I due ladroni - Oggi sarai con me in paradiso - Prima Parte (1/2)

 

I due ladroni

Oggi sarai con me in paradiso

Prima Parte (1/2)

Il famosissimo episodio di Cristo crocifisso tra due ladroni, che ci accingiamo a ricordare nel prossimo Venerdì Santo, non è, come appaiono tanti racconti evangelici, un semplice fatto privato accidentale, oggetto di curiosità storica o di gusto per l’aneddotica, ma è, come tutti i racconti del Vangelo, al di là della sua effettiva realtà storica, il simbolo paradigmatico della condizione dell’umanità davanti a Cristo.

Davanti a Lui tutti dobbiamo scegliere, tutti operiamo la nostra scelta: o con Lui in paradiso o contro di Lui all’inferno. Non si può essere neutrali, non ci si può tener fuori; non si può evitare di prender posizione; non si può scegliere Cristo accanto e alla pari di altri valori, così come non possiamo mettere Cristo al secondo posto dopo un altro valore ritenuto supremo. O Cristo è al di sopra di tutto, e allora ecco il paradiso. O non lo è e allora ecco l’inferno.

Il termine «paradiso» viene dall’ebraico pardes, che significa giardino. Il giardino è un ambiente delizioso e quindi si presta bene a rappresentare il luogo di delizie dell’eterna beatitudine. Gesù chiama regno di Dio o regno dei cieli questo luogo, ossia la terra nuova della quale parlano Isaia (65,17 e 66,22), San Pietro (II Pt3,13) e l’Apocalisse (21,1). Si tratta della nuova Gerusalemme che scende dal cielo, della quale parla l’Apocalisse (cc.22-22).

Il paradiso per Gesù è anche la «casa del Padre». Dice Egli infatti: «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,2-3). Nella casa del Padre la nostra beatitudine consisterà nel «conoscere il Padre e colui che Egli ha mandato», cioè Gesù stesso (Gv 17,3). E in questa conoscenza consiste la «vita eterna» (ibid.). Il paradiso è quindi anche la vita eterna.

Il paradiso non è di quaggiù, ma di lassù. È sì una terra, ma una terra celeste. Gesù esprime questo concetto dicendo ai farisei: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo» (Gv 8, 23). Egli è certamente il salvatore del mondo, ma nel contempo ci eleva a un mondo superiore, a un mondo celeste, che Gesù chiama semplicemente «cielo», dove abita suo Padre. 

Non è il semplice mondo dei figli dell’uomo, ma quello dei «figli di Dio». Da che cosa, allora, ci salva Gesù? Gesù ci salva senz’altro dal peccato, dalle miserie della vita presente, dalla morte e dall’inferno, e ci fa risorgere da morte nella gloria celeste; ma oltre a ciò ci fa superare l’umano e ci innalza con la grazia al mondo del divino. Questo è il paradiso.

I racconti evangelici contengono insegnamenti che riguardano ogni uomo nel suo rapporto con Dio e ci insegnano che ognuno di noi è posto davanti alla scelta se andare o non andare con Cristo in paradiso. Ciò suppone che ognuno di noi, per quanto confusamente o implicitamente, sappia che cosa è il paradiso, giacchè non possiamo accettare o rifiutare una cosa che non conosciamo. Il concetto del paradiso è certo chiarito nella rivelazione cristiana, ma è implicitamente contenuto già nelle religioni naturali.

I due ladroni non sono due qualunque personaggi casuali, circa i quali noi potremmo non riconoscerci né nell’uno né nell’altro. Al contrario, nessuno di noi può evitare di riconoscersi o nell’uno o nell’altro. Non in entrambi contemporaneamente per il fatto che esiste un’opposizione radicale dell’uno all’altro. Potremmo essere tentati di farlo, ma sentiamo che è una posizione instabile e alla fine impossibile. Dobbiamo scegliere. E l’oggetto della scelta non è fra due alternative secondarie che possono lasciare intatta o non compromessa la scelta del fine della nostra vita. No. Toccano il senso stesso della nostra vita: o per Dio o contro Dio.

Tutta l’umanità si raccoglie dunque attorno ai due ladroni e deve necessariamente dividersi in due: la parte che sta col buon ladrone e la parte che sta col cattivo. Tutti noi siamo dei ladroni crocifissi davanti all’Innocente crocifisso. Occorre chiarire che senso ha questa situazione. Il buon ladrone ha capito che Cristo ha voluto far sua la nostra sofferenza per farne una via verso il suo regno. Il cattivo si ribella comprensibilmente alla sofferenza, ma non sa apprezzarne quel valore salvifico che solo Cristo può darle.

I buonisti pertanto sbagliano nel non vedere questa opposizione radicale tra i due ladroni. Per loro è buono il buon ladrone, ma in fondo è buono anche il cattivo. È solo fragile, non si rende conto. Va compassionato, è un cristiano anonimo. Siamo tutti buoni, tutti oggetto di misericordia, tutti perdonati, tutti in grazia, tutti salvi. E invece non è così. Non così si esprime Cristo sulla croce. Egli promette il paradiso al ladrone pentito, che riconosce di esser stato punito giustamente, che chiede misericordia e chiede di essere con Lui nel regno di Dio. Certo, al ladrone cattivo Gesù non dice nulla; ma il ladrone dal suo atteggiamento incredulo si condanna da sé.

Fine Prima Parte (1/2)

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 3 aprile 2023


I due ladroni non sono due qualunque personaggi casuali, circa i quali noi potremmo non riconoscerci né nell’uno né nell’altro. Al contrario, nessuno di noi può evitare di riconoscersi o nell’uno o nell’altro. Non in entrambi contemporaneamente per il fatto che esiste un’opposizione radicale dell’uno all’altro. Potremmo essere tentati di farlo, ma sentiamo che è una posizione instabile e alla fine impossibile. Dobbiamo scegliere. E l’oggetto della scelta non è fra due alternative secondarie che possono lasciare intatta o non compromessa la scelta del fine della nostra vita. No. Toccano il senso stesso della nostra vita: o per Dio o contro Dio.
 
Immagini da Internet:
- Crocifissione di Gesù Cristo ed il sacrificio di Isacco, Antonio Vassillacchi detto Aliense

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