Ecumenismo concludente ed ecumenismo cincischiante - Terza Parte (3/3)

 Ecumenismo concludente ed ecumenismo cincischiante 

Terza Parte (3/3) 

Una nazione contesa fra l’Occidente e l’ Oriente

Da secoli l’Ucraina si trova in un punto di frizione tra occidente ed oriente, incerta fra l’uno e l’altro, oggetto delle cupidigie e delle profferte dell’uno e dell’altro, simile a un bella donna desiderata da due spasimanti in competizione fra loro ed incerta su quale scegliere, ma anche tentata alla doppiezza, così da sembrare di accontentare l’uno a scapito dell’altro. Ma questo doppio atteggiamento le ha molto nuociuto, mentre la sua vera vocazione è quella di mediatrice fra occidente ed oriente favorendo il dialogo, lo scambio e l’arricchimento reciproco.

Intanto, restando nella metafora, possiamo dire che uno dei due spasimanti (la Russia) rivendica la donna come sua accusandola di averlo tradito e la punisce con esagerata severità (Putin). L’altro (l’UE) condanna giustamente la violenza del rivale, ma il fine segreto è che quella donna diventi sua.

Lei, dal canto suo, non è del tutto lineare, ma è portata a fare l’occhiolino sia all’uno che all’altro. I due stanno venendo alle mani (guerra attuale), avanzando nobili pretesti e dichiarando di volerla liberare da un violento e da un seduttore. Ma chi ha la peggio è lei, strattonata di qua e di là dai due, col rischio che le sloghino un osso.

L’Ucraina si trova così spaccata in due, forse per una certa doppiezza, ma forse anche perché è davanti ad una prova più grande di lei. Va compassionata, va aiutata ma anche richiamata, come una donna contesa da fra due pretendenti, incerta sulla scelta da fare, poco leale e proclive ad entrambi, tanto da spingerli a litigare fra i loro, col risultato di andarci di mezzo lei col prenderle dalle due parti.

Che fare? Occorre l’intervento di un uomo di Dio saggio, disinteressato e giudizioso, super partes, che dia questa sentenza: cara Ucraina, tu sei chiamata ad essere amica di entrambi con un amore casto, perché tu puoi donare all’uno e all’altro e l’uno e l’altro si possono completare ed arricchire a vicenda. Ti raccomando però di non fare la civetta, ma sii limpida, onesta e casta, perché diversamente ci andreste di mezzo tutti e tre.

Chi può essere il giudice di pace? Sono due le autorità deputate a questo difficile compito: quella politica e quella religiosa. La prima, incaricata del bene comune temporale dell’umanità, ossia l’ONU, mentre la seconda è rappresenta dai due personaggi oggi più in vista del mondo cristiano: l’uno dell’area geografica occidentale, l’altro, di quella orientale; il primo, Successore di Pietro, capo dei cattolici, Vicario di Cristo, che è il principe della pace; il secondo, Successore dell’apostolo Andrea, il Patriarca di Mosca Cirillo, eminente fra gli ortodossi, benché tra loro divisi. Ma adesso tutti guardano a Cirillo sperando che se la cavi bene, per non disonorare l’Ortodossia. Voglia lo Spirito Santo ispirare ad essi parole che ci indicano la via della pace!

L’Ucraina finora non è riuscita a superare la suddetta prova storica ed ora le divisioni che fino al 2014 erano latenti fra Russi e UE e più evidenti fra cattolici ed ortodossi, in questi ultimi a loro volta ancora divisi tra di loro, sono scoppiate. Vanamente i Russi tentano di riconquistarla con la violenza. È uno scontro terribile fra occidente ed oriente.

Dietro questo conflitto c’è l’ombra del ben più grave contrasto fra gli Stati Uniti massonici e la Cina comunista per il dominio sull’Europa e in particolare per estinguere quel cristianesimo, del quale l’Europa è il centro. Al di fuori di questo conflitto, ci sono gli immigrati fanatici di Maometto, in pieno accordo con massoneria e comunismo sulla necessità di eliminare il cristianesimo, i quali stanno a guardare nell’attesa di trovare il momento buono per assestare il colpo di grazia all’Europa cristiana e di avere parte al bottino, magari trasformando in moschea la basilica romana di San Pietro.

Vanamente gli Stati Uniti, che sono parte in causa, vorrebbero fare da giudici, sostituendosi all’ONU. Ma essi, per quanto godano tuttora di un’autorevolezza morale internazionale, sono moralmente decaduti[1], troppo occidentali, influenzati da quella triade massonica del 1789 che spinse Napoleone ad invadere la Russia nell’illusione di poter abbattere il potere dello zar per far trionfare l’universalismo illuminista-massonico, sottilmente anticristiano, sotto l’apparente concessione della libertà religiosa.

Per operare una vera mediazione di pace, bisogna che il paciere faccia capo ad una visuale superiore, veramente universalistica e cristiana, tale da congiungere quelli che San Giovanni Paolo II, con i suoi documenti sui Santi Cirillo e Metodio e sul battesimo della Russia di Kiev[2], chiamava i «due polmoni»[3] dell’Europa, quello latino-germanico e quello slavo, comprendente la Russia, benchè questa si estenda oltre gli Urali nell’immensa Siberia, avendo nei secoli assorbito altri popoli e razze di quei luoghi. L’Unione Europea, quindi, deve avere ben chiaro che finché sarà esclusa la Russia europea, l’Europa sarà come una persona che vive con un polmone solo.

Qui c’è in gioco il concetto umanistico di Europa. La commissione che ha scritto la Carta costituzionale dell’Unione europea non ha accolto l’invito fatto a suo tempo da San Giovanni Paolo II di inserirvi la citazione delle sue radici cristiane. È venuta fuori una Costituzione di stampo illuministico-massonico sottilmente anticristiana per il semplice fatto di aver sprezzantemente respinto la proposta di San

Giovanni Paolo II di ricordare nella Costituzione il fatto che l’Europa è un territorio ed un’entità etnica, culturale, politica e nazionale innegabilmente nata e cresciuta nel segno della fede cristiana.

Stato e Chiesa nell’opera della evangelizzazione.

Questo problema della formazione o meglio riformazione e rievangelizzazione dell’Europa per il ritrovamento delle sue vitali radici cristiane, mette in gioco la questione morale della collaborazione fra Stato e Chiesa nella diffusione della civiltà e del cristianesimo. Tale collaborazione, come dimostra la storia e come si pone in linea di principio, produce effetti positivi nel campo dell’evangelizzazione, ma, se non è bene organizzata secondo una sana reciproca autonomia, può portare a politicizzare il potere religioso e sacralizzare il potere politico.

È quello che è successo nell’Impero bizantino prima e in Russia poi a partire dallo scisma del 1054. E questo perchè succede che il Patriarca, non dipendente dal Papa, bisognoso di un sostegno spirituale ed anche politico, si appoggia sul governante come rappresentante di Dio. Ma costui per sua natura mira al potere politico e nazionale, sicchè tende a diffondere il cristianesimo come mezzo di potere ed espansione della propria nazione.  

Così succede che lo stesso Patriarca rischia di subordinare l’evangelizzazione alle mire ed interessi nazionali del governante. Per questo il Patriarca Cirillo vede gl’interessi del popolo russo nella luce della «Terza Roma», che nasconde l’idea che la Russia sia al di sopra della Roma papale, e sia la vera luce del mondo e signora di tutti i popoli

È interessante al riguardo l’immagine dell’aquila a due teste, che è il simbolo sia del Patriarcato di Costantinopoli che della Russia, come lo era del Sacro Romano Impero austro-ungarico: i due poteri politico e religioso alla pari, quando in realtà il primo dovrebbe stare sotto il secondo, così come il temporale deve stare sotto lo spirituale. E invece nella tradizione politica russa, il cui stile cesaropapista risale all’Imperatore Giustiniano, lo zar è sacro custode e promotore dell’ortodossia e il Patriarca è collaboratore e garante del potere politico dello zar. Così oggi Putin si professa cristiano, mentre Cirillo appoggia la sua politica ed addirittura la guerra, scandalizzando molti.

Questa simbiosi ha una parte di bontà: non si può separare la salute fisica da quella spirituale. La spiritualità ortodossa ha questa preoccupazione di far sì che sacerdote e re siano uniti nell’assicurare al popolo il bene temporale e quello spirituale. Del resto l’evangelizzazione, dal canto suo, si compie congiungendo l’annuncio della Parola col soccorso materiale, soccorso che induce il beneficiato, vedendosi tanto amato, ad accogliere il Vangelo. Il rischio che corre il Patriarca è quello di una certa soggezione al potere politico e di guidare una Chiesa nazionale, la quale, per l’influsso di una politica di potenza, diventa nazionalista, espansionista ed imperialista.

Così succede che il proselitismo sostituisce l’evangelizzazione. La Chiesa si espande non più al servizio del regno di Dio, ma al servizio della nazione. Presso i popoli che essa raggiunge rappresenta lo zar più che rappresentare Dio. D’altra parte, lo zar non è scelto da Dio come ministro di Dio?

Tuttavia, nell’opera dell’evangelizzazione possono infiltrarsi fattori ed elementi estranei, addirittura nocivi e controproducenti, se l’intenzione evangelizzatrice non ha una motivazione abbastanza soprannaturale, se diventa troppo umana, nascondendo una sete di dominio sul popolo evangelizzato o evangelizzando. Questa deviazione dalla vera evangelizzazione può essere provocata o incentivata o favorita dalla politica del Paese di provenienza del missionario, Paese che ovviamente in forza del suo compito specifico, bada ad interessi economici e di affermazione nazionale, ma che può eccedere in questi interessi, così da rischiare di creare nella gente, per mezzo di missionari poco attenti alla spiritualità della loro missione, un’adesione insincera alla Chiesa, dettata da esclusivi interessi economici o umani.

Oppure un certo stile missionario condizionato da interessi espansivi o colonialistici del Paese d’origine, può ingenerare nella gente più sveglia la sensazione di non essere servita ed aiutata dal missionario nella sua vita spirituale, ma al contrario, si sente sfruttata ed oppressa da un certo stile imperialistico del missionario, che lascia trapelare nel suo modo indiscreto di esortare alla conversione e a farsi cristiano, la tendenza a mescolare l’annuncio evangelico con l’imposizione della politica o degli usi del suo Paese alla gente del posto.

È chiaro che soprattutto coloro che tengono alla libertà politica del loro Paese, non possono che provare disgusto, ripugnanza e ribellione e sentirsi offesi da un simile modo di fare e sono tentati di respingere lo stesso Vangelo, visto come una dottrina propria del popolo che li vuol dominare.

Non abbiamo qui, allora, evidentemente, una vera evangelizzazione, ma quello che Papa Francesco chiama e condanna come «proselitismo», che è una maniera sbagliata di evangelizzare e di espandere i confini geografici della Chiesa, una maniera, la quale, frutto del clericalismo, e inquinata da mire espansionistiche o nazionalistiche, crea dei falsi cristiani o provoca fraintendimenti, reazioni di rigetto o di ripulsa in chi non vuol farsi strumentalizzare e diventar soggetto alla potenza straniera, dalla quale il missionario proviene.

Per questo, nella storia del cristianesimo ci sono stati sì tanti veri missionari martiri, ma purtroppo certe dure opposizioni fino all’uccisione di missionari, a volte da addebitarsi all’essersi essi rivelati agenti di un’opera missionaria che non mirava a un fine puramente spirituale, ma che era subordinata alla penetrazione invasiva e colonizzante di un potere straniero nella vita del Paese, nel quale il missionario si trovava ad operare.

È vero che oggi e da decenni molti missionari, cosci di questo difetto, si sforzano di evitare questo atteggiamento ipocrita; ma oggi molti di essi corrono il rischio opposto di risolvere l’azione missionaria in una semplice azione sociale o sindacale, facilmente esposta a quella faziosità e litigiosità, che, se sono disdicevoli nel laico, tanto più lo sono nel sacerdote.

In tal modo questi missionari politicizzati, trascurando l’insostituibile spiritualità evangelica della loro missione, ed evitando di esortare gli evangelizzati ad abbracciare la fede, in nome di un malinteso dialogo interreligioso di stampo relativistico e di un falso concetto, si stampo buonistico, della volontà divina di salvare tutti, producono un cristianesimo superficiale, che crolla miseramente all’arrivo delle grandi prove della vita e manca della forza di diffondersi nel mondo.

A chi spetta il dominio del mondo?

Siamo giunti ad un momento storico nel quale possiamo concretamente assistere ad una competizione fra le potenze politiche e religiose che si contendono il dominio del mondo o aspirano ad assicurare progresso, salvezza e felicità all’intera umanità. I moderni mezzi di informazione, di comunicazione e di trasporto, l’espansione della tecnica, le moderne possibilità del commercio e dell’economia, i mezzi moderni dell’organizzazione finanziaria, sociale e politica consentono oggi alle potenze che hanno quelle aspirazioni o quelle pretese, di guardare a quella possibilità non più come ad una prospettiva astratta o puramente teorica, come si è fatto in passato, ma ad una prospettiva che appare ormai concretamente realizzabile.

Il problema è a chi spetti il dominio del mondo, chi ha il diritto e la capacità oggi di governare il mondo non solo politicamente – qui abbiamo già l’ONU -, ma spiritualmente, ossia in relazione al fine ultimo dell’uomo. Su ciò il cristiano non ha nessun dubbio: spetta a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.

Tuttavia, nel mondo esistono temibili o seducenti forze sataniche, che si oppongono al regno di Cristo ed alla sua Chiesa in una lotta implacabile. Occorre quindi che Cristo con i suoi soldati vincano queste forze contrarie e le sottomettano. Secondo l’Apocalisse, la vittoria decisiva avverrà solo alla fine del mondo col Ritorno di Cristo, la resurrezione dei morti e il Giudizio universale.

Ma la guerra dura per tutto il corso della storia con alterne vicende. In tutte le guerre c’è sempre al fondo questo duello radicale fra Cristo e Satana, fra la Donna e il Drago del c.12 dell’Apocalisse. Questo scontro di fondo è quello che sostanzialmente ci deve interessare, è quello al quale nessuno si può sottrarre, quello nel quale si decide per ciascuno il suo eterno destino.

 È alla luce di questa guerra, che sorge dal nostro intimo e sfocia all’esterno, che dobbiamo giudicare delle guerre di questo mondo e scegliere da che parte stare oppure se essere neutrali. Ma davanti alla lotta fra Cristo e Satana non si può essere neutrali. Chi pretende di starsene fuori, con ciò stesso passa dalla parte di Satana, perché chi non è per Cristo è contro Cristo.

Per adesso noi ci troviamo in una situazione, nella quale la Chiesa deve confrontarsi con altre potenze che aspirano all’universalità e che appaiono molto più forti e influenti di quanto riesca ad essere lei, oltre al fatto che i cristiani sono divisi e non tutti obbediscono al Papa, Vicario di Cristo. Certo, esiste l’ecumenismo, ma vediamo quanto spesso e in quanti modi viene frainteso e mal realizzato. Che dire, dunque? Che fare? Facciamo un quadro sintetico della situazione. Quali sono le forze in gioco? A che cosa mirano? Che linee seguono? Vediamo.

Anzitutto dobbiamo considerare i continenti della terra. Ognuno di essi ha un’identità, ha un volto. Tra tutti il continente che risulta maggiormente caratterizzato è l’Europa; ed è anche il più influente perché è la patria del cristianesimo.

A questo riguardo, occorre distinguere il popolo russo dal suo territorio. Quando S.Giovanni Paolo II dice che la Russia è l’altro polmone dell’Europa, è chiaro che egli vede i confini dell’Europa ai monti Urali, mentre è altrettanto chiaro che il popolo russo occupa un territorio che va ben al di là degli Urali ed è la Siberia, la quale nei secoli passati è stata occupata e cristianizzata dai Russi ortodossi. Quindi il popolo russo è un popolo euroasiatico, ma di matrice europea.

 Esso quindi è ad un tempo uno dei popoli europei, parte integrante dell’Europa, ma nel contempo, benché secondariamente, uno dei popoli dell’Asia. Per questo l’Unione Europea, se vuole essere pienamente europea, deve adoperarsi per includere la Russia europea. Quanto a quella asiatica, siccome è parte integrante della Russia, potrà essere considerata una dépendance della Russia in Asia.

In secondo luogo, come concorrenti al dominio del mondo, bisogna considerare i popoli, in quanto fondatori di religioni. Abbiamo allora Israele, guida dell’ebraismo; l’India, guida dell’induismo; l’Arabia, patria dell’islamismo; la Cina, patria del confucianesimo; il Giappone, terra del buddismo. Nell’ambito del cristianesimo, la Germania, patria, del luteranesimo; la Grecia, patria dell’ortodossia. Tra gli umanismi, abbiamo il comunismo, promosso dalla Cina; la massoneria, promossa dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra.

Queste potenze posseggono certamente elementi di verità e di bontà, ma in quanto si propongono in modo assoluto ed obbligatorio, è chiaro che esse escludono il primato dl cristianesimo, il quale o primeggia tra tutte le potenze della terra o non è cristianesimo. Infatti noi cristiani sappiamo per fede che il governo del mondo è destinato solo a Gesù Cristo, il «re dei re della terra». Chi aspira a dominare il mondo, deve mettersi al seguito di Cristo e della sua Chiesa. Così il cristiano è luce del mondo e sale della terra. Così nella Chiesa, sotto la guida di Cristo vince chi con Cristo combatte la guerra contro Satana e i nemici di Cristo. Ma la prima battaglia è la lotta interiore contro il peccato, i vizi e la carne.

Inoltre, per poter essere credibile agli occhi del mondo e vittoriosa sul mondo, la Chiesa deve liberarsi dalle eresie e dalle contese, che la dividono, ne annebbiano la vista, ne intiepidiscono e raffreddano la carità, la tormentano, la seducono, la corrompono e ne fiaccano la forza spirituale. La Chiesa è afflitta e provata anche all’interno da lotte, sofferenze e divisioni. L’ecumenismo è un fattore di riconciliazione, di purificazione e di pace.

In Ucraina è la Chiesa che soffre e si sta purificando.  In Ucraina essa sta lottando contro Satana. La guerra non è tanto fra Russi ed Ucraini, ma, come sempre, tra Cristo e Beliar, fra la Donna e il Drago. Usciremo da questa guerra se sapremo fare questa lettura di fondo.

In chi muore adesso in Ucraina in pace con Dio, soldati, Russi, Ucraini, civili, donne, anziani, bambini, malati, Cristo combatte contro Satana, Cristo stesso  muore e dà la vita per la Chiesa, come dice San Paolo: «Cristo ha amato la sua Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua, accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia, né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5, 25-27).

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 9 aprile 2022

 

L’evangelizzazione si compie congiungendo l’annuncio della Parola col soccorso materiale, soccorso che induce il beneficiato, vedendosi tanto amato, ad accogliere il Vangelo.

Siamo giunti ad un momento storico nel quale possiamo concretamente assistere ad una competizione fra le potenze politiche e religiose che si contendono il dominio del mondo o aspirano ad assicurare progresso, salvezza e felicità all’intera umanità.

 

In Ucraina è la Chiesa che soffre e si sta purificando.  In Ucraina essa sta lottando contro Satana. La guerra non è tanto fra Russi ed Ucraini, ma, come sempre, tra Cristo e Beliar, fra la Donna e il Drago. Usciremo da questa guerra se sapremo fare questa lettura di fondo.

In chi muore adesso in Ucraina in pace con Dio, soldati, Russi, Ucraini, civili, donne, anziani, bambini, malati, Cristo combatte contro Satana, Cristo stesso muore e dà la vita per la Chiesa.

Immagini da Internet: La Pietà di Michelangelo


[1] Le accuse di Cirillo sono giuste.

[2] Epistola enciclica Slavorum apostoli del 2 giugno 1985; messaggio Magnum baptismi donum,ai cattolici ucraini in occasione del millenario del battesimo della Rus’ di Kiev del 14 febbraio 1988; Lettera apostolica Euntes in mundum in occasione del millennio del battesimo della Rus’ di Kiev, del 25 giugno 1988.

[3] Cf Giovanni Paolo II, Memoria e identità. Conversazioni a cavallo dei millenni, Rizzoli, Milano 2005, pp.115, 119.

2 commenti:

  1. Caro Padre Giovanni,
    dopo aver letto e meditato il tuo lungo e perspicace articolo, ed essere arrivato ad essere pienamente d'accordo con la tua tesi secondo cui l'ecumenismo autentico è l'unica speranza per una soluzione alla guerra in corso, mi chiedo...
    Come vedono la guerra gli scismatici ortodossi orientali (arrestati nel 1054) o gli scismatici lefebvriani o filolefebvriani (arrestati nel 1962)? Come vedono, quindi, la soluzione di questa guerra, quando entrambi gli scismatici rifiutano l'ecumenismo, come dottrina del Concilio Vaticano II?
    Mi sembra che gli ortodossi orientali siano più aperti alle direttive ecumeniche del Vaticano II, ei fatti degli incontri, del dialogo, delle giornate di preghiera, in questi decenni, sono visibili.
    Ma non mi sembra lo stesso per i lefebvriani, che hanno l'ecumenismo come una delle dottrine eretiche del Concilio Vaticano II...

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    1. Caro Silvano,
      io credo sia gli ortodossi che i lefevriani siano sensibili alla polemica di Dugin contro il modernismo, l’ateismo, il liberalismo e la corruzione morale dell’Occidente, in nome della tradizione, della spiritualità, dei valori morali e della religione.
      Tuttavia a me pare che tutti noi condanniamo le crudeltà commesse dai Russi in Ucraina. Il problema per gli ortodossi e per i lefevriani è il loro orgoglio e il loro passatismo, che impediscono loro di apprezzare il vero insegnamento conciliare sull’ecumenismo, che è quello che ho esposto nel mio articolo. Ciò impedisce loro di capire quale potrebbe essere la via d’uscita da questa guerra per ottenere la pace.

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