lo Spirito Santo
muove la mente e la parola del Papa, così che egli conosce ed esprime
infallibilmente la verità della Parola di Dio, sicchè la grazia del magistero
agisce infallibilmente, pur lasciando libera la volontà del Papa, riguardo al
problema della sincerità nel parlare, il Papa ha a sua disposizione certamente
una grazia speciale, che conforta le virtù morali – e la sincerità è una virtù
morale -; ma il Papa può volontariamente e quindi colpevolmente rifiutare
questa grazia e quindi cadere nel peccato. Il che vuol dire che, in questo
campo dell’agire morale, nella nostra fattispecie, un Papa è effettivamente
peccabile. Mentre dunque è impossibile trovare nel passato Papi eretici, è
possibile e di fatto ci sono stati Papi
sleali e disonesti.
La piaga alla quale Viganò fa riferimento è la sodomia
Il memoriale di Mons.Viganò denuncia una vasta
diffusione nella Chiesa, in vari paesi del mondo, soprattutto negli Stati
Uniti, e nella stessa Curia Romana tra il clero e i prelati, del
favoreggiamento, della copertura, della connivenza o addirittura della pratica
personale delle forme peggiori della lussuria, quali la pedofilia e la sodomia.
E laddove ci sono i peccati più gravi, certamente non mancano quelli meno
gravi, e assai più diffusi, come la fornicazione, lo stupro e il concubinaggio,
anche se se ne parla di meno, giacchè si tratta di vizi che meno scandalizzano.
Tra tutti questi peccati, quello che maggiormente turba
e ferisce la sensibilità cristiana ed umana, è certamente la pedofilia; ma qui
i casi sono molto rari e si può dire certamente che attualmente le autorità
della S.Sede abbiano avviato un’impegnativa e seria opera di risanamento, di
purificazione e di repressione. Ma quello che lascia alquanto perplessi è il
silenzio sull’altro vizio più diffuso che è la sodomia. Questo non è il segno,
da parte delle autorità centrali, di una piena ed efficace volontà di
emendamento.
Ora,
il memoriale di Mons.Viganò tocca soprattutto questo punto. Purtroppo il Papa
stesso, come è noto, mostra un’indiscreta confidenza e benevolenza con
personaggi laici o ecclesiastici, circa i quali circolano cattive notizie
riguardanti i loro costumi sessuali e le loro idee in fatto di etica sessuale.
Ci si chiede come mai il Papa non fa nulla o quasi – almeno così appare – per
richiamare tali personaggi ad una degna condotta e correggere le loro idee in
fatto di etica sessuale?
Nel
descrivere la attuale situazione ecclesiale Mons.Viganò, come ormai tutti
sanno, chiama in causa anche altissimi
prelati del presente e del recente passato e conclude il memoriale con
gravissime accuse di favoreggiamento a Papa Francesco fino a chiederne le
dimissioni. In questa intervista Viganò formula l’auspicio che il Papa voglia
chiedere «perdono» alla Chiesa per la sua condotta negligente e
favoreggiatrice.
A
chi credere?
L’avere
il Papa negato di aver saputo a suo tempo delle malefatte di MacCarrick appare
come un meschino tentativo di sottrarsi alle sue responsabilità. Quali garanzie
dà il Papa di non mentire? Dobbiamo credergli sulla parola? È possibile che non
sapesse? L’atteggiamento del Papa nei confronti dei suddetti personaggi, il suo
astenersi da una chiara condanna della sodomia, la sua tolleranza nei confronti
dei sostenitori della sua liceità, e il suo silenzio circa la nota diffusione
della sodomia tra il clero, costituiscono fatti, che ci inducono a credere alla
verità di quello che dice circa il colloquio con Viganò?
Non
mi sembra. Ci pare piuttosto di trovarci davanti a una persona colta in fallo,
che comunque vuol salvare le apparenze. Naturalmente non è che il Papa approvi la
sodomia – ci mancherebbe! -; ma come evitare il sospetto che Francesco abbia smentito
Viganò perché non ha la forza di opporsi alla lobby sodomita della Chiesa? O
forse è minacciato? Se infatti riconoscesse che Viganò ha detto la verità, dovrebbe
riconoscere di essere stato un favoreggiatore della sodomia e di non aver fatto
quanto doveva per frenare il dilagare della sodomia. Viganò attribuisce al Papa
non solo il favoreggiamento di Mc Carrick, ma anche quello di altri prelati. È
vero? Viganò lo può dimostrare? Ma lasciamo questo punto e fissiamo lo sguardo
sulla vicenda McCarrick.
Il
Papa ha dunque voluto salvare le apparenze e la sua buona reputazione? È
possibile, ma non ci è riuscito. Per questo, io ritengo che a questo punto,
tutto sommato, se Francesco vuole uscire con onore da questa sporca vicenda che
lo coinvolge e compromette la credibilità sua e della Chiesa, sarebbe meglio
che riconoscesse umilmente e francamente il proprio torto, che è quello di
essersi lasciato invischiare negli ambienti della sodomia. Altrimenti, secondo
me, se il Papa insiste nel volersi giustificare e smentendo Viganò, rischia di
fingere un’opposizione alla sodomia, che in realtà non è sincera. Bisogna che
Francesco si liberi dal lurido laccio che lo sta avvinghiando e che vorrebbe
non farlo parlare.
Quanto
al racconto di Mons.Viganò, per comprenderne la credibilità, bisogna collegarlo
con le restrizioni di attività che Benedetto aveva imposto a McCarrick a seguito
della sua condotta scandalosa. Invece Papa Francesco non tenne conto dell’avvertimento
di Mons.Viganò relativamente al provvedimento di Benedetto; non solo ma, come
ormai è noto che egl, dette a McCarrick una serie di importantissimi incarichi.
A Papa Francesco fa comodo negare quel colloquio, perché crede forse di cavarsela
dicendo che lui non sapeva nulla della condotta di McCarrick. Ma in ciò egli
non è affatto credibile.
Tuttavia,
a parte l’incontro di Viganò col Papa, resta sempre che l’avere Francesco ignorato il provvedimento
di Benedetto è un fatto grave ed assodato. La negazione di Francesco riguardo
a Viganò non cancella le sue responsabilità, ma le lascia intatte. Si aggiunge
solo il suo vano tentativo di nascondere
quello che non può essere nascosto.
Secondo
me, il Papa dovrebbe convocare Viganò a Roma. Dovrebbe confrontarsi con lui come
il padre col figlio. Francesco dovrebbe mostrare una grande magnanimità e ad un
tempo umiltà con Viganò, degna di un Sommo Pontefice. O forse occorrerebbe un giudice
super partes, che mettesse a confronto
i due uomini. Ma dove trovarlo? Un Papa non può essere giudicato nella dottrina
(can.1404 del diritto canonico), ma nella condotta morale sì. E se non giudica
se stesso o non si lascia giudicare dagli uomini retti, cadrà sotto il giudizio
della storia e, quello che per lui è ancora peggio, cadrà sotto il giudizio di
Dio.
Francesco,
invece, diventerebbe grande nell’abbassarsi. Sarebbe perdonato se chiedesse
perdono. Ma evidentemente non ce la fa. Preghiamo per lui. E preghiamo per il
suo confessore, che sappia consigliarlo bene. Il successo che Francesco ottiene
da altre parti non può cancellare questa macchia. Dio non voglia che egli
cerchi di tacitare con questo successo la sua coscienza!
Su questo
punto gravissimo Francesco, l’uomo del dialogo, mostra una sorprendente sordità,
come gli è già capitato con i Cardinali dei dubia
e come sempre ha fatto tutte le volte che gli sono arrivati appelli e suppliche
a correggersi. Ma tutto questo non fa che aumentare i suoi debiti. E un giorno,
se continua così, dovrà pagarli tutti in una volta.
Quanto dovrà durare questo espediente di
Viganò di stare rifugiato in un luogo segreto? Segreto poi a chi? Al Papa? Tutta
la vicenda, se non fosse tragica, si direbbe che stia assumendo i toni del grottesco,
come la storia di Pierino che si è nascosto per non prendere gli scapaccioni
della mamma.
Anche
il Papa dovrebbe rendersi conto del guaio nel quale si è cacciato e sta
cacciando la Chiesa per mancanza di lealtà e di umiltà, e che sta esponendo se stesso al ridicolo e al
ludibrio la Chiesa, provocando lo sdegno nei buoni e lo scandalo dei piccoli. Se
S.Ambrogio parlava della Chiesa come casta
meretrix, adesso la Chiesa sembra una pura e semplice meretrix.
Con
le bugie non risolve niente. Esse sono scappatoie apparenti, che prima o poi gettano
il bugiardo in un intrigo ancora più intricato del precedente. Esse chiudono
una toppa per aprirne un’altra più larga. Bugia chiama bugia e il povero
bugiardo a un certo punto si trova in un pasticcio tale che non riesce più a
venirne fuori. È la verità che libera dai guai, ma essa richiede un alto prezzo
da pagare: la morte dell’orgoglio e l’accettazione dell’umiliazione.
Il
Papa dovrebbe chiedere perdono alla Chiesa per questo suo comportamento. Lo
farà? Non sappiamo. Il problema non è tanto quello della bugia in se stessa, ma
è la gravissima questione implicata, che
è quella della diffusione della sodomia nel clero. Occorre che il Papa
faccia fuggire dalla Chiesa il tremendo sospetto che egli sia troppo indulgente
verso quel brutto vizio o che addirittura sia in atto una legalizzazione della
sodomia. A questo punto sperare, seguendo le orme di Lutero, nella divina misericordia
è una pura ipocrisia.
Francesco
potrebbe prendere occasione da questa disavventura per proporci un documento di
grande respiro – pensiamo ad un’enciclica –, che allargasse il discorso alla dignità
della sessualità umana nella concezione cristiana, mettendo in guardia contro tutti
i peccati contro il VI Comandamento.
P.Giovanni
Cavalcoli
Fontanellato
15 giugno 2019
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