Fisica moderna e teologia

Fisica moderna e teologia

Pubblico con piacere queste conversazioni che ho avuto sulla mia pagina Facebook con il Professore Giovanni Castelli.

Cf. L’esperienza fisica e l’esperienza della Resurrezione di Cristo

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2023/02/lesperienza-fisica-e-lesperienza-della.html

Le indagini sul microcosmo

 

Giovanni Castelli 14.2.23

Nella fisica la conoscenza della realtà fisica (conoscenza che non è né quella teologica né quella filosofica) è fatta attraverso gli esperimenti per trovare le sue leggi (cioè le relazioni matematiche fra gli enti fisici misurati) e indurre le teorie che matematicamente spiegano le leggi,

l’oggettività è data dal fatto che chiunque può fare gli stessi esperimenti e verificarli, anzi meglio se si riesce a dimostrare che non sempre una legge è vera (Popper).

 

Io mi esprimerei in questo modo: la scienza fisica si ottiene per mezzo di esperimenti finalizzati a scoprire le leggi fisiche, che vengono formulate in modo matematico.

Una volta che la legge viene formulata, chiunque applicando quella legge può ottenere sempre gli stessi risultati.

Le leggi della natura sono indipendenti dalle operazioni dell’uomo, perché sono leggi di funzionamento di enti fisici, che sono creati da Dio.

D’altra parte, effettivamente, mediante un esperimento è possibile dimostrare che una data formulazione della legge fisica non è vera, ossia che ci si è sbagliati nel determinare qual è la legge.

In questo caso si tratterà di scoprire qual è veramente la legge che ci consente di ottenere un dato risultato. Per ottenere questo scopo bisogna ripetere l’esperimento e vedere qual è la vera legge, secondo la quale avviene ciò che noi desideriamo ottenere.

 

Nel passato si pensava che si potessero fare misure sempre più precise, al limite senza errore, ma con la meccanica quantistica si è visto che ciò non è vero. Non si possono fare misure su elettroni, protoni, ecc ... senza perturbarli, perciò le leggi e la teoria riguardano il mondo delle relazioni delle particelle elementari fra loro e con gli strumenti partendo da una forma matematica complessa, la funzione di stato psi, che non è misurabile, e attraverso i calcoli arrivare ai valori misurati negli esperimenti, che coincidono a volte con precisioni elevatissime.

 

Il desiderio dell’uomo di misurare il mondo fisico in una forma sempre più precisa e senza sbagliare è del tutto legittimo. La meccanica quantistica ci ha resi consapevoli del fatto che indagare a livello atomico o subatomico comporta il fatto che noi disturbiamo o alteriamo il procedere dei fenomeni. Tuttavia l’uso sapiente di questa meccanica, nonostante queste difficoltà, mediante i suoi calcoli ci ha consentito di entrare in questo mondo dell’infinitamente piccolo e di utilizzarlo per ottenere i ben noti risultati dell’informatica.

 

La meccanica quantistica è anche la base, e la spiegazione del comportamento dei vari tipi di atomi e molecole e quindi dei corpi nella chimica e nella biochimica.

Poi alcuni fisici si chiedono perché la realtà fisica sia fatta così? E di qui le varie interpretazioni (filosofiche, non fisiche) su ciò che è reale o no.

Per me, filosoficamente, si dovrebbe prendere atto che il mondo fisico è fatto così, cioè che il conoscibile sperimentale umano non è infinito, non per i limiti nostri o dei nostri strumenti, ma perché la realtà è fatta così: sia nell’estremamente piccolo per l’indeterminazione, sia nel macrocosmo perché la velocità della luce è la massima ed è finita, ma ovviamente i realisti e gli idealisti non lo accettano.

E’ abbastanza normale che il fisico si ponga dei problemi filosofici, perché la mente umana, partendo dall’esperienza e constatando una realtà finita, mutevole e contingente, ed applicando il principio di causalità per cui si passa da un effetto alla causa proporzionata, la ragione è obbligata a porre l’esistenza di una realtà fondante e fondata in se stessa, per non rimandare ad altro, altrimenti il problema si riproporrebbe ancora all’infinito.

Il che vuol dire che l’esistenza di una realtà finita obbliga ad ammettere l’esistenza di una realtà infinita, che ne sia la causa e la ragion d’essere. E il metafisico, assieme al teologo, chiamano “Dio” questa causa prima, che è causa dell’esistenza stessa del mondo fisico, ossia ne è il Creatore.

Per quanto riguarda il realismo, quello che lei sostiene, e che sostengo anch’io, è perfettamente in linea con la concezione realistica della scienza e della conoscenza.

Infatti il realismo consiste proprio nel riconoscere una realtà fisica, esterna a noi, indipendente da noi, ossia la natura fisica o l’universo fisico. Tale realtà cade sotto i nostri sensi, si rivela ordinata e misurabile secondo leggi matematicamente formulabili, anche se accidentalmente ci appare indeterminata, non perché in se stessa sia indeterminata, ma perché i nostri strumenti di indagine non sono sufficienti, ma disturbano il fenomeno che vorremmo conoscere.

Per quanto riguarda l’idealismo, esso invece è effettivamente, come dice lei, un ostacolo alla scienza fisica, per il fatto che, secondo l’idealismo, le nostre idee non sono ricavate dalle cose esterne e dal mondo fisico, ma sono a priori come determinazione empirica dell’Io Assoluto, che per idealista è l’Io originario del proprio io empirico.

Ne viene la conseguenza che l’idealista è facilmente vittima di pregiudizi e di idee preconcette, oltre al fatto che nella convinzione che il reale coincida con le idee, che egli stesso ha del reale, tende a chiudersi alla realtà rifiutando di accoglierla nella sua mente, credendo di averne esaurito la conoscenza e rifiutandosi di ammettere i suoi errori, perché secondo lui l’essere è l’essere conosciuto da lui e quindi non riconosce che, per ottenere la verità del sapere, il nostro intelletto deve adeguarsi alla realtà esterna.

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Cf. Il software del computer e del cervello umano

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2023/02/il-software-del-computer-e-del-cervello.html

Giovanni Castelli 14.2.23

É bello che ci siano visioni differenti, e le scoperte future mostreranno a chi ci sarà altre novità inattese. Comunque i tentativi teorici di costruire una teoria deterministica del mondo atomico sono tutti falliti. Bisogna dire che il non determinismo non vuol dire senza leggi, ma che segue precise leggi statistiche come per il comportamento dei bosoni e dei fermioni, ogni singolo fenomeno è casuale ma nel mucchio c’è la regolarità, e a far mucchio ci vuol poco basta ricordarsi il numero di Avogrado.

Caro Giovanni, la natura è regolata da leggi fisse, determinate e precise. Essa pertanto agisce sempre allo stesso modo secondo un ordine immutabile e misurabile, che possiamo rappresentare in formule matematiche. Non è dotata come noi di libero arbitrio, così da poter mutare condotta, ma fa sempre la stessa cosa, produce sempre lo stesso effetto in modo universale, necessario e determinato, senza eccezioni.

Questo è il determinismo della natura. Gli eventi naturali sono ripetitivi, in modo tale che conoscendo le condizioni fisse del loro verificarsi, possiamo prevederli e riprodurli. Non c’è niente di indeterminato in natura, nè nel macrocosmo nè nel microcosmo. Di indeterminato ci può essere il nostro sapere, che, per la sua imperfezione, non riesce, almeno per il momento, a misurare o a calcolare la legge di un dato fenomeno. Pertanto, quando non riusciamo a cogliere con certezza una legge fisica, dobbiamo accontentarci di una legge statistica, che ci fa conoscere che cosa succede o può succedere nella maggioranza dei casi - vedi per esempio la conoscenza dei moti dell’atmosfera e per conseguenza l’incertezza delle previsioni del tempo - .

Sono queste le leggi statistiche, utili per regolare la nostra condotta pratica, ma insufficienti per la scienza teorica e pratica. Le leggi statistiche non sono leggi oggettive della natura, ma nostre ipotesi interpretative provvisorie, misure approssimative, incerte ed imprecise in vista di sapere come vanno veramente le cose.

Tutto ciò vuol dire che non siamo noi a determinare l’andamento della natura, ma la natura è già determinata da sé, come effetto della sapienza e potenza divine. Come dice la Bibbia: “omnia disposuisti in numero, pondere et mensura” (Sap 11,21). Non siamo noi, ma è Dio a dar leggi alla natura. A noi il compito di conoscerle ed applicarle, accettando di sbagliare e di sembrarci indeterminato (cf Heisenberg) ciò che in realtà è determinato, ma di cui per il momento non riusciamo ancora a scorgere la determinatezza.

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Cf. Entropia e Resurrezione dei corpi

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2023/02/entropia-e-resurrezione-dei-corpi.html

Le indagini sul macrocosmo

 

Giovanni Castelli 13.2.23

L’entropia è una grandezza termodinamica precisa e misurabile, come il peso o il volume o l’energia.

Tutte le trasformazioni termodinamiche e chimiche, quindi anche biologiche rispettano le leggi della termodinamica, in particolare la vita, costituita da sistemi aperti, prende principalmente energia dal Sole con la fotosintesi e dai carboidrati del mondo vegetale con l’alimentazione.

Quando fra qualche miliardo di anni il Sole si sarà consumato non si sa cosa succederà per la vita che conosciamo sulla Terra!!! Ma non sarà la cosiddetta morte termica dell’universo che chissà quando avverrà e nemmeno si sa se le leggi della termodinamica valgono su una così grande scala e su fatti così singolari.

Quasi tutte le leggi della fisica sono indipendenti dalla direzione del tempo fisico, ma ciò è vero solo se si trascurano fenomeni come maree, attriti, dispersioni varie di energia, cataclismi, ... che per i fenomeni astronomici hanno spesso effetti piccolissimi e visibili solo nei tempi lunghi, come per la Luna che ci mostra sempre la stessa faccia. A maggior ragione per il mondo vivente il verso del tempo è univoco sia nello sviluppo dei singoli esseri e sia nell’evoluzione biologica.

 

Prendo atto con piacere di queste informazioni molto interessanti. Credo che a questo punto lei abbia piacere di sentire quale può essere il punto di vista della filosofia e della rivelazione cristiana.

Da quello che lei dice, capisco che nell’evoluzione dell’universo bisogna distinguere il mondo della vita dal mondo non vivente. E questa è una verità evidente, confermata anche dalla fede cristiana.

Nel contempo mi par di capire che lei ammette la degradazione dell’energia generale dell’universo fino a giungere ad uno stato finale di stasi, priva di qualunque energia.

Come mi sono già espresso, da un punto di vista filosofico, l’ente fisico è per sua essenza un ente mutevole o in divenire, per cui non è pensabile che esso possa diventare del tutto statico.

Il mio timore è che la teoria dell’entropia nasca da una matematizzazione esagerata dell’ente fisico, confuso con l’ente matematico. Infatti la differenza tra i due tipi di ente sta nel fatto che, mentre l’ente matematico è un ente di ragione e non è soggetto al divenire, l’ente fisico per sua natura è mutevole, perché è composto da potenza ed atto e da materia e forma.

Inoltre, mentre l’ente fisico è nello spazio-tempo, l’ente matematico è indipendente dallo spazio-tempo. Infine l’ente fisico cade direttamente sotto i sensi ed è l’ente reale, mentre l’ente matematico è solamente immaginabile.

Volendo confrontare le teorie che mi ha esposto con la rivelazione cristiana, di esse si potrebbe accettare l’ipotesi di un universo che dura eternamente. Infatti la rivelazione cristiana non è contraria a questa ipotesi. È noto infatti che essa parla bensì di una fine del mondo e di nuovi cieli e nuova terra, ma ciò vuol dire solo che il cristianesimo ha come scopo la salvezza del mondo.

Dunque il mondo, ovvero l’universo, per la fede cristiana in sé è buono e non è destinato a finire. Ciò significa che l’espressione tradizionale “fine del mondo” non va intesa in un senso fisico, come se questo mondo dovesse essere distrutto o annullato, ma il mondo che deve finire è quel mondo dell’ingiustizia, del peccato, della sofferenza e della morte, dal quale Cristo è venuto a liberarci.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 18 febbraio 2023

Non siamo noi a determinare l’andamento della natura, ma la natura è già determinata da sé, come effetto della sapienza e potenza divine. Come dice la Bibbia:

“omnia disposuisti in numero, pondere et mensura” (Sap 11,21).


 
Non siamo noi, ma è Dio a dar leggi alla natura. A noi il compito di conoscerle ed applicarle

 
Immagini da Internet:
- Mosaici del Batttistero di Firenze

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