I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno - Prima Parte (1/5)

 I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno

Prima Parte (1/5)

La formazione del mondo moderno

Con lo scisma d’Oriente del 1054, mentre i fratelli orientali fermavano lo sviluppo dottrinale della Chiesa a quel tempo e da allora sono rimasti fermi lì,  la Chiesa cattolica ha continuato a progredire e ad avanzare nella conoscenza della rivelazione cristiana, perfezionando grazie agli apporti di una sana filosofia, gli strumenti logici e concettuali per approfondire sempre meglio le sconfinate ricchezze del mistero di Cristo.

È successo tuttavia che a cominciare dal sec. XIV è sorta una teologia, come quella di Guglielmo di Ockham, che respinse l’uso della filosofia aristotelica purificata da S.Tommaso per la comprensione e la formulazione verbale e concettuale del dogma cristiano, e cominciò a ricorrere agli antichi scettici e sofisti greci, i quali, con la loro negazione della verità, rendevano impossibile l’accesso alla Parola di Dio contenuta nella Scrittura o quanto meno ne falsificavano o decurtavano il significato e la ricchezza sublime.

Questa teologia occamista fu fatta propria da Lutero, che persuase molti cattolici a seguirlo, abbandonando la guida dottrinale che i Papi esercitavano  appoggiando l’interpretazione che il tomismo dava del dato rivelato, e convincendoli che era lui a rivelare il vero significato del Vangelo dopo secoli che, a suo dire, era stato falsificato dalla teologia scolastica protetta e raccomandata dai Papi, sicchè a suo dire non c’era più da fidarsi della guida dei Papi nell’interpretazione della Scrittura, ma se si voleva conoscere l’autentico Vangelo, tutti dovevano ascoltare lui.

Ma come ha potuto Lutero esercitare un simile influsso, ancor oggi attuale, privo com’era del mandato affidato da Cristo a Pietro di confermare i fratelli nella fede, con la pretesa di correggere l’insegnamento del Vicario di Cristo? Lutero è riuscito e riesce a persuadere molti che il cristiano conosce la verità evangelica nell’ascolto diretto dello Spirito Santo a contatto diretto con la Scrittura, tutt’al più con l’aiuto di un teologo o un esegeta, senza bisogno della mediazione del Papa, perché fu sedotto e confuso dalle idee di Ockham, il quale  sosteneva  la libertà e il diritto di ognuno nel campo del sapere e quindi della morale di distinguere il vero dal falso argomentando non in base a ragioni universali ed oggettive, che non esistono, ma in base a ragioni particolari, che sono le uniche reali, esistenti e valide, legate alla forza intuitiva del singolo individuo giudicante. 

Come si poteva prevedere, questo modo di concepire l’interpretazione della Scrittura, sottratta alla guida di colui che da Cristo è stato costituito  garante della verità evangelica, Pastore universale della Chiesa,  infallibile e definitivo interprete della Parola di Dio, principio dell’unità, della concordia e della pace della Chiesa, ed affidata all’opinione di ciascuno convinto di possedere lo Spirito Santo, era fatto apposta per creare nella Chiesa il dissenso, la divisione, il disaccordo, l’accusa reciproca, il contrasto, il conflitto, la guerra.

Naturalmente i termini del conflitto, come vorrebbero farci credere gli scettici, non furono tra due partiti che vogliono imporre l’uno all’altro le proprie idee soggettive, ma furono il contrasto fra i cattolici rimasti fedeli al Papa e i luterani ribelli al Papa. Tuttavia, data la fragilità umana presente anche nei cattolici, non poteva non succedere, nelle terribili guerre di religione che si sarebbero trascinate fino alla metà del ‘600 un Europa, un’animosità e una faziosità presenti non solo nei luterani, ma anche nei cattolici.

Ciò provocò comprensibilmente in Europa un diffuso stato d’animo di amarezza, di sconcerto, di scetticismo, di sfiducia nella possibilità della ragione e della fede di cogliere la verità in materia filosofica, religiosa, morale teologica. Parve a molti che le basi del sapere, comunemente e tranquillamente accettate sin dai primi secoli del cristianesimo, fossero scosse. L’approfondimento degli studi storici fece scoprire l’inattendibilità di molti racconti attinenti alla storia della Chiesa. Di questo clima d’incertezze e di disperazione, nel quale appariva ormai perduta l’unità intellettuale europea, sorse Cartesio a proporre il metodo a suo dire facile ed accessibile a tutti per fondare la verità e la certezza del sapere, consentire alla ragione il massimo delle sue prestazioni, renderci padroni della natura e raggiungere la verità in tutte le scienze.

Non si trattava più di partire dall’esperienza delle cose per raggiungere la conoscenza dello spirito e dell’esistenza di Dio, perché per dimostrare queste cose bastava l’autocoscienza. Non si trattava più di guardare fuori e in alto, ma dentro nella propria coscienza. Non si trattava più di basarsi sulla considerazione dell’ente, ma del proprio io. Non era più questione di adeguare l’intelletto a una realtà esterna, ma di decidere quella che secondo me è la verità. Alla fine si dava ascolto ai sensi, e così si poteva costruire la scienza fisica e la tecnica, ma solo perchè si riteneva che non fossero i sensi a condurre al cogito, ma fosse il cogito che garantiva la veracità dei sensi.

Tutto il sapere, quindi, doveva essere ricavato dalla ragione intesa come spirito e autocoscienza; non aveva più senso un sapere di fede basato sull’autorità del rivelante. L’obbedienza a qualcuno considerato autorevole non poteva più fondare alcun sapere, che si basava solo sull’evidenza e la dimostrazione. La verità è universale perchè la ragione è uguale in tutti, ma la ragione è sufficiente a raggiungere anche le forme più alte del sapere, senza che occorra che essa impari qualcosa da un’autorità superiore, mediatrice della verità divina o fosse pure Dio stesso.

La conoscenza immediata dell’io e dello spirito, che Cartesio vantava contro la gnoseologia tomista che coglie la realtà spirituale indirettamente, per via di causalità, di eminenza e di analogia, costituiva veramente un metodo migliore per sapere che cosa è lo spirito e apprezzarne veramente il valore? Per nulla. Il metodo cartesiano confonde infatti lo spirituale con l’ideale, riduce, come farà Berkeley, la materia a spirito, e provoca per contrappeso l’idea di Locke, il quale sostiene la possibilità che la materia o una macchina possa pensare. Arriverà Hume a dire che lo spirito è oggetto di sensazione e susseguentemente Darwin a identificare l’uomo con l’animale.

Nella teologia di Cartesio, esplicitata in seguito da Kant e dalla massoneria[1], Dio quindi esiste, ma solo come ideale supremo della ragione, non come fosse un personaggio sovraumano e celeste onnipotente che comanda all’uomo ciò che deve fare, perché la ragione sa già da sé quali sono i suoi doveri. È vero che Voltaire e Robespierre parleranno di Ente supremo, ma questo ente è un semplice concetto della ragione e non oltrepassa quanto la ragione può comprenderne, per cui resta immanente alla ragione e sarebbe assurdo concepirlo come ente personale trascendente col quale interloquire e dal quale accogliere la rivelazione della sua essenza, della sua volontà e dei nostri doveri.

La verità dunque esiste ed è universale, uguale per tutti, ma non dipende né dall’esperienza, né dall’induzione, né dall’obbedienza, né dalla fede, ma solo dalla ragione intesa come autocoscienza, dalla volontà e quindi dalla libertà.

I princìpi cartesiani non ebbero successo tanto fra i cattolici, i quali, avvertiti anche dalla Chiesa[2], si accorsero dell’inganno e rimasero fedeli al realismo biblico-tomista, ma trovarono favore in Germania, dove sorse la Fraternità dei Rosa-Croce, alla quale aderì segretamente Cartesio ed apertamente Leibniz. Essa nacque in clima luterano, ma nella convinzione che non possa esistere una religione universale, unica per tutti, istituita da Dio o da un suo rappresentante, regolatrice universale della condotta umana, minacciante castigo eterno a chi non obbedisce.

Viceversa, constatando i fatti, sorge la convinzione del diritto all’esistenza di una pluralità di religioni a seconda del vario sentire od opinare degli uomini, mentre è possibile e doveroso parlare di una unica religione razionale ed universale, che la massoneria s’incaricherà di custodire e proteggere, religione che rende culto all’Ente supremo, architetto dell’universo rivendicatore dei diritti umani e vertice supremo del potere della ragione.

Si perde la consapevolezza che la pluralità delle religioni, comportante profondi contrasti, al di là di legittime diversificazioni di carattere secondario, che le arricchisce reciprocamente, dipende dal vario modo col quale viene corrotta l’unica vera religione, che è quella cristiana, così come le malattie sono molte mentre la salute è una sola. Ma una religione basata su di una rivelazione da parte di Dio è da escludere come offensiva della ragione e della libertà.

Queste idee passarono nell’Inghilterra anglicana all’inizio del ‘700 e così nacque la massoneria, non senza agganci storici con le imprese costruttrici del sec.XV in territorio cattolico, ma che poi, col diffondersi del luteranesimo, passate al  luteranesimo, avevano cessato di esercitare l’arte muratoria e l’avevano trasfigurata nel senso di edificare l’edificio dello spirito indipendentemente e contro la Chiesa cattolica e semmai in armonia con la Chiesa luterana o quella anglicana.

Così la gnoseologia massonica è gerarchizzata secondo i tre gradi della gnosi: gli ilici, gli psichici e i pneumatici. I gradi bassi della massoneria, essoterici, accettano il realismo aristotelico come metodo della conoscenza sperimentale dell’uomo, della natura e della società, condividendo la concezione comune della tecnica, del diritto, della politica e dell’economia. Qui la massoneria non si distingue dalle comuni concezioni del diritto naturale, del sapere scientifico-tecnico, dell’etica e religione naturale. Qui possiamo fare riferimento all’etica kantiana[3].

I gradi medi sono iniziatici e assumono la gnoseologia idealistico-panteista dell’idealismo tedesco. Qui possiamo far riferimento all’idealismo di Fichte, filosofo della massoneria. I gradi massimi sono gnostici, esoterici e riservati agli iniziati[4]. Qui il chiaroveggente o gnostico si eleva alla conoscenza segreta della divinità dell’uomo come vertice supremo della coscienza autotrascendente dell’io secondo il principio della libertà simboleggiato dal serpente genesiaco, da Lucifero o Satana. Se di «satanismo» qui si può parlare, non si tratta di esplicito culto al demonio, la cui esistenza il massone non ammette. E tuttavia c’è fortemente da temere che egli con una simile autoesaltazione dell’io, cada vittima degli inganni del Tentatore.

La cosa che stupisce nella massoneria è il fatto che da una parte essa propone il modello di una società di uguali, non gerarchizzata. E in nome di questo progetto essa promosse l’abbattimento della monarchia e della nobiltà nella Rivoluzione Francese. Essa, se potesse, abbatterebbe anche l’elemento gerarchico della Chiesa, secondo il modello luterano.

E di fatto oggi la massoneria si sforza a più non posso per svilire, banalizzare, dissolvere ed annullare il ministero petrino e mettere il Papa alla pari di un qualunque altro membro del popolo di Dio. Si fa paladina della sinodalità non perché la vede animata da carisma episcopale, ma solo perché vede in essa falsamente una copia del populismo di Rousseau o al massimo della concezione luterana del sacerdozio comune dei laici. Ma poi ecco che dall’altra parte la massoneria è essa stessa caratterizzata da una spropositata quantità di gradi gerarchici di appartenenza, che la fa cadere nel ridicolo.

Similmente la massoneria si presenta fondata sulla più rigorosa ed esigente razionalità e metodo scientifico, nel ripudio assoluto di ogni irrazionalità e superstizione, al punto da respingere l’accoglienza più che ragionevole dei contenuti del mistero cristiano, oggetto della rivelazione fatta da Cristo all’umanità e custoditi dalla Chiesa, mentre poi dal canto suo il massone degli alti gradi vanta un potere intellettuale infinito, una chiaroveggenza suprema, comunicatagli da Lucifero[5], come sviluppo ultimo dei gradi medi idealistici, trasmessa per tradizione dai maestri, tale da consentirgli di elevare lo sguardo all’altezza della luce divina, che lo fa superiore alla visione cristiana, giudicata irrazionale e inattendibile.

La massoneria è oggi il pericolo più grave per la Chiesa per la sua capacità di infiltrarsi[6] in essa e di nuocerle dall’interno senza che molti fedeli e pastori se ne accorgano. Essa nuoce più del protestantesimo, più del marxismo, più dell’islamismo, più dell’ebraismo, più dell’induismo, più del buddismo. Quei fedeli, infatti, sono gradatamente condotti, mediante abilissimi artifici, a falsificare il concetto di Chiesa trasformandola in un ente puramente mondano, in modo tale che essi credono ad un certo punto di essere nella Chiesa, mentre in realtà sono diventati schiavi del mondo.

Fine Prima Parte (1/5)

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 30 giugno 2023

 

La cosa che stupisce nella massoneria è il fatto che da una parte essa propone il modello di una società di uguali, non gerarchizzata. E in nome di questo progetto essa promosse l’abbattimento della monarchia e della nobiltà nella Rivoluzione Francese.

Essa, se potesse, abbatterebbe anche l’elemento gerarchico della Chiesa, secondo il modello luterano. E di fatto oggi la massoneria si sforza a più non posso per svilire, banalizzare, dissolvere ed annullare il ministero petrino e mettere il Papa alla pari di un qualunque altro membro del popolo di Dio.

Si fa paladina della sinodalità non perché la vede animata da carisma episcopale, ma solo perché vede in essa falsamente una copia del populismo di Rousseau o al massimo della concezione luterana del sacerdozio comune dei laici. Ma poi ecco che dall’altra parte la massoneria è essa stessa caratterizzata da una spropositata quantità di gradi gerarchici di appartenenza, che la fa cadere nel ridicolo.

Immagine da Internet

[1] Sulla massoneria, cf Giuseppe Giarrizzo, Illuminismo e massoneria nell’Europa del Settecento, Marsilio, Venezia 1994; Giuliano Di Bernardo, Filosofia della massoneria. L’immagine massonica dell’uomo. Marsilio, Venezia 1992; Vicomte Léon de Poncins, Freemasonry and the Vatican. A struggle for recognition, Britons Publishing Company, London 1968; La massoneria e la Chiesa, in Parola chiare sulla vita della Chiesa, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2017, pp.76-95; Gaetano Masciullo, La tiara e la loggia. La lotta della massoneria contro la Chiesa, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2023. 

[2] Nel 1663 le opere di Cartesio furono messe all’Indice.

[3] Cf Giuliano di Bernardo, Filosofia della massoneria, Edizioni Marsilio, Venezia 1992.

[4] Cf Vicomte Léon de Poncins, Freemasonry and the Vatican. A struggle for recognition, Britons Publishing Company, London 1968, c.7.

[5] Vedi Paolo Siano, Iniziazione, esoterismo e luciferismo nella Massoneria del Grande Oriente d’Italia (GOI), 1^ parte, in Fides Catholica, , 1, 2007, pp.15-52; 2^ parte, in Fides Catholica, 1, 2008, pp.35-102.

[6] Questa infiltrazione della massoneria nella Chiesa è ben illustrata da Taylor Marshall nel suo libro Gli infiltrati. Il complotto per distruggere la Chiesa dall’interno, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2023. Tuttavia occorre notare una tesi dell’Autore assolutamente inaccettabile: l’ accusa fatta a Maritain e a Papa Francesco di cedevolezza a questa infiltrazione. Quello che invece è da notare in entrambi è lo sforzo di mettere in luce certi princìpi di umanità che è possibile trovare anche nella massoneria una volta liberati dal contesto antropocentrico e gnostico.

4 commenti:

  1. Ho letto, leggo e continuerò a leggere con sincero interesse e affetto i suoi articoli, ma abbiamo una posizione nettamente diversa su Papa Francesco: così come c'è il velo sugli ebrei per Gesù, allo stesso ma opposto modo c'è un velo su di lei per Bergoglio.

    Fratello, la nuda e cruda verità è che l'Argentino non è cattolico ma è un subdolo gnostico e comunista, e soprattutto non è il Papa.

    A lui prometto le mie preghiere, ma dubito che le ascolterà; voi Domenicani invece siete ancora in tempo per ribaltare tutto e aiutare il Piccolo Resto a liberare la Chiesa dai frutti marci del Concilio (sia a destra che a sinistra).

    Un saluto, prego per Voi
    Michele

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    1. Caro Michele,
      io ho lavorato otto anni in Segreteria di Stato come collaboratore di San Giovanni Paolo II. Lì mi sono fatto una valida esperienza su come si deve valutare il pensiero e l’operato di un Papa. So quali sono i limiti delle giuste critiche, limiti che non bisogna superare, ma all’interno dei quali si può e si deve fare qualche rilievo al Papa con rispetto e spirito di collaborazione.
      Questa mia competenza mi fa comprendere con sicurezza che l’accusare il Papa di non essere cattolico è una pura e semplice calunnia e una ingiuria gravissima, le quali, se recano danno alla buona fama di Papa Francesco, recano danno soprattutto alla nostra anima, giacché il Successore di Pietro dispone delle chiavi de Regno dei Cieli, per cui, se non ci facciamo aprire la porta dal Portinaio, noi non possiamo entrare.

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  2. "Con lo scisma d’Oriente del 1054, mentre i fratelli orientali fermavano lo sviluppo dottrinale della Chiesa a quel tempo e da allora sono rimasti fermi lì, la Chiesa cattolica ha continuato a progredire e ad avanzare nella conoscenza della rivelazione cristiana, perfezionando grazie agli apporti di una sana filosofia, gli strumenti logici e concettuali per approfondire sempre meglio le sconfinate ricchezze del mistero di Cristo".

    Inizio a leggere il suo articolo e nel primo passaggio trovo già una perla di enorme valore!
    In quel primo brano lei dà l'impressione di riassumere in una sola frase l'intero volume di padre Marín Solá!
    In fin dei conti, il passatismo orientale ortodosso (come ogni passatismo) non fa altro che ridurre a misura umana (indebito antropomorfismo) "le sconfinate ricchezze del mistero di Cristo".
    Grazie per tanta chiarezza, padre Cavalcoli!

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    1. Caro Silvano,
      mi complimento per l’acutezza del suo giudizio, col quale lei ha compreso benissimo che io, nel parlare del progresso dogmatico, mi sono ispirato al classico e dottissimo lavoro del grande teologo domenicano spagnolo del secolo scorso Padre Francisco Marin Sola.

      Cfr. :http://www.arpato.org/studi.htm
      http://www.arpato.org/testi/studi/Marin-Sola-1-132.pdf
      http://www.arpato.org/testi/studi/Marin-Sola_cap1.pdf
      http://www.arpato.org/testi/studi/Marin-Sola_cap2.pdf
      http://www.arpato.org/testi/studi/Marin-Sola_cap3.pdf
      http://www.arpato.org/testi/studi/Marin-Sola_cap4.pdf
      http://www.arpato.org/testi/studi/Marin-Sola_cap5.pdf
      http://www.arpato.org/testi/studi/Marin-Sola_cap6.pdf

      Effettivamente si può fare un confronto tra i lefevriani e gli ortodossi. Si tratta dello stesso equivoco di scambiare l’immutabilità della Tradizione con una forma di conservatorismo sclerotizzato, che non ha nulla a che vedere con un vero spirito di fede, ma denota l’orgoglio umano, che non accetta di essere superato da una verità che propone in maniera nuova quel medesimo deposito rivelato, del quale è già in possesso.

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