Aristotele ancora in dialogo con le due Sorelle

Aristotele ancora in dialogo con le due Sorelle

 

Due Amici Lettori, Giovanni Castelli e Wolf Gang, sono intervenuti su Facebook nel dialogo tra Aristotele, la Materia e la Forma, sollecitando maggiori precisazioni alla luce delle conoscenze della chimica e della fisica moderne.

In tal modo Aristotele ha avuto la soddisfazione di vedere come le due Sorelle, che egli ha presentato sulla scena della filosofia, anche oggi in antropologia, nel mondo della natura e del cosmo sidereo, svolgono una funzione fondamentale come sostegno ontologico dei fenomeni e delle scoperte più avanzate.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 4 giugno 2023

 

Da Facebook :

Commenti all’articolo “Dialogo fra Aristotele, la materia e la forma. - La Forma sostanziale e la Materia Prima”, pubblicato il 24 maggio 2023; e “Filosofia e scienza in dialogo sul potere dell’uomo sulla natura”, pubblicato il 26 maggio 2023

 

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Giovanni Castelli

Chissà cosa penserebbe Aris oggi: la materia, con cui abbiamo contatto normalmente, è costituita da una sessantina di elementi atomici, su 120 che conosciamo, atomi pressoché eterni alle normali condizioni terrestri, e le miriadi di molecole che essi formano sono le loro forme che aggregate in vario modo fanno le sostanze reali che osserviamo.

 

P. Giovanni Cavalcoli:

Caro Prof. Giovanni, io credo che Aris sarebbe molto contento di sapere queste cose, facendo alcune precisazioni. E cioè che ogni sostanza materiale, che Aris chiama materia seconda, è composta di materia prima e forma. Per cui, se la molecola è composta di molti atomi, ognuno di questi atomi è composto di materia e forma, mentre la forma della molecola risulta dalla composizione degli atomi che la compongono. A sua volta è evidente che la sostanza del legno è composta delle molecole del legno. Se poi questo legno è un pezzo di legno, si può dire che è una parte di un albero, mentre l’albero è una sostanza materiale composta di materia e forma.

 

Il pezzo di legno, costituito da cellulosa, una molecola organica fatta di carbonio, idrogeno e ossigeno, reagisce ad una certa temperatura con l'ossigeno dell'aria, brucia, e forma anidride carbonica che è un gas e va nell'aria e vapore acqueo, mentre le ceneri sono la piccola parte dei componenti minerali del legno, poi le piante con la fotosintesi ritrasformano l'anidride carbonica in cellulosa.

 

Per quanto riguarda la descrizione del processo chimico di combustione di un pezzo di legno, Aristotele ti sarebbe certamente grato di queste informazioni, che lo ragguagliano su cose che egli ignorava assolutamente.

 

Chissà cosa penserebbe di un televisore o di un computer forse che potrebbero avere una loro anima specifica, né vegetativa, né sensitiva ma televisiva o computeristica, boh?!

 

Per quanto riguarda il televisore o il computer, anche se Aris non ha potuto conoscerli, basterebbe che li vedesse per darne una definizione filosofica e cioè si tratta di opere della tecnica. Il concetto di tecnica infatti è già stato elaborato da Aris, che lo definisce come il retto criterio della induzione di una forma accidentale in una sostanza materiale. Il che vuol dire che il costruttore del televisore o del computer induce forme accidentali a sostanze naturali, le quali quindi vengono organizzate ed ordinate secondo un disegno concepito dall’uomo, il quale viene realizzato in questo complesso di sostanze materiali, così da formare quei prodotti della tecnica che noi chiamiamo appunto televisore o computer. L’anima non c’entra assolutamente niente, perché l’anima non è la forma sostanziale di una sostanza non vivente, come la sostanza chimica, ma è la forma sostanziale del vivente e il televisore e il computer non sono evidentemente sostanze viventi.

 

Oggi penso che non ci sia un biologo che cerchi di spiegare la vita delle piante o degli animali con quei concetti antichi, ed anche l'essere umano è visto scientificamente senza una qualità trascendente ed eterna, l'anima spirituale, mettendo in crisi, di conseguenza, anche l'essenza divina, ... e i teologi ...?

Bisogna distinguere la biologia dalla filosofia naturale. I concetti sono diversi. Per esempio il concetto della vita in biologia è diverso da quello della filosofia naturale. In biologia la vita è un complesso di fenomeni fisici, statici e dinamici, descrivibili secondo formule matematiche o processi chimici. Invece la vita secondo la filosofia della natura, è un’attività immanente al soggetto tendenzialmente immateriale e finalizzata all’autoperfezionamento, all’autodifesa e all’autoriproduzione del soggetto.

Quelli che lei chiama concetti antichi, come per esempio il concetto di materia, forma, atto, potenza, facoltà, sostanza, accidente, essenza e natura, non sono affatto abbandonati, ma, a parte il loro uso scientifico, entrano a far parte del linguaggio corrente. Il pretendere di farne a meno impedirebbe quindi l’esercizio del pensiero e del linguaggio.

Per quanto riguarda la questione dell’anima spirituale, la sua esistenza è già stata dimostrata da Platone nel suo famoso Dialogo Fedone. Tale dimostrazione è stata perfezionata da Aristotele. San Tommaso ha precisato che l’anima umana è creata da Dio. La tesi dell’immortalità dell’anima è dogma di fede definito dal Concilio Lateranense V del 1513. Dunque il teologo, davanti alle teorie della biologia, non ha nulla da temere per la solidità della sua scienza, perché essa non è il risultato di semplici constatazioni empiriche, che oggi ci sono e domani mutano, ma, benchè basata sull’esperienza, è un sapere che la trascende, dimostrando l’esistenza della realtà spirituale.

I progressi della biologia possono sempre offrire al teologo l’occasione per illustrare la dottrina della spiritualità dell’anima, con dati sperimentali, che testimoniano di come lo spirito può manifestarsi attraverso le realtà sensibili.

 

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Wolf Gang

Giovanni Castelli Aristotele penserebbe dei televisori, computer etc. quello che a suo tempo pensava di ogni ente artificiale/artefatto, ossia che non ha né un'anima né una forma sostanziale, bensì una forma accidentale essendo un mero aggregato di sostanze prime (queste sì, con una propria forma sostanziale) e senza un proprio telos intrinseco.

Poi, in sé, non ci sarebbe nulla di male nel fatto che un biologo guardi al vivente senza far esplicito ricorso a categorie filosofiche, in quanto ciò che gli interessa (in quanto biologo e quindi scienziato) sono solo le cause prossime dei fenomeni, quindi le leggi di natura da cui essi sono regolati. Il problema, semmai, sta nella "tentazione scientistica" di voler ridurre l'intero dell'essere all'intero dell'esperienza e quindi riportare tutto alla sola spiegazione delle scienze naturali.

P. Giovanni Cavalcoli:

Caro Prof. Wolf Gang, mi unisco con piacere a quanto lei dice e mi congratulo con lei per la sapienza delle sue affermazioni, in base alle quali si ricava la chiara distinzione tra la scienza filosofica della vita e la scienza biologica della vita.

 

È da parecchio tempo che medito certe questioni alla luce dell'insegnamento aristotelico e tomistico, sotto la guida di Maestri e Intrepreti illustri tra i quali, di certo, figura anche Lei. Pertanto la sapienza che traspare da quanto ho scritto altro non è che un riflesso di tale lezione. Un caro saluto, W.

Mi compiaccio molto per questo suo interesse per la filosofia aristotelico-tomistica, della quale oggi c'è più che mai bisogno, come ce lo ha ricordato lo stesso Sommo Pontefice. La esorto quindi a dedicare ad essa, per quanto le è possibile, le sue forze, tenendosi in contatto con altri studiosi in questo campo. Io, da parte mia, le offro tutta la mia disponibilità.

 

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Giovanni Castelli

A parte le grandi differenze epistemologiche fra scienza e filosofia, e le conseguenze nel mondo attuale, per cui io spero molto che venga più filosofia per il bene del mondo anche a scapito della scienza ...

Spiego la luce: alla fine del 1800 Maxwell ipotizzò le onde elettromagnetiche, poi si scoprì che anche la luce era un'onda elettromagnetica. Come le onde del mare o quelle sonore sono delle oscillazioni di materia senza un trasporto di materia ma solo di energia così sono le onde elettromagnetiche, in uno spettro, di cui la luce visibile è una piccola fettina, che va da quelle utilizzate per le telecomunicazioni ai penetranti raggi gamma, allora si pensava che anche nel vuoto ci fosse un qualcosa che si chiamò "etere elettromagnetico" che facesse quello che fa l'aria per il suono.

Tutto l'universo doveva essere immerso in quell'etere, un'idea che si capì che creava solo problemi e in contrasto con vari esperimenti. Successivamente all'inizio del 1900 si scoprì che le onde elettromagnetiche non scambiavano energia con la materia in modo continuo, ma per unità elementari, detti fotoni, ciò permise di spiegare lo spettro del corpo nero: un calcolo statistico che è fondamentale per le misure delle temperature delle stelle o del fondo cosmico.

Un analogo discorso non si può fare per i neutrini, le più piccole particelle che si conoscono, anche se le misure effettuate danno un valore della massa molto piccolo, cioè dell'ordine dell'errore sperimentale, ma non nullo.

Caro Prof. Giovanni, sono d’accordo anch’io che la filosofia può aiutare la scienza nel suo lavoro ed impedire che lo scienziato elabori delle nozioni che possono avere l’aspetto di entità sperimentali o sperimentabili, ma che in realtà sono nozioni spurie, perché non hanno un vero riscontro nella realtà.

Se ho ben capito è successo infatti che si sono volute paragonare le onde elettromagnetiche e i raggi luminosi alle onde del mare e al soffiare del vento o alle onde sonore, che hanno bisogno dell’aria. Allora, siccome queste onde hanno bisogno rispettivamente del mare e dell’aria, così si è pensato che le onde elettromagnetiche avessero bisogno di viaggiare in un elemento materiale imponderabile, che fu chiamato etere.

Ma a questo punto, secondo me, la filosofia è venuta in soccorso della scienza semplicemente evocando il concetto dello spazio vuoto. Per cui, per la propagazione delle onde elettromagnetiche non c’è bisogno di nessun etere, ma basta lo spazio vuoto, ossia la distanza tra corpo e corpo, per cui i raggi che vengono emessi dalla fonte di energia non viaggiano nell’etere, ma viaggiano nello spazio. E il concetto di spazio è già sufficiente per spiegare il movimento dei raggi luminosi e delle onde elettromagnetiche. 

 

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Wolf Gang

Non comprendo come si possa affermare che Aristotele debba esser abbandonato ("andare oltre") quando, da quel che scrive, appare evidentissimo che egli non conosce né Aristotele né l'aristotelismo. Né, tantomeno, sembra esser consapevole del fatto che le idee aristoteliche relative alla filosofia della natura e della metafisica sono presupposte (sovente implicitamente) a tutta l'impresa scientifica moderna e che nessun risultato scientifico contraddice o mina siffatti presupposti. Anzi, vorrei dire che tali risultati trovano la loro più soddisfacente interpretazione filosofica proprio nel seno di tale quadro teoretico.

P. Giovanni Cavalcoli:

Ho l'impressione che chi dice che Aristotele debba essere abbandonato, più che essere un antiaristotelico sia una persona che mi interpella proprio come aristotelico. Infatti mi accorgo che, quando gli faccio obbiezioni partendo da Aristotele, non sempre mi contesta, ma a volte si convince. Del resto, io le dico schiettamente che chi è contro Aristotele, almeno quello purificato da San Tommaso, non può avere la fede cattolica, come lo dimostra la storia di tutte le eresie.   

 

Capisco. Meglio così. Da parte mia non posso far altro che suggerire di approfondire meglio certe tematiche aristoteliche, primariamente la dottrina ilemorfica ché - come mi pare abbia giustamente notato padre Mondin - è la pietra angolare non solo della filosofia della natura, ma di tutta la filosofia aristotelica. Si potrebbe dire la "cifra" del vero aristotelico.

Sono pienamente d'accordo con le sue osservazioni. Effettivamente la nozione di materia prima è fondamentale in campo filosofico, ma non si può pretendere che sia compresa dal fisico, il quale ha a che fare con la materia già formata.

Tuttavia il concetto di materia prima è fondamentale per capire il dinamismo del divenire degli enti materiali, una questione attorno alla quale Bontadini e Severino si sono arrabattati per 15 anni, senza riuscire a trovare un accordo, appunto perchè non hanno saputo usare queste due nozioni fondamentali.

Anche il concetto aristotelico di forma è importantissimo, perchè Aristotele distingue una forma sussistente da una forma materiale. La prima sussiste da sola e sta alla base della dottrina dell'anima umana, dell'angelologia e della stessa nozione di Dio, in quanto Spirito Assoluto.

Viceversa, la forma materiale è l'aspetto di intellegibilità della sostanza materiale, che consente al fisico di conoscerla mediante il metodo sperimentale la formulazione matematica. 

 

Sono perfettamente d'accordo circa l'importanza della questione della forma, assolutamente fondamentale anche rispetto a un'altra questione capitale della metafisica aristotelica, ossia quella della ousia.

Come Lei sa meglio di me, per il Filosofo sostanza per eccellenza, in senso metafisico, è proprio la forma che egli considera causa e fondamento del sinolo (che pure è sostanza in senso pieno nell'ordine empirico avendo questo, a differenza della materia, tutti i titoli della sostanzialità) il quale, quindi, è causato e principiato da quella.

Se a questo, poi, si aggiunge che per lo Stagirita l'essere in senso più forte è la sostanza (e che questa in senso più eccellente, come appena detto, è proprio la forma), ecco che la questione della forma appare in tutta la sua importanza, anche per venire a capo della domanda: esistono solo le sostanze concrete/materiali o anche sostanze immateriali/soprasensibili che possono sussistere da sole?

Che infatti, se infine risultasse che sostanza coincide senza residui con materia, o anche con forma+materia, la questione delle sostanze soprasensibili sarebbe tolta immediatamente. Ben altra cosa sarebbe scoprire, e come infatti sappiamo essere, che sostanza è ben "di più" rispetto a materia e/o sinolo...

Il problema dell’esistenza di sostanze solo sensibili è sempre attuale, perché tutti noi, anche i credenti, siamo portati ad essere dei materialisti o, come direbbe San paolo, degli uomini carnali.

Anche gli idealisti, che si vantano di essere una manifestazione empirica dello Spirito Assoluto, in realtà, riducendo l’essere al pensiero, finiscono per ridurre il pensiero all’essere e all’essere materiale, per cui materializzano il pensiero.

Nel mondo classico un richiamo forte all’esistenza della sostanza spirituale fu Anassagora, con la sua teoria del nus ovvero l’intelletto “il quale dev’essere separato per poter comandare” e Paltone con la sua dottrina delle idee, come modelli o paradigmi spirituali della realtà materiale, che ne è una partecipazione ed una imitazione.

Certamente Aristotele, seguendo quindi Platone, ha avuto l’intuizione della forma separata (usia coristè), nel mentre che ha capito che la forma della sostanza materiale non trascende la sostanza, ma è immanente alla sostanza formando il famoso sinolo ossia il composto di materia e forma.

È interessante a questo proposito la posizione di Kant, che è chiaramente contradditoria, perché da una parte sostiene che partendo dall’esperienza dei fenomeni l’intelletto speculativo non riesce ad elevarsi alla conoscenza della sostanza spirituale, ma poi, dall’altra parte, egli ammette l’autocoscienza cartesiana (“io penso”) come fondamento della conoscenza della legge morale, tesi evidentemente spiritualista, che dovrebbe supporre la capacità di una conoscenza metafisica.

Per questo Kant sembra mettere assieme lo spiritualismo in campo morale con una forma di materialismo nel campo della conoscenza sperimentale, precorrendo quello che sarà il positivismo di Comte.

Un problema oggi molto vivo, anche nel campo della teologia cattolica, è quello dell’ammissione dell’esistenza del puro spirito. Sotto l’influsso di Hegel non si riesce a separare lo spirito dalla materia, per esprimerci in termini aristotelici oppure, per usare il suo linguaggio, non si riesce a concepire Dio senza il mondo, per cui viene fuori un Dio che muta, come possiamo notare in Rahner, Küng e Kasper.

Anche per quanto riguarda l’anima separata, essa viene negata in nome della resurrezione finale, male interpretando la dottrina biblica dell’anima e della resurrezione. A questo punto ritengo anch’io che sia bene recuperare il concetto aristotelico di forma, collegandola con quello di sostanza, di essenza e di natura, e nel contempo recuperare la sua gnoseologia realista, che consente alla ragione di dimostrare l’esistenza dello spirito partendo dai suoi effetti nel campo dell’esperienza.

Inoltre è bene mostrare il rapporto tra la forma e la sostanza, perché ciò aiuta a capire la natura dello spirito, cosa di cui oggi c’è molto bisogno anche in ambienti spiritualistici.

Al riguardo bisogna recuperare la dottrina dell’anima umana, come forma sostanziale del corpo, dottrina che è dogma di fede. In secondo luogo il concetto di sostanza è essenziale per formare lo stesso concetto di Dio, la cui natura è definita dal Concilio Vaticano I come “una singularis substantia spiritualis”. In terzo luogo la nozione di sostanza in teologia è necessaria per capire l’espressione “consostanziale al Padre”, che esprime la natura divina di Cristo. In quarto luogo, la dottrina della sostanza è evidentemente necessaria per comprendere il dogma della transustanziazione eucaristica.

In quinto luogo la dottrina della sostanza spirituale è indispensabile per concepire la natura angelica, che è puro spirito. Ciò comporta la conseguenza della possibilità di distinguere gli angeli santi dagli angeli ribelli, dottrina indispensabile nel campo dell’ascetica cristiana.

Paolo VI, a proposito del sacerdozio della donna, nell’affermare che la donna non può essere sacerdote, si è esplicitamente rifatto alla impossibilità che la Chiesa ha di mutare la sostanza dei sacramenti.

Importante è anche ricordare la differenza tra la sostanza e l’accidente. Questa distinzione è molto importante nella questione della definizione delle relazioni umane. C’è oggi infatti in giro una teoria che risolve la persona umana nella sua relazione col prossimo o con Dio o con la natura. Chiaramente una teoria del genere sembra esaltare il concetto di persona, ma in realtà lo abbassa a quello della accidentalità, perché in realtà la persona non si risolve nel suo agire, ma l’azione è un accidente, seppur necessario, della sostanza umana.

Questo errore nasce da una cattiva applicazione del Mistero Trinitario nella nostra vita morale. Siccome la Persona Trinitaria è una relazione sussistente e noi naturalmente nel nostro agire dobbiamo imitare la Persona Trinitaria, da qui si giunge alla conclusione che anche la persona umana è una relazione sussistente, trascurando il fatto che questa imitazione è certamente doverosa, ma va fatta tenendo conto della grande differenza tra la Persona divina e la persona umana.

Anche nel rapporto uomo-natura abbiamo oggi un duplice rischio. O quello di ipotizzare una tecnologia tale da potersi far guida dell’agire umano – ecco qui le fantasie riguardanti l’IA – oppure abbiamo la prospettiva di una tale materializzazione della vita umana, che quasi non la si distingue più da quella degli animali.

Per evitare questi errori è utile la distinzione tra accidente e sostanza, nel senso di dire che la sostanza del vivere umano personale sta nel riconoscere la sostanzialità della persona come creatura di Dio, creata ad immagine di Dio, nel mentre che si riconosce al rapporto della persona con Dio, col prossimo e con la natura un carattere di accidentalità, anche se si tratta di una accidentalità necessaria ed indispensabile all’attuazione della vita umana.

La distinzione tra sostanza ed accidente riguarda anche altre dottrine, come quella della grazia, del peccato, della morte e della vita eterna. Infatti, tutte queste cose sono connesse col libero arbitrio umano e con la libera volontà divina, per cui entrano nella categoria della contingenza e quindi dell’accidente, per cui la sostanza della natura umana resta invariata al di là della varietà di tutte queste cose, che possono riguardare o la beatitudine o la dannazione.

 

 

 

Ogni sostanza materiale, che Aristotele chiama materia seconda, è composta di materia prima e forma. 

Per cui, se la molecola è composta di molti atomi, ognuno di questi atomi è composto di materia e forma, mentre la forma della molecola risulta dalla composizione degli atomi che la compongono.

La dottrina della sostanza spirituale è indispensabile per concepire la natura angelica, che è puro spirito. Ciò comporta la conseguenza della possibilità di distinguere gli angeli santi dagli angeli ribelli, dottrina indispensabile nel campo dell’ascetica cristiana.

Paolo VI, a proposito del sacerdozio della donna, nell’affermare che la donna non può essere sacerdote, si è esplicitamente rifatto alla impossibilità che la Chiesa ha di mutare la sostanza dei sacramenti.

Importante è anche ricordare la differenza tra la sostanza e l’accidente. Questa distinzione è molto importante nella questione della definizione delle relazioni umane.

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1 commento:

  1. Cf. "Sulla questione dell’etere" : https://padrecavalcoli.blogspot.com/2023/06/sulla-questione-delletere.html

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