Può esistere
una liturgia amazzonica?
Una buona
intenzione del Sinodo
Il documento finale del Sinodo sull’Amazzonia,
riferendosi ai riti religiosi indigeni,
in vista della elaborazione di un rito cattolico amazzonico, osserva che
la vita delle comunità amazzoniche «si riflette nelle credenze e nei riti
sull’azione degli spiriti della divinità, chiamati in innumerevoli modi, con e
nel territorio, con e in relazione alla natura» (n. 14).
L’intenzione del Sinodo di elaborare una
liturgia cattolica «inculturata», una liturgia «dal volto amazzonico», adatta
ai cattolici amazzonici è indubbiamente lodevole e necessaria; ma a tal fine occorre
un prudente lavoro di verifica, vaglio e
discernimento, alla luce del Vangelo e del magistero della Chiesa, di quelle
forme ed espressioni della ritualità e della cultura religiose indigene, che
possono essere utilizzate per la suddetta elaborazione. A tal fine, occorre però
dare una precisa risposta alle seguenti domande.
Quali sono queste credenze e questi riti? Chi
sono e che cosa sono questi «spiriti della divinità»? Dio possiede degli spiriti?
Sono spiriti che emanano da Dio? Sono assimilabili ai sette doni dello Spirito Santo?
Sono soggetti personali, sono creature o sono dèi? Sono angeli? Sono anime dei
Santi? Sono assimilabili ai «sette spiriti», dei quali parla l’Apocalisse? (Ap
1,4). Sono gli spiriti pervasi dalla sapienza? (Sap 7,23). Sono gli spiriti dei
defunti? Sono gli spiriti evocati dai negromanti? (Dt 18,11; Is 8,19). Sono gli
spiriti degli animali, secondo la credenza degli sciamani? Di quale divinità si
parla? Qual è la relazione di questi spiriti con la natura?
E la natura considerata come? Come creatura,
segno e prova dell’esistenza di Dio, governata da Dio per il bene dell’uomo,
come madre, ma anche matrigna, amorevole ma anche ostile, dolce ma anche
terribile, come giardino ma anche come deserto, tenera ma anche severa, come
ambiente naturale dell’uomo, come mondo messo da Dio a disposizione dell’uomo,
da utilizzare con sobrietà per il soddisfacimento dei i suoi bisogni materiali,
come libera dai poteri maligni, come abitazione degli angeli e dei santi,
destinata a rinnovarsi nel mondo futuro della resurrezione?
Oppure la natura rappresentata dalla
statuetta di Pachamama, la Madre Terra, come insieme unitario ed organico degli
dèi, degli spiriti, degli uomini, degli animali, delle piante, dei fiumi, dei
laghi, dei mari e delle montagne? Come Uno-Tutto, come totalità eterna,
vivente, diveniente, infinita, assoluta e divina? Senza un Dio al di sopra di
lei, che l’abbia creata e la governi, ma Dio essa stessa, sufficiente a se stessa?
È evidente che in questi argomenti
delicatissimi ed oscuri non si può restare nel vago ed occorre assolutamente evitare
la faciloneria e l’approssimazione. Occorre invece capire quanto,
nell’affrontare questi argomenti, sia necessario raccogliere un’adeguata documentazione
storica e fattuale, fare un’attenta disamina ed un’esatta interpretazione di
tutti questi elementi, sulla base di una
specifica preparazione teologico-liturgica e di un’approfondita conoscenza
degli usi, delle pratiche, delle norme, delle credenze, delle rappresentazioni,
dei simboli, delle tradizioni, dei canti, delle danze, dei gusti, dei miti,
delle formule, dei riti e delle idee delle popolazioni locali, prima di
procedere ad una loro utilizzazione per l’elaborazione di una liturgia
amazzonica.
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(immagini da internet)